Love is a rollercoaster

Privata: Fuyuko Enaga & Hinata Kobayashi -@Yumiuriland, Inagi - 14/02/2021 - Soleggiato

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    «Capo scusami… dovrei chiederti il giorno libero domani.»»
    «DOMANI?! Ma abbiamo un sacco di lavoro, Hinata, ho bisogno di te!»
    «S-sì, lo so, però… ho un appuntamento domattina.»»
    «… è una ragazza?»
    «… Sì.»»
    Un silenzio gelido calò nella piccola bottega di tatuaggi. Hinata se ne stava in un angolo, a disinfettare l’ultimo ago usato. Testa bassa e incassata nelle spalle, occhi fissi sullo strumento e una paura matta del suo boss. Teranosuke era dietro al bancone, ma con pochi e lunghi passi si portò dinnanzi al ragazzo. Alto, forte e spaventoso, Teranosuke avrebbe potuto schiacciare Hinata come un acino d’uva e poi margiarselo per spuntino. Letteralmente.
    L’uomo dal volto ombroso e serio si chinò sul ragazzo, gli poggiò una mano sulla spalla e ormai vicinissimo a lui, gli fece un sorriso beffardo.
    «E me lo chiedi?! Va’ e colpisci, tigre!»
    E se ne andò dietro al bancone ridendo sguaiatamente, lasciando un povero Hinata ricurvo su stesso e incredulo.

    Era una fortuna che Hinata fosse un ragazzo. Se si fosse ritrovato con un guardaroba femminile quella mattina, sarebbe rimasto a scegliere cosa mettere per ore.
    Hinata non aveva bene in mente quale fosse il modo migliore per presentarsi a un appuntamento. Lui di appuntamenti nella sua vita ne aveva avuti ben pochi, e la maggior parte di questi si erano rivelati scherzi organizzati ad arte dai suoi simpaticissimi compagni di scuola. E alla fine di quegli scherzi anche lui rideva, ma per i motivi sbagliati.
    Alla fine optò per un pullover azzurro cielo, jeans chiari, converse nere e cappotto monopetto nero. Doveva stare comodo per quella giornata all’insegna del divertimento e della confusione. Sperò che andasse bene, tanto che prima di uscire si diede un’ultima controllata allo specchio dell’ingresso. Ultimo tocco immancabile, la mascherina. Hinata non usciva mai senza. E poi aveva alla sua misteriosa partner che l’avrebbe indossata, un motivo in più per non dimenticarla.
    Il viaggio fino a Yomiuriland fu lungo ma tranquillo. Hinata impegnò il viaggio gettando qualche schizzo per un tatuaggio sul suo sketchbook mentre ascoltava una compilation di musica low-fi. Per concentrarsi era ciò che di meglio potesse ascoltare.
    Ovviamente i suoi pensieri andavano ad accavallarsi sulla misteriosa ragazza che avrebbe incontrato. Forse gli appuntamenti al buio erano patetici, ma per lui erano un’ottima occasione per conoscere qualcuno. E quello era davvero al buio, la ragazza in questione, Fuyuko, non aveva neanche una foto che la ritraesse sul suo profilo. In un primo momento Hinata temesse fosse una truffa, ma rileggendo più volte i messaggi che la ragazza gli aveva mandato si convinse che stesse dicendo la verità. E se l’idea di una fanciulla dai capelli azzurri stuzzicava la sua fantasia da esteta, colpendo proprio su quei punti per lui deboli, alcune espressioni da lei usato lo lasciavano impensierito. Anche lei doveva essere una persona sola, o almeno Hinata si fece questa idea. Leggere tra le righe lo divertiva e poi era utile, soprattutto se ci si deve rapportare con qualcuno di nuovo per la prima volta.
    Arrivato a Yomiuriland, Hinata venne immerso in una bolgia di persone e colori. Tante coppie dovevano aver avuto l’idea di andare lì per passare San Valentino, era una meta piuttosto gettonata. In quel momento il ragazzo invidiò la coppia che sarebbe andata all’acquario.
    Dopo una breve ricerca della tanto attesa chioma azzurra, ricerca che si rivelò al momento infruttuosa, Hinata andò a mettersi vicino le porte d’ingresso, stando sempre all’erta. Era arrivato con cinque minuti di anticipo, probabilmente Fuyuko non era ancora arrivata.

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    Fuyuko era semplicemente elettrizzata: aveva cercato di informarsi sul luogo in cui sarebbero andati e dire che saltava di gioia era un eufemismo. Voleva provare TUTTO.
    Non si era resa conto però di essersi iscritta ad un appuntamento al buio, non aveva mai avuto un appuntamento, probabilmente sarebbe stata doppiamente nervosa all'idea, oltre al fatto che...insomma...se doveva morire come faceva a spiegarlo all'altra persona? Era piuttosto complicato.
    Eppure, nella sua lista di cose da fare prima di morire c'era qualcosa del genere, sebbene si era come rassegnata al fatto che non sarebbe mai accaduto: aveva poco tempo. Voleva fare così tante cose... erano quelli i momenti in cui le sembrava un'ingiustizia, perchè doveva essere lei? Non poteva capitare a qualcun altro?
    Era ben consapevole di essere completamente alienata dal mondo, o quasi, quella finestra come internet l'aiutava a connettersi un po' di più col mondo, le permetteva di viaggiare all'infuori di quelle mura.
    Voleva però che quella fosse una giornata felice: vedeva così tante persone sorridenti e pieni di...cuori? Aveva visto un sacco di palloncini a forma di cuore, anche se si chiedeva perchè, forse era una festa o una nuova moda di cui non era a conoscenza?
    Si sentiva un po' in imbarazzo a dover chiedere, anche perchè sarebbe sembrata ancora più strana, e non le piacevano quegli sguardi, nè voleva essere presa in giro.
    Era stata di parola: si era messa un vestito bianco e delle ballerine azzurre, in effetti forse questo poteva essere un dettaglio in più da dare, ma pensava sarebbe stata più che riconoscibile visti i capelli corti e colorati.
    Si guardava intorno quasi alla ricerca di un volto familiare, era arrivata nelle vicinanze del parco e sistemò il chiodo azzurro pastello in eco pelle che reggeva da un braccio: guardò anche la chat del telefono, era davvero curiosa di conoscere Hinata.
    Forse doveva urlare il suo nome e l'avrebbe sentita?
    Temeva sarebbe afferrata per pazza, o per strana, visto che già normalmente lo sembrava, e così si fece coraggio e decise di premere l'iconcina verde per chiamare il ragazzo.
    Se l'altro avesse risposto si sarebbe ritrovato dall'altra parte della cornetta una gioiosa Fuyuko.
    «Hinata? Sono Fuyuko, sono arrivata! Sono vicino l'ingresso, credo...»
    Sperava intanto di avvistarlo, ma c'era così tanta gente!

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    Hinata era troppo occupato a guardarsi intorno per notare lo squillare del suo telefono. E la confusione non lo aiutava di certo.
    Gli occhi neri vagavano sulla testa dei presenti, cercando la famigerata zazzera azzurra tra la folla. Era una fortuna che Fuyuko fosse tanto appariscente, se avesse dovuto darle come indizi per trovarlo una descrizione di sé… avrebbero finito per uscire insieme al San Valentino del 20Mai. Gli occidentali avevano ragione a dire che tutti gli asiatici si somigliassero molto.
    Per volontà divina il ragazzo si accorse che la sua tasca destra del cappotto vibrasse, o meglio, ciò che la tasca ospitava. Un numero sconosciuto era comparso sullo schermo, e dopo il primo momento di smarrimento, Hinata pensò che forse la sua accompagnatrice lo stava cercando.
    «Pronto?»
    “Hinata? Sono Fuyuko, sono arrivata! Sono vicino l'ingresso, credo…”
    Una voce dolce emerse nel vociare di tutte le persone lì vicine. Hinata non era uno molto sensibile ai rumori, il che era un bene rendendogli semplice isolarsi dal resto del mondo, ma la voce di Fuyuko l’aveva colpito. Forse era un po’ condizionato dalla situazione, doveva stare attento a non farsi piacere qualcuno così su due piedi solo per non sentirsi solo.
    «Oh, sì, ciao! Ehm, anche io sono già qui, ti sto cercand-»
    Capelli azzurri. Vestito bianco. Anche se di spalle, era evidente che tenesse il telefono all’orecchio. Era lei.
    «Ti ho vista! Girati, dovresti vedere me.»
    E per rendersi più riconoscibile, Hinata alzò un braccio bene in alto, facendole cenno.
    Beh, sperava fosse lei, dalla descrizione doveva essere lei. Se si fosse sbagliato beh… stava ballando come uno dei Village People in mezzo a una piazza gremita di gente. Bene.

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    Sembrava in apnea, o almeno così si sentiva nell’attesa che Hinata le rispondesse a telefono: non vedeva l’ora di conoscerlo!
    Sorrise istintivamente sentendo la voce dell’altro, meno male non aveva sbagliato luogo! Si sarebbe imbarazzata altrimenti nello scoprire di aver già fatto una figuraccia: si stupì nel sentire che l’aveva vista e così si girò, vedendo finalmente qualcuno che si stava sbracciando e sorridendo alzò una mano, quasi saltellando e ricambiando ampiamente il saluto,
    «Hinata!! Ciao!»
    Era veramente felice di conoscerlo: era stata giorni ad immaginare come potesse essere il volto del ragazzo con la mascherina e poteva dire che dal vivo, giá aveva un feeling positivo al riguardo.
    Si avvicinò al ragazzo tenendo ancora il telefono in mano: non riusciva a togliersi quel sorriso raggiante dal volto, era troppo contenta ed emozionata di conoscere qualcuno di nuovo!
    «É un vero piacere conoscerti! » non si era resa conto di avere ancora la chiamata aperta, forse avrebbe sentito doppio il poveretto, ma per fortuna se ne accorse nel momento in cui vide il telefono dell’altro e così chiuse la chiamata.
    «Ops, scusami!»
    Posò il telefono in borsa, cercando di reggere anche il chiodo di pelle e non farlo cadere, non era sua intenzione mostrarsi giá così sbadata o imbranata, non voleva fare brutte figure...insomma...giá veniva considerata strana, voleva evitare di far allontanare le persone prima ancora di farsi conoscere.
    «Non stai aspettando da tanto vero?» era preoccupata di aver fatto tardi, ma era certa di essere arrivata in tempo, ma forse aveva visto male l’orologio? Oddio sperava di no.


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    Un raggio di sole dai capelli azzurri.
    Hinata fu impressionato dalla gioia e dall’energia che quella ragazza aveva sprigionato. L’aveva solo salutato eppure sembrava entusiasta come se stesse correndo in contro al suo migliore amico. Fuyuko si catapultò verso di lui, facendo lo slalom tra le altre coppiette e saltellando come una bambina. Un comportamento infantile e forse esagerato per una ragazza che sembrava essere coetanea di Hinata.
    Lui, ben più riservato e contenuto, era affascinato da chi avesse una tale carica vitale e sapesse sprigionarla senza mezzi termini, ma era anche qualcosa che lo metteva un po’ a disagio. Per il ragazzo gli schiamazzi e le risa erano solo fonte di guai, ma almeno qualcuno poteva godere della bella sensazione di urlare -e di conseguenza, farsi notare.
    Fuyuko era piccola, gracilina e l’azzurro dei suoi occhi e dei capelli corti e morbidi le faceva assumere l’aspetto di una driade o di una ninfa. Fare di lei un tatuaggio sarebbe stato estremamente facile, chissà quanti omoni suoi clienti avrebbero pagato per una bella fanciulla sul bicipite. Ovviamente Hinata si era concentrato sulle cose sbagliate, ma un’espressione ben più rilassata gli si dipinse sul volto. Il sorriso era nascosto, ma il resto parlava chiaro.
    “É un vero piacere conoscerti!”
    La voce della ragazza rimbombò dal cellulare, la chiamata non era stata chiusa. Hinata guardò stranito il display ancora illuminato e poi sorrise. Neanche lui se n’era accorto.
    «Non preoccuparti, sono appena arrivato.» disse lui con fare tranquillo, per poi rivolgerle un gentile inchino appena accennato «Il piacere è mio, Fuyuko-san.»
    Formale e un po’ rigido, tipico atteggiamento di un bravo giapponesino vicino a una ragazza. Poi Hinata aveva talmente poche esperienze alle spalle da potersi definire un inetto nel parlare al gentil sesso, ma faceva ciò che poteva per risultare il meno imbarazzante possibile.
    L’avrebbe chiamata per cognome, se solo lo avesse saputo. Di Fuyuko non aveva trovato nulla di più rispetto alla sua pagina B-Social, in cui le informazioni personali scarseggiavano. Doveva essere molto timida.
    Le si mise affianco, tenendo le mani ben serrate in tasca dopo aver riposto il cellulare, e le fece un cenno con la testa di cominciare a muoversi, sospinti dalla calca di persone che si affrettavano a entrare nel parco.
    «Ehm… Hai già qualche idea su cosa fare? Rischiamo di trovare troppa fila se non ci decidiamo, potremmo parlare tra una giostra e l’altra, ti va bene?»
    Non voleva essere lui a scegliere, nonostante sapesse già quali attrazioni fossero le più interessanti per lui. Dare spazio a Fuyuko significava non solo essere un gentleman ma anche capire un po’ i suoi gusti, e per Hinata era fondamentale inquadrare una persona a tutto tondo.

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    Per fortuna, non aveva fatto ritardo, nè troppe brutte figure, o quasi...le batteva il cuore a mille, veloce come un treno, era sempre più raro per lei incontrare persone nuove, imparare a conoscerle, e per quanto si impegnasse avrebbe voluto fare di più, sebbene sapesse che il tempo che aveva era sempre meno.
    Fece un leggero inchino anche lei per ricambiare, forse era stata troppo esagitata? Non sembrava però troppo a disagio l'altro e questo era una cosa positiva, forse non aveva già rovinato tutto.
    Perchè si, temeva di combinare qualche guaio.
    «In effetti si» aveva cercato tutte le attrazioni di quel luogo, sapeva che avevano poco tempo, o comunque non abbastanza per provarle tutte, così si era fatta una lista.
    «Io...ammetto di non essere mai stata in un posto del genere...quindi non so esattamente cosa potrebbe piacermi, però ho qualche idea» Sperava di non risultare strana agli occhi del ragazzo: sapeva di avere molte lacune in generale sulla vita, ne aveva vissuto relativamente poca, sopratutto stando sempre confinata nella sua stanza.
    «Vorrei provare tanto le montagne russe, e lo scivolo ad acqua...ma anche le tazze, o l'autoscontro! Sembrano talmente divertenti! Oppure anche la casa stregata con gli attori!
    Avrebbe voluto mangiare anche lo zucchero filato e le noccioline tostate, se non fosse che rischiava di sentirsi male... in effetti non sarebbe stato una cosa carina fare tappa bagno quel giorno.
    «Tu invece cosa vorresti provare? Sei già stato qui?»
    Chiunque ai suoi occhi aveva vissuto più di lei, fatto più esperienze, e non poteva che imparare dagli altri: voleva davvero fare amicizia con lui, voleva avere tanti amici...peccato che forse l'occasione non era esattamente quella.


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    Un fascio di nervi, così Hinata avrebbe definito Fuyuko.
    Neanche lui era rilassato, si trattava di un appuntamento il giorno di San Valentino con una perfetta sconosciuta, ma lei era tesa. Troppo tesa. Alla semplice richiesta del ragazzo, la giovane dai capelli azzurri affrettò una risposta un po’ confusionaria e strana. Hinata pensò di non aver capito bene all’inizio, per poi comprendere che la ragazza fosse nervosa perché mai aveva messo piede in un parco tematico ed era emozionata all’idea di provare le attrazioni a loro disposizione. Beh, non c’era nulla di strano, non era obbligatorio né tanto meno consueto andare in un parco di divertimenti; fu però il modo di dirlo che destò l’attenzione di Hinata. Sentiva insicurezza e disagio serpeggiare tra quelle parole, ma non chiese oltre per non risultare molesto. L’ansia sapeva giocare brutti scherzi, lui lo sapeva bene.
    «Ecco, io… »
    Non ebbe modo di terminare la frase, Hinata, che si ritrovò davanti alla biglietteria del parco. Distolse quindi lo sguardo dall’accompagnatrice per parlare al simpatico commesso dietro il plexiglass.
    «Ah, salve. Due One-day pass per adulti, grazie.»
    Ovviamente fu lui a offrire. Per Hinata era già stato scortese presentarsi a mani vuote, ma temeva di regalare qualcosa di non gradito. Lui non era il tipo da fare regali così, tanto per farli, ma sceglieva dettagliatamente cosa comprare e per una sconosciuta era impossibile. Sperava che Fuyuko avrebbe apprezzato.
    Passati oltre, Hinata aprì la mappa, datagli dal simpatico commesso insieme ai biglietti.
    «Sono venuto qui solo una volta, ero molto piccolo. Ammetto di non ricordare granchè.»
    La gita a Yomiuriland era l’ennesimo escamotage di due genitori non innamorati di starsi tra i piedi il meno possibile ma di occuparsi al meglio di loro figlio. Hinata era stato portato dal padre, mentre la madre era rimasta a casa. Il moro non aveva ricordi particolari di quel giorno, se non di uno spettacolo in particolare.
    «A me piacerebbe vedere lo spettacolo dei leoni marini, ma anche montagne russe mi piacciono. E poi c’è un’attrazione in cui devi superare i laser, deve essere divertente.»
    Poi le indicò un punto sulla mappa e le rivolse uno sguardo «Nella Goodjoba! Area ci sono le autoscontro, possiamo partire da lì. L’area è qui vicino, e dopo quello possiamo proseguire il giro.»
    Una vera guida turistica. Hinata si sentiva tremendamente responsabile dell’incolumità e del divertimento della ragazza, in quanto uomo doveva prendersi cura di lei.

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    Edited by Mayuyu - 17/3/2021, 15:36
     
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    Voleva apparire normale: forse nel farlo risultava ancora più strana, forse doveva smetterla e basta, si, poteva essere una soluzione.
    Sperava che questo non compromettesse quell'uscita, così da poter essere amici, o quanto meno iniziare a conoscersi: per Fuyuko era una questione davvero importante, e voleva che andasse bene.
    Si sorprese quando fu Hinata a pagare, non se lo aspettava: la conosceva da poco e già le offriva ? Le faceva dei regali? Dire che Fuyuko era emozionata e poteva piangere era un eufemismo, ma per fortuna si trattenne per il bene e la sanità mentale di entrambi.
    Significava forse che le stava simpatica? Che potevano essere amici?
    Fuyuko non capiva bene i meccanismi dell'amicizia, ma si impegnava molto a cercare di capirli e di riuscirci, sebbene trovava chiaramente molte difficoltà.
    «Ti ringrazio per i biglietti, sei stato davvero gentile!»
    Sorrise dolcemente e genuinamente: non era il tipo di persone che sapeva mentire, o che non esponeva ciò che provava, sopratutto se erano emozioni positive, anche molti pensieri non li teneva per sè..altri purtroppo doveva per non spaventare gli altri.
    Non voleva che Hinata scappasse per la sua maledizione.
    Inoltre, voleva ricambiare la gentilezza, anche lei voleva fargli un regalo!
    «Uhmmm ...be' allora possiamo provare di nuovo tutto insieme! Sarà una prima volta per entrambi!»
    Si sentiva più tranquilla in effetti a pensarla così e forse meno fuori dal mondo, ascoltò attentamente ciò che voleva fare Hinata, e la sua proposta dei leoni marini la entusiasmo, accendendo un ulteriore sorriso.
    «Sembra davvero bello, non ne ho mai visti» Ai suoi occhi e alle sue orecchie tutto sembrava un mondo parallelo e felice, ed era affascinata dall'idea di vedere qualcosa che ricordasse il mare visto che aveva avuto averci poco a che fare nella sua vita.
    «Oh si i laser anche! Proviamo a fare più cose possibili!» Magari senza morire di stanchezza, era vero però che Fuyuko aveva una resistenza diversa rispetto ad Hinata, che era un umano: le stava simpatico, e probabilmente non lo avrebbe mai mangiato. Gli amici non si mangiano!
    «D'accordo, ci sto!»
    Non avendo ben chiari i giusti comportamenti e quelli che risultavano meno strani, l'istinto di Fuyuko sarebbe stato quello di prendere sotto braccio Hinata se il ragazzo glielo avesse concesso.
    Non lo trovava imbarazzante, dopotutto dovevano anche conoscersi meglio! Forse, se avesse vissuto davvero la sua vita, in un'altro mondo, sarebbe stata troppo timida per essere così intraprendente.


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    Il gesto carino aveva colpito nel segno, rendendo Fuyuko ancora più raggiante di quanto Hinata potesse immaginare.
    Era stata una spesa consistente ma il ragazzo non era troppo preoccupato, ormai grazie al suo lavoro riusciva a mettere da parte qualche spicciolo per il suo futuro e i suoi sfizi personali. Per certe cose non voleva chiedere soldi ai suoi genitori, ora era abbastanza indipendente. Il prossimo passo era trovare una casa tutta per sé e lasciare il nido, ma le sue finanze non lo permettevano ancora.
    Fuyuko fu subito molto d’accordo con il piano esplorativo di Yomiuriland, era desiderosa di provare quante più attrazioni possibili e farsi guidare da qualcuno più esperto di lei sulle attrazioni le sembrò una buona idea. Hinata credeva di aver fatto la figura del maschio alpha che sceglie tutto e invece aver preso in mano la situazione era stata una mossa corretta. Era così difficile scegliere cosa fare senza risultare molesto e prepotente oppure viscido e sottomesso.
    «Allora andiamo. Sta’ attenta a non perderti, c’è un sacco di gente oggi.»
    Per quanto paternalista fosse sembrato, il tono di Hinata era morbido e tranquillo. Anche se si fossero persi non sarebbe stato un vero problema, era più un gesto di premura che altro.
    I due si incamminarono fianco a fianco verso la prima meta designata, mentre intorno a loro una stucchevole aura d’amore circondava ogni cosa. Palloncini a cuore, cibo a tema e coppiette strette in abbracci smielati erano disseminati per tutto il parco a perdita d’occhio. Anche un cieco avrebbe capito che oggi era San Valentino.
    Mentre i due camminavano tra la folla, Hinata decise di fare la prima mossa. Oltre a divertirsi avrebbero anche dovuto conoscersi meglio, e conoscersi significava parlare di sé. Oh no.
    Hinata non era amava parlare di sé, si sentiva sempre molto in imbarazzo a sentirsi al centro dell’attenzione, ma se avesse cominciato Fuyuko forse si sarebbe sciolto un po’.
    «Ehm, allora… non ho trovato molte informazioni sul tuo B-Social, non che lo abbia spulciato a fondo ecco. Non so neanche quanti anni, spero vivamente per me che tu sia maggiorenne, ahah.»
    Battuta pessima. Meno male che aveva la faccia coperta per metà o Fuyuko avrebbe visto il sorriso forzato pieno di odio per sé stessi.
    «Perciò ecco… raccontami un po’ di te. Cosa fai nella vita?»
    Forse era stato troppo diretto, ma meglio quello che giri di parole inutilmente imbarazzanti.

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    Era felice, e l'aria che si respirava attorno a lei rendeva tutto ancora più magico: non sapeva bene cosa significasse realmente quel giorno, ma vedere tutte quelle persone insieme e così sorridenti e gioiose la rendeva felice.
    Certo forse più avanti le avrebbe portato una punta di malinconia, perchè avrebbe voluto poter essere così felice anche dopo quel giorno di divertimenti, ma si era promessa di non farsi prendere da quelle sensazioni tristi.
    «Va bene, starò attenta!»
    Rispose con tranquillità e la sua solita dolcezza, era carino che si preoccupasse per lei! Era una sensazione rara: quasi nessuno si preoccupava per lei, o di cosa pensasse, e sentirsi al centro dell'attenzione fu stranissimo.
    Era davvero così interessante? Poteva davvero parlare?
    Non credeva di valere realmente qualcosa o minuti preziosi, ma il fatto che qualcuno fosse realmente interessato a conoscerla la rese felice: forse doveva ricredersi almeno un po', forse non era inutile. Le ripetevano sempre che nessuno aveva interesse a sapere chi fosse, che così com'era arrivata, se ne sarebbe andata, nel silenzio.
    Era una prospettiva che l'aveva sempre resa molto triste.
    «Oh si, tranquillo...ne ho 23! O meglio da poco...sabato scorso è stato il mio compleanno...Forse però sembro più piccola» Magari fosse stata più piccola, avrebbe avuto più tempo a disposizione...quello le mancava, ed era sempre meno.
    Dirlo tra l'altro le aveva dato una bruttissima sensazione: ora aveva solo due anni e...no. No. No. Si era ripetuta che non ci avrebbe pensato, doveva costringersi a cambiare pensiero: eppure dirlo aveva reso ancora più reale quella cosa, senza contare che come al solito, aveva trascorso da sola il suo compleanno, come se non fosse una data importante...o meglio, per i familiari lo era, in quel giorno le sorridevano tutti, felici che mancasse un anno in meno alla sua dipartita.
    Forse era meglio rispondere alla domanda, sebbene si sentì particolarmente in difetto, perchè...lei non faceva nulla di particolare nella sua vita, era letteralmente una persona anonima, eppure voleva così tanto essere normale. Non voleva annoiare Hinata...
    «In realtà...non faccio molto, ecco...la maggior parte della mia vita l'ho vissuta a casa, ho anche studiato da privatista...alla mia famiglia...non piace che io esca tanto, non vuole che mi accada nulla, si preoccupano tanto»
    Certo, si preoccupano che non muoia prima del tempo, ma meglio andare avanti: già si sentiva in imbarazzo all'idea di essere apparsa ancora più strana.
    «Però, qualche anno fa, mi sono un po' stufata di questa situazione, quindi ho deciso di ...» poteva davvero dirlo senza risultare patetica? «...insomma, di fare tutto quello che mi sono persa restando a casa» Forse poteva metterla così, dire di avere una lista di buoni propositi o desideri sarebbe risultato ancora più patetico o strano, e non voleva dire di avere così poco tempo. Due anni volavano via in un istante.
    «Ho scoperto così tante cose! C'è davvero qualcosa di speciale in quasi tutto ciò che ci circonda...mi piacerebbe tantissimo anche poter vedere fuori di qui cosa ci sia, in giro per il mondo!» Il suo sogno dopotutto, per quanto accantonato, era sempre rimasto lì di poter vedere oltre le mure di casa, e di Tokyo, di poter andare oltre.
    Sorrise, leggermente in imbarazzo. «Scusami, forse ho un po' straparlato» Oh no, ora forse davvero era strana! sapeva che non era come gli altri, ma voleva davvero parlare con più persone e conoscere tante nuove realtà!
    «Tu invece?»
    Era davvero curiosa di sapere chi fosse l'altro: sicuramente aveva un sacco di esperienze diverse dalle sue e completamente nuove, magari aveva una vita molto più entusiasmante della sua!


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    La consapevolezza che quella ragazza tanto piccina fosse più grande di lui fu una vera sorpresa per Hinata. Si era persino preoccupato che fosse minorenne, che stupido.
    In realtà l’idea di frequentare una ragazza più grande, seppur di così poco, lo metteva in soggezione. Era una cosa strana insomma, solitamente era l’uomo quello più grande della coppia.
    Fu in quel momento che Hinata si rese conto di stare correndo troppo. Il desiderio di una relazione e una vita stabile condivisa con qualcuno stava soverchiando la sua natura indisposizione ai rapporti e i suoi reali sentimenti. Fuyuko non si aspettava nulla da lui e lui non avrebbe dovuto aspettarsi nulla da lei, un’appuntamento non è una proposta di matrimonio.
    La ragazza fortunatamente riuscì a distoglierlo dalla sua folle paranoia sulle relazioni amorosi. La sua storia fu strana e Hinata, incuriosito, la ascoltò con molta attenzione. Rimase in silenzio a guardarla, mentre intorno a loro era una bolgia. Una ragazza rinchiusa in una gabbia dorata che cercava la sua libertà, un’immagine vivida che avrebbe voluto imprimere su carta. Fuyuko doveva essere molto ricca per poter vivere così, oltre che carina era anche un buon partito.
    «Oh… capisco.»
    Scegliere cosa dire di appropriato era difficile. Hinata sospirò appena, sperando di aver scelto le parole più appropriate.
    «Sta’ tranquilla, il mondo non scappa. Se ora puoi fare ciò che vuoi, fallo.»
    E le sorrise placido, per quanto buona parte del suo volto fosse nascosto. Ora invece toccava la parte più dura: parlare di sé.
    «Io faccio il tatuatore, lo avrai notato dal mio profilo… AH! Ma non ti preoccupare, non sono della Yakuza e roba del genere. Semplicemente mi piace come lavoro. Per ora sono un apprendista, spero di mettermi in proprio prima o poi.»
    Per quanto fosse diventato legale fare i tatuaggi in Giappone, erano ancora qualcosa di malvisto dalla società. Solo i poco di buono si fanno tatuare, così si pensava. Hinata voleva abbattere tale convinzione e elevare il tatuaggio a espressione artistica, come tutte le altre arti figurative. Lui si sentiva davvero un artista.
    «Ah! Guarda! Lì c’è l’autoscontro!»
    Non ci avevano messo molto ad arrivare. Una volta fatta la fila, avrebbero mostrato il biglietto e si sarebbero accomodati sulle macchinine.

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    Il mondo non scappava, ma il tempo si e lei non ne avrebbe presto fatto più parte: pensieri tetri e non adatti ad un incontro del genere, ne era consapevole, ma ultimamente quei pensieri la tormentavano. Eppure pensava di essersi abituata all'idea della morte.
    Pensava di aver rinunciato.
    Più scopriva cose nuove, più quei pensieri la tormentavano, eppure per quanto sarebbe stato facile smettere, non voleva farlo, voleva continuare a scoprire cose nuove.
    «Si, è quello che sto cercando di fare. Ho tutto nella lista!»
    Fu in quel momento che si sarebbe voluta mordere la lingua, ah cavolo, non doveva nominare la lista dei buoni propositi! Magari sarebbe apparsa strana o...come si diceva, sfigata? No, non voleva essere presa in giro!
    Il danno però era stato fatto e per quanto avrebbe voluto incassare la testa nelle spalle o nascondersi da qualche parte, non poteva farlo, così sperò dentro di sè che l'altro non indagasse oltre.
    Sarebbe stata imbarazzante spiegare o far vedere quei fogli che si portava sempre dietro con tante spunte sopra, ma con altrettante caselle bianche ancora da riempire.
    Per fortuna l'attenzione si spostò su Hinata e il volto di Fuyuko si illuminò: doveva essere un segno del destino! Un tatuatore!! Era davvero emozionante per lei, e aveva sempre voluto farsene qualcuno, era nella sua lista!
    Anche se non sapeva della boy band degli Yakuza, mai sentita, forse si sarebbe dovuta informare: o forse era un club di tatuatori ? No, decisamente non aveva idea, ma Hinata sembrava sincero, perchè dubitare delle sue parole?
    «Un tatuatore?? Davvero?? È fantastico! Sei un'artista quindi!!» dopotutto bisognava essere bravi nel disegno e dalla mano ferma per poter fare qualcosa del genere, lei non ne sarebbe stata capace, un po' invidiava un talento simile: era inoltre molto curiosa di vedere i suoi lavori, sebbene fosse un apprendista.
    «Ed è una fantastica coincidenza, perchè ho sempre voluto farmi dei tatuaggi! Ma non ....sono molto pratica, sai non uscivo molto prima»
    Ma si era capito probabilmente senza che lei lo dicesse, però non credeva che fosse un male essere onesti: certo, magari omettere della maledizione era anche per il bene di Hinata.
    «Magari potresti consigliarmi tu!»
    Se era un'apprendista qualcosa sapeva certamente fare, ma forse non voleva parlare di lavoro quel giorno... prima che potesse aggiungere altro Hinata le fece notare dell'attrazione poco distante da loro, e nuovamente il suo interesse si accese: sembrava proprio una bambina il giorno di Natale, o almeno, era quello che le avevano detto più di una volta per il suo entusiasmo, anche se non sapeva bene cosa significasse non avendo mai festeggiato seriamente una cosa simile.
    Però significava che era felice, dunque era una cosa positiva.
    «OOOOH! Andiamo!!!» Davvero non stava più nella pelle, e quando si accomodò sulla macchina non vedeva già l'ora di iniziare. Non sapeva bene come funzionassero, però c'era un pedale e una specie di manubrio...quindi forse non era così complicato.
    Era molto probabile che l'avrebbero sballottolata avanti e indietro...o forse sarebbe stata lei a buttare per l'aria qualcuno, ma sicuramente sarebbe stato molto divertente.
    Entusiasta era un eufemismo, e sperava che anche Hinata si stesse divertendo come lei.


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    «Una lista di buoni propositi? Figo! Così non scordi niente di quello che vuoi fare.»
    Se avesse saputo tutto ciò che passava per la testa di Fuyuko non si sarebbe mai permesso di dire una cosa simile. Ma nella sua ignoranza, trovava davvero che quella fosse una buona idea. Se aveva tanti anni da recuperare era importante che avesse tutto ben chiaro per non dimenticare niente. E a quanto pare aveva centrato uno dei suoi propositi.
    Fuyuko si mostrò subito interessata al suo lavoro, soprattutto perché desiderava farsi un tatuaggio. La definizione “artista” lo mise in imbarazzo, lui per ora si considerava solo un operaio dalla mano molto ferma. Quando avrebbe tatuato un suo disegno originale allora sì che sarebbe stato un artista, ma quel giorno non sarebbe arrivato tanto presto. Teranosuke era stato chiaro: niente disegni originali fin quando non avrebbe avuto il suo studio.
    «Beh, allora questo è il tuo giorno fortunato. Se vuoi ne possiamo parlare, non so se hai già in mente cosa ti piacerebbe farti tatuare.»
    Avrebbe potuto portarla allo studio, se lei si fosse sentita abbastanza a suo agio. Non molti umani erano ammessi, ma se Hinata avesse garantito per la ragazza Teranosuke non avrebbe avuto granché da ridire. Era comunque una cliente pagante. E poi avrebbe voluto conoscerla, era sicuro che il giorno dopo sarebbe stato un inferno di domande scomode.
    «Spero che tu sia sicura, dovrai rinunciare alle terme.»
    E a un sacco di altre cose, persino a dei posti di lavoro. Nonostante fossero stati legalizzati da poco, i tatuaggi erano ancora mal visti in Giappone e farsene uno implicava essere stigmatizzati a livello sociale. Fuyuko doveva essere al corrente di questo problema, Hinata non avrebbe mai condannato qualcuno a sua insaputa, neanche se questo per lui fosse stato un guadagno. Era felice però di condividere la sua passione con qualcuno al di fuori dello studio, era un ottimo aggancio per tenersi in contatto.
    Arrivati alle autoscontro, i due si sedettero in due macchinine diverse. Hinata avrebbe preferito sedersi con lei, per farle da guida e aiutarla a manovrare la macchinina, ma si ricredette subito non appena la campanella suonò. La vide sfrecciare verso le altre autoscontro e si tranquillizzò… per poi essere colpito al fianco da una macchinina. Che disonore. Si sarebbe fatto valere, sperando che Fuyuko si divertisse tanto quanto lui. Chissà se si sarebbero andati addosso a vicenda.

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    Le si illuminò lo sguardo quando Hinata non la prese in giro per la sua lista: era raro vedere qualcuno che non ti guardasse male o ridesse ad una cosa del genere. Fu quel gesto che la sciolse completamente, tranquillizzandola, era incredibile come poche parole erano riuscite a rendere incredibilmente serena la ghoul.
    Pensò che avrebbe proprio voluto che Hinata fosse suo amico, sembrava una persona così brava, e poi non avrebbe mai potuto mangiarlo!
    «Be' si...anche se la lista sembra infinita»
    Il suo sorriso timido ed imbarazzato però trasmetteva gioia, era felice di poterne parlare senza problemi...certo forse aveva omesso una piccola parte, tipo la maledizione, ma era per il bene di Hinata e poi---magari sarebbe scappato sapendo che era maledetta.
    «Qualche idea la ho in veirtà...però sono sembras aperta ai suggerimenti, sai non sono così esperta e sento che posso fidarmi del tuo consiglio»
    Lo disse candidamente e senza filtri, perchè infondo era vero, dopo ciò che aveva detto si fidava un poco di lui: era sicuramente una persona buona e sincera, altrimenti non le avrebbe mai detto quelle cose, ne l'avrebbe avvisata di cosa significava farsi anche un tatuaggio. Era stgato premuroso e lo aveva apprezzato.
    «Oh, non ti preoccupare! Non sarà un problema» Anche perchè dubitava avrebbe avuto tempo e modo di andarci, non c'era neanche il problema del lavoro o di qualsiasi altra cosa...tanto sarebbe morta. Insomma, alla fine non era importante neanche se fosse rimasta in vita, per quanto sapesse che non erano ben visti i tatuaggi, non le pesava rinunciare a tante cose visto come aveva vissuto fino a quel momento. Allo stesso tempo, se fosse rimasta in vita era certa che sarebbe andata via dal Giappone e lì non avrebbe avuto problemi, non avrebbe dovuto rinunciare a nulla. Ma sapeva anche lei che il suo destino era segnato.
    Ci mise un po' a capire come funzionava la macchina, e più di una volta fu presa in pieno, e fu leggermente intontita: cercava quella di Hinata con lo sguardo e riuscì a localizzarlo solo dopo un po'. Avendo però avuto più dimestichezza con il mezzo, riuscì a colpire un paio di macchine, tra cui una che stava per colpire di nuovo di fianco Hinata, anche se questo era signicato dare una botta anche lei stessa alla sua macchina.
    Forse questa tentata difesa era andata malissimo, ma si stava divertendo.
    «Tutto bene?» chiese, alzando di più la voce: con quel casino era facile che non la sentisse. «E' un gioco troppo divertente!!» Avrebbe poi voluto sicuramente rifare un altro giro, e magari questa volta nella stessa macchina a fare da co-piloti!


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    La sua mente di artista cominciò a vagare su quale marchio perenne sarebbe donato di più sul corpo di Fuyuko: un fiore, una farfalla, un piccolo colibrì, magari su una spalla.
    Poi si rese conto che stava pensando al corpo di Fuyuko e si sentì morire dentro. Non per un desiderio sessuale ovviamente, certe pulsioni erano ben chiuse tra le quattro mura della sua stanza, ma per semplice indiscrezione. Non era educato pensare a certe cose in presenza di una persona appena conosciuta, per quanto fosse a scopo lavorativo. Magari le avrebbe potuto fare qualche domanda dopo il giro sulle macchinine.
    Non ricordava fosse così divertente stare sulle autoscontro, era passato troppo tempo dall’ultima volta. Era sulle gambe di suo padre e voleva a tutti i costi evitare le macchinine altrui per non fare del male a nessuno, per poi essere puntualmente preso in pieno dal briccone di turno. Ora che era grande, Hinata ripensava al sé stesso bambino con un certo imbarazzo, era proprio un bambino stupido.
    Il ragazzo teneva sempre sott’occhio la sua accompagnatrice, perché fosse sicuro che si stesse divertendo. Fuyuko sembrava una persona delicata, fragile, e temeva che una prima esperienza su una giostra così movimentata potesse spaventarla. Invece la ragazza dai capelli azzurri sfrecciava tra le altre macchine con noncuranza, ridendo di gusto. Era persino riuscita a scontrarsi volontariamente contro altre macchine, e aveva tentato un salvataggio in extremis! Hinata era stato preso di mira ma Fuyuko era riuscito a salvarlo… purtroppo fu proprio lei a sbattere contro il ragazzo.
    Rimase intontito qualche secondo, per poi rendersi conto della voce della ragazza che lo chiamava. Era davvero entusiasta, e Hinata avrebbe rincarato la dose.
    «Sì sì, tutto bene! Ma ora tocca a me!»
    Fece ripartire la macchina, girò intorno alla ragazza per acquisire velocità per poi andare a sbatterle contro. Ovviamente non voleva farle male, voleva solo giocare un po’ con lei.
    «Presa! Adesso tocca a te, prova a colpirmi!»
    E, ridendo, sfrecciò via, invitando la ragazza a inseguirlo.

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