La sveglia suonò, come ogni altro giorno, ma la mia routine quotidiana, sempre la stessa, lavoro permettendo, aveva bisogno di un cambiamento temporaneo: per quella giornata, la sessione mattutina di nuoto era da annullare. La sera, se fossi tornata in tempo, avrei potuto andare in palestra come tutti i giorni, altrimenti avrei recuperato la lezione di nuoto, stando in vasca finché le forze me lo avrebbero permesso. Tuttavia, quelle rimanevano solo speculazioni: l'unica cosa certa era il fatto che non avrei dovuto farmi trovare all'ora di sempre nella sede centrale, a due passi dai dormitori della CCG, ma nel distretto di Koto, dove avrei trovato tutto il resto della squadra Sigma, compresa la caposquadra Yuka Shimizu.
Mi misi a fare qualche push-up, non prima di aver rifatto il letto, per rimediare un po' al fatto che non avrei potuto nuotare, quella mattina, per mancanza di tempo. Mi sarebbe piaciuto farlo, ma avrei dovuto usare quella mezz'ora per muovermi a Tokyo. Non appena ebbi finito, mi feci una doccia e mi rivestii con un completo formato dall'immancabile combinazione di giacca e pantaloni neri, dello stesso colore della cravatta e delle scarpe a suola piatta che ci abbinai. L'unica cosa non di quel colore che indossavo era una camicia, messa per dare un tocco di bianco al mio aspetto e per non far stonare la spilla della CCG che, prontamente, attaccai alla giacca. Mi misi il mio solito smart-watch ed andai alla mensa dei dormitori.
Avevo una riserva di biscotti, nella mia stanza, rifornita due giorni prima con dolci di una bontà tale che mi avevano fatto capire che cosa succede ad un ghoul se mangia cibo umano. La tenevo per non dover andare alla mensa della CCG ed aspettare il mio turno ma, dato che avevo ancora tempo, decisi di provare a mangiare qualcosa di diverso da un pacco di biscotti preconfezionati. Trovai un croissant al cioccolato, che accompagnai con una spremuta d'arancia. Non andare a nuotare mi dispiaceva, ma era bello, per una volta, non dover mangiare solo qualche biscotto prima di andare a lavorare. Le mie destinazioni successive furono il mio monolocale, dove mi lavai i denti e presi tutto l'occorrente per la giornata, e l'armeria della sede centrale, dove Prima era riposta dall'ultima missione.
Avevo passato gli ultimi giorni a compilare dei rapporti relativi a casi precedenti ed avevo finito giusto in tempo per vedermi assegnata una nuova missione.
Tenere in mano la mia quinque mi diede un senso di sicurezza nonché di potenza. Sì, mi sentivo come quando brandivo la spada di legno che utilizzavo per addestrarmi, ma con questa non avrei colpito un bersaglio statico: con la mia arma in mano avrei potuto tagliare di netto un ghoul in due e fare davvero la differenza, sul campo di battaglia, magari salvando anche la vita a qualcuno, come era successo a me con quegli altri agenti, la notte in cui Kaoru mi morse la spalla. Tuttavia, nonostante l'addestramento, non avevo avuto troppe occasioni di testarla e, di certo, non sarei riuscita a separare la parte sinistra di un ghoul dalla destra con un taglio unico. Certamente, però, come prima arma non avrei potuto chiedere di meglio: era bilanciata e relativamente lunga, nonché facile da usare ed efficace in battaglia, soprattutto contro i Rinkaku.
Tenendo una pistola a pallottole Q rinfoderata nel lato destro del corpo e la quinque nascosta in una valigia tenuta con la mano sinistra, mi avviai verso la sede succursale della Commissione nell'ottava circoscrizione. Una volta lì, attesi i miei compagni e la caposquadra, poi presenziai al briefing da lei tenuto: la CCG aveva ricevuto una segnalazione, da parte di alcuni residenti, relativa alla possibile presenza di ghouls nell'area. Avendo la squadra Sigma finito da poco le sue mansioni relative ad un caso precedente, il compito di verificare la veridicità delle informazioni fu affidato al team di cui facevo parte.
Osservai tutti i miei compagni venir divisi in coppie e spediti in varie zone, per effettuare delle indagini o interviste, ma il mio nome non venne nominato dalla caposquadra, finché non rimasi l'unica senza un'assegnazione. Una volta smistati tutti quanti, Shimizu decise che era il mio turno, la mia occasione per stare accanto a lei sul campo e vedere in azione un'investigatrice di prima classe.
Circolavano diverse voci su di lei, riguardo alla sua freddezza e serietà. Molte volte avevo sentito i miei compagni commentare il tempo trascorso con lei con frasi come: <<Finalmente è finita!>>, <<Quella lì sembra avercela col mondo!>> o <<Ha iniziato a prendersela con me per una cavolata e non ha smesso finché non mi ha congedato!>>. Non ho mai chiesto perché, preferendo rimanere più per le mie, né avevo mai trascorso del tempo con lei per poter valutare la situazione efficacemente. Il mio rapporto con la mia superiore era piuttosto semplice: lei dava gli ordini ed io eseguivo, cercando di dare sempre il meglio di me. Ad uno ad uno, comunque, lei aveva preso quasi tutti i miei compagni e li aveva portati con sé per svolgere qualche incarico. Quel giorno, toccava a me. Sapevo che sarebbe arrivato il mio turno e, stando a ciò che avevo sentito dai miei compagni, c'era da avere paura di lei. Dopotutto, era il capo e, nonostante fosse più grande di me di soli tre anni, era già un'agente di prima classe.
Di solito, si veniva promossi al primo grado a ventisette anni ma lei aveva superato anche quel grado prima dei venticinque. Nel caso se la fosse presa con me, probabilmente, ne avrebbe avuto il diritto.
Dopotutto, ero alla CCG da soli sei mesi e lei non era certo un'incompetente. Anzi, forse quella davvero incompetente ero io.
"Tuttavia, forse c'è un modo..." Pensai, mentre un'idea mi balenò in mente: se davvero la mia superiore se la prendeva per frivolezze, tutto ciò che dovevo fare era non commettere errori. Avrei dovuto essere la migliore, brillare sotto ogni punto di vista, essere impeccabile più di quanto lo fossi mai stata. Quella sarebbe stata la missione più importante dal mio arrivo alla CCG, per via delle conseguenze che fare una bella figura con lei avrebbe potuto avere. E non avrebbe importato nulla il fatto di essere solo un'investigatrice di secondo grado accanto alla più giovane e promettente investigatrice di prima classe: se la missione non si fosse conclusa con un successo eclatante, se quello non fosse stato il migliore incarico dei sei mesi che stavano per trascorrere, l'accaduto sarebbe stato un fallimento personale.
Le istruzioni della missione erano semplici: prestare ascolto alla mia superiore, prendere appunti quando necessario e cercare ogni singolo fattore sospetto, per quanto insignificante potesse essere. Se le due segnalazioni fossero state veritiere, avremmo di sicuro trovato qualcosa.
Ed, invece, non trovammo nulla. Passammo tutta la mattina e tutto il pomeriggio ad intervistare la gente, con la Sottoscritta che prendeva appunti e segnava quante persone ci avessero detto di non aver visto niente. I risultati erano evidenti: una ventina d'intervistati aveva detto di non aver visto niente, nessuno di aver visto qualcosa e non avevo ancora individuato qualcosa di sospetto, se non il fatto di aver scritto all'incirca venti volte la stessa identica cosa, espressa con parole differenti: nessuno sapeva niente. Nemmeno noi. Nemmeno io. Dovevo fare di più.
L'unica cosa che stavo riuscendo a fare bene, secondo me, era prestare ascolto ed attenzione almeno alla mia superiore, ma non era abbastanza. "Due compiti non eseguiti sono tre di troppo!" Mi ripetevo, cercando di prestare sempre più attenzione, di sforzarmi sempre di più. Certo, la segnalazione avrebbe potuto anche essere falsa, ma poteva anche starmi sfuggendo qualcosa.
<<Andiamo.>> La voce della mia superiore mi destò da un'altra fallimentare perlustrazione dell'ambiente circostante. <<Agli ordini.>> Dissi io, in tono serio, per poi seguirla. Entrammo in una libreria, annunciate da uno scampanellio, atto ad annunciare al personale la nostra presenza. C'era un ragazzo, nella stanza, poi nessun altro. Andai da lui insieme all'investigatrice Shimizu, mostrandogli il tesserino non appena lei mostrò il suo.
Con un cenno della mano, l'investigatrice m'invitò a staccarmi da lei ed a guardarmi intorno, cosa che feci. Avrei prestato attenzione ad ogni movimento nella stanza, ad ogni dettaglio ed ad ogni singolo oggetto, pur di trovare qualcosa di utile. Decisi di spostarmi di qualche passo indietro ed iniziare a guardarmi intorno. Avrei trovato qualcosa su cui concentrarmi, qualcosa che avrebbe catturato la mia attenzione e che sarebbe stata degna di nota, a meno che la mia superiore non mi avesse richiamato prima. La missione, infondo, sarebbe dipesa da ciò che avessi trovato, se ci fosse stata qualcosa da trovare. "Setaccerò questo posto da cima a fondo!"