Sembra un pomeriggio tranquillo e a passeggiare per le vie dei quartieri di Minato vi è il biondino Junpei che pare non essersi cambiato dalla propria uniforme scolastica, deve ancora raggiungere la stazione della metro visto che era uscito con gli amici per passare un pò il tempo in compagnia.
Indossa una camicetta bianca coperta dalla giacca nera munita di simbolino della scuola all'altezza del petto dal lato del cuore. Sotto avrebbe dei pantaloni neri con scarpe lucide e prive di lacci per non perdere tempo ad allacciarle.
Passeggia lungo le vie con la valigetta con dentro l'attrezzatura scolastica e al momento sembra completamente solo, nonostante non sia un ragazzo completamente normale pare non darci eccessivamente peso, comportandosi come qualsiasi persona esistente, il sole vista l'ora sta cominciando l'imbrunire però picchia ancora in faccia e preferisce tenere i propri occhiali da sole sul naso, sguardo che si aggira tra i passanti potendo anche inquadrare la figura della signorina intenta a scattare foto, ma non essendo il suo campo preferisce continuare la sua avanzata passandole accanto, molto probabilmente fiuterà l'essenza della fanciulla per un profumo che solo i suoi simili possono vantarsi di sentire, unico modo in loro possesso di distinguere umani dai simili.
Tuttavia quella città sarebbe colma di persone come lui, chi assetati di sangue, chi invece vogliosi di libertà e civile convivenza ma restano in gran numero, quindi non conoscendola si sarebbe solo fermato a fissarla a qualche metro di distanza senza emettere rumore, con le braccia conserte reggendo ancora la cartella con la destra mentre la mancina si solleva a massaggiarsi il mento con aria curiosa, cercherebbe di capire a cosa punta la fotografa visto che alla fine si parla di una delle mille facce dell'arte.
<parlato Junpei>
*Non gioco pensieri*