Love is a rollercoaster

Privata: Fuyuko Enaga & Hinata Kobayashi -@Yumiuriland, Inagi - 14/02/2021 - Soleggiato

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    Era troppo per buio per notare gli occhi lucidi di Fuyuko, Hinata non riuscì a scorgere quel velo cristallino di tristezza e gratitudine. In realtà fu un bene, o il ragazzo si sarebbe fatto prendere dal panico.
    La sua idea era quella di darle coraggio, non di farla piangere, e lui e le lacrime non andavano affatto d’accordo, ancor peggio se erano le lacrime di una ragazza. Hinata non sapeva mai come comportarsi, consolare qualcuno in preda al pianto non era facile! Di solito restava sempre pietrificato, o al massimo riusciva ad elargire qualche pacca stentata e rigida. Se Fuyuko si fosse messa a piangere, Hinata si sarebbe incolpato per sempre.
    La ragazza dai capelli acquamarina lo ringraziò dal profondo del suo cuore, come se quelle parole fin troppo banali fossero abbastanza per darle la forza. Lo avrebbe abbracciato, diceva, e per tutta risposta Hinata si grattò dietro la testa, preso alla sprovvista e imbarazzato come non mai.
    «In effetti non sono un tipo da abbracci, ahah, scusami.»
    Una risatina si insinuò tra le parole del ragazzo solo per metterlo ancor più in agitazione, per poi sparire e far rilassare nuovamente le labbra. Una vera fortuna, Hinata non era psicologicamente pronto per affrontare anche quello in un momento tanto delicato. Magari Fuyuko aveva bisogno di un abbraccio e lui non era in grado di darglielo, troppo impacciato per certe cose. Che stupido.
    Il suono della campanella annunciò la fermata della ruota, ora i due erano di nuovo a terra. Proprio in quel momento Fuyuko ammise di non sapere cosa fosse San. Valentino, e per Hinata fu un piccolo campanello d’allarme. Non ci fece caso, non subito almeno, troppo occupato a scendere e aiutare la ragazza a fare altrettante. Ma quelle parole gli erano rimaste in testa, doveva chiedere spiegazioni.
    La coppia si diresse verso l’uscita, salutati dai palloncini a forma di cuore e dalla luce fioca dei lampioni. Hinata si fece coraggio, sperando di non risultare troppo invadente. Non era carino ricordare a qualcuno così poco esperto del mondo quanto fosse poco esperto del mondo.
    «Senti...» cominciò lui, rivolgendo il proprio sguardo altrove, su una coppietta che si teneva mano nella mano «davvero non sai che San Valentino è la festa degli innamorati? Per questo… è per questo che hanno organizzato questi appuntamenti.»
    Lo aveva detto. Aveva sottolineato che fossero a un appuntamento “romantico”.
    Avrebbe fatto la figura del provolone di sicuro, ma era giusto che Fuyuko fosse pienamente cosciente. Hinata cercò di consolarsi, pensando che qualcun altro avrebbe potuto approfittarne. Almeno Fuyuko era il sicuro.

    «Parlato.»
    "Pensato."


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    Quello che disse Hinata fu quasi una doccia fredda per Fuyuko: non lo sapeva.
    Era rimasta a guardarlo, spaesata e poco dopo il suo cervello collegò tutto.
    Ora la sentiva anche lei la sensazione che forse avrebbe dovuto avere dall'inizio di quell'appuntamento: il cuore in gola, lo stomaco che si attorcigliava, l'imbarazzo di non sapere come comportarsi e cosa dire. Era assurdo come tutto era cambiato nel giro di pochi istanti: aveva vissuto una bella esperienza, ma se ne fosse stata più consapevole probabilmente avrebbe vissuto la cosa e visto tutto sotto una prospettiva completamente diversa.
    Era lei che in quel momento si sentiva la faccia in fiamme, per l'imbarazzo: non si era mai trovata in una situazione del genere, e sopratutto, non pensava a come si sentiva lei, ma a come si sentiva Hinata.
    Lo aveva ferito? La odiava? Non voleva essere più suo amico?
    Quelle domande avevano iniziato a martellarle nella testa, in un momento che avrebbe potuto descrivere solo come molto vicino al panico.
    Doveva restare lucida...ma come poteva riuscirci in quella situazione?
    «Io...» Non riusciva a mettere due o tre parole di fila, si sentiva davvero una stupida. Ora quei cuoricini avevano un senso.
    «...mi...mi dispiace ....io...» Ok, ora stava faticando a respirare, ma cercò comunque di non sotterrare la testa da qualche parte.
    «Io...non lo sapevo» ebbe il coraggio di ammetterlo alla fine, e sentiva che quasi le erano tremate le labbra. Si sentiva tremendamente in colpa.
    Avrebbe dovuto essere più attenta!
    «Volevo...volevo conoscere persone nuove...io...io non conosco quasi nessuno e...e sembrava una cosa carina...non pensavo...»Ecco, forse non si stava spiegando manco per niente e rischiava di piangere di nuovo per davvero questa volta, per quanto si stesse trattenendo con tutte le sue forze.
    «Mi dispiace...io non voglio che mi odi! Sono una scema...»Ecco ora non aveva neanche il coraggio di guardarlo negli occhi, e le sue scarpe sembravano la cosa che la tenesse più ancorata al mondo in quel momento: era chiaro che si sentisse in colpa, e temeva di aver ferito Hinata, avrebbe sicuramente accettato anche un appuntamento di quel tipo, ma avrebbe voluto rendersene conto da subito, e invece si sentiva come se avesse deluso l'altro. Desiderava davvero tanto altri amici, non aveva minimamente pensato di poter anche solo ad aspirare a qualcosa di diverso, quindi decisamente aveva sottovalutato tutta la situazione.
    Hinata avrebbe voluto ancora essere suo amico? Il rifiuto la spaventava, e probabilmente non avrebbe più finito di scusarsi con lui per questa situazione.
    Iniziò quindi dentro di sè un perverso meccanismo in cui, pensò, anche se per pochi istanti, che forse se la meritava davvero quella maledizione: se lo meritava davvero quel destino, se finiva per ferire anche chi voleva conoscere e con chi voleva diventare amica. Avrebbe voluto tutto ma tranne ferire Hinata, e temeva di averlo fatto, e come al solito, di aver rovinato tutto.


    «Parlato»
    ''Pensato''


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    Non lo sapeva. Fuyuko non sapeva cosa fosse San Valentino né a che razza di evento aveva partecipato. Un salto nel buio di cui non conosceva le reali implicazioni né i pericoli.
    Hinata rimase attonito, imbarazzato. Chissà quanto doveva essere sembrato stupido dall’esterno mentre faceva il galante con una ragazza che non sapeva neanche il perché. Se il suo capo lo avesse saputo, l'avrebbe preso in giro da qui all’eternità.
    Il ragazzo, vergognatosi come un ladro, se ne sarebbe andato con la coda tra le gambe dopo un breve saluto e avrebbe disinstallato B-Social dal cellulare. Poi Hinata si sarebbe disinstallato dall’esistenza. Fu la reazione di Fuyuko a trattenerlo: non era né confusa né imbarazzata, quanto più mortificata.
    La ragazza si lasciò prendere dal panico, balbettando frasi sconnesse con le sue labbra tremanti. Hinata si preoccupò subito, detestava vedere le persone piangere, non pensava mai di fare la cosa giusta per consolarle. Ma non poteva lasciare Fuyuko così, in mezzo alla folla, senza prima averla fatta calmare.
    «Ah, cosa? N-no, non scusarti! Non ci fa niente, davvero.»
    Preso alla sprovvista, Hinata non seppe subito cosa dire per tranquillizzare la ragazza. Tra tutte, aveva scelto la risposta meno convincente, come se un “non ci fa niente” potesse bastare.
    Le mise una mano sulla spalla per attirare l’attenzione di lei su di sé, voleva che Fuyuko avesse il coraggio di guardarlo negli occhi. Strano per uno che sostiene difficilmente lo sguardo altrui.
    «Non ho motivo di essere arrabbiato con te. Non lo sapevi, e allora? Ci siamo divertiti, e questo è l’importante.»
    Seppur tremendamente imbarazzato dal suo comportamento, Hinata lo pensava davvero. Era stata una giornata diversa dalle altre, molto piacevole e divertente, e per lui rappresentava anche un grande passo avanti. Aveva imparato ad affrontare una delle sue paure e si era goduto la compagnia di una estranea, era stato davvero bravo. Pensava che anche Fuyuko lo fosse stata, vista la sua situazione.
    «Io adesso devo tornare a casa, ma ti prometto che ci sentiremo, okay?»
    Avrebbe voluto mantenere la promessa, ma prima avrebbe fatto passare qualche tempo. L’imbarazzo non sarebbe scemato tanto in fretta.


    «Parlato.»
    "Pensato."


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