Delivery Food Panda

[CONCLUSA] Chihiro Fujioka & Lancelot Moreau; 03/01/2021 - 08:30 PM

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    Lance dubitava seriamente che Chihiro scherzasse quando affermava tra le righe di essere così strano che i suoi amici, vedendolo in compagnia di un ragazzino assai più giovane, non avrebbero posto più domande dello stretto indispensabile. Personalmente lo trovava inverosimile, ma nel periodo passato a osservarlo aveva appurato che Chihiro Fujioka era una persona tutt’altro che normale. E se lui lo aveva compreso in un tempo relativamente breve, figurarsi chi lo conosceva da una vita.
    Ciononostante rimaneva dello stesso avviso: non era per gli amici stretti che necessitavano di un pretesto credibile, ma per chiunque di inaspettato che potesse esprimere una lecita domanda. Ad esempio le forze dell’ordine o la CCG. Certo, le probabilità di essere interrogati dalla polizia erano davvero basse, ma non per questo l’ipotesi andava immediatamente scartata.
    Il giovane ghoul avrebbe fatto l’impossibile affinché tutto fosse andato secondo i piani del maestro, non solo per compiacerlo in quanto suo padrone ma soprattutto perché sapeva che ciò che Levon Moreau stava facendo era estremamente rischioso. Non si illudeva che Chihiro avesse anche solo un minimo a cuore la loro salvaguardia, probabilmente tutto ciò che gli interessava era soddisfare la propria curiosità e divertirsi. Ma per Lance non era così: la persona più importante della sua vita stava camminando sul sottile confine tra la vita e la morte.
    Dunque annuì con determinazione all’invito a sbizzarrirsi, sperando di trovare serio sostegno da quella persona apparentemente così poco affidabile.
    Dopodiché allungò una mano, cauto persino nello sfilare la forchetta dalle dita di Chihiro. Non voleva rischiare un contatto fisico, si sarebbe sentito estremamente a disagio, ma non voleva neanche farsi imboccare come un bambino. Strinse il manico della forchetta tra pollice e indice, stendendo all’indietro il resto della mano, e la rubò all’umano senza nascondere una ventata di soddisfazione per essere riuscito a non sfiorare la pelle di Chihiro.
    Da fastidioso e intenso, l’odore divenne nauseabondo mentre avvicinava la torta alle labbra. Lance non era abituato a ingerire cibo umano, semplicemente non ne aveva motivo vivendo in una teca di cristallo in cui entravano solo persone consapevoli della sua natura. Quella sarebbe stata una bella prova, ma almeno Chihiro avrebbe capito che non era il caso di insistere con inviti a condividere il cibo.
    Con espressione già disgustata, mangiò la torta. E solo per miracolo non la sputò in faccia a Chihiro. Tutti i sapori più disgustosi esistenti sul pianeta terra sembravano essersi concentrati nella sua bocca, tanto che Lance lasciò istintivamente cadere sul tavolo la forchetta e nascose la parte inferiore del volto con una mano, reprimendo gli udibili conati che premevano per risalire la gola. Non era neanche riuscito a ingoiare, la nausea era subito degenerata in un impellente bisogno di vomitare a cui il suo intero organismo sembrava partecipare accoratamente.
    Per quanto si sforzasse, ogni tentativo di mandar giù sembrava avere l’unico risultato di farlo sudare freddo. Perse la cognizione del tempo, ma quando finalmente quel dannato pezzo di torta si decise a scendere lungo la gola - non aveva idea di che effetto avrebbe avuto sul suo apparato digerente - Lance riaprì gli occhi, scoprendo di avere la vista appannata dalle lacrime.
    Sicuramente un ghoul più allenato di lui non avrebbe avuto così tante ripercussioni, ma purtroppo lui era un po’ stupido.
    Tirò su col naso e si asciugò gli occhi con una manica, mogio, adesso voleva solo dell’acqua…
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    Il talento che il ragazzo aveva dimostrato nel prendere la forchetta che gli aveva porto senza minimamente sfiorarlo lo sorprese, e quasi lo fece ridere, in special modo dopo aver notato l’espressione soddisfatta che Lancelot non aveva nemmeno provato a nascondere. Nemmeno il contorcimento della suddetta espressione in disgusto gli sfuggì e anzi, si mise ad osservare il ghoul con ancora più curiosità. Quindi anche particolari odori erano per loro già nauseabondi? Non era solo questione di tatto, di gusto? O era una reazione psicologica al semplice avere del cibo vicino in preparazione del sapore che sapevano doveva avere? Che curioso, era molto intrigato. Forse, se quel percorso di vita gli fosse interessato davvero, con tutta probabilità sarebbe stato un fantastico ricercatore. Fortuna per tutti che i suoi interessi fossero altrove.
    Chihiro trattene quindi il respiro con una punta di aspettativa, come se non sapesse già cosa doveva succedere, quando Lancelot si mise in bocca quel pezzettino di torta al cioccolato, facendo poi cadere la forchetta sul tavolo per l’impeto dell’azione. Era una reazione molto forte, alcune lacrime erano ai lati dei suoi occhi, era palese si stesse sforzando ad ingoiare e Chihiro quasi volle dirgli che andava bene così, aveva dimostrato a sufficienza. Ma allo stesso tempo il ragazzo sembrava volenteroso dal volergli dimostrare qualcosa, e non voleva di certo toglierli quella motivazione. E ormai ci era riuscito con fatica a mandarlo giù, non poteva fare altro.
    Per cui, nel mentre, soddisfatto già solo dall’aver potuto vedere di persona la sua di reazione, si era alzato andando a prendere un bicchiere d’acqua pulita dalla cucina, per poi andare posarglielo di fronte. Il vetro decorato da stampe a forma di fragole.
    «Tutto okay?» gli disse quindi non appena lo vide riaprire gli occhi «Sei stato bravo. E se ti serve il bagno, sai dov’è» continuò con un lieve sorriso che doveva essere riassicurante, mettendosi poi seduto. Il pezzo di torna che aveva iniziato era stato completamente dimenticato insieme al piattino, le mani sotto il mento, l’espressione sempre incuriosita «Ci sono modi per combattere tali reazioni? Penso sia difficile vivere tra gli umani altrimenti».
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    Edited by alyë - 14/2/2022, 23:32
     
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    Lance Moreau 「 Calavera 」
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    Come se fino a quel momento non fosse stato un caleidoscopio di reazioni incomprensibili e a tratti persino esagerate, Lance fu attraversato dal suono di tre semplici parole, “sei stato bravo”, come fossero state una scarica elettrica capace di rianimarlo dal torpore del disgusto. Levò gli occhi a Chihiro, ancora appannati di lacrime, sgranati in un’espressione di sbigottimento misto a pura emozione. Dall’esterno si sarebbe detto che Lance avesse ricevuto una notizia bellissima e del tutto inattesa, e in effetti Chihiro, senza saperlo, aveva detto una delle cose che più desiderava sentire.
    La sua educazione si era a lungo articolata intorno alla creazione di uno spontaneo svilirsi e autofustigarsi per il semplice fatto di essere nato ghoul. L’approvazione proveniente dagli esseri umani era la più alta forma di riconoscimento a cui potesse aspirare, perciò per Lance quelle rare parole erano tra le cose più belle che gli si potessero dire.
    «Grazie…» sussurrò, l’emozione visibile nell’espressione di stentata felicità e nell’accenno di rossore sulle guance.
    Non avrebbe riconsiderato quanto appena accaduto né cambiato opinione sul maledetto scrittore pazzo, ma almeno adesso aveva la certezza che sentire concentrati nella propria bocca tutti i peggiori sapori del mondo fosse valso a qualcosa, qualcosa di bello non solo per Chihiro. Peccato che il momento di profonda soddisfazione fosse letteralmente avvelenato dal persistente sapore di decomposizione di cui non riusciva a liberarsi…
    Lance non capiva proprio come potessero esistere ghoul disposti a vivere tra gli esseri umani anche a costo di sopportare simili torture. In realtà la risposta arrivava, chiara e lampante per merito del buon lavoro fatto dal suo padrone, ogni volta che si poteva quell’interrogativo: in città c’era più cibo e la fame di certe bestie non conosce fine, ovvio. Non poteva essere altrimenti. Chihiro era proprio fortunato ad essere vivo nonostante il suo gusto per il pericolo.
    Prese con gratitudine, espressa attraverso un cenno della testa, il bicchiere d’acqua e lo svuotò prima di rispondere all’ennesima domanda dell’umano.
    «Non lo so, io non vivo tra gli umani.» spiegò, la voce finalmente meno gracchiante. «Quando serve, prendo una pasticca che fa passare la fame. Non so però come funzioni, me le fornisce il maestro. Non mi sorprenderebbe se avessero creato qualche rimedio alla nausea, ci sono ghoul che farebbero di tutto per mescolarsi alle persone normali…»
    Facendo attenzione a non produrre alcun suono, posò il bicchiere sul tavolo. Quindi strinse a pugno le mani sulle cosce e assunse di nuovo un’espressione seria.
    «Riguardo il pretesto per stare con lei, pensavo di fingermi uno studente straniero in scambio culturale per imparare il giapponese. Mi sentirei meno in colpa a dire una mezza bugia, ecco, perché è vero che il giapponese ancora non lo so molto bene…» concluse con un sospiro affranto, che non fu accompagnato da un’esclamazione in francese solo per miracolo.
    Sapeva che se non avesse preso la situazione in mano, Chihiro l’avrebbe di nuovo sepolto di domande. Ma oltre a non voler perdere altro tempo, era infatti piuttosto tardi, di fatto lui non aveva risposte alla maggior parte delle sue curiosità. Chi avrebbe potuto risolvere i suoi dubbi era il maestro, di certo non lui.
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    La quasi intensa reazione di Lancelot alle sue parole, non solo lo prese in contropiede ma lo stupì anche. Sgranò un po’ gli occhi argentei, incrociando lo sguardo del ragazzo, i gomiti sul tavolo e il mento ancora appoggiato sul dorso delle sue mani incrociate. Quell’espressione di sbigottimento mista a pura gioia, non sapeva bene come catalogarla. Aggrottò leggermente le sopracciglia, sorridendogli appena di rimirando. Che quelle parole che dovevano semplicemente essere di rassicurazione, per lui, erano qualcosa di più? Qualcosa che cercava, qualcosa che lo gratificava?
    Quel pensiero gli fece venir in mente il suo amico Minori e la sua continua ricerca di attenzioni e approvazione, specialmente dalle figure autorevoli, che fin dalla gioventù lo definivano. Ah, che ricordi nostalgici, gli mancava un po’ quel lato più permaloso del suo amico. E forse era proprio qualcosa di simile. A chi non piacevano i complimenti, dopotutto? Ricevere elogi per un lavoro ben fatto?
    Doveva farlo di nuovo, voleva vedere nuovamente quella reazione sul suo volto. Aver notato questo dettaglio lo aveva riempito di motivazione.
    «Prego» gli disse quindi tutto contento. Lancelot era proprio carino, gli veniva voglia di prendere quelle guanciotte arrossate a pizzicotti. O a morsi.
    «Oh! Interessante, quindi ci sono invenzioni del genere» commentò, dondolando un po’ la testa da lato a lato, con la mente che vagava. Il fatto che i ghoul avessero a disposizione delle pasticche apposite per facilitare il loro integrarsi nella società umana, gli dava l’aria un po’ di complotto. L’immagine di alcune case farmaceutiche e scienziati che andavano segretamente contro la CCG e il senso comune, quasi lo fecero ridacchiare per la comica immagine mentale che si era fatto. Beh, a quanto pare quel pensiero poteva essere bene o male coretto, specifiche a parte.
    Ma Lancelot non aveva tutti i torti, perché Chihiro era già pronto a fargli altre domande prima di venir interrotto sul nascere. Ridacchiò appena, notando quello che il ghoul aveva fatto, in modo da tenere il discorso fermo sul punto della situazione, scrollando le spalle «Per me non c’è problema» replicò quasi indifferente e annuendo appena «Ma il tuo giapponese è già buono! Lo parli bene, ti serve solo più pratica» aggiunse con convinzione e un occhiolino, per poi sospirare appena, coprendosi il naso con le ditta e spostando gli occhi al soffitto per un momento prima di riportargli al volto dell’altro «Almeno tu sai parlare altre lingue, come il francese… almeno so l’inglese a un livello abbastanza decente anche se il mio accento, eheh, è un po’ stereotipico».
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    Edited by alyë - 15/2/2022, 00:46
     
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    Lance Moreau 「 Calavera 」
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    Aveva fatto proprio bene a imporsi, pensò stringendosi metaforicamente la mano da solo. Quella persona era una miniera di domande probabilmente sterminata, che paura! Lance aveva letto che l’instancabile curiosità era un tratto caratteristico dei bambini; purtroppo lui della sua infanzia ricordava ben poco e quindi non aveva modo di appurarlo, ma tutti sanno che i libri non mentono. Chihiro Fujioka era però un adulto, pertanto avrebbe dovuto sapere che, curiosità o meno, c’erano momenti in cui bisognava concentrarsi su altro. Possibile che nessuno glielo avesse mai spiegato? Oppure quell’uomo malefico era tornato a prenderlo subito in giro dopo avergli dato il contentino?
    Sgrunt. Le braccia ora incrociate al petto e l’espressione torva parlavano per lui, leggibili come un libro aperto. Sarebbe stato proprio meglio per Chihiro non cercare di farsi beffe di lui.
    «Lei non sa proprio prendere le cose seriamente, Fujioka-san.» commentò alla fine del breve intermezzo di carattere linguistico, con un vaghissimo tono di rimprovero che non avrebbe osato rendere più concreto.
    Non era lì per vantarsi della sua Babele mentale, anche perché aveva obiettivamente dimenticato gran parte delle nozioni imparate durante gli innumerevoli viaggi del professor Moreau più per necessità che per diletto. Scoccò un’occhiata all’orologio, confermando quel che sapeva già: si era fatto tardi, troppo tardi per trattenersi ancora a casa di qualcuno appena tornato da un viaggio.
    Si mise dunque in piedi, attento a non strisciare i piedi della sedia contro il pavimento e poi a spingere la sedia in modo che si incastrasse alla perfezione sotto il tavolo. Era abituato a non lasciare alcuna traccia del suo passaggio, a parte quelle che non era in suo potere far sparire come il bicchiere vuoto e la forchetta ancora sul tavolo.
    «Ho solo un’ultima cosa da dire prima di lasciarla in pace.»
    Strinse le mani sullo schienale fino a far sbiancare le nocche, facendo appello a quel poco di coraggio contenuto nel suo corpo per combattere il nervosismo e darsi un tono senza apparire irrispettoso. Già durante il loro primo incontro era stato molto scontroso, ma ora che lo scrittore era al servizio del suo maestro non poteva permettersi errori.
    Incontrò con fatica gli occhi argentei di Chihiro, in una evidente battaglia interiore che non voleva combattere.
    «Il maestro metterà nelle sue mani segreti che potrebbero ucciderci tutti. Io non condivido la sua scelta, ma la mia opinione non è importante. E non mi importa quel che sarà di me, perché io vivo per servire… ma al maestro non deve accadere niente. Che sia la CCG, le persone che stiamo per tradire o lei stesso, non esiterò a uccidere chiunque minacci di distruggere il mio mondo.» prese un respiro profondo. «Perciò, Fujioka-san, si sforzi di prendere seriamente almeno questo, e in cambio le darò ciò che vuole.»
    Non era certo bello concludere quell’incontro con una promessa di morte se li avesse traditi, ma per Lance era fondamentale mettere le cose in chiaro.
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    A guardare Lancelot incrociare le braccia al petto con quella espressione contrariata, quel senso d'ilare tenerezza non poté che riaffiorare. O, allo stesso tempo, anche ridere per il semplice fatto che lo faceva sembrare ancora più piccolo dell’età che doveva avere. Non riusciva proprio a vederlo in altro modo. Lancelot era un po’ come una piccola tigre che tirava fuori i denti.
    «Io sono sempre serio» replicò quindi con un sorriso sornione sulle labbra. Era vero che, a modo suo almeno, ci metteva serietà in praticamente tutto quello che faceva, e allo stesso modo era anche una persona particolarmente onesta. Fin troppo tra l’altro, era difficile vederlo mentire o ingannare il prossimo su qualcosa d’importante. Le comuni prese in giro erano per lui tutt’altra storia, un po’ di sano divertimento serviva sempre per spezzare la quotidiana monotonia.
    Chihiro osservò il ragazzo lanciare un’occhiata all’orologio per poi mettersi in piedi constatando che era arrivato forse il momento di separarsi per la serata, avendo completato quello che era venuto a fare da lui.
    «Oh, devi già andare?» disse infatti Chihiro, il tono un po’ dispiaciuto nel mentre si alzava anche lui per andare a guidare il ragazzo all’ingresso «Dimmi pure» disse poi, osservando Lancelot stringere la presa dello schienale della sedia che aveva rimesso perfettamente al suo posto, fino a sbiancare le nocche delle sue mani. Chihiro incrociò il suo sguardo dorato, aspettando parlasse.
    Lo stette quindi ad ascoltare con attenzione, per poi sorridergli alzando delicatamente le spalle con una punta di noncuranza, come se non lo avesse nuovamente minacciato di morte se avesse causato guai per loro, ma specialmente per il suo misterioso committente che andando avrebbe di certo iniziato a conoscere meglio «Okay» fu la sua semplice risposta nel mentre si abbassava a raccogliere Azuki da terra per mettersela in braccio «Ho già accettato, Lancelot-kun. E non mi hai ancora nemmeno visto al lavoro, se siete venuti a bussare alla mia porta deve esserci un motivo» aggiunse con un sbieco sorriso.
    A detta di Chihiro quel discorso da parte sua non serviva veramente, gli era tutto abbastanza chiaro. Insomma, non glielo avevano già spiegato? E in realtà non avevano nemmeno ancora iniziato quel delicato lavoro. Ma non poteva biasimarlo se credeva non stesse prendendo la situazione sul serio, non era il primo che lo pensava ne sarebbe stato tanto meno l’ultimo. Senza dire altro lo guidò quindi all’ingresso, iniziando a sventolare una delle zampette della gatta nella sua direzione come saluto.
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