Playing with lives is funnier than playing videogames.

[CONCLUSA] Darien Lockwood & Alina Dušana, magazzino abbandonato, 12/03/2021 dalle 22:30, sereno

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  1. yumæchu`
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    Darien non era il tipo di persona che si lasciava sfuggire l'occasione di divertirsi. E non era neanche il tipo di persona che rinunciava all'opportunità di mettersi in mostra e vantarsi, come un gallo che se la cantava e se la suonava da solo, ma in quel momento si era deciso, si sarebbe messo da parte per un po'. La sua parte, d'altronde, sarebbe arrivata dopo un po', quando i suoi famelici denti avrebbero azzannato le succulente carni del ragazzino che, impassibile, osservava la scena. Come se quello che stava accadendo davanti ai suoi occhi, quella scena per la quale lui non avrebbe avuto modo di fare nulla, non lo toccasse minimamente.
    Darien non era una persona superficiale, e aveva capito che probabilmente la sua non era apatia, ma uno shock talmente forte da averlo bloccato sul posto.
    E, lo ammetteva, a lui piacevano molto di più quelli che se ne stavano in silenzio, senza muovere un muscolo, a realizzare quanto la loro stessa esistenza stesse venendo messa in discussione e che i loro sforzi sarebbero risultati vani, qualsiasi fossero stati, piuttosto che quelli che urlavano a squarciagola, si dimenavano, e non facevano altro se non tentare di aggrapparsi ad una speranza fasulla.
    Se prima si era dimenato, quando aveva realizzato che anche lui avrebbe fatto una brutta fine, di fronte all'omicidio del fratello il suo mondo era, con ogni probabilità, crollato all'istante, in mille pezzi. Ed era terribile da pensare, ma per Darien era un vero e proprio spasso.
    Così lo abbracciò, cingendolo per le spalle, mentre una delle mani guantate carezzava con cura la testa altrui, come se ci tenesse davvero a quel ragazzino, quando in realtà voleva solo che il lento scorrere delle sue dita tra i suoi capelli gli mettesse ancor più ansia. Voleva divertirsi con lui, voleva spaventarlo a morte, voleva che soffrisse come se non ci fosse un domani.
    Gli occhi vacui del ragazzino che, immobile, soffocava nell'inquietantemente affettuoso abbraccio di Darien, si muovevano lentamente a guardare il corpo inerme del fratello, che giaceva a terra senza vita, passando a quello della madra, riversa in un'abbondante pozza di sangue di un rosso così brillante da risultare inquietante.
    Quella scena era il dipinto di un crimine senza rimorsi né paura, se non quella dipinta negli occhi di ogni singola vittima, e lui non poteva far altro che ammirarla, soffrendo terribilmente, mentre uno degli psicopatici che li avevano condotti all'inferno lo stringeva in un abbraccio che doveva essere affettuoso, ma che gli causava solo brividi e disgusto, a cui non riusciva a sottrarsi. Quel ragazzino era completamente andato, vittima del terrore. Non riusciva più a reagire.
    «Sai perché non sei salvo?» gli sussurrò all'orecchio Darien, con fare premuroso, cullandolo tra le sue braccia. «Perché dal momento che tuo padre ti ha scelto, ti ha valutato come risorsa preziosa. E se sei prezioso meriti di soffrire ancor più atrocemente~... Così vedrai la tua famiglia morire e poi diventerai il mio giocattolo, sei felice?»
    Nessuno avrebbe desiderato stare al posto di quel ragazzino, se non qualcuno che aveva davvero voglia di farsi uccidere da Darien. E, stranamente, al mondo di persone svitate a tal punto ce n'erano, vista la sua ultima vittima: una giovane ragazza che frequentava alcuni dei locali in cui si era fiondato negli ultimi tempi, che si era invaghita dell'albino. E si era divertito a farla a pezzi mentre si struggeva, completamente impazzita tra l'agonia e il desiderio di diventare una marionetta tra le dita di Darien.
    Al mondo c'era proprio gente folle, gente che non aveva la benché minima idea dei desideri che esprimeva. E, probabilmente, una di queste era proprio Alina, che mentre terrorizzava il signor Yamashita, probabilmente non si rendeva conto di quanto quella situazione fosse una tomba, una tomba che l'avrebbe condannata e non le avrebbe più permesso di tornare indietro. O almeno, questo era quello di cui Darien si era convinto, quel che lui aveva visualizzato, ritraendosi solo come un banale esterno a cui era stato concesso di dare una sbirciatina nella travagliata vita altrui.

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