C'est dans le besoin qu'on reconnaît ses vrais amis.

Chihiro Fujioka & Lancelot Moreau @Cherry Passion Love Hotel | 05/08/2021 | 21:40

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    La reazione di Lancelot alla sua richiesta fu immediata. Le labbra schiuse da un’esclamazione che non era riuscito a trattenere, l’espressione del suo volto che mutava in ogni istante che passava, una tela di diversificate emozioni che Chihiro poté ammirare. Sorpresa, panico, sgomento. Quelle erano solo alcune delle tante emozioni che Chihiro poté distinguere sul volto dell’altro, il quale scattò poco dopo in piedi iniziando a camminare e gesticolare con frenesia per l’ufficio, come se, nel panico che stava provando, stesse cercando le parole giuste da lanciargli contro.
    Chihiro deglutì, seguendolo con lo sguardo argenteo, le parole che seguirono in quella lingua che non conosceva benissimo ma di cui aveva imparato le basi, gli scivolarono addosso, il cui significato era chiaro e lampante nonostante il divario linguistico tra loro due. E quando prese a parlare nella lingua comune, lo scrittore stette in silenzio ad ascoltarlo, senza fiatare o fare qualunque altro movimento.
    La sua predica era una che, in realtà, si era aspettato quando aveva pronunciato quella sua cocente domanda. Nessuno sano di mente, dopotutto, avrebbe acconsentito facilmente ad una proposta del genere, idiotica e sconsiderata, vedendo che a repentaglio non ci sarebbe stato solo lui ma anche le persone a cui aveva chiesto aiuto p che lo avrebbero aiutato. In special modo se qualcosa sarebbe andato irreparabilmente storto (anche se, dal punto di vista di Chihiro, già storto qualcosa era andato poiché in pericolo c’era qualcun altro. Tutto andava bene, dunque, se l’unico a rischiare fosse stato proprio lui stesso).
    Tra l’altro, bastava osservarlo per appurare che Lancelot sembrasse essere ad un passo dall’avere una crisi isterica, lacrime di frustrazione gli contornavano gli angoli degli occhi, la voce che si stava ad ogni parola spezzando sempre di più, i tremori delle sue spalle. Dettagli lampanti che, dunque, erano evidenti anche dalla sua posizione un po’ più distante. Gli aveva chiesto troppo e questa volta lo aveva veramente ferito, era ciò di cui si rese presto conto lui. Vederlo così lo faceva… sentire in colpa. Una reazione che spesso nemmeno sentiva o percepiva veramente verso il prossimo. Un’emozione rara.
    Tutto d’un tratto il ragazzo si fermò, le spalle tremanti girate contro di lui come a prendere un respiro per schiarire un attimo la mente, le parole che non sembravano più avere un filo. E lo sguardo che gli lanciò poi lo trafisse, e Chihiro schiuse le labbra che non si era accorto aveva assottigliato. Abbassò per un attimo lo sguardo argenteo, chiuse gli occhi e prese un respiro. Lo risollevò poi pochi istanti dopo, con apparente calma nel mentre osservava le lacrime che scendevano sulle guance del ragazzo. Era raro che qualcosa, o qualcuno, lo toccasse nel profondo, che lo facesse reagire in qualunque modo a lui estraneo.
    E Lancelot si mosse di nuovo, senza dargli tempo di muovere un altro muscolo, questa volta raggiungendolo con qualche ampia falcata per poi puntargli un dito accusatorio contro prima di parlare nuovamente, ritrovato il senso della sua sfuriata nei suoi confronti. E Chihiro lo lasciò sfogare, sempre in silenzio nel mentre ascoltava quelle parole che gli fu subito chiaro il ragazzo si era tenuto dentro per chissà quanto tempo e che mai aveva esternato veramente. Fino a quel momento, fino a quanto lui aveva premuto troppo. Perché quello era quello che succedeva sempre, spingeva troppo dei punti dolenti e poi si sorprendeva del risultato che otteneva.
    L’impeto, la fiamma con cui Lancelot aveva inizialmente fondato il suo discorso si stava affievolendo, e facendo ricadere le braccia ai lati del suo corpo, il ghoul a stento era riuscito a finire quello che voleva dirgli, la voce ancora rotta, gli occhi ora piene di lacrime che non sembravano voler smettere di scendere nemmeno quando era andato ad provare ad asciugarle con la manica della sua maglia.
    Chihiro lo aveva lasciato parlare fino alla fine, senza mai interromperlo. Era il minimo, dopotutto, che poteva fare, considerando quanto il ragazzo si fosse appena aperto con lui. E non appena quell’ultima parola era stata pronunciata, quel sonoro e categorico “no”, decise che non avrebbe più insistito, considerando quando a nudo si fosse messo di fronte a lui, cosa che in pochi avrebbero fatto. Fosse stato Minoru, lo avrebbe preso a schiaffi come era giusto fosse pur di fargli capire stesse sbagliando e quanto egoistiche le sue parole fossero state. A quel pensiero, si portò una mano al petto, un dolore che non sapeva come descrivere si stava facendo sempre più sentire.
    «Tu non ti devi scusare di niente, Lance-kun, tanto meno della tua natura. Sono io che ti devo delle scuse» disse dopo qualche attimo Chihiro, la voce roca dalla gola ora secca, un nodo che si era formato nella sua gola mano a mano che l’altro aveva detto la propria, lo sguardo sicuro ma allo stesso tempo malinconico che era andato a cercare quello dorato do Lancelot. E forse quelle non erano le parole giuste da dire, ma era quello che si sentiva di dover ribadire.
    Si alzò dunque in piedi, allungando una mano nella sua direzione con l’intenzione di posarla sulla testa del ragazzo, in modo da andare ad accarezzargli la testa come era solito fare con la sua piccola Azuki, non sapendo bene, però, come poter consolare. Quando le persone piangevano di fronte a lui, non sapeva mai come reagire. Si trovava sempre paralizzato, la mente vuota.
    «Su su, non piangere» disse quindi sottovoce, per poi andare ad allargale le braccia come a chiedergli un abbraccio, come a chiedergli di trovare conforto in lui «e questa non è la soluzione giusta… va bene. Non posso chiederti di più» aggiunse poi, lo sguardo basso, con il pensiero che se quella non era la soluzione giusto, allora doveva trovare altro. Anche se, in quel momento, non voleva vedere Lancelot soffrire e tormentarsi per le sue parole. Bastava sentisse solo lui quella sofferenza per entrambi, le sue colpe da espiare, un peso che si sarebbe portato sulle spalle da solo. Come sempre aveva fatto, perché mai voleva pesare a nessuno e così aveva sempre vissuto, il suo modo di vita leggera.
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