C'era una volta...

[INATTIVA] Tetsuya "Yuya" Azusa & Maaya Shirogane x Vicoli buii in periferia x 24/01/19 ore 22:00

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    Maaya Shirogane
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    C'era una volta una povera donzella dai lunghi capelli chiari come la neve, costretta a terribili compromessi per sopravvivere: ella infatti doveva lavorare in luoghi poco consoni alla sua immagine da pura donna giapponese, sentendosi sempre dire che era persino giunta l'ora di ereditare tutta la yakuza del padre, o di usare il suo grembo fertile per dare alla luce un maschio che succedesse ad un vecchio dalla puzza di sigari e whisky perenne. Quando finalmente riusciva a liberarsi dalla schiavitù paterna, c'erano un'infinità di doveri ad attenderla, poiché l'eroina di questa storia non era una semplice principessa aggraziata, ma era purtroppo anche un Ghoul abbastanza rispettato... più che rispettato, sarebbe dire temuto come la peste. Non perché fosse tanto forte, ma perché con lei non era facile trattare. Da quando aveva acconsentito a creare un'applicazione che desse modo ai Ghoul di sfogarsi delle loro rogne quotidiane, leggeva messaggi più o meno sensati, ed era costretta ad indagare sulla vita di quasi tutta Tokyo per evidenziare quali fossero le vere malefatte da punire.
    E quando arrivava finalmente il momento di punire qualcuno?
    Ovviamente tutti avevano da fare tranne lei, l'unica sfigata senza fidanzato, senza figli, senza famiglia, senza nulla da fare se non una maratona di anime davanti alla tv o dello shopping online. Quel giorno di fine gennaio non fu semplice, poiché dovette alzarsi presto la mattina per preordinare immediatamente una figure a tiratura limitata sborsando 20000 yen e poi controllare tutti gli estratti conto del mese: alla faccia del giorno libero.
    Nel momento in cui uscì dal suo ufficio uno dei membri di questa spedizione punitiva aveva dato buca alla propria missione del giorno, chiedendo alla povera, poverissima Maaya di poterla coprire per l'ennesima volta.
    L'eroina di questa storia, buona com'era, non poté che accettare: sapeva che se avesse inventato un impegno nessuno l'avrebbe creduta perchè era una sfigata rinomata, così con le spalle basse, il muso lungo e la voglia di vivere che ha un uomo appena colpito da un'idra, tornò a casa al tramonto, facendosi un bagno rilassante dopo aver mangiato qualcosa, così da reprimere il più possibile la propria violenza.
    Il tipo con cui aveva a che fare oggi non era niente di che, l'avrebbe giusto punito con un grosso spavento e forse qualche costola rotta sul momento, giusto per farlo tornare, si spera, sulla retta via.
    Non aveva molte informazioni poiché dello spionaggio non si era occupata lei, ma era un losco tipo che sicuramente portava una fedina penale lurida, ma ancora peggio... ah... ci voleva davvero coraggio solo a pronunciare il peccato di quell'uomo che si sarebbe beccato Maaya inferocita per una questione simile ma... abitava in un condominio in periferia nella terza circoscrizione dove... beh... non faceva che rubare l'intimo di chiunque, uomini e donne, ghoul e umani.
    Ma perché?
    Nessuno lo sapeva, ma le segnalazioni erano tantissime e prima che venisse scoperto dalla CCG, non costava nulla tentare di farlo ragionare un po'.
    Siamo in Giappone, dove puoi trovare in ogni angolo distributori di biancheria intima... perché rubarla?
    E soprattutto, perché proprio Maaya in una situazione simile?
    Affranta più che mai, si portò un borsone con la sua roba da “paladina della giustizia” percorrendo con i mezzi pubblici tutto il tragitto fino alla circoscrizione presa di mira, cambiandosi in uno dei suoi Love Hotel: questo era l'unico pregio della sua eredità, ovvero possedere immobili ovunque e potervi disporre quando ne desiderava.
    Uscendo da una finestra che dava al retro, si precipitò in una zona periferica piena di stradine oramai buie fino ad individuare il soggetto con una velocità che la fece quasi commuovere per la fortuna.
    Come poteva non riconoscere il pessimo gusto nel codino che si portava, pur essendo quasi calvo?
    La povera Maaya sospirò ancora mentre osservava il nervosismo con il quale il tizio stazionava accanto ad un lampione, impegnato ad osservare il suo telefono.
    La cosa peggiore era che la nostra povera eroina di questa storia, quando non andava a caccia ma si occupava della app, non era più una stracciona di alias Byakko talmente ambigua da sembrare per molti un maschio, ma per non dare minimamente modo di essere ricollegata a ciò che era nell'immaginario degli investigatori, indossava una tuta aderente rossa in pelle, con vari pizzi e stoffe attorno alla vita come se fossero una gonna arricciata a palloncino. A tenerla ferma c'era una cintura nera che serviva per portarsi dietro il telefono, mentre portava una piccola maschera sempre scarlatta a celare il volto ed i capelli insolitamente sciolti, una chioma lunghissima che per fortuna del buon tempo, stava al suo posto.
    Dava l'aria di una gran bella donna fisicata e formosa, o forse di una prostituta dell'est... ma la seconda preferiva non le venisse detta per evitare di andare su tutte le furie.
    Non amava sembrare una... s'è capito.
    Dopo attimi di esitazione i suoi occhi pian piano, per quel poco che la maschera lasciava intravedere, divennero dalla sclera scura, sempre di più, fino a tingersi di nero con delle iridi rosso sangue. Incurvò la schiena e le gambe, flettendo le ginocchia per darsi lo slancio ed accorciare le distanze con uno, due passi lunghi, resi facili dalla sua altezza e dalle capacità superiori ma non divine di un ghoul, che però ovviamente non provava chissà quale fatica a prendere velocità ed acciuffare in un colpo solo il tizio per il codino e sbatterlo a terra manco fosse un frustino: per fortuna aveva i guanti, o avrebbe già iniziato a vomitare la cena.
    Iniziò a scuoterlo a destra e manca come se fosse uno spolverino, scrutandolo con fare un bel po' irritato, cosa che però non si poteva sapere per via della maschera che copriva da fronte a metà naso. Si fermò solo perché non trovava più il telefono di lui, cosa che voleva distruggere per prima cosa, per evitare che chiamasse qualcuno. Sospirò continuando a stringere il malcapitato per i capelli e mettendosi la mano libera sul fianco. E pensare che oggi s'era messa gli stivali buoni con la suola dura per sfracellare ancora più abilmente i telefoni che le sarebbero capitati a tiro, una delle sue abitudini preferite quando c'era da far piangere qualcuno.

    "L'immaginazione non ha problemi di costi e preventivi. È libera. Mettiamo da parte ogni preoccupazione [...] e sogniamo."

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    NEKOMATA TETSUYA "YUYA" AZUSA
    modello & boss del clan zeiva
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    C’era una volta un giovane e bellissimo principe che aveva perso alle mani di ignobili cacciatori il suo regno e i genitori che lo avevano visto nascere poiché la sua famiglia aveva nascosto per lunghi anni un terribile segreto: erano tutti dei mostri che si nutrivano della tenera carne che era quella umana. Salvato dunque in tenera età dal fedele servitore del padre, era cresciuto in un paese lontano dove il sole sorgeva ad est e dove poteva vivere mescolandosi tra la sua popolazione, al sicuro da chi ancora lo cercava con la sua nuova identità. Nonostante fosse cresciuto sotto l’ala protettiva dell'attendente, non era diventato l’uomo giusto e nobile che i suoi genitori avevo sperando e anzi, la sua crudeltà ed egocentrismo erano diventati il fulcro del suo essere. Aveva imparato a mentire, a recitare senza commettere nemmeno un piccolo errore. Vivere in un perenne dualismo era diventata la sua realtà, sorrisi gentili al pubblico e ferocia quando il sipario era calato. Col tempo aveva ripreso le redini di quel regno caduto, non per suo volere ma più per appagare il desiderio di rinascita e gloria del servitore che lo aveva cresciuto. Ma il racconto che andiamo a narrarvi oggi è più un intermezzo nella storia della sua vita, un piccolo stralcio di un incontro dato forse dal destino in una fredda sera di fine gennaio.
    Quella giornata era iniziata come un’altra e nemmeno nel suo proseguo si era rivelata essere niente di particolarmente eccitante. Almeno non aveva passato tutta la giornata a casa a poltrire e giocare ai videogiochi vedendo che quella mattina aveva comunque dovuto fare un photoshoot con relativa intervista per una rivista piuttosto importante. Ore molto noiose dunque, dove aveva solo dovuto recitare una parte che ormai conosceva a memoria. Un sorriso gentile ma affabile diretto al fotografo, una battuta scherzosa durate l’intervista con la giornalista, tutto davvero molto semplice. Che noia davvero. Forse era proprio per quell'esatto motivo che quello stesso pomeriggio, prendendo verso la via di casa il suo secondo cellulare che usava solamente per interazioni con il suo clan (la prima regola che si era imposto era mai mischiare il lavoro pubblico con quello più malavitoso che era gestire la sua piccola ma potente organizzazione di informatori), si era messo a controllare i vari messaggi che i membri si erano scambiati quel giorno. Si sistemò meglio sullo schienale del sedile posteriore della macchina, lanciando un’occhiata veloce a Drev che era intento a guidare tra le strade trafficate di Tokyo, prima di riportare lo sguardo sullo schermo del cellulare nero, non di ultima generazione come il suo personale ma abbastanza moderno da poter supportare tutte le app che potevano servigli.
    Le novità erano poche in quel periodo, più una ripetizione o una conferma di quello che già sapevano: una famiglia di ghoul ricercata aveva cambiato di nuovo distretto, un investigatore che aveva falsificato alcuni documenti era stato beccato, quell’avvocato dell’altro giorno non era un ghoul come avevano sospettato alcuni ma solo uno squilibrato e la lista era lunga. Che noia, che barba! L’unica cosa che però aveva destano un poco il suo interesse, era che uno dei suoi sottoposti aveva un nuovo contatto che bisognava ancora valutare. Sia mai che desse loro informazioni di poco conto o peggio, spudoratamente false. Ne andava della loro, anzi, della sua reputazione. Le sue dita volarono veloci sui tasti e in poco tempo (infondo nessuno osava non rispondere immediatamente ai messaggi del caro boss) si era messo d’accordo con il suo zerbino ehm tirapiedi numero sette, per presentarsi lui di persona ad incontrare quel nuovo aggancio all’orario che avevano concordato per quella notte.
    Arrivato a casa si era dunque prima riposato un po’ (giocando a SIF ammirando la sua waifu e rispondendo a qualche topic in un forum di cui faceva parte) prima di prepararsi ad uscire, avvertendo giustamente della situazione il suo caro tutore che non poteva fare altro che assecondare ogni suo volere. Almeno poteva lamentarsi. Aveva pertanto preparato un borsone con tutto quello che poteva servigli per assumere l’identità di Nekomata avendo deciso alla fine di presentarsi come sé stesso invece che con una “maschera” più innocua, sperando in un bello spavento da parte del tipo che di sicuro non si aspettava di vedere il grande capo in carne ed ossa. Si cambiò poi con il suo travestimento per uscire in pubblico così da non farsi, si spera, riconoscere. Infondo il suo volto era sparso tra i vari inserti pubblicitari e megaschermi della metropoli. Rigorosamente una parrucca dal taglio corto e dalla tonalità scura, occhiali spessi dalla montatura rossa, abiti anonimi ma confortevoli accompagnati da un berretto. Coordinandoci un'espressione imbronciata ed annoiata e, magia!, ora era irriconoscibile, anni luce lontano dal modello di nome “Yuya”.
    C’era ancora parecchio tempo prima dell’orario concordato per cui si avvivò, uscendo dunque dal retro del suo condominio dirigendosi verso la stazione per prendere il treno che lo avrebbe portato a Minato, la circoscrizione dove avrebbe dovuto incontrare il tipo... di cui aveva dimenticato il nome. Era qualcosa di banalissimo e comune, tipo Tanaka, ma aveva comunque una sua foto per cui riconoscerlo non sarebbe stato per niente difficile. Era arrivato finalmente alla sua meta dopo svariati minuti di camminata, una zona semi abbandonata che veniva più frequentata dai ghoul che dagli umani e quindi un perfetto territorio di caccia per i suoi simili. Si intrufolò in un’abitazione vuota, cambiandosi velocemente di abiti, passando ad una tenuta più sportiva ed aderente, perfetta per muoversi senza difficoltà, un’altra parrucca lunga di colore violaceo e un impermeabile nero con cappuccio che gli arrivava intorno alle ginocchia. Sostituì anche le sue sneakers con un paio di stivali dalla suola spessa e robusta. Completò il tutto con la sua famosa maschera da gatto del folklore, tirandosi su il cappuccio ed infilando le sue cose dentro il borsone per poi nasconderlo sotto un divano rovinato. Tuttavia portò con sé il suo secondo cellulare, quello nero, così da poterlo controllare per ogni evenienza. Una vibrazione lo avvisò che un messaggio era appena arrivato: era il suo sottoposto che lo avvertiva che Tanaka Qualcosa era appena arrivato. Ottimo, lui era quasi lì, qualche minuto di attesa non gli avrebbe fatto male. Infondo le persone importanti arrivavano sempre per ultime.
    Usando le scale, salì sul tetto dell’edificio in cui era entrato, osservando i vari palazzi dell’alto così da poter individuare il luogo giusto senza fatica, essendo proprio nelle vicinanze. Si lanciò poi verso sinistra, usando un balcone per passare su un altro edificio, prima di scendere giù a pochi metri della sua meta aggrappandosi ad un lampione. Era sempre stato veloce ma allo stesso tempo silenzioso, proprio come un gatto.
    Una cosa che però non si era per niente aspettato era vedere il contatto che doveva incontrare essere aggredito e buttato a terra da quella che sembrava essere una donna, dalle sue capacità e movimenti palesemente un ghoul (se ne sarebbe accertato una volta che si sarebbe avvicinato, tramite il suo odore), ma questo era anche chiaro dalle sue forme fasciate da quella tuta dal colore scarlatto. Era proprio un bel colore. Comunque sia, sotto la maschera sbatté le palpebre per una, due volte per poi farsi avanti, diminuendo la distanza tra loro con lenti passi. Più si avvicinava più il tipo gli sembrava grezzo e disgustoso, confermando l’impressione che si era fatto dalla sua fotografia. Ah, sperava sul serio che tutto quello non fosse solo una perdita di tempo e che almeno la ghoul coperta di rosso poteva aiutarlo a movimentare un po’ la serata.
    «Una graziosa fanciulla dai modi così rozzi! Oggi le ho proprio viste tutte» disse ad un tratto, il tono di voce alto ma comunque roco, perfettamente maschile. Non c’era bisogno di celare il suo sesso, infondo tutti sapevano chi era Nekomata o ancora meglio, Mikhail l’erede degli Zeiva. Aveva usato quelle parole in modo da attirare l’attenzione della donna, con giusto una punta di sprezzante ilarità. Fece poi un inchino, il rosso del suo kakugan scintillava sotto la penombra che si era creata tra il lampione e l'inizio del vicolo.
    «Ti pregerei» riprese con un tono più cordiale, inclinando un poco la testa di lato. Peccato che il suo sorriso malevolo non fosse visibile per colpa della maschera che gli celava completamente il volto «Di non strapazzarlo troppo, ha delle informazioni che mi deve» aggiunse dopo una breve pausa che usò per una bassa e gioviale risata. Non conosceva quella ghoul, non l’aveva mai vista prima, per cui doveva stare attento, giusto un po’, non sapendo bene se si stava rivolgendo a qualcuno di forte o ad una semplice formica che poteva schiacciare con un piede. Ma lui era lui, per cui non bisognava chiedere troppo.
    «E’ una questione di meri minuti» disse dopo qualche battito, allargando le braccia come a mostrare il suo essere lì non per iniziare qualcosa ma più per un’innocua chiacchierata. Si certo, come no. «Poi puoi tornare a fare quello che vuoi con lui, mia cara Ciliegina» finì, spostando lo sguardo prima su di lei e poi sul tizio a cui a lui in realtà non importava niente. E poi, “ciliegina” gli sembrava un nomignolo appropriato, considerando l’aspetto della donna. Ridacchiò piano, portandosi una mano al cuore e una dietro la schiena, facendo un altro corto inchino ma sempre con lo sguardo puntato sulla sua figura.

    Goddamn right, you should be scared of me. Who is in control?

    ghoul
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    nekomata



    Edited by alyë - 27/1/2019, 23:47
     
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