Till Death Do Us Part

Roselyn Charlotte Applegarth & Evelyn Tiffany Applegarth, @Haneda international airport | 14/07/2018 | Dalle 15:20

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    7,274
    Power-up
    +438
    Location
    Outer space.

    Status
    Ghost
    Evelyn Tiffany Applegarth
    studentessa
    24 anni

    27bPwJl
    Le due ragazze si sistemarono sul bordo della piscina, sistemarono i propri vestiti e, dopo che Evelyn fece un cenno del capo, partì un servizio fotografico.
    ... oh beh, così sembra un po' esagerato, però il loro accompagnatore s'impegnò molto affinché le ragazze potessero trovare la foto con lo scatto, la prospettiva e, di conseguenza, le luci migliori. Non era semplice fare il fotografo, ma ahimé era una cosa che si era abituato a fare quando all'hotel venivano ospiti importanti, ai quali non poteva rifiutare qualche scatto. Ormai non era neanche per ricordo, ma proprio per mostrare sui social dove fossero stati, cosa stessero facendo, o per mostrare al mondo intero che avevano abbastanza soldi per permettersi viaggi in terre lontane e soggiorni in hotel di lusso.
    Fortunatamente per lui, Evelyn e Roselyn non si erano scattate quella foto per il puro piacere di ostentare. Evelyn, al contrario, era una persona a cui piaceva conservare i ricordi, e la prima giornata assieme a sua sorella dopo cinque anni era un ricordo decisamente importante, di cui avrebbe voluto gelosamente custodire ogni minimo particolare, dalla fotografia sulla fontana alla ricevuta degli acquisti vari che avrebbero sicuramente fatto. Roselyn aveva solo una decina d'anni quando lei fu costretta a lasciare il Regno Unito, e questo equivaleva a dire che non avevano mai sperimentato quello che poteva significare fare shopping insieme, tra le "commerce streets" più all'avanguardia.
    Fortunatamente Tokyo era una megapoli che ospitava la qualunque, dalle cose più gettonate a quelle più di nicchia, così come quelle un po' fuori dagli schemi, sopra le righe. Avrebbe sicuramente portato Roselyn a fare un giro per negozi, più tardi.

    [ ... ]

    La sessione fotografica ebbe una fine dopo che le due sorelle scarrozzarono il povero malcapitato in giro per i grandi ed adorabili giardini della struttura: un posto sicuramente magico e suggestivo, Evelyn scommetteva che durante il tramonto quel posto avrebbe assunto colori da sogno, rendendolo ancor più bello.
    Ma avevano sfiancato abbastanza il loro accompagnatore, tanto che ad un certo punto fu Evelyn stessa a scusarsi con lui, chiedendogli di accompagnarle gentilmente alla suite che avevano deciso di prenotare per Roselyn: a detta del nonno, quella era la più bella che quell'hotel avesse da offrire. Ed essendo ilproprietario e loro nonno molto amici, gli aveva pure fatto un ottimo prezzo, insistendo contro i vani tentativi del nonno di voler pagare a prezzo pieno.
    Salirono per l'ascensore, dove le attendeva una Sumire sempre in guardia, che rivolse alle ragazze un tenue sorriso, facendole entrare nell'ascensore prima di chiunque altro. Era abbastanza spazioso, oltre che costruito in vetro per permettere una panoramica sulla capitale giapponese durante la corsa verso i piani designati.
    Arrivarono al quinto piano e ad attenderle c'era un lungo corridoio, con poche porte: le stanze di quel piano erano tutte suite ed erano semplicemente cinque.
    Seguirono la guida di Sumire che le accompagnò fino alla porta d'ingresso della stanza numero 102; lo stesso accompagnatore di prima aprì loro la porta tramite la key-card che era stata affidata loro, porgendola umilmente a Roselyn poco dopo, in quanto la stanza era a tutti gli effetti sua.
    «Per sicurezza» le seguì Sumire, «hanno affidato una seconda chiave anche ad uno dei nostri uomini, così da intervenire qualora la signorina Roselyn abbia bisogno di qualcosa.»
    Evelyn annuì, mentre si guardava attorno: varcata la soglia d'ingresso, la stanza si apriva in un'enorme salotto, provvisto di un lungo divanetto e due poltrone, con tanto di tavolino da caffé in vetro, il tutto sistemato comodamente sopra un grande tappeto rosso borgogna. Più avanti vi si trovava la porta finestra che si affacciava ad un balconcino, che dava verso il giardino della struttura; la finestra era coperta da delle tende bianche, dorate e rossicce, drappeggiate ai lati in maniera tale che solo le tende bianche coprissero la finestra, ma senza togliere la luminosità adeguata alla stanza. Poco prima della finestra, vi era un tavolo rotondo, con due sedie imbottite, perfettamente al centro tra la parete che ospitava la porta per la stanza vera e propria e il muro che ospitava un mobile con la tv, una scrivania ed un frigobar, con annesso bancone per prepararsi qualche bevanda al bisogno.
    La porta che dava alla stanza era scorrevole, ma già adeguatamente aperta. S'intravedeva il letto matrimoniale, con sopra un'enorme scatola che dava tutta l'aria di essere il regalo.
    Evelyn s'addentrò nella camera, guardandosi attorno, prima di affacciarsi di nuovo verso il salottino, con un sorriso entusiasta.
    «Rose, come on in! There's your surprise right on the edge of the bed~»
    Roselyn avrebbe ben presto scoperto che la sorpresa dei suoi nonni era un kit completo di yukata e kimono, geta, kanzashi e kinchaku, tutti realizzati proprio dal nonno stesso, realizzati completamente in seta, con una particolare trama sui toni dell'azzurro, ricamata completamente a mano.

    «Parlato.»
    "Pensato."

    I might be disappointing, but at least I followed my heart.

    ghoul
    bikaku
    rank b
    masked flower

     
    Top
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Roselyn Charlotte Applegarth
    Studentessa/Vocalist
    16

    QomOIgC
    Anche Evelyn sistemò i propri vestiti. Forse la voglia di apparire al meglio in una foto, soprattutto con l’altra, era reciproca. Quanti anni fa era stata scattata la loro ultima foto insieme? Sicuramente molti prima che venisse incisa nel cammeo che Roselyn indossava e che aveva esposto con cura sopra la sua camicia. Avrebbe dovuto vedersi benissimo. Quel ciondolo aveva un valore immenso per la ragazza, per via di ciò che vi era inciso. Le migliaia di foto che pullulavano il profilo social della ragazza erano andate e venute. A Roselyn piaceva vedersi in foto, ma molte di quelle erano state messe in un hard drive e dimenticate. Forse avevano esaurito la loro funzione una volta scattate e pubblicate. Tuttavia non tutte le foto erano effimere. Tutte quelle fatte con le sue conoscenze di scuola o con quelle dei genitori avevano lasciato il tempo che trovavano, così come tutte quelle in qualche evento o serata di gala a cui i genitori avevano iniziato a portarla. Tuttavia, le varie foto di famiglia fatte nel corso degli anni, prima e dopo Evelyn, erano state speciali.
    Per molto tempo, infatti, le foto che ritraevano le due piccole Applegarth e i loro genitori erano state più visibili alla piccola Roselyn rispetto agli adulti ritratti in esse. Mum e Dad passavano poco tempo con le loro figlie, troppo impegnati a costruire il loro successo e il loro paradiso. Dopo la partenza di Evelyn, i coniugi Applegarth si erano avvicinati parecchio alla piccola Roselyn, cercando di colmare il vuoto lasciato dalla sua anima gemella, che aveva lasciato solamente delle foto dietro di sé. Solamente poche foto, rispetto al mare contenente solo Evelyn o solo i genitori, ritraevano Roselyn insieme alla sua famiglia. Troppo poche. Il cammeo che la bionda portava al collo era una delle poche prove del fatto che la sua famiglia, anni or sono, si fosse riunita in un unico luogo. L’unione che un giorno sognava di rivedere era esistita e presto altre foto sarebbero state scattate con tutta la famiglia Applegarth riunita. Per il momento, altre sarebbero state aggiunte agli album con solo le due sorelle. Non era quello che avrebbe preferito, ma sarebbe stato comunque importante. Evelyn esisteva ancora, voleva la sua compagnia e celebrare il momento con una fotografia. Forse anche quella avrebbe potuto essere incisa in un cammeo. Magari le sarebbe piaciuto. O avrebbe preferito averne uno con una foto di famiglia? Sicuramente, quando sarebbe tornata a Londra, ne avrebbero fatta una e Roselyn l’avrebbe fatta trasformare in un ciondolo commemorativo. Dopotutto, il momento da immortalare l’avrebbe meritato.
    Click

    ***


    Quanto era durata la sessione fotografica? Se fosse stato per Roselyn, sarebbe continuata in eterno. Tuttavia, dopo un giro dei giardini e un paio di foto fatte in ogni punto meritevole, Evelyn decise di porre fine al momento e chiedere che le due venissero accompagnate in camera. Roselyn non si oppose. Aveva fatto immortalare al loro accompagnatore il momento in maniera sufficiente, almeno per ora. Inoltre, l’idea di rimanere da sola in stanza con Evelyn e scoprire che cosa fosse la sorpresa che l’attendesse una volta arrivata non aveva smesso d’intrigarla. Quando la macchina fotografica venne riposta, Roselyn, prima occupata a trovare il modo di apparire più bella possibile accanto alla sorella, poté riprendere a fantasticare su quest’ultima e su ciò che sarebbe potuto succedere una volta varcata la soglia della sua suite.
    «Mum and Dad will love our pictures!», disse la ragazza, con un tono e un’espressione innocenti che nascondevano quanto l’avvicinarsi del momento anticipato stesse intensificando le immagini nella sua mente.
    Le due arrivarono in fretta nella suite numero 102, una delle cinque nell’edificio. Sumire, che non aveva mai smesso di seguirle, aprì la porta prima di dare la chiave della stanza alla sua legittima proprietaria, che la prese elegantemente, porgendo un sorriso di cortesia a costei. Che cosa non avrebbe fatto pur di sembrare perfetta e desiderabile agli occhi di Evelyn…
    Invece di sparire e lasciare le due sorelle finalmente da sole, la tuttofare interruppe l’atmosfera spiegando l’esistenza di una seconda chiave a disposizione di un altro membro dello staff di Evelyn, per ogni evenienza. Buono a sapersi, sì. Roselyn avrebbe usato quella comodità quanto avesse ritenuto opportuno, ma nel frattempo aveva altro a cui pensare.
    La suite era composta da due stanze: un salotto e una stanza da letto, ben arredate e sufficienti per ospitare una persona come la giovane ghoul. La porta scorrevole, già aperta, dava su un letto matrimoniale, verso il quale Evelyn s’incamminò per prima, come per fare gli onori di casa degni di una Applegarth. Roselyn, invece, rimase nel salotto, guardando la stanza con la coda dell’occhio e concentrandosi sulla sorella che si allontanava, chiedendosi quale potesse essere la sua prossima mossa. Sì, la ghoul era impaziente ma non voleva essere troppo brusca: voleva conoscere meglio sua sorella, capire che cosa le piacesse, come preferisse essere trattata o che cosa la-
    «Rose, come on in! There's your surprise right on the edge of the bed~»
    Sui bordi del letto, però, si trovava anche Evelyn. Quale delle due sarebbe stata la sorpresa? «I can’t wait to see it!» disse Roselyn, pensando che, in fondo, qualcosa del tono della loro madre fosse rimasta in sua sorella quando parlava di sorprese.
    La ghoul sorrise genuinamente a Evelyn, poi, posizionandosi accanto alla sorella, aprì la scatola con delicatezza. Non appena il suo contenuto fu svelato, la ghoul prese il primo abito, sentendo immediatamente la morbidezza del tessuto sulle mani, lo estrasse e lasciò che la gravità lo aprisse e svelasse uno yukata. Guardò poi i ricami, perdendosi nella loro trama sui toni del blu senza proferire parola. La ghoul, nella sua breve vita, aveva indossato abiti di tutti i tipi, incluso qualche lavoro di sartoria. Era in grado di riconoscere un ottimo abito e quello era di fattura eccezionale. Il tessuto era così morbido, i ricami così perfetti, i colori così vivi… Sarebbe stato bellissimo e comodissimo, adatto a una ragazza del suo calibro.
    Riprendendosi dall’espressione assorta che aveva assunto, Roselyn decise di ammirarne la parte posteriore solo per un attimo, per poi spingerla contro di sé, immaginando come quell’abito le sarebbe stato addosso.
    «It’s perfect, Eve. Thank you so much! And it’s so soft...» Aggiunse, genuinamente contenta, un altro sorriso e uno sfregamento del tessuto contro la sua mano più tardi. «I had only seen one in Mum’s old pictures, before.» e in quel momento ne aveva uno vero in mano.
    La ragazza posò il suo nuovo yukata sul letto, prestando altrettanta attenzione al resto del regalo e trovando il resto del set, che rimase ad ammirare esattamente come fatto prima. Tutto il contenuto della scatola venne riversato sul letto, con l’eccezione dei genta, che finirono a terra perfettamente appaiati.
    «These are amazing! I can’t thank you enough.» Disse la ghoul, incapace di contenere un sorriso euforico. «I want to try them all out!» L’aver visto una volta uno yukata in foto non aveva certo insegnato a Roselyn come indossarlo. Sarebbe stato un bel problema per una ragazza mezzo-giapponese che di giapponese aveva poco o niente. O forse sarebbe stato meglio così, data l’alternativa? La ghoul non aveva dubbi quando, subito dopo, chiese alla sorella: «Will you help me?»



    «Parlato»
    "Pensato"
    «Parlato di Evelyn»

    We’re finally together again, dear sister

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Whisper

     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    7,274
    Power-up
    +438
    Location
    Outer space.

    Status
    Ghost
    Evelyn Tiffany Applegarth
    studentessa
    24 anni

    27bPwJl
    Non immaginava che aperto l'enorme pacco poggiato sul letto, sarebbe venuto fuori fosse proprio un kimono realizzato dal loro nonno materno. Sapeva che la sorpresa sarebbe stata incredibile, e che si trattava di qualcosa che probabilmente nessuno aveva mai regalato a Roselyn, ma quando la vide scartare il regale, aprire la scatola, e ritrovarsi davanti tutto quello, una forte emozione pervase Evelyn.
    Anche lei ricevette un kimono fatto su misura proprio dal nonno. Anche lei in passato, come Rose in quel momento, si era ritrovata una scatola enorme sul letto della sua nuova camera da letto, tutto perfettamente impacchettato, tutto semplicemente perfetto. Forse era proprio l'idea di vedere Roselyn scartare un regalo simile che l'aveva fatta emozionare a quel modo. Si avvicinò al letto, per poter osservare più da vicino ciò che era presente dentro quella scatola, rimirando con interesse la stoffa azzurra, le calzature poggiate poco prima sul pavimento, e tutto ciò che costituiva quel meraviglioso set.
    «Oh, I'm surely not the one you should give your thanks to.» commentò divertita, ma comunque rivolgendo alla sorella minore un sorriso piuttosto contento e sereno. «Grandpa is amazing, I think he completely find the perfect match for you, I bet this is going to suit you amazingly.»
    Non era un segreto che a Evelyn fosse interessata ai vestiti e alla moda in generale, ma da quando aveva messo piede sul suolo giapponese, aveva scoperto un modo completamente diverso, ricco di cose ancor più belle di quelle che aveva avuto modo di osservare a Londra. Ed era sicura che Rose l'apprezzasse al suo stesso modo, ora che poteva stringere tra le mani la morbida stoffa di un kimono fatto a posta per lei.
    «Yeah sure» così rispose al suo invito, allontanandosi qualche istante soltanto per affacciarsi alla porta che separava la zona notte dalla zona giorno, facendo cenno a Sumire che si sarebbero chiuse in camera per far provare tutto bene a Rose, e che non si sarebbe dovuta preoccupare di nulla.
    Una volta chiusa la porta, per mantenere una certa privacy e non mettere in imbarazzo la sorella, si voltò verso di lei e le sorrise.
    «I think you should put on your geta with this pair of socks, first.»
    Temeva un po' per la sorella, che non aveva mai avuto occasione di indossare dei geta prima di allora. E sapeva quanto fosse complicato rimanere in piedi su quel genere di calzature. «If you find it hard to walk with them, I don't think grandpa and grandma will be disappointed if you switch to a comfier pair of shoes.»

    «Parlato.»
    "Pensato."

    I might be disappointing, but at least I followed my heart.

    ghoul
    bikaku
    rank b
    masked flower

     
    Top
    .
  4.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Roselyn Charlotte Applegarth
    Studentessa/Vocalist
    16

    QomOIgC
    Magari Evelyn non aveva contribuito al regalo, ma senza di lei Roselyn non si sarebbe mai spinta così lontano. Probabilmente, un giorno, se ne sarebbe fatta spedire uno giusto per averlo, ma quello che la piccola Applegarth aveva in mano adesso avrebbe avuto un altro significato.
    «I bet this is going to suit you amazingly.»
    Sicuramente. Dopotutto, con un corpo come il suo che cosa avrebbe potuto starle male? Certamente non un kimono che faceva un adorabile contrasto coi suoi capelli e che sembrava perfetto per lei. Tuttavia ricambiare quell’attenzione con un sorriso non sarebbe stato male. Dopotutto, era pur sempre un complimento della sua Evelyn.
    Tra le due non si era creata troppa tensione. Nonostante la distanza spaziale e temporale tra le due, Roselyn si sentiva come se lei e la sorella non fossero mai state separate. Quello che le teneva insieme era ben più di un semplice rapporto interpersonale. C’era di più, una connessione che la più piccola sentiva di non avere con nessun altro, un amore diverso da quello che l’aspettava al suo ritorno, ma comunque da sperimentare. Erano l’una dell’altra ed esistevano l’una per l’altra. Nonostante gli anni di separazione, le sorelle Applegarth si capivano benissimo nei minimi dettagli.
    Fu infatti proprio Evelyn a congedare la sua serva, dopo aver sicuramente intuito che cosa stesse per succedere. Perché sì, sarebbe successo. Chi non avrebbe approfittato della prima occasione per un momento da soli con chi è stato così lontano? Sumire probabilmente si sarebbe allontanata o avrebbe sentito, ma era un rischio calcolato. Magari anche lei, come Vincent, avrebbe taciuto sulla vicenda. In quel momento, a Roselyn non poteva importare di meno.
    L’unica cosa importante sarebbe stata godersi il momento e sorridere a sua volta alla sorella, che aveva appena chiuso la porta. Ormai le due erano sole e no, Roselyn non era in imbarazzo.
    Evelyn inizialmente suggerì d'indossare prima le calze e mettere i geta. Magari avrebbe preferito andarci piano e testare le acque molto cautamente prima di avventarsi in qualcosa di così estremo. Roselyn la capiva e, per quanto desiderasse un approccio più diretto, si sarebbe accontentata per non imbarazzare sua sorella.
    La sorella minore si sedette sul letto e si tolse le calzature, per poi indossare quelle appena regalatele. Non sembravano male, nonostante la forma un po’ inusuale. Roselyn non riuscì a concepire come mai tali scarpe potessero piacere, ma trattenne questo pensiero sperando che, una volta indossato il resto dell’abito, esse si abbinassero magicamente a qualcosa. Dopotutto, il kimono era bello e l’idea d’indossarlo con gli stivali che aveva usato durante il volo non le sembrava un granché.
    Incredibile ma vero, le scarpe erano proprio della sua taglia. Come aveva fatto il loro nonno a indovinarla? Era stato incredibile, proprio come si aspettava da un suo antenato. Tuttavia avrebbe comunque chiesto. Quel trucchetto avrebbe potuto tornarle utile in futuro.
    Armata della confidenza datale da scarpe nuove della sua taglia, Roselyn si rialzò, decisa a sentire come si comportassero sotto i suoi piedi. Anche senza scattare in avanti, la ragazza sentì i suoi piedi inclinarsi in avanti. Le fu necessario riaggiustarsi per tornare in equilibrio, ma ci riuscì abbastanza in fretta. Camminare sui tacchi le aveva insegnato l’equilibrio, ma avrebbe dovuto abituarsi alla nuova sfida.
    «If you find it hard to walk with them, I don't think grandpa and grandma will be disappointed if you switch to a comfier pair of shoes.»
    Quelle parole un po’ la colpirono. Sembravano dette con nonchalance, ma forse la sorella aveva già notato la sua difficoltà nell’usare i geta. Aveva cercato di non darlo a vedere, ma Evelyn aveva capito. Era contenta che le due si capissero, ma avrebbe preferito evitare la figuraccia appena fatta.
    «I can do it!» Disse, in maniera un po’ infantile. «I just need more practice.»
    La ragazza fece un passo, poi un altro. Le gambe le tremavano e l’istinto di tirar fuori due tentacoli per aiutarsi era forte, ma, lenta come non mai, procedeva da sola. Si sentiva fortemente in imbarazzo. Forse le gambe non le sarebbero durate fino all’ascensore, ma teneva a utilizzarle, non tanto per sé quanto per il completo e per non provocare un dispiacere a Evelyn e ai suoi nonni, che avrebbero preferito vedergliele indosso.
    Magari quello sarebbe bastato a fare bella figura con sua sorella, ma un po’ d’imbarazzo sarebbe rimasto. Eppure, strano ma vero, Roselyn non voleva che quel momento finisse quanto prima. Quel tentativo quasi infantile le aveva riportato alla mente i giochi di Villa Applegarth nei tanti anni spensierati che le due sorelle avevano passato insieme, prima di conoscere la distanza. Era passato tanto tempo, ma sicuramente anche la maggiore avrebbe dovuto ricordarsene. Ormai la minore aveva sedici anni. La loro madre già da un anno le ricordava quanto lei fosse già una giovane donna. Era troppo cresciuta per abbandonarsi a giochi del genere ed Evelyn, più grande di lei di ben cinque anni, sicuramente la pensava allo stesso modo. Eppure era stato quasi naturale per la minore abbandonarsi così. La maggiore l’aveva sempre capita fin dal primo istante. Le due avevano condiviso proprio quegli anni di gioco e il perché di quella scenata sarebbe stato chiaro a entrambe. Sì, sicuramente Evelyn avrebbe apprezzato e capito. Le due erano troppo connesse per lasciare spazio ad altre interpretazioni.
    Quel ritorno al passato, però, sarebbe durato ancora per poco. Roselyn avrebbe raggiunto la poco distante Evelyn a tentoni, per poi sorriderle e dirle «See?», quasi aspettando un segno di divertimento per ridere di gusto… o per farla ridere di gusto.
    «What’s next?»



    «Parlato»
    "Pensato"
    «Parlato di Evelyn»

    We’re finally together again, dear sister

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank B
    Whisper

     
    Top
    .
18 replies since 1/3/2021, 19:05   472 views
  Share  
.