Love is a rollercoaster

Privata: Fuyuko Enaga & Hinata Kobayashi -@Yumiuriland, Inagi - 14/02/2021 - Soleggiato

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    Non capì subito cosa intendesse con il fatto che toccasse a lui, ma lo scoprì presto: rimase intontita dalla botta della macchina, ma si riprese in poco, e sorrise, ridacchiando.
    Ora aveva capito!
    Significava che anche Hinata si stava divertendo? Era fiera di aver capito come si giocasse, si sentiva più a suo agio e meno un pesce fuor d'acqua: il guanto di sfida che buttò il ragazzo, la caricò di energia.
    Doveva stare attenta a non farsi prendere troppo la mano, e sopratutto rischiare di danneggiare il volante con la sua forza superiore al normale: era un vero strazio doversi controllare anche quando si stava divertendo, ma non voleva rovinare tutto.
    Stava andando talmente bene che le sembrava un sogno! Potersi divertire senza pensieri!
    «Aspettami!!»
    Ah no giusto, doveva essere lei a rincorrerlo! Che scema! «Arrivo!!» Ridendo di gusto, ingranò l'accelleratore e cercò di inseguire il ragazzo, nel farlo era sbattuta non solo contro un paio di macchine, ma anche contro il guardrail protettivo e imbottito, che aveva attutito il colpo.
    Non si era arresa, ma aveva continuato a cercare di catturarlo: per una volta catturare qualcuno era divertente e senza spargimenti di sangue! Non credeva fosse possibile visto ciò che le dicevano i familiari, ma probabilmente nessuno di loro avrebbe capito ... dubitava che avrebbero apprezzato nel vederla così felice, si sentiva viva ed era una sensazione bellissima!
    Appena riuscì a trovare un varco verso il ragazzo, mise a tavoletta verso di lui per cercare di prenderlo.
    «Sei mio adesso!»
    Non era certa lo avrebbe preso, le opzioni erano due: o lo avrebbe preso, oppure avrebbe sbattuto di nuovo contro la protezione , mancandolo alla grande, ma dopotutto era possibile qualsiasi cosa...come anche essere presa da altri, ma sperava non accadesse, sebbene si stava genuinamente divertendo.

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    Fuyuko non ci mise molto a rincorrerlo, capendo gli intenti del ragazzo.
    Hinata schizzò via tra la folla, cercando in tutti i modi di evitare le altre macchine per non rallentare. Sentiva le grida felici della ragazza, cosa che lo rese piuttosto orgoglioso. Fuyuko doveva aver avuto una vita difficile, fatta di privazioni, e desiderava regalarle un bel pomeriggio, qualunque cosa fosse successa da lì in avanti. Ma renderla contenta non gli avrebbe impedito di vincere in quella gara improvvisata! Hinata faceva molta attenzione a sterzare nei momenti giusti ed evitare accuratamente le macchine con sopra i bambini più piccoli. Purtroppo qualcosa si mise in mezzo alla sua folle corsa: un tamponamento a catena. Le macchinine erano tutte ammassate tra loro, impedendogli di fare qualunque manovra evasiva. Il ragazzo tentò di rallentare ma non ci fu verso e si schiantò sul resto delle macchine. L’impatto fu forte, certo, ma non si fece male.
    Per ora. Non aveva considerato di avere Fuyuko alle calcagna dietro di sè. Rivolse una preghierina agli dei e si preparò all’impatto. Allo scontro seguì una fragorosa risata del ragazzo e il suono della campanella. La loro folle corsa era finita.
    Hinata uscì dolorante dalla sua macchinina per andare ad aiutare Fuyuko, qualora ne avesse avuto bisogno.
    «Che forza! Ti sei divertita? Non ti sarai fatta male, spero.»
    Non voleva risultare apprensivo pur essendolo. Era stato lui a cominciare il gioco, se la ragazza si fosse fatta male non se lo sarebbe perdonato.
    «Dimmi un po’, ora che ti va di fare?»
    Non voleva perdere un attimo di più e continuare il loro giro per tutto il parco, e non voleva neanche perdere l’occasione di conoscere meglio Fuyuko. Almeno aveva trovato una nuova cliente, su questo era sicuro. Teranosuke non sarebbe stato felice di ospitare un’altra umana nel suo studio, ma per il suo apprendista preferito (e unico) avrebbe sicuramente fatto un’eccezione.

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    La campanella segnò la fine dei loro giochi ma...alla fine era riuscita a prenderlo! Era stato così divertente! Si lasciò aiutare da Hinata ad uscire dalla macchina, cercando di non inciampare.
    «No, sto benissimo grazie! È stato bellissimo dobbiamo rifarlo dopo!! E stavolta magari come compagni di squadra, insieme distruggeremo tutta la pista!!»
    Entusiasta era un eufemismo: si stava davvero divertendo, e voleva che quella giornata non finisse tanto presto...era si iniziata da poco, però temeva che alla fine ci sarebbe rimasta davvero molto male. Sperava inoltre di poter fare amicizia con Hinata, sarebbe stato bello avere qualcuno con cui divertirsi in posti simili o fare tutte quelle cose che vedeva nei film...anche con Kyoko, doveva assolutamente invitarla!
    «Ti prego andiamo sulle montagne russe! E ...e...e anche alla casa stregata! Avranno una casa stregata no?»
    Sembrava proprio di essere catapultata in un altro mondo, e sopratutto non si sarebbe tolta quel sorriso felice dalla faccia tanto presto.
    «Scusami, non volevo essere...uhm...prepotente? Insomma, se vuoi fare anche tu qualcosa dillo!» Non voleva essere solo lei a divertirsi appunto, e sarebbe stato un ottimo modo per sapere qualcosa di più sui gusti di Hinata.
    «Ti piacciono le giostre più calme o più spericolate?»
    In base a come Hinata si sarebbe sentito avrebbero scelto la prossima attrazione! Dopotutto non voleva essere l'unica a decidere.


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    Fuyuko era euforica! Se Hinata non l’avesse inquadrata immediatamente, avrebbe detto che la ragazza avesse battuto la testa durante la corsa. Invece era genuinamente felice, come se fosse stata una bambina. Alla fine, era la sua prima volta in un parco di divertimenti, chiunque avrebbe reagito con tanto entusiasmo.
    Nonostante Fuyuko stesse straparlando e quasi sicuramente aveva dimenticato come si respirava tra una frase e l’altra, Hinata le sorrise. Anche lui si divertiva come un bambino e temeva che questo avrebbe potuto dare una pessima impressione di lui. Le ragazze spesso cercavano uomini maturi e sofisticati, cosa lui che non era neanche un po’. Era pronto a trattenersi per risultare più affascinante, ma il destino gli aveva riservato una compagnia altrettanto infantile.
    «Sono felice che ti sia piaciuto, era una delle mie giostre preferite da piccolo.»
    Una volta tornato a casa avrebbe ricordato al padre delle belle giornate passate insieme al parco, anche per lui sarebbe stata una bella ventata di nostalgia.
    Ci pensò su un attimo: la casa spettrale non lo invogliava neanche un po’, le storie dell’orrore non facevano affatto per lui. Questo però non l’avrebbe ammesso mai o avrebbe fatto la figura dello smidollato. Meno male che almeno le montagne russe gli piacevano.
    «Direi che è proprio il momento del MOMOnGA!»
    E con aria trionfale, indicò alla ragazza le alte strutture rosse appena poco più in là.
    «Devi sapere che è il primo roller coaester in Giappone in cui si può stare in piedi. Quando sono venuto qui da piccolo era ancora troppo basso, ma ora che posso salirci sono curioso di provarla! Vieni.»
    I due si incamminarono, lasciandosi alle spalle le urla dei ragazzini felici di essere sballottati di qua e di là. Intorno a loro sempre più coppiette facevano la loro comparsa, facendo sentire Hinata sempre più a disagio. Sperava che Fuyuko stesse bene, sembrava fin troppo rilassata per essere una vissuta sempre in casa. Magari flirtava con i ragazzi su internet ed era abituata, questo avrebbe spiegato molte cose.
    «Magari dopo mangiamo qualcosa, mi ricordo che in un posto facevano ottime crepes.»
    Era ancora presto per fare pranzo, ma uno spuntino di metà mattina si poteva fare. Ovviamente dopo le montagne russe, troppa gente faceva l’errore di mangiare prima e poi sentirsi male.


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    «Devi aver avuto un'infanzia super divertente!» Una supposizione senza fondamento, perchè a conti fatti conosceva poco Hinata, ma ai suoi occhi doveva essere così: tutti avevano sicuramente un'infanzia più affascinante delle sue quattro mura.
    «MOMONGA?»
    Fuyuko guardò più che stupita e affascinata le strutture rosse ed enormi che il ragazzo le indicava, sembravano così divertenti ! Anche se le persone urlavano, alla fine uscivano che ridevano, doveva essere per forza divertente.
    «Quale migliore occasione allora per provarla?!»
    Fuyuko aveva un sorriso stampato in faccia che difficilmente si sarebbe tolto: sebbene senza che lei lo sapesse era ad un appuntamento, non credeva di essersi sentita più libera come in quell'atmosfera...perchè non l'aveva messo subito tra le prime cose da fare il parco divertimenti???
    Ora voleva provarli tutti!
    Tornò con i piedi per terra quando le propose di mangiare: oddio, che poteva fare? Fare finta di stare male? Ma poi sarebbe stato sospetto, o forse, poteva far finta di essere allergica?? Insomma, non voleva farsi scoprire, ma neanche far rimanere male Hinata che magari ci teneva a pranzare con lei...come fare?
    «Certo...magari vediamo appena scendiamo dalla giostra»
    sorrise, sebbene più timidamente: in realtà era lei adesso ad essere a disagio...doveva inventarsi qualcosa, ma forse la scusa più semplice sarebbe stata meglio del correre successivamente in bagno a vomitare. Non riusciva a dire no, le era già successo di non poter rifiutare il cibo umano per gentilezza e per paura di essere scoperta.
    Al momento però voleva concentrarsi sulla giostra: e così si mise in fila insieme ad Hinata.
    «Tu sei stato ad altri parchi divertimento? Magari...fuori dal Giappone?»
    Chiese, incuriosita mentre aspettavano: rimaneva sempre affascinata quando le dicevano di venire da altri paesi o anche solo di aver visto posti fuori dalla loro terra. Lei non aveva mai visto nulla fuori di lì, e forse quei racconti per lei erano l'unico modo di viaggiare veramente.


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    “Devi aver avuto un'infanzia super divertente!”
    Un sorriso di circostanza si gelò sul volto di Hinata. Fortuna che buona parte del viso fosse nascosto dalla mascherina.
    Che frase tremendamente infelice.
    Non era colpa di Fuyuko, non aveva la minima idea di aver toccato un tasto dolente e il ragazzo lo sapeva, ma non riusciva a fare a meno di sentire la pelle accapponarsi sotto la giacca. “Super divertente” non era l’aggettivo che avrebbe utilizzato per descrivere la terapia post-fulmine in testa, ma tirare fuori quell’argomento era fuori discussione.
    «Ahah ma no, è stata un’infanzia normale.»
    Prima di scoppiare a ridere dal nervoso, Hinata dovette tagliare corto. Era già abbastanza strano essere un ventenne sempre con il viso coperto che cercava l’anima gemella grazie a un social. Almeno per ora Fuyuko non l’aveva notato, probabilmente a causa della sua inesperienza sul mondo.
    Erano in fila mentre discutevano di cosa mangiare dopo la giostra. Le loro parole erano spesso coperte dallo stridio delle rotaie e dalle urla terrorizzate degli altri turisti, ma i due ragazzi non sembravano troppo infastiditi. Ogni tanto Hinata lanciava uno sguardo ai vagoni che sfrecciavano a tutta velocità, sentendo il cuore battergli forte in petto per l’agitazione. Così da vicino, quell’attrazione era davvero alta.
    Fortunatamente Fuyuko gli stava ponendo diverse domande, cosa che normalmente gli avrebbe dato un po’ fastidio. Invece ora erano un ottimo modo per non pensare alla gabbia di ferro potenzialmente mortale sulla quale stavano salendo.
    «Mh-mh, non sono mai stato da nessuna parte. Osaka il posto più lontano in cui sia stato.»
    Alcuni parenti del padre vivevano lì e così da bambino passava le estati con gli zii e i cuginetti, ma niente di più sconvolgente. Non era partito neanche in gita scolastica, non voleva essere oggetto di scherno persino oltre oceano.
    «Tu hai detto di voler viaggiare per il mondo, giusto? Sai già quale sarà la tua prima meta?»
    Hinata non era desideroso di viaggiare, amava la sua terra e i suoi confort e temeva che un viaggio fosse troppo impegnativo per le sue condizioni. Aveva però desiderato tante volte di vedere il Louvre, a Parigi. Per quello avrebbe rischiato volentieri.
    I due erano ormai prossimi a salire sulla giostra, non appena sarebbero arrivati i vagoncini avrebbero cominciato il loro giro sul MOMOnGA.


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    «Sembra comunque bella» o sicuramente più interessante della sua di essere stata rinchiusa in quattro mura, decisamente: ai suoi occhi Hinata sembrava moooolto più esperto di lei del mondo esterno, e questa cosa la incuriosiva. Chissà quante cose avrebbe potuto chiedergli, quante cose ancora non conosceva essendo rimasta così isolata?
    Percepì qualcosa di strano nella sua risata, senza saperlo aveva toccato un tasto dolente per il giovane, e le restò solamente la sensazione che ci fosse qualcosa di strano. Non ebbe però il coraggio di indagare, temendo di sbagliare, non essendo brava nel relazionarsi con gli altri temeva di fare figuracce, e magari se l'era immaginata quella sensazione.
    Quindi sarebbe andata avanti, proprio come l'altro.
    «Oh, capito!Non ci sono mai stata...pensi che andrai da qualche parte in particolare un giorno?» Forse si stava facendo troppo i fatti di Hinata, ma voleva davvero conoscerlo, e pensava che attraverso i suoi occhi potesse anche solo immaginare che tipi di posti ci fossero là fuori...cercava di immaginarsi anche la stessa Osaka. Spesso vedeva solo immagini su internet, ma sapeva che non sarebbe mai stato lo stesso.
    La domanda che le fece la scombussolò: molto più in profondità di quanto il ragazzo potesse immaginare. Sapeva che non sarebbe mai arrivato quel giorno, quindi paradossalmente non aveva mai pensato alla sua prima meta.
    Si sentì un po' stupida in effetti, e un'estrema tristezza la colse impreparata, non sapeva cosa dire , ma cercò di riprendersi, sperando di non dare troppo nell'occhio quella sensazione...sebbene probabilmente non ci era completamente riuscita.
    Era rimasta inizialmente senza parole.
    Le urla delle persone la risvegliarono, e cercò di pensare.
    «In Slovenia, al lago di Bled» riuscì a dire infine: le era tornata in mente una foto stupenda che l'aveva fatta sognare un po' di tempo fa...sarebbe stato bello andarci.
    «D'estate è molto bello, ma vorrei andarci d'inverno...perchè...insomma...con la neve, rende tutto meraviglioso, come se cristallizzasse il momento e potesse durare per sempre»
    Non sarebbe stato male per lei, restare in eterno in quel posto pieno di neve e così bello: la rese immensamente triste la consapevolezza che le cadeva come un macigno sulle spalle, ma cercò di forzarsi a ricacciare indietro la tristezza, non era giusto che arrivasse proprio in quel momento!
    Altre urla che sentiva provenire dalle giostre istintivamente la fecero avvicinare di più al ragazzo, quasi se fosse stata nuovamente risvegliata dai suoi pensieri.
    Fu in quel momento che permisero ad entrambi di salire, e cercò di scacciare i pensieri, dunque di concentrarsi sulla giostra: prese il suo posto sul suo sedile, lasciando quello accanto a lei vuoto per far sedere Hinata.
    «Come devo fare?»
    Chiese, essendo la prima volta non aveva la più pallida idea come si allacciassero le cose o come sistemare le barriere di sicurezza, anche se sicuramente gli addetti sarebbero passati a controllare.


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    Mentre parlava con Fuyuko, Hinata aveva la sensazione che ogni sua domanda fosse impertinente. Sotto i suoi occhi attenti la ragazza al suo fianco si lasciava andare in espressioni confuse e meravigliate, simile a quelle sfoggiate dai compagni del liceo quando erano impreparati. Eppure, pensò Hinata, non erano quesiti tanto difficili. Un po' personali, certo, ma a un appuntamento si parlava proprio di quello.
    Fuyuko ci mise un po' a rispondere, mentre la fila scorreva inesorabile. Il nome di quel lago non era per niente familiare a Hinata, il quale non provava grande attrazione per il mondo fuori dalla sua terra natia e perciò ignorava buona parte dei luoghi nascosti in giro per l'Occidente. Fu però una splendida immagine, con la neve bianca che si infrange su uno specchio di ghiaccio.
    «Non sapevo esistesse un posto così, deve essere splendido. Ti devi essere informata parecchio per scoprirlo.»
    Mentre il ragazzo parlava, la sua mente stava cercando di sintetizzare in una piccola immagine le sensazioni dategli dal racconto di Fuyuko. Sarebbe stato un bel tatuaggio per lei, una volta più definito glielo avrebbe proposto. Ora però toccava a lui esporsi, per fortuna aveva la risposta pronta.
    «Vorrei visitare il Louvre, mi piacciono i quadri.»
    Semplicistico a dir poco. Hinata viveva per i colori e per l’arte in grado di padroneggiarli, per essere felice gli bastava una tavolozza e una tela su cui esprimere sé stesso attraverso le sfumature e le ombre. Tutto ciò che è colore è vita, e la vita senza colore non vale la pena di essere vissuta. Purtroppo Hinata non riusciva a vedere il colore delle parole, perciò era restio ad usarle.
    Finalmente giunsero a destinazione e il seggiolino morbido accolse i due ragazzi. Fuyuko ovviamente era perplessa e impreparata, ma il ragazzo le fece un cenno con la testa per indicare i due addetti alla sicurezza che come due robottini compivano simultaneamente le medesime azioni: abbassare l'imbracatura di sicurezza e accertarsi che fosse ben bloccata.
    «Ci pensano loro, tu devi solo rilassarti e goderti il giro.»
    Le parole di Hinata erano calme, ma il suo corpo era teso e irrigidito. Gli angoli della bocca avevano spasmi continui, contraendosi in smorfie false e innaturali. La tensione giocava brutti scherzi al poveretto, per fortuna la mascherina copriva quel sorriso privo di gioia.
    Con un colpo secco e un acuto stridio che annunciava l’inizio della corsa, la carrozza partì in tutta fretta, facendo saltare a Hinata il cuore in gola. Il ragazzo scoppiò in una risata fragorosa, indice di tutto il suo terrore. Che grande errore aveva fatto.
    Sperava per lo meno che anche Fuyuko avesse paura come lui di quella folle corsa, ma qualcosa gli diceva che era l’unico a farsela sotto.


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    «Si...l'ho trovai la prima volta per caso...poi ho cercato tutto quello che riuscivo a scoprire, sarebbe bello andarci di persona, magari insieme a qualcuno...» Sorrise in imbarazzo, magari con un amico, sarebbe stato bello viaggiare con qualcuno e non da soli. Da sola dopotutto, c'era stata tutta una vita, sarebbe stato bello ricominciare in un altro modo, sebbene sapeva che nel suo caso non si sarebbe mai avverato.
    Era una speranza che faceva male, ma era la stessa l'unica che riusciva a farla rimanere aggrappata ancora a tutto quello che aveva attorno, così come quella sua lista dei desideri.
    «Ho visto delle foto del Louvre, sembra così bello! Circondato da tutta quella bellezza! Posso immaginare perchè ci vuoi andare, sei un artista praticamente ! È il tuo ambiente!»
    Sarebbe stato bello poter vedere anche Parigi un giorno, aveva visto un sacco di foto della città, e tutto agli occhi di Fuyuko sembrava magico, aveva visto anche qualche film ambientato in quella città...chissà se era vero e se esisteva davvero quell'atmosfera di cui si parlava della città.
    «Oh! Grazie! Sai davvero un sacco di cose» si sentiva un po' in difetto, lui sembrava sicuramente saperne molto di più di lei, e sperava di non risultare stupida ai suoi occhi, ci sarebbe rimasta indubbiamente male, ma non aveva senso far finta di sapere qualcosa.
    Ebbe l'impressione che Hinata fosse più rigido dei movimenti, sebbene non poteva vedere completamente il volto che le avrebbe confermato la supposizione, quindi per istinto strinse la mano del ragazzo, ma cercò di essere molto delicata. Non si era dimenticata che essendo una ghoul la forza da calibrare era diversa.
    Quando la giostra iniziò, sentì la risata di Hinata, e poco dopo fu contagiata anche lei dalla spensieratezza che le trasmetteva nonostante non sapesse che in realtà era perchè aveva paura.
    L'istinto fu urlare, insieme a molti dei passeggeri: il vento in faccia , la velocità, il cuore che andava alla velocità erano sensazioni mai provate. Istintivamente tolse la sua mano da quella di Hinata, presa poi anche lei dalla fragorosa risata di gusto che ebbe poco dopo, mista ad urli di incitamento e divertimento.
    Perchè non ci era mai andata prima?
    Si sentiva così viva! Non poteva credere che avrebbe davvero sentito tutto quello, e non avrebbe mai potuto ringraziare abbastanza Hinata per averle proposto quella giostra: decisamente aveva scoperto la sua preferita quel giorno.
    Così come era probabile, che avrebbe richiesto un altro giro.


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    Agli occhi di Fuyuko tutto sembrava meraviglioso.
    Anche Hinata avrebbe voluto vedere il mondo come lo vedeva lei, in quel modo ogni particolare, anche il più insignificante, sarebbe stato fonte di infinita ispirazione. Lui ci provava a vedere fuori dagli schemi, tanto da amare le cicatrici impresse sulla propria pelle, ma non sempre gli riusciva. Avere qualcuno in grado di ribaltare le proprie prospettiva era una grande fortuna per un artista.
    Peccato che quella stessa persona lo avesse amabilmente costretto a salire su un trabiccolo infernale alto chissà quanti metri. Hinata era troppo scosso per accorgersi subito della stretta della ragazza ma quando se ne rese conto, si sforzò di mostrarsi tranquillo e grato. Un gesto audace per due appena conosciuti, certo, ma era convinto che Fuyuko volesse solo supportarlo. Sì, quella ragazza aveva la stoffa per essere una moglie dolce e diligente, un buon partito insomma. Se sarebbero sopravvissuti.
    Il giro fu lungo e traumatico per Hinata: le urla gioiose del resto dei passeggeri, Fuyuko compresa, erano tanto forti da coprire le sue risate di paura. Il ragazzo sentiva le viscere contorcersi, modellate dalla forza e dalla velocità di quel trabiccolo in acciaio. Aver fatto una colazione leggera era stata una saggia scelta.
    Alla fine della corsa Fuyuko era elettrizzata, mentre Hinata si reggeva in piedi a stento. Voleva morire? Sì. Avrebbe negato alla ragazza un altro giro? Certo che no.

    La giornata passò tranquillamente, tra una giostra e l’altra.
    Lo stomaco di Hinata chiedeva pietà, tanto da aver cancellato qualsivoglia fame il ragazzo potesse avere. Bere un po’ d’acqua era stato il massimo.
    I due ragazzi andarono avanti quasi tutto il giorno, fin quando non furono troppo stanchi e l’avanzare della sera cominciò a tingere il cielo d'un blu intenso. Prima di salutarsi e terminare quel piacevolissimo appuntamento, Hinata aveva in serbo un asso nella manica: la ruota panoramica.
    Condusse Fuyuko fino alla giostra e, una volta saliti, le fece ammirare la città luminosa sotto di loro.
    «Hai visto che bello? E’ come se la città riflettesse le stelle del cielo.»
    Sperava che quella vista avrebbe impressionato la ragazza, curiosa com’era di vivere tante esperienze diverse.
    «Allora… ti sei divertita oggi? Sei stata bene?»
    La voce soffocata dalla mascherina nascondeva un velo di imbarazzo e timidezza. Lui non era affatto bravo con quelle cose, accettare di partecipare a quell’appuntamento era stato come fare un salto nel buio.


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    Aveva chiesto infatti un altro giro, e allora si era resa conto che forse Hinata non era al massimo della sua forma, le era sembrato più pallido, almeno da quello che riusciva a vedere dalla mascherina che indossava. Eppure, non le aveva negato un altro giro, quindi accantonò le sue preoccupazioni per godersi la giostra.
    Quello era sicuramente uno dei giorni più belli di sempre, così come quello in cui aveva visto il mare così da vicino per la prima volta e non solo per foto!
    Non si era di certo aspettata quell'ultima giostra, era rimasta sbigottita ad osservare: per la prima era rimasta in silenzio per un po', ammirando ciò che Hinata le stava mostrando dalla finestra della loro cabina.
    Sentiva lo stomaco attorcigliarsi, sebbene non capiva bene il perchè di quel leggero nervosismo, non sapeva come altro catalogarlo, dopotutto non era una situazione familiare per lei, e quindi non ci diede troppo peso.
    Anzi, si concentrò su ciò che vedeva, e un velo di tristezza passò sul suo sguardo...non aveva mai visto la città da così in alto, così bella! E lei, si sarebbe perso tutto quello? Alle volte godersi il momento diventava difficile per fino per lei, tanto che le veniva da piangere, ma non lo fece, si costrinse a scacciare quei pensieri, a concentrarsi sul bel momento che stava vivendo, cercando di conservare più nitido possibile quel ricordo.
    «Hai ragione» Aveva detto con calma, sorridendo al ragazzo. «È meravigliosa» Rimase altri istanti rapita da quella vista e immersa nella profondità della sua mente, prima di voltarsi nuovamente verso il ragazzo.
    «Ti ringrazio di avermela mostrata, non lo dimenticherò mai» E diceva la verità, avrebbe portato impresso quel ricordo nella sua mente, così come stava cercando di fare con tutto ciò che stava vivendo e che la colpiva di più.
    «Certo che mi sono divertita!»
    Forse sarebbe stato troppo ammettere che era stata una delle giornate più belle di sempre per lei? Non sapeva bene come ci si comportava con degli amici, come ci si dovesse approcciare agli altri, si chiedeva forse di essere amici? Si sentiva un po' in difficoltà, forse non doveva dire nulla?
    E se poi Hinata non avesse voluto essere suo amico??
    «È bello stare in tua compagnia» Ed era sincera, ecco perchè avrebbe voluto davvero tanto che anche l'altro volesse esserle amico, insomma, se si divertivano tanto bene insieme perchè non continuare a vedersi??
    Cosa facevano però gli amici ? Si era interrogata spesso su quella cosa, essendo che in quel periodo stava iniziando a costruire dei rapporti veri, era tutto ancora troppo nuovo per lei... era certo che avrebbe fatto una figuraccia, e forse non era tanto lontana dalla realtà.
    «E tu? Ti sei divertito?»
    Era impaziente di saperlo in realtà, ma cercò di non darlo troppo a vedere. Voleva davvero stargli simpatica!

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    Imprimere il volto di Fuyuko su carta sarebbe stata una gioia per Hinata: l’espressione radiosa in contrasto con l’oscurità che l’avvolgeva, l’acquamarina dei suoi capelli si scuriva con l'avanzare delle tenebre e brillava sotto le luci al neon della giostra, e nei lucidi occhi scuri si rifletteva l’intero parco. Il ragazzo avrebbe tirato fuori il taccuino se non fosse stata una mossa alquanto inquietante.
    “Che stai facendo?”
    “Sto disegnando la tua faccia perché in questo momento il gioco di luci intorno a te è fantastico!”
    No, quella non era la conversazione che voleva avere con lei, non in quel momento. Cercò di fotografare quella splendida immagina con la mente, sperando di riuscire a ricordarla almeno fino al viaggio di ritorno. Sul treno avrebbe potuto iniziare la sua opera, memoria permettendo.
    Fuyuko era commossa e grata per la giornata passata insieme, per le nuove esperienze fatte e per i ricordi che aveva costruito. Hinata non poteva comprendere quanto profonda fosse la gratitudine della ragazza, ignaro di quanto la sua vita fosse difficile e assurda. Per lui fu un sollievo vederla felice, quanto meno era un essere umano decente di grado di instaurare rapporti umani normali. Il suo pensiero andò ai suoi ex compagni di classe, alla faccia loro!
    Com’era prevedibile, Fuyuko gli rigirò la stessa domanda, creando in lui un leggero imbarazzo. Non le avrebbe detto delle sue analisi sul colore, né delle domande con cui avrebbe voluto bombardarla per comprendere meglio la sua situazione.
    «Sì, molto.»
    Si limitò a dire questo, mentre gli occhi scuri catturavano ogni goccia di colore dagli occhi della ragazza seduta di fronte a lui. Gli sembrò un po’ poco, così decise di aggiungere qualcosa.
    «Non me lo aspettavo, è il primo appuntamento al buio a cui partecipo e non sapevo cosa aspettarmi.»
    Il tono pacato nascondeva le insicurezze che Hinata aveva portato con sé per tutta la giornata: da un momento all’altro la ragazza avrebbe cominciato a sminuirlo e da chissà dove sarebbe uscito un gruppo di scimmioni pronti a deriderlo. Insomma, quello che gli capitava a scuola quando si parlava di ragazze.
    «Immagino che anche per te fosse la prima volta, questo mi ha tranquillizzato un po’.»
    Erano due impacciati, e Hinata si sentì molto fortunato.

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    Il fatto che anche per Hinata era stata una bella giornata, che si era divertito le aveva riempito il cuore di gioia.
    Forse allora aveva fatto colpo! Forse ora Hinata voleva essere amico suo??? No, non doveva correre troppo...sarebbe risultata strana se gli chiedeva di chiarire i suoi dubbi?
    Non aveva idea del disastro che avrebbe potuto generare: non aveva mai avuto intenzione di spezzare il cuore di nessuno, e forse, se avesse saputo il vero significato di tutto quello avrebbe visto la situazione in modo diverso, e forse sarebbe stata anche lei più nervosa, sebbene curiosa altresì della cosa.
    «Si è anche il mio! Sono rimasta sorpresa in realtà, non ....non sapevo neanche si facessero cose del genere, insomma...sembra che per quanto mi impegni non tante persone vogliono fare amicizia, chissà perchè...forse sono troppo strana?»
    O forse anche quello faceva parte della maledizione?
    Essere soli?
    «Sono felice però di averti incontrato...sicuramente non mi dimenticherò mai di te, sei una persona speciale» Gli sorrise, addolcita, ed era vero: anche se aveva poco tempo davanti a sè, sicuramente non avrebbe mai dimenticato Hinata e la sua gentilezza!
    Da quel poco che era riuscita a catturare di Hinata, le era apparso come una persona sensibile e che sapeva guardare oltre.
    Certo, lo avrebbe compreso se non voleva essere suo amico, o conoscerla meglio, ma sperava tanto di non dover incorrere in tutto quello e che invece andasse bene!


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    In un batter d’occhio l’atmosfera si fece più triste, malinconica. Un cielo sempre più nero soffocava gli ultimi raggi rosati del sole, e la città tentava di difendersi con le sue fredde luci. La luce si fece più fredda anche sul volto di Fuyuko, che sembrò spegnersi come una lucciola morente. Hinata la osservò, inerme, incapace di capire perché un velo di tristezza fosse sceso su quel volto pallido. Forse aveva detto qualcosa di sbagliato che aveva turbato Fuyuko.
    Le parole di lei furono agrodolci, indice di un disagio molto più pronunciato di ciò che Hinata immaginava. La solitudine in cui Fuyuko sembrava essere cresciuta l’avevano plasmata in quel modo, rendendola infantile e genuina. Il ragazzo sapeva cosa significasse guardare alla vita con occhi diversi e quanto questo potesse rovinarti. Lui l'aveva vissuta sulla sua pelle, non voleva che qualcun altro si sentisse così.
    «Non sei strana, hai solo un’altra prospettiva.» cominciò lui, cercando di trovare le parole e il coraggio di aprire bocca per più di qualche secondo «E forse per questo molti non ti capiranno, ma non è un problema! Ci saranno altri come te, lì fuori. Io lo so, ci sono passato.»
    Non avrebbe detto più di così o il suo cuore sarebbe esploso. Troppo confidenziale, troppo profondo, troppo imbarazzante. Hinata si appoggiò allo schienale, creando più distanza tra lui e la ragazza, in cerca di sostegno. Sperava che quelle parole ricche di banalità e retorica servissero, in un modo o nell’altro.
    Vederla riprendersi un po’ fu un sollievo, corredato di un sorriso invisibile da parte del ragazzo. Fuori, la ruota panoramica avrebbe finito il suo giro, e con lui sarebbe finita anche quella giornata. Hinata l’avrebbe riassunta come “un boost di autostima”! Forse per lui e le interazione sociali c’era ancora speranza. Almeno fin quando Fuyuko non lo colpì dritto in faccia con una dichiarazione limpida e ingenua. Lui era speciale.
    Più che speciale, Hinata si sarebbe detto fortunato: la mascherina lo proteggeva dalle sue esternazioni emotive troppo palesi. Bocca aperta per lo stupore e rossore pronto a infiammargli persino le orecchie.
    «Ah… grazie. Felice di essere stato il tuo primo San Valentino.»
    Che. Imbarazzo.
    Che frase stupida.
    No, lui e le interazioni sociali non avevano speranze.

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    Rimase sorpresa da ciò che disse: non si aspettava minimamente che Hinata le rivolgesse parole così di conforto, non aveva idea di quanto quello era importante per lei.
    Non potè non sorridergli, anche se aveva gli occhi lucidi e si trattenesse in ogni modo dal piangere perchè toccata da quelle semplici parole: in questo senso si poteva dire che era una persona piuttosto sensibile ed era in quei momenti che desiderava che tutta la storia della sua maledizione fosse solo un brutto sogno. Lei voleva restare.
    Lei voleva incontrare quelle "altre persone" come lei.
    «Grazie»
    Riuscì solo a dire nei primi minuti. «Vorrei abbracciarti, ma spesso mi è stato detto che non tutti amano gli abbracci» disse cautamente, cercando di nascondere un sorriso imbarazzato.
    Non immaginava che le sue parole genuine lo avrebbero colpito così: o almeno le sembrava di averlo visto un po' più rosso in faccia, almeno per quello che riusciva a vedere vista la mascherina.
    «Non so bene cosa significhi esattamente, ma sono contenta anche io...sono stata davvero bene oggi»
    Era la verità infondo, non aveva ancora ben compreso cosa implicasse quella festa di San Valentino, chiusa in casa per tutto quel tempo le aveva davvero tolto una parte di informazioni basilari importanti. C'erano cuori ovunque, quindi ipotizzava che dovesse essere una cosa che riguardasse l'affetto, e anche gli amici si volevano bene, quindi non ci vide nulla di strano. O forse, non si era fatta abbastanza domande. Di sicuro se avesse saputo il vero significato, avrebbe affrontato quella giornata con occhi diversi, tutto ciò che sapeva in quel momento era che non avrebbe voluto dire addio all'amicizia con Hinata, così come quella con Kyoko. Non era giusto! Non voleva rinunciare a loro!

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