I just wanted to buy some presents...

[CONCLUSA] Kimiko Takeda & Lazar Stefanović Khabarov; Centro commerciale; 18/12/2018 (Dalle 19:30, Tempo sereno, 10°C)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Kimiko Takeda
    Investigatrice di Ghoul alla CCG
    20

    KdanYk1
    La mia giornata iniziò alla maniera di sempre, con la solita sveglia, sempre affidabile, che mi lasciò intendere che il momento del riposo era ormai terminato. Non avrei avuto altri momenti per me fino alla fine della giornata. Mi alzai e rifeci immediatamente il letto, per poi dirigermi verso l'armadio. La scelta relativa a cosa mettermi fu semplice, dato che ogni completo nel mio armadio era stato scelto per abbinarsi, almeno cromaticamente, ad ogni altro. Presi un completo elegante, seppur comodo, formato da una giacca bianca, una camicia bianca e dei pantaloni dello stesso colore, da abbinare a delle scarpe a suola piatta ed ad una cravatta sui toni del nero. Li appoggiai sul letto, ma non indossai niente di tutto ciò. Andai, invece, in bagno, ad infilarmi un costume lasciato ad asciugare sopra il termosifone dal giorno prima. Non uscii da lì senza un asciugamano ed un accappatoio, messi qualche istante prima in un borsone da palestra. Una volta finito, tornai repentinamente all'armadio, per prendere una canadese sui toni del grigio, che, stavolta, indossai subito. La abbinai ad un paio di scarpe da tennis dello stesso colore, poi controllai l'ora: erano le 6:30. Controllai che tutto ciò che mi sarebbe servito per la giornata fosse in ordine, pronto per essere preso al mio ritorno, e poggiai il tutto sul letto, accanto ai vestiti. Feci, inoltre, un ultimo salto in bagno, per prendere un elastico per capelli, col quale mi feci una crocchia.
    Uscii subito dopo, diretta alla piscina di fianco ai dormitori, pronta per il primo turno, prima di andare al lavoro. Me la presi comoda sia per andarci, trovandola aperta, sia per cambiarmi. Aprendo molto presto, quella piscina si era assicurata la mia iscrizione, in quanto potevo andarci prima di "mettermi la divisa" ed andare a lavorare. Alle 7:05, l'inizio del primo turno, entrai in acqua e ci rimasi per mezz'ora. A quell'ora erano disponibili solo corsie di nuoto libero, ma per me non era un problema. Se, prima, avessi potuto avere ancora sonno, certamente, non appena toccai l'acqua, sentii come se una scarica d'energia mi avesse pervasa. Ero sveglia, scattante e pronta ad affrontare la giornata al massimo delle mie capacità. Cercai di godermi la nuotata il più possibile, stando sempre attenta all'orologio per non ritrovarmi ancora in vasca alle 8:30, l'ora in cui avrei dovuto farmi trovare in ufficio. Alle 7:35 uscii dalla vasca e, dopo mezz'ora arrivai a casa. Mi cambiai immediatamente e, dopo aver mangiato in fretta qualche biscotto per colazione ed essermi lavata i denti, presi il mio materiale e m'incamminai verso l'ufficio principale della CCG.
    "Dovrei trovarmi dei biscotti più buoni." Pensai, tra me e me. La CCG disponeva di una pratica mensa, ma quasi tutti gli agenti residenti nei dormitori si riversavano lì, quindi preferivo comprare qualche pacco di biscotti per colazione e tenermelo in stanza, per guadagnare tempo. Volevo provare un nuovo tipo di biscotti, giusto per non mangiare sempre gli stessi, ma non avrei più ricomprato quella qualità: non mi erano piaciuti. "Se fossero quasi finiti, li avrei aggiunti alla lista della spesa di stasera..." Pensai, col rammarico di chi aveva comprato una nuova confezione tre giorni prima, consapevole che avrebbero potuto durarle fino alla fine dell'anno, non troppo lontana. "E non si sta avvicinando solo quella..." Poco prima, infatti, sarebbe arrivato il Natale. Non sentivo molto quella festa, ma era tradizione, a casa mia, scambiarsi dei piccoli regali, quel giorno. Era una delle cose che mia madre aveva "importato" dai suoi viaggi in occidente, insieme ai kanellbullar di cui ero ghiotta. Ed, a proposito, mia madre sarebbe tornata qualche giorno più tardi da un viaggio diplomatico proprio in Svezia. "Magari, me ne porterà qualcuno..." Sarebbe stato un ottimo regalo, per me, avere qualche kanellbulle tutto per me, da mangiare in sua compagnia.
    Invece, io non avevo ancora comprato niente per lei o per mio padre. Avevo già deciso che sarei andata quella sera stessa, per non andare all'ultimo minuto e, con un po' di fortuna, trovare qualcosa di decente. Era il primo regalo che facevo loro con dei soldi miei, guadagnati onestamente tramite il mio duro lavoro: fare un'ottima figura era imperativo, soprattutto con colei la quale mi aveva permesso di intraprendere il percorso che mi aveva portato ad essere ciò che ero diventata. Per quanto non avessi nemmeno un istante di riposo, tra il lavoro e la palestra, ero felice e lo dovevo a lei. Per mio padre non mi sarei certo limitata a fare qualcosa di sbrigativo, non era da me, ma per mia madre avrei dato il meglio di me stessa.
    Arrivai alla sede centrale in perfetto orario, pronta a mettermi all'opera per assicurare un mondo migliore. Essendo un'investigatrice di secondo grado, i miei compiti erano piuttosto limitati: analizzare fascicoli riguardanti dei ghouls non troppo problematici e svolgere ulteriori mansioni minori o ronde coi miei superiori. Avrei dovuto consegnare un rapporto alla mia superiore, prima di andarmene, e sarebbe stato impeccabile o non lo avrebbe ricevuto. Il mio compito del giorno era stabilire le connessioni tra le informazioni contenute nei dossier di tre ghouls senza nome né alias, indicati con dei codici a tre cifre, uno consecutivo all'altro in ordine numerico. "Phew... Nemmeno stavolta." Pensai, notando quali esseri mi erano stati assegnati.
    Da quando era avvenuta l'operazione nel distretto di Ota, avevo sempre il terrore di ritrovarmi ad esaminare il fascicolo di Kaoru. Una parte di me avrebbe voluto vedere i rapporti della notte in cui lei mi aveva segnato per sempre il corpo e la mente, per vedere se la mia denuncia fosse davvero servita a qualcosa, ma l'altra non voleva sentir parlare di lei, per paura della reazione che avrebbe potuto avere. La sua indagine era assegnata ad un'altra squadra e lei era di rango troppo alto affinché io potessi affrontarla o risultare abbastanza preparata per analizzare il suo fascicolo. Per ora, chi di dovere non mi aveva chiamata e sperai con tutto il cuore che mai lo facesse. Sperai, un giorno, di vederlo arrivare da me e fermarmi, solo per dirmi che lei era stata abbattuta e trasformata in una Quinque o in un caricatore di pallottole Q, nel caso in cui ciò mi avesse fatto piacere. E sì, me ne avrebbe fatto.
    Passai tutta la mattina su quei fascicoli, cercando anche la benché minima connessione tra di loro e tra qualunque altro ghoul nel database, poi metà delle mie ore serali. Dedicai il resto del tempo a scrivere le mie conclusioni ed a correggerle, sfruttando tutta la mia conoscenza della mia lingua madre. Dopo la terza revisione, stampai il fascicolo e lo lasciai sulla scrivania del capo. "Spero che vada bene..." Pensai, tra me e me. Se non fosse andato bene, avrei dovuto rifarlo, avrei perso tempo e ciò avrebbe ostacolato la squadra e le indagini: non potevo permettermelo.
    Tornai a casa e mi cambiai, per poi andare in palestra. Sarei rimasta per più tempo, ma alle 19:00 ero già a casa. Avrei dovuto comprare qualcosa per i miei, che mi avrebbero quasi certamente comprato qualcosa di piccolo ma utile, conoscendo mio padre, e di carino da indossare, conoscendo mia madre. Mi rimisi il completo da lavoro, al quale abbinai un cappotto bianco, un paio di guanti neri con le punte delle dita in materiale sintetico, per poter utilizzare il telefono senza toglierli, se necessario, ed una sciarpa nera.
    Optai per il distretto di Shibuya, in quanto pieno di negozi, ed entrai in un centro commerciale. Non entrai nel market vero e proprio e mi concentrai su una gioielleria. Presi a mio padre un orologio in pelle, di un colore che si abbinasse con la divisa che aveva nell'armadio. L'anno scorso gli avevo comprato solo un bagnoschiuma ma, questa volta, avevo più soldi ed una bella figura da fare. Certo, non era un rolex da qualche milione di yen, ma avrebbe comunque fatto un'ottima impressione. "Forse, così, penserà che sappia anche gestire i miei soldi?" Non lo avrei saputo. Gli avrei volentieri regalato uno smart watch come quello che stavo indossando in quel preciso istante, ma non credevo che lui l'avrebbe utilizzato. Credevo, invece, che lui si sarebbe presto stancato di doverlo ricaricare ogni paio di giorni e che l'avrebbe messo in un cassetto, dimenticandosi di averlo. "Per qualcuno come lui, un orologio analogico è anche meglio di uno come il mio."
    Rimaneva solo mia madre: che cosa avrei potuto regalarle? L'anno scorso avevo optato per un bracciale e, questa volta, volevo concentrarmi su un paio d'orecchini. Come prenderglieli? Guardai ad uno ad uno tutti i modelli proposti in quel negozio, senza trovarne nessuno che potesse soddisfarmi. Alcuni erano troppo invisibili, altri troppo appariscenti, altri ancora improponibili durante delle riunioni diplomatiche ed altri erano brutti anche per quelli che erano i miei standard di tre anni prima. Sì, prima avevo tre piercing di tipo Helix nell'orecchio sinistro, che mi avevano rovinato l'orecchio, aggiungendo quei tre fori che in quel momento avrei voluto non essermi mai fatta. Mia madre meritava di meglio di qualche orecchino da ricca esibizionista o talmente piccolo da non vedersi. Appuntai sul mio fedele taccuino il nome della gioielleria, poi me ne andai: semmai avessi cambiato idea ed avessi ritenuto che comprarle un orologio potesse essere la scelta migliore, sarei tornata lì senza dubbio ma, almeno per quanto riguardava gli orecchini, quel posto era davvero fornito male.
    Uscii dal locale con una busta in mano, con dentro una pratica confezione regalo contenente l'orologio per mio padre e mi misi a cercare un altro negozio di accessori. "Magari, col prossimo avrò più fortuna."

    There is no excuse not to do something better than you did.

    CCG
    Prima Multorum (Bikaku)
    Secondo Grado



    Edited by Antoil69 - 22/12/2018, 18:52
     
    Top
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar Stefanović Khabarov
    Studente & Apprendista
    19

    KTa44eW
    «Ma quindi è vero che in Giappone il Natale si festeggia il venticinque dicembre?»
    «Certo.»
    «Come in Europa? Ma non sono cristiani qui, no?»
    «… Ma ti sei informato almeno un po’ sulla cultura giapponese prima del trasloco?»
    «… Ho riascoltato “Hello Kitty” di Avril Lavigne. Faceva, tipo, “ka-ka-kawaii”. Vale?»
    No: a giudicare da come l’arco sopraccigliare di Viktoriya piombò sugli occhi limpidi e severi, probabilmente non valeva. Lazar ebbe comunque la faccia tosta di sfoggiare un sorriso obliquo mentre superava la penisola della cucina, su cui la sorella maggiore campeggiava da giorni, tra pile di libri di psicologia dinamica e appunti da ripassare in vista dell’esame scritto che l’aspettava a inizio gennaio.
    «Ci sono i piatti da lavare.» lo sguardo di Vika era tanto insistente che Lazar riusciva a sentirselo addosso pur dandole le spalle. «Da ieri.»
    «Wakarimashita!» il ragazzo sollevò le mani all’altezza della testa in segno di resa. «Lo farò! È solo che non ho avuto tempo.»
    Con un movimento fluido e rapido, si sfilò dalle spalle la grande borsa a tracolla color blu notte, abbandonandola poi sul divano davanti alla televisione; adagiandosi tra i cuscini, i campanellini del portachiavi tintinnarono allegramente, suscitando così un sorriso in Ninel’, che in contemporanea usciva dal bagno con indosso un pigiama lilla e i lunghi capelli scuri ancora fradici.
    Viktoriya sospirò, appoggiando il mento sul palmo della mano. «Stai già uscendo? Sei appena rincasato...» era una domanda retorica e lo sapeva benissimo anche lei, tanto da aver usato un tono esasperato.
    «Izvinìtje, Viktoriya Stefanovna!»
    Nemmeno Ninel’ seppe trattenere una risatina divertita sentendo il fratellino rivolgersi alla sorella maggiore come se stesse chiedendo scusa ad un’estranea gerarchicamente più in alto di lui.
    «Prometto solennemente di lavare i piatti al mio ritorno! Ma i miei nuovi amici mi aspettano. Uno di questi giorni te li presento: ti piaceranno, credimi.» frattanto, il ragazzo si premurò di infilare nelle tasche del cappotto qualche banconota, chiavi di casa e cellulare.
    «Hm, almeno sono carini?»
    Un’altra risata da parte di Ninel’ «Guarda come l’argomento le interessa, adesso.»
    «Carini è un eufemismo.» finalmente Lazar si voltò, pronto a scoccare un occhiolino ed un sorriso sardonico alla più grande mentre procedeva verso la porta d’ingresso con passo leggero «Sono delle creature incredibilmente affascinanti, dagli occhi magnetici e lo sguardo felino, che non aspettano altro di saltarmi addosso come se fossi il loro cibo preferito.»
    Viktoriya sbiancò comprensibilmente. «I-in che senso…?» scattò, senza però avere il tempo di recuperare le ciabatte da sotto il tavolo e mettersi in piedi prima che il fratello sparisse oltre l’uscio. «Lazar, aspetta! Non è niente di pericoloso, vero?»
    La voce del ragazzo giunse dal pianerottolo «Solo per il portafogli. Sai, costano tanto, ma ne vale la pena.» ed inaspettatamente Lazar comparve di nuovo sulla soglia, col suo solito sorriso sardonico. «Soprattutto quando fanno quei carinissimi "nyaaah"!»
    Un breve silenzio.
    Viktoriya sbatté le palpebre, perplessa. «… N-nyaah?»
    «Esattamente in quel modo, sestra. Ka-ka-kawaii~! Hai ascoltato anche tu Avril?» e con un altro occhiolino, Lazar si defilò.
    Le sorelle si scambiarono un’occhiata carica di sgomento da parte della primogenita, di divertimento da parte della secondogenita. Alla fine Ninel’ scoppiò a ridere, passandosi una mano tra i capelli umidi «Stava solo parlando di una colonia di gatti, Vika.»

    Il suo primo Natale in Giappone sarebbe stato strano: sia a causa delle tradizioni profondamente diverse da quelle della sua terra natia, sia, e soprattutto, in quanto lontano dai Khabarov. Che gli mancassero un po’ era normale, ma non gli era mai stato permesso di passare le feste con gli amici. Era la sua grande occasione per dare una festa: una festa memorabile!
    Ma prima i gatti.
    Aveva fatto quella piacevole scoperta circa tre settimane prima, e finalmente, dopo tanti sforzi, i felini cominciavano ad abituarsi alla sua presenza e non soffiare come forsennati appena fiutavano il suo odore di ghoul; alcuni, addirittura, si strusciavano contro le sue gambe ormai.
    Un salto al supermercato per comprare una piccola confezione di croccantini e poi via, dritto in direzione della strada secondaria che costeggiava il centro commerciale di cui non avrebbe mai imparato il nome. Ce n’erano semplicemente troppi lì, a Shibuya, per ricordarli tutti.

    Solo una cosa non gli piaceva del Giappone: faceva caldo, davvero caldo. Per una persona abituata al famigerato inverno russo, dieci miseri gradi erano l’equivalente di una giornata primaverile.
    Nonostante il caldo, ci teneva ad essere elegante ogni volta che usciva di casa, motivo per cui non aveva rinunciato ad un cappotto nero lungo fino alle ginocchia, il cui unico accenno di colore e punto luce era dato dai bottoni argentati. Guanti neri molto aderenti disegnavano con precisione le dita affusolate con cui teneva la confezione di croccantini già mezza vuota. Niente sciarpa, al bando le sciarpe nelle serate con temperature dai dieci gradi in su! Attraverso lo scollo del cappotto potevano intravedersi la camicia bianca, il gilet dalle tante gradazioni di blu, ornato con splendidi ricami fatti a mano, e una cravatta color perla leggermente slacciata, con tanto di fermacravatta.
    No, non li aveva cuciti lui, quei vestiti. Non era ancora così bravo. Ma ne andava comunque fiero e li sfoggiava quanto più poteva.
    «V Roždestvo den' tëplyj, chleb budet gustoj!» disse vivacemente alla decina di felini che invadeva di miagolii e fusa il vicolo. “Se il Natale sarà caldo, il pane sarà abbondante”, un vecchio proverbio russo.
    Anche se a lui il pane non piaceva per ovvi motivi.
    E vecchio era anche il koljadki, un canto tradizionale, che si mise a canticchiare a bassa voce, dopo essersi seduto sui talloni per dispensare altri croccantini e coccole. Si era già perfettamente calato nello spirito natalizio: amava le feste, del resto, quindi amava il Natale!
    Un po’ meno contento sarebbe stato invece il proprietario del negozio di accessori davanti cui la colonia e il buon samaritano si erano accampati, ma per il momento stava portando pazienza.
    Un gatto meticcio tentò di acchiappare la piuma blu che pendeva dall’unico orecchino che indossava, ma Lazar intercettò e fermò la zampetta in tempo. Not a good boy.


    «Parlato.»
    "Pensato."

    Learn to love your inner monster

    Ghoul
    Rinkaku
    RANK B
    Echo



    Edited by Yukari - 5/1/2019, 18:32
     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Kimiko Takeda
    Investigatrice di Ghoul alla CCG
    20

    KdanYk1
    La prima cosa che notai, non appena aprii la porta del locale, fu la presenza di tanti gatti quanti non avrei mai immaginato di vederne assieme. "Ma che..." Ero sicura che non ce ne fosse nemmeno uno quando ero entrata. La colonia era molto numerosa, almeno per i miei standard. Tutti i felini erano concentrati su un ragazzo che, con una confezione di quello che avrebbe dovuto essere cibo per animali, faceva quello che, da una distanza né troppo ravvicinata né troppo elevata, sembrava nutrirli.
    Per un momento, mi parve anche di sentirlo canticchiare, ma non riuscii a riconoscere la canzone: né le parole, ammesso che non stesse semplicemente cantando sillabe senza senso, per quello che capivo, né la melodia mi ricordavano qualcosa di neanche lontanamente familiare.
    L'unica cosa che capii era che c'erano troppi gatti davanti alla porta della gioielleria dalla quale ero appena uscita.
    Chiusi la porta dietro di me, sperando di non aver fatto entrare nessun animale randagio nel locale, poi lanciai un'occhiata alla scena, concentrandomi prima sul ragazzo, poi sul branco intorno a lui. Iniziai a camminare, adocchiando una panchina poco distante, dietro il ragazzo, ma non troppo vicina a lui.
    All'inizio, il mio passo fu più lento del mio solito: aggirai la colonia, tenendo una certa distanza ed, ascoltando l'altro essere antropomorfo canticchiare, cercai un'altra volta di capire che cosa stesse cantando, senza successo. C'erano diversi fattori in gioco, tra cui la distanza tra noi due ed i brusii della folla, ma rimaneva comunque il fatto che non avessi riconosciuto la canzone.
    "Basta distrarsi!" Pensai, tornando seria e riprendendo a camminare ad una velocità normale. "Se voglio avere del tempo per disegnare, stasera, devo trovare un paio di orecchini per mia madre e non mi fermerò al primo paio che trovo!" Di solito, dedicavo al disegno solo un'oretta dopo cena, per riuscire a coltivare la mia passione senza interferire né con il sonno, il mio più prezioso tesoro, data la mia routine, né col mio lavoro o con gli allenamenti che esso richiedeva. "Per non parlare del fatto che potrei trovare la mensa chiusa, a seconda dell'ora in cui torno..." Non sarebbe stato un problema, a di re il vero, ma perché avrei dovuto cercare un ristorante vicino a casa se, sbrigandomi, avrei potuto terminare le mie faccende e mangiare gratis alla mensa della CCG? "In fondo, per quanto sia comunque una mensa lavorativa, lo staff cucina bene."
    Per riuscirci avrei dovuto mettere da parte la mia curiosità, amplificatasi grazie agli insegnamenti dell'accademia. <<Ogni dettaglio è fondamentale per un investigatore...>> Aveva detto alla mia vecchia classe uno degli istruttori, <<... ed ogni cosa vale la pena di essere investigata.>> In quel caso, però, concentrarmi su quel dettaglio mi avrebbe distratto dal mio compito numero uno, cosa che reputavo inaccettabile.
    Raggiunsi la panchina da me adocchiata, lontano dalla colonia abbastanza affinché il rumore della folla, unito alla distanza, coprisse il rumore di quel canto a me ignoto. Estrassi il telefono, approfittando dei guanti, appositamente creati per non doverli togliere per usare uno schermo tattile. Iniziai, quindi, la mia ricerca.
    Non cercai semplicemente i negozi nell'area, ma guardai le recensioni di ognuno per trovare quello giusto con più facilità. Non sarei andata in una gioielleria qualunque: volevo la migliore della zona. Purtroppo, molti locali avevano recensioni vuote, con solo il classico voto espresso in stelle, come se scrivere qualcosa in più avesse significato sottrarre tempo alla loro vita, troppo preziosa per recensire bene, ma non abbastanza da perdere, e far perdere, tempo mettendo solo delle stelle di per sé inutili. "Magari, una volta tornata a casa, potrei recensire io i negozi che ho visitato." Magari, avrei fatto un favore a qualcuno desideroso di sapere la vera opinione di una cliente, nel caso di acquisti importanti quanto i miei. "In fondo, non si comprano orecchini tutti i giorni..."
    La ricerca si rivelò piuttosto difficile, ma, dopo un po' di tempo, trovai qualcosa che stuzzicò la mia attenzione: un negozio non troppo distante, fuori dal centro commerciale. Aveva ottenuto quattro o cinque stelle da quasi tutti i suoi recensori ed alcune di esse erano abbastanza dettagliate e parlavano anche di una fornitura di prim'ordine. Non avevo trovato nessun rifornimento specifico degno di nota a degli orecchini, ma se la fornitura fosse stata davvero così buona avrei avuto buone possibilità di trovare qualcosa. "Speriamo che ci sia qualcosa di meritevole..."
    Mi alzai dalla panchina e, dopo aver riposto il telefono in una tasca del mio cappotto, fui pronta ad incamminarmi verso il nuovo negozio, piena di speranze relative al completamento dell'obiettivo da me prefissato. Presa com'ero da tale prospettiva, con un passo deciso iniziai ad andare verso l'uscita del centro commerciale, senza degnare la colonia col ragazzo canticchiante nemmeno di uno sguardo. In fondo, per quanto quel canto mi avesse incuriosito, avevo cose più importanti da fare ed ero intenzionata a farle al meglio e nel minor tempo possibile.

    There is no excuse not to do something better than you did

    CCG
    Prima Multorum (Bikaku)
    Secondo Grado

     
    Top
    .
  4.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar Stefanović Khabarov
    Studente & Apprendista
    19

    KTa44eW
    Non trascorsero che appena una decina di minuti prima che la porta del negozio d’accessori venisse aperta dall’interno; Lazar, che vi si era seduto quasi davanti, sarebbe dovuto smammare di corsa o, meglio ancora, avrebbe dovuto fornire delle spiegazioni convincenti ad un proprietario sicuramente innervosito da quel picnic a base di croccantini.
    Scivolò di lato con un movimento fluido, simile ai suoi compari felini, per poi rimettersi in piedi e darsi un minimo di contegno battendo le mani sui bordi del cappotto per scrollarsi di dosso polvere e peli di gatto.
    Non gli dispiaceva fare la figura dell’innocuo amico degli animali - di quelli a cui ogni buona vecchietta avrebbe sorriso con benevolenza, raccomandando di rincasare il prima possibile, giacché le tenebre che calavano sulla città celavano nel loro abbraccio la minaccia ghoul -, tuttavia l’istinto di mettersi in mostra era troppo radicato in lui per non darsi una rapida sistemata.
    A giudicare dalla busta che reggeva con una mano, primo particolare ad invadere il campo visivo di Lazar, la persona appena uscita dal negozio doveva essere un cliente; poté tirare un breve ed impercettibile sospiro di sollievo: niente ramanzina, quindi poteva continuare a viziare i miciotti fino a farli diventare palle di lardo, evviva! Confetti!
    Il buonumore ravvivò il tono di voce, sempre mantenuto basso per non infastidire né attirare l’attenzione, con cui proseguì nel canticchiare il koljadki, accompagnato da un coro di miagolii.

    La curiosità, però, era uno dei suoi tratti caratteriali più pronunciati, motivo per cui il russo non poté fare a meno di scoccare una fulmina occhiata alla persona che aveva solo intravisto qualche attimo prima. E ciò che vide fu bianco.
    “Sneguročka!” pensò, rimanendo per un momento senza fiato. “Esiste davvero! E vive in Giappone for no reason!”
    Naturalmente non esisteva davvero, ma ella, una giovane dai lineamenti molto femminili, gli aveva riportato alla mente i racconti sulla Fanciulla di neve nipote di Nonno Gelo, che altri non era che Babbo Natale secondo i russi.
    Ah. E naturalmente aveva anche quei bellissimi capelli scuri che sembrano curatissimi, lucidissimi, bellissimi e swisshissimi, che solo i dannati orientali hanno di natura, mentre il resto del mondo si deve spaccare la schiena per averne una pallida imitazione. Che invidia devastante.
    Curioso, al contrario, era il colore cristallino e chiaro degli occhi, particolare che attirò l’attenzione del ghoul facendogli momentaneamente dimenticare gli sproloqui sulle chiome orientali.
    Non poté però dedicarle più di un rapido sguardo: i giapponesi erano timidi, guardinghi e molto riservati, e lui, con alle spalle una carriera che neanche il film Cannibal Holocaust avrebbe eguagliato, non doveva attirare l’attenzione.
    Tornò dunque alla sua occupazione, almeno finché la donna non gli passò davanti una seconda volta: aveva il passo spedito di chi ha ben chiaro cosa fare, come farlo e soprattutto quanto tempo metterci. Lazar interruppe la sua nenia per lasciar scivolare lo sguardo sul suo bel cappotto bianco.
    “Hm… Vika lo adorerebbe. Potrei chiederle dove l’ha comprato, sperando che non mi scambi per un maniaco.”
    Quel che Lazar non poteva prevedere, però, era che sarebbe stato anticipato: uno dei gatti, visibilmente cucciolo, zampettò quasi saltellando vicino alle gambe l’altra potenziale dispensatrice di cibo. Tutto nella norma, non fosse che…
    «Oh!» mosse un passo in avanti. «Occhio ai vestiti, Britney è raffreddatissima-!»
    La gattina si incurvò. Ptch!
    … appunto.


    «Parlato.»
    "Pensato."

    Learn to love your inner monster

    Ghoul
    Rinkaku
    RANK B
    Echo


    Dato che il powerplay è una cosa brutta, ma le macchie verdoline degli starnuti dei gattini sui pantaloni bianchi lo sono ancora di più, lascio a te l'arduo compito di decidere se Britney (sì, ha davvero chiamato così la micia) è riuscita ad attirare l'attenzione di Kimiko x"


    Edited by Yukari - 5/1/2019, 18:33
     
    Top
    .
  5.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Kimiko Takeda
    Investigatrice di Ghoul alla CCG
    20

    KdanYk1
    Avevo appena mosso qualche passo, quando vidi un piccolo animale muoversi nella mia direzione. Era un gatto, un cucciolo, che veniva verso di me dalla direzione della colonia. <<Oh!>> Mi girai istintivamente, non sapendo a chi fosse diretto quel monosillabo. Il richiamo veniva dalla direzione della colonia, più precisamente da un ragazzo, quello che cantava la nenia di prima, a me ancora ignota. In un primo momento, vedendo da chi quella parola era stata pronunciata, non diedi troppo peso alla cosa, ma, in concomitanza con il posarsi del mio sguardo su di lui, il ragazzo continuò a dire: <<Occhio ai vestiti, Britney è raffreddatissima!>> Non ebbi il tempo di reagire che un altro suono, una sorta di starnuto, arrivò al mio orecchio: il piccolo animale aveva appena macchiato i miei pantaloni di un colore verdognolo. "Porca..."
    Il gattino era troppo vicino ed aveva agito troppo rapidamente affinché io potessi evitare che lui -o lei, visto il nome datole dal ragazzo- mi sporcasse un paio di pantaloni perfettamente bianchi. "Due anni e mezzo di allenamenti sulla prontezza andati a farsi benedire...." pensai, allontanandomi dall'animale con qualche decimo di secondo di ritardo. "Se quel gatto fosse stato un ghoul..." pensai, nervosa per il fatto e per il pensiero stesso che stavo formulando, "... ora starei strisciando per terra con una gamba sola." Dov'era finita, in quell'occasione, la prontezza che mi stavo allenando per avere? Che cosa mi aveva distratta a tal punto da non accorgermi del comportamento di un gatto che avevo davanti? "Inaccettabile!"
    Feci un passo indietro, cercando di non mostrare quanto la cosa avesse alterato il mio stato emotivo. Cercai di concentrarmi sul fatto che avrei dovuto spendere più tempo in palestra, ad allenarmi al combattimento con un istruttore, possibilmente uno severo e capace di non lasciarmi passare nemmeno il minimo errore. Il deviare dalla mia situazione attuale, tenendo un occhio sul ragazzo ed uno sull'animale che mi aveva starnutito addosso, avrebbe dovuto farmi ritrovare la calma, ma la strategia da me attuata si rivelò fallimentare. In fondo, contava solo il fatto di non essere riuscita ad evitare il gatto. "Nonché il fatto che ora dovrò letteralmente pagare per il mio errore..."
    Dal momento che non avevo spese per vitto ed alloggio e che quelle per il cibo erano minime, una delle cose che mi portava via la maggior parte del salario era la pulizia dei vestiti: pensavo io a tutti i miei capi non troppo importanti ma, per quanto riguardava camicie ed abiti più formali, preferivo di gran lunga affidarmi a dei professionisti. Avevo trovato una tintoria non troppo distante dalla sede centrale della CCG e portavo lì qualunque capo da lavoro necessitasse di una ripulita. "Ed il completo che sto indossando mi è costato abbastanza da meritare un lavaggio adeguato." L'indomani, qualcuno avrebbe guadagnato grazie alla mia mancanza di riflessi.
    Sperando che il gatto non mi seguisse e di riuscire a mantenere la calma, almeno esteriormente, soffermai il mio sguardo su colui che aveva cercato, invano, di avvertirmi. La prima cosa che mi saltò all'occhio fu la sua altezza: per quanto la folla non gli si fosse avvicinata troppo a causa della presenza dei gatti, era visibilmente più alto della maggior parte delle persone in giro a quell'ora, nonché della sottoscritta. Sembrava piuttosto alto da lontano, quindi, da vicino, la mia percezione avrebbe dovuto accentuarsi.
    <<Ho avuto modo di notarlo...>> dissi, cercando di nascondere il mio nervosismo dietro un sorriso non troppo autentico ed un tono il più possibile pacato ed educato, che avrebbe dovuto mascherare il mio stato d'animo con un'efficacia ancora tutta da verificare <<... ma grazie, comunque.>>
    Per educazione, decisi di rimanere ferma per qualche secondo, per dare a quel ragazzo la possibilità di parlare, se necessario, ma già il mio piede sinistro puntava altrove, segno evidente del fatto che avrei voluto andarmene da lì quanto prima, sia perché, ormai, la calma mi stava abbandonando, sia perché ogni istante passato con quel ragazzo sarebbe stato sottratto al mio compito principale, ossia trovare quel paio di orecchini, possibilmente entro qualche ora. Tuttavia, nonostante la mia decisione, ormai presa e quasi attuata, di andarmene, decisi di tenere ancora d'occhio il gatto che aveva starnutito su di me. Perderlo di vista, in fondo, era stato un errore che non avrei voluto ripetere.

    There is no excuse not to do something better than you did

    CCG
    Prima Multorum (Bikaku)
    Secondo Grado



    Chi ruola a capodanno ruola tutto l'anno!

    Per quanto riguarda il powerplay,lascio a te i compiti più ardui della role: dato che Kimiko e Lazar non sono vicinissimi, ma nemmeno troppo lontani, il tuo PG ha sentito la mia? Lui ha notato il nervosismo di lei? E, soprattutto, la povera Britney che fine farà? Lo scopriremo nella prossima puntata di: "I just wanted to buy some presents..."! Stay tuned!

    P.S: Scusa se non sto dando luogo ad interazioni troppo amichevoli, profonde o estese nel tempo, ma farlo mi sembrerebbe una forzatura, data la mia PG. *Va a creare una PG estroversa e logorroica*
     
    Top
    .
  6.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar Stefanović Khabarov
    Studente & Apprendista
    19

    KTa44eW
    Salvate il soldato Britney: questi furono i ben poco seri pensieri che fulminarono la mente del russo nell’udire il familiare, inconfondibile e ridicolo suono di un gatto che starnutisce.
    In un’altra situazione avrebbe ridacchiato spensieratamente. Adorava i gatti e le loro stranezze, forse perché non gli era mai stato permesso di accudirne uno a causa dell’allergia di Vika e della rigida etichetta di casa Khabarov. Suo padre era sempre stato irremovibile: se mai avessero avuto un animale domestico, sarebbe indubbiamente stato un cane a pelo lungo e si sarebbe chiamato Sasha. Uno stereotipo talmente banale da non far più ridere. Lazar, comunque, quel cane a pelo lungo di nome Sasha lo aspettava ancora.

    La gamba del pantalone bianco macchiata di uno spruzzo verdognolo era sinceramente orripilante, e Lazar, benché non avesse in carico la colonia, avvertì un pizzico di senso di colpa per non essersi accorto dello zampettare della piccola Britney in direzione della donna.
    Il resto dei felini pareva essersi bloccato, assistendo allo svolgersi degli eventi con espressioni vacue che la dicevano lunga su quale fosse la loro priorità: i croccantini che l’umano aveva smesso di dispensare.
    Il silenzio, piombato su di loro come una scure, sembrava la quiete che precede il rombo di un tuono. Persino i rumori di sottofondo, che fino a pochi attimi prima avevano coperto la voce vivace del russo, si erano trasformati in un semplice brusio lontano e indistinguibile.
    A falciare l’immobilità di quella scena, che quasi sembrava esser stata immortalata in una fotografia, fu infine la giovane donna, voltatasi per rispondere al suo fallito tentativo di avvisarla.
    Lazar si prese un momento per osservarla, cercando di essere il meno invasivo possibile e concentrandosi solo sul volto - non per timore di irritarla, ma per non apparire sospetto e pericoloso.
    Nonostante la penombra che ingolfava il vicolo, il colore verdeacqua delle sue iridi era chiaramente distinguibile, tanto che per un attimo si domandò se fosse straniera come lui. E se i lineamenti del viso e l’altezza non supportavano questa teoria, la prova definitiva gli fu fornita quando ella parlò in un giapponese impeccabile. Tanto impeccabile e formale che il russo dovette ripetersi mentalmente la frase per essere certo di non aver dimenticato sostantivi o preposizioni per strada.
    Dannati rumori di sottofondo, tornati ad essere molesti proprio nel momento peggiore.
    La donna appariva incredibilmente composta e tranquilla per essere una i cui pantaloni erano appena stati macchiati in modo disgustoso. O almeno, così sembrava da quella distanza. Il soldato Britney era forse in salvo, ma per sicurezza Lazar scartò con qualche passo i pochi metri tra loro, per poi chinarsi e raccogliere la gattina con entrambe le mani, mettendoci forse più delicatezza del dovuto.
    «Il tuo raffreddore ha fatto un’altra vittima, pestifera!» il suo accento russo era a dir poco pesante.
    Mentre l’esserino si adagiava pigramente sul suo petto, cospargendo la giacca di pelo, il ragazzo si rivolse con fare dispiaciuto alla sconosciuta. «Mi dia un momento. Di solito ce l’ho… se non è finito...»
    Infilò la mano libera nella tasca destra del cappotto, rovistando come se si fosse trattato di un varco dimensionale per la sua personale Stanza delle Necessità; tastò e riconobbe la forma delle chiavi di casa, poi del cellulare e delle monete che aveva preso prima di uscire.
    «Quando cerchi una cosa in particolare non la trovi mai… blin!» l’esasperata imprecazione finale, per fortuna, fu pronunciata in russo. «Ah, ecco-» trasse un tubetto trasparente contenente aghi e fili. Sospirò. «Net.»
    Tornò a frugare. I gatti cominciavano a perdere la pazienza e miagolare in segno di protesta.
    Ma infine Lazar vinse la sua guerra e trovò ciò che cercava, mostrandolo con un sorriso soddisfatto alla donna: un piccolo smacchiatore a secco.
    Non esattamente ciò che un ragazzo normale porterebbe in tasca: ma Lazar non era solo uno studente di moda, ma anche un apprendista costumista presso un atelier e, soprattutto, un egocentrico ossessionato dall’estetica. Dal suo punto di vista era solo naturale portarsi dietro uno smacchiatore per tessuti.
    «Sa usarlo?» domandò cordialmente, porgendolo alla donna.


    «Parlato.»
    "Pensato."

    Learn to love your inner monster

    Ghoul
    Rinkaku
    RANK B
    Echo

     
    Top
    .
  7.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Kimiko Takeda
    Investigatrice di Ghoul alla CCG
    20

    KdanYk1
    Il gatto non sembrava troppo interessato a seguirmi, fortunatamente. Tuttavia, non potei dirlo con certezza, in quanto il ragazzo intorno ai felini, con qualche passo, mi raggiunse e prese il cucciolo in braccio. La prima cosa che notai fu il fatto che la mia impressione di prima si fosse rivelata corretta: quell'uomo era mostruosamente alto. Una volta raggiunta, ebbi modo di notare quanto effettivamente lui mi superasse. Non sarei arrivata a lui nemmeno con i tacchi. Non era troppo robusto o fisicamente imponente, ma questo bastava a farmi sentire bassa.
    Fui sollevata dal fatto che il gatto, ora bloccato da una forza maggiore, non potesse più raggiungermi e sporcarmi ulteriormente. Certo, ero ancora piuttosto nervosa per via dell'inconveniente da lui provocato, ma già il fatto che fosse stato bloccato bastava a migliorare leggermente il mio umore. Il mio primo pensiero, una volta presa coscienza del mio stato d'animo, fu rivolto a Kaoru. Per quanto Britney non mi avesse fatto nulla, a confronto, entrambe mi avevano causato situazioni spiacevoli ed entrambe, ormai, non avrebbero più potuto nuocermi. "Ed entrambe altro non sono che animali..." Fortunatamente, però, la macchia verde lasciata dal giovane felino se ne sarebbe andata con un salto in tintoria. Lo stesso non si sarebbe potuto dire della cicatrice che avevo sulla spalla destra, destinata a rimanere visibile finché avessi avuto vita. Ormai, la sua presenza non mi dava più fastidio. Anzi, vederla tutti i giorni mi ricordava che cosa avessi deciso di fare della mia vita: eliminare il maggior numero di quegli esseri possibile, per rendere il mondo un posto migliore. "E ci riuscirò a qualunque costo!" L'accostamento alla ghoul mi provocò una sensazione di ribrezzo che cercai di non esternare.
    <<Il tuo raffreddore ha fatto un’altra vittima, pestifera!>> Il ragazzo mi destò dai miei pensieri, parlando con un accento davvero forte, che non avevo mai sentito prima. Questa caratteristica mi s'impresse nella memoria anche più della sua altezza. Ripetei la sua frase mentalmente, per essere certa di non aver confuso suoni per sbaglio. Dopo aver confermato il senso di ciò che aveva detto, ed essermi accorta del fatto che lui stesse effettivamente parlando al gatto, decisi che quello sarebbe stato il momento migliore per andarmene.
    Stavo per iniziare ad avviarmi, vedendo che la situazione non necessitava della mia presenza, quando il ragazzo mi chiese un momento, che utilizzò per cercare qualcosa in una delle tasche della sua giacca. Che cosa poteva essere così importante da necessitare di essere preso immediatamente, nonostante tenesse un gatto raffreddato sul petto. C'impiegò un po', cercando di trattenermi con un'altra frase, nella quale pronunciò una parola a me nuova. "Burìn?" Che razza di parole era? Certamente non era del mio linguaggio settoriale, né di quello di qualche altra materia studiata da me a scuola, quando mi ero messa in testa di farlo, o semplicemente sentita, quando pensavo che buttare via il mio tempo sarebbe stata una buona idea. Quel ragazzo aveva la capacità di parlare senza essere compreso, manifestatasi fin dal primo istante in cui lo notai. La sua parlata, a me sconosciuta, unita al suo accento, che sembrava fatto più per le parole a me ignote che per quelle a me note, ed accompagnata dall'altezza, piuttosto accentuata, del mio, ormai, interlocutore, mi portò alla conclusione che lui non fosse della zona, forse nemmeno del Paese.
    Ci mise un po', ma alla fine tirò fuori dalla tasca un piccolo tubetto con dentro qualcosa che non riuscii a distinguere tanto bene, in quanto lui la rimise quasi immediatamente dentro la giacca, per poi riprendere a rovistare. La mia pazienza, ridotta dallo starnuto del gatto e dal fatto che avrei avuto cose molto più importanti da fare che stare lì ad aspettare che quello sconosciuto tirasse fuori dal cilindro qualunque cosa lui stesse cercando, si stava esaurendo. Anche il resto della colonia aveva iniziato a miagolare, chissà per quale motivo. Fatto sta che i loro miagolii non mi aiutarono a calmarmi.
    Alla fine, però, il ragazzo trovò quello che cercava e me lo porse. Lo presi ed esaminai la confezione, scoprendo, con mia grande sorpresa, che si trattava di uno smacchiatore a secco. "Davvero?" Pensai, sorpresa. Non mi sarei mai aspettata d'incontrare qualcuno con uno smacchiatore a secco appresso. "Suppongo che gli servirà, dato il gatto che ha al petto." Non vidi, in quel momento, altri motivi per cui qualcuno dovesse portarsi dietro un prodotto del genere. Se fosse venuto spesso a nutrire la colonia, magari, avrebbe potuto aver imparato con le cattive a portarselo dietro. La visione di quell'oggetto mi mostrò un tratto della personalità di colui che avevo di fronte: non sapevo se fosse giapponese, ma sapevo che non era uno sprovveduto... a differenza mia, che avevo dimostrato di non saper evitare nemmeno un semplice gatto, con mia somma delusione, né avrei dimostrato di saper usare un semplice smacchiatore a secco. I miei metodi di lavaggio, basati sulla lavatrice e sull'asciugatrice, non avevano mai necessitato dell'abilità di smacchiare senz'acqua, cosa che, in quel preciso istante, mi sarebbe tornata molto utile. Avevo dimostrato, per la seconda volta, di non essere preparata. Inutile dire che ciò non mi piacesse. Almeno, l'abilità di smacchiare un capo a secco non mi sarebbe, forse, servita per abbattere un ghoul, ma il non saper fare qualcosa che la situazione aveva richiesto mi fece comunque sentire inutile. In futuro, avrei dovuto essere pronta. Magari, tenere uno di quegli smacchiatori nel mio armadio mi sarebbe servito, prima o poi.
    Avrei dovuto trovare un modo per utilizzare quel prodotto. Riuscendoci, avrei potuto riparare in fretta al danno causato, ringraziare e tornare alle mie faccende, cosa che non vedevo l'ora di fare. Decisi di girare la confezione ed iniziare a leggere le istruzioni. Facendolo, però, non avrei potuto nascondere il fatto di non essere in grado di utilizzare lo smacchiatore. <<A dire la verità, non sono molto pratica della pulizia di capi come questo...>> Iniziai a dire, mascherando l'impazienza con la riconoscenza d'obbligo nei confronti di chi ti offre qualcosa, <<... ma posso comunque provarci. La lettura delle istruzioni dovrebbe aiutarmi.>> Le indicazioni dicevano di prendere un panno, bagnarlo con lo smacchiatore, senza usarne troppo, strofinare con cura dall'esterno della macchia verso il centro e lasciare asciugare il vestito. Ed io non avevo un panno. Ero uscita di casa come se stessi andando a fare la spesa in un negozio vicino ai dormitori in cui alloggiavo: senza una borsa, senza una tracolla, con solo il mio telefono ed il mio portafogli, entrambi in una tasca del mio cappotto. Non avevo nemmeno un pacchetto di fazzoletti da utilizzare come sostituto per il panno richiesto. Ero di nuovo impreparata e, questa volta, il mio nervosismo s'intensificò parecchio: non solo non avrei potuto riparare al danno da me causato, ma avrei anche dovuto chiedere al mio interlocutore una mano per qualcosa che non sarei riuscita a svolgere altrimenti, nel caso in cui lui, che speravo fosse più pratico di me, avesse dei metodi da insegnarmi, il che avrebbe significato dover ritardare ulteriormente la mia tabella di marcia. Ero impaziente e desiderosa di andarmene da lì, ma il ragazzo era stato comunque cortese, con me, quindi cercai di essere il più calma e cortese possibile, con lui. <<Qui dice che ci vorrebbe un panno. So che chiedo molto, ma non è che, per caso, ne avresti uno o avresti un fazzoletto?>> Sperai vivamente di sì e sperai che lui potesse darmelo senza troppi problemi: avevo un paio d'orecchini da trovare ed avevo perso fin troppo tempo con lui e con il gatto.

    There is no excuse not to do something better than you did

    CCG
    Prima Multorum (Bikaku)
    Secondo Grado



    Non è stato il mio miglior post, ma spero che vada bene. E spero che non si noti il fatto che nemmeno io so nulla di relativo agli smacchiatori a secco (ho cercato su internet come usarli per la parte relativa alle istruzioni... ^^' )
    In ogni caso, fammi sapere se c'è qualcosa che non va.
     
    Top
    .
  8.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar Stefanović Khabarov
    Studente & Apprendista
    19

    KTa44eW
    Una vita passata tra le mura domestiche, con l’unica e costante presenza di parenti che negli anni aveva imparato a conoscere come le sue tasche, aveva negato a Lazar il prezioso dono dell’empatia.
    Non era mai stato troppo bravo a capire le persone, a mettersi nei loro panni e ragionare secondo il cosidetto senso comune. Da quando le luci e le ombre di Tokyo erano diventate il teatro della sua doppia vita, per di più, il russo aveva scoperto quanto la definizione di senso comune variasse di cultura in cultura ben oltre le sue logiche aspettative.
    Al contrario di quanto aveva ribattuto scherzosamente a Vika neanche un’ora prima, Lazar, con l’aiuto della fanatica Ninel’, si era davvero documentato su usi e costumi del popolo giapponese prima del trasferimento, onde evitare strafalcioni che avrebbero attirato l’attenzione e messo a rischio la copertura dei tre fratelli.
    Conoscere il nemico - in questo caso il potenziale nemico - era la prima regola quando si va al fronte: queste erano state le parole di suo padre, ma Lazar voleva convincersi di non starsi imbarcando alla volta di alcuna guerra.
    Era pertanto gentile, anzi si sforzava di essere il più gentile possibile in momenti come quello che stava vivendo, avendo sperimentato nei mesi precedenti quanto timidi e riservati fossero i giapponesi. Persino banali errori, come parlare con un tono di voce moderato secondo un russo ma alto secondo un giapponese, conducevano a lunghi ed imbarazzanti silenzi. Se non a una vera e propria fuga di chi lo scambiava per uno spaventapasseri mafioso probabilmente di nome Boris, Dimitri o Vladimir.
    … Magari si fosse chiamato Boris, Dimitri o Vladimir. Ma no: Lazar. Blin.

    Lazar, dunque, aveva fatto del suo meglio per approcciarsi alla donna col massimo riguardo: nei fiochi fasci di luce che fendevano il mantello di penombra, ella continuava a dare un’impressione di fierezza e sicurezza, ma al contempo nel suo sguardo si era disegnato un accenno di disagio. Nonostante la sua mancata empatia, poteva immaginarne la causa.
    Come darle torto se reagiva così, ritrovandosi davanti a un tipo eccentrico, con un accento fuori dal mondo, che tirava fuori dalle tasche strumenti da sarto ed aveva per di più al seguito una folla di palle di pelo miagolanti? Surreale. Doveva sembrarle semplicemente surreale.
    Al suo posto, lui si sarebbe fatto una bella risata, ma il effetti lui prendeva un po’ troppe cose alla leggera. Tra queste però non rientrava la cura dell’abbigliamento: essere impeccabili era imprescindibile. Mentre, infatti, la donna vinceva la diffidenza per accettare lo spray, Lazar tornò a concentrarsi sulla raffreddatissima e pericolosissima Britney, che rischiava di lasciare un ricordino verde acido anche sul suo, di cappotto. La poggiò di nuovo per terra, prima che la disgraziata colpisse di nuovo.
    Non aveva intenzione di interferire ancora con la vita della donna, doveva averla disturbata già abbastanza, ma inaspettatamente fu ella stessa a riprendere parola.
    “A dire la verità, non sono molto pratica della pulizia di capi come questo.. ma posso comunque provarci. La lettura delle istruzioni dovrebbe aiutarmi.”
    Aveva sbagliato a dar per scontato che una donna avrebbe saputo usare uno smacchiatore a secco. Era davvero così strano averne uno? Per lui era un comune strumento di lavoro al pari di aghi e rocchetti, uno strumento di cui abusava soprattutto quando i professori disgraziati li facevano lavorare su scampoli risalenti al giurassico.
    Sorrise, quasi intenerito dall’umiltà e dall’esagerata formalità di quelle parole.
    «È molto semplice e veloce, non si preoccupi.» rispose, facendo attenzione a piazzare gli onorifici dove necessario. Non le propose di lasciar fare alle sue mani di professionista solo perché, a quel punto, suddette mani di professionista si sarebbero dovute avvicinare un po’ troppo alle sue gambe.
    Mentre ella si prendeva il suo tempo per leggere, Lazar si permise uno sguardo più attento al suo abbigliamento: la giacca, confermò, avrebbe di certo fatto innamorare Vika, ma… troppo bianco. Davvero troppo bianco. E ai ghoul il bianco non piaceva.
    “Qui dice che ci vorrebbe un panno. So che chiedo molto, ma non è che, per caso, ne avresti uno o avresti un fazzoletto?”
    … Ah.
    Eccola lì, la contraddizione sul suo volto sorridente: avere uno smacchia tessuti ma non un fazzoletto. Lui di solito usava le dita, perciò tendeva a dimenticare che la gente normale non si spruzza sulle mani sostanze chimiche potenzialmente dannose.
    «Forse sì.» commentò, ma la risposta era no, constatò la sua mano subito dopo.
    L’unica cosa che andava incontro alle esigenze della donna era uno scampolo di una decina di centimetri, una scozzese granata che… gli serviva. Accidenti, quella gli serviva davvero. Ma il danno l’aveva combinato una gattina di cui si sentiva responsabile. Pazienza.
    Arresosi, porse alla donna lo scampolo e un sorriso dispiaciuto.
    «Purtroppo non ho di meglio.»


    «Parlato.»
    "Pensato."

    Learn to love your inner monster

    Ghoul
    Rinkaku
    RANK B
    Echo

     
    Top
    .
  9.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Kimiko Takeda
    Investigatrice di Ghoul alla CCG
    20

    KdanYk1
    <<Forse sì.>> Dopo quelle parole, il ragazzo si mise a cercare qualcosa in una delle sue tasche, esattamente come aveva fatto prima. Ricevere un fazzoletto di carta, cosa che pensavo mi sarebbe stata offerta da lì a breve, avrebbe significato potermene andare da lì il prima possibile e riparare, almeno in parte, ad un errore da me commesso. Avrei comunque intensificato i miei ritmi d'addestramento, per far sì che ciò non accadesse di nuovo, ma sarei tornata a casa con un abito relativamente pulito, piuttosto che con una macchia verde inguardabile sopra. Forse lo avrei portato comunque in tintoria ma, nel caso in cui il risultato dell'azione dello smacchiatore fosse stato accettabile, avrei potuto aspettare la fine della settimana e mandare il capo a lavare insieme a quelli indossati i sette giorni precedenti, invece che effettuare una consegna speciale il giorno dopo. "E, poi, se ha tirato fuori uno smacchiatore a secco, quante probabilità ci sono che non abbia con sé un comunissimo fazzoletto di carta?" In fondo, portarsi dietro un prodotto senza qualcosa con cui utilizzarlo sarebbe stato anche meno utile del non avere direttamente il prodotto con sé. Per me non sarebbe stato necessario portare ogni giorno uno smacchiatore a secco appresso, ma almeno dei fazzoletti avrebbero potuto sempre tornarmi utili. Dall'indomani avrei sicuramente fatto in modo di averne qualcuno con me. "In fondo, l'utilità di un determinato oggetto si capisce nelle occasioni in cui sarebbe servito e non si aveva a disposizione..."
    Con mia sorpresa, il mio interlocutore tirò fuori dalla tasca un piccolo straccetto granata con una fantasia scozzese, porgendomelo con un sorriso dispiaciuto. A quanto pare, non avrebbe potuto darmi altro. Presi quel piccolo pezzo di stoffa e lo osservai per qualche secondo. Non avevo mai visto uno straccio così bello e tenuto bene. Inoltre, quel pezzo di stoffa non era nemmeno sporco. Sarebbe stato un perfetto pulitore per il mio abito... Tuttavia, mi dispiaceva rovinare uno straccio messo così bene, dato che non era nemmeno mio. "È uno straccio, in fondo." Pensai, ricordandomi che cosa effettivamente avevo in mano, "Se non avesse voluto che io lo utilizzassi, non me l'avrebbe dato." Per quanto bello potesse essere, in fondo, arrivai alla conclusione che quel pezzo di stoffa altro non fosse se non il panno da lui utilizzato in casi come quello che stavo vivendo io. Dovetti, però, ammettere che, per quanto gli stracci che utilizzavo per pulire i miei spazi fossero sempre puliti, ordinati e messi bene, nessuno superava quello che mi era stato offerto, che sembrava più che nuovo. Forse lo era ma, in quel caso, lo avrebbe poi ripulito lui, se l'avesse voluto indietro.
    <<Mille grazie.>> Dissi, poi, togliendo, il coperchio dal piccolo dispenser del ragazzo. Come scritto nelle istruzioni, che cercai di seguire al meglio possibile, bagnai una parte del panno con qualche spruzzo ben dosato di prodotto, in modo da non finirglielo e non usarne troppo, cosa non raccomandata nemmeno dalla confezione che avevo in mano. Presi, poi, la parte da me bagnata e, dopo aver fatto un passo indietro ed aver piegato le gambe per arrivare alla caviglia senza difficoltà, iniziai a passare il panno sopra la macchia, dall'esterno fino al centro, notando che essa sbiadiva sempre di più dopo ogni passaggio dello straccio. Dopo poco lavoro, notai che la macchia era, ormai, sparita. Sorrisi a me stessa, contenta del lavoro che avevo fatto. Il ragazzo aveva ragione: smacchiare a secco era davvero semplice e veloce. Forse, avrei potuto davvero aspettare il fine settimana per mandare l'abito in tintoria, ma preferii rimandare la decisione al mio ritorno a casa, per potermi soffermare su eventuali errori che una luce più intensa ed un po' di fretta in meno avrebbero potuto farmi notare. Guardai per un istante il lavoro da me effettuato per poi rialzarmi, posando poi gli occhi sul ragazzo.
    La prima cosa che notai fu che le sue braccia, prima impegnate a porgermi oggetti o a prendersi cura del gatto, non avevano più nulla da tenere. Cercai la figura felina con lo sguardo, per poi, una volta individuata, fare un passo nella direzione opposta alla sua, per impedire che lei potesse starnutirmi addosso di nuovo e sporcare, per la seconda volta, un vestito appena ripulito. "Non commetterò lo stesso errore due volte!" Cercando di evitare il cucciolo, mi riavvicinai al ragazzo e gli porsi tutto ciò che lui mi aveva dato poco prima per pulirmi. <<Grazie ancora.>> Dissi, leggermente meno nervosa di prima, ma con un po' di fretta in più.
    In quell'istante, si ripresentò il problema di poco prima: che cosa avrei dovuto fare, in quel momento? Notai che il mio piede destro non era puntato verso il mio interlocutore, un piccolo segno della mia volontà di andarmene e trovare quel paio di orecchini con cui avrei cercato di fare una bella figura con mia madre. Tuttavia, la cortesia e la gentilezza dimostrate da quel ragazzo, un perfetto sconosciuto che mi aveva permesso di rimediare, seppur non del tutto, ad un mio errore, mi trattenevano in quel vicolo. Forse non volevo sembrare maleducata, andandomene da lì di punto in bianco, o forse mi dispiaceva lasciare quel ragazzo da solo, dopo essere stato usato e gettato come uno straccio più brutto di quello che mi aveva dato... "O come la fine che stavo per fare io stessa con Kaoru..." L'unica cosa certa era il fatto che avrei voluto andarmene da lì quanto prima e che io stessa non l'avrei permesso. Trovai un piccolo compromesso: aspettare la prima scusa plausibile e che non potesse costituire una mancanza di rispetto per chi ne aveva dimostrato per me, salutare educatamente e tornare al mio obiettivo primario, l'unico davvero importante, in quel momento. Aspettai lì, ferma, con lo sguardo che teneva d'occhio sia il ragazzo, dal basso, sia il felino, dall'alto. Qualunque occasione per andarmene educatamente e rispettosamente sarebbe stata gradita, anche la mancanza d'interazione col mio interlocutore. "Spero solo che un'opportunità del genere si presenti in fretta..."

    There is no excuse not to do something better than you did

    CCG
    Prima Multorum (Bikaku)
    Secondo Grado

     
    Top
    .
  10.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    Lazar Stefanović Khabarov
    Studente & Apprendista
    19

    KTa44eW
    Lazar Khabarov non era un tipo facilmente impressionabile: chi, essendo nato e cresciuto in una famiglia ghoul, lo sarebbe? Eppure, in quel momento Lazar Khabarov era impressionato dalla verosimiglianza della creatura che aveva davanti.
    “Sembra quasi umano, questo robot!”
    Incredibile! Aveva solo sentito parlare dei leggendari androidi giapponesi: non i protagonisti in 2D degli anime per cui Ninel’ impazziva sin dall’infanzia, ma androidi veri, con fattezze perfettamente umane, in carne ed oss-... silicone e scheletro metallico?
    Fortunatamente quel momento di basso sarcasmo ebbe fine con la stessa immediatezza con cui era nato, ed il sorriso dispiaciuto con cui aveva accompagnato il distendersi del braccio si terse di ogni traccia di divertimento. Non voleva essere ingiustamente crudele con una donna che aveva dei ragionevoli motivi per mostrarsi distante e sulle sue.
    Non doveva essere facile per gli umani vivere in un mondo in cui ogni anfratto buio poteva trasformarsi nel teatro della loro morte violenta. Per quanto si sforzasse di mescolarsi a loro, infischiandosene delle continue raccomandazioni dei genitori, il ragazzo non sarebbe mai riuscito a vedere attraverso il filtro della preda e non del predatore.

    Come se la terza legge della dinamica fosse stata enunciata in funzione del loro incontro, all’azione della donna corrispose una reazione di Lazar: lei piegò la gamba, lui mosse un passo indietro per lasciarle spazio; lei poi si abbassò fino a sedersi sui talloni, lui fece altrettanto, prestando attenzione a non spolverare inavvertitamente la strada col bordo del cappotto.
    «Un po’ più a destra.» le suggerì dopo un po’, con l’indice destro puntato verso i rimasugli della macchia; l’altra mano era impegnata a sorreggere una guancia, affondata pigramente nel palmo.
    Fu allora che il suo sguardo venne inevitabilmente attratto da qualcosa: appena sopra la scarpa, la piega del pantalone lasciava scoperto un riquadro di pelle.
    Invitante pelle tenera, poteva dirlo con certezza nonostante la distanza e il buio.
    Doveva essere buona da morire.
    Nonostante si fosse nutrito da poco, quel rettangolino di carne riuscì comunque a provocargli un leggero languorino. Ma Lazar non era uno sprovveduto o un disperato incapace di controllare la fame: mascherò l’interesse fingendo concentrazione, più che necessaria per fendere il buio con lo sguardo ed assicurarsi che il pantalone fosse tornato bianco.
    Cosa gli passasse per la testa era irrilevante, l’importante era che niente, né nell’espressione né nei gesti, lo tradisse.

    Infine la donna si mise in piedi e Lazar fece altrettanto, riprendendosi con nonchalance ciò che le aveva prestato.
    «Dovere! Del resto, la colpa era della mia piccola Britney.» e, portandosi una mano al petto, l’altra dietro la schiena e piegandosi leggermente in avanti col busto, a mo’ di cavaliere, le rivolse uno scherzoso sorriso.
    Col carattere sfrontato e pungente che si ritrovava, avrebbe voluto tentare di strappare qualche altra parola a quelle labbra cucite con del filo invisibile, ma la fretta di lei era ormai diventata praticamente palese, non solo nel tono di voce, ma anche negli atteggiamenti. Un piede sembrava già pronto a scattare via, verso l’infinito e oltre.
    Non avendo motivo di trattenerla, il ghoul ripose nelle tasche lo scampolo ed il dispenser, poi mosse qualche passo indietro. «Non le rubo altro tempo. Buona serata, signorina! Paka~!»
    E se non ci fosse stato altro, avrebbe dato le spalle a quella che in un’altra situazione sarebbe stata una cenetta deliziosa, tornando dalle sue bestie miagolanti.

    Davvero un bel robot.


    «Parlato.»
    "Pensato."

    Learn to love your inner monster

    Ghoul
    Rinkaku
    RANK B
    Echo

     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Kimiko Takeda
    Investigatrice di Ghoul alla CCG
    20

    KdanYk1
    Il ragazzo, guardando la situazione da un altro punto di vista, mi diede una mano a pulirmi, tramite qualche suggerimento. quando lo ringraziai, inoltre, diede la colpa al cucciolo dell'accaduto. <<Avrei potuto evitarlo, se fossi stata più pronta.>> Risposi, con tanta educazione quanta convinzione. Grazie a lui, però, avevo riparato, almeno in parte, all'errore da me commesso e ciò mi aveva sollevata. Certo, ero pur sempre di fretta, ma un mio grosso disagio si era ridotto. Non si sarebbe calmato finché non avessi avuto modo di dimostrare a me stessa la mia prontezza e dei miei eventuali miglioramenti al riguardo, ma il fatto di aver cancellato gli effetti di quello sbaglio, almeno dai miei vestiti, bastò a rasserenarmi. Dall'indomani avrei cercato di partecipare a qualche sessione di addestramento in più, ma, per il momento, avrei dovuto prendere le distanze da quel ragazzo alto dall'accento a me sconosciuto.
    <<«Non le rubo altro tempo. Buona serata, signorina! Paka~!»>> Dopo quelle parole, il mio interlocutore mi voltò le spalle e se ne andò. Non capii bene il primo suono della prima parola, ma compresi abbastanza bene gli altri tre. La vecchia me, probabilmente spalleggiata da quella bestia che avevo anche chiamato "amica", gli avrebbe risposto, senza pensarci due volte: <<Hey, baka sarà tua sorella!>> Tuttavia, preferii mordermi la lingua al solo pensiero e trovare per il ragazzo una giustificazione. In fondo, aveva un accento piuttosto strano e, magari, avrebbe voluto dire qualcos'altro. Non sapevo nemmeno se lui fosse, o stesse parlando, in giapponese. Per il primo dubbio, data la sua parlata, supposi di no, ma non avevo motivi per supporre un cambio di lingua repentino ed illogico, soprattutto dato che, a parte l'inglese insegnatomi a scuola ed in accademia, abbastanza per parlare ad uno straniero, ma non abbastanza da sembrare una madrelingua, la mia conoscenza delle lingue si estendeva solo al mio linguaggio natio.
    Optai per un semplice <<Arrivederci.>>, al quale affidai il compito di salutare quella persona e di sbloccare le mie gambe, che si mossero nella direzione opposta alla sua, verso quello che era il mio obiettivo primario, troppo a lungo rimandato. Decisi di non chiedergli della canzone che stava cantando prima che uno dei suoi gatti mi cogliesse di sorpresa, né da dove venisse, per non sembrare troppo interessata. Certo, mi sarebbe piaciuto togliermi qualche piccola curiosità, ma avrei vissuto senza: il regalo per mia madre era più importante. Prima, però, decisi di passare in un negozio di prodotti per la casa, per comprare uno smacchiatore a secco ed uno straccio, che riposi nella stessa busta nel quale avevo messo l'orologio di mio padre. Non sapevo semmai mi fosse potuto tornare utile, ma, nel caso in cui la risposta a questo dubbio fosse stata affermativa, non mi sarei fatta trovare impreparata come in quell'occasione.
    "Chissà se toglie anche le macchie di sangue ghoul..." Pensai, augurandomi di poter trovare una risposta a quel dubbio quanto prima... e che tale risultato fosse quello più augurabile. In fondo, con tutti i vestiti eleganti necessari per lavorare nella CCG e con la possibilità di sporcarli di sangue nel malaugurato caso in cui un agente avesse incontrato un ghoul durante una ronda, un prodotto capace di togliere tali macchie avrebbe significato un risparmio notevole per l'umano in questione. Forse, anche gli agenti che mi avevano salvata avrebbero potuto essersi sporcati, il giorno, combattendo contro una ghoul sporca di sangue umano, "Del mio sangue e di quello di due eroi la cui vita aveva un senso, a differenza della sua..." Avrei anche potuto non saperlo mai, così come per la canzone del mio interlocutore di prima.
    Avrei potuto fare una ricerca su Internet, una volta tornata a casa, ma quali parole chiave avrei potuto inserire nella barra di ricerca del mio browser? Ormai, il ragazzo se n'era andato. Forse era tornato dai gatti o se n'era andato verso casa sua o qualunque altro luogo, magari al riparo da qualche bestia sanguinaria senza scrupoli. Uscendo dal negozio, istintivamente, controllai la presenza di gatti, per poi notare la sua assenza. Non ci sarebbe stata nessuna Britney a starnutire sui miei pantaloni appena puliti, in quel momento. Decisi, quindi, di non perdere ulteriore tempo e di tornare al mio obiettivo e, poi, alla mia vita di tutti i giorni. L'indomani avrei sicuramente cercato di partecipare ad una sessione d'addestramento con un istruttore, per migliorare la mia percezione dell'ambiente esterno ed i miei riflessi. Sarei diventata un'investigatrice migliore, una combattente migliore e sarei anche riuscita a salvare delle vite, almeno una in più al mese per ogni ghoul eliminato. Quella visione mi fece accelerare il passo, come se stessi procedendo letteralmente verso il sogno che avevo appena fatto senza nemmeno chiudere gli occhi. Mi sarei impegnata sempre di più a fare qualunque cosa al meglio, con la maggior efficienza ed il più velocemente possibile. I miei sogni erano molto più grandi di me ma, come mi aveva detto una volta mia madre, <<Dividere i tuoi sogni più grandi in obiettivi realizzabili nel quotidiano è il modo migliore per renderli realtà.>> Il primo obiettivo da completare era liberarsi di una commissione straordinaria, destinata, altrimenti, a farmi perdere almeno un'altra giornata. "Troviamo quegli orecchini!"

    There is no excuse not to do something better than you did

    CCG
    Prima Multorum (Bikaku)
    Secondo Grado



    È stato un piacere ruolare con te. Alla prossima!
     
    Top
    .
10 replies since 18/12/2018, 22:39   458 views
  Share  
.