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[ROLE EVENTO 03] 24/12/2020 18:00 CIRCA NEVE @Family RESTAURANT

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    Lazar Stefanovič Khabarov
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    Rivolto a: Kohaku Kirishima e Akari Katagiri.

    “QUELLA È UNA MACCHINA FOTOGRAFICA?”
    Ah sì, le ultime parole famose di Kohaku e gli occhi di Lazar che con cinica rassegnazione si alzavano in direzione del soffitto. La ragazza non aveva avuto neanche il tempo di acclimatarsi prima che uno strillo perforasse loro le orecchie, seguito da un flash che confermò la presenza di un fotografo. Dopo una prima reazione dettata più dall’abitudine che dai fatti, fu chiaro a entrambi che per fortuna quello scatto non aveva assolutamente niente a che fare con loro. Meglio così, avrebbe volentieri evitato di essere fotografato insieme a lei, non tanto per il gossip che serpeggiava tra magazine e social network quanto per non rendere la vita troppo facile ai suoi nemici - o meglio, ai nemici di Echo.
    Kohaku, che aveva d’istinto cercato riparo presso la montagna russa, era comunque stata assecondata con un istintivo passo più in là che l’aveva strategicamente coperta. Lazar non solo era cresciuto nella segretezza indispensabile alla sopravvivenza per una famiglia di ghoul, ma era anche, in conseguenza di ciò, generalmente rispettoso della privacy altrui. Inoltre, da quando aveva conosciuto Kohaku e testimoniato coi suoi occhi il poco rispetto che era spesso riservato alla privacy dei VIP, l’aveva proprio presa sul personale.
    Che la lasciassero in pace, santo cielo.
    “Andiamo?”
    «Magari facciamo prima un giro per assicurarci non ci sia nessuno che possa disturbarti.»
    La deformazione professionale dell’aspirante costumista che vuole giudicare tutti si univa alla deformazione professionale del cacciatore che voleva avere una planimetria mentale completa del luogo. Che mal di testa e che paranoia, Lazar.

    Alla fine avevano davvero fatto quel giro per assicurarsi che non ci fosse nessuno che potesse rompere le scatole a Kohaku. Gli piaceva ascoltarla, che fosse brava nel suo lavoro era innegabile - ed era innegabile anche che riuscisse a distendergli i nervi -, sarebbe stato un peccato rovinare tutto. Per stemperare l’atmosfera Lazar non si era risparmiato neanche qualche battutina su certi abbinamenti di colori o tessuti che in tempi normali l’avrebbero fatto gridare allo scandalo.
    La serata, insomma, aveva preso una piega inaspettatamente piacevole.
    Quando poi scoccarono le nove e la banda di pinguran si riversò nella sala per restituire i regali, Lazar si ricordò di essere lì per un motivo specifico. Concordò con Kohaku di darsi alla ricerca della persona a cui avrebbero dovuto consegnare il regalo e si separarono temporaneamente.
    La ricerca di candyapple fu meno difficoltosa di quanto pensava: la sua zazzera rossa spiccava non poco in mezzo alla folla, così come il grazioso abito vintage; candyapple, o meglio Akari Katagiri, appariva una ragazza molto femminile tanto sul web quanto dal vivo.
    Il russo non si illudeva di potersi avvicinare senza attirare l’attenzione, non vestito in maniera tanto elegante e non con la statura che lo rendeva un grattacielo in mezzo ai giapponesi, così decise di approcciarla frontalmente senza tanti preamboli. Una rapida occhiata all’adesivo per assicurarsi di non aver sbagliato persona e le rivolse un sorriso di circostanza.
    «Chiedo scusa, Katagiri-san?»
    Il regalo per Akari non era più grande di una mano di Lazar: un pacchetto color borgogna chiuso da un nastrino dorato, ovviamente con tanto di adesivo dell’atelier Kurenai.
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    @nikanor

    Lancelot Nazaire Moreau
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    Rivolto a: Hibiki Mizushima.

    Ricapitolando:
    “Mai più.”
    “C-come?”
    “Nu-nulla.”
    Top quality conversazione. Neanche impegnandosi nessuno dei presenti sarebbe riuscito ad eguagliare le doti oratorie di Hibiki e Lancelot. Il disagio era quasi palpabile nell’aria, nel modo in cui il ghoul scrutava lo strano ragazzino apparentemente innocuo come se fosse stato la più bizzarra delle creature - e non per la cicatrice che gli sfigurava il viso né per l’occhio color ghiaccio, ma per il semplice essere una creatura umana con cui avrebbe in teoria dovuto comunicare.
    Le interazioni sociali erano spaventose.
    In momenti del genere la consapevolezza di essere un eremita incapace di vivere in un contesto normale colpiva Lance con la forza di una sberla, riducendolo a un mutismo occasionalmente rotto da infruttuosi e autodistruttivi tentativi di rimediare alle proprie mancanze. Ma niente, sapeva che neanche provandoci tutta la notte sarebbe riuscito ad avere una conversazione decente, motivo per cui evitò di aggiungere altro finché il testimone non gli fu chiaramente passato.
    Era un disastro e una delusione, il maestro aveva ragione quando diceva che senza di lui non sarebbe sopravvissuto mezza giornata. Cominciava seriamente a temere per il buon esito della missione, e in conseguenza di ciò saettò con sguardo febbrile lungo il perimetro della sala senza riuscire a trovare il volto che stava cercando.
    C’erano solo lui e il ragazzo con l’occhio cieco, tutt’intorno solo paura.
    Era il suo turno di parlare, e tutto ciò che la mente di Lance fu in grado di sfornare fu uno stentato «No, non mi dai fastidio.» ed era vero, l’elemento di troppo era sempre lui in un modo o nell’altro. «Ma allora perché sei qui?»
    Domanda più che lecita: se non gli piaceva trovarsi lì per quale motivo partecipava? Chiaramente era un invitato: un addetto alla sicurezza non sarebbe stato tanto gracile e un membro del personale non se ne sarebbe stato a borbottare in disparte, eppure non gli sembrava in compagnia di nessuno.
    Non immaginava che ad accomunarlo a quel ragazzino fosse molto più che il semplice imbarazzo.

    Lo scoccare delle nove lo colpì come un fulmine a ciel sereno: gli organizzatori invasero la sala facendo definitivamente esplodere i suoi nervi. Se sul volto di Lance non si leggeva il panico era solo perché faceva schifo anche ad esprimere le sue emozioni.
    Immediatamente scavò con la mano destra nella tasca, alla ricerca di un post-it su cui aveva appuntato il nome e lo “username” della persona a cui doveva dare il regalo selezionato dal maestro.
    «Hana… Dunbar.»
    Hana Dunbar, se il maestro non gli avesse mostrato delle fotografie non avrebbe sicuramente capito se fosse giapponese o meno. Col pretesto di doversi far riconsegnare il regalo augurò buona fortuna al ragazzo con cui aveva scambiato qualche parola e si congedò con un inchino formale. Una volta avuto tra le mani il pacchetto color ghiaccio con una decorazione a forma di cristallo di neve sul nastro, si sarebbe messo alla ricerca di Hana e di Emil Fujishiro. Stavolta come si deve.
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    @burrito_bunny
     
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    Hana Dunbar
    Rivolto a: Kasumi, accenni ad Evelyn

    Sorrise a quel pensiero della ragazza sulla fotografia, in un certo senso per lei era così.«Per quanto sia molta tecnica, in parte secondo me è anche un po' magia...insomma...mi piacerebbe trasmettere emozioni con le foto, ma non è così facile»
    Non si reputava infatti una grande fotografa, era ben lontana da quell'obbiettivo, inoltre vista la sua condizione da ghoul, la sua famiglia era terrorizzata all'idea che potesse attirare tutte le attenzioni su di loro: qual'era dunque il suo destino? Volare basso per tutta la vita sembrava, ma non era l'intenzione di Hana, che voleva molto di più da quella vita.
    «Be'...per l'età che ho relativamente presto si...di certo non a tre anni...ma è comunque troppo poco rispetto a tutti gli anni che ancora mi mancano di pratica...E non saprei come spiegartelo...dipende dalla foto che vuoi fare...nel mio caso preferisco catturare reazioni del tutto naturali delle persone»
    Quelle impostate o in cui le persone sapevano di essere fotografate non le piacevano, ma allo stesso tempo si rendeva conto che non sempre le persone si sentivano a proprio agio davanti un obbiettivo.
    La persona davanti a lei invece, sembrava tutto furchè a disagio.
    «Se vuoi imparare qualcosa, potresti fare un po' di pratica con una vecchia macchina fotografica...e non cercare un soggetto specifico...insomma, fare pratica per capire come funziona...se all'inizio ti vengono foto sfocate è più che normale, anche se alcuni la utilizzano come uno stile vero e proprio e ....»
    Stava continuando a parlare a manetta senza fermarsi, finchè non furono richiamati per i regali: era davvero l'ora? Un po' si sentiva a disagio, non sapeva se sarebbe piaciuto il suo regalo...all'inizio aveva pensato di fare il pane di yule, tradizionale della sua famiglia anche se con qualche chiara modifica degli ingredienti originali, e appunto per questo non poteva portarlo, poteva capitarle un umano e sarebbe stato un disastro. Aveva dunque dovuto cambiare programmi, non chè pochi indizi su Evelyn Tiffany Applegarth, la persona a cui sarebbe arrivato il suo regalo: si era sforzata incredibilmente, e pure farle un braccialetto le sembrava banale e forse non avrebbe neanche trovato qualcosa che le piaceva visto il budget limitato che aveva... in questo si sentiva a disagio.
    Aveva quindi pensato che forse poteva puntare su qualcosa di classico come le stelle di natale, una pianta natalizia! Poi però su quell'idea aveva trovato qualcosa che alla fine l'aveva convinta di più, aveva infatti trovato un piccolo kit personalizzato contenenti 6 piantine in un piccolo box di legno chiamate ecocube. Erano poco ingombranti, sostenibili e carine...poteva essere una cosa simpatica per colorare una casa no? In quel momento aveva iniziato a pensare che forse aveva sbagliato alla grande, ma oramai il danno era fatto, e doveva solo sperare che le piacesse.
    Le dispiaceva anche lasciare la ragazza davanti a lei, a meno che non fosse stata la persona a cui era indirizzata il regalo e sarebbe stato anche più facile.
    «Io sono Hana comunque...Hana Dunbar...tu...a chi devi dare il tuo regalo?» Forse non era una cosa carina impicciarsi degli affari altrui, ma almeno avrebbe scoperto subito la verità, inoltre doveva andare a ritirare immediatamente il regalo da consegnare! Temeva si sarebbe perso vista la sua sfiga...
    «Dovremmo andare a prendere i regali! Io dovrei darlo ad Evelyn Applegarth » E detto questo era pronta ad andare a ritirare il regalo lasciato in custodia per consegnarlo alla persona a cui era indirizzato...


    «Parlato»
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    @wicked_crathes
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    Fotografa Freelance
     
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    EVELYN TIFFANY APPLEGARTH
    event-secretsanta
    Rivolta a: Kiriyama Hayato, Yonaga Kasumi e Hana Dunbar.

    La chiacchierata tra lei e Hayato fu piuttosto piacevole, con somma sorpresa di Evelyn: non si aspettava di potersi ritrovare a conversare con qualcuno molto casualmente e sentirsi a proprio agio. Era abituata alle conversazioni di circostanza fatte agli eventi a cui la trascinavano i nonni, circondata da figure illustri e celebri che per un lungo periodo nemmeno sapeva definire chi fossero. Tutto questo solo perché figlia e nipote di persone che ricoprivano ruoli di un certo spicco nel mondo dello spettacolo o della moda. Quindi sì, era vaccinata alle conversazioni casuali con le persone, ma non era abituata a parlare con qualcuno e portare avanti una conversazione realmente interessante.
    Purtroppo per lei, però, era il momento di congedarsi: il tempo era passato, e tra una frase ed un'altra si erano fatte le 21:30. Fosse stato per lei, sarebbe rimasta seduta lì a conversare con Hayato per altro tempo ancora, ma era arrivato il momento tanto atteso ed onestamente non vedeva l'ora di vedere la faccia della ragazza a cui aveva fatto il regalo, Kasumi, quando lo avrebbe scartato. Sperava onestamente le piacesse, un po' di timore a dirla tutta lo aveva eccome. Era più in hype per il regalo che aveva fatto, più che per il regalo sconosciuto che avrebbe ricevuto, incredibile. Forse perché era abituata a ricevere, anziché regalare.
    «Allora arrivederci, Hayato-san» lo salutò con un cenno del capo, per poi alzarsi dalla sedia su cui si era accomodata (e mai più rialzata fino a quel momento), per andare così a riprendere il regalo che aveva ben impacchettato, andando a caccia di Yonaga Kasumi. Non aveva la benché minima idea di come avrebbe dovuto porsi, né tantomeno sapeva come fare in caso stesse già avendo una conversazione con qualcun altro.
    E infatti, quando la scovò tra la folla, sembrava in compagnia di un'altra ragazza dai capelli biondi. Oh beh, non avrebbe potuto esitare troppo: probabilmente, pensò, era la persona a cui Kasumi doveva dare il suo regalo? Boh, non ne aveva idea, ma prima che potesse sfuggire dalla sua portata, era meglio approcciarla senza troppe moine. Così, fieramente, mosse qualche passo spedito in direzione delle due ragazze, fermandosi a poco più di un metro dalle due, volgendo loro un sorriso. Era, ovviamente, totalmente ignara del fatto che l'altra ragazza, Hana, fosse la persona che le aveva fatto il regalo.
    «Chiedo scusa» interruppe gentilmente le due, stringendo nervosamente il pacchettino che aveva in mano, «Yonaga Kasumi-san, giusto?»
    E ora? Dopo che avrebbe ricevuto la conferma, cos'avrebbe dovuto fare? Darle il regalo e basta? Osservarla mentre lo scartava? E nel frattempo l'altra ragazza cos'avrebbe fatto? Si sentiva un po' a disagio, pur essendo abituata alle interazioni sociali era sempre fin troppo strano dover portare avanti un contesto qualsiasi senza sentirsi strana, di troppo o fuori luogo. E aveva sempre il terrore che, in un modo o in un altro, sarebbe finita con il mettere a disagio qualcuno. Quanto disagio in una sola persona.
    «Le ho fatto il regalo, tanti auguri.»
    Già, tanti auguri. Ottima mossa, doveva ammetterlo.
    «Ovviamente auguri anche a lei, signorina...» si sporse leggermente per leggere il nome sull'adesivo sistemato sui vestiti, «Dunbar-san» concluse con il suo accento troppo poco giapponese. Quantomeno quello sicuramente non era un cognome giapponese.

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    ghoul
    24 y.o
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    fearful necromancer
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    The Abyss

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    Chihiro @ Lancelot
    Akari @ Lazar > Hayato

    (i miei post mi fanno schifo ma ci ho messo così tanto tempo per finirli che beh, tra riscritture e altro, meglio postare e via lol perdono per i typo, non ci vedo più asd)


    Chihiro Fujioka
    gERu31N
    Per suo diletto, alla fine era pure riuscito a cantare qualche canzone, deliziando così tutti i presenti con le sue mediocri abilità canore. Più avanti nella serata era anche riuscito a convincere il caro vecchio Minori a buttarsi sul palco improvvisando un pezzo con lui. Forse, per le orecchie di tutti, era meglio non lo avessero proprio fatto, tra mezzo rap discutibile e screamo c’era molto che non andava nella loro selezione di canzone. Fatto sta che, alla fine, erano entrambi stati bannati dall’area karaoke. Ehi, però qualcuno aveva applaudito!
    Non che a Chihiro dispiacesse, si era ormai divertito abbastanza a cantare. Ora era tempo di passare ad altro! Sfregandosi le mani si era dunque andato a unire ai gruppi che si erano messi a giocare ai giochi da tavolo. Alla fine lo avevano bandito anche dal giocare a Uno, dopo aver reso troppi giocatori miserabili con le sue carte +4. Per qualche ragione e per somma sfortuna degli altri, ovviamente, quelle carte erano finite sempre tra le sue mani. Come poteva non usarle al primo momento opportuno?
    Comunque sia, a quanto pare, non si era nemmeno accorto fosse arrivato il momento dello scambio dei regali. Era già passato così tanto tempo? Beh, come si dice, il tempo vola quando ci si diverte, no? Dopo essersi fatto ridare il suo pacchetto era tempo di cercare la persona a cui doveva darlo. Ci mise giusto qualche minuto a trovarlo, insomma le persone con i capelli rossi quella sera non erano poche ma almeno erano facili da individuare.
    E, una volta arrivatogli abbastanza vicino, lo chiamò per nome. O meglio per username.
    «Burrito Bunny-kun?» cercò di catturare così la sua attenzione, il tono di voce giusto un po’ più alto del normale, e non appena il ragazzino si fosse girato nella sua direzione, gli avrebbe lanciato contro il sottile pacchetto, rosso e chiuso da un nastro argento, accompagnato da un «Prendi!» nella speranza che non cadesse effettivamente a terra. Beh, non che il regalo fosse fragile, per cui, anche se fosse successo non ci sarebbero stati problemi.
    «Merry Christmas!» gli disse pochi istanti dopo, con un lieve e gentile sorriso. Il regalo che aveva “accuratamente” selezionato si era dunque rivelato essere un sottile libro illustrato di genere dark humor dal titolo “All My Friends Are Dead”. Oltre a ciò, aveva incluso un foglietto con riportato un piccolo sconto per i servizi offerti dal suo love hotel.
    «Lancelot-kun, quello usalo quando sarai un po’ più grande» aggiunse poi con un occhiolino e un’alzata di pollice. Tutto quello doveva sembrare un po’ strano con la sua espressione impassiva e il tono di voce basso.
    Beh, poi era anche vero che tecnicamente l’accesso ai love hotels era tecnicamente permesso solo ai chi aveva più di diciotto anni ma allo stesso tempo non è che potessero chiedere a chiunque di mostrare i propri documenti. Poi, non che a Chihiro importasse veramente qualcosa ma se un possibile cliente sembrava avere più su i quindici anni che altro, lui qualche domande se le faceva. Specialmente se suddetto era accompagnato da un adulto. Nonostante tutto, aveva comunque degli standard etici da mantenere e aveva il diritto di mandare via chi voleva.
    Soddisfatto di aver fatto il suo dovere da Secret Santa, ora doveva solo aspettare di ricevere il suo di regalo. Chissà cos’era e da chi lo avrebbe ricevuto! Era un po’ curioso, questo si.
    HUMAN
    24 Y.O
    WRITER / NOVELIST
    ROBUHO MANAGER


    Akari Katagiri
    ZfKxyH4
    Tutto sommato si stava divertendo, questo poteva facilmente ammetterlo. La preoccupazione e l’ansia iniziale erano ormai quasi sparite. A una certa si era perfino fatta convincere a cantare una canzone davanti a tutti. Anche se, per suo imbarazzo, l’aveva più balbettata che cantata. Ma ehi, almeno lo aveva fatto! Ci aveva pure riso su dopo, chiacchierando con altri invitati durante alcuni giochi che si erano messi a fare insieme. C’era chi aveva trovato il suo tentativo molto carino e buffo, per cui tutto apposto, no? Aveva perfino anche ballato un po’ con una ragazza che aveva precedentemente conosciuto online. Per cui, come aveva poi scritto a sua sorella, si stava effettivamente divertendo molto. In risposta aveva ricevuto un “Vedi? Non c’è niente da temere <3”.
    E, dunque, il momento del tanto atteso scambio regali era finalmente arrivato! Un po’ trepidante, Akari si mise a guardarsi intorno alla ricerca della persona a cui doveva dare il regalo che aveva personalmente confezionato ma fu interrotta una voce maschile che la chiamò per cognome.
    Si girò un po’ sorpresa, rispondendo con un «A-ah, si?» rivolto al ragazzo che l’aveva chiamata, dall’odore palesemente un ghoul, che leggendo la sua targhetta, doveva chiamarsi Lazar. Beh, aveva un po’ paura a pronunciare il suo nome intero per cui doveva farsi bastare il nome. O l’username. E oddio. Era proprio bello! C’era davvero tanta bella gentelì quella sera e lei non si sentiva degna di poter ammirare cotanta bellezza. Ci mancava poco che svenisse sul serio.
    Prese dunque con attenzione il pacchettino che le venne porto e sorridendogli di rimirando, lo scartò e aprì la scatolina con attenzione, senza troppa foga. Ci mancasse pure sembrasse troppo entusiasta nell’aprirlo. Il regalo si rivelò essere un grazioso kanzashi, dai bellissimi sakura in resina decorato anche con piccole gemme colorate. Sembrava così delicato e prezioso che Akari voleva stare assolutamente attenta a non romperlo per sbaglio, per cui lo rimise con attenzione nella sua scatolina.
    «Grazie mille! È... davvero molto bello» non sapeva davvero che dire, si sentiva una cretina cercando di trovare le parole giuste per esprimersi ma allo stesso tempo molto grata per aver ricevuto un regalo del genere da un così bel ragazzo. Doppio regalo a sua insaputa, quindi. Eh eh.
    «Grazie ancora, non penso di meritarmi una cosa così tanto carina...» si morse immediatamente la lingua dopo aver pronunciato quelle parole e, prima di mettersi maggiormente in imbarazzo dicendo le sue solite stupidate, balbettò un «Ah, ora dovrei andare a cercare la persona a cui devo dare il mio! Buon Natale, Lazar-san! E Buon anno!» prima di sgattaiolare via dopo un piccolo inchino di circostanza nella sua direzione.
    Mentalmente stava urlando e aveva il cuore che le batteva a mille. Le sue guance ormai dovevano essere incredibilmente arrossate. Doveva calmarsi! Respira, Akarin! Respira!
    «Kiriyama Hayato-san!» chiamò quindi non appena era riuscita a individuare l’altro ragazzo dai capelli rossastri. Un’altra persona di bell’aspetto. E un altro ghoul. Aiuto.
    Una volta arrivatogli abbastanza vicino e aver catturato la sua attenzione, gli porse quindi con le mani ancora un poco tremanti il suo regalo impacchettato che, una volta aperto, si sarebbe rivelata essere una copertina lavorata a maglia, abbastanza spessa e dai colori neutri.
    «Buon Natale!» gli disse quindi, cercando con tutta se stessa di non balbettare e aspettando di vedere la sua reazione al suo regalo. Sperava proprio lo avrebbe gradito. In fondo, si era impegnata non poco a finirlo in tempo. Era un po’ ansiosa. Tanto per cambiare, eh.

    GHOUL
    21 Y.O
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    KOUKAKU
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    Rivolto a: Kohaku Kirishima e Akari Katagiri.

    La prima cosa che notò in Akari Katagiri non fu né la sottile sorpresa nel suo sguardo né l’accenno di balbettio con cui rispose al sentirsi appellata. Fu invece l’odore di ghoul, che come un pugno nello stomaco ricordò a Lazar che non avrebbe dovuto essere lì, ma in mezzo ai suoi simili - nel peggiore dei casi in mezzo a quelle serpi degli Zeiva - alla ricerca di una pista per ricongiungersi alla sorella.
    Non fosse stato tanto bravo a nascondere i suoi turbamenti, in quel momento la sua espressione si sarebbe pericolosamente incrinata. Povera Akari Katagiri, non aveva fatto niente di male a parte avere un nome che sembrava uno scioglilingua.
    Dopo averle consegnato il pacchetto attese pazientemente che lo scartasse, incrociando le braccia al petto e sforzandosi di improvvisare almeno un sorriso di circostanza almeno un minimo credibile. In tempi normali sarebbe stato molto più partecipe ed entusiasta, non avrebbe mancato di spiegarle come quel kanzashi fosse un pezzo unico: ogni parte era stata lavorata da esperti del settore e assemblata da lui, dunque se riscontrava qualche difetto era colpa sua e se ne scusava, stava ancora imparando ma aveva comunque cercato di creare qualcosa di carino, che serbasse un ricordo piacevole. Perché, alla fine, che cosa resta se non i ricordi?
    Che discorsi da vecchio. O da persona triste.
    In quel momento si sentiva affine a quell’anima tormentata di Alexandre, e la cosa non gli piaceva proprio per niente.
    In compenso Akari sembrò gradire per davvero il suo nuovo kanzashi; per quanto non fosse un esperto di comportamento, Lazar non ebbe difficoltà a intuire che era sinceramente contenta. Fu in un certo senso un sollievo, perché pur avendo preso parte all’iniziativa sotto costrizione ci teneva a far bella figura. E poi era bello fare regali agli sconosciuti, Kohaku aveva ragione.
    Fece un breve cenno di diniego con la testa quando Akari ringraziò una seconda volta, affermando di non meritarsi un oggetto tanto carino. Ovviamente, non conoscendola, non aveva diritto di replicare sull’ultimo punto, tuttavia a giudicare da quel poco che aveva visto sui social network gli era sembrata una ragazza qualunque. Solo un po’ cannibale, ma questo Lazar non lo reputava un problema.
    «Nessun bisogno di ringraziare, è stato un piacere. Nella confezione troverai un biglietto da visita del nostro atelier, passa a trovarci se ti va.» prima di lasciarla andare le avrebbe rivolto un lieve inchino di rimando e un altro sorriso. «Buon Natale anche a te.»
    Bene, consegna del regalo checked.
    Adesso non gli rimaneva che tornare da Kohaku e farsi perdonare di essere stato un musone antipatico invitandola a ballare. Musica permettendo. Se ne sarebbe pentito per il resto dei suoi giorni, lo sapeva, ma in quel momento la felicità di Kohaku era più importante delle ripercussioni che ciò avrebbe avuto sulla corte già spietata che la ragazza gli faceva ogni giorno.
    La adocchiò quasi subito: Kohaku era facile da riconoscere in mezzo alla folla. Fin troppo facile da riconoscere. E non solo per la statura fuori dalla norma, ma anche per quell’aura di buonumore che si portava dietro, riusciva a far rilassare un po’ persino una corda di violino tesa com’era lui in quel momento.
    Non sembrava aver ancora finito lo scambio di regali - e Lazar si era completamente dimenticato che anche a lui ne spettava uno -, così si fermò alle sue spalle e inclinò col busto in avanti per parlarle all’orecchio con discrezione. «Non vorrei disturbare, ma che ne diresti se ti prenotassi per un ballo quando sarai libera?»
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    Lancelot Nazaire Moreau
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    Rivolto a: Chihiro Fujioka e Hana Dunbar.

    Quando si prefissava seriamente un obiettivo, Lance era molto più efficiente di quanto pensasse. Il mirino della sua attenzione era puntato sui nomi di Hana Dunbar, della quale aveva memorizzato la bionda capigliatura vaporosa facilmente riconoscibile in mezzo ai giapponesi, ed Emil Fujishiro, sul quale aveva indagato così a fondo da averne la nausea senza aver mai neanche incontrato i suoi occhi chiari.
    Basta illudersi di potersi inserire nel contesto sociale abbastanza bene da approcciarli in maniera convenzionale, non ne era capace. Dieci anni di reclusione non lo avevano reso paradossalmente chiacchierone o affabile, avevano solo alzato muri troppo lisci per essere scalati. Avrebbe proceduto a liberarsi dell’impegno di Hana Dunbar e solo perché altrimenti la sua presenza sarebbe risultata sospetta, dopodiché… dopodiché Emil Fujishiro avrebbe fatto meglio ad aver già fatto gli auguri di Natale, sarebbe stato molto impegnato nei giorni a venire.
    La pressione delle dita di Lance sul pacchetto si fece abbastanza forte da rischiare di deformarlo; per fortuna se ne accorse in tempo, e quando rialzò gli occhi sulla folla individuò metri e metri più avanti il primo dei due obiettivi.
    Eccola lì, Hana Dunbar, in compagnia di due giovani che stavano scambiandosi i regali. I suoi occhi si assottigliarono per un attimo, prima che…
    “Burrito Bunny-kun?”
    … ah sì, quello strano “username” gli apparteneva. Ebbe bisogno di un paio di secondi per ricordarlo, ma quando reclinò la testa verso la persona che gli si era rivolta e vide qualcosa tracciare una curva a mezz’aria nella sua direzione, l’istinto di animale addestrato di Lance ebbe la meglio sulla razionalità: la mano destra saettò senza che se ne rendesse conto, afferrando il pacchetto al volo. Meglio di un cane che vede un croccantino volante.
    Quando abbassò la mano, il suo campo visivo fu riempito dalla vista del volto gentile di Emil Fujishiro. Alla fine era stata la preda a trovare il cacciatore, un fallimento di cui si sarebbe immensamente vergognato e scusato mille volte col maestro se non fosse stato invaso da un senso di stupore che gli tolse le parole di bocca.
    Sulle prime non rispose nemmeno agli auguri di buon Natale, e quando lo fece fu con un filo di voce e in francese. «Joyeux Noël… I-I mean, merry Christmas!» ah sì, la Babele nella sua testa era crollata di nuovo. Il giapponese se l’era scordato a casa, a quanto pareva.
    Guardò i pacchetti che aveva tra le mani: nella sinistra il regalo per Hana, nella destra il regalo di Emil Fujishiro. Dannazione, avrebbe voluto prima liberarsi di Hana e poi concentrarsi su di lui, ma il destino gli aveva giocato uno scherzo di cattivo gusto, rendendo proprio quella persona il suo Babbo Natale segreto.
    Mentre scartava il pacchetto, la mente elaborava alla velocità della luce i prossimi passi del piano e, al contempo, si biasimava per ogni errore commesso. Era interiormente in tilt, ma esternamente impassibile. Con ogni probabilità non avrebbe chiuso occhio quella notte, già sentiva gli attacchi di panico aspettarlo al varco di casa.
    E, finalmente, tra le mani mezze impegnate fece capolino un regalo a cui aveva prestato ben poca attenzione finora: un libriccino intitolato All my friends are dead, un tocco di sfavillante ironia tanto azzeccata da far allungare un sorriso obliquo sul viso di Lancelot.
    «Relatable.» commentò a voce bassa; di amici non ne aveva, in compenso tutte le persone a cui teneva, a parte il maestro, erano morte.
    Strano come in quella bufera di emozioni ci fosse spazio persino per della genuina gioia per aver ricevuto un regalo, per quanto fuori dall’ordinario soprattutto per lo sconto al love hotel - Lancelot aveva scoperto cosa fossero i love hotel proprio indagando su Emil Fujishiro, ma non capiva perché avrebbe dovuto usufruirne successivamente.
    «Grazie.» disse, alzando lo sguardo per instaurare un contatto visivo con l’altro; occhi gialli in occhi grigi, due colori decisamente rari. Durò pochi attimi, con un piede stava già indietreggiando quando, con un sorriso incolore, aggiunse «Si diverta, Fujishiro-san.» e gli diede subito le spalle, incamminandosi verso Hana.
    Sapeva cosa doveva fare, doveva solo aspettare il momento giusto.

    «Chiedo scusa-»
    Tutta la flemma con cui si era rivolto a Emil Fujishiro, o forse avrebbe dovuto dire Chihiro Fujioka, si dissipò davanti al gruppo di cui faceva parte anche Hana Dunbar. Non aveva abbandonato il proposito di sbrigare il prima possibile quella formalità, perciò doveva impegnarsi per tenere in piedi la sua pagliacciata; dopodiché si sarebbe trovato un angolino, anche fuori dal ristorante, dove attendere indisturbato come un rapace che lascia alla preda tutto il tempo di agonizzare.
    Ad agonizzare, comunque, ora come ora era lui. Inutile dire che non gli era mai capitato di essere così vicino a tre ragazze, di cui una particolarmente bella, ma sapendo quanto i giapponesi fossero attenti allo spazio personale si premurò di tenersi a debita distanza mentre la mano sinistra si allungava verso la ragazzina dai capelli biondi. Il regalo era di medie dimensioni e abbastanza pesante da lasciar a intendere che contenesse qualcosa di corposo, con un’elegante carta color ghiaccio ed un nastrino argentato sul quale spiccava una decorazione a forma di cristallo di neve.
    «Chiedo scusa se la disturbo, Dunbar-san, ma questo è per lei, assieme a un augurio di buon Natale e felice anno nuovo.» disse a voce bassa, faticando a sostenere lo sguardo altrui.
    Un po’ più formale no? Doveva avere una faccia da furetto spaventato in quel momento, rigido come il manico di una scopa, mentre sperava che Hana gradisse il set da sei di candele profumate scelto dal maestro. Lui non ne capiva molto di queste cose purtroppo.
    -------------------------------
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    Hana Dunbar
    Rivolto a: Evelyn e Lancelot, accenni a Kasumi

    Era riuscita a prendere il regalo da consegnare alla signorina Applegarth, e un po' si sentì più sicura, anche perchè aveva notato che non era un nome comune in Giappone, forse era straniera? Un po' come si sentiva lei, sebbene fosse nata lì, si sentiva fuori dal suo mondo, e forse sentiva un po' di affinità, sebbene non conoscesse per niente la persona a cui il suo regalo fosse destinato.
    Per sua fortuna non aveva perso l'altra ragazza con cui stava parlando per tutto quel tempo, e ancora, il destino sembrò darle una mano: si presentò una ragazza davanti a loro, e quando lesse il nome il cuore le salì dritto in gola.
    Era la persona che stava cercando!
    Per qualche istante si dimenticò come si parlava, e si sentì un po' stupida, ma prese coraggio, cercando di non far tremare troppo le mani, poteva farcela.
    «Evelyn....Applegarth? Giusto?»
    Era talmente nel pallone che si era dimenticata dei suffissi adeguati, ma vivere in una famiglia che tra di loro non li usava la confondeva parecchio, e spesso non sapeva mai quando poterli usare o meno, forse avrebbe dovuto...aveva fatto una figuraccia?
    «Oh, si Auguri anche a lei! Mi scusi...io...» Poteva farcela, andiamo! Allungò le mani, consegnando così il regalo, forse in uno scatto un po' rigido, ma che cercò di smorzare con un sorriso imbarazzato. La missione però sembrava essere riuscita!
    «Questo...questo è per lei...spero le piaccia»
    Ci sperava davvero, anche se immaginava non glielo avrebbe detto in faccia in caso contrario... forse qualcuno del suo liceo si, ma per fortuna non era questo il caso, anzi la ragazza sembrava gentile, le ispirava fiducia.
    Avrebbe aspettato in apnea il momento in cui il regalo sarebbe stato scartato, sperava davvero che quel kit di 6 piantine, tutto ecosostenibile, sarebbe stato un regalo utile e gradito. Aveva pensato di aggiungerci un tocco personale all'incarto, e forse sarebbe stato un po' mainstream, ma le piaceva l'idea di mettere qualcosa della sua casa: ecco perchè aveva usato invece della carta, la stoffa del tipico kilt scozzese che predilegeva il rosso, e un nastro verde, chiuso da quello che veniva chiamato un pungitopo, tipica pianta natalizia che portava fortuna.
    Di nuovo, il caso sembrò girare nella sua direzione, perchè un ragazzo si era avvicinato a loro, attirando l'attenzione della ragazza: non era l'unica ad essere ...si poteva dire imbarazzato? Era strano per lei vedere persone che avessero difficoltà come lei, e in parte, ciò la faceva sentire meno fuori luogo, poteva capirli in qualche modo.
    Forse era troppo presuntuoso da parte sua? Ma era difficile trovare persone con cui credeva di potersi sentire a suo agio.
    Fu per questo che rimase ancora più sorpresa nello scoprire che quel ragazzo aveva un regalo per lei: era come se fosse convinta che non avrebbe ricevuto regali quella sera, per quanto doveva esserci per forza qualcuno viste le regole, ma in quel momento si sentì come cadere dalle nuvole.
    Guardò il pacchetto regalo ed era stato confezionato con così tanta cura che aveva voglia di fotografarlo, ma no, non in quel momento: allungò le mani tremolanti per prenderlo, sorridendo al ragazzo, cercando di sembrare più sicura di sè.
    «La ringrazio, tanti auguri anche a lei...e n-nessun disturbo, davvero...anzi...grazie per essere passato a consegnarmelo»
    Ok, forse anche lei era un disastro, ma capiva lo spavento dell'altro, eccome se lo capiva, forse anche lui avrebbe potuto comprendere la sua difficoltà, ma nonostante tutto sorrideva sinceramente. Il regalo sembrava pesante ed era incuriosita, e cercò di scartarlo senza rompere la carta di quel colore che l'aveva così attirata, e sopratutto senza rompere la decorazione a cristallo di neve! Quella voleva appenderla in camera sua!
    Rimase sorpresa ma contenta nel vedere che era un set da sei candele profumate: le avrebbe sicuramente usate, e probabilmente fotografate o usate per qualche prova o scatto scenografico.
    Fotografare il fuoco delle candele non era una cosa facile come sembrava, sarebbe stato ottimo per lei esercitarsi, era molto contenta di quello aveva ricevuto, e si poteva chiaramente vedere, Lancelot poteva rilassarsi.
    «Sono davvero belle, le userò sicuramente! La ringrazio ancora...» Oh, giusto! Il nome! Lesse il nome del ragazzo, un altro nome straniero, sembrava francese, anche lui se veniva davvero da lì era molto lontano da casa.
    «...Moreau-san» Si aggiustò gli occhiali, sorridendo al ragazzo e per una volta pensò che era riuscita ad usare i suffissi...ma forse di nuovo, aveva sbagliato, insomma..se era straniero e non li usava? Però lui li aveva usati con lei...ok, forse non doveva farsi troppe paranoie, il danno era fatto comunque, ma voleva credere di essere riuscita a non fare troppi danni.
    La serata stava terminando, ma si chiedeva se avrebbe potuto trattenere tutti e tre per parlare, forse invece di stare a pensarci, avrebbe dovuto agire, ma trovare il coraggio di iniziare una conversazione non era ancora del tutto il suo stile, abituata ad essere invisibile.

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    KOHAKU KIRISHIMA
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    Rivolta a: Lazar e Hibiki

    Quel passo che fece Lazar per schermarla da eventuali malintenzionati non era qualcosa di nuovo da parte sua: il russo è sempre stato un gran cavaliere con lei, anche quando lo portava all'esasperazione non aveva mai avuto parole o modi sconvenienti con lei, anzi; eppure nel sentirsi ancora più vicina a lui, beh, le si erano formati talmente tanti commenti affatto pudici che è meglio non elencare, il più sobrio però è stato "ti prego sposami ti darò tutti i figli che vuoi", una dichiarazione di forte amore visto che a lei i bambini non piacciono nemmeno- ma per fortuna sapeva quando tacere, e questa era una di quelle volte.
    « Magari facciamo prima un giro per assicurarci non ci sia nessuno che possa disturbarti. » fu la proposta che Lazar le mosse una volta che si fosse data un contegno, alla quale acconsentì volentieri: farsi una camminata non le spiaceva affatto, anzi ne avrebbe approfittato per parlare con lui, magari distraendolo pure; e sembrò funzionare visto come pian piano l'altro si lasciò a commenti da stilista ai quali sapeva come rispondere, magari ridacchiando insieme... Sembrava stare meglio, o almeno sperava non stesse fingendo solo per tenerla contenta.

    Presi i loro regali e salutato Zarya con un sobrissimo e appositamente melodrammatico "Fai presto, mi manchi già", cercò il destinatario del suo morbido e caldo regalo: Hibiki Mizushima. Si guardò attorno cercando qualcuno di solo, magari avrebbe avuto fortuna nel trovarlo presto, e a furia di cercare trovò un ragazzo con i capelli scuri e un occhio offeso che fece fatica a non guardare per non essere scortese, piuttosto sbirciò il suo cartellino e... Era lui, finalmente! Allora gli sorrise e gli si avvicinò.
    « Mizushima-san? » lo chiamò con dolcezza porgendogli dunque il pacchetto argentato con entrambe le mani.
    « Buon Natale! Spero tanto che ti piaccia. » esclamò nel modo più carino che potesse: deformazione professionale. Avrebbe aspettato di vederlo scartare il regalo prima di andare via, ma una voce alle sue spalle la raggiunse, mormorandole all'orecchio un invito a ballare.
    Quella voce. Sussurrata al suo orecchio.
    Un brivido attraversò la schiena nuda, e di nuovo il vaso di pandora ricolmo di commenti assolutamente non pudici venne scoperchiato, di nuovo non verranno elencati per creanza, il più sobrio stavolta però fu "E la luna di miele quando la prenotiamo?". Le ci volle tutta la sua forza di volontà di non lasciarsi andare in pigolii da fangirl, e qualche attimo per recepire specialmente l'invito che Lazar le aveva rivolto: voleva ballare con lei. Lazar. Lei. Ballare. Insieme.
    Kohaku voltò poco dopo il volto verso quello di Lazar completamente rapita, il cuore a batterle fortissimo, e giusto un attimo dopo aver annuito con un enorme sorriso le sovvenne che Hibiki le stesse dicendo qualcosa, quindi si voltò verso di lui e, afferrata alla cieca una mano di Zarya perché non andasse via, lo esortò a continuare.

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    Yonaga Kasumi
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    Allora.
    A essere sincera non è che avesse capito molto di quello che aveva detto la sua nuova amica, ma si vedeva che parlare di fotografia le piaceva e questo era l’importante. Circa. Poi di come si potesse trasmettere emozioni con le foto le era incomprensibile.
    Che fosse un po’ come la musica? Wow, significava erano arti più simili di quanto pensasse. Però, allo stesso tempo, non abbastanza per ritenere Hana sua rivale.
    Era un pensiero molto confortante, in realtà. Dichiarare guerra al mondo tutto alla lunga era stancante.
    «Se vuoi imparare qualcosa, potresti fare un po' di pratica con una vecchia macchina fotografica...e non cercare un soggetto specifico...insomma, fare pratica per capire come funziona...se all'inizio ti vengono foto sfocate è più che normale, anche se alcuni la utilizzano come uno stile vero e proprio e ....»
    Fu il momento in cui l’espressione di Kasumi s’illuminò, nemmeno le avessero detto chissà cosa di incredibilmente speciale.
    «Ci proverò sicurissimamente!»
    Peccato il genio della musica fosse negato in praticamente ogni cosa che, indovinate un po’, non fosse musica. Un’era di foto estremamente sfocate, ma di cui lei sarebbe stata ugualmente entusiasta, sarebbe cominciata presto.
    Ed era una minaccia.
    «Io sono Hana comunque...Hana Dunbar...tu...a chi devi dare il tuo regalo?»
    «Oh, io sono Yonaga Kasumi! Dopo ti do il mio numero. Non mi ricordo a chi devo dare il regalo, devo controllare.»
    Ah.
    In realtà Kasumi aveva anche suggerito ad Hana di cercare Evelyn insieme. Questo prima che Evelyn Applegarth venisse da loro di sua spontanea volontà.
    Oddio, Kasumi manco sapeva fosse lei. L’avrebbe scoperto dopo, per il momento era la ragazza estremamente bella ed elegante che le stava rivolgendo la parola.
    Blessed.
    «Yonaga Kasumi-san, giusto?»
    Annuì di risposta.
    «Sono io!»
    «Le ho fatto il regalo, tanti auguri.»
    CHE BELLO, AVEVA UN REGALO. Lo prese come qualcosa di prezioso.
    Era molto piccolo e per un po’ lo fissò come se possedesse la vista a raggi X.
    Il suo primo istinto sarebbe stato scuoterlo fortissimo per sentire che rumore faceva, e quindi cercare di capire il suo contenuto. Ma nessuno l’avrebbe fermata dall’aprire il suo regalo sul posto, quindi fece esattamente questo.
    Così Evelyn non poteva più avere mezzo dubbio la collana sarebbe piaciuta o meno, perché il sorriso di Kasumi fu praticamente raggiante.
    «Ma è stupenda! La indosserò ai miei concerti, assolutamente! Mi aiuti a metterla? AH, e buon Natale anche a te, giusto!»
    Ci mancava solo si mettesse a saltare sul posto.
    Del resto c’era mancato poco si scordasse degli auguri di buon Natale.
    Se Evelyn l’avesse davvero aiutata a mettere la collana, poi, sarebbe stata tutta fiera del suo regalo. Evviva!

    Al gruppo poi si aggiunse un ragazzo dai capelli rossi. Voleva assolutamente far amicizia anche con lui.
    In realtà voleva far amicizia con tutti, perché Kasumi era una persona semplice. Una persona semplice circondata da ben tre ghoul, ma comunque.
    Però c’era un problema e c’entrava la pessima memoria di Kasumi.
    «Anch’io ho un regalo da fare! Poi torno, assolutamente torno, voi aspettate!»
    Che altrimenti ci sarebbe rimasta male.
    E partì alla ricerca di Kokunut. Così, all’improvviso.
    Ma meglio tardi che mai.

    «Ah, ma sei tu Kokunut! Hai un nick fighissimo!»
    E Kokunut stessa era una ragazza davvero bella, wow. E un sacco alta, Kasumi in confronto era un po' un gremlin, ma ok. Non le importava chissà quanto, quindi non fu abbastanza per mettere un genio della musica in imbarazzo.
    Le sembrava anche di aver già visto quella ragazza da qualche parte, ma non ricordava dove. Né perché. Ok.
    «Buon Natale, spero piaccia!»
    Carta con il meme del gatto nello spazio a parte, che era volutamente trash, il regalo sarebbe stato un piccolo gioiello.
    Non ironicamente, era un fermaglio per capelli. L'argento era un bel colore, e il fiore di loto che lo decorava doveva essere carino.
    Non se ne intendeva tantissimo, eh, per una scelta simile Kasumi aveva dovuto chiedere aiuto. Però si era impegnata, ecco.
    Quindi, miracolo che succede una volta ogni diciannove anni, Kasumi era un po’ in imbarazzo.
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    19 Y.O
    Stundetessa/Musicista


    Kiriyama Hayato
    exbui0N
    La discussione con Evelyn Applegarth si rivelò più interessante del previsto. E con questo, Shinya e Shuya potevano sopravvivere ancora per un po’.
    Evviva.
    «Allora arrivederci, Hayato-san»
    ...
    Era proprio una straniera, e per di più disastrosa, se sperava ora avessero così tanta confidenza da permetterle di chiamarlo per nome proprio. Ma dovevano lasciarsi, quindi una lezione simile avrebbe dovuto rimandarla per un’altra volta.
    Un vero peccato.
    «Alla prossima.»
    Ricambiò il cenno del capo, e con ciò iniziò la sua missione estremamente importante: andare a recuperare i suoi carissimi fratelli e dare quel regalo a Chihiro Fujioka.

    Tra l’altro, Shinya e Shuya erano stati tra chi avevano applaudito per l’incredibile performance canora di Fujioka-san.
    Gli avrebbero anche chiesto di rappare insieme, non fosse che inspiegabilmente Chihiro era stato allontanato dalla zona karaoke. Ma si erano ripromessi glielo avrebbero chiesto comunque, di occasioni per rappare ce n’erano sempre.
    Hayato si era solo ripromesso di dare il suo regalo in fretta e andarsene.
    «Fujioka-san? Ho qui il suo regalo, tanti auguri.»
    Non si era nemmeno sprecato.
    Anche perché quel tizio puzzava di umano. Che schifo.
    Perché doveva fare il regalo a un umano? Era un vero spreco, in genere non si fa i regali al cibo. Non aveva senso.
    Ma comunque. Almeno Hayato era molto bravo a nascondere il disgusto.
    E il regalo era... un’arma. Un pugnale decorativo, ma pur sempre un’arma.
    Cosa che effettivamente si poteva notare, perché le decorazioni sull’elsa e la lama -oltre che sul fodero- l’avrebbero reso a dir poco impraticabile.
    «Si tratta di un pezzo unico, purtroppo non ha il filo.»
    “Purtroppo”.

    Ah, e per poco non stava scappando senza ricevere il suo regalo. Non che ne avrebbe sofferto granché.
    Akari era stata fortunata.
    «Kiriyama Hayato-san!»
    Si girò nella direzione della voce, trovandosi davanti una ragazzina con i capelli rosssicci.
    E per fortuna non c’erano né Shin né Shu con lui, al momento, o da bravi affiliati ai Raptors si sarebbero fatti più domande di quante se ne stava facendo Hayato.
    «Buon Natale!»
    Un’altra fortuna era che Katagiri-san era una ghoul, quindi non doveva disinfettare il regalo. Ci sarebbe mancato solo quello.
    «Buon Natale.»
    Risposta più meccanica di così non ci poteva essere.
    Ma accettò il regalo, che aprendolo si rivelò essere una copertina lavorata a maglia.
    Per un attimo Hayato si limitò a guardarla.
    Tipo in contemplazione calma e silenziosa, perché sembrava fatta a mano. Ci voleva impegno per perdere così tanto tempo per uno sconosciuto, ma chi l’aveva costretta?
    Non aveva intenzione di rendersi amabile, ma era un gesto... beh, che aveva richiesto tempo.
    Il duro lavoro va ricompensato sempre. E poi Akari era una ghoul, quindi lì c’era una gran bella dosa di favoritismo per chi era della stessa razza di Hayato.
    «La terrò con cura, grazie.»
    Era il massimo della gentilezza possibile da lui, wow.
    I miracoli di Natale esistevano.
    Ghoul
    24 Y.O
    Suzaku, Rank B
    Ukaku
    Shogista/Modello


    Mizushima Hibiki
    Vr4MAUx
    «Ma allora perché sei qui?»
    Bellissima domanda. Se lo sarebbe chiesto anche Hibiki stesso, se solo non sapesse la risposta a perfezione.
    «Un mio superiore ha insistito, dicendo avevo bisogno di divertirmi e “fare amicizia”.»
    L’aveva detto come se fosse un concetto a lui estraneo, qualcosa di completamente sconosciuto.
    «Avrei preferito lavorare.»
    Uccidere ghoul sembrava meno spaventoso che rivolgere mezza parola a degli sconosciuti. In confronto, persino parlare con i suoi colleghi della CCG era più facile.
    Beh, almeno non aveva accennato del suo lavoro come investigatore di ghoul proprio davanti a un ghoul. Perché sapeva dirlo non era una mossa saggia, oltre al fatto la guardia di Hibiki era sempre così alta da far quasi paura.
    Non per chissà quale qualità di Hibiki, era tutta colpa del trauma.
    Che, allo scoccare delle nove, gli costò un infarto. Non aveva il controllo della situazione ed era spaventoso, un incubo che si avverava.
    Non poteva indietreggiare più di così, ma di riflesso fece per prendere la sua quinque per prepararsi a qualunque evenienza. Ovviamente non ce l’aveva, non ti danno in dotazione una naginata se partecipi a una festa di Natale.
    Peccato.
    In realtà, poi, il pericolo più grande per Hibiki era non trovare a chi doveva dare il suo regalo. Si era fatto segnare il nome di Lazar su un foglietto proprio perché sperava di ricevere aiuto in caso, perché altrimenti non aveva ancora mezza idea di come si leggeva quel nome.
    Sarebbe stata una vigilia di Natale molto lunga, quella.

    O no.
    « Mizushima-san? »
    Che fu detto con abbastanza gentilezza da non farlo saltare sul posto, un po’ come un gatto spaventato, e ne fu davvero grato. Non poteva leggere il nome di Kohaku sul badge senza fare un’immensa fatica, per cui non ci provò nemmeno.
    Cosa che gli dispiacque abbastanza, però.
    «Sì?»
    Aveva fatto qualcosa di male? Per un attimo se ne preoccupò davvero.
    E invece no, perché si ritrovò con un pacchetto argentato tra le mani.
    « Buon Natale! Spero tanto che ti piaccia. »
    Oh.
    «Ah! B-buon Natale anche a te. A lei.»
    Boh, come si diceva? aiuto. Ma quel regalo lo doveva aprire lì, adesso? Per non aver praticamente mai ricevuto regali in tutta la sua vita, Hibiki decise di far vincere la curiosità e di aprire il regalo sul posto.
    L’accenno di sorriso che ne seguì, e rivolse a Kohaku, fu molto dolce e assolutamente sincero.
    «Mi piace molto, grazie.»
    E se Kohaku era riuscito a mettere Hibiki più o meno a suo agio, senza attacchi di panico, l’arrivo di Lazar gli causò l’ennesimo infarto. Che per fortuna riuscì a non rendere evidente, perché di abbastanza evidente c’era già il suo disagio, ma insomma.
    Sembrava uno yookai maligno proprio come il suo collega alla CCG. Erano tutti estremamente alti e facevano abbastanza paura.
    Ma aveva bisogno di aiuto, quindi nonostante tutto riuscì comunque a chiedere a Kohaku se conosceva Lazar. Perché doveva fargli il regalo, ecco, e non lo trovava.
    Miglior domanda non la si poteva fare a Kohaku, in pratica.
    Era giusto con lei, in tutta la sua altezza da gigante. O forse era Hibiki troppo basso. O forse le due cose non si escludevano.
    Ma quella era stata una pessima figura e lo mandò ancora più in imbarazzo.
    «Scusa, non so leggere.»
    Che spiega un po’ tutto senza lasciare nessuno confuso, ovviamente. Essere completamente analfabeti era normale.
    «Auguri di Buon Natale.»
    La carta del regalo era estremamente semplice, molto basic: era rossa. E aprendo il pacchetto Lazar ci avrebbe trovato ben due regali: la statua di un maneki neko e un furoshiki blu scuro, quest’ultimo decorato con ricami che dovevano essere fiocchi di neve.
    Abbastanza tranquillo, quindi, ma in teoria carino. Non lo sapeva, l’avevano aiutato per quel regalo.
    CCG
    21 Y.O
    Secondo grado
    Koukaku (Grimm)
     
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    Rivolta a: Hibiki, Kasumi e Lazar

    Quando Hibiki scartò il regalo sorrise alla sua vista, cosa che sollevò Kohaku non poco: era più che consapevole che quello fosse un regalo così standard da poter risultare quasi un insulto, ma il punto era che fare un regalo a un ragazzo che non si conosce era davvero complesso, perché di fatto ci sono poche cose che vanno bene per tutti; insomma, avrebbe potuto regalare un orologio, una cravatta dall'atelier Kurenai (perché non c'è mai abbastanza pubblicità in questo mondo), dei gemelli... Ma non tutti li usavano, così era andata sul sicuro con cappello, guanti e sciarpa invernali, scadendo però sul banale.
    « Mi piace molto, grazie. » fu il responso dell'altro, che le fece notare quanto fosse andata in overthinking per nulla. Oh beh, meglio così! Kohaku gli sorrise radiosa decidendo di non nascondere minimamente la propria gioia.
    « Mi fa piacere! Mi raccomando stai sempre al caldo. » gli disse con dolcezza, e fu qui che arrivò Lazar facendola sognare anche solo con l'idea di ballare insieme; ma Hibiki le stava parlando, così per prima cosa gli dette ascolto, e quando le chiese se conoscesse un certo Lazar in quanto destinatario del suo regalo, beh, lei ridacchiò e indicò il ragazzone alle sue spalle.
    « Eccolo qua. » e si spostò in modo da non essere in mezzo ai due, lasciando la mano del russo.
    « Ah, ma sei tu Kokunut! Hai un nick fighissimo! » questo commento la fece voltare colta di sorpresa, e si trovò davanti la ragazza che prima l'aveva messa nel panico urlando alla vista della macchina fotografica. Era lei il suo Secret Santa? Che coincidenza! E soprattutto non l'aveva riconosciuta... O forse non la conosceva proprio? In ogni caso le tornava comodo: niente stress per lei e Lazar.
    « Oh grazie mille! » le sorrise sia per il complimento che per il regalo, che prese e rise per la carta regalo, giudicandola meravigliosa e complimentandosi con la bionda per la scelta; ma non perse tempo e scartò (a malincuore per la carta regalo) il pacchetto che le rivelò racchiudere un kanzashi argentato con un fiore di loto, molto fine e bellissimo che fece sospirare la idol per la sorpresa.
    « Ma è stupendo, grazie mille! » le sorrise entusiasta, e nel mentre stava cercando di infilarlo tra i capelli raccolti visto che anche come colori stava bene con la sua mise, buttò un occhio a Lazar, così da poterlo rapire una volta finito lo scambio di regali.
    « Mi sta bene? » fece l'occhiolino a Kasumi una volta agganciato per bene il fermaglio.
    « Ancora grazie. Buon Natale ragazzi! » salutò calorosamente i due una volta che Lazar finì, e agguantato il russo lo trascinò via per la sala.
    « Mi dicevi di quel ballo? » quasi lo canzonò con un sorrisetto affilato: sì, doveva proprio fargliene pentire.

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    EVELYN TIFFANY APPLEGARTH
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    Rivolta a: Yonaga Kasumi, Hana Dunbar e Lancelot Moreau.

    L'esperienza di quel Natale le sarebbe rimasta impressa per sempre, con enorme probabilità. Non aveva mai avuto occasione di partecipare ad un evento simile, difficilmente si era impegnata per acquistare un perfetto regalo di Natale perché aveva sempre Sumire a seguirla, ma in quest'occasione aveva espressamente chiesto che non le facesse da balia, che non le desse suggerimenti, ma soprattutto che non si intromettesse nella realizzazione di quel regalo. Per questo era così contenta: era farina del suo sacco, e sperava vivamente che fosse di suo gradimento.
    Non fece altro che mantenere un sorriso delicato: era bello poter conoscere gente nuova, anche se a giudicare da una prima occhiata, quelle due ragazze sembravano essere più piccole di lei e questo... beh, a volte la metteva a disagio, ma solo perché aveva paura della differenza di mentalità tra diverse "generazioni". Ciononostante cercò di non pensarci, scrollandosi di mente quel pensiero scomodo e sgradevole, sostituendolo con la gioia nel constatare che il suo Secret Santa era proprio la ragazzina con il caschetto biondo. Fu stranita, all'inizio, ed accettò il pacco con un sorriso a metà tra la sorpresa e l'imbarazzo, ma si premurò subito di lasciarlo sfumare in un sorriso più grato e rilassato, chinando il capo in avanti in segno di rispetto, ed esclamando un altrettanto sorpreso «la ringrazio!» che sfumò ben presto tra il vociare che faceva da sottofondo per quella serata alternativa. Prima che potesse scartare il proprio regalo, Kasumi aveva già scartato quello che le aveva fatto e la sua reazione fu la scintilla che instillò un incommensurabile senso di fierezza: ci aveva azzeccato, era andato tutto perfettamente!
    «Sono contenta che le piaccia» cinguettò felice, non trattenendo neanche un briciolo di quella inusuale felicità che stava provando. Non provava quella sensazione di leggerezza da diverso tempo, non ricordava nemmeno a quando risaliva l'ultima volta che si era sentita così felice e spensierata. Fare regali e vedere l'espressione di pura gioia nel volto altrui era una sensazione impagabile, era qualcosa di ultraterreno, che sforava di gran lunga la gioia che poteva provare nelle piccole cose di quotidianità che potevano renderla potenzialmente felice. Il sorriso di Kasumi, la sua reazione... tutto in ciò che le aveva mostrato le aveva concesso di rilassarsi e prendere una sana boccata d'aria fresca, tanto metaforica quanto surreale, che le aveva donato, dopo anni di terrore, un senso di rilassatezza anormale. «Certo, la aiuto subito.»
    Kasumi le aveva chiesto di aiutarla a sistemarsi la collana al collo, ed ad una tale richiesta non poteva che rispondere affermativamente. Sistemò il pacco regalo datole da Hana sotto un braccio, concentrando la giusta pressione tra braccio e busto per evitare che qualunque cosa ci fosse al suo interno si danneggiasse, ma al tempo stesso per evitare che le scivolasse e cadesse per terra; dopodiché si avvicinò a Kasumi, agganciando il moschettone all'anellino apposito. «Ecco fatto, adesso dovrebbe andare bene... le sta d'incanto, sono molto contenta~»
    Beh, non serviva neanche tanto che lo dicesse, lo aveva scritto in faccia quanto fosse felice della scelta che aveva fatto. Non c'era niente di meglio che spendere i propri soldi per fare regali qualcuno e vedere il loro volto contento per il dono che avevano ricevuto. Probabilmente fare regali agli altri sarebbe diventata una delle sue attività preferite.
    Kasumi le salutò per andare a cercare la persona a cui aveva fatto il regalo, ed Evelyn potè finalmente concentrarsi su Hana-- e un altro ragazzo dai capelli rossi che si era avvicinato a loro. Colse l'occasione per rivolgergli un cortese sorriso, un piccolo cenno del capo come saluto ed un pacato e cordiale «Buon Natale anche a lei.» Dopodiché, si concentrò sul proprio regalo: cercò di scartare il pacco nella maniera meno disastrosa possibile, seguendo le pieghe dell'impacchettamento e sfilando il nastro usato per chiudere il pacchetto, con estrema cura e minuzia, piuttosto che strappare la "carta regalo". Era una cosa che la mandava in bestia, preferiva avere cura anche di queste piccole cose... dopotutto quella "carta da regalo" non era semplice carta: lo aveva intuito fin dal momento in cui aveva visto il pacco, ma era stato accuratamente impacchettato con quella che sembrava la stoffa dei kilt. O almeno, era quello che aveva compreso, vista la trama che aveva quel tessuto. Una volta sciolto il nastro, separò la stoffa che ricopriva il regalo, scoprendo una scatola che al suo interno conteneva...
    «... è un set di piantine!» esclamò sorpresa, non trattenendo il sorriso gioioso che poco dopo curvò le sue labbra. Era davvero un regalo adorabile, le piante le piacevano davvero tanto, era un amore che le aveva trasmesso sua nonna Kasumi e non poteva che esserne più contenta. Non sapeva nemmeno come ringraziare la ragazza, Hana aveva azzeccato il regalo da farle e non sapeva nemmeno come avesse fatto... ma era davvero molto contenta. E grata, assolutamente grata di quel regalo. Chinò il capo in avanti, stringendo la scatola con le piantine al suo interno contro il petto, senza togliersi quel sorriso talmente contento al punto che avevano cominciato a dolerle le guance. Era un dolore che avrebbe sopportato, poco importava: era davvero contenta. «La ringrazio di cuore, Dunbar-san, è un regalo davvero bellissimo.»
    Sperava, in tutto questo, di non aver in qualche modo messo a disagio il ghoul che si era avvicinato loro: non sembrava essere una persona che si sentiva a proprio agio nei contesti sociali, quindi forse la sua euforia poteva essere un po' troppo da sostenere.
    «Scusate l'entusiasmo, non sono riuscita a trattenermi.»
    Di solito era abituata ad avere un determinato atteggiamento, le era stato insegnato di comportarsi in una data maniera... però era stato più forte di lei.

    «Parlato.»
    "Pensato."
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    “Si diverta, Fujishiro-san”.

    Se fino a quel momento non aveva particolarmente calcolato il ragazzo, fu lì che per la prima volta quella sera lo guardò con più attenzione, incrociando quegli occhi dal colore dorato. Il completo opposto dei suoi. Guarda le coincidenze.
    Stupore e confusione iniziale a parte, il suo solito lieve sorriso gentile, ma che allo stesso tempo non raggiungeva mai i suoi occhi, non era sparito, no, in fondo non spariva mai nemmeno nelle situazioni più avverse. Anzi, in quei casi, si faceva solo più marcato. Ma a fare capolino da sotto la sua frangia fu l’arcata di una delle sue sopracciglia.
    Stava per aprire bocca, la sua più che legittima domanda già formulata nella sua testa, ma Lancelot ormai gli aveva dato le spalle e si era allontanato, probabilmente in cerca della persona a cui doveva dare il regalo che aveva preparato. Quei pochi istanti di stupore gli avevano fatto perdere il momento giusto per agire.
    Che strano, si ritrovò a pensare, nel mentre l’osserva allontanarsi, un passo dall’andargli dietro. Una persona normale si sarebbe un attimo allarmata per essere appena stata chiamata con il proprio pseudonimo ma non lui, la cui curiosità si era appena accesa. Come una lampadina.
    Il ragazzino era forse un suo fan? Uno stalker? O era stato tutto un semplice lapsus? Anche se quell’ultima era la più assurda tra le ipotesi, ce ne voleva a leggere il suo cognome in modo sbagliato. Fatto sta che tecnicamente nessuno, a parte la sua manager e il suo best friend 4ever Minori, nemmeno la sua casa editrice, sapeva che aspetto avesse realmente Fujishiro Emil. O meglio, lo avevano sempre visto tutti con indosso una delle maschere del teatro kabuki in quelle rare apparizioni in pubblico che aveva fatto in quegli ultimi anni. E non aveva nemmeno mai parlato molto nelle suddette.
    Quindi, come aveva fatto a ricollegare le sue due identità? Certo, niente rimaneva per sempre nascosto. Quello lo sapeva bene. Eppure… Forse era figlio di genitori con i big money e aveva assoldato un investigatore di fama mondiale per conoscere la vera identità del suo autore preferito? Wow! Oppure era un serial killer assoldato dai suoi rivali (?) per toglierlo di mezzo? Wow!
    A destarlo dalle sue cospirazioni o meglio, voli di fantasia, fu un altro ragazzo dai capelli rossicci che lo aveva chiamato. Questa volta con il nome giusto. E con un regalo per lui. Oh! Se n’era quasi dimenticato. Il regalo! Quello che stava aspettando dal suo Babbo Natale segreto che ora aveva apparentemente di fronte.
    Allungò le mani, facendosi passare il pacchetto che aprì senza troppa esitazione, curioso di vedere cos’era «Uh uh. Bello, grazie» commentò, rigirandosi il coltellino tra le mani. Il suo tono di voce che esternava almeno un pizzico di gratitudine. Niente male, pure di suo gusto. Forse, oltre a una collezione di tazze, doveva iniziarne una di pugnali decorativi. Avrebbe fatto il suo figurone in salotto.
    «Purtroppo? Dovrei forse pugnalarci qualcuno? Finirei in gattabuia poi... Auguri anche a lei» aggiunse, senza stare a pensare più di tanto a cosa stava dicendo, facendo fare alla sua bocca il suo corso, lanciando poi un’occhiata all’etichetta che l’altro aveva al petto «Kiriyama-san» aggiunse, salutandolo con una lenta sventolata della sua mano. Bah, non sembrava il tipo che si sarebbe fermato a parlare con lui con piacere. Tutto molto sbrigativo. Scrollò le spalle, avrebbe trovato qualcun’altro da importunare abbastanza in fretta.
    Si guardò intorno ma non trovando immediatamente la personcina che lo aveva incuriosito, beh, decise di andare a vedere come se la stava cavando il suo BFF. Forse, dopo la loro brillante performance al karaoke, era riuscito a rimorchiare qualcuno. Nah, conoscendolo aveva probabilmente fallito miseramente con delle pick-up lines di dubbia qualità.
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    Fine ❄️ SNOWY NIGHT

    Ormai si erano fatte le 23 e gli invitati (o almeno, quelli che erano rimasti fino a quel momento) avevano iniziato a disperdersi per le strade della circoscrizione, nella direzione delle loro dimore. Al calduccio. Era stata una bella serata, avevano dunque pensato in molti. Si erano divertiti e si erano scambiati i regali che avevano preparati. Alcuni azzeccati, altri che sarebbero finiti nel primo bidone della spazzatura trovato. O anche riciclati per il giorno dopo.
    Forse erano pure nate delle nuove amicizie. O amori. A quel pensiero, Ran rabbrividì. E non per il freddo. Se qualcuno aveva osato mettersi insieme alla sua festa di vigilia di natale anti-coppie, beh, li avrebbe maledetti in eterno nella sua mente!
    Sospirò, osservando ancora per un po’ la neve che era iniziata a scendere per poi voltarsi verso la sala. Eh, dovevano proprio pulire ora? Non potevano farlo domani? Ah, no, se i suoi genitori lo avessero saputo l’avrebbero presa a calci. Insomma, lo aveva promesso di far trovare tutto lindo e pulito il giorno dopo.
    Con le lacrime di rassegnazione ai lati degli occhi, si fece passare una delle scope nel mentre i suoi altri due colleghi organizzatori si erano messi a sistemare i tavoli e spostare le decorazioni. Beh, almeno domani sarebbe anche stato il suo di compleanno.
    Stringendo i denti, Ran iniziò dunque a spazzare.
    Buon Natale.

     
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