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[INATTIVA] Yuka Shimizu & Kayden "Ace" Milton @CCG's canteen - 14/02/2020 lunchtime

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    Quella sembrava una giornata come un’altra per lei, aveva passato la mattinata a sistemare ed approvare le scartoffie che si erano andate ad accumulare dopo l’ultima indagine (ce ne sarebbe sicuramente stata un’altra a breve, glielo diceva il suo istinto, e poi era periodo di festa e la sicurezza non era mai troppa) insieme ad uno degli assistenti ma, di certo, non prima di aver istruito i suoi sottoposti con i loro compiti del giorno: alcuni li aveva mandati dove serviva mano d’opera, a chi serviva ulteriore addestramento era stato spedito ad allenarsi nella palestra sotto lo sguardo vigile degli istruttori ed ai rimanenti, invece, aveva dato compiti più semplici ma sempre idonei al loro rango, come analizzare alcuni fascicoli che aveva selezionato personalmente riguardo ad alcuni ghoul che terrorizzavano la zona, sperando in un buon rapporto da parte loro. Infondo voleva solo vederli crescere e come avevano fatto altri prima di lei, dare loro informazioni o anche indirizzarli nella direzione giusta sembrava un buon inizio. Certo, la sua freddezza e serietà sembrava tenere tutti sulle spine e questo le andava anche bene, se non fosse che la maggior parte delle volte le persone si facessero un’opinione sbagliata di lei. Non sembrava esserci rimedio alla cosa, non poteva di certo cambiare carattere da un momento all’altro ed aveva determinati modi di fare che ormai erano insiti in lei e difficili da mettere così da parte in un cassetto. Un altro dato di fatto, però, era che se non andava ad intralciarle effettivamente il lavoro, quello che gli altri pensassero non le importava.
    Lanciò un’occhiata sbrigativa prima al suo orologio da polso e poi a quello sul muro che aveva di fronte, per accertarsi dell’effettivo orario. Era ora di pranzo e la mensa della CCG aveva appena aperto ma cosa più importante, sul menù del giorno era compreso il pudding al cioccolato. L’ultima volta che l’avevano reso disponibile, era arrivata troppo tardi (non per sua scelta) ed aveva dovuto scegliere un altro dessert con la forte delusione e disappunto che le parole della cuoca le avevano dato alla terribile notizia. Lo bramava, quindi. Ne aveva bisogno, il suo umore e l'efficienza nello smaltire il suo carico di lavoro per il resto della giornata dipendeva da quello. Se altri avevano bisogno di caffè, quelli che davano effettivamente una spinta a lei erano proprio i dolci. In special modo quelli al cioccolato, ne andava ghiotta.
    Fu così, dunque, che dopo aver sistemato meglio il plico di fogli sulla sua scrivanie e aver congedato l’assistente con i giusti ringraziamenti, prese la sua borsa e salutando gli altri pochi presenti, si avvivò verso l’ascensore per raggiungere il piano terra della sede centrale. Il tragitto non era poi così lungo ed infondo, ormai, lo conosceva bene come il palmo della sua stessa mano. Non ci mise molto a raggiungere la sua meta, con un leggero languorino che si stava andando a formare nel suo stomaco. Con suo sommo piacere, la maggior parte del personale della CCG non si era ancora riunito nell’ampia sala e per questo la fila non sembrava così esageratamente lunga. Aveva pianificato tutto alla perfezione, la sua tabella di marcia giornaliera questa volta era impeccabile. Niente imprevisti, nessuno che l’aveva fermata per parlarle. Perfetto.
    Dopo aver preso i biglietti dei piatti da lei desiderati ad una delle macchinette (lo sconto del suo grado era proprio stata un’aggiunta gradita), si mise in fila, prendendo nel mentre uno dei vassoi, stando attenta a mettere un po’ di distanza tra lei e gli altri che si trovavo di fronte. Tuttavia, fu quando si girò che notò una figura che le era vagamente famigliare, giusto dietro di lei. Batté le ciglia per poi inclinare un poco la testa in avanti a mo’ di saluto «Secondo Grado... Milton, buongiorno» gli disse cordialmente ma allo stesso tempo con la sua solita formalità, il tutto accompagnato da un piccolo sorriso gentile.
    Se non aveva sbagliato miseramente nome, quel ragazzo doveva essere uno dei sottoposti del suo ex-compagno di squadra Eichi Yamamoto, ora caposquadra della squadra Delta. Considerando che, ora che le loro squadre facevano parte della stessa operazione, lavorando fianco fianco, Shimizu si era un minimo impegnata ad imparare i nomi dei sottoposti degli altri due, nonostante Yamamoto continuasse a dimenticarsi di darle le specifiche. Cosa che lei e l'altro Caposquadra, Reynolds, avevano fatto immediatamente.
    Fatto stava che quello non era di certo il momento delle chiacchiere, nonostante fosse curiosa di fargli qualche domanda per valutare l’andamento della sua squadra, caso mai dopo aver ottenuto il tanto bramato cibo. Infondo, a stomaco vuoto, non si andava da nessuna parte e per questo si fece avanti per la corta fila. Il pudding al cioccolato doveva essere suo!

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    L'azione finale di Yuka che nota Ace è stata concordata in precedenza.


    Edited by alyë - 29/5/2022, 13:55
     
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    La sua riserva di energie si era svuotata, almeno quella mentale. Il corpo in compenso carburava ancora bene, fatta eccezione per lo stomaco che reclamava giustamente cibo. Era ora di pranzo, scattata da pochissimo, e aveva richiuso l'ultimo faldone allo scoccare preciso della pausa.
    Mattinata impegnativa per neuroni e materia grigia, il compito da svolgere era una alquanto triste analisi di dati, missioni, informazioni e cercare di sbrogliare la matassa in una sorta di filo logico.
    Una parte di lui odiava quel lavoro, così chiuso e riflessivo. Una parte di lui adorava quel lavoro, concettuale e impegnativo.
    Il suo corpo però mal gestiva il dover star chinato troppo tempo, anche se nel pomeriggio aveva messo in conto una bella sessione di allenamento, così da poter recuperare ogni scricchiolamento guadagnato per le ore sedentarie. Che esagerazione!
    Ormai era passato del tempo dal trasferimento e aveva preso seriamente l'impegno con se stesso a migliorare in quel campo. Puntare all'uso delle facoltà mentali era sempre bene, ma basare la propria sopravvivenza - e una potenziale salita in grado - solo su quello non era una buona dimostrazione dell'uso di quelle facoltà. Insomma meglio fare un po' riferimento a quell'antico detto che recitava mens sana in corpore sano... o qualcosa del genere, visto che non aveva intenzione di rinunciare a quelle piccole consolazioni alimentari e peccati di gola che decisamente non rientravano in una alimentazione sana. Però facevano bene all'anima, altrimenti perché chiamarlo confort food?
    Ah, chissà se ne avrebbe trovato in mensa. Devika si era rifiutata di spifferargli cosa avrebbero servito in giornata, piccola teppistella che si divertiva a vederlo soffrire nelle speranze di trovare qualcosa di buono che lo facesse tornare per almeno una ventina di minuti in madre patria con i giusti sapori.
    Camminando lungo i corridoi, prima direzione camera per recuperare una cosa e in seguito verso la sala rifornimento, scambiò giusto le chiacchiere di rito con questo o quell'altro componente della grande famiglia della CCG che conosceva, naturalmente con il solito occhio di riguardo educato per i superiori e quello un po' più spigliato per gli inservienti.
    Arrivare presto in mensa era una necessità per due ragioni: la prima era l'approfittare della calma precedente l'affollamento e poter avere quindi un po' più libertà di scelta; la seconda era che preferiva iniziare in anticipo le attività del pomeriggio, non amando particolarmente bruciarsi parte della pausa per fare qualcosa in più la mattina e poi dover consumare di corsa il pranzo.
    Insomma tante volte tutto quel tempo fermo era deleterio, faceva venire sonno e noia, quindi riprendere in anticipo le attività del pomeriggio gli piaceva di più rispetto al prolungare quelle della mattina. A meno che non ci fosse qualcosa da finire, chiaro, perché lasciare a metà un compito era fuori discussione.
    In quel particolare giorno aveva anche una terza ragione per arrivare presto: aveva una consegna da fare ad una persona precisa e sperava di riuscire ad incontrarla.
    14 febbraio, giorno riconosciuto nel mondo come la festa degli innamorati, anche se in realtà lui non rientrava in quella categoria. Aveva a fatica compreso che in quella data in Giappone le cose funzionavano a modo loro e si trattava della tipica occasione in cui erano le ragazze a regalare cuori di cioccolata o lettere romantiche etc ai ragazzi. Lui però non faceva testo, non era giapponese e si vedeva benissimo per diversi fattori, perciò poteva tranquillamente giustificare le diverse abitudini con uno smile e una battuta leggera.
    Presi i tagliandi delle ordinazioni e con ancora la piccola confezione quadrata - quella recuperata in stanza - tra le dita, si accorse che la destinataria di quel pensierino si stava dirigendo a passo spedito verso la fila del recupero pasti.
    Velocizzò il proprio passo per prendere anche lui un vassoio, appoggiandoci sopra la temibile confezione regalo color crema con decorazioni dorate e nastrino rosso, e seguirla con indifferenza, come uno stalker professionista e come fosse un puro caso trovarsi subito dietro la caposquadra del Sigma team, naturalmente rispettando le distanze di cortesia e lo spazio personale.
    La casualità di un incontro in fila in mensa, lei che si volta e lo saluta, lui che ricambia con un gioviale accenno di sorriso.
    «Buongiorno a lei, Prima Classe Shimizu. Trovato qualcosa di interessante nel menu di oggi?»
    La domanda più banale dell'universo in quella che era una situazione di routine normalissima. Visto che gli era stata rivolta la parola, era sensato almeno scambiare quelle frasi quasi di rito e piuttosto prevedibili, o almeno così pensava lui.


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    Shimizu annuì al saluto che ricevette di rimirando dal ragazzo, che si era dimostrato essere cortese e ben educato, in modo da fargli intendere che lo avesse sentito. Gli lanciò poi un’altra occhiata prima di rispondere al suo quesito con un «Si dia il caso di si, Secondo Grado Milton» detto con un tono di voce serio, lo stesso che usava in missione quando dava gli ordini. Niente, infondo, il quel momento poteva fermarla. Perché in missione lo era, personale o meno che fosse, per lei era importante.
    La fila, considerando anche che la sala si stava iniziando a riempire, stava procedendo spedita e fu ben presto il turno per ordinare di Shimizu che porse senza esitazione i biglietti che aveva preso poco prima con le sue selezioni dal vario menù: considerando che quel giorno era più propensa per piatti tipicamente giapponesi, la sua scelta era caduta su una ciotola di kitsune udon, del riso bianco con spinaci e tamagoyaki come contorni e ovviamente, quello che stava bramando, il pudding al cioccolato come dessert. Ah e non dimentichiamoci del tè verde come bevanda. Tutto perfetto e di ottima qualità, come voluto dai piani alti della CCG.
    Sempre cortese, nel mentre una delle inservienti della mensa le stava passando i cibi mano a mano che erano pronti, si rivolse di nuovo al ragazzo che si era ritrovato in fila con lei, e gli rigirò la sua domanda chiedendogli «C’è qualcosa nel menù di oggi che ti interessi?» con un piccolo sorriso gentile.
    In quegli istanti, si guardò tuttavia un po’ intorno, cercando di identificare un posto tra i tavoli liberi che le piacesse. Trovò subito quello ideale, ancora libero, vicino alle ampie finestre che davano sul giardino interno del palazzo. Le piaceva, infondo, ammirare i variegati fiori mentre mangiava. Annuendo riportò l’attenzione sulla donna che le porse l’ultima ma bramata cibaria. Quando prese il pudding, lo sguardo della giovane donna si illuminò e dopo aver ringraziato lo staff della mensa, lo appoggiò tutta contenta sul su vassoio insieme alle altre gustose pietanze. Non vedeva l'ora di gustarselo!
    Sollevando il vassoio dal bancone si girò nuovamente verso Kayden, questa volta con una proposta: «Vuoi sederti con me?» gli chiese dunque, sempre intenzionata a volergli fare qualche domanda su come stesse andando il suo lavoro e come si trovasse nel team di Yamamoto. O più in generale, come trovasse la CCG giapponese. Fatto ciò, si diresse verso il posto a sedere che aveva puntato poco prima e dopo aver appoggiato delicatamente il vassoio sul tavolo, si mise comodamente seduta su una delle sedie libere.

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    Edited by alyë - 29/5/2022, 13:54
     
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    Ormai almeno un po’ a quella formalità era abituato, soprattutto la comprendeva più che bene quando si trattava di gradi differenti, ruoli e, in particolare, una conoscenza a malapena di nome.
    Neppure negli States si sarebbe mai permesso di mancare l’educazione, pur conversando mentre in fila in mensa.
    Aveva però una nota divertente tutta quella serietà mostrata dalla caposquadra del team Sigma, così fuori luogo in mensa e pure così identificativo di una personalità che doveva per lavoro dirigere i suoi sottoposti con la giusta autorità.
    «Mi fa piacere per lei.»
    Era quasi in opposizione il suo tono molto più rilassato, ma allo stesso tempo sincero a riguardo.
    Era stato avvisato su quanto Yuka Shimizu prendesse sul serio non solo il lavoro, ma la vita in generale. Voler credere a opinioni altrui alla cieca però non era da lui, le prendeva in considerazione solo come base da cui, con la giusta calma e le giuste esperienze, maturarne una propria.
    Funzionava sempre così.
    Era quasi imbarazzante ritrovarsi in seguito a rispondere alla sua stessa domanda, anche se solo per una sorta di timore di recare offesa con qualcosa che in realtà non aveva nulla di offensivo. I gusti, dopotutto, erano molto personali e non era di certo una qualche forma di cattiveria il seguire i propri quando era possibile. Nello specifico caso si parlava semplicemente di cibo.
    Devika era davvero stata crudele a non avvisarlo di alcune voci del menu, lasciandolo affogare in speranze che da solo cercava di soffocare e convincersi che i gusti di casa sarebbero restati distanti ancora per un po’. Invece erano lì, alcuni erano stati scelti per le alternative proprio di quel 14 febbraio. Magari era una sorta di segno che la fortuna era dalla sua in quel particolare giorno? O era una semplicissima coincidenza, cosa molto più plausibile.
    «In effetti sì, un piccolo ritorno a casa con i sapori.»
    Non riusciva a rinunciare quando gli capitava l’occasione di far fare quel viaggio alle papille gustative.
    Consegnò i suoi tickets, così da poter finalmente soddisfare quella piccola nostalgia alimentare e vedersi arrivare un tripudio di formaggi in due diverse pietanze, anche se nessuna delle due meritava di essere ridotta solo ad un ingrediente per la definizione.
    Di certo era necessario fare un plauso anche alla mensa della CCG, non solo per la qualità ma anche per quanto erano preparati a non far perdere tempo a nessuno e il servizio era rapido senza essere pressante. Un connubio che probabilmente era stato studiato per migliorare i livelli di produttività e forse anche umore di coloro che si ritrovavano a lavorare tra quelle mura.
    Alla consegna del dolce di chi gli stava accanto, quasi sembrava chiaro che la vera preda tanto puntata del pasto fosse appena arrivata tra le mani della donna. A sbirciare, così per caso, sembrava si trattasse di una crema al cioccolato, ma l’attenzione di Ace sui dolci si era annullata appena incontrata la voce designata per concludere il suo pranzo, quindi non avrebbe saputo dire di cosa di preciso si trattasse.
    Le differenze tra i due pasti erano davvero continentali, visto che aveva miseramente ceduto verso quelli che per lui erano cibi di conforto e il doppio cheesburger torreggiava accanto alla fetta di cheescake con appena un goccio di sciroppo ai frutti di bosco. Senza nulla togliere alla totale mancanza di salute della cola che li aveva raggiunti un attimo dopo.
    Riponendo i piatti sul proprio vassoio si permise un piccolo commento più che altro rivolto a se stesso.
    «A cena cucina locale.»
    Nell’istante dopo però lo raggiunse una proposta tanto insperata quanto apprezzata.
    Aveva rivolto lo sguardo verso la sua interlocutrice ancora prima di sollevare il vassoio, azione che andò a compiere mentre rispondeva alla domanda prima con un sorriso stupito e poi a parole.
    «Volentieri, se non è un fastidio.»
    Pura formalità, dava per scontato che se fosse stato un problema non gli sarebbe stata offerta quella alternativa: educazione e cortesia non imponevano simili azioni, soprattutto considerato il fatto che ancora di posti disponibili ce n’erano a sufficienza nella sala.
    La seguì fino al tavolo, non si sarebbe mai permesso di opporsi alla scelta fatta per almeno un paio di ragioni diverse, prendendo posto di fronte a Shimizu per rispettare il più possibile gli spazi personali di entrambi. Certo prima di assalire il pranzo era il caso di spostare – e salvaguardare – dal vassoio quel pacchetto di circa 10x10cm, appoggiandolo sul piano un po’ a lato, come fosse un terzo commensale.
    Era quasi tentato di svelare subito che quella confezione era proprio per chi aveva di fronte, ma vista la circostanza preferiva aspettare la fine del pranzo e consegnarlo con i saluti. La condivisione del tavolo aveva decisamente cambiato il suo iniziale piano, ma ciò non rappresentava un problema di alcun genere, solo una diversa realizzazione.
    «Le piace il cioccolato, vero?»
    Nello svolgere quella piccola azione aveva rivolto quella che voleva essere semplicemente una domanda leggera, abbastanza banale dato che la risposta era proprio su quel vassoio, ma che forniva una sorta di conferma per le sue intenzioni da realizzare entro la pausa.


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    «Nessun fastidio» disse lei di rimirando e, prima d'iniziare a mangiare, per educazione Yuka aspettò che anche Kayden si fosse messo seduto, contenta che il ragazzo avesse accettato il suo invito di unirsi a lei. In fondo, voleva comunque porgli qualche domande sul suo lavoro e su come si trovasse lì con loro e, seduti e mangiando, le sembrava una situazione abbastanza rilassata per cui farlo. Non che fosse particolarmente brava in questo genere di cose.
    L’enorme sala della mensa stava iniziando a riempirsi, vedendo che la pausa pranzo ormai era iniziata per diversi agenti e dipendenti della CCG, e non tutti si erano portati un gustoso pranzetto da casa. Un po’ le mancavano i bento che sua madre era solita prepararle ma da quando aveva iniziato a vivere nei dormitori, Yuka si era dovuta arrangiare. Certo, la sua stanza era tra quelle di dimensioni confortevoli, adatta al suo grado, ma comunque non aveva mai trovato il tempo di sfruttare al meglio quel piccolo cucinino con cui era stata dotata. O almeno, per i dolci il tempo lo trovava sempre.
    Yuka gli sorrise appena, un leggero alzamento degli angoli della bocca, per poi annuire «Fa sempre bene variare un po’» disse quindi, indicando con il capo il contenuto dei piatti selezionato da Kayden, praticamente opposti, per gusti e sapori, ai suoi «E sapori familiari rinvigoriscono lo spirito» aggiunse poco dopo.
    In fondo, era anche vero che la CCG stessa teneva a cuore mantenere l’umore dei suoi agenti alto per così favorire la loro produttività e un invitante pasto caldo non poteva che aiutare. La variatine dei menù, tra l’altro, non poteva che essere stata un’ottima idea: venivano accontentati tutti, sia i membri giapponesi che gli stranieri ed era difficile che venivano riproposti gli stessi piatti nell’arco della stessa settimana. Forse un po’ come per altri, a Yuka piaceva mangiare qualcosa di diverso ogni giorno anche di culture diverse da quella a cui era abituata o che non aveva mai provato prima.
    Tolse dalla sua borsa la piccola custodia delle sue posate vedendo che preferiva usare le proprie ovunque andava e più che per un fattore d’igiene (che era comunque certa fosse mantenuto perfettamente alla CCG) era più per conforto, essendo un set che le era stato regalato dalla sua famiglia. Era un po’ come se, usando quelle posate, stesse in quel momento condividendo il pasto con loro anche se al momento si trovavano a diverse circoscrizioni di distanza.
    Bacchette in mano, prese un primo boccone del suo udon, ancora perfettamente caldo, stando attenta a non schizzare il brodo in giro. Prese poi un po’ di riso, guarnendolo con qualche spinacio. Tutto sempre molto buono, bravi cuochi. Anche se onestamente, secondo la sua personale e onesta opinione (non di parte, nossignore), la cucina di sua madre rimaneva la migliore.
    «Il cioccolato? Si, particolarmente» confermò lei, in risposta alla domanda fatta da Kayden, nel mentre sorseggiava un po’ del suo tè «È anche un ingrediente che mi piacere molto usare in cucina» aggiunse annuendo, ripensando ai cioccolatini che aveva preparato per i suoi due colleghi proprio per quel giorno specifico e almeno uno su due aveva apprezzato il gesto, mentre ai suoi sottoposti aveva, invece, comprato delle barrette di cioccolato da condividere con tutti.
    Fu così che poi l’occhio le cadde sul pacchetto appoggiato accanto al vassoio dell’altro agente. Yuka inclinò leggermente la testa, annuendo appena, avendo intuito che anche il ragazzo aveva ricevuto in regalo del cioccolato, probabilmente da qualche collega coraggiosa.
    «A te piace?» gli chiese quindi, prendendo poi un morso del tofu fritto caratteristico del piatto di udon che aveva scelto. Non era brava a mantenere discorsi e non voleva cambiare discorso di punto in bianco, sarebbe stato troppo diretto. Per cui aveva optato per rigirare la domanda. Si, di nuovo.

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    Edited by alyë - 29/5/2022, 13:54
     
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