La Trama

L'ambientazione e la storia base del GdR!

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  1. alyë
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    fearful necromancer
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    MAIN QUEST 01: Elementary, my dear Ouroboros!


    PROLOGUE

    Dopo il discorso di Nekomata e la sua selezione dei “fortunati” esploratori, la folla di ghoul mascherati presente iniziò a disperdersi. Prima di lasciarli andare, il boss del Clan Zeiva trattenne per qualche ulteriore minuto i tre che aveva, apparentemente, selezionato a caso, giusto per dare loro qualche istruzione più precisa per il giorno successivo. Tra loro non c’era, infatti, chi aveva destato l’interesse del Clan? Il suo? Per cui avere un’occasione per poterli osservare più da vicino, beh, non è che fosse una così cattiva idea. Un po’ come prendere due piccioni con una fava.
    Prima di muoversi, aspettò seduto comodamente su una delle poltrone sgangherate che il magazzino si fosse svuotato quasi completamente. Una questione di diversi minuti, finché quelli rimasti non furono altro che insulsi curiosi e quei membri del clan che si erano andati a confondere tra folla stessa, in modo da poter sorvegliare tutti da più vicino senza farsi notare.
    Si rimise in piedi, il suo fedele luogotenente già al suo fianco, andando poi a salutare con un cenno della testa i presenti, un gesto di semplice cortesia e niente di più, per poi dirigersi verso una delle stanze sul retro.
    Fu seguito a ruota dai membri che si erano acquattati in giro, quelli facilmente identificabili nei loro tipici abiti che fungevano come una sorta di divisa. Coloro a cui era garantito l’accesso alla riunione, tuttavia, erano solo quelli che considerava parte del nucleo e qualche caso speciale.
    Passato il ghoul che sarebbe rimasto a guardia della porta, Nekomata andò ad appoggiarsi contro il tavolo che si trovava al centro della stanza, un candelabro vi era stato lasciato sopra e le sue candele accese proiettavano strani giochi d’ombra sulla sua mantella nera.
    Da una delle finestre filtrava la luce da fuori, illuminando meglio quell’ambiente. Dovevano proprio finire di sistemare il sistema elettrico di quel rifugio ma, in fondo, a nessuno dei presenti importava davvero. Quella non era la loro vera base, né l’unica.
    I vari membri del nucleo, i fidati, una decina senza contare gli extra di quella sera, andarono a mettersi a semicerchio intorno a lui. Così, con una mano andò a prendere il ventaglio che teneva nascosto in una tasca della mantella, per poi andare sbatterlo sul bordo del tavolo in modo da andare a catturare l’attenzione dei presenti e zittire il mormorio che stava facendo da sottofondo. Come sempre, voleva l’attenzione incondizionata di tutti.
    Dopo ciòe aver osservato uno a uno ogni membro, Nekomata andò a indicare con un semplice cenno della mano un giovane ghoul dai capelli marroni, la cui maschera dentata copriva solo la parte inferiore del viso lasciando ben in vista gli occhi scarlatti e il trucco che aveva applicato, sollecitandolo ad avvicinarsi.
    «Xiao, ripetimelo, come hai ottenuto questa informazione? Per quanto attendibile possa essere, non credo che io sia l’unico, qui dentro, che ha ancora dei dubbi a riguardo» chiese, dunque, il tono della sua voce completamente diverso rispetto a quello che aveva usato con il pubblico precedente. Più freddo, meno socievole. La teatralità, in fondo, era solo per il piacere degli altri. Tutta scena.
    «Abbiamo fatto il nostro spettacolino e non vorrei si rivelasse essere solo fumo e niente arrosto» aggiunse. Nonostante la maschera nascondesse il suo volto, era facile identificare lo scetticismo nella sua voce e la promessa di futura sofferenza per l’insolenza di averlo messo in cattiva luce.
    L’altro ghoul non esitò a rispondergli. In fondo, aveva già preparato una risposta in anticipo, in vista di quello che era sicuro gli sarebbe stato di nuovo chiesto, piroettando con brio fino a fermarsi di fronte a lui, inchinandosi lievemente al suo cospetto con una devozione che in realtà non stava sentendo affatto e, nonostante non si potesse vedere il suo sorriso sornione, quel gesto aveva nascosto l’esaltazione che brillava nei suoi occhi. Portatore di caos, Xiao quello lo era sempre stato e mai avrebbe smesso di esserlo.
    «Ma certo. Ho aiutato personalmente la piccola famigliola» rispose quindi Xiao, con una mano sul cuore come se con quell’apparente gesto di carità stesse aspettando solo di essere elogiato. Tuttavia, quegli elogi non sarebbero mai arrivati. Almeno, non da chi aveva di fronte o da chi al momento lo circondava. C’era solo una persona che sarebbe scesa a tanto e al momento non era lì con loro. Con lui. Anzi, era ben occupata altrove, a progettare e portare avanti il loro piano.
    «Garantisco io! Finora, non sono sempre stato affidabile?» continuò dopo essersi messo ben dritto con la schiena «Ve ne siete accertati personalmente, no?».
    Qualcuno tra gli altri membri trattenne a malapena uno sbuffo, quasi pronto a controbattere quella dichiarazione, ma ognuno di essi fu prontamente fermato da qualche suo collega, ritrovandosi a scuotere solamente la testa.
    Nekomata lanciò loro un’occhiata per poi far tornare la sua attenzione su Xiao. Quest’ultimo, in fondo, non stava molto simpatico a quasi tutto il Clan, ma, fino a quel momento, non aveva fatto niente che portasse a diffidare di lui. Era un tipo strano e con qualche rotella fuori posto, certo, ma, a parte ciò, si era rivelato essere, appunto, affidabile e sempre in cerca di nuove cose, o giochi, da fare.
    «Va bene. Farai da guida insieme a Neko, nessuna obiezione spero?».
    «Sarà un piacere!».



    Sotto la maschera da gatto nero associata alla figura di Neko, Nekomata si era dunque fatto guidare da Xiao tra i tunnel che dalla 16° scendevano nella 24° con l’intenzione, come era stato deciso la sera prima durante la riunione, di andare a fare personalmente un primo sopralluogo del posto che ipoteticamente era stato il rifugio, o anche la base stessa, di Ouroboros.
    Senza riferirlo al suo accompagnatore, aveva, tuttavia, preso le giuste precauzioni. Certo, non glielo avrebbe riferito nemmeno se si fosse fidato ciecamente di lui. Poche persone, infatti, si erano guadagnate tale onore. Fuori, a debita distanza, aveva lasciato due membri di vedetta, pronti a tenere d’occhio la zona per ogni evenienza. Se il primo era un ottimo osservatore, da lui appositamente selezionato per tale compito, la seconda era probabilmente, nonostante la giovanissima età, una dei ghoul più veloci del clan. Aveva accettato di farla partecipare solo poiché aveva insistito fino allo sfinimento, con la richiesta di guadagnare un po’ di esperienza sul campo.
    «È questo il posto?» chiese Neko, una volta messo piede nella zona interessata. In risposta ricevette, tuttavia, solo un semplice cenno affermativo della testa da uno Xiao stranamente taciturno.
    Dopo avergli lanciato un’occhiata da sotto la maschera, Neko prese dunque a esplorare quella serie di tunnel, attento a non toccare niente e a premurarsi solo di osservare, cercando di memorizzare ogni dettaglio. Intanto si stava facendo spiegare la direzione dei vari percorsi di quella serie specifica di tunnel che, comunque, si era già fatto spiegare da qualcun altro. Si fermò subito di fronte a delle scritte che trovò sul primo muro che vide, a dei graffiti che, a una prima occhiata, sembravano una serie di lettere: una Z, una V e infine una X che andava a sovrapporsi in parte alle prime due. Con un sopracciglio alzato, riprese l’esplorazione. Per quanto ne sapeva, potevano semplicemente essere dei segni per marcare il territorio, oppure un messaggio senza senso. Oltre a ciò, trovò diverse stanze, che, tuttavia, sembravano quasi completamente vuote. Casse a parte.
    Xiao rimaneva sempre giusto qualche passo dietro di lui, quieto. Il silenzio, interrotto solo dalle sue domande, era infatti era tombale. Qualcosa non quadrava. Se avesse avuto delle vere orecchie da gatto, in quel momento sarebbe state dritte, in allerta.
    La sua esplorazione lo portò ben presto al secondo vicolo, dove qualcosa di diverso attirò la sua attenzione. Un odore intenso di putridume e una scia di sangue, ormai secco, lo condussero sull’uscio di una stanza dove una parte del pavimento era crollata. O era stata fatta crollare, di quello non poteva essere sicuro. Le possibilità erano tante.
    Eppure, per quanto i suoi riflessi e tempi di reazione fossero al di sopra della media, Neko non poté evitare completamente l’attacco di una quinque diretto alla sua schiena.
    Fu colpito di striscio, senza avere il tempo di formare del tutto la sua kagune, né, tantomeno, voltarsi verso l’artefice dell’affondo. Un suono di passi pesanti presagì un nuovo attacco, stavolta non di una quinque ma di una kagune. I tentacoli lo raggiunsero all’addome e affondarono nelle carni del fianco destro.
    La sorpresa fu tanta, come il senso d'indignazione e delusione che stava provando. Che sciocco! Era bastato solo un singolo istante di distrazione per buttarlo giù così.
    Ma i suoi assalitori, logicamente non poteva trattarsi di uno solo, non gli concessero un attimo di tregua. Appena levato lo sguardo ai due, fu assalito ancora una volta. La maledetta quinque lo colpì con feroce precisione allo sterno, scagliandolo attraverso la stanza fino a un inevitabile e violento impatto col muro. Neko si accasciò sul pavimento, sul quale cominciò ad allargarsi una pozza di sangue.
    Il tutto era avvenuto in una questione di meri secondi. E gli era cristallino, dunque, che, se fosse stato qualcun altro, non sarebbe riuscito a sopravvivere a quell’assalto. Doveva proprio ringraziare la sua pellaccia dura. Non si dice, in fondo, che i gatti abbiano nove vite?
    «Oh là là! Il gattino è resistente» cantilenò una voce che riconobbe essere quella di Xiao. Ovvio. Chi altri poteva essere? Ormai gli era chiaro che cosa stava veramente accadendo.
    Neko digrignò i denti, sputando sangue a terra. Si trattenne dal rispondere, non abboccando al chiaro punzecchiamento. Era ferito e non solo fisicamente. Qualcuno era riuscito a ingannarlo a regola d’arte. Tra tutto quello che stava provando in quel momento, sentiva l’odio cieco che cresceva. L’irritazione, il fallimento. Cercando di rimettersi in piedi, Neko riuscì a malapena a lanciargli un’occhiataccia. La sua rigenerazione, infatti, stava faticando anche solo a provare chiudere la ferita.
    «Xiao Zhu(*), preparati» disse una seconda voce, metallica, inumana.
    Ricevette in risposta un «Subito!» accomodante, lontano dai toni d'irriverenza o di finta adulazione che fino a quel momento aveva sentito da parte sua.
    Spostò lo sguardo sul nuovo arrivato, distraendosi quel che bastò a permettere a Xiao di balzare accanto a lui e riuscire a colpirlo di nuovo, a infierire sulla sua ferita. Non riusciva nemmeno più a reggersi in piedi e senza perdere tempo, Xiao afferrò con l’aiuto della sua kagune la sua maschera, rubandogliela letteralmente da sotto il naso.
    In quel momento non gli importava nemmeno che parte del suo viso fosse in bella mostra. No, perché quello che aveva catturato la sua attenzione, dalla sua posizione accasciata a terra, era stata la maschera particolare che il nuovo venuto, un ghoul fin troppo silenzioso e meticoloso, stava indossando. Ne aveva sentito parlare, aveva ascoltato diverse descrizioni in quegli ultimi mesi e quella che stava vedendo sapeva essere di proprietà di un unico ghoul: Ouroboros. La quinque che aveva in mano, poi, non era altro che un’ulteriore conferma. Nessun altro, in fondo, era mai riuscito a rubarne un’altra copia. Mjöllnir, il martello del Dio del Tuono.
    Prima di perdere conoscenza, le ultime cose che Neko udì furono la risata di Xiao che rimbombava in quello spazio e il rumore di quello che identificò, dopo aver ripreso conoscenza, svariato tempo dopo, come un crollo.
    «Sogni d’oro!».
    Quell’ultima frase lo avrebbe perseguitato per un lungo periodo.


    (*) Xiao Zhu (小蛛, xiǎo zhū; lett. Piccolo/Giovane Ragno) Lo Xiao qui usato, rispetto a quello che Xiao usa come nominativo, è un vezzeggiativo. Lo Zhu utilizzato è un’abbreviazione di 蜘蛛 (zhī zhū) “ragno”.


    Edited by alyë - 6/4/2020, 21:18
     
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