People hate. People lie.

[INATTIVA] Hikaru "Shiori" Serizawa & Hayato Kujo | café | 05/12/2020, dalle 16:15 | soleggiato, 13°

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  1. yumæchu`
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    Hikaru "Shiori" Serizawa
    studentessa / barmaid
    19 anni

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    Hikaru si sentiva sporca e cattiva. E forse aveva dei buoni motivi per percepirsi in quel modo, tanto da sentire come se quelle sensazioni dovessero esserci per forza, perché era vero che lo era e non poteva fare niente per far sì che quella sensazione di disagio e forte ribrezzo le si togliesse di dosso.
    Scema lei che aveva ben pensato fosse giusto comportarsi in quella maniera e mentire così tanto spudoratamente.
    Sapeva che avrebbe potuto evitarlo, sapeva che avrebbe potuto semplicemente vuotare il sacco, anche non entrando nei dettagli. «La CCG mi mette a disagio» o ancor meglio «le forze dell'ordine mi danno una sensazione opprimente che non mi piace» e forse sarebbe riuscita a rilassarsi un po'.
    Ma la menzogna era la via più facile di fuga, quella per non affrontare i problemi. Quella che ti sussurrava all'orecchio con voce ammiccante e che, con qualche carezza, ti invitava a seguirla in quel sentiero buio, umido e stretto, così cupo da asciugarti la gola per la paura, da fossilizzarti nel momento in cui anche solo qualcosa non andava bene... ma così invitante, poiché potevi evitarti di guardare in faccia la realtà, affrontandola.
    Di fronte al dispiacere altrui, Hikaru provò un senso di oppressione ancor più grande, molto più di quello che poteva provare a pensare di star condividendo una comoda seduta ed un momento relax con un investigatore anti-ghoul.
    Approfittò della bevanda che stringeva tra le proprie mani per deglutire. Eccola, quella fastidiosa sensazione di secchezza alla gola, quella che scaturiva un maggiore senso di colpevolezza.
    Non lo credeva affatto così stupido da essersi bevuto una simile bugia. Non dopo che aveva scoperto dove lavorasse. Oppure era genuinamente preoccupato e lo aveva in pugno, ma questa opzione risultò troppo utopistica nella mente piena di pensieri della ragazza.
    "No, sicuramente non può essere davvero così tanto stupido."
    Ancora un altro sorso, quell'americano stava diminuendo a vista d'occhio all'interno del bicchierone. La bevanda che le riempiva la bocca era solo un rapido sollievo, così rapido da lasciarle nuovamente la gola secca dopo solo qualche istante.
    « Cose che capitano » aveva deciso di rispondergli, alzando lo sguardo e guardandolo con la coda dell'occhio, per poi abbassare lo sguardo verso il grosso micione ormai bello che andato, « la vita è stressante per tutti, immagino che anche per te sia un bel peso, visto ciò che fai. »
    Avrebbe voluto lasciarsi andare contro lo schienale morbido della seduta, spaparanzarsi e bearsi del caldo di quell'ambiente. Gli occhi dardeggiavano i dintorni, come se cercasse appiglio e conforto in qualcosa di facilmente afferrabile. Ma constatare come le persone attorno a lei sembravano essere davvero contente e rilassate, come chiacchieravano felici e spensierate, non fu affatto un bene.
    Era finalmente giunta, la fase in cui si sentiva tanto spaventata da sentirsi come bloccata senza possibilità di fare alcun movimento. Fu quella constatazione che la portò ad abbassare lo sguardo, puntato sui caldi scarponcini che indossava ai piedi.
    "Sei proprio patetica, Shiori."
    E sorrise. Sorrise amaramente dopo che quel pensiero le trapassò la testa.
    Prese un altro sorso, il più lungo di tutta la serata e, poco dopo, sospirò.
    « Lavoro part-time » mormorò con più leggerezza, « perciò non è dura. Non riuscirei a gestire il lavoro e lo studio, altrimenti. È ridicolmente più difficile rimanere concentrati durante le lezioni quando sei nel bel mezzo di un'importante sessione, piuttosto che lavorare al bar. Anzi, lavorare al bar è una delle poche cose che mi fa stare meglio, almeno stacco dai libri e mi evito il mal di testa per essere stata troppo tempo a leggere, evidenziare e scrivere. »
    Lo sbuffo di una risata abbandonò le sue labbra, che poco dopo si avvicinarono alla cannuccia del bicchierone, esigendo altro caffé.
    Si era arresa. Non aveva voglia di tenere il muso ad una persona tanto gentile e cordiale da preoccuparsi per una stupida come lei. Perché era vero, la stupida era lei, non di certo lui. Anzi, lui probabilmente era almeno tre volte più furbo, intelligente e scaltro di lei, che faceva qualunque cosa con gli occhi sempre fissi su qualsiasi evenienza.
    L'eventualità che Hayato Kujo fosse un agente della CCG, però, non era mai stata presa in considerazione. Ed ecco perché, in quel momento, si sentiva così irrimediabilmente impotente.
    « Ma immagino non sia nulla a che vedere con quel che fai tu. »
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    « Parlato. »
    "Pensato."

    I don't hide anymore even if the night dark comes again, because I trust myself.

    umana

     
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