[MISSION] Ward Wars: Chuo under attack! [1B]

17/11/2021, 17 circa @Chuo

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  1. yumæchu`
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    Darien Lockwood Pinky

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    Una volta svanito nel retro, ciò che Darien fece fu semplicemente guardarsi intorno per analizzare quanto avrebbe dovuto fare per poter liberare il passaggio e uscire. La ragazza si dimenava sotto la sua presa e questa chiaramente non era una cosa piacevole. Avrebbe voluto ammazzarla o anche solo tramortirla per evitare che gli causasse problemi, ma era l'ultimo dei suoi problemi: ci vollero pochi istanti prima che la sua attenzione venisse di nuovo catturata dalla stanza principale di quel konbini.
    Il trambusto scatenato dall'irruzione di quei tre agenti fece, infatti, aguzzare le orecchie verso la sala e solo pochi istanti più tardi ― non prima però di aver intimato alla ragazza con sé di stare zitta con una velata minaccia ― si avvicinò alla porta, scoprendo dopo una rapida occhiata che non solo tre agenti erano lì con loro, entrati da chissà dove, ma che uno di questi era ben armato di fucile. Una rogna indescrivibile, insomma.
    "Ma da dove..?" fu il primo pensiero che formulò, per poi rendersi conto della cavolata che aveva commesso. "Il bagno! Porca miseria!"
    Come aveva fatto a dimenticarsi del bagno? Come? Era una prerogativa di ogni negozio, eppure il suo pensiero era sempre andato verso due unici punti focali: la porta d'ingresso e il retrobottega. Genio del male, si era dimenticato una cosa fondamentale.
    Complimenti a lui. E anche a Tengu, perché non è che fosse l'unico ad essersi scordato di quel piccolo particolare che avrebbe potuto salvargli le penne. Ora sì che erano nei guai.
    Per qualche manciata di secondi decise di stare ad osservare la scena, come per assimilare quante più informazioni potesse e, di conseguenza, scegliere il miglior modo di agire. Doveva ammetterlo: fosse stato per lui sarebbe volentieri scappato senza Tengu, in fin dei conti non si conoscevano e non aveva di che preoccuparsi nel caso in cui l'avesse lasciato indietro, dopotutto non erano compagni. Non si sarebbe sentito in colpa per aver abbandonato uno sconosciuto.
    Diede un'ultima occhiata alla porta sul retro, ancora sbarrata da alcuni scaffali che aveva deciso di utilizzare per ostruire il passaggio ed evitare una spiacevole sorpresa. Sorpresa che, a dire il vero, quegli agenti erano riusciti comunque a fargli, perché erano degli stupidi.
    "Ah-ha, mi sa che devo proprio sporcarmi le mani."
    Alla fuga ci avrebbe pensato più tardi: non era stupido, sicuramente non avrebbe potuto sfruttare il retro per scappare, perché se quegli agenti erano riusciti ad irrompere dal bagno, nulla gli diceva che avrebbero lasciato libero l'ingresso per il personale.
    Avrebbe dovuto collaborare con Tengu se voleva uscire vivo di lì.
    Si sarebbe dovuto fare male... che seccatura.
    Tirò un sospiro pesante, diede uno sguardo alla ragazza e, pochi istanti più tardi, si sgranchì le braccia.
    «Pronta a diventare il mio scudo?» le mormorò. L'unica risposta della ragazza fu veicolata dallo sgranare incredulo degli occhi e il cominciare a dimenarsi nuovamente. «Sei fortunata che non ti ho ancora usata come cena, visto che sei più preziosa da viva che da morta.»
    Dopo quell'ultimo commento, Darien cinse la vita della ragazza con il braccio sinistro e, come se ormai si fosse proiettato all'interno di un film d'azione, si lanciò fuori dal retro, approfittando del casino che il suo compare aveva creato buttando giù gli scaffali. Il suo obiettivo? Ovviamente disarmare quanti più agenti riusciva. Perché scendere a patti con loro significava dover rinunciare alla propria libertà e, con molto rispetto, col cazzo che avrebbe rinunciato alla libertà.
    Detto questo, stringendo la ragazza davanti a sé e coprendo gli organi vitali con il suo corpo, Darien si lanciò verso gli agenti cercando di mimetizzarsi quanto più possibile tra il macello creato dagli scaffali e tutti i prodotti teoricamente in vendita del negozio, prestando attenzione solo ed esclusivamente ad evitare di perdere di vista gli agenti che, una volta abbastanza vicino da poterli colpire con la propria kagune, ma abbastanza lontano da potersi evitare almeno che gli altri due agenti sprovvisti di fucile lo potessero attaccare con le loro quinque, cominciò ad attaccare con forti colpi i tre agenti, spostandosi il più velocemente possibile per evitare di essere colpito, ma continuando imperterrito ad attaccare gli investigatori, concentrando i suoi colpi verso colui provvisto di fucile, che avrebbe cercato con tutto se stesso di disarmare.
    Era un piano folle ― o forse non era neanche considerabile piano, visto che non si era minimamente messo d'accordo con il compagno e non sapeva nemmeno se quello che stava facendo gli avrebbe concesso di uscire di lì più facilmente ―, ma avrebbe dovuto lottare con tutte le sue forze, altrimenti era spacciato.

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