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[CONCLUSA] Yun-ho Son & Ryūjin "Spirit" Arima | CCG's canteen | 25/06/2020 h 14:13

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    Ryūjin ''Spirit'' Arima
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    L'aveva persa eccome l'uso della parola, quel silenzio glielo confermò, il fatto che non riuscisse nel suo intento un po' lo infastidiva...che si stesse ribaltando la situazione? Non poteva di certo permetterselo.
    Aveva semplicemente trovato una sfida più dura da affrontare, e aveva la forma di quel coreano che stava mangiando in silenzio ignorandolo.
    La sua reazione istintiva fu di restare in silenzio, mangiando anche lui con calma, mentre lo guardava, cercando di capire come potesse richiamare la sua attenzione e infastidirlo.
    Forse aveva perso una battaglia, ma non di certo la guerra.
    «Immagino che sei per il famoso proverbio secondo cui la bocca è fonte di sventura, visto il tuo silenzio»
    Le parole dopotutto potevano davvero generare disastri, e questa cosa però gli era sempre piaciuta, gli piaceva in modo malsano infierire se poteva, chiunque lo aveva conosciuto meglio aveva potuto sperimentarlo.
    «Anche se molti direbbero che se non parli, prima o poi ti cadrà la lingua...»
    Lui per i gusti delle persone parlava pure troppo probabilmente, ma quello era un altro discorso, al momento gli interessava far parlare l'altro in qualche modo.
    «Fai così anche con i superiori?»
    Chiese, con un sorrisetto divertito, mentre continuava a mangiare tranquillamente...chissà se poteva spingere sui gradi misteriosi che l'altro forse non sapeva che avesse. Dopotutto si era solo presentato, ma poteva essere chiunque.


    «Parlato di Spirit»
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    ... avrebbe voluto sparire in un solo istante se solo gli fosse stato possibile. In realtà non c'era nulla, oltre alla merendina ancora da finire, che gli impedisse realmente di alzarsi da quel tavolo e andarsene per i fatti suoi, magari tornando nella sua stanza oppure ritornare in ufficio ed occuparsi di piccolo incarichi extra all'interno degli uffici della CCG, pur di potersi disfare della spiacevole presenza che ancora non demordeva nell'intendo di, probabilmente, infastidirlo.
    Era, con grandissime probabilità, la persona più loquace che avesse mai incrociato in vita sua. Probabilmente molto più logorroico di quella pettegola di sua madre, Yu-ra. Alla domanda sul proverbio cacciò un sospiro leggermente spazientito, poggiando il gomito sinistro sul tavolo ed usando il palmo della medesima mano per poggiarvisi col mento, scocciato da quella presenza che definire seccante sarebbe risultato un eufemismo. Roteò gli occhi, prima di chiuderli ed abbandonarsi ad un altro boccone di barretta ai cereali, cercando di concentrarsi sul suono del masticare, piuttosto che sulla fastidiosa voce del collega. Sapeva di non poter andare d'accordo, probabilmente non c'era mai stato un ambiente in cui avesse stretto facilmente amicizia, ma dannazione! Quel tipo non mollava la corda e sembrava, piuttosto, intento a tirarla a sé con maggiore forza. Non avrebbe ceduto, Yun-ho non poteva e non voleva permetterselo. C'erano cose che proprio non tollerava, ed una di queste era proprio l'insistenza delle persone.
    « Parlo solo se necessario. »
    Incredibile, allora quella bocca la usava anche per parlare, oltre che per mordere e masticare la barretta! Probabilmente quelle sarebbero state le ultime parole che avrebbe pronunciato a quel tizio. La domanda sui superiori non lo scalfì più di tanto: se quel Ryūjin si fosse dimostrato un suo superiore, non credeva di aver nulla di cui scusarsi né da dovergli, in fin dei conti il suo silenzio non stava offendendo nessuno. In caso lo avesse offeso -- cosa che, in ogni caso, reputava improbabile -- avrebbe avuto l'accortezza di fare un passo indietro, abbassare il capo e scusarsi a dovere -- e solo quanto necessario, di sicuro non si sarebbe inginocchiato al suo cospetto, non l'avrebbe mai trovata una modalità valida per non aver risposto a dei palesi punzecchiamenti. Che ancora non capiva. Pazienza.
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    Ryūjin ''Spirit'' Arima
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    Pensava non avrebbe più parlato, e invece lo aveva stupito incredibilmente: poche parole ma decise e chiare.
    «Eppure, mi sembri qualcuno che ha molte cose da dire...è un peccato che tu stia in silenzio»
    Poteva solo immaginare cosa avesse da dire, sicuramente su di lui non c'era nulla di piacevole, forse qualche mania omicida, però sarebbe stato divertente poter entrare nella sua testa e vedere cosa pensava per quanto intuibile visto che era consapevole di essere irritante.
    «Sei già andato in ronda sul campo o ancora ti hanno relegato alle scartoffie?» Chiese all'improvviso: voleva spingerlo a parlare, ma non era detto che ricevesse risposta.
    A pensarci gli mancava già andare in giro, prendere ghoul, purificarli.
    Doveva assolutamente dire a Rafael che dovevano rimediare, non poteva mica allontanarsi dalla sua missione affidatagli dagli dei, nono.
    Sarebbe stato imperdonabile da parte sua, doveva assolutamente adempiere, non c'erano scuse che tenessero ... che poi nella sua mente potesse trovare scappatoie e modi distorti di compiere quella missione era un'altra cosa.
    Alla fine, un po' era curioso di scoprire di più del misterioso collega, e il fatto stesso che lo avesse messo in difficoltà gli faceva pensare che fosse una sfida, e che doveva assolutamente coglierla al volo.


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    Son Yun-ho
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    Molte cose da dire? Lui? No, non era così. Aveva molti pareri, pareri che sapeva tenere per sé, perché non necessitava di urlarli ai quattro venti. Preferiva di gran lunga rimanere in silenzio e analizzare ciò che lo circondava senza proferir parola, anziché aprire bocca e dare aria a commenti che, magari, agli altri non interessavano per nulla.
    Era fatto così: aveva imparato a stare al suo posto, aveva compreso che non sempre ciò che si aveva da dire era utile o interessante per gli altri, per questo ciò che aveva iniziato ad applicare alla vita di tutti i giorni era il parlare solo se interpellato, solo se il suo parere era realmente richiesto, solo se le persone erano realmente interessate a ciò che aveva da dire. Non si credeva il centro dell'universo, non credeva che tutti potessero provare interesse verso di lui, semplicemente se ne stava in silenzio, osservava il mondo andare avanti attorno a lui, contribuiva a cambiare le cose quando necessario e, per il resto, cercava di tenere per sé qualsiasi cosa superflua.
    Al contrario di quel tale, che sembrava non riuscire a tenere a freno la lingua: sembrava avesse bisogno di ficcare il naso laddove non erano affari suoi e per Yun-ho, quello era un atteggiamento a dir poco irritante. Fortuna voleva che dalla sua parte avesse una scorta di pazienza quasi infinita. Gli occhi rimasero chiusi per un po', prima che li aprisse ancora per dare un altro morso alla barretta. Ne rimaneva ancora poca, il supplizio sarebbe terminato di lì a poco.
    « Sono qui da poco, solo scartoffie. »
    Oh, aveva deciso di rispondergli una seconda volta. Yun-ho non era poi così scontroso e riservato. Se avesse continuato a mantenere il silenzio probabilmente quell'uomo non avrebbe demorso, quindi tanto valeva rispondergli, di tanto in tanto. Lo sguardo, però, non si posò mai sul collega, non sentendo il bisogno di guardarlo in volto mentre gli rispondeva. Lui era comunque lì per cercare di riconoscere i volti dei colleghi incontrati nei giorni precedenti... e prima avrebbe finito il suo spuntino, prima si sarebbe disfatto di quella seccatura.
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    Ryūjin ''Spirit'' Arima
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    Oh! Qualche parola alla fine era uscita!
    Quasi non ci credeva, forse se l'era sognata? Nono, aveva proprio parlato, era riuscito a strappargli qualche frase!
    Ancora troppo poco in realtà, gli stava chiaramente dando il minimo indispensabile, poca corda, e la cosa non faceva che istigarlo a continuare...voleva che scoppiasse?
    Oh si, sarebbe stato così divertente vederlo perdere le staffe! Dubitava però che avrebbe avuto vinta così facile, di solito sapeva essere molto irritante, forse quel silenzio in qualche modo era una conferma.
    Eppure voleva avere una conferma maggiore di tutto quello, e farlo parlare poteva essere una delle soluzioni, ma per adesso si sarebbe dovuto appigliare alle uniche parole che era riuscito a cavargli.
    Sapeva anche di avere poco tempo...insomma, era chiaro che non vedeva l'ora di andarsene e abbandonarlo, quindi aveva il tempo di una merenda se tutto andava bene.
    Il divertimento sarebbe finito presto, ed era un vero peccato!
    «Trasferito per richiesta o perchè ti hanno mandato via?»
    Chiese, incuriosito, dall'accento che aveva sentito prima, e dalla lingua, era chiaro non fosse giapponese, il che lo spingeva a farsi molte domande: perchè qualcuno doveva allontanarsi dal proprio mondo per venire in quell'inferno di spontanea volontà?
    Molti o scappavano da qualcosa, o semplicemente vi erano stati costretti...dunque, quali delle due opzioni era il misterioso collega?
    Dubitava glielo avrebbe comunque mai rivelato.
    «Si vede che non sei di queste parti»
    Commentò, che il ragazzo si sentisse un pesce fuor d'acqua? Forse. O forse no.
    Il bello era che poteva indagare anche per fatti suoi e chiedere in giro, pur di toglierselo dalle scatole gli avrebbero dato tutte le risposte che voleva, su quello ne era certo...ma non sarebbe stato altrettanto divertente, quindi forse sarebbe stato meglio scoprirlo dal diretto interessato!


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    Son Yun-ho
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    Quell'uomo non sembrava voler desistere. Questa cosa, unita al suo essere già spazientito dalla precedente lotta con il distributore automatico, gli stava permettendo di desiderare di trovarsi in un bunker, chiudervisi dentro e non uscirne mai più, se il suo destino era quello di incrociare per i corridoi del suo stesso ufficio quell'uomo tanto logorroico. La loquacità era un pregio, l'essere logorroici un difetto terribilmente fastidioso. Avesse potuto, gli avrebbe volentieri ficcato in bocca la cartina di plastica che stava ancora avvolgendo malamente la merendina al suo interno. Ma Yun-ho non era il genere di persona che si spingeva a tanto: piuttosto incassava e teneva i nervi saldi, mantenersi calmo era una delle sue più grandi doti. Ma quel suo collega stava mettendo davvero a dura prova i suoi nervi d'acciaio. Sbuffò, lanciando un'occhiataccia non troppo gradevole all'altro, fulminandolo con lo sguardo: voleva fargli intendere che avrebbe desiderato la smettesse, che non avrebbe risposto a domande tanto personali, perché se parlava a fatica della sua scelta con suo fratello Yun-min, voleva dire che gli altri avevano il novantacinque percento delle possibilità in meno di estorcergli informazioni tanto personali.
    « Non dovrebbe interessarle » farfugliò, gettando nuovamente lo sguardo verso l'involucro nel quale giaceva ancora la barretta. Non per molto, comunque, perché quello che seguì fu, a tutti gli effetti, l'ultimo boccone, quello che avvicinava la possibilità di liberarsi da quell'antipatico e ficcanaso di un collega. Non riuscì a trattenere un mezzo sorriso, che portò i lati della sua bocca ad alzarsi impercettibilmente; cercò di mascherare la sua "gioia" nel movimento della masticazione, per non dare l'impressione si sentisse vittorioso. Anche se dubitava l'altro non lo avesse capito: sembrava una persona parecchio attenta ai dettagli, e aveva l'impressione, ormai, che Arima lo stesse analizzando per capire quali reazioni potesse tirare fuori. Sperò, comunque, che quel pensiero fosse solo nella sua testa e che l'infastidirlo di Ryūjin fosse solo fine all'infastidirlo e basta. Non aveva comunque idea di quale fosse l'obiettivo di quel tale.
    « Ora, se vuole scusarmi. »
    Accennò un sorriso di cortesia, socchiudendo gli occhi e portandosi avanti in un leggero inchino, in segno di saluto. Irritato sì, ma comunque mai maleducato: salutare era importante e non voleva ritrovarsi nei guai perché un collega si riteneva offeso da un suo mancato saluto. Dubitava potesse accadere, ma non era detto che fossero tutti persone con un cervello. Ops.
    Così si alzò dal tavolo, accartocciando tra le mani la cartina che avrebbe buttato al primo secchio disponibile, incamminandosi lontano dal tavolo. Si era davvero fatto una brutta opinione di lui... povero Ryūjin. O forse no.
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    Ryūjin ''Spirit'' Arima
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    «Io ho un sacco di interessi, è una qualità ottima da avere...quindi perchè non interessarmi alla vita dei miei colleghi?»
    Era una scusa quella, ed era evidente, ma non gli dispiaceva che l'altro l'avesse capito, ciò rendeva il suo volerlo infastidire ancora più divertente.
    Pensò di aver trovato un avversario tosto, perchè non era riuscito ad avere reazioni strane o spropositate, e la cosa lo divertiva ma lo irritava al tempo stesso, decise che non sarebbe stato il suo ultimo tentativo.
    Probabilmente Yun-Ho avrebbe dovuto preoccuparsi di questo, se lo avesse saputo...
    «Inoltre, passeremo qui molto tempo, a meno che la dea della Fortuna non decida il contrario»
    Dopotutto la morte non era una cosa impensabile in quel lavoro, ci si ritrovava a fronteggiarla praticamente ogni giorno, e purificare il mondo aveva il suo prezzo.
    Non si sorprese del suo modo di salutarlo, e di ricambio gli sorrise: si, questa volta lo avrebbe lasciato andare, dubitava di potersi ancora aggrappare a qualche altra scusa, ma non sarebbero mancate sicuramente le occasioni per infastidirlo.
    Uno strano passatempo quello di Spirit, farsi odiare dalle persone.
    Molto probabilmente gli si sarebbe ritorto contro, ma era fiducioso di avere sempre le spalle coperte.
    «Spero ci incontreremo ancora, e che la fortuna possa essere sempre dalla tua parte! Che gli Dei ti benedicano»
    Disse con un sorriso cordiale, chinando il capo in segno di saluto. Era consapevole che probabilmente l'altro si augurava che ciò non accadesse, ma non aveva idea di che tipo fosse Spirit, quindi sicuramente sarebbe successo.
    Così, per sollievo probabilmente dell'altro, lo avrebbe lasciato andare, e lo vide allontanarsi, prima di tornare divertito a mangiare la sua merendina.
    «Che tipo curioso»
    Commentò tra se e sè, questa doveva assolutamente raccontargliela a Rafael una volta tornato a casa!


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    Auils84

    Son Yun-ho
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    Per suo sommo gaudio, sembrò che l'altro avesse finalmente demorso sul suo gioco di dispetti e fastidi, tanto da ricambiare il sorriso e salutarlo in maniera alquanto particolare. Yun-ho, sulle prime, arrivò a pensare dovesse essere uno scherzo. Temeva che lo avrebbe seguito, che non si sarebbe mai potuto davvero liberare della fastidiosa ed insopportabile presenza altrui. Eppure sembrò accadere il miracolo. Fu sorprendente, tanto che l'espressione sul suo viso parlava da sé: lo stupore macchiò lo sguardo prima imperturbabile, lasciando che le labbra si schiudessero, facendo sì che lo stupore fosse evidente. Rinsavì poco dopo, scuotendo il capo come per scacciare non solo l'evidenza del suo stupore, ma anche qualsiasi altro pensiero che la cordialità altrui ne aveva conseguito. Tirò un sospiro, fingendo di rimuovere totalmente il discorso sulla dea della Fortuna e gli dei in generale: per quanto credente, c'era un limite a ciò che trovava giusto o interessante e la religione, nonostante il suo professarla, non era tra le cose a cui dava realmente importanza. Altro motivo per il quale, secondo lui, non sarebbero mai potuti andare d'accordo. Sentendolo parlare aveva quasi l'impressione di avere di fronte sua madre, che utilizzava ogni pretesto per mettere in mezzo la religione. E Yun-ho non ne aveva mai trovato alcuna utilità, oltre a trovare la cosa particolarmente irritante.
    Salutò nuovamente con un cenno del capo, prima di lasciare definitivamente la mensa: finalmente libero, finalmente poteva godersi un po' di silenzio, lontano da quel fastidioso ed insopportabilmente logorroico collega.
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