-
.Friedrich IkedaInvestigatore di Secondo Grado22La penna dall'inchiostro nero continuava a ticchettare sul foglio, ormai scandiva i secondi soltanto grazie ad essa. La sua mente si era leggermente distaccata dai vari documenti burocratici a cui era sottoposto di tanto in tanto. Era ancora lì, nella stanza del dormitorio, si apprestava concludere quel lavoro che gli era stato affidato, ma i libri della sua piccola biblioteca, posta vicino alla scrivania, erano come una perdizione per la sua mente. Una piccola tentazione erano quei libri in ordine alfabetico nella piccola libreria. Alta all'incirca un metro e cinquanta centimetri, superava leggermente l'altezza della scrivania e i vari e tanti libri di letteratura classica di cui amava leggere le varie vicende e racconti. Nonostante quella grande tentazione, la prima sveglia suonò, erano all'incirca le 11:45 e Friedrich sapeva che non avrebbe dovuto perdere dell'altro tempo. Alle 12 in punto avrebbe dovuto finire tutto, altrimenti sarebbe andato fuori orario con il pranzo e ciò lo avrebbe portato ad avere poi dolori di stomaco e di digestione e voleva evitare di dover ricorrere poi a medicine o a strane diete per riprendersi dal cambio d'orario. Quando riguardò nuovamente l'orario, poteva sentirsi soddisfatto, aveva concluso quel piccolo plico di fogli e ora poteva alzarsi da quella sedia in ferro e andare in mensa. Sapere che poteva servirsi di un luogo dove poter nutrirsi, lo metteva di buono umore, non amava molto dover fare lunghe passeggiate per il semplice bisogno di nutrirsi, lo trovava a volte troppo dispendioso di denaro e soltanto quando sapeva che poteva andarci con altre persone, poteva leggermente aprirsi e andare in compagnia a mangiare. In quel caso lo trovava come un'azione molto umana e da intraprendere, soprattutto con i colleghi di lavoro.
Quel giorno era perfetto anche per ciò che servivano, vi era l'insalata russa quel giorno, ma a Friedrich non piaceva, semplicemente aveva la voglia di assaggiarla quel giorno, darne un parere buono o negativo che sia, ma assaggiarla. In aggiunta, avrebbe preso della carne e solo poi un dessert, quest'ultimo lo immaginava leggero, magari un banale sorbetto al limone per rinfrescare la sua bocca. Forse quel giorno avrebbe potuto conoscere anche altri compagni e compagne di squadra, ogni tanto la sua mente ci vacillava sopra, si chiedeva chi fossero e se ci fossero, avrebbe dovuto informarsi con più diligenza in merito, senza dover perdere troppo tempo.
Arrivò alla mensa all'incirca alle 12:35, ci aveva impiegato circa 15 minuti, passati non solo a camminare, ma anche a rimuginare su alcuni libri che aveva già letto, facendosi domande in merito e rispondendo poi da solo. Una volta preso il vassoio e averlo riempito di quelle porzioni di cibo spartiti su vari piatti, allora poté prendere posto ad uno dei tavoli lì presenti. Ne cercava uno dove si trovassero altre persone, ma al tempo stesso dove lui potesse avere un leggero distacco fisico dagli stessi. Poggiato il vassoio sul tavolo, rialzò la bottiglia d'acqua minerale. Si osservò ancora alcuni secondi intorno, come un cucciolo impaurito difronte al cibo, la paura che gli venisse rubato, ma non durò tanto, semplicemente voleva sentirsi sia sicuro di poter mangiare che, stranamente, sicuro di non esser rimasto da solo nella mensa.Chi semina discordia, raccoglie odioCCGDuskblade (Bikaku)Secondo Grado. -
..
-
.Friedrich IkedaInvestigatore di Secondo Grado22Dopo la primissima forchettata a quella pastosa e fisicamente deliziosa insalata russa, sentì la presenza di un’altra persona vicino a lui. Lì per lì non ci fece particolare attenzione, pensò fosse una un qualche investigatore che doveva per cause di forza maggiore, circolare per quella direzione, eppure la presenza continuava ad esserci. Sentì degli occhi guardarlo e dopo quella forchettata, eccolo fermarsi, per non sembrare poi maleducato e sfacciato. Non era così e non voleva iniziare a farlo pensare da quel momento. Non appena sentì il suo cognome e non appena ebbe mandato giù quel boccone, poté alzare lo sguardo per incontrare quello di una ragazza. Era vestita in modo elegante, come bisognava farlo per essere dei buoni investigatori, dopotutto anche Friedrich era vestito in modo elegante, unica differenza era la giacca, lui l’aveva dimenticata in camera, si poteva quindi vedere la sua camicia e il panciotto nero che indossava di solito, con una cravatta nera ben stretta intorno al suo collo, dei normali pantaloni neri e scarpe alquanto classiche. I suoi occhi marrone chiaro la osservarono alcuni secondi, cercando di creare una sagoma ben visibile nella sua mente, chi era lei? Sapeva il suo nome, quindi lo aveva letto da qualche parte, probabilmente era una sua compagna di squadra, ma non ricordare il suo nome… lo avrebbe portato alla sua prima brutta figura. Per sua fortuna, la ragazza si presentò immediatamente mentre chiedeva un posto a sedere di fronte a lui.
«Kurohime-san, certo si accomodi pure, non mi piacerebbe lasciarla in piedi con quel vassoio tra le mani.» le fece cenno con la mano e attese che si accomodasse, mangiare senza aspettarla sarebbe sembrato troppo informale e maleducato. «Lei dovrebbe essere una mia compagna di squadra, giusto? Ho parlato poco con Yamamoto-sama, mi spiace non averla conosciuta prima.» diede una rapida occhiata al suo piatto, aveva evitato l’insalata russa, non a tutti poteva piacere. Maria sentendolo parlare, avrebbe intravisto un giapponese perfettamente parlato, era nato in Giappone, sì, eppure… aveva ereditato dalla madre un flebile accento tedesco che non poteva nascondere, anzi, che non voleva nascondere. Lo sentiva come un unico legame ancora vivente con la madre e nessuno, fino a quel momento, glielo aveva fatto notare come un difetto. Non sapeva bene cosa dire e non voleva lasciare la conversazione nell’aria, facendola diventare pesante, immaginava che neanche alla sua collega potesse piacere un silenzio troppo prolungato e orribile. «Immagino che lei, avendomi chiamato per cognome, abbia saputo di me. Presumo dal nostro caposquadra.» dopo quell’ultima curiosità, tornò a mangiare quella sua insalata russa e la carne. Utilizzava la prima come un classico contorno, osservando più volte il sorbetto, sperando non si sciogliesse subito, altrimenti sarebbe stato tutto vano, acquoso e insapore. Il sapore di quel cibo non era male, certo un ristorante avrebbe fatto di meglio, ma si mangiava ciò che il convento passava e a lui non dispiaceva alla fin fine, ormai ci aveva fatto l’abitudine e poi non poteva rimanere a stomaco vuoto per dei semplici capricci. «Immagino che lei conoscendomi, sappia anche molto del resto, posso chiederle qualcosa? Ovviamente senza andare troppo nei dettagli, ma semplicemente conoscerci, prima di tutto. Saremo colleghi e quindi è giusto sapere dell’altro o, in questo caso, dell’altra.» la sua voce cordiale ed educata era ben percepibile, probabilmente il continuo “lei” era troppo formale, ma sarebbe spettato a Maria se concedergli un livello di conversazione meno formale, ma più “ravvicinato” dal punto di vista sociale, oppure lasciare il tutto statico. «L’unica cosa che spero è di poter ricevere un qualche incarico importante, stamani ho passato la giornata nella mia stanza con i fogli. Ormai con loro ho una sorta di appuntamento.» lo disse con un tono leggermente sarcastico, anche se non aveva alcun sorriso sulle labbra, ma un semplice sguardo perplesso e annoiato. Per quanto non fosse uno scalatore sociale incallito, ci teneva a diventare importante nella CCG, probabilmente avrebbe ricevuto una stanza migliore o permettersi di ridipingere le stanze della sua camera con toni meno pacchiani. Le sue ambizioni erano così…”elevate”.Chi semina discordia, raccoglie odioCCGDuskblade (Bikaku)Secondo Grado. -
.CITAZIONEEdit del 19/01/2019 - avevo scritto "inglese" invece di "giapponese" per qualche strano motivo.
Edited by exquisite†corpses - 19/1/2019, 19:37. -
.Friedrich IkedaInvestigatore di Secondo Grado22La loro conversazione continuò senza problemi, per Friedrich era una cosa positiva, significava che poteva avere una conversazione con la propria collega e dunque instaurare un buon rapporto di lavoro. Non era particolarmente interessato a quello che poteva accadere al difuori dell’ambito lavorativo con la ragazza, ma non per qualche apatia nei confronti di alcune emozioni, bensì perché era presto e non aveva alcun motivo per spingersi oltre con la sua collega. Prima di tutto, era meglio la conoscenza, nulla poteva venirsi a creare senza una minima parte di presa di coscienza in merito alla persona con cui si parlava ed essendo Maria la sua collega, sapeva che le avrebbe parlato molto di più nei giorni a venire. Lentamente continuò a mangiare quella porzione d’insalata russa, con tranquille forchettate, cercando di calibrare ad occhio le porzioni giuste. Non era un maniaco dell’ordine e della perfezione, non sul cibo almeno, eppure in quel frangente cercava di non farsi prendere dal panico nell’avere una ragazza di fronte e del cibo davanti. Il più delle volte mangiava tranquillamente, senza farsi strane idee, preferiva gustarsi il pasto e non complicarselo ancora di più, era uno di quei momenti in cui poteva chiedere a sé stesso un po’ di relax dove potersi fermare e riposare, mentalmente e fisicamente. Continuando nella discussione, Maria gli donò certezza riguardo sul come facesse a conoscerlo. Il loro superiore di squadra le aveva passato un fascicolo contenente le informazioni in merito all’investigatore, qualcosa che bisognava aspettarsi dopotutto, non ci rimase molto sorpreso, semplicemente ne fu sollevato e annuì a quella richiesta, dandole sia corda su cui aggrapparsi che rafforzando la sua stessa idea. Semplicemente lo conosceva, ma non abbastanza, come da lei detto il fascicolo non era stato letto del tutto o neanche toccato, al massimo gli aveva dato un’occhiata per conoscerne la fisionomia del soggetto e del suo appellativo.
«Comprendo, quindi all’effettivo, lei non sa nulla di me. Interessante.» le rispose nel frangente in cui lei mangiava, così che entrambi potessero alternarsi tra un boccone e una risposta. A Friedrich non avrebbe dato disturbo tale scena, semplicemente, lo aiutava al meglio per parlare. Alla fine di tutto, Maria propose di abbassare un po’ di più il registro linguistico che utilizzavano tra di loro, evitando convenevoli del tutto futili, a Friedrich non sarebbe disturbato. Aveva usato la forma più convenevole per portarle il massimo rispetto, anche perché non la conosceva e dunque era meglio partire con il piede giusto, ma se era lei a pretendere tale annullamento di condizioni grammaticali oltre l’estremo, allora il filo-tedesco avrebbe accettato volentieri tale patto. «A questo punto, penso sia meglio il “tu”, comprenderai perfettamente che la mia scelta era per rispetto. Non ti conosco abbastanza e non volevo risultare maleducato.» ritornò a mangiare, ormai la sua insalata russa era conclusa e senza perdere tempo aveva preso interesse per la carne, mentre Maria continuò a parlare. Rispose alla battuta di Friedrich, con una propria, sorridendo e tossendo, cercando di trattenere una risata che lo avrebbe fatto soffocare in quella situazione. Per quanto sembrasse strano, aveva effettivamente ragione, fino a quel momento il loro capo non era mai passato all’azione o comunque non era mai sceso sul campo di battaglia, probabilmente per mancanza di membri effettivi, ma ora entrambi, sia Friedrich che Maria, potevano rivolgersi al loro capo cercando un incentivo a sentirsi fieri di essere in quella squadra e nella CCG. «Non hai tutti i torti, non ho fatto allenamenti continui all’accademia junior e quella successiva, per passare il resto della mia vita ad una scrivania. In quel caso avrei preferito essere un call center, per tutto rispetto del loro lavoro, ma se penso ad una scrivania in ambito lavorativo, immagino solo quel tipo di professione.» tornò a mangiare e concludere la carne che era rimasta. Solo a quel punto poté tirare un sospiro di sollievo, liberarsi di quel cibo e fare spazio per il dessert. A Maria sarebbe sembrato un mangione, anche se il suo fisico tradiva molto tale pensiero, semplicemente mangiava il giusto, non amava trattenersi e non amava strafare. Un equilibrio che sul cibo era difficile avere, ricordava sempre di tenersi lo stomaco libero in caso di cene o pranzi in ristoranti con altre persone. «Kurohime-san, non so nulla di te e immagino tu non sappia nulla di me, anche se potresti prendere il mio fascicolo in ogni momento e spulciarlo tutto, ma penso che ti annoieresti soltanto. Ora che sono qui, possiamo parlare di noi. Sembrerà una richiesta scomoda, posso immaginarlo, ma prima ci conosceremo, prima potremo considerarci dei veri e proprio colleghi. Immagino tu abbia notato qualcosa di strano nel mio linguaggio, tipo l’accento. Nonostante io sia nato in Giappone, ad Hokkaido con più precisione, mia madre era tedesca e nei momenti di crescita in cui lei c’era ancora, ho ereditato da lei quel suo accento, mio padre è giapponese e da lì deriva il cognome, il nome è del tutto tedesco. Tu invece? Sei al cento per cento giapponese? Il tuo nome mi sembra così tanto occidentale.» a termine di tali domande, iniziò a gustarsi quel sorbetto a limone con il piccolo cucchiaio che gli avevano dato appunto per gustarsi il dessert, nei momenti in cui avrebbe potuto parlare, le avrebbe aggiunto anche, come piccolo extra, un’altra richiesta. «Se hai domande da farmi, chiedi pure, cercherò di essere esaudiente in tutto e risponderti fin dove i miei limiti possono. Mi sembra di averti appena citata.» le ultime parole furono ironiche, aveva effettivamente ciato Maria, ma cercò di non renderla come una frase offensiva, cercando di sorridere come poteva. Effettivamente non era un’offesa, ma non voleva che la sua collega lo pensasse.Chi semina discordia, raccoglie odioCCGDuskblade (Bikaku)Secondo Grado. -
..
-
.Friedrich IkedaInvestigatore di Secondo Grado22Tutto era andato bene, o comunque continuava ad avere lati positivi quella discussione. Friedrich sperava di poter ampliarla ancora di più, prima che il cibo finisse, non voleva che tale discussione si concludesse con l’ultimo boccone di entrambi, sarebbe stato alquanto imbarazzante. Parlare con una collega di lavoro solo a pranzo e per il tempo restante evitarla, sarebbe stato alquanto strano oltre che ignobile. Quale squadra avrebbero potuto creare in due se mancava la base di tutto, una conoscenza reciproca e dunque un lavoro di squadra almeno un po’ accettabile. Nella testa del ragazzo si frapponevano ancora alcune domande, ma voleva prima di tutto pensarci al meglio, inoltre stava anche aspettando le domande della ragazza, per avere una maggior preparazione. Domande quotidiane o meno, per lui era come una prova d’esame, addestrato fin da piccolo ad avere un determinato comportamento, egli stesso lo metteva in pratica in ogni momento, ma aveva sviluppato un suo modo di rendere il tutto più leggero e meno pesante, per lui in primis e poi anche per l’interlocutore con cui si intratteneva. Con la risposta della sua collega, Friedrich comprese varie cose tutte in una singola frase, leggermente frammentata da piccole pause. Maria era del tutto giapponese, di Hirado, un luogo che il giovane conosceva solo di nome, per il resto gli era pressoché sconosciuto, inoltre, era una praticante cristiana. Era raro incontrare dei cristiani in una terra ambita a religioni politeiste o maggiormente più spirituali e a contatto con la natura. Il ragazzo era un piccolo simpatizzante dello Shintoismo, ma non era di certo un fanatico o un proibizionista di altri credi, anzi, sapere che la sua collega seguiva il Cristianesimo lo avrebbe aiutato anche a creare vari discussioni in merito, avere dei punti di vista maggiori e, leggermente egoisticamente, avere motivi in più per parlarle. Prese la palla al balzo per risponderle, mentre lei si affrettava a mangiare quel che rimaneva della bistecca, così da non disturbarla e non lasciare cadere la conversazione nel vuoto.
«Ora comprendo il perché di questo nome così occidentale…beh i tuoi genitori avranno visto nella tua nascita una sorta di miracolo, penso sia stato un bellissimo giorno per tua madre quando le hanno riferito che era incinta.» sorrise appena, sentendo una lieve empatia in quelle parole, sentendosi felice anch’egli come per la sua famiglia, sapere che comunque avrebbero avuto una bambina. Anche lui riprese a mangiare quel sorbetto, ormai voleva arrivare alla fine di quel dolce e poteva tranquillamente dire che non era male, non se lo aspettava che il cibo della mensa fosse così buono, probabilmente le avrebbe dato quattro stelle se avesse dovuto recensirla, la stella mancata era appunto per il luogo. Alla fine giunse alle sue orecchie una delle domande che si sarebbe aspettato, ovvero, perché avesse frequentato anche l’accademia junior e non solo l’accademia? Cosa lo aveva spinto a fare tale decisione? Non se lo fece ripetere più volte e si fermò dal continuare a mangiare, fece un piccolo sospiro e rialzò gli occhi dal vassoio per osservare Maria dritta negli occhi. «Ciò che mi ha portato all’accademia junior è stato diciamo per necessità. Mia madre è morta quando io avevo quattro anni, ma non per omicidio da parte di un ghoul, bensì per una malattia cardiaca diagnosticata troppo tardi. Mio padre ha quindi deciso per me, iscrivendomi all’accademia junior, avendo le tasse scolastiche basse ed essendo lui l’unico a lavorare.» per quanto non gli piacesse parlare di tali argomenti, con una collega di lavoro avrebbe dovuto farlo e cercò di eliminare ogni vago sentore di tristezza dalla sua testa e dei pochi ricordi della madre che lo facevano traballare emotivamente. «Ciò che avrei voluto è ben diverso da quello che faccio ora, ma nella vita bisogna fare sacrifici e adattarsi e una volta finita l’accademia junior e anche l’accademia, molte porte si chiudono. Sono stato preparato ad essere leggermente più educato del normale, anche se ho sempre cercato di non divenire un robot, di non essere una persona senz’anima.» ormai la voglia del sorbetto era passata, ma lasciare il cibo rimanente sul vassoio non era da lui, cercò di finirlo come meglio poteva, anche se la sua mente era ormai troppo distante. «E tu?» si schiarì alcuni secondi la voce, prima di riprendere. «Tu come mai ti sei iscritta all’Accademia? Avevi altri progetti anche tu o ciò che fai adesso era ciò che volevi?» le chiese con fare tranquillo, riacquistando la perduta mano ferma che aveva avuto fino a quel momento, se non per il fatto che un sorriso tranquillo si impadronì del suo volto, come a voler indicare che ormai si era tranquillizzato ed era incuriosito dalle future parole della giovane.Chi semina discordia, raccoglie odioCCGDuskblade (Bikaku)Secondo Grado. -
.CITAZIONEScusa per il ritardo, causa esami!.
-
.Friedrich IkedaInvestigatore di Secondo Grado22Il pranzo era ormai finito e usare i vassoi vuoti come una scusa per rimanere a parlare, non era tra le specializzazioni di Ikeda, ma sapeva che con quella ragazza voleva continuare ad avere una conversazione, dopotutto non gli capitava spesso che si trovava ad avere una discussione con qualche collega. Ora, la CCG non era di certo formata da persone poco socievoli, ma semplicemente il silenzio a volte era di casa in quel luogo, semplicemente se non hai nulla da dire, non apri la bocca per parlare a vanvera. Ora concentrandosi sulla ragazza, Friedrich poté meglio comprendere la sua situazione e il modo in cui aveva vissuto fino a quel momento. Anche lei aveva un altro sogno, o meglio, avrebbe voluto intraprendere un altro percorso, probabilmente più arduo, sì, ma quando qualcosa ti piace, non ne senti mai il peso. Era interessata all’arte, avrebbe voluto studiarla, chissà come sarebbe stato per lei studiarla. Il ragazzo cercò di prefissarsi un’immagine nella sua testa di Maria mentre esercitava tale professione, l’unico dettaglio che gli mancava era la specializzazione che avrebbe voluto seguire la ragazza. Architettura? Pittura? Storia dell’Arte? Guida artistica in luoghi pubblici? Critica d’arte? Le strade erano davvero tante e immaginarla in ognuna di quelle era qualcosa che avrebbe potuto rubare la mente del ragazzo per un bel po’ di tempo. Detta così, sembrava però che il tedesco non avesse altri pensieri per la testa, tipo scansafatiche o scaldasedie professionista. Ascoltando le parole di Maria, comprese che la ragazza si fosse avvicinata alla CCG come una sorta di impegno personale, qualcosa che l’aveva portata a dire a sé stessa “devo fare la mia parte, in tutto questo casino”. A quella battuta sarcastica, in merito al suo lavoro, anche lui fece una piccola smorfia di un sorriso amaro, anche se vero, aveva ragione lei a dire quelle cose.
«Beh almeno rischiamo di meno la vita stando seduti a delle scrivanie che sul campo, anche se è come arruolare un soldato per usarlo come scorta di un vip che nessuno conosce.» fece una leggera risata, per assecondarla e renderle meno pesante il fatto che entrambi non fossero andati sul campo. «La cristianità in Giappone è inferiore al cinquanta percento, almeno così lessi da qualche parte in merito a qualche libro di teologia dei giorni nostri. Il tutto è da ricondurre alla storia, all’arrivo degli europei qui e dell’America nel Bakumatsu…da quanto hai potuto notare, sono interessato al vedere e parlare con una praticante come te.» fece una piccola risata, giusto per non appesantirla troppo con quelle parole, non voleva farle pesare nulla, anzi, Ikeda sperava che lei, insieme a lui, potesse sentirsi tranquilla e libera di esprimere ogni suo pensiero. Alla fine di quelle parole, Maria si rivolse al ragazzo, chiedendogli cosa facesse lui in quel momento. Quale lavoro stesse svolgendo per la CCG. Avrebbe voluto dirle “nulla di particolare”, ma un’uscita del genere di certo non lo avrebbe messo in chissà quali grandi aperture di sé stessi, anche se forse avrebbe voluto restare chiuso semplicemente per evitare che Maria pensasse che il suo impiego in quel momento era molto futile. «Mh…diciamo che mi occupo di rileggere e correggere dei rapporti, in caso di errori. Sono rari i momenti in cui vedo errori grammaticali, ma diciamo che è quello che faccio. Non solo rapporti, mi occupo di rilettura e in caso di necessità, di correzioni e trascrittura. Nulla di segreto o importante, mi passano ciò che devo fare e lo faccio.» disse e si fermò alcuni secondi, prima di riprendere. «Non mi dispiace, mi piace leggere, solo che a volte vorrei leggere qualcosa d’interessante, come i mille mila libri che si trovano in libreria, nella mia stanza. E tu Kurohime-san? Cosa fai?» le chiese tranquillamente e con un sorriso sul volto, era molto interessato a ciò che lei avrebbe detto, di certo non gli sarebbe sfuggito nulla.Chi semina discordia, raccoglie odioCCGDuskblade (Bikaku)Secondo GradoCITAZIONEFigurati!. -
..
-
.Friedrich IkedaInvestigatore di Secondo Grado22Per quanto potesse sembrare così strano, Friedrich era realmente interessato alle parole della ragazza, in merito al suo credo religioso. Non era ateo, né si riteneva un agnostico così come un fervente shintoista, semplicemente non gli sembrava possibile che nell’universo non ci fosse qualcuno al disopra di tutto dove dominasse senza problemi, generando leggi e controlli di forze che nella sua testa non si erano neanche palesati sotto forma di immaginazione. Nella sua filosofia, nessuno aveva la certezza assoluta, né i credenti né gli atei. Entrambi potevano dimostrare qualcosa, ma a parte quello, era impossibile pensare a qualcosa di cui si poteva andare soltanto di ipotesi su ipotesi senza alcuna aggiunta. In merito alle parole della ragazza, rimase ancora più sorpreso e interessato, sapere che la comunità cristiana in Giappone fosse così piccola, lo fece rimanere leggermente sorpreso. Se lo aspettava, di certo, ma non con quei numeri così piccoli.
«Wow…» un’esclamazione molto adolescenziale, ma che rispecchiava perfettamente la sorpresa del ragazzo in merito a quello che aveva appena ascoltato. «Come si sol dire, pochi ma buoni.» mostrò un leggero sorriso ironico e poi la guardò dritta negli occhi, quasi sperando in una risposta in merito, anche se sarebbe stato meglio mettere le mani avanti e farle intendere che tale battuta non fosse un’offesa senza alcun senso. «Sono semplicemente meravigliato in merito a questi numeri, immagino che per te sia stata dura come crescita, almeno… ehm… spiritualmente. Vedere così tante persone di un credo diverso dal tuo, a volte è un confronto e altre volte può essere, sfortunatamente, un conflitto.» si fermò alcuni secondi, aveva bisogno di risistemare le idee in testa per poter continuare su quell’argomento, ma su un lato diverso. «Spero non ti dia stranezza questa discussione in merito alla religione, semplicemente non ho mai incontrato una praticante cristiana, quindi la curiosità è sempre a mille e trovo che tali conoscenze vadano affrontati sempre bene e con la dovuta calma.» calò nuovamente il silenzio, visto che dalla religione di Maria si passò al loro lavoro, in merito a cosa stesse facendo la ragazza in quel periodo. Nulla di effettivo, ma era normale non avere molte mansioni, inoltre era tornata dalle vacanze invernali, passate con la famiglia e ora si ritrovava a mani vuote e per lo stesso motivo si era ritrovata a mangiare in mensa. Ascoltò con attenzione, senza ostacolarle in alcun modo la discussione, riteneva che il silenzio dell’interlocutore, in quel caso il suo, fosse necessario per permettere a Maria di poter dire ciò che voleva, senza farsi ulteriori problemi o complessi mentali. Non appena concluse, il ragazzo poté mugugnare un verso, nulla di strano, ma un semplice mormorio e dalla sua posa pensierosa che faceva intendere su come risponderle, prendendo una rapida, ma definitiva scelta. «La vedo come te, in merito ai compiti più corposi che potremmo ricevere. Per quanto mi riguarda, sì potremmo andare a parlare con Yamamoto-sama, anche perché tu hai bisogno di ricevere un nuovo compito. Chissà magari siamo fortunati, magari invece di lavorare seduti, lavoreremo in piedi.» l’ultima frase era prettamente ironica e il ragazzo poté fare una leggere risata per mettere Maria a suo agio.Chi semina discordia, raccoglie odioCCGDuskblade (Bikaku)Secondo Grado. -
..
-
.Friedrich IkedaInvestigatore di Secondo Grado22Alla fine di tutta quella discussione si raggiunse l’epilogo finale, ovvero, raggiungere il loro capo e sperare in un compito che li avrebbe premiati. Prima di tutto dal punto di vista personale, sentirsi soddisfatti per il lavoro che facevano e in parte per ciò che avevano studiato fino a quel momento. Essendo Friedrich al centro di tale discussione, come Maria, ma in questo caso, la lettura della mente era sprovvista, il ragazzo si sentiva alquanto preso da tale momento. Sapeva che poteva diventare qualcuno all’interno della CCG, ma la fama non era qualcosa che ricercava, voleva sentirsi adatto per quello che aveva fatto. Fino a quel momento aveva passato la sua vita su una sedia, aveva studiato tanto e fin da bambino soprattutto, sapere che il suo sogno era ormai svanito, non poteva di certo abbandonare la seconda via e sperava che quest’ultima potesse dargli qualcosa di importante, qualcosa che potesse renderlo fiero. Senza attendere oltre seguì la ragazza, prendendo anch’egli il vassoio, avrebbe buttato i rimasugli e tutto ciò che non poteva essere riusato e poi avrebbe poggiato il vassoio nell’angolo in cui venivano disposti. Alla fine la mensa della CCG funzionava come un comune fast food, dunque le regole erano molto semplici e schematiche, nulla di complesso. Completato quell’operazione si sarebbe riunito a Maria e da lì avrebbero ripreso a conversare. La ragazza riprese dalla religione, mentre Friedrich ascoltava e ogni tanto annuiva, rendendosi dunque partecipa e manifestando tale partecipazioni dando risposte con cenni del viso che non avrebbero disturbato la ragazza nella comunicazione, anche perché doveva usare la bocca per parlare e non gli occhi. In parte la ragazza aveva ragione, dopotutto le persone sapevano essere molto cattive e se non stavi attento, potevano contagiarti e anche se ogni persona ragiona a proprio modo a volte le emozioni li rendevano deboli e in quei momenti di debolezza si insinuava il dubbio, come acqua in una piccola spaccatura che a lungo andare crea crepe e distruzione, come una diga venuta male. Alla domanda della ragazza, il giovane si fermò alcuni secondi, del tutto, anche i passi, rimanendo a pensarci per bene, non che ci volesse chissà quanto per rispondere, ma stava cercando di ricordare completamente quel ricordo, così da non avere momenti per fermarsi, successivamente si sarebbe riunito alla ragazza.
«Sì, per una settimana. Frequentavo ancora l’accademia, semplicemente era una sorta “gita” mettiamola così, non ci andai da solo e tale “gita” era più che altro un percorso di formazione. Fu una settimana all’insegna della cultura, se posso metterla in questa maniera, visitammo varie zone della capitale... Berlino. Ho anche un pezzettino del muro, costruito durante la Guerra Fredda. È stato molto bello, anche se è durato poco. Appena potrò e appena avrò abbastanza soldi, spero di ritornarci, anche se mi piacerebbe visitare anche altre città dell’Europa, dopotutto è considerato tra i continenti più vecchi, in ambito di... storia umana. E tu?» le chiese, osservandola alcuni secondi prima di ritornare con lo sguardo ad osservare dritto davanti a sé. Non gli dispiaceva parlare con quella ragazza, non ci trovava nessun problema nella comunicazione, anzi, qualcosa gli diceva che sarebbe stata perfetta anche sul campo di battaglia, ma doveva riuscire anche lui a darle tale impressione.Chi semina discordia, raccoglie odioCCGDuskblade (Bikaku)Secondo Grado. -
..
-
.Friedrich IkedaInvestigatore di Secondo Grado22La discussione con Maria continuò, sempre in merito ai viaggi, ma al tempo stesso anche cercando di raggiungere il loro obiettivo, parlare con il loro capo. Il ragazzo ascoltava sempre con attenzione le parole della collega, cercava di non lasciarsi scappare alcun particolare e sapere dei suoi viaggi, di certo lo avrebbe aiutato. Aveva visitato altri luoghi lei, non la Germania, quindi avrebbe potuto chiederle anche cose in merito agli altri stati, era un modo come un altro per appofondire la conversazione e continuare a parlare. Lasciarla cadere nel silenzio di certo non li avrebbe aiutati.
«È così sei stata in tanti bei posti, in Europa almeno. Ho letto qualcosina di questi posti, più in ambito del secondo conflitto mondiale, ma mi son sempre chiesto se la vita che facciamo qui è diversa dalla loro. Cioè… in un certo senso è sicuramente diversa, ma mi chiedo quanto diversa dalla nostra. Tu sapresti dirmelo?» disse il ragazzo, attendendo l’arrivo dell’ascensore e osservando fisso le pareti dell’ascensore e il rumore del suo avvicinamento alla loro posizione. L’interno di quest’ultimo non era così anormale, né tanto diverso dai tanti ascensori moderni che si potevano trovare in giro. Non sapeva perché stesse dando così tante attenzioni alla stanza in cui si trovavano, ma di certo era qualcosa di leggermente peculiare e inquietante. Non si chiedeva cosa sarebbe successo se l’ascensore si fosse guastato durante la corsa, né quanto ossigeno vi era all’interno, né chi l’avesse ideato e così via, ma osservava i colori piatti e normali, cercando di trovarci un suo riflesso, anche solo i suoi occhi, era come se così facendo, avrebbe trovato un po’ di calma interiore. Leggermente claustrofobico, ma non abbastanza da farlo impazzire, gli bastava deconcentrarsi dal pensare di essere rinchiuso e subito passava, neanche ci faceva più caso. Durante quel tragitto la ragazza parlò ancora dei suoi viaggi, ma questa volta in ambito di frequenza nel viaggiare. Con l’entrata in accademia e a detta sua, anche un po’ prima, i viaggi di vacanza erano diminuiti, visto che essere alla CCG portava via tantissimo tempo e avere delle ferie era raro, a meno che non si preparasse una qualche offensiva di chissà quale importanza e veniva dato agli investigatori del tempo da passare con i propri cari, ma non era il caso di Friedrich, sfigato com’era. «Beh ora che lavoriamo qui, avremo ancor meno ferie per poter stare un po’ in pace con noi stessi, anche se spero che se mai avessi una ragazza da amare e con cui stare, spero di poterle donare quanto più tempo possibile. Scusami, non ha senso parlare di questo, ma era per dire che abbiamo poco tempo, ora che siamo dietro delle scrivanie, figurati quando inizieremo a lavorare sul campo.» disse Friedrich osservando la ragazza e facendo una breve risata, visto che era meglio ridere di quell’argomento che renderlo inutilmente pesante. Una volta che fossero arrivati al piano, sarebbe uscito dall’ascensore con la ragazza rimanendo al suo fianco, schiena dritta e in dirigendosi all’ufficio del loro capo.Chi semina discordia, raccoglie odioCCGDuskblade (Bikaku)Secondo Grado.