Un corpo per uno...non fa male a nessuno.

[INATTIVA] Junko Tachibana & Tsukiko Kurosawa | Vicolo poco trafficato - 04/02/2019 23:00

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    252
    Power-up
    +67
    Location
    Dal mio letto.

    Status
    Dead
    Junko Tachibana
    Studente universitaria
    22

    9b0cecfb9e26ea247299c10bce34f8d3__1_
    Erano all’incirca le 22:35 quando Junko, seduta in posizione contorta e senza alcuna gamba pendente, concluse di trascrivere gli appunti presi quella mattina stessa a lezione. Aveva iniziato l’università un anno più tardi, rispetto ai suoi coetanei, sia per indecisione che per mancanza di voglia nello studio. Per quell’anno sabatico, almeno dallo studio, aveva deciso di aiutare la madre con le trascrizioni e solo dopo aveva deciso di iscriversi all’università e frequentare la facoltà d’arte. Quel giorno aveva avuto il corso di storia dell’arte occidentale, uno dei pochi corsi che s’interessava anche all’arte distante dal Sol Levante, soprattutto perché a detta di Junko, era meglio avere anche un po’ di bagaglio culturale europeo, oltre che nipponico. Quel giorno il professore, di origine francese, aveva parlato dell’arte nella filosofia, citando Schopenhauer. Il filosofo, dalla mente indirizzata al pessimismo o comunque ad una visione più critica della vita, individuava nell’arte una fuga momentanea dalla volontà. Secondo cui vi erano tre metodi per la quiete, il primo tra questi era appunto l’arte che egli stesso strutturava come una piramide in quattro parti. Le prime tre: architettura alla base, pittura e al vertice la musica; secondo cui, dunque, l’arte non è una cura alla volontà della vita, ma una temporanea pausa dove le attenzioni dell’uomo vengono sostituiti dai quadri o, nel caso della musica, dal suono e in tale suono ognuno di noi ci trovava al suo interno una parte di sé. Junko era affascinata da tale espressione di pensiero, grazie a tali studi poteva informarsi anche di altri geni che non era rinchiusi all’interno dell’Isola, inoltre, erano anche pochi i corsi che si basavano sull’occidente, ma erano utili più che mai, soprattutto per amplificare la propria conoscenza. Alla fine di quello studio, la ragazza si affaccendò a mettere in ordine i vari quaderni e libri che si trovavano sulla scrivania, sentendo la leggera pioggerellina colpire le finestre del suo appartamento. Quella settimana era stata colpita varie volte da precipitazioni, ma quel giorno non sapeva dire se fosse una cosa buona o cattiva, anche perché quel giorno sarebbe stato speciale, ormai avveniva ogni volta a mese e no... non era il ciclo. Era un ghoul e come tale aveva bisogno di cibo, inoltre, sentiva la fame alle porte ed era meglio mangiare subito, invece di aspettare e impazzire ancora di più, doveva cercare di rendersi presentabile almeno all’esame. Dopo aver rimesso in ordine i vari libri, indosso quel suo abito particolare che utilizzava quando andava a caccia. Una tuta nera, molto attillata e con quella sua maschera in stile visore, fantascientifico come piaceva a lei. Aveva anche deciso di spingersi più in là del normale, di raggiungere la 17esima circoscrizione, sarebbe stata leggermente meno affollata della 16esima, soprattutto perché dove abitava lei, vicino alla stazione, avrebbe di certo trovate fin troppe persone e non era cosa buona e giusta. Durante la caccia sapeva essere un tutt’uno con la notte, aveva iniziato da poco a cacciare, all’incirca 3 anni e non aveva l’esperienza necessaria per potersi credere forte, ma abbastanza da poter cacciare umani e utilizzare la sua forza per poterne uccidere qualcuno. Quella notte, intorno alle 23:00, tra i vicoli scuri di Kita, nella periferia, i suoi occhi oscurati dalla maschera individuarono una coppietta di fidanzati, probabilmente impegnati nel ritorno a casa. La sua preda era il ragazzo, non che poi avesse lasciato in libertà la ragazza, ma doveva mettere a freno la sua fame e anche se si fosse macchiata di omicidio, di certo nessuno avrebbe trovato i corpi all’alba del giorno dopo. Rapidamente, sotto la pioggerellina che lentamente cadeva, il suo assalto ebbe inizio sul ragazzo. Un affondo, portato con la mano aperta, dita unite a formare la punta di una lancia. Dritta al fianco e poi trascinato via dall’altra mano, lontana dalla sua ragazza che colta alla sprovvista era rimasta sorpresa e subito dopo in preda alla foga e dall’atto osceno, aveva lanciato un grido. Il suo ragazzo adesso riversava in una pozza di sangue che andava ad espandersi sempre più, leggermente tossendo e affogando nel suo stesso sangue. Capelli a caschetto, scuri e occhi del medesimo colore, non sapeva ben dire se fosse la notte a renderli di quel colore o fosse così nella loro naturalezza. Lei..capelli mediamente lunghi, le arrivavano alle spalle, occhi avvolti dallo spavento e dalla paura, nei pochi secondi in cui aveva potuto vederli, prima che sparissero nella notte e nella fuga, doveva fermarla, sì... anche se l’odore di sangue era troppo forte, come una torta appena sfornata, una pietanza appena preparata, l’odore era intenso e catturava ogni facoltà di pensiero della ragazza.

    Non sono un'assassina, devo semplicemente vivere. Un po' come gli umani, l'unica differenza è che i maiali non hanno una CCG anti-umani.

    Ghoul
    Bikaku
    RANK B
    Noctis

     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Tsukiko Hayashi Kurosawa
    Traduttrice / Insegnante / Disegnatrice
    25

    jpg
    "E... Invio!" Pensai, cliccando una casella nella schermata del mio laptop, quella che avrebbe riconsegnato al mio ennesimo cliente una traduzione dall'inglese al giapponese relativa a ciò che, una volta impaginato, sarebbe diventato un libro di storia della musica occidentale. Quel lavoro era stato lungo, ma la ricompensa offertami era stata lauta ed io avrei presto goduto del frutto del mio lavoro. I due terzi restanti del prezzo del mio lavoro, come pattuito, mi sarebbero dovuti arrivare il giorno dopo e, nonostante non sapessi bene come sfruttarli, averli mi sarebbe potuto tornare utile. Mi preparai una tazza di caffè, la seconda di quella mattina, per festeggiare il completamento di quel lavoro, poi decisi di prendermi il resto della giornata per me. Una volta terminato, non avendo nessun disegno da ultimare e non potendo passeggiare per via della pioggia, decisi di ricominciare uno tra i miei libri preferiti: il ritratto di Dorian Gray. Adoravo quel libro e le sue tematiche, nonché il fatto che chiunque potesse, in qualche modo, riflettersi nel personaggio principale. Chiunque aveva una doppia vita, esattamente come quella di Dorian, che teneva nascosta al pubblico, ma che viveva senza conseguenze, fino a quando, nel tentativo di eliminare il proprio doppio, il bell'uomo aveva finito col distruggere sé stesso.
    Se mia madre fosse stata ancora in vita, mi sarebbe piaciuto poter parlare con lei della tematica del doppio in letteratura inglese, rapportandola al nostro essere ghoul. "Chissà quale conversazione si sarebbe venuta a creare..." Non l'avrei mai saputo, ma, per quanto la sua esperienza superasse la mia, avevo abbastanza strumenti per formulare delle tesi anche senza di lei. Innanzitutto, molti di noi, quelli interessati, come Dorian, a vivere nella società, indossavano una maschera per cacciare, mentre lui la indossava nell'alta società, mostrandosi più bello di quanto fosse realmente. Tutti noi, inoltre, nascondevamo dietro un'apparenza a volte amichevole, a volte professionale, o, a volte, semplicemente umana, il nostro andare nei vicoli per uccidere dei poveri malcapitati, seguito da un semplice posare la maschera e vivere come se il delitto da noi commesso non fosse mai stato fatto. Anche io, in effetti, avevo ucciso per mangiare e, se avessi avuto l'opportunità di tornare indietro, avrei rifatto qualunque spargimento di sangue da me commesso. L'unica differenza sostanziale tra il protagonista del racconto e la mia vita era la motivazione che spingeva entrambi a macchiarsi la coscienza fino a farla sparire: io ero nata ghoul e sapevo di dover vivere mangiando carne umana, altrimenti sarei morta. Dorian Gray, invece, aveva una scelta ed aveva optato per una vita edonistica, mentre io avevo semplicemente scelto l'unica vita che avrei potuto vivere, aiutata non da Lord Henry ma da una donna che conosceva tali personaggi meglio di me. "E se anche Oscar Wilde fosse stato un ghoul?" Non avrei mai saputo la risposta a quella domanda, ma tutte le parole da lui usate, una dopo l'altra, mi rispecchiavano perfettamente, quasi come se le avessi scritte io. "Ogni ghoul dovrebbe leggere il Ritratto e Doctor Jekyll e Mr. Hyde." Pensai, dato l'impatto che le due storie avevano avuto su di me. "Peccato solo che entrambe finiscano in tragedia..."
    Continuai la lettura fino alle sei di sera, ora in cui decisi di dedicarmi al disegno. Decisi di disegnare il soggetto della mia lettura precedente, immortalandolo nel momento in cui fissava il quadro fatto da Basil Hallward, col soggetto del dipinto ormai logorato dall'età e dal vizio, mentre il vero protagonista rimaneva giovane e bello. Incominciai un disegno a matita, finendo poi per colorare lo sfondo ed il protagonista, ma lasciando il quadro in bianco e nero. Mi accorsi che, mentre la mia mano si muoveva sul foglio, emettendo il classico suono della grafite che sfrega sulla carta, anche il mio stomaco aveva iniziato a lamentarsi, chiedendo in maniera sempre più forte del cibo. Erano solo le 19:30 quando ciò accadde e, per quanto fossi tentata dall'uscire fuori e soddisfare la mia fame, decisi di rimanere ancora per un po' a disegnare, in attesa della notte. Sapevo bene, ormai, che la mia voglia di carne non avrebbe cessato, se non nell'unico modo possibile e, per il bene della mia vita, avrei dovuto terminare l'esistenza di qualcun altro. Se avessi aspettato oltre, la fame mi avrebbe logorata sempre di più, così come il vizio aveva corrotto l'anima di Dorian Gray, ma in maniera molto più dolorosa: non era il caso di aspettare che tale evento si verificasse di nuovo.
    Alle 22:30, decisi che era il momento. Tirai fuori da sotto il mio letto un borsone da palestra, adibito alla conservazione del mio segreto più oscuro, poi presi un foglietto da sotto un cassetto del mio studio. In quel foglio, avevo scritto le circoscrizioni in cui avevo cacciato, mese dopo mese. L'avevo fatto seguendo un consiglio di mio cugino, che mi aveva detto che, cacciando con il suo metodo, l'unica cosa che la CCG avrebbe potuto sapere su di me sarebbe stata il fatto che non avrei cacciato due volte di fila nella stessa circoscrizione. Così facendo, avrei potuto depistarli, a patto che non tralasciassi nessun distretto cittadino. Controllando la mia "cronologia", notai che era già da sei mesi che non cacciavo nel mio quartiere di residenza e che, data la pioggia, che non accennava a smettere, sarebbe stato meglio potermi bagnare il meno possibile e tornare a casa quanto prima. Mi diressi, quindi, verso un edificio abbandonato di mia conoscenza, armata della sacca e di un ombrello. Una volta lì, in barba al freddo pungente delle notti piovose, tirai fuori dal borsone i miei abiti da caccia e me li misi, conservando, poi, i miei abiti civili. Lasciai anche l'ombrello insieme alle mie cose, nascoste in un angolo di una stanza senza porta, poi uscii, sentendo l'acqua bagnare i miei vestiti ed il mio cappuccio. Sarebbe stato meglio, per me, tornare a casa quanto prima, ma non avrei mai fatto ritorno a stomaco vuoto.
    Cacciare con la pioggia non era impossibile, per me, ma non era neppure ideale: una volta abituatami all'acqua che mi colpiva senza pietà, dandomi solo un leggero fastidio, avrei dovuto fare i conti con il mio senso dell'olfatto, al quale l'odore degli essere umani veniva, in parte, nascosto da quello della terra bagnata. "Per non parlare, poi, del fatto che chi può, quando piove, tende a restarsene a casa..." Passai almeno una buona mezz'ora a cercare una potenziale preda, vagando per dei vicoli in cui, però, io ero la sola cosa antropomorfa. Nemmeno nello stabile abbandonato relativamente vicino a casa mia avevo trovato qualcuno, ma non era il caso di rimandare all'indomani, a meno che non volessi passare una giornata d'inferno. Ad un certo punto, dopo essermi bagnata abbastanza da oscurare un vestito già nero di suo, rendendomi ancora meno visibile, sentii un urlo provenire da un posto che doveva essere relativamente vicino. Non sapevo chi avesse urlato, ma, forse per via della fame, pensai che fosse stata un'umana, trovata da qualcuno più fortunato di me. L'urlo era molto vicino e, per quanto mi struggesse il fatto di non aver trovato una preda prossima alla mia posizione, decisi di tenere tali pensieri per me e di andare a verificare la situazione. Avrei dato solo un'occhiata, sperando di trovare qualcosa da mangiare, poi, se avessi intravisto un mio simile, avrei forse cercato di fuggire o, forse, avrei combattuto: sarebbe dipeso tutto dal caso. Avrei preferito una preda un po' più sicura, ma la fame e le condizioni meteo mi spinsero verso quel posto senza che io potessi opporre resistenza. Mentre camminavo il più furtivamente possibile, cercando di tenermi pronta per ogni evenienza, notai una ragazza, con i vestiti macchiati di sangue. La vidi correre come se qualcosa l'avesse spaventata a morte, ma, nonostante questo suo evidente trauma, non riuscii a provare empatia nei suoi confronti: l'odore di cibo, amplificato da quella macchia di sangue, mi aveva fatto capire una cosa: era la mia occasione. L'attaccai senza pensarci due volte, sfruttando tutta la velocità tipica di noi ukaku. La presi di peso e la spintonai con forza, riportandola all'entrata del vicolo da cui l'avevo vista spuntare fuori. Già pregustavo il mio pasto, arrivando con gli occhi dove la mia bocca, coperta dalla maschera ma sempre più pronta ad aprirsi ed ad addentare, non era ancora giunta. La raggiunsi pochi attimi dopo, poi tirai fuori un'ala e, nella foga del momento, la colpii con le lame che la circondavano, mentre l'odore di cibo diventava via via più forte.
    L'avevo ferita gravemente e, presto, la mia preda sarebbe morta, ma decisi di aspettare il suo trapasso, prima di morderla. Avrei potuto mangiarla viva, ma avrei ottenuto lo stesso effetto, causando solo più sofferenza e più urla, che avrebbero attirato su di me prima la polizia e, poi, la CCG. L'adagiai sul terreno, come per un atto di pietà nei confronti di chi sarebbe morto per me. Forse, una parte della ragazzina di quattordici anni che aveva pianto a lungo per la prima umana che aveva visto morire non era mai morta... o, forse, pensai che, non avendomi lei fatto nulla, avrei potuto cercare di ucciderla senza farle più male del necessario. Fatto sta che, mentre lei perdeva i sensi, dentro una pozza di sangue misto ad acqua piovana, io mi voltai in direzione del vicolo, intenzionata a portare la mia preda più in profond-
    "Merda!" Quel pensiero, pensato con la stessa intensità di un urlo, pervase la mia mente, mentre i miei occhi, neri come la notte e rossi come il sangue, notavano due sagome vicino a me, troppo somiglianti alla sottoscritta ed alla sua preda. Ero finita nel terreno di caccia di una ghoul, probabilmente quella da cui la mia umana stava scappando. Cercai di rimanere calma, mentre diressi lo sguardo alla sagoma antropomorfa in piedi. Istintivamente, per prepararmi ad un suo attacco, feci sì che anche la mia ala destra, finora celata sotto la mia pelle, bucasse quest'ultima in modo da formare una piccola punta dietro la mia scapola, pronta ad aprirsi in caso di emergenza. Non dissi niente, ma, con la testa girata verso l'interno della stradina, cercai di far palesare il fatto che io avessi visto la scena di fronte a me. Ero pronta a combattere, se necessario, ma ero solamente intenzionata a saziarmi ed ad andarmene il prima possibile e lei avrebbe potuto accontentarsi del cadavere ai suoi piedi, se avesse voluto. Un finale pacifico sarebbe stato possibile, ma, per esperienza, preferii prepararmi al peggio e tenermi pronta per ogni sua mossa, avvicinandomi, seppur con un piccolo passo, alla ragazza, ormai più morta che viva, che avrei fatto in modo di mangiare a qualunque costo. "Vediamo che cosa hai intenzione di fare..." Pensai, rivolta all'unica persona visibilmente viva davanti a me, sperando che anche lei volesse solo mangiare e levarsi dai piedi, data la pioggia e l'urlo di poco prima che, se fosse stato sentito, avrebbe potuto attirare le forze dell'ordine o le colombe, che, se necessario, avrei certamente preferito combattere a stomaco pieno.

    When you look at things from above, you realize how meaningless they are.

    Ghoul
    Ukaku
    RANK B
    Icarus

     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    252
    Power-up
    +67
    Location
    Dal mio letto.

    Status
    Dead
    Junko Tachibana
    Studente universitaria
    22

    9b0cecfb9e26ea247299c10bce34f8d3__1_
    I suoi denti affondarono nella carne del povero malcapitato. Poteva sentire una lieve presenza di peli, difatti aveva colpito la spalla, seguito poi dalla morbida epidermide, gonfia di sangue e deliberata dai vasi sanguigni. La pelle si era separata dalla clavicola, come un pezzo di carta appena adagiato su della colla, lentamente si distaccò dall’osso e solo il buio poteva nascondere quell’atrocità che sarebbe potuto scendere in ulteriori dettagli, ancora più macabri e profondi. Junko assaporava tutto quel tripudio di gusto sulla sua lingua e tra le allegre papille gustative, poteva assaporare tutto quel ben di dio che solo per quell’istante la portava a distaccarsi dalla sua parte umana più normale e anche da quella da ghoul più “tranquilla”. Nonostante la fame non fosse altissima, mangiava tutta quella carne umana come se fosse affamata da tempo immemore, ma in realtà era sempre così quando si nutriva. Il primo morso scatenava in lei quasi mille emozioni, scatenava una fame primordiale che nascondeva con grande parsimonia e che liberava sempre quando sapeva di sentirsi al sicuro e con la preda ben ferma e morta, come in quel caso. Se quel ragazzo fosse stato ancora vivo, sarebbe morto per il troppo dolore. Durante quell’amplesso, dopo l’assaggio della prima carne, ecco che un suono sordo e rapido la fermò dal continuare a infierire sul corpo del ragazzo. Difatti la ragazza, la fidanzata, era scappata via correndo nelle urla nel sangue che le era schizzato addosso, venendo poi fermata e dall’odore di sangue umano che arrivava dalla quasi fine del vicolo, poteva ben comprendere che un altro ghoul fosse arrivato in quel luogo. In casi come questi Junko diveniva molto attenta, come giusto che fosse, alcuni rimanevano per le proprie, senza disturbare l’altro, ad altri invece non importava a chi appartenessero le prede, si lanciavano lo stesso all’attacco e di solito erano i ghoul più irosi o dediti alla pazzia, ma anche chi non riusciva a controllare la propria fame o peggio, chi aveva paura. Per Junko tutte queste variabili non erano da sottovalutare, nonostante la persona che si fosse palesata non fosse del tutto visibile, nella mente della ragazza si stava formando un flebile pensiero di difesa, ripararsi o nascondersi, ma finché tutto rimaneva nella calma più assoluta, sapeva che avrebbe potuto evitare scontri inutili se solo avesse avuto i giusti tempismi e le giuste parole, ma ogni volto che andava a caccia, sapeva trasformare il suo carattere in qualcosa che potesse darle forza per affrontare meglio la situazione, una sorta di scudo per evitare di morire brutalmente. Dopo l’arrivo distruttivo e mortale, la ragazza rimase nel silenzio, sentendo i pochi rumori che potevano udirsi, oltre la pioggia incessante che cadeva sul suo abito da caccia e sulla sua maschera, macchiando quella sua maschera che le permetteva anche di vedere, notando ormai le varie gocce formatasi sui vetrini.
    «Non avvicinarti oltre. La ragazza che hai ucciso. Grazie per averla fermata, ma non avvicinarti.» il tono della ragazza era serio, severo, ma la minaccia che lanciava non segnalava alcuna ira, non si stava preparando ad alcun assalto, voleva semplicemente cibarsi di quell’uomo in pace. Non aveva rilasciato la sua kagune, c’era un motivo se non l’aveva ancora fatto. Sapeva che se l’avesse fatto, sarebbe stato come un segnale di pericolo per l’interlocutore, l’altro ghoul, dunque voleva evitare che lo pensasse, che quella situazione rimanesse pacifica, non sapeva ancora come sarebbe andata a finire, ma sperava soltanto che quella serata passasse, se avesse dovuto combattere, avrebbe voluto farlo a stomaco pieno, la spalla del tizio non era abbastanza a sfamarla, aveva ancora troppa fame e non voleva perdere un corpo come quello.

    Non sono un'assassina, devo semplicemente vivere. Un po' come gli umani, l'unica differenza è che i maiali non hanno una CCG anti-umani.

    Ghoul
    Bikaku
    RANK B
    Noctis

     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Tsukiko Hayashi Kurosawa
    Traduttrice / Insegnante / Disegnatrice
    25

    jpg
    Solo la presenza della mia simile m'impediva di gettarmi sulla mia preda moribonda, che, fino a qualche istante prima, stavo quasi letteralmente mangiando con gli occhi. Avevo fame, ma, fortunatamente, non abbastanza da ignorare il pericolo intorno a me o da affrontarlo, incurante dei rischi. La lucidità, tuttavia, se ne sarebbe presto andata e, seppur con la forza, avrei fatto in modo di tenermi la preda che, seppur fosse scappata dal suo terreno di caccia, ormai era mia. Mangiare era la mia priorità assoluta e, pur di raggiungere il mio obiettivo, sarei stata disposta ad uccidere l'unica creatura vivente nel vicolo, oltre a me, a morsi. Tuttavia, non conoscendo la forza di quella mia rivale di caccia, la cautela sarebbe stata l'opzione migliore: con le giuste parole, magari, avrei anche potuto convincerla a tenersi il corpo che l'avevo vista mordere e lasciarmi mangiare il mio in disparte. Entrambe, così, saremmo tornare a casa con la pancia piena, pronte ad affrontare un mese senza cibo, se non in casi particolari.
    Avevo sentito di ghoul trovati dalla CCG in possesso di carne umana, spesso conservata in contenitori da cibo, ma consideravo quel metodo, seppur molto comodo, troppo rischioso. In primo luogo, chiunque avesse voluto tentare di conservare della carne, dopo aver ucciso un essere umano, avrebbe dovuto tagliarlo a pezzi abbastanza piccoli da stare in tali contenitori, che avrebbe dovuto portare in gran numero per averne abbastanza per un mese. Una volta superati questi due ostacoli, inoltre, il cibo avrebbe dovuto essere trasportato ed immagazzinato senza dare nell'occhio. "Non credo che serva l'addestramento della CCG per capire che, se una persona trasporta qualche decina di contenitori per cibo pieni, qualcosa potrebbe non andare..." E, poi, mangiare a poco a poco avrebbe costretto il mio simile a doversi nutrire spesso, cosa sconveniente se l'unica forma di sostentamento della mia razza è la carne umana, come quella che avevo vicino e che nemmeno un investigatore avrebbe potuto fermarmi dal divorare. Niente mi avrebbe fermato, nemmeno la ghoul che avevo davanti.
    «Non avvicinarti oltre. La ragazza che hai ucciso. Grazie per averla fermata, ma non avvicinarti.» Fu lei a rompere il silenzio. Parlò con un tono serio, ma calmo, come se non ce l'avesse con me per aver ucciso una sua preda. Anzi, mi ringraziò anche per averla fermata. "Meglio così." Pensai, sollevata ma non troppo: la sua implicita dichiarazione di non-ostilità sarebbe stata ricambiata, se fosse stata vera, ma non potevo sapere se lei davvero non volesse attaccarmi. Scrutai la figura, mentre lei parlava: il vicolo era buio, ma avrei potuto individuare una kagune, se abbastanza estesa. Non vidi nulla spuntare dalla schiena della ragazza, forse perché non l'aveva tirata fuori o, forse, perché non era molto visibile. Nella penombra, sarei stata in grado di vedere una kagune come la mia o quella di Ichigo senza problemi, ma, a meno che non fossero su un asse parallelo a quello del corpo del portatore, avrei avuto difficoltà a notare un tentacolo o un coda, magari avvolti sulle gambe della ghoul. Decisi di assecondare la volontà della ragazza non perché ne avessi chissà quale paura, ma perché ciò sarebbe stato conveniente se non per entrambe, almeno per me.
    Tutto stava andando relativamente bene, ma non ero ancora sicura del fatto di potermi cibare in pace di quel corpo, che mi attraeva sempre di più e che, sperai, fosse già morto: avrei dovuto, prima, occuparmi della mia simile. Non m'interessava eliminarla fisicamente: tutto ciò che volevo era poter mangiare in pace la mia preda. Il fatto che lei non mi avesse attaccata, e che non avesse una kagune in vista, mi fece credere che convincerla a non essere una minaccia fosse almeno possibile. Che parole usare, però, per neutralizzarla? Avrei potuto pensarci di più, ma optai per le prime parole sensate che mi vennero in mente. «Sono qui per lei, non per te.» Iniziai a dire, in un tono serio, severo e sicuro di me, mentre indicavo la ragazza che giaceva in una pozza d'acqua e sangue accanto a me. Dopo quelle parole, scossi leggermente l'ala sinistra, quella totalmente aperta, cercando di attirare su di essa l'attenzione della mia simile, poi continuai: «Non ho intenzioni ostili, ma mi difenderò, se attaccata.» I miei occhi neri e rossi cercarono il suo sguardo, per convincerla, tramite una posa sicura ed uno sguardo fisso, del fatto che io non scherzassi. Rimasi in quella posizione per qualche secondo, per poi, con pochi passi, portarmi dietro la mia preda e mettermi in posizione di squat accanto a lei. Ancora non mi fidavo della ghoul e, prudentemente, preferii non perderla di vista durante tutto il tempo. Inoltre, la mia posizione mi avrebbe permesso, oltre il non bagnarmi più del necessario, di poter scattare in piedi molto in fretta, nel caso in cui le cose si fossero complicate.
    Ero vicina più che mai a qualcosa che, solamente un'ora prima, avrei, forse, definito anche "una persona attraente" ma che, ormai, per me, avrebbe potuto essere solamente un buon pasto o qualcosa da mangiare e poi annegare nel caffè. Non resistetti alla tentazione di posare le mani su quel corpo umido, ancora caldo per via delle poche braci rimaste dopo lo spegnimento della fiamma della vita, anche per mostrare alla mia simile il fatto che ritenessi quella fonte di nutrimento una mia proprietà. Così come la voglia di vivere, capace di farsi sentire di più a mano a mano che ci si avvicina alla morte, la mia fame si fece più intensa non appena misi le mani sul caldo ventre della ragazza, che mi sembrava sempre più invitante. Se non ci fosse stata la ghoul, di ciò che stavo toccando in quel momento, almeno una parte sarebbe già scomparsa dentro di me, morso dopo morso. Ormai, la mia socievolezza era agli sgoccioli e, se l'altra creatura munita di kagune avesse deciso di attaccare, a meno di un'enorme differenza di potere, avrei sfogato su di lei i dolori dati dal mio stomaco, al quale non importava di certo che cosa gli dessi, purché fosse commestibile. Tuttavia, per quanto solo le mie braccia mi trattenessero dal trasformare un'ex-persona in uno scempio degno di un film splatter, c'era un'altra entità, oltre a me, nel vicolo e non sapevo se lei fosse effettivamente pericolosa o no, né come avrebbe potuto reagire alle mie parole, dato che avevo risposto ad un suo avvertimento minaccioso con una minaccia molto più esplicita. Il suo essere un'incognita m'impediva di concentrarmi solo sulla mia preda e, per quanto la fame si facesse sentire, feci uno sforzo e cercai di rimanere concentrata il più possibile su di lei, almeno fino alla certezza della sua ostilità o meno. Fatto sta che era da ore che avevo fame, da ore che aspettavo di potermi saziare, che avevo un buon pasto davanti e che lei era l'unica cosa che m'impediva di togliermi la maschera e sporcare ancora di più il terreno di sangue, un liquido così buono che, poi, la stessa pioggia che mi stava infastidendo in quel momento avrebbe lavato via, pulendo le tracce, almeno quelle più facilmente eliminabili, del mio passaggio.

    When you look at things from above, you realize how meaningless they are

    Ghoul
    Ukaku
    RANK B
    Icarus



    Edited by Antoil69 - 16/2/2019, 09:26
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    252
    Power-up
    +67
    Location
    Dal mio letto.

    Status
    Dead
    Junko Tachibana
    Studente universitaria
    22

    9b0cecfb9e26ea247299c10bce34f8d3__1_
    La pioggia continuava a cadere sul suolo di quel vicolo abbandonato mentre la notte continuava ad avanzare, con passo felpato, ma sempre presente. Junko lentamente riacquistava forza e al tempo stesso il suo appetito andava sempre più scemando, stava anche pensando al come poter conservare il corpo di quel ragazzo, ma di certo la serie tv su Hannibal le aveva consentito di ampliare i suoi orizzonti in merito alla cucina sugli degli umani. Riuscendo a preparare cibi a base di carne umana, ovviamente la scelta era molto classica, non poteva spingersi troppo oltre, ma un modo per tenere il corpo di quell’uomo commestibile, era quello di congelarlo, ma non potendo farlo, l’unica opzione consisteva nel divorarlo. L’altro dubbio della ragazza, era la nuova arrivata che aveva fatto a pezzi il corpo della ragazza o meglio, l’aveva ferita, impedendole di scappare, ma fino ad allora non aveva fatto alcun movimento, nulla che potesse farla sembrare un vero e proprio ghoul. Nonostante la Kagune ben in vista, non aveva ancora dato nessun morso alla preda e al tempo stesso si era messa in guardia da Junko, nonostante quest’ultima stesse continuando a nutrirsi di quel povero uomo ormai morto. In merito a lui, i denti della ragazza erano passati dalla spalla, al braccio, ma per avere un miglior modo per mangiarlo, non fece altro che rilasciare il suo kagune, la sua coda da Bikaku che come un serpente, diede un colpo alla giuntura tra spalla e braccio, staccando quest’ultimo e poi iniziando a gustarselo come meglio poteva. In tutto questo, la ragazza aveva parlato con Junko, dicendo delle frasi molto dirette nei suoi confronti, ma nulla di offensivo, bensì per metterla sia in guardia che farla rilassare. La ragazza, secondo le sue parole, era lì non per Junko, ma per quella vittima, affermando in seguito che non avrebbe attaccato, se non in caso di un attacco principale che sarebbe potuto partire da Junko stessa. Lì per lì, la ragazza con il visore, non disse nulla per risponderla, continuando a divorare l’arto superiore dell’uomo, ma solo in seguito iniziò a farsi qualche domanda in merito.
    «Se sei qui per lei e non vuoi attaccarmi, perché non mangi? Sei per caso un ghoul che uccide e passa il tempo a bere caffè? O dovrei supporre di aver trovato un ghoul che uccide umani, ma mangia solo suoi simili? Sei cannibale?» disse la ragazza, con un tono serio, ma anche divertito dalla situazione stessa. Se fosse stata realmente una cannibale, le parole che le aveva rifilato potevano essere serie, era lì solo per uccidere la ragazza e poi andarsene oppure, fasulle e quindi doveva stare ben attenta che non venisse attaccata alla sprovvista, quindi la sua kagune rimase ancora fuori dal suo corpo, mentre le sue attenzioni adesso venivano date sia alla sua preda che alla nuova presenza che a quanto pare era lì, ma non per mangiare la donna che lei stessa aveva quasi ucciso, se non morta ormai.

    Non sono un'assassina, devo semplicemente vivere. Un po' come gli umani, l'unica differenza è che i maiali non hanno una CCG anti-umani.

    Ghoul
    Bikaku
    RANK B
    Noctis

     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Tsukiko Hayashi Kurosawa
    Traduttrice / Insegnante / Disegnatrice
    25

    jpg
    La ragazza continuò a mangiare il suo pasto, non curandosi della sottoscritta, che, invece, era rimasta in guardia ed aveva studiato ogni sua mossa. L'avevo anche vista tirare fuori la kagune e, come se ciò fosse stato un segnale d'allarme, irrigidii i muscoli e scaricai parte del mio peso sulle braccia, pronta a spingere con le gambe e rispondere al fuoco, se necessario. Dopo qualche istante, constatai il fatto che lei non volesse, almeno apparentemente ed in quell'istante, usare il suo organo offensivo contro di me, dato che non lo utilizzò, se non per colpire un braccio e facilitare il suo nutrimento, staccando un braccio alla sua preda. Ne fui, in parte, sollevata, ma preferii tenere la guardia alzata. Portai una mano, qualche secondo più tardi, verso il collo della mia preda, per constatare che, ormai, il battito cardiaco della ragazza si era, ormai, placato, poi iniziai a svestire la mia preda. Decisi d'iniziare a mangiare dal braccio a me più vicino, per comodità, e di non preoccuparmi troppo di come le avrei ridotto gli indumenti, ormai talmente sporchi di sangue da essere inutilizzabili. La ghoul avrebbe potuto attaccarmi, dato che, ormai, la sua kagune era in mostra, ma la mia fame era troppa per poter ritardare ancora di più un pasto che stavo desiderando, ormai, da ore. I miei occhi rimasero, quindi, fissi su di lei per tutto il tempo che lo svestire la ragazza mi avrebbe concesso e, durante quell'attività, non le negai qualche sguardo fugace, per assicurarmi che lei fosse sempre lì e che non volesse approfittare di un mio eventuale momento di leggera distrazione.
    «Se sei qui per lei e non vuoi attaccarmi, perché non mangi? Sei per caso un ghoul che uccide e passa il tempo a bere caffè? O dovrei supporre di aver trovato un ghoul che uccide umani, ma mangia solo suoi simili? Sei cannibale?» Fu di nuovo lei a rompere il silenzio con delle domande sul mio atteggiamento che, forse, la stavano intimorendo. Era lei, in quel momento, a temere per la sua vita, dato che non ero la sola a non conoscere l'altra. Purtroppo per me, però, il timore era reciproco. Dalle sue parole e dal suo comportamento, non mi sembrò che lei avesse tanta voglia di parlare, ma aveva dimostrato curiosità per me... e la curiosità, espressa in una situazione come quella, non era quasi mai intenzionata ad una conoscenza amichevole.
    Non mi piaceva considerarmi una cannibale, ma, se avessi detto di essere estranea al sapore della carne di ghoul, avrei sicuramente mentito. Non avevo mai disdegnato il cannibalismo, ma non l'avevo mai nemmeno praticato assiduamente, per via di una serie di fattori. Il primo problema del cannibalismo era la difficoltà di reperire la fonte di cibo: per quanto un ghoul possa combattere violentemente per il cibo, il mettere a repentaglio la propria sopravvivenza nell'immediato avrebbe reso pericoloso anche il ghoul più vulnerabile. Per quanto mi sentissi più forte di un tempo, ancora non pensavo di essere abbastanza forte da essere in grado di sopravvivere solo grazie ai miei simili. Il secondo problema era l'attenzione che tali atti, ripetuti nel tempo, avrebbero portato su di me da parte di altri ghoul e della CCG: non ero ancora abbastanza forte da potermi permettere tali attenzioni e, per quanto avrei potuto benissimo vivere senza, nella rete di cunicoli di Tokyo, la stessa che pensavo fosse solo una bufala raccontata da mio cugino e che, invece, si è rivelata essere realmente sotto i miei piedi, mi piaceva poter vivere nel mio appartamento, lavorare per arricchirmi e potermi permettere un caffè appena fatto ogni qualvolta ne avessi avuto voglia. Infine, il sapore dei ghoul non era nemmeno paragonabile a quello degli umani: certo, entrambi erano commestibili, ma una specie era più facile da cacciare e dava meno nell'occhio. Certo, sapevo dei benefici del mangiare soltanto altri ghoul, ma non credevo di essere pronta. Magari, in futuro, avrei tentato, ma non ne avevo intenzione, nell'immediato.
    La mia prima ed unica vera esperienza col cannibalismo risaliva, ormai, a quattro mesi prima. Stavo inseguendo una preda, sperando che entrasse in un vicolo buio verso il quale si stava dirigendo, quando qualcosa mi scaraventò per aria. Era una ghoul visibilmente affamata, abbastanza, pensai, da cercare la prima fonte di nutrimento per placare l'appetito. Istintivamente, tirai fuori le ali ed iniziammo a combattere. Lei non era più forte di me e la sua coda, finché riuscii a tenermi a debita distanza, non fu un problema, ma era molto tenace ed il nostro combattimento durò un po' di tempo. Purtroppo, però, quando ebbi finito con lei, il mio bersaglio si era già accorto che qualcosa non andava ed aveva deciso di scappare. Affamata com'ero ed abbastanza stanca da pensare che qualunque cosa mi sarebbe andata bene, pur di mettere a tacere lo stomaco, decisi di nutrirmi della mia rivale. All'inizio, la trovai anche buona, ma, a mano a mano che la mia pancia si riempiva, la mia lingua iniziò a farmi sentire con sempre più chiarezza che cosa stessi mangiando. Finii comunque il mio pasto, ma, una volta arrivata a casa, solo qualche tazza di caffè riuscì a levarmi quel sapore dalla lingua. Inutile dire, poi, che tutta quella caffeina m'impedì di dormire, quella notte... "Everything's tasty, if you're hungry enough, I guess..." Pensai, quasi divertita.
    Con un colpo secco della mia ala sinistra, staccai il braccio destro della mia preda, per poi far scivolare, con le mani, via dalla sua spalla i vestiti che le erano rimasti nell'arto, ormai non più suo. Non avevo cambiato posizione, ma lei stava mangiando e, se non avessi messo qualcosa sotto i senti anch'io, sarei stata in svantaggio, se lei avesse deciso di attaccarmi, una volta terminato il pasto. Non sapevo con che genere di ghoul avrei avuto a che fare, ma sapevo bene che, semmai qualcuno avesse voluto avere una vita sociale e combinare qualunque nefandezza, una maschera, come la mia o la sua, sarebbe stata l'ideale da indossare nei momenti più bui. Doctor Jekyll, in fondo, altro non era che il più lampante esempio di ciò, per quanto lui fosse solo un personaggio immaginario. "Tuttavia, l'immaginazione sa sempre come superare la realtà..." O, almeno, questa era una delle cose che 1984 di Orwell mi aveva insegnato, avendo dovuto fare un paragone tra il suo Grande Fratello ed i nostri Social Media. «Il cibo è cibo...» Dissi, con lo stesso tono di prima, tenendo il pezzo della mia preda appena staccato con la mano destra e slacciandomi un lato della maschera dal cappuccio, per poi spostare quest'ultima leggermente. Il cappuccio non mi serviva a tenere la maschera, che si sarebbe benissimo retta da sola. La sua unica funzione, bensì, era quella di nascondere i miei capelli. «... e qui ce n'è abbastanza per entrambe.» Cercai di non rispondere alla sua domanda, per non perdere l'aria di mistero che avevo, almeno stando alle sue parole, suscitato. «Non sembri più appetitosa di lei, a dire il vero.» Una volta finito di parlare, senza nemmeno pensare al fatto che avrei benissimo potuto averla insultata, con quelle parole, iniziai ad addentare il mio spuntino, cercando, però, di contenere la foga del momento per concentrare la mia attenzione sulla mia simile. "Eh, sì!" Pensai, mentre assaporavo il bicipite della ragazza, "Questa qui è sicuramente più buona di quella lì... ed è mia." Non gliene avrei lasciato nemmeno un boccone, data la fame che avevo e, mentre lo stomaco iniziava a non farmi male quanto prima, sorrisi, pensando al fatto che quest'umana, col passare della necessità urgente di mangiarla, non sarebbe diventata meno buona. Sarebbe stato un piacere mangiarla e me lo sarei goduto tutto, fino all'ultimo morso, incurante della ghoul accanto a me fino a che lei fosse stata incurante di me. Rimasi, però, in posizione di squat, intenta a studiare ogni mossa della mia simile e pronta a difendermi, in caso di necessità.

    When you look at things from above, you realize how meaningless they are

    Ghoul
    Ukaku
    RANK B
    Icarus

     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    252
    Power-up
    +67
    Location
    Dal mio letto.

    Status
    Dead
    Junko Tachibana
    Studente universitaria
    22

    9b0cecfb9e26ea247299c10bce34f8d3__1_
    La sua dolce compagnia in quella cena si stava rivelando piuttosto riservata e distaccata, ma era la medesima cosa che stava facendo Junko, nella sua maniera, ma la stessa. Il cibo che stava mangiando si rivelava sempre più buono e ormai sapeva che sarebbe andata avanti a furia di morsi e mangiando, come se non ci fosse letteralmente un domani. Quella nottata l’avrebbe poi passata a smaltire e digerire guardando serie televisive culturalmente inaccettabili, o meglio, considerate alla base dell’immondizia. Per ora, il suo unico pensiero, era mangiucchiare quello che rimaneva del corpo del povero ragazzo, ormai disperso nel regno dei cieli o nell’oltretomba a servire il vino ad Ade o ad Amaterasu. L’unica cosa che importava era quel cibo che, proprio parlando di divinità, sul palato di Junko il sapor del sangue umano e degli organi spappolati e masticati con una leggere violenza, erano considerati come nettare degli dei. Si era completamente seduta a terra, con le gambe aperte, una poggiata sulle gambe del tizio, ad altezza cosce quasi inguine, e l’altra poggiata appena sopra i capelli. La sua Kagune si muoveva lentamente, come un serpente ipnotizzato dal suono di un flauto, ogni tanto accarezzava i capelli della ragazza e nel restante si poggiava sulla sua testa, dando delle pacche tranquille, se la kagune avesse potuto parlare, avrebbe detto “brava figlia mia, mangia tutto tutto”. Nel mentre mangiucchiava qualche il rimanente di una falange, ecco che la voce della sua compagna di mangiate si rivelò nuovamente, parlando in merito alla presenza di tutto quel cibo, dimostrando che comunque c’era davvero tanta roba da mangiare e di certo Junko lo sapeva, avendo un corpo umano tutto per sé di cui potersi cibare. La parte sul non essere appetitosa fece sorridere Junko sotto la maschera, non lo prese affatto come un insulto, né un complimento, ma semplicemente ironia e non le sembrava giusto non ricambiare tale cortesia di ironia, soprattutto in un momento del genere, per potersi esprimere al riguardo.
    «Meglio così, no? Tra simili che si mangiano, il sapere di fare schifo è una cosa stupenda.» rise tra sé e sé, riprendendo poi a mangiare l’ultimo dito rimasto, con voracità e senza farsi prendere troppo dai problemi. Dopo il sapore del braccio, passò a quella della gamba che venne recisa di netto all’altezza della coscia, separandola dal grande gluteo e dall’inguine. Successivamente non perse tempo a liberarsi degli abiti e notò che ormai morto, il sangue iniziava sempre più a divenire meno copioso del dovuto, era una bella cosa, inoltre la pioggia portava via tutto, era perfetta quella serata. Se fosse accaduto in estate, il tanfo di uomo morto si sarebbe sentito per varie zone del quartiere, quindi era meglio così. «Quale parte preferisci mangiare? La mia è la coscia! Succulenta, vero dura, ma è buona! Poca presenza di ossa e più muscoli, davvero una bontà, mi chiedo come sarebbe farla a fette e poi mangiarla, come se fosse un salume o anche cuocerla, sta di fatto che è una pura bontà!» le parole di Junko si dispersero nella pioggia, verso l’altra persona presente dall’altra parte del vicolo, riprendendo a mangiare l’arto inferiore dell’uomo, prima di tutto spogliandolo del pantalone strappato delle scarpe, compreso di calze, e solo successivamente cibarsene con tranquillità, partendo però dai piedi, per lasciare il meglio alla fine.

    Non sono un'assassina, devo semplicemente vivere. Un po' come gli umani, l'unica differenza è che i maiali non hanno una CCG anti-umani.

    Ghoul
    Bikaku
    RANK B
    Noctis

     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Tsukiko Hayashi Kurosawa
    Traduttrice / Insegnante / Disegnatrice
    25

    jpg
    Osservai la ragazza che avevo davanti, mentre ella si accaniva sul suo pasto con la foga con cui sono noti i ghoul che non mangiano da molto tempo. La cosa che rendeva tale scena particolare era la kagune della mia simile, che si muoveva come se avesse avuto vita e volontà proprie. Lei era ancora una minaccia, per me, ma, dato ciò che avevo davanti, mi sembrava di star guardando un burattino in mano ad un burattinaio un po' troppo esibizionista. In più, ad accompagnare il tutto vi era uno snack piuttosto buono tutto per me, che mi stavo gustando a poco a poco, mentre la parte della mia mente che non pensava al cibo si concentrava su quella coda un po' troppo frenetica. "Non si stancherà, usandola in quel modo?" Pensai, comparando quella che sembrava una coda alle mie ali. Per quanto i miei genitori mi avessero insegnato che, mantenendo lo scontro sul lungo raggio, avrei potuto avere facilmente la meglio su kagune simili, avevo sempre invidiato chi riusciva a muovere la propria per più di una decina di minuti senza aver bisogno di mangiare o fermarsi per ricaricarsi. Avevo sempre invidiato mia madre, mio zio e mio cugino, con i loro possenti koukaku capaci di cambiare forma in base alla necessità, fornendo loro protezione e potenza offensiva. Allo stesso modo, però, invidiavo anche chi, con tentacoli o code, poteva mettere tutto il mio ramo familiare materno in difficoltà ed usare le proprie appendici anche a scopo prensile, per facilitarsi l'arrampicata o per tagliare un corpo con più comodità... Io, invece, ero costretta a tenermi quelle ali, sapendo che l'unico motivo per il quale non ero ancora in terra ad ansimare era il fatto che una non fosse stata sfoderata e che l'altra fosse stata ferma per quasi tutto il tempo. Tutti gli altri avrebbero potuto durare per giorni, mentre la mia efficienza sul campo di battaglia calava esponenzialmente col passare del tempo. "I envy you so much..." Pensai, rivolgendomi alla ragazza che, in quel momento, mi stava sbattendo in faccia il motivo per cui la sua kagune avrebbe potuto essere meglio della mia.
    Dopo le mie parole, che, come al mio solito, notai solo in seguito di non aver pesato troppo bene, notai una risposta da parte della mia commensale. «Meglio così, no? Tra simili che si mangiano, il sapere di fare schifo è una cosa stupenda.» Ridacchiai di gusto a quell'affermazione, concedendomi qualche secondo in cui, forse, lei avrebbe potuto notare il mio apprezzamento per la battuta, ma non le risposi. Preferii, infatti, continuare a mangiare l'arto superiore della mia preda, ormai privo della parte che, in senso stretto, i medici chiamavano "braccio". Mi rimanevano, infatti, solo l'avambraccio e la mano, organi dei quali avrei presto lasciato solo le ossa.
    Mentre mangiavo avidamente la carne che non volevo che finisse nella mani della ghoul dalla coda frenetica, la mia simile riprese a parlare, chiedendomi quale fosse la mia parte preferita del corpo umano. «La mia è la coscia!» Continuò, subito dopo, «Succulenta, vero dura, ma è buona! Poca presenza di ossa e più muscoli, davvero una bontà, mi chiedo come sarebbe farla a fette e poi mangiarla, come se fosse un salume o anche cuocerla, sta di fatto che è una pura bontà!» Ascoltai ciò che lei aveva da dire senza mai smettere di mangiare, cercando d'immaginare che sapore avesse potuto avere la coscia dell'umana davanti a me se preparata nel modo da lei descritto. "Certamente, uno ancora migliore di quello che avrà quando ci arriverò, seppure quello che mi toccherà sarà contaminato dall'acqua..." Dal nostro scambio di battute, per quanto partito da una frase che avrei potuto evitare, la ghoul mi aveva dato l'impressione di essersi ammorbidita un po'. Non sapevo fino a che punto ciò potesse corrispondere al vero, ma il solo fatto che lei avesse voluto iniziare, seppur a debita distanza, una conversazione, mi rese, seppur ancora con cautela, incline a risponderle. «Io sono per le parti da tagliare con più cura...» Incominciai a dirle, non appena ebbi finito anche l'avambraccio, «... nonostante le mie ali, per quanto utili a combattere contro esseri in vita, non siano il massimo per sfilettare un umano. A me piacciono molto i glutei e, se devo essere sincera, anche gli occhi. Mi piace pensare che questi ultimi siano per noi come le caramelle per gli umani, ma loro non devono preoccuparsi di togliere eventuali lenti a contatto dai loro dolciumi...»
    Ripresi, dopo quella risposta, a mangiare il pezzo che avevo tagliato, finendolo completamente e passando all'altro braccio. Decisi di accelerare leggermente il ritmo secondo il quale stavo mangiando, preoccupata per via di un ipotetico mobilitarsi della CCG. In fondo, avevo notato la ragazza proprio grazie a un urlo da lei lanciato e sarebbe stato troppo bello essere stata l'unica ad aver sentito un urlo degno da film dell'orrore. La cosa, però, che più mi spingeva a sbrigarmi era il fatto che, per mangiare, avevo dovuto spostare la maschera, lasciando la maggior parte della mia faccia scoperta. "Nel caso in cui la CCG arrivasse, devo aver mangiato il più possibile ed essere pronta a tirarmi su la maschera..." Fortunatamente, non ci avrei messo molto, in caso di necessità, seppure mi sarebbe toccato riallacciare il cappuccio al meglio delle mie possibilità, per non farmelo svolazzare in faccia.
    Tuttavia, quella conversazione avrebbe potuto portare a qualcosa d'inaspettato e, nel peggiore dei casi, io e quella ghoul, se avessimo maturato un po' di fiducia reciproca, avremmo potuto combattere o fuggire insieme e mettere in difficoltà eventuali investigatori. L'idea non mi piaceva, a dire il vero: avrei preferito fare il più possibile da sola, sia per la scarsa conoscenza che avevo della mia simile, che si traduceva in scarsa fiducia, sia perché avrei comunque preferito cavarmela da sola: "Da quando sono riuscita a conquistare l'indipendenza, sono sempre riuscita a fare tutto: perché le cose dovrebbero cambiare adesso?" L'alternativa, però, sarebbe stata avere contro una mia simile che, preferibilmente, avrei preferito avere al mio fianco, durante una lotta, piuttosto che combattere contro di lei e le colombe insieme.
    «Per curiosità...» Ripresi a dire, per ravvivare la fiamma della conversazione prima che si spegnesse, «...mangi spesso carne cotta o cucinata?» La mia era una domanda banale, forse anche più di quella che lei aveva rivolto a me, ma, avendo lei tirato fuori tale argomento, approfittai di ciò per continuare la nostra discussione su un tema familiare a entrambe. «Io, a dire la verità, sono più per la caccia e consumazione in loco: così non corro inutili rischi trasportando un pasto per troppo tempo e mangiare un corpo ancora caldo, consapevole del fatto di essermi guadagnata la cena, mi dà più soddisfazione. Tu che ne pensi?»
    Dopo averlo chiesto, senza neanche attendere una risposta, portai la donna un po' più vicina a me e, dopo averle posizionato meglio il braccio che le era rimasto, la mia fedele ala tagliò via anche quello. Dopo aver spogliato anche quello dai resti di quello che, fino a poco prima, era stato un vestito, ripresi a mangiare partendo di nuovo dall'avambraccio, rimanendo sempre in posizione di squat. A differenza della mia simile, infatti, la mia posizione, oltre a permettermi di essere pronta in caso d'emergenza, mi consentiva di non bagnare troppo i miei abiti da caccia, per quanto il sangue e l'acqua che mi cadeva sulla testa facessero sì che i miei vestiti non si potessero più considerare puliti.

    When you look at things from above, you realize how meaningless they are

    Ghoul
    Ukaku
    RANK B
    Icarus

     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    252
    Power-up
    +67
    Location
    Dal mio letto.

    Status
    Dead
    Junko Tachibana
    Studente universitaria
    22

    9b0cecfb9e26ea247299c10bce34f8d3__1_
    La discussione sotto la pioggia continua ancora e ancora e ancora, s’intende la pioggia. Le due ghoul continuavano a cibarsi degli umani da loro trovati, diciamo non tanto a fatica per la seconda, ma comunque salvatrice di una situazione che sarebbe potuto divenire in seguito scomoda. Continuava a divorare ciò che restava dell’arto inferiore dell’umano, con la bocca leggermente libera per potersi cibare e scambiando battute e parole con l’altra persona che si trovava dall’altra parte del vicolo. Secondo le loro nozioni di cucina ghouliuniana(?), l’altra persona lì presente espresse la sua idea di cucina e in un certo senso su come avesse voluto cibarsi degli umani, sul come cucinarli o tagliarli, come in quel caso. Espresse anche le parti del corpo che maggiormente preferiva, i glutei e in particolar modo gli occhi. Quest’ultimi erano per Junko non un alimento favorito, diciamo che la dava fastidio la sensazione che gli dava alla lingua e in bocca.
    «Diciamo che anche i glutei sono buoni da mangiare, sfilettati, una volta tolta tutta l’acqua in eccesso e tipo trasformati in dei buoni cotechini. Una volta ne mangiai uno a Natale e al posto delle lenticchie vi erano crema di cervella fritta per contorno. Una delizia, ovviamente, usando il grasso della carne umana per friggere.» mentre parlava, la sua bikaku sembrava guardarsi intorno con fare guardingo, prima di infilzare il corpo dell’umano per tenerlo sospeso a mezz’aria, come fosse un piccolo spiedino. «Marina… abbassa quell’umano, non è un giocattolo. Non si gioca con il cibo.» disse Junko, rivolgendosi alla sua Kagune che lentamente mise a terra il corpo dell’umano…senza una gamba e un braccio. Quando concluse anche di mangiarsi la parte restante della coscia, la sua coda non perse tempo a decapitare l’uomo. «Perfetto, brava Marina, estrapola il cervello e i vari organi, strappa orecchie, labbra, naso…insomma fai quel che devi e posiziona tutto a terra. Io ho da mangiare l’altro braccio.» così facendo, senza attendere oltre, strappò via il braccio dalla donna e si concesse un momento per dargli una rapida annusata e iniziare a mangiarlo. La decomposizione non era ancora iniziata, il cadavere era ancora bello fresco. Adoperandosi a mangiare, Noctissina sentì le parole seguenti del ghoul che si trovava dall’altro lato della strada, in merito al se mangiasse spesso carne cotta, effettivamente l’adorava meglio cotta che cruda, ma il trasporto era la parte noiosa, come effettivamente diceva il suo compare di mangiate. «Diciamo che la preferisco cotta la carne umana, anziché mangiarla come una barbara, come sto facendo adesso. Il trasporto rende tutto troppo difficile purtroppo, ma diciamo che con un’organizzazione migliore, sarebbe facile il trasporto e gustarsi del buon spezzatino di polmone e milza.» mangiava le dita del braccio mentre la sua kagune sfilettava le varie parti della testa dell’uomo, come se fosse una sorta di addetta alla cucina. «Marina togli per ben il cervello, mi raccomando, non lasciare incisioni su di esso, ci serve perfetto.» Noctissina fissava il lavoro che stava facendo la sua coda, come se fosse una seconda persona, probabilmente ironizzava un po’ troppo o il suo legame con la Kagune era davvero tanto intenso da considerarlo come quello tra sorelle.

    Non sono un'assassina, devo semplicemente vivere. Un po' come gli umani, l'unica differenza è che i maiali non hanno una CCG anti-umani.

    Ghoul
    Bikaku
    RANK B
    Noctis



    Edited by alyë - 1/11/2020, 23:09
     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Tsukiko Hayashi Kurosawa
    Traduttrice / Insegnante / Disegnatrice
    25

    jpg
    La pioggia continuava a scorrere e, con essa, la mia discussione con la ghoul faceva il suo corso. L'avevo lasciata parlare, mentre finivo il mio secondo braccio, e le sue parole erano state capaci di farmi venire l'acquolina in bocca. "Glutei fritti nel grasso umano e conditi con salsa di cervella..." Quanto avrei voluto provarli... Il braccio che stavo mangiando era davvero buono, ma sapevo che, con un po' d'inventiva, un cuoco avrebbe saputo come renderlo ancora più appetibile. In fondo, la descrizione di quel piatto sembrava così invitante...
    Il mio fantasticare sulle parole della donna s'interruppe repentinamente, non appena lei cambiò discorso. "Sta... davvero..." pensai, incredula. La sua kagune aveva appena infilzato il cibo e solo dopo la presa di posizione della stessa ghoul che la controllava il cibo era stato rimesso al suo posto. "Che razza di persona ho davanti?" Pensai, dubbiosa. Non avevo mai visto un organo predatorio godere di libertà di movimento e, in tutti i miei venticinque anni di vita, le mie ali non avevano mai fatto un'azione che non fosse stata un riflesso della mia volontà conscia. E lei stava addirittura parlando con la sua coda, che, essendo, per quel poco che riuscivo a vedere, priva d'orecchie, non poteva sentirla. L'unica opzione plausibile sarebbe stata il fatto che fosse ella stessa a fingere di non controllare la sua coda, mettendo in scena una sorta di spettacolo di burattini davanti a me. "Ma perché?" Perché giocare in quel modo con una perfetta sconosciuta? La mia mente pensò a due ipotesi atte a giustificare il suo comportamento: avrebbe potuto essere pazza o fingere di esserlo per incutermi timore o per farmi divertire. Non sapevo quale evento potesse considerarsi il migliore, per me, ma decisi comunque di osservare la ghoul con più attenzione, dal momento che avrei dovuto averla accanto almeno fino alla fine del pasto. Non volevo, in fondo, che a quella Marina venissero strane idee e che mi trovasse impreparata.
    La coda aspettò un po', giusto il tempo di dare alla ragazza il tempo di finire la sua porzione, poi tornò a muoversi, iniziando a estrarre tutti gli organi interni dell'umano, non prima di aver abilmente separato la testa dal torso. Invidiai profondamente quel tipo di kagune, constatando per l'ennesima volta quanto fosse efficiente. Sarei stata anch'io in grado di decapitare la mia umana, volendo, ma avrei dovuto estrarre tutti gli organi vitali a mani nude, per completare il pasto. Sorvolai sul discorso successivo della ghoul, che ella rivolse a quella che era una parte di sé stessa come se essa fosse in grado di ascoltarla, capirla e agire di conseguenza e non risposi alla sua domanda, dandole il tempo di elaborare la richiesta che le avevo fatto e di formulare una risposta.
    Dalla sua risposta, la ghoul non sembrò manifestare sintomi di pazzia, per quanto la mia conoscenza sull'argomento fosse molto limitata. Dopotutto, ero un'esperta linguista, non una psicologa, ma se lei non avesse parlato con la sua kagune davanti a me come se fosse la cosa più naturale del mondo, non avrei nemmeno iniziato a dubitare della sua sanità mentale. Come reagire, quindi? Decisi di far finta di niente e tenere quelle mie considerazioni per me. Di certo, in quella situazione, il comportamento della ragazza avrebbe potuto essere interpretato in più modi e ciò non mi piaceva. Tuttavia, il piano che decisi di adottare mi sembrò il migliore. In fondo, se fosse andato tutto bene, avrei potuto godermi una chiacchierata, ma, in caso di necessità, lei aveva pur sempre una coda e io ero pur sempre un'ukaku: finché fossi riuscita a tenerla a distanza sarebbe andato tutto bene e, in caso di bisogno, sapevo di poter contare sulla mia velocità per fuggire. Mi spostai leggermente verso la mia destra e, con la stessa ala che avevo usato fino a quel momento, tagliai la coscia a me più vicina e, dopo averla denudata, iniziai a cibarmene avidamente, partendo dai piedi per lasciarmi il gluteo per ultimo.
    «Suppongo, quindi, che tu abbia un piatto preferito. Se dovessi far provare qualcosa a una "crudista" per convincerla a cucinare il suo prossimo pasto, che cosa le proporresti?» Tentai nuovamente un'interazione con lei, approfittando dell'ennesima domanda banale che avrei potuto farle. Questa volta, però, decisi di fare più attenzione alla sua risposta, anche perché avrei potuto scoprire qualche ricetta utile da provare in data da destinarsi con un corpo ancora da trovare. Magari, avrei potuto munirmi di uno zaino e di qualche contenitore alimentare per trasportare a casa mia il tutto, una volta presa familiarità con gli attrezzi da cucina. Con molta probabilità, però, avrei continuato a mangiare solo carne cruda per comodità: in fondo, gli esseri umani erano buoni anche senza essere cucinati ed era molto più comodo, per me, mangiare in loco. Ciò, infatti, mi consentiva di non dover sopportare la fame per un mese, mi permetteva sempre di avere cibo buono, senza che io corressi il rischio di bruciarlo o rovinarlo, e faceva sì che io potessi lasciare i resti del mio pasto per strada e non dover pulire dei piatti, delle pentole o casa mia dopo il pasto. Per non parlare del fatto che la CCG, non vedendomi con dei contenitori, non avrebbe mai sospettato di me e che se mi fossi portata uno zaino, anche ammesso che i contenitori non perdessero sangue, la mia kagune ne avrebbe risentito. "Perché non ho una coda anch'io?" Pensai, per l'ennesima volta, vedendo tale organo come un'utopistica soluzione ai miei problemi.
    Nonostante ciò, però, sapere dell'esistenza di piatti prelibati anche per i ghoul era meglio di rimanere ignoranti, quindi, rimanendo nella posizione di squat che avevo tenuto fino a quel momento, decisi di prestare attenzione alla ragazza che avevo davanti, sperando che fosse solo la sua bocca a muoversi e che tenesse a freno Marina con qualche mezzo più efficace delle sue parole .

    When you look at things from above, you realize how meaningless they are

    Ghoul
    Ukaku
    RANK B
    Icarus

     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    252
    Power-up
    +67
    Location
    Dal mio letto.

    Status
    Dead
    Junko Tachibana
    Studente universitaria
    22

    9b0cecfb9e26ea247299c10bce34f8d3__1_
    Il corpo di quell'uomo si stava rivelando lungo, in ambito di tempo per mangiarlo, quanto di ottimo qualità. Noctis osservava Marina lavorare a dovere con la testa dell'uomo, staccando in modo accurato le labbra dal viso, prima di tutto, in seguito arrivò il turno del naso e delle orecchie, per gli occhi l'operazione era più complicata, non poteva semplicemente tagliare la zona interessata, avrebbe portato a problemi con il cervello, essi sarebbero stati lasciati per ultimi. Rimuovendo la cute dell'uomo, con un incisione che correva da parte a parte della testa, come una circonferenza, per rimuovere la parte più esterna e i vari settori che madre natura aveva donato agli esseri umani e ogni altro essere per proteggere il cervello. Dopo aver rimosso i pochi collegamenti che tenevano il cervello fuori eccolo privo di un legame alla testa, venendo estratto con cura e adagiato sull'asfalto.
    «Ottimo Marina, queste sono le parti che ci servono per il pranzo di domani.» osservò la sua kagune avvicinarsi ad ella per legarsi al suo collo come un abbraccio. In seguito Junko si interessò nuovamente alla persona presente lì vicino, l'altra ghoul intenta a divorare il corpo della donna. «Scusami se non ti ho dato ancora risposta. Stavo giusto osservando il lavoro della mia compagna di vita, abbiamo bisogno dei cervelli belli e in forma. Per un crudista proporrei di farlo adeguare lentamente a del cibo cotto. Per farti un esempio, vedi questo cervello? Sapevi che gli umani, le donne in realtà, mangiano le cervella di maiale? Dicono che faccia molto bene al bambino quando sono in stato interessante, una sorta di toccasana. Ecco, noi possiamo fare lo stesso, con il cervello degli umani, ha il medesimo effetto e bisogna semplicemente cuocerlo in acqua, diciamo bollire a bagnomaria o semplicemente bollire. Dopodiché raffreddare e condire, l'alimento sarà pronto, disinfettato e ottimo. Poi se vuoi inoltrarti c'è anche involtino di rene con pezzi di intestino e fegato, riempi il rene e lo cuoci, dopodiché durante la cottura, aggiungi del buon sangue che fai evaporare in seguito, lasciando il tutto con un buon sapore e poi, se proprio vuoi, aggiungi del succo gastrico ben fermentato.» dopo quella conversazione si spicciò a finire il braccio e poi richiamò l'attenzione di Marina per occuparsi di trancia il torso dalla parte inferiore, così da ritrovarsi in seguito con la gamba che era rimasta da mangiare. «Ti dirò, il cibo crudo non è male, ma mangiarlo sempre crudo non trascende la giusta arte che c'è da dare al corpo degli umani.» si alzò dal cadavere, schioccando le mani e la sua Kagune, dopo aver svolto il primo lavoro, si apprestò ora a staccare il braccio che era rimasto e cederglielo. «Grazie cara. Beh, cucinerò quel cervello con parsimonia, per il resto è tutto da finire ora.» iniziò velocemente a divorarne le dita, staccandole quasi con passione e un certo gioco mentre la sua Kagune si poggiò sulla sua testa, in cerca di un meritato riposo. «Marina, copri il cervello con il tuo corpo, la pioggia potrebbe liquefarlo, susu.» ancora una volta la coda non perse tempo ad assecondarla, coprendo il cervello dalla pioggia e attendendo che la sua padrona finisse di divorare quel corpo umano.

    Non sono un'assassina, devo semplicemente vivere. Un po' come gli umani, l'unica differenza è che i maiali non hanno una CCG anti-umani.

    Ghoul
    Bikaku
    RANK B
    Noctis

     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Tsukiko Hayashi Kurosawa
    Traduttrice / Insegnante / Disegnatrice
    25

    jpg
    Se avessi potuto ricordare solo una cosa di quella sera, pensai che ciò che mi sarebbe rimasto impresso sarebbe stato il comportamento della mia simile nei confronti della sua coda. Ormai, la mia attenzione era più rivolta a quell'organo che alle parole della ghoul, per quanto cercai di non distrarmi da esse abbastanza da perdere il significato di ciò che ella stava dicendo. Quella coda, in una maniera abbastanza precisa da fare invidia alle mie ali, aveva estratto il cervello dall'umano che la mente che avrebbe dovuto controllarla silenziosamente stava degustando. Non ci sarebbe voluto molto per eguagliarmi, né tanto meno per superarmi, ma, in fondo, tra i tanti motivi per cui preferivo la carne cruda si trovava il fatto che io non fossi conosciuta per la mia abilità nel tagliare la carne umana. Mangiare in loco, per me, era molto più conveniente, oltre che soddisfacente. Invece, la mia commensale non sembrava pensarla allo stesso modo, dato che stava sfilettando per bene la sua preda, affermando anche il fatto che alcune parti le sarebbero servite anche per nutrirsi l'indomani. La mia curiosità mi spinse a pensare a come avrebbe potuto cucinare tali organi per, citando ciò che mi disse poco più tardi, far trascendere loro l'arte culinaria. La fame, a mano a mano che consumavo la coscia di quella che fino a poco fa era una donna intatta e ancora in vita, diminuiva sempre più, ma il solo immaginare quali sapori potevano avere i piatti descritti dalla mia commensale mi fece venire voglia di provarli.
    Mentre i miei occhi osservavano l'unico essere ancora vivente oltre a me, la mia mente si concesse di vagare nei meandri del mio passato, quando erano ancora gli altri a occuparsi della mia nutrizione. I miei genitori, che si erano occupati di me fin dalla nascita, poi Ichigo, una volta che costoro sono venuti a mancare, dovevano aver trovato un metodo per nutrire sé stessi e, nel frattempo, portare anche qualcosa a me. "Quale?" fu la domanda che il mio cervello iniziò a porsi. Non mi piaceva l'idea di ricordare i tempi in cui non ero ancora in grado di badare a me stessa, ma avrei potuto usare un metodo simile per trasportare qualcosa da mangiare senza il pericolo di dovermi portare dietro uno zaino pieno di contenitori. Non l'avrei fatto in ogni occasione, considerando il fatto che il trasporto di sostanze avrebbe limitato la mia mobilità e che sarebbe stato solo fine al pasto non necessario di un giorno, ma, volendo, avrei potuto farlo una volta ogni tanto.
    I miei pensieri cambiarono con la stessa velocità con cui il mio cervello analizzò le parole della ghoul. "Succo... gastrico?" Quel pensiero mi colpì con forza, come se volesse far scattare in me un campanello d'allarme. Non ero di certo un medico, ma mio padre, per quanto cardiologo, lo era stato. «Stai molto attenta allo stomaco.» Mi diceva sempre, quando ancora mi stava insegnando a cacciare. Non avrei saputo spiegare il perché, se mi fosse stato chiesto - non con la sua bravura, almeno - ma sapevo che il succo gastrico era altamente acido e che tale sostanza non era certamente qualcosa che avrei voluto toccare. Il solo contatto di quella secrezione umana con la mia pelle, più dura e resistente di quella di un umano, avrebbe potuto ustionarmi e farmi davvero male. Un altro degli insegnamenti di mio padre era stato il fatto che le mucose dei ghoul non fossero resistenti quanto la nostra pelle e, sicuramente, bere del succo gastrico, come la ghoul diceva di aver fatto, non avrebbe fatto bene al mio apparato digerente. La ragazza, però, aveva nominato la fermentazione di tale sostanza come metodo per renderla commestibile, abbassando, forse, così il suo grado d'acidità.
    Avevo davanti a me due possibili scenari: o la ragazza, o chi per lei, sapeva il fatto suo in termini di trasporto di cibo, o mi stava prendendo in giro. In fondo, aveva parlato di cucina e sembrava che stesse preparando la sua preda per il trasporto. Tuttavia, non mi era parso di vedere nessun mezzo od oggetto atto a tale scopo, nemmeno un singolo contenitore. Inoltre, dal modo in cui ella stava coprendo il cervello che aveva, stando al suo parlare da sola, destinato al pranzo dell'indomani, notai che, nonostante la pioggia, tra i suoi attrezzi per procurarsi cibo non vi era nemmeno un ombrello. «Come trasporti il cibo fino a casa tua, di solito?» Da quella semplice domanda avrei potuto capire molte cose e, forse, anche farmi un'idea relativa a come preparare tali piatti, se la mia interlocutrice avesse detto il vero.
    Avevo smesso di mangiare solo per fare quella domanda e, non appena cessai di parlare, ripresi a nutrirmi di quello che era rimasto del mio pasto. Rimanendo in attesa delle sue parole, finii la prima delle cosce e tagliai la seconda, lasciando per terra solo il busto dell'umana che avevo accanto. La mia cena del giorno si era dimostrata piuttosto buona e dovetti ammettere di starmela gustando. Tuttavia, un altro dubbio si fece largo nella mia mente, mentre il mio sguardo si posava per qualche breve istante su ciò che ancora rimaneva in terra della mia preda. «Ah, prima che me ne dimentichi, come tratti l'apparato digerente umano per liberarlo da ciò che si trova al suo interno e per neutralizzare gli acidi dello stomaco?» Forse, se la ghoul fosse stata davvero in grado di cucinare tali organi, con quella domanda avrei potuto ottenere qualche consiglio su come mangiare parti del corpo per me difficili da gustare, data la mia poca esperienza ai fornelli e gli insegnamenti di mio padre, che mi avevano sempre fatto trattare l'apparato in questione con la massima cautela e non con la leggerezza con cui avevo ripreso a mangiare l'ultima gamba a me rimasta. Mentre mangiavo tale parte del corpo della mia preda, rimasi ad aspettare una reazione della ghoul, nella speranza che sapesse darmi qualche consiglio e che io potessi mettere in atto tali parole.

    When you look at things from above, you realize how meaningless they are

    Ghoul
    Ukaku
    RANK B
    Icarus

     
    Top
    .
11 replies since 7/2/2019, 17:42   369 views
  Share  
.