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[CONCLUSA] Darien Lockwood & Alina Dušana, magazzino abbandonato, 12/03/2021 dalle 22:30, sereno

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  1. yumæchu`
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    Il ragazzino, ancora con il volto a soffocare nel suo abbraccio, ebbe un sussulto che fu seguito, qualche istante più tardi, da una goccia che scivolò lungo la sua guancia, concludendo il suo percorso sulla manica della felpa di Darien. Ovviamente non avvertita da quest'ultimo, che nel frattempo non aveva mai smesso di carezzare con agghiacciante calma i capelli del più giovane ancora in vita, ma che si destò da quel magico momento soltanto per accertarsi che il ragazzino stesse bene.
    Come sospettava, sembrava che anche l'ultima goccia di energia vitale avesse abbandonato per sempre il corpo del ragazzino: sguardo vacuo, labbra socchiuse e il corpo immobile. Sembrava che i suoi muscoli si fossero atrofizzati lì in quello stesso istante, mentre i suoi occhi catturavano la malaugurata sorte dei suoi cari: padre e fratello accasciati a terra coi loro colli rotti, mentre la madre riversa in una pozza di sangue che aveva, finalmente, smesso di spargersi a macchia d'olio sul pavimento.
    Quella sarebbe stata, con ogni probabilità, l'ultima immagine che i suoi occhi avrebbero visto.
    Darien scrollò le spalle, come se di tutto quel che era successo non gli fregasse un accidenti. Quando vide Alina spegnere la telecamera, la sua scrupolisità lo precedette: si alzò, sgranchendosi gambe e braccia rimaste ferme in una posizione un po' scomoda per diversi minuti, avvicinandosi alla telecamera. Prima di emettere fiato liberamente e togliersi la maschera, avrebbe preferito che l'obiettivo fosse opportunamente coperto, dopodiché si preoccupò persino di svuotare il vano dov'erano conservate le pile per far funzionare l'aggeggio.
    Una volta appurato che quella telecamera non poteva riaccendersi in alcun modo, sfilò la maschera, lasciando che il cappuccio della felpa nera che indossava scoprisse i capelli bianchi come neve. Porse le pile ad Alina, un sorriso sfacciato a dipingergli il volto. Era tanto che Alina non vedeva il suo viso, temeva che si dimenticasse il volto di chi, tecnicamente, doveva comandare.
    «Non si è mai troppo attenti» commentò come prima cosa, senza più costringersi a cammuffare la voce usando un tono di voce diverso dal normale: la gola un po' gli faceva male, non era abituatissimo a modulare la voce.
    «Comunque, ricordati chi comanda: non darmi ordini» aggiunse infine con voce tagliente, mentre il sorriso spariva completamente dal suo volto, lasciando spazio ad uno sguardo gelido e poco propenso al dialogo, quantomeno pacifico. Dopo quel breve reminder, Darien tornò dalla sua preda: s'inginocchio davanti a lui, volgendogli un sorriso quasi dolce, per nulla quello che qualcuno avrebbe potuto vedersi formare sul suo volto.
    Gli carezzò il viso con ambo le mani, passandone una un po' più in alto giusto per scostare i capelli che nel frattempo erano andati a coprire parte degli occhi.
    «Mmmmh... sei un po' andato, peccato.»
    Il sorriso dolce di prima sfumò in una smorfia di totale delusione e, senza farsi remore, dopo aver sussurrato tra sé e sé un bel «have a nice meal~» affondò i denti nelle morbide carni del collo della sua preda, assaggiandone il dolce sangue, che cominciò a bere estremamente deliziato. Un urlo gelido e straziante riempì la sala, riecheggiando tra le pareti, forte e limpido, sottolineando il dolore che quel ragazzo stava provando ad essere mangiato vivo. Anche quelle sue urla erano estremamente allettanti per le orecchie di Darien.
    Si allontanò poco dopo, strappando via la carne e lasciando spazio ad un ampio squarcio tra collo e spalla destra e deglutì. Qualche rivolo di sangue bagnò i lati della sua bocca, scendendo verso il collo o sporcando la felpa.
    «Oh no» commentò appena accortosi del problema, «dovrò buttare via questa felpa...»
    Non ci volle molto prima che si girasse a guardare Alina, rivolgendole un sorriso talmente innocente da fare completamente a cazzotti con lo scenario: «Andrai a comprarmene una nuova.»

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