Votes given by bakadesu

  1. .
    Hana Dunbar
    Sorrise appena a quel aggettivo, perchè si, eccentrica le piaceva come cosa. Lei che era sempre considerata così invisibile, così anonima: era bello poter essere più che invisibile. Avrebbe voluto pure lei essere eccentrica.
    Lo aveva sempre voluto, ma era sempre stata costretta a volare basso, a incassare ogni colpo. Dopo un po' dicevano che ti abituavi, ma non era mai così, sopratutto per quante volte avrebbe voluto reagire, ma invece era dovuta rimanere a bloccare ciò che era...se veniva scoperta lei, venivano scoperti tutti quelli della sua famiglia. Aveva una responsabilità non indifferente.
    «Da quassù sembra quasi un posto in cui poter vivere»
    Un posto che li avrebbe accettati, un posto da poter chiamare casa, ma che lei stessa non sentiva sebbene era lì da anni: anche per questo, sarebbe voluta tornare in Scozia prima o poi, nel verde, in libertà...o almeno era la sua utopia.
    «be' si...mi piace fotografare da altezze del genere...mi sembra di vedere le cose in maniera diversa» e sopratutto era una delle cose che la calmava, e poi doveva farsi un portfolio...se doveva diventare una fotografa, prima o poi avrebbe dovuto mandare le sue foto a qualche scuola per essere accettata, scappare via da lì...sarebbe stato troppo bello.
    I suoi genitori l'avrebbero uccisa, o meglio, avrebbero dato di matto nel sapere che era uscita fuori di nascosto...di nuovo.
    «Ti interessi di fotografia oltre che di palazzi abbandonati?»
    Sorrise appena, divertita...wow...stava cercando di fare la simpatica? Qualche progresso! La piccola Hana che cercava di essere sociale...un vero evento, o forse le serviva un'occasione per uscire fuori.


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    Ghoul
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    Ukaku
  2. .
    Hana Dunbar
    «Be'...forse sarebbe meglio usare entrambi gli alias...sai, sarebbe più sicuro»
    Non poteva crederci che stava davvero dicendo lei cosa poteva essere sicuro o meno, però questo le fece solamente pensare che forse nessuno glielo avesse mai detto...che fosse da solo? Possibile? Ne aveva sentite di storie dopotutto, sapeva che lei era una persona fortunata ad avere ancora una famiglia unita...molti della sua razza erano stati decimati per intero, e aveva sempre il terrore che potesse accadere a lei.
    «Ehm...si...un po' banale in effetti»
    In realtà c'era tutto un significato legato alla sua terra, ma appunto, non credeva che ad un completo estraneo potesse interessare, e sopratutto non voleva dare troppo informazioni su di sè, sempre per cercare di restare protetta...per quanto sembrasse innocuo non voleva ancora rischiare per adesso.
    Non che avesse così tanti amici ghoul a cui rivelare la sua vera identità, sebbene di ghoul ne conoscesse visto quanti venivano al ristorante.
    «Sembra bella da come la descrivi...»
    Doveva essere molto pittoresca e particolare: si chiedeva se avesse una storia dietro, e sopratutto se potesse fotografarla...ma dovette reprimere quell'istinto, per quanto fosse affascinata dalla descrizione maschera, anche perchè non sapeva ancora con chi aveva a che fare.
    Oltre al fatto che era un vero disastro con i rapporti umani, e temeva di fare solo una figuraccia oltre che essere un disagio vivente.
    «Mia nonna direbbe che è destino» Stavolta sorrise lei appena, era forse un po' più chiaro che cercasse di fare conversazione e sopratutto che non aveva intenzioni ostili: un po' si rilassò, sebbene si pentì di aver parlato di sua nonna...meno male che doveva cercare di dargli meno informazioni possibili...bel lavoro Hana.
    «Vieni qui spesso?»
    Anche perchè non lo aveva mai visto in zona, ma era anche vero che lei non bazzicava troppo spesso quelle parti e cambiava continuamente posti dove fotografare, però magari ne conosceva qualcuno di interessante...

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    Ukaku


    Edited by »¢hë§hî®ë - 7/7/2021, 20:57
  3. .
    Hana Dunbar
    Per fortuna non era il suo territorio, era stato solo un caso la sua presenza lì, e il fatto che qualcun altro conoscesse l'ubicazione di quel piccolo pezzo di solitudine un po' la turbava.
    Non sembrava però ostile, sebbene non volesse abbassare la guardia, se avesse voluto farle del male lo avrebbe probabilmente già fatto: aveva imparato però a non fidarsi troppo, e una così debole come lei senza il suo branco era decisamente un bersaglio facile.
    Strabuzzò gli occhi a ciò che disse: davvero aveva detto il suo nome?? Era impazzito?
    Dubitava stesse mentendo, così come dubitava che avesse potuto vedere la sua espressione sbigottita dalla maschera che aveva. Quello però fu per lei il segnale che il ragazzo forse era...inesperto? Eppure, sembrava più grande di lei...ok, lei era minuscola in confronto a chiunque, ma quello le sembrava un errore da principianti e un po' si preoccupò per lui.
    Lei non lo avrebbe detto a nessuno, non era quel tipo di persona, ma se avesse incontrato qualcun altro che aveva intenzioni malvagie?
    Si avvicinò al ragazzo, sebbene stando ad una certa distanza, ma almeno non era più sulla gru e i suoi piedi avevano toccato il cemento del tetto.
    «Non dovresti dire il tuo nome...insomma...non quello»
    Cercò di ricordargli: o forse non lo sapeva? Non sembrava un ghoul solitario, non aveva l'aspetto di quelli che vivevano per strada, eppure il suo entusiasmo calò un po' le difese e le perplessità di Hana, che iniziò a vederlo un po' più innocuo per la usa incolumità.
    «Lo hai...vero?»
    Chiese, preoccupata, ma forse era il caso di presentarsi...sperava che il ragazzo capisse che non poteva fidarsi così alla leggera del primo ghoul che incontrava.
    «Puoi chiamarmi Swan...» anche se avrebbe preferito il nome da ghoul che la sua famiglia le aveva assegnato, ovvero Eala, cigno nella tradizione celtica.
    Sorrise appena, anche se timidamente: non era brava a fare amicizia con gli umani, figurarsi con i ghoul, era sempre così abituata a sentirsi anonima che uscirne diventava difficile.
    L'altro però sembrava gentile, e quindi alla fine, non ci vide nulla di male ad esserlo anche lei.
    «comunque...non lo dirò a nessuno»
    Gli rassicurò: non poteva sapere per quali motivi avesse fatto quella mossa così azzardata, ma ...tra ghoul ci si aiutava no? O almeno, era quello che pensava.


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    Hana Dunbar
    Con sua grande sorpresa, il ghoul davanti a lei non sembrava ostile, anzi, sembrava...voler conversare? Oh no, era una frana anche in quello!
    Suo fratello l'avrebbe presa in giro anche su quello sicuramente, ma lei si era ripromessa che si sarebbe sforzata di essere migliore, di uscire dal suo guscio...anche se era chiaro che meno persone sapevano di lei meglio era...anche se l'anonimato le era sempre stato stretto, anche a scuola.
    Osservò silenziosamente qualche istante il ragazzo, che a giudicare da come si era vestito, sembrava aver improvvisato il suo travestimento: una mossa pericolosa nel mondo in cui vivevano in effetti, ma poteva accadere...o forse aveva pensato che era cibo? Il sol pensiero di essere divorata le faceva accapponare la pelle, ed era quasi ironico visto cosa faceva per vivere.
    «È il tuo territorio?»
    Chiese, come se le fosse venuto un lampo di genio: eppure era certa di non essersi andata a ficcare da qualche parte in particolare, era molto attenta a non immischiarsi in parti pericolose, ma ci poteva sempre essere qualche territorio di cui non era a conoscenza, e molti ghoul erano molto territoriali e aggressivi per questo...ma lui, ancora, non sembrava quel genere.
    Le apparenze forse ingannavano, e non ci si poteva fidare di nessuno di quei tempi: eppure, era una cosa che le andava stretta, un po' come tutto nella sua vita.
    Avendolo visto però indietreggiare pensò che forse non era quello il caso.
    «Non credevo ci venisse nessuno...insomma...sembrava piuttosto anonimo e isolato»
    Aveva ammesso, un po' come lei, era il posto perfetto per una persona simile: un po' le dispiaceva di aver invaso lo spazio altrui, sapeva che poteva dar fastidio.
    Il fatto che fu leggermente più rilassata, si notò da come lasciò andare il pezzo di ferro, seppur restano accovacciata al suo posto, pronta a scattare: fidarsi era bene, non fidarsi era meglio.
    Doveva ancora ben capire chi aveva davanti prima di avvicinarsi.


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    Hana Dunbar
    Fu catartico per la giovane ghoul il suono dello scatto: catturare ciò che vedeva le dava serenità, l'aiutava a riflettere, a tirare fuori ciò che non avrebbe mai potuto dire.
    Era così persa che non si accorse della presenza a cui dava le spalle:in altre circostanze le sarebbe stato fatale un errore del genere, una cosa irresponsabile.
    Quelle tre lettere furono però in grado di farla scattare come una molla: le cadde quasi la macchina fotografica dalle mani, ma per fortuna se l'era messa prima al collo e in pochi istanti si voltò verso la fonte dello spavento.
    Non era più con le gambe a penzoloni, ma accovacciata su quella gru: per poco non rischiava di cadere giù!
    Avrebbe voluto urlare un "ma sei impazzito?", ma nulla uscì dalla sua bocca, sentiva solo il suo cuore che batteva all'impazzata per la paura, non riusciva ad udire altro in quegli istanti. La presa era salda su uno dei tubi di metallo che formavano quel braccio della gru, e rischiava di spezzarlo: la sua più grande paura era che l'altro fosse un membro della ccg, e questo significava che sarebbe morta...l'unico deterrente che non la fece scappare via, ma che la teneva quasi ghiacciata dalla paura era l'odore dell'individuo.
    Lei per fortuna era coperta, con tanto di maschera, non c'era modo che la riconoscesse: attraverso i vetri scuri e specchiati della sua maschera, cercò di imprimersi più informazioni che poteva.
    Non era nè un umano, nè un investigatore, dall'odore sembrava proprio un altro ghoul...ora però il problema era capire se era una persona ostile o meno...non si era ancora mossa da lì, come se stesse cercando di capire quale fosse la soluzione migliore da fare.
    La cosa che la stranì era il suo travestimento: non aveva una maschera, ma comunque era abbastanza coperto da non farle capire bene il suo aspetto.
    Una cosa era certa: l'aveva spaventata, e lei non era brava a socializzare, per quanto ci provasse...e un po' aveva ancora paura: era così tesa che probabilmente sarebbe scattata via come una molla da un momento all'altro per un passo falso.
    Istintivamente con il braccio libero, coprì in un gesto protettivo la sua macchina fotografica.
    «...H...Hey...»
    Si sforzò di parlare, cercando di superare il panico che sentiva dentro le ossa: non sembrava volerle fare del male, ma l'apparenza poteva sempre ingannare, doveva essere vigile!


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    Hana Dunbar
    Appena le luci si erano spente in camera, e sua madre era venuta a darle la buonanotte, aveva aspettato di sentire i passi della donna allontanarsi e entrare nella camera matrimoniale: era saltata su come un grillo, già vestita.
    Non era la prima volta che faceva quelle cose: non avrebbe dovuto uscire di nascosto, sapeva che era sbagliato e sopratutto pericoloso, ma era solo in quelle occasioni che riusciva a cogliere l'essenza di quella città.
    Nonostante vivesse male lì, e desiderasse tornare nella sua terra d'origine, cercava di trovare qualcosa di positivo in tutto quello: esercitarsi per scattare delle fotografie decenti, e quella volta, come faceva da un po', era decisa a scalare un palazzo molto alto per avere una visuale migliore.
    Per essere ancora di più nell'anonimato, aveva ben pensato di mettersi la sua tenuta da caccia: così con lo zaino in spalla aveva aperto la finestra dopo aver sistemato dei cuscini sotto le lenzuola ed era scesa furtivamente da lì.
    Appena si era sentita al sicuro aveva indossato il suo passamontagna nero, tirato su il cappuccio scuro della felpa oversize e messo la maschera che le copriva gli occhi fin troppo riconoscibili.
    Posò gli occhiali nello zaino e iniziò a correre, cercando di stare sempre nascosta nell'ombra.
    Ci aveva messo un po' ad arrivare in quel posto, ma sapeva già dove andare: ci era andata di giorno da "umana" per studiare la zona e capire dove potesse essere più facile arrivare.
    Così appena aveva trovato le scale di emergenza sul retro, si era messa a correre per arrivare prima: per essere uno scricciolo era piuttosto veloce ed abile, ma non voleva che qualcuno la vedesse.
    Voleva starsene da sola, in santa pace e con la sua amata fotocamera. Lei e il suo obbiettivo, attraverso cui riusciva a vedere il mondo.
    Alle volte così le sembrava meno spaventoso.
    Appena era arrivata sul tetto, aveva aperto lo zaino , mettendosi la macchina fotocamera al collo, e appena fu certa che fosse legata bene e al sicuro, si era arrampicata dal cornicione ad una gru lì vicino per potersi sporgere e avere una visuale migliore.
    Se l'avessero vista...a sua madre sarebbe venuto un infarto e probabilmente sarebbe rimasta in punizione a vita, ma alle volte sembrava che neanche loro capissero: nessuno sembrava farlo.
    Si era seduta sulla parte più sporgente, con le gambe a penzoloni nel vuoto, e facendo un respiro profondo era rimasta a guardare davanti a sè per un po': perchè una città che sembrava così bella di notte, poteva essere così orribile ? Lei si sentiva un pesce fuor d'acqua e si chiedeva se mai avesse trovato un posto per lei da qualche parte.
    Oramai si era abituata a non guardare giù, altrimenti non sarebbe mai riuscita a fare tutto quello, ma se voleva una borsa di studio in qualche scuola prestigiosa, doveva avere un portfolio pazzesco, e quello era l'unico modo per andarsene da lì.
    Fortunatamente era deserto nella sua zona a quell'ora, il palazzo era piuttosto anonimo, ed era anche per questo che lo aveva scelto: alzò quindi la sua macchina fotografica prendendola a piene mani, impostò lo zoom, e guardò nel riquadro, pronta a scattare.

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