Kiyoshi in quel momento stava fissando il feroce animale mentre questo non gli staccava di dosso le iridi a fessura. I loro visi erano quasi a contatto e lui stava seduto, appoggiato lì sul tavolo facendosi da cuscino con le braccia mentre osservava quel gatto mettersi in una posizione più comoda sopra il mobile. Quella palla di pelo del colore dell'autunno piuttosto paffuta, forse un po' grassoccia, l'aveva trovata ieri sera mentre tornava da lavoro. Più che essere un gatto un esploratore l'avrebbe di sicuro classificato come una grossa fiera pronta a balzare su qualsiasi cosa si muovesse. Era sotto una macchina ed era riuscito a notarlo solo grazie ai profondi e disperati miagolii che lanciava, quasi un'ode ad un eroe che potesse salvarlo. In effetti prima di quella situazione lo aveva visto in giro: era da qualche giorno che l'area intorno al negozio dove lavorava e studiava era tappezzata di questi volantini che lo ritraevano magnificamente mentre guardava fisso colui che aveva scattato la fotografia. Le parole scritte al di sotto di essa erano una richiesta di aiuto per trovare "Julian" assieme al numero di telefono del probabile proprietario. Non riusciva a capire la disperazione di Alexandre, non avendo mai avuto animali. Quando abitava a Nagano casa sua era già piuttosto affollata ed avere una bocca da sfamare che mangia cose completamente diverse dalle tue è estremamente scomodo, soprattutto se si tratta di un capriccioso felino.
In ogni caso, Kiyoshi era riuscito fortunatamente a riconoscerlo, visto che i volantini lo avevano insospettito che si trattasse del gatto perso. Non aveva mai trovato un animale scomparso e la cosa lo rendeva piuttosto felice, soprattutto perché aveva aiutato un essere umano. O perlomeno presunto umano: non era detto che non fosse un ghoul alla ricerca di una disperata compagnia. Aveva fatto molta fatica a tirarlo fuori da sotto quel veicolo, considerato che ogni volta che allungava la mano l'animale cercava di graffiarlo e soffiava. Non era un gran problema per lui qualche graffietto, che veniva lenito dal suo corpo quasi subito. Però non voleva lasciare quel gatto in mezzo alla neve ad ogni costo. Non volendo avere anche l'anima di un felino oltre che quelle di chi si mangiava, Kiyoshi aveva fatto un salto a casa per prendere dalla dispensa dei suoi coinquilini una scatoletta di sgombro. Alla fine era tutti via in quei giorni, anche se non mancava molto al loro ritorno. Quasi tendendo una trappola al gatto aveva appoggiato il pesce appena fuori dall'auto, attendendo che questo uscisse fuori per mangiare. Dopo una decina di secondi l'animale era saltato fuori e masticava a gran bocconi il cibo. Probabilmente non aveva mangiato moltissimo in quei giorni. Ricordando un po' le sue vere cacce il ragazzo di Nagano era scattato verso l'animale che venne inesorabilmente preso da lui in braccio tenendolo per il torace. Aveva paura che scappasse e quindi dovette sopportarsi tutti i graffi sugli avambracci mentre portava un gatto che penzolava dalle gambe. Non era esattamente la persona più delicata del mondo, ma sapeva come dosare la sua forza. Arrivato alla porta di ingresso, con il gatto in un braccio e le chiavi nella mano destra, "gettò" in casa quell'animale capriccioso. Forse era perché non si fidava di lui ma si era nascosto subito sotto il mobile della televisione, che era abbastanza stretto per offrire in un certo senso un rifugio a Julian. Kiyoshi sperò che ai gatti non piacesse mangiarsi i cavi ma lo lasciò lì, anche perché anche lui era congelato lì fuori con quel tempo. Aveva approfittato di quel viaggio verso la macchina per segnarsi il numero di telefono del proprietario e chiamarlo subito. Per quanto potessero essere interessanti, non era permesso avere animali in casa come regola di buona convivenza che tutti erano tenuti a rispettare. Aveva tirato fuori lo smartphone e aveva pigiato il numero di telefono indicato sull'annuncio, con un po' di imbarazzo. Partire con un "Sì, penso di aver trovato il suo gatto, signore" non fu una delle sue migliori presentazioni, ma il ragazzo sembrava molto felice della telefonata e che il gatto fosse stato ritrovato. Cercando di contenere il suo entusiasmo Kiyoshi aveva indicato l'indirizzo di casa sua e si accordarono per trovarsi domani pomeriggio. Il ragazzo avrebbe preferito dargli l'animale fuori, magari in giro, più che altro perché non aveva idea di come tenere il gatto in quel momento e non lo voleva far sapere al suo padrone. Non aveva una gabbietta ne un modo per fargli fare i bisogni, ma per fortuna il cibo non gli mancava. Dopo essersi scervellato ed aver teso un'altra trappola culinaria, Kiyoshi sistemò il gatto nella lavanderia comune coprendo il pavimento di carta assorbente. Era una stanzetta molto piccola e gli dispiaceva dover infilare il gatto lì dentro, ma non aveva altre soluzioni in quel momento. Aveva spento la luce del bagno e come se potesse capirlo, aveva augurato a Julian la buonanotte.
Tornando al presente, Kiyoshi stava aspettando che il padrone di Julian si facesse vivo. Si era dovuto svegliare con una certa puzza nella lavanderia ed aveva già cercato metodi su internet su come toglierla. Ci avrebbe pensato dopo, alla fin fine aveva ancora 4 giorni da solo ed aveva tutto il tempo di pulire. Magari avrebbe imparato qualcosa sul nascondere la puzza di morto nel frattempo, ma per ora la porta del bagno era sigillata e il gatto scorrazzava per la casa. Non sapeva molto bene come vestirsi in quell'occasione, alla fine era a casa sua. Aveva optato per una maglia a maniche lunghe nera che aveva arrotolato poco sopra il gomito e dei jeans scuri. Bastavano alla fine per restare confortevoli e non soffrire il freddo fintanto che era in casa. Per qualche motivo aveva messo le scarpe, più che altro non aveva idea se fosse educato mostrarsi in ciabatte davanti agli ospiti. I suoi capelli neri erano più pettinati del solito, con qualche ciocca raccolta sul lato destro del viso che gli copriva anche gli occhi grigi se non le spostava. I capelli dietro cadevano liberi fino al collo, senza essere raccolti in code. Erano veramente lunghi, ma a Kiyoshi non piaceva particolarmente far vedere come li metteva, lo faceva solo per comodità quando era solo. Ora che ci pensava, nonostante avesse detto l'indirizzo ad Alexander, lui non conosceva il viso di quest'ultimo e viceversa. Ora, forse avrebbe avuto un senso dell'orientamento tale da poterlo trovare senza problemi, ma se si fosse perso sarebbe stato un problema. Forse poteva trovarlo dall'odore? Sarebbe stato facile trovarne uno che conosceva, ma per ora era come cercare un ago in un pagliaio. Non poteva neanche sventolare il gatto come una bandiera fuori casa, anche perché sarebbe scappato. Kiyoshi abitava in un appartamento costruito in modo praticamente uguale a molti altri, alla fine erano case destinate agli studenti della 9° circoscrizione. Forse era meglio dare un colpo di telefono a Alexander. Avrebbe cercato il suo numero nella cronologia chiamate, aspettando che rispondesse. In caso avesse fortunatamente sentito il telefono, sarebbe uscito fuori casa beccandosi il gelo ma troppo pigro per andare a mettersi un cappotto. Aveva preso le chiavi e chiuso la porta, per paura che il gatto fuggisse, per poi cominciare a parlare.
«Pronto...sono io, Kiyoshi. Ti sto aspettando fuori dalla porta, altrimenti mi sa che ti perdi in mezzo a tutte le casette per studenti! Dovresti riuscire a notarmi, credo.» Forse erano parole un po' apprensive, ma voleva evitare di avere un ospite congelato e rendere un gatto orfano perché si era perso. Si gelava davvero la fuori.