[QUEST] 🎃 Spooky Scary Party 👻

[ROLE EVENTO 01] 31/10/2019 21:00 circa @Club L'Utopie

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    fearful necromancer
    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,866
    Power-up
    +749
    Location
    The Abyss

    Status
    Ghost
    ROLE EVENTO: 🎃 Spooky Scary Party 👻

    Alle ore 21 del 31 Ottobre il club L'Utopie di Shibuya, uno dei locali più in voga al momento, apre le sue porte al pubblico per una festa di halloween con i fiocchi! Musica, danze, bevande gratis e per entrare basta indossare un scintillante costume, essendo l’entrata libera! Siete pronti a divertirvi in una serata mozzafiato atta all’intrattenimento? Che state aspettando, accorrete numerosi!



    Arrivando fuori dal locale, a dare il benvenuto ai PG c'è una fila di persone in attesa che il locale apri per poter entrare (se si è nella lista VIP è possibile saltare la fila). Entrando poi nel locale, i vari PG possono notare che il Club si sta mano a mano riempiendo sempre più di gente. Al momento come sottofondo c'è della musica di gruppi e cantanti popolari. Il palco è ancora vuoto in attesa dell'arrivo del DJ e delle successive band.


    PG PARTECIPANTI
    Alexandre Romain De Lacroix - avventore (Ryuko)
    Hedvig Forsberg - avventore (Antoil69)
    Ichigo Hisakawa - avventore (#Nyx)
    Kayden "Ace" Milton - avventore (#Nyx)
    Lazar Stefanović Khabarov - avventore (Yukari)
    Tetsuya "Yuya" Azusa - invitato speciale (alyë)
    Zoe Namanari - avventore (exquisite†corpses)

    ❖ Lo scopo principale della quest è… beh, divertirsi al party! Come già descritto nell’intro, la role evento è ambientata tra la notte del 31 ottobre e del 01 novembre in un club di Shibuya. Il party è ad entrata libera ma giustamente chi prima arriva, prima riesce ad entrare!
    ❖ Cosa importante: è un party in maschera! Per cui ricordate di far indossare dei costumi ai vostri PG, altrimenti la sicurezza non li farà entrare!
    ❖ Per muoversi all'interno del Club si prega di fare riferimento alle descrizioni fornite nella seconda sezione di questo post introduttivo, così da sapere dove possono andare i vari PG e da cosa è composto il Club stesso.
    ❖ La maggiore età in Giappone è ancora 20 anni (sarà abbassata a 18 nel 2022) per cui bisogna tenerne conto per quanto riguarda ordinare alcolici.
    ❖ Ogni bevanda ordinata al bar è gratis per la serata anche se quelle più complesse, o anche per i vari cibi, non lo sono.
    ❖ La quest non viene gestita da turni del fato e l’ordine di post è libero, è quindi possibile postare più volte di fila. Tuttavia ogni tot tempo sarà pubblicato un post di “intermezzo” dal fato che definirà lo scorrere del tempo e l'inizio di eventi speciali (es. cambio di band sul palco, una rissa sull’angolo, ecc.).
    ❖ La role evento avrà la durata di un mese, quindi fino al 19/11 alle 18, dopodiché verrà chiusa con un post finale riassuntivo degli ultimi eventi dal fato. Tuttavia, se vediamo che serve del tempo in più per concludere al meglio tutto, è possibile allungare la durata di un'altra settimana.
    ❖ Per questa role evento è possibile ottenere la EXP di partecipazione come ogni normale quest MA bisogna postare almeno due (2) volte. Per spiegare meglio: i primi 50 EXP si ottengono, appunto, dopo aver postato due volte mentre i 50 EXP di conclusione si ottengono una volta che la quest è giunta a conclusione e l'utente è considerato ancora attivo.
    ❖ Ricordiamo inoltre che questa quest andrà ad influenzare il GdR stesso ed i vostri PG, essendo un evento "reale" nella loro vita.
    ❖ Siete liberi di usare codici personalizzati da voi ma più in basso vi proponiamo dei codici appositi per la role evento, per chi non ne dispone di propri. Si prega, tuttavia, di utilizzare il code proposto per indicare verso chi ci si sta rivolgendo con il proprio post, per evitare confusione.
    ❖ Per maggiori informazioni su come procederà in generale la quest, consultare la sezione "Le Quest" in Guidelines.
    ❖ Per ulteriori chiarimenti contattate uno staffer o utilizzate la sezione "SUPPORT".


    Il Club L'Utopie

    Il Club L’Utopie è uno dei tanti del quartiere di Shibuya e uno tra quelli al momento più in voga a Tokyo, rivaleggiando quelli più famosi e popolari sia di Shinjuku che Roppongi. E’ stato aperto ormai da qualche anno ma ha ricevuto un boom di affluenza solo nell’ultimo anno anche grazie alle innumerevoli celebrità che ne hanno deciso di farvi visita e pubblicizzarlo sui social. Infatti, più che essere un Club alla portata di tutti per quanto riguarda i costi, la clientela più comune del L’Utopie è proprio la fascia più abbiente per cui questo party di Halloween è una occasione più che rara per poter visitare il luogo e godere del suo lusso. L’Utopie vanta un ottimo DJ sia barman dall’ottimo resume.

    Oltre alle scale è possibile cambiare piano anche grazie a due pratici ascensori situati vicino all’ingresso della sala principale. I bagni, sia maschili che femminili, si trovano su tutti i piani. Nella zona VIP del terrazzo sono a uso singolo e non a vari cubicoli. Sono sempre estremamente puliti e moderni, le luci cambiano di colore anche al loro interno.

    Per l'occasione, il Club è stato decorato a tema, con varie decorazioni che ricordano la festa di Halloween come zucche, ragnatele e via dicendo. Ai banconi bar offrono, oltre all'alcol e bevande varie, anche caramelle omaggio.


    (Le immagini sono solo a scopo illustrativo ed è possibile aprirle in un'altra finestra)

    PIANO TERRA
    Dopo aver passato le grandi porte d’ingresso ci si trova nell’entrata e dopo aver passato un check della security e aver lasciato le proprie cose alla reception, è possibile accedere alla grande sala da ballo che spiazza su tutto il piano terra, il cui soffitto è aperto dando la possibilità alle balconate dei piani superiori di poter vedere la pista e il palco, il quale è sopraelevato ed include la postazione da DJ. A partire dal soffitto pende un enorme lampadario che cambia colore in base alla musica che sta venendo riprodotta e ai lati della sala ci sono invece due lunghi banconi da bar che offrono drink ai vari clienti oltre che svariati snack. I bagni si trovano ai lati dell’entrata, a sinistra quello femminile e a destra quello maschile.

    PRIMO PIANO
    Salendo le scalinate laterali verso il primo piano, lontano dall'affollamento del piano terra, è possibile trovare svariati divanetti o altre comode zone per sedersi e staccare un attimo, oltre che altre zone bar ai lati. Dalle balconate in vetro e metallo dorato è possibile vedere il piano inferiore. Ci sono comunque postazioni da ballo su alcuni punti, per chi vuole comunque divertirsi un po’. I bagni si trovano più o meno della stessa pozione di quelli degli altri piani.

    SECONDO PIANO
    Il secondo piano è praticamente la parte lounge bar del Club ed è dotato di svariati piccoli salotti sia esterni che privati, resi tali da vetri colorati e offuscati che attenuano il rumore esterno, e una piccola zona ristorante dove è possibile ordinare cibi e snack più particolari oltre che aperitivi da condividere con gli amici. La balconata da sempre sulla pista da ballo del piano terra. I bagni si trovano sempre nella stessa direzione.

    TERRAZZO
    In pratica è la zona VIP del Club. E’ possibile accedervi solo tramite le scale che si trovano al secondo piano ma solo se autorizzati dalla security che ve ne fa guardia. L’area sembra proprio un bel giardino, è ricca di verde e piante e fiori di diverso genere. Oltre a ciò è arredata da delle serre dorate che vanno a coprire dei piccoli salottini privati. Le luci sono molto soft ed è possibile ascoltare la musica della sala tramite degli altoparlanti sparsi. Al centro della terrazza vi è una fontana in stile moderno, a le cui vicinanze c’è un bancone da bar. Il soffitto è in vetro e permette di vedere il cielo in ogni occasione stando sempre al ripario dalle intemperie.

    SEMINTERRATO
    La zona dello staff, dove è possibile trovare i vari uffici, ripostigli, spogliatoi, magazzini e via dicendo. Da qui è possibile accedere al retro del palco. Oltre a ciò, un ascensore collega la zona ai vari piani per aiutare il personale a fare rifornimento.


    Codici Role

    CITAZIONE
    Si prega di utilizzare questo codice in cima al proprio post quando si sta interagendo con uno o più PG onde evitare confusione e sapere sempre chi si sta rivolgendo a chi!

    Per lo stesso motivo, si prega inoltre di usare il secondo codice per segnalare la posizione attuale del vostro PG all'interno del Club.

    CODICE
    <div class="hallo" style="height: 24px; width: 510px; margin-bottom: 5px"><div class="hallonome" style="width: 100px;">SPEAKING TO</div><div class="hallonome" style="float: right; background: #9EB19E; color: #00202B">Nome PG(s)</div></div>

    SPEAKING TO
    Nome PG(s)

    CODICE
    <div class="hallo" style="height: 24px; width: 510px; margin-bottom: 5px"><div class="hallonome" style="; background: #9EB19E; color: #00202B;">Luogo</div><div class="hallonome" style="float: right; width: 80px;">LOCATION</div></div>

    Luogo
    LOCATION

    CITAZIONE
    #ROLE HALLOWEEN (SIMPLE)
    L'immagine è 170x135
    Cambiare "background: TIPOPG" con:
    - "background: darkred" per i ghoul
    - "background: navy" per gli investigatori
    - "background: green" per gli umani

    CODICE
    <table class="hallo">

    <tr><th style="font-weight: normal"><div class="halloname">[URL=LINKSCHEDA]Nome Cognome PG[/URL]</div>
    <div class="hallorole"><div style="overflow: auto; width: auto; height: 180px; padding-right: 5px">TESTO ROLE</div></div></th><th><div class="halloinfo"><div class="hallob"><div class="halloa">TYPE</div> <div class="halloc" style="background: TIPOPG">Ghoul/CCG/Human</div></div>
    <div class="hallob"><div class="halloa">COSTUME</div> <div class="halloc"> Costume</div></div></div>
    <div class="halloimg">[IMG]https://via.placeholder.com/170x135[/IMG]</div></th>
    </tr>

    </table>


    Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrud exercitation ullamco laboris nisi ut aliquip ex ea commodo consequat. Duis aute irure dolor in reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. Excepteur sint occaecat cupidatat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit anim id est laborum.
    Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrud exercitation ullamco laboris nisi ut aliquip ex ea commodo consequat. Duis aute irure dolor in reprehenderit in voluptate velit esse cillum dolore eu fugiat nulla pariatur. Excepteur sint occaecat cupidatat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit anim id est laborum.
    TYPE
    Ghoul

    COSTUME
    Costume





    Edited by alyë - 20/10/2019, 21:37
     
    Top
    .
  2.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Error 418
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    1,946
    Power-up
    +402
    Location
    The Other Side

    Status
    Ghost
    SPEAKING TO
    I suoi amichetti

    PT - Bar di sinistra
    LOCATION


    Ace
    Legenda colori: Kayden, Devika, Kiran
    --------------------------------------------------------
    Circa meno quasi alle 19.30 erano sbucati fuori sgomitando dalla stazione, guardati male da soggetti seri intenti a rientrare a casa (o andare in giro, chi poteva dirlo?), ma ancora peggio dai bambini in costume accompagnati da persone ulteriormente scandalizzate (si ipotizza) dal terzetto in più o meno costume. La scena agli occhi degli interessati era questa: un tizio di un metro e ottantasette con bandana rossa a coprirgli mezzo viso e una felpa nera con cappuccio calato in testa da cui spuntavano ribelli ciocche di un grigio sbiadito; un tizio un po' più basso, ma non poi molto, dalla pelle scura, occhiali dalla montatura spessa nera, capelli tiratissimi dal gel e una maglietta a maniche corte che spuntava da sotto la giacca aperta con a lettere cubitali la scritta "NERD"; una tizia sotto il metro e sessanta con una felpa con cappuccio a orecchie di gatto e mascherina nera con baffi finti felini, più borsa a tracolla nera con stampa a impronte bianche sempre di gatto.
    Il trio disperazione, questo era il nome decretato da Kay mentre raggiungevano Shibuya in direzione dell'Utopie. La decisione di farsi quella serata di svago era nata per caso davanti ad un caffè quella mattina, anche se lui ci rimuginava sopra da quando aveva letto su un volantino dell'incredibile occasione di vedere quel posto da urlo. Non era a Tokyo per divertirsi, si era detto, doveva fare il bravo e... mandare al bel paese i propositi, era Halloween! Quando mai un americano si lasciava scappare una simile occasione di rivivere la gioia evergreen di una festa in maschera in puro stile yankee?
    Non avevano i costumi, aveva commentato Kiran, ma la sua adorata gemella si era subito opposta dicendo che qualcosa dall'armadio si tira sempre fuori. Tipo uno scheletro, era stata la battuta di Kayden.

    Kiran e Devika li aveva conosciuti ancora i primi tempi in cui si aggirava un po' circospetto nella meravigliosa sede - in particolare i dormitori e la famosa mensa - della CCG di Tokyo. Lei era una vera gioia della mensa, saltellatrice di tavolo in tavolo per ripulire e fare qualsiasi altra cosa servisse; lui era un taciturno pulitore di corridoi. La colpa di quella stravagante unione era tutta da assegnare a Devika e Kayden, che in seguito a qualche freddura su un inquietante polpettone (o qualcosa del genere, con i nomi dei cibi l'Asso è scarsino) si erano presentati e si erano trasferiti nell'era glaciale a parlare dell'abbondante presenza di K, se si aggiungeva anche il gemello di lei naturalmente. Come Kiran sia sopravvissuto e ancora sia convinto di volerli frequentare è un mistero, fatto sta che la mattina di Halloween Devika fomentò Kayden e alla fine Kiran non poté far altro che assecondarli nel progetto di ridicolizzazione karmika.

    Torniamo quindi all'uscita della stazione del trio disperazione e del loro incedere allegro (sì, anche Kiran) seguendo l'itinerario che prevedeva una breve sosta a prendere un panino al volo, nella speranza di non farsi spennare come polli nel locale e avere la pancia sufficientemente piena da aspettare di poter entrare. Sempre se ce l'avessero fatta.
    «Uuuuh, non c'è ancora così tanta gente!»
    Devika era al settimo cielo mentre si scostava un po' di lato per vedere quante persone c'erano davanti a loro prima dell'ingresso.
    «Ricordami perché sono venuto anche io...»
    Per quanto lo sbuffo esasperato con cui l'aveva detto poteva far pensare il contrario, Kiran non era poi così dispiaciuto e gli occhi di Kayden trasmettevano benissimo il sorriso che gli stava rivolgendo in risposta.
    «Perché sai bene che non è il caso di lasciare soli me e tua sorella.»
    Niente doppi sensi, non c'era quel genere d'interesse tra i due, però erano la perfetta accoppiata di amici pronti a far crollare i palazzi se si mettevano d'accordo per far festa. Senza supervisione potevano finire a ballare sui banconi, come minore delle possibilità. Magari avrebbero fatto balli scatenati in pista atterrando i 3/4 della gente e dando il via a qualche rissa. Poi Kayden si sarebbe beccato sicuramente un richiamo e il buon nome dei Milton se ne sarebbe finito nella spazzatura: qualcuno di un po' più sano e misurato era indispensabile, almeno per ricordargli che era solo vestito da teppista e non lo era davvero.
    «Parliamo di cose serie, dobbiamo organizzare prima di tutto il giro di perlustrazione.»
    L'indice della ragazza si era alzato prontamente. Dall'alto del suo metro e cinquantasette (seriamente erano gemelli?!) e i suoi ventuno anni, voleva l'ultima parola sulla serata, avendo lei insistito in maniera indicibile per andarci.
    «Prima di tutto direi di entrare e fare tappa al bar, ho sete.»
    Forse aveva sbagliato a prendere quel panino con la salsa piccante, ma era così buono! Era contento che l'occidentalizzazione avesse portato all'invasione del Giappone da parte dei fast food, anche se aveva visto cose che voi americani non potete neanche immaginare e sicuramente i suoi antenati si stavano rivoltando nella tomba per certe rivisitazioni alimentari.
    Dettagli, divagazioni, circoli viziosi di pensieri... torniamo alla fila fuori dall'ingresso del club.
    «Va bene, ma voglio andare a vedere anche gli altri piani del locale, le foto su internet non mi bastano più.»
    Sbuffando la gattina era tornata a guardare la coda procedere un ingresso alla volta, scavalcata ogni tanto da qualche VIP con il pass speciale. Ah, che invidia!.
    Il tempo di ripetersi almeno una ventina di volte che dovevano arrivare con molto più anticipo sull'orario di apertura, e finalmente le porte furono varcate anche dal trio disperazione. Niente da dichiarare alla reception, niente di strano e pericoloso nascosto sotto gli abiti, nulla di preoccupante a parte forse che sarebbero morti presumibilmente di caldo tra felpe e maglie sottostanti. Giacche? Avrebbero rovinato i meravigliosi costumi e l'unico era Kiran a portarne una e l'aveva prontamente lasciata al guardaroba, per poter così mostrare in tutta la sua magnificenza la maglietta NERD indossata sopra un dolcevita scuro.
    Ciancio alle bande era ora di far festa ed entrare nel cuore del locale.
    Ooooh, il paese delle meraviglie di Halloween. Tim Burton forse avrebbe appeso qualche spaventapasseri con la testa di zucca in fiamme, ma nell'insieme le decorazioni erano accettabili anche da un punto di vista americano estremamente adorante di quella festività scaccia incubi.
    Devika era rimasta a bocca aperta come una bambina, nonostante non lo sembrasse minimamente neppure con lo sgraziato felpone di una taglia più grande (vai a comprare le cose su internet tu) che nascondevano il corpo da snella ventenne, naso all'insù a fissare le ragnatele che correvano da una parte all'altra alla ricerca di giganteschi ragni VERI. Kayden le stava accanto, guardando da una parte all'altra, per cercare di adocchiare eventuali conoscenze dietro maschere riconoscibili e non, con nessun successo. Kiran però si ritrovò ad essere il più coscienzioso del gruppo e tirandoli ciascuno per un braccio li portò verso la loro prima meta, uno dei bar, e levarsi così dall'ingresso.
    «Vi prego di rinsavire o vi disconosco.»
    Raggiunto il bar e prese tre bibite per togliersi l'arsura dalla gola, era il momento opportuno per fare il punto della situazione e, soprattutto, dedicarsi all'osservazione della fauna locale.

    CCG
    BAD GUY





    SPEAKING TO
    Nessuno

    Scala tra PT e 1°P
    LOCATION


    Ichigo
    Altro soggetto interessato alla fauna locale era sicuramente Ichigo, alias Fragolo, alias "sono al tuo servizio", che era anche parte della frase presente sul tesserino che si era appuntato al bavero della giacca del completo elegantissimo e stirato benissimo che aveva indossato quella sera.
    Non gli era servito molto per decidere che maschera indossare, quella quotidiana andava più che bene e ormai era ben collaudata. Quale miglior occasione di quella per sdrammatizzare un po' sulla reale professione che aveva felicemente intrapreso?
    E quindi sin da quando aveva segnato sul calendario quel party all'Utopie, aveva stabilito che avrebbe messo un bel completo chiaro, una bella camicia di seta (non si bada a spese qui), cravatta in tinta e un fantastico cartellino con frase ad effetto: "Host al tuo servizio per la serata, esprimi pure un desiderio". Già che c'era aveva aggiunto anche una mascherina grigia, con effetto metallico anticato, che a suo parere ben si intonava con l'abbigliamento.

    Il 31 Ottobre era trascorso nel più normale dei modi: la sveglia era suonata tardissimo dopo una nottata di rifornimento stomaco discretamente proficua; trittico della salute composto da sessione ginnica, doccia e stravaccamento sul divano a fissare il soffitto per cinque minuti; capatina a recuperare in libreria i volumi ordinati qualche tempo prima e finalmente arrivati... Giornata libera al lavoro, perciò la noia si sarebbe protratta per quasi tutto il pomeriggio, almeno fino al momento della vestizione.
    Raggiunta la strada del locale decise di percorrerla per ammirare la gente in attesa e i loro costumi, talvolta banali, altre sciatti e altre simpatici. La cura di alcuni lo faceva dubitare sulla sanità mentale di chi li indossava, ma indubbiamente erano belli e questo era un dato di fatto. C'era da chiedersi se la nuvola di profumo che circondava la tizia con l'abito da farfalla e le ali finte decorate in cristalli e crinoline, era stato solo un incidente o era voluta.
    Per quanto lo riguardava si sentiva molto meglio senza bisogno di eccedere, mantenendo quell'aura di decoro che andò subito a scemare nell'estrarre dalla tasca il cartellino e appuntarlo sul bavero della giacca; la ciliegina sulla torta era di sicuro la mascherina, tocco finale di un costume che solo una volta terminata la festa avrebbe commentato con se stesso, tirando le somme su quanto la scarsità di fantasia non sia poi un gran male.
    Come immaginabile, fuori dall'Utopie c'era il mondo in attesa, ottenere il pass dei VIP e fare l'entrata trionfale non gli sarebbe stato proprio impossibile, ma sbirciare di sottecchi le belle mascherine, venute da lontano era di gran lunga meglio.
    Nervosismi, agitazioni, sospiri ad ogni passo verso la porta che ingoiava con vibrante entusiasmo ogni persona. Decisamente era valsa la pena attendere con le persone comuni, scambiando qualche occhiatina sfuggente con bei fantasmini, seducenti reginette vampiro, alcune più succinte di quanto ricordava il buon senso asiatico stabilisse, e ispirati supereroi dei fumetti. L'attesa alla fine era sembrata molto inferiore a quanto era durata, per fortuna o purtroppo che fosse.
    Niente da dichiarare all'ingresso e una volta superato l'ultimo scoglio ecco le porte del paradiso truccato di zucche e ragnatele aprirsi davanti a lui.

    I parapetti dei piani superiori non erano del tutto gremiti di persone e, dato che non era aperto da molto il posto, in una certa misura temeva il momento in cui muoversi sarebbe stato complicato. I luoghi troppo affollati potevano diventare claustrofobici sotto diversi punti di vista. Per fortuna che quel posto era grande, tutto stava nello sfruttarlo e magari ottenere il tanto rinomato pass per VIP, giusto per curiosare il panorama dal terrazzo. Ma c'era tempo per ogni cosa.
    La fauna affluiva e lui seguiva il torrente ancora non in piena, un po' incerto nello scivolare attraverso gli spazi, gente insicura su luoghi e cose permesse.
    Non voleva fermarsi al piano terra, la visuale era migliore dall'alto, salire subito e appollaiarsi come semplice rapace in caccia di una preda non sembrava l'ideale, ma di sicuro permetteva un miglior colpo d'occhio delle persone che si limitavano a restare di sotto, raggiungendo allo stesso tempo quella prima selezione di anime verso quelle intrepide e curiose, che valevano la pena di essere incontrate.
    La scala era la prima scelta, naturalmente.

    GHOUL
    HOST
     
    Top
    .
  3.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    fearful necromancer
    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,866
    Power-up
    +749
    Location
    The Abyss

    Status
    Ghost
    Ringhiera, Primo Piano
    LOCATION


    Quella non era la prima volta che aveva messo piede al Club L’Utopie avendo avuto occasione di poterlo visitare insieme ad alcuni attori del film che aveva finito di girare mesi prima. Infondo creare una rete di contatti nel mondo dell’intrattenimento era uno dei suoi obbiettivi, in special modo ora che la sua agenzia aveva iniziato dall’anno prima a cercare di allargare i suoi orizzonti in altre direzioni che non fossero solo modeling. Il soggiorno nel locale alla fin fine era stato di suo gradimento, considerando anche che Shibuya ormai era da anni proprio il suo territorio e quindi non aveva niente da temere.
    Coincidenza era che, tuttavia, nel locale stesso lavorasse un membro che faceva parte dei ranghi bassi del Clan: tale individuo era con loro ormai da diverso tempo e con suo sommo disgusto, cercava in ogni modo di ottenere il favore dei piani alti con, beh, estrema dedizione. Al tempo nemmeno quell’essere che era Xiao era stato così tanto plateale! E considerando anche, appunto, i casini che erano venuti a galla in quegli ultimi mesi proprio per colpa di quest’ultimo -ormai tutti i gruppi di Tokyo erano in continua allerta e dopo la riunione e le relative notizie di quell’estate l’aria era ancora più tesa-, dovevano fare sempre più attenzione con chi stessero interagendo e su chi fosse tra le loro file, per cui sorvegliare uno a uno i vari membri senza che loro se ne rendessero conto era la missione che i membri del nucleo stavano svolgendo. Tra cui lui medesimo, ovviamente. Doveva pur far qualcosa ogni tanto anche considerando che la loro mano d’opera era al momento ridotta. Una cosa che stava tornando assai utile era che, a parte un pugno di persone fidate, nessuno sapesse quale fosse la sua identità civile. Tutti lo conoscevano come Mikhail, il mascherato Nekomata, ma non come Tetsuya o anche il modello Yuya.
    Era finalmente arrivato il momento della purga così da scoprire chi fosse realmente a lui leale o meno. Aveva ciò commesso lo stesso errore dei suoi genitori e per mandato divino, il danno non si era rivelato più grave del minimo. Tirando le somme, non è che fosse stato l’unico in tutta Tokyo che era stato fregato ad arte e nonostante avesse lasciato l’amaro in bocca a tutto il Clan, ora erano tutti ancora una volta diffidenti sia delle facce sconosciute che famigliari.
    Fu così che si ritrovò nella loro auto in viaggio da Nakano verso la confinante e stilosa Shibuya in compagnia del fidato Diedrevitch alla guida e della sicuramente non ancora maggiorenne Rosaliya spaparanzata su i sedili posteriori. Quest’ultima si era unita a loro, o meglio aveva preteso, per il semplice motivo che nessun altro era disponibile quella sera a farle da babysitter (“Non sono più una bambina!” potete immaginarla commentare sprezzante “Ora ho 15 anni!”) essendo tutto il nucleo del Clan occupato con altro (specialmente la madre della ragazzina che era partita per la Cina il giorno prima per cercare uno dei loro contatti da cui non si sentiva niente da troppo tempo).
    Il tragitto non fu lungo e arrivarono presto alla loro meta. L’agente del locale aveva riferito loro di parcheggiare tranquillamente nello spazio adibito al personale, vedendo che avevano lasciato postazioni libere sia per lui che per gli altri invitati della serata. Poco male, fu quello che aveva pensato al tempo, per essere pagato per fare pubblicità ci stava più guadagnando che altro. E quello aveva fatto, con i suoi post entusiasti su i suoi social da lui più usati.
    Scesi dall’auto, furono subito accolti da un membro dello staff che li stava aspettando, guidandoli poi verso l’ingresso e in seguito la sala principale, spiegando nel mentre a lui e al suo manager la schedule della serata. Niente di così difficile, doveva solo ogni tanto andare a presentare le varie band e fare qualche commento insieme agli altri sul palco. Almeno non era ancora arrivato il momento di cantare in pubblico, la sua agenzia si stava tenendo stretta quella chicca per il momento giusto. Lui tirò internamente un sospiro di sollievo, non si sentiva infondo ancora all’altezza del compito. Anche se si reputava già abbastanza bravo ma questi sono dettagli. Nel mentre camminavano salutò con (finta) allegria le persone in fila fuori che lo avevano già riconosciuto. Dovevano accontentarsi, non era ancora arrivato il momento di interagire, tutto al suo tempo.
    Comunque sia quello sarebbe stato un party in costume e per volere della piccolina del clan, che al momento stava ammirando meravigliata l’interno del club come se non avesse mai visto in vita sua delle luci scintillanti che cambiavano colore e delle decorazioni di halloween, si erano tutti e tre vestiti seguendo lo stessa tema: Alice nel Paese delle Meraviglie. Se Rosalya con i suoi capelli chiari, fiocco per capelli nero, vestitino blu, grembiule bianco e scarpettine nere era proprio la protagonista Alice, Diedrevitch con i suoi capelli platinati, abito formale, orologio da taschino e capello con delle buffe orecchie bianche da coniglio (per la cronaca, il costume include anche una coda che tuttavia è, per somma felicità dell’uomo, nascosta dalla giacca) era proprio il Bianconiglio. Quest’ultimo aveva accettato quell’idea con un lungo sospiro e un si con la testa, infondo non è che riuscisse a resiste agli occhi da cucciolo dei due. E Yuya? Vi starete di certo chiedendo. Ebbene, lui era una sgargiante ed elegante Regina di Cuori, o meglio Re per quella sera, con un abito da far invidia perfino alla vera Regina della storia di Lewis Carroll: un abito in stile gotico vittoriano che gli fascia la vita, dalle tonalità scure e dalle decorazione scarlatte e argentate, lungo fino alle ginocchia si apre sul fronte mettendo in mostra le sue lunghe gambe fasciate da pantaloni neri adornati con del pizzo e il resto dell’abito è decorato anche da motivi che ricordano le carte da gioco e anche i suoi capelli erano stati sistemati a dovere. E non dimentichiamoci la coroncina perché no, scusate, il vero protagonista deve essere sempre lui! Si era impegnato e voleva essere ammirato in tutta la sua magnificenza (?). Poi, quello era niente poco di meno che un abito confezionato da un famoso designer ed era stato pure pagato per indossarlo e fare pubblicità alla sua boutique. Ah, quella sera stava proprio guadagnando! Non poteva che esserne più felice. Più soldi per le merchandise delle sua amate idol.
    Il membro del personale che li aveva accolti decise, dopo aver fatto lasciar le loro cose alla reception, per il momento di lasciarli andare, commentando che lo avrebbero chiamato non appena sarebbe stato il suo turno sul palco (infondo non era l’unico invitato speciale di quella serata) o non appena il proprietario sarebbe arrivato vedendo che voleva salutare personalmente tutti gli invitati, fermando tuttavia Drev per scambiare ancora qualche altra parola con lui.
    Mancava poco all’apertura ufficiale del locale e la sala principale era ancora mezza vuota, composta primariamente dal vario personale, altri invitati speciali che stava mano a mano salutando cordialmente scambiando anche qualche parola con loro e alcuni vip che erano già entrati (il pregio di avere i soldi) e tra di loro vi erano anche alcuni suoi fans adoranti a cui, per loro immensa gioia, decise di prestarsi anche a qualche foto con loro dopo aver scambiato qualche convenevole. Sapeva che questa situazione si sarebbe riproposta in diversi momenti della serata per cui, anche qui, doveva essere sempre all’allerta e smagliante, mostrando sempre il meglio di sé al pubblico. In pratica era tutta una loro strategia di marketing che si poteva riassumete in “Comprate i miei photobooks e prenotate i biglietti per i film di cui faccio parte ;D”.
    Intanto che c’era, prendendo il suo cellulare dalla tasca, si fece anche un selfie che, dopo averlo un poco ritoccato, pubblicò sul suo instagram con il commento “Il party di halloween del L’Utopie sta per iniziare!!”. I commenti e i likes arrivano nel giro di pochi secondi, com’è giusto che sia. Dentro di sé non poté fare a meno di gongolare.
    Nel mentre Rosaliya era rimasta accanto al fidato Andrej, considerando anche che quest’ultimo non aveva la minima intenzione di farla uscire dal suo campo visivo nemmeno per un singolo istante per la durata di tutta la serata (okay, tranne per quando le serviva il bagno). Per esperienza personale, Yuya sapeva che questa cosa non avrebbe giovato al lungo andare al divertimento della ragazzina ma quello era il prezzo da pagare per essersi unita a loro (con la forza raggiante e stridula di mille soli). Per lui, invece, non poteva che essere solo un’ottima notizia poiché poteva andare a seminare con discrezione discordia tra i vari clienti, infondo com’è che si diceva? Dolcetto o scherzetto? Oltre a ciò doveva cercare di trovare il membro del Clan che lavorava lì per spiarlo un po’. Era un cameriere, questo se lo ricordava, ed era sicuro quella sera lavorasse, infondo per un party di quella scala tutto il personale era lì, bastava trovarlo anche se il compito di spiarlo era di Rosaliya, più come diversivo che altro ma sapevano per certo avrebbe funzionato. Era sufficiente aspettare.
    Comunque sia, Tetsuya le aveva comunque promesso una foto insieme vedendo che lei si era lamentata diverse volte che le compagne di classe non credessero lei lo conoscesse e quale prova era più inconfutabile di una foto? Ora che era entrata al liceo la ragazzina aveva (finalmente!) preso a cuore la sua reputazione e si era messa d’impegno nel sembrare cool e graziosa. Sottolineamo il fatto che ci stia provando, grazie. Scattata la foto è con malincuore (non da parte sua) che si separarono, non prima di aver ricevuto l’ennesima raccomandazione dal suo manager-tutore (come se non le avesse sentite ormai un migliaio di volte) che gli entrò da un orecchio e gli uscì dall’altro, per poi guardandosi in torno cercando qualcosa che andasse ad occupare il suo tempo. Sfregandosi le mani e con un sorriso enigmatico stampato in volto, decise di avviarsi verso il primo piano utilizzando l'ascensore, vedendo che se può perché no, così da poter avere nel mentre una vista migliore della sala inferiore, appoggiandosi poi alla ringhiera, lanciando ogni tanto delle occhiate ai suoi due cari commilitoni che aveva lasciato nelle vicinanze della zona reception.
    TYPE
    Ghoul

    COSTUME
    Queen King of hearts

    Nzn1WC2

    Vibes per aiutare a immaginare il costume di yuya, perché sono pessima nello descrivere cose:
    b09b97b9df3727c8801680820946c812
    a55f0863adbc277b7d1ffab9cdc07fd1


    Edited by alyë - 22/10/2019, 19:37
     
    Top
    .
  4.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    Luogo
    Terrazzo



    Festeggiare il compleanno il 31 ottobre doveva essere una vera tortura, pensava Alexandre.
    Sfortunatamente però, nessuno aveva voce in capitolo riguardo il giorno della propria nascita e lui non poteva certo accusare la povera Eiko per aver deciso di festeggiare ad Halloween. Certo, forse poteva protestare sull'esser stato invitato e sul posto, ma... primo, lui non era il festeggiato; secondo, non che avesse di meglio da fare. Se si trovava davanti al L'Utopie, in fila ed in attesa di entrare, con un ridicolo costume addosso, la colpa era solamente sua e del suo non esser riuscito a rifiutare.
    Ma quella era un'altra storia.
    Non che lo trovasse sgradevole, chiaro, solo... si vergognava. Tanto. In più, Chinatsu lo aveva abbandonato lì, all'entrata, perché ovviamente lui glielo aveva detto che andare in macchina era una pessima idea, ma figurarsi se quella aveva voluto sentire ragioni. E ora la doveva parcheggiare. C'era posto? Certo che no.
    Gli aveva detto di entrare, tanto lo raggiungeva subito, facile, ma la calca di persone davanti all'ingresso era impressionante ed Alexandre ansioso e decisamente poco propenso ad affrontare quel tipo di eventi sociali da solo.

    Eiko e Chinatsu erano due delle sue compagne dell'associazione di Sub. O meglio, Chinatsu lo era, Eiko era solamente la "persona ricca" che gli affittava le barche con cui si spostavano fra le varie isolette del mar del Giappone per fare le immersioni. La festeggiata piede sott'acqua non lo aveva mai messo, e probabilmente non lo avrebbe fatto mai, ma ormai si conoscevano da anni e non sarebbe stato carino rifiutare un invito solo perché non era affine a frequentare quel genere di posti. Era stata Chinatsu ad insistere affinché si preparassero e andassero insieme.
    Perché a quanto pareva Eiko, che amava fare le cose in grande, appena aveva sentito della festa all'Utopie aveva fatto mettere in lista lei e i festeggiati perché sì. In realtà Chinatsu diceva che era una sorta di scusa perché tra gli ospiti speciali c'era un certo "idol" o qualcosa del genere che Eiko adorava alla follia, ma non si era posta altre domande perché il suo cervello era andato in blackout appena aveva sentito "festa in maschera". Essendo che si esaltava con la facilità di un gatto alle prese con un gomitolo, si era messa a programmare tutto giorni prima, trascinando Alexandre in giro per le sartorie alla ricerca di una che affittasse dei costumi per Halloween, poi si era presentata a casa di Alexandre con la forza di un ciclone, la sua borsa dei trucchi e... potete immaginare il resto. Era riuscita a renderlo più pallido di quanto non fosse normalmente.

    In conclusione, Alexandre, stava impersonando un vampiro: dei pantaloni di raso nero gli fasciavano le gambe, mentre sul petto un elegante gilet ornato da rifiniture color oro copriva una leggera camicia di seta con le maniche a sbuffo. Sembrava davvero un abito uscito da qualche quadro vittoriano, ma il tocco forte era il mantello: nero all'esterno, rosso all'interno, collo alto che si agganciava perfettamente a tutti i merletti del davanti della camicia. Probabilmente ci sarebbe solo morto di caldo, ma lui contava sul fatto che non aveva nessunissima intenzione di ballare. L'unica cosa buona di quel costume alla fine erano le ventordici tasche che possedeva, che avevano consentito al rosso di evitare borse e zaini superflui.
    Era abbastanza ovvio che non si sentisse molto a suo agio, ma tutto sommato era circondato da persone vestite anche in modo molto più appariscente di lui - era sicuro di aver intravisto una donna-farfalla sulla soglia d'ingresso - quindi forse poteva darsi una calmata.
    «Alex! - una voce conosciuta. Ringraziando il cielo, Alexandre si voltò, solo per ritrovarsi a pochi passi una Chinatsu con un'espressione alquanto perplessa. Il suo vestito era molto più bello, aveva improvvisato una "sposa cadavere" con un abito bianco e le sue meravigliose capacità di make-up artist amatoriale. - Che stai facendo in fila...?»
    Alexandre la guardò come se avesse parlato in cagnesco. Entrava, non era ovvio?
    E probabilmente Chinatsu se ne accorse, perché scoppio a ridere. «Guarda che Eiko ha pagato per tutti, noi siamo prescelti
    «Ah.» Quindi era a quello che serviva l'e-mail con quella specie di biglietto con il codice a barre che gli aveva mandato Eiko. Meno male che l'aveva stampata, insomma.
    Un sorriso sornione si dipinse sul volto bluastro - per il trucco - della ragazza. Tempo di chiedere in che stato si trovava la sua parrucca, anch'essa blu-indaco, e d'informare Alexandre dove avesse lasciato la macchina (tre isolati più in là, parcheggiata abusivamente a cavallo di un marciapiede della serie "speriamo non passino i vigili"), Chinatsu lo prese per un braccio trascinandoselo dietro come un sacco di patate, mentre lo appellava con frasi come "dì un po', da quando non esci di casa tu?" o che era inutile cercare di togliersi le ragnatele di dosso proprio ad Halloween.

    Alexandre si sentì un po' in colpa a scavalcare tutta la fila, Chinatsu evidentemente no, perché non solo scavalcò la folla con la fierezza negli occhi, ma lo trascinò letteralmente su per tutti i due piani di scale sventolando il suo pass sotto il naso della sicurezza del secondo piano, mentre a lui rimaneva solo la possibilità di scusarsi per il comportamento da camionista della sua amica, con i poveri altri anonimi contro cui si scontrava la sua irruenza.
    Eiko e gli altri invitati li stavano aspettando sul tetto, probabilmente.
    TYPE
    Human

    COSTUME

    yDmYnnh


    Mi scuso per i pochi spunti eccetera eccetera, ma mi serviva un specie di introduzione(?) il resto verrà nei prossimi post presumo (il costume per intero l'ho allegato nel codice, basta cliccare su "vampire") ❤

    Legenda colori: Chinatsu, Alexandre
     
    Top
    .
  5.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    1°P, seduta su un divano accanto alla balconata
    LOCATION

    SPEAKING TO
    Le sue "amiche"


    Avevo sempre trovato le maschere un concetto interessante: dal primo momento della sua esistenza, ogni individuo, me compresa, lavora per costruirsene almeno una, finendo per averne diverse centinaia e, nel caso dei ghoul, anche di più. Noi, a differenza degli umani, dovevamo anche avere delle maschere pronte per farci assumere identità anche più lontane dal nostro essere biologico, ma quelle non mi erano mai mancate. Quella che necessitavo, in quel momento, era di tipo fisico: indossabile e removibile per far sì che le altre non fossero da buttare dopo una sola notte passata a mangiare qualcosa di buono.
    Inutile dire, infatti, che non avevo mai trovato una maschera capace di far davvero al caso mio. La mia prima maschera, quella a cui dovevo il mio vecchio alias, era stata la migliore che avessi mai avuto: fatta su misura e capace di coprirmi totalmente il volto, nascondendo la mia identità molto meglio di quella che mi ero ricavata da quella di quel mio vecchio spuntino. Della maschera a righe mi piaceva il fatto che, occultando del tutto il mio volto, celasse anche le mie emozioni: con quella indosso, solo la mia voce e il mio tono avrebbero potuto dare qualche informazione su come stessi, ma tale copertura aveva un prezzo. Quella maschera, infatti, era stata progettata tenendo in mente il fatto che io mi nutrissi nel comodo della mia vecchia casa, a Stoccolma, seduta a tavola con la mia famiglia: mangiare fuori con quella cosa addosso era una tortura e l'unico modo per essere più comoda era togliermela del tutto, rischiando di far scoprire alla CCG la mia identità, o in parte, rinunciando, così, alla vista e alla prontezza.
    La maschera con la croce, invece, era anche peggio: era scomoda come poche cose, in quanto era stata fatta su misura di una ghoul con la faccia totalmente diversa dalla mia e gli accorgimenti che avevo fatto davano a vedere molto bene il fatto che tale maschera fosse stata modificata da mani inesperte. Nonostante una buona dose di pazienza e il tempo che avevo dedicato a quel lavoro, i bordi da me tagliati erano ancora un po' ruvidi al tatto e non è che non dessero fastidio. Tuttavia, avevo una discreta libertà di movimento con quella maschera addosso, seppure non fosse grande quanto quella datami dalla maschera bianca, ma... almeno potevo mangiare senza togliermela. Era inutile, invece, descrivere il fastidio datomi dal passamontagna che avevo utilizzato nel mio primo periodo a Tokyo: quella roba mi grattava dappertutto e mi rendeva impossibile concentrarmi a dovere. In più anche la maschera bianca era più facile da pulire di quel pezzo di lana. Mi avevano fatto rimpiangere la maschera e gli abiti di Fyra innumerevoli volte e proprio per quello decisi che investire in una maschera decente sarebbe stato l'ideale. Ormai, dopo aver provato diverse maschere, ero arrivata a progettarne una perfetta per me. L'unico problema, però, era il fatto che non sarei riuscita a fare un lavoro di qualità da sola.
    Avevo speso molto tempo a fare ricerche sull'argomento e uscire qualche volta col passamontagna mi aveva aiutata a trovare le informazioni necessarie. Era stato difficile, ma ero riuscita, esattamente come per i documenti, a trovare chi mi potesse indirizzare al posto giusto per ottenere degli abiti migliori o, meglio, alla persona giusta. Avevo tenuto d'occhio diversi ghoul con dei completi da caccia degni di nota, li avevo osservati cacciare e trattare le loro prede, avevo aspettato che fossero sazi e soli e, solamente quando mi convinsi di aver trovato la persona giusta, dopo molti tentativi passati a spiare da sottovento, mi mossi. Il ghoul con cui parlai non mi diede particolari informazioni, se non il fatto che fosse stato servito da un sarto piuttosto alto e con un nome talmente strano, a suo dire, che l'aveva dimenticato. Tuttavia, si ricordava di avergli sentito nominare un certo Atelier Kurenai, di cui, però, non sapeva l'ubicazione.
    Dovetti condurre io le ricerche sul posto, ma fu abbastanza facile, dopo aver mangiato ed essere tornata a casa, trovare tale attività. Era un atelier molto di nicchia, senza nemmeno un proprio sito internet, ma con una presenza sui social network gestita abbastanza bene da lasciar intendere il fatto che tale posto esistesse davvero, cosa che, però, decisi di confermare attraverso Google Maps. Una volta accertata l'esistenza del laboratorio di sartoria, mi misi alla ricerca degli amministratori della pagina, convinta che, se il ragazzo avesse lavorato lì, Facebook me l'avrebbe indicato. Mi misi a scorrere tutti i post della pagina e le informazioni a essa correlate, finché non trovai un profilo che potesse corrispondere alla descrizione fatta dal ghoul che avevo pedinato. "Lazar Stefanović Khabarov... Det är inte säkert ett japanskt namn..."
    Dando un'occhiata ai profili sui social networks di questo Lazar, notai diverse foto di attrezzi da sartoria e completi, cosa che mi convinse che lui potesse essere il possibile sarto. Tuttavia, andare da lui a chiedergli direttamente se fosse lui colui di cui avevo bisogno sarebbe stata una cattiva idea. Mi serviva un modo per approcciarlo in maniera indiretta, in modo da capire se fosse lui il sarto o se fosse meglio evitare di commissionare una maschera a qualcuno che avrebbe potuto anche segnalarmi alla CCG, se fosse stato un umano. La mia occasione, servitami su un piatto d'argento, si presentò sotto forma di un suo post, in cui aveva annunciato la sua partecipazione al party organizzato dal club L'Utopie in occasione della festa di Halloween. L'unico problema sarebbe stato il fatto che si trattava di una festa in costume e, prima di approcciarlo, avrei dovuto riconoscerlo. Tuttavia, con una serata di tempo e col fatto che, secondo il mio informatore, tale Lazar era particolarmente alto, avrei potuto trovarlo, se mi fossi impegnata.
    Il passo successivo sarebbe stato fare in modo di partecipare alla festa, cosa piuttosto semplice, data la natura dell'evento. Chi, in fondo, non avrebbe voluto partecipare a una serata a ingresso gratuito, con drink vomitevoli a base di etanolo gratis, tenuta in un locale altrimenti fuori dalla portata della classe meno agiata? Avevo conosciuto, all'università, un manipolo di colleghe venute in Giappone a fare scambi culturali, dal momento che tutte noi frequentavamo dei corsi di laurea in lingua inglese. Tra loro si trovavano Keira, una ragazza proveniente dagli Stati Uniti, e Inés, una studentessa spagnola. Loro due, insieme a una loro amica conosciuta alla mensa universitaria, Saki, sarebbero state le candidate perfette per il mio piano: le prime due, estroverse e festaiole, sarebbero venute volentieri e si sarebbero tenute compagnia da sole, nel caso in cui le avessi dovute piantare in asso da un momento all'altro, mentre l'altra, sempre allegra, ma più contenuta, avrebbe impedito loro di fare qualcosa che potesse rovinare i miei piani e farle trasformare dalla Sottoscritta in dadini di carne prima del tempo, senza neanche abbatterle prima, nel tentativo di scaricare su di loro le loro stesse responsabilità.
    Il giorno della festa arrivò e l'attesa fu la parte più dura dell'organizzazione, in quanto non dovetti nemmeno convincere quelle tre a venire: glielo proposi in una chat di gruppo creata da me al momento e aspettai che i sì e le idee per i costumi mi piovessero addosso. Persino Keira, nonostante ella stessa dicesse di aver visto in America feste capaci di far impallidire qualunque cosa organizzata dai nipponici, decise di venire, in quanto non ci sarebbe stato un altro Halloween da festeggiare con le sue "amiche straniere." Tuttavia, per mostrarci come si facessero le cose all'americana, volle curarsi lei personalmente dei costumi di tutte, che andò a scegliere con noi durante una serata di shopping durata anche troppo.
    La giornata era iniziata abbastanza bene. Ero andata a letto tardi, ma felice di essere riuscita a trovare sia uno spuntino nutriente, sia uno saporito, con cui rifarmi la bocca. Mi ero svegliata verso le 11:00, dopo abbastanza ore di sonno da potermi considerare riposata, e avevo iniziato a studiare subito dopo, per procedere ancora un po' verso gli esami di cui avevo necessità per poter rimanere regolare con l'università e affinché il mio visto potesse venir convalidato per l'ennesima volta, rendendomi sempre più vicina all'acquisizione del permesso di soggiorno permanente. Dopodiché, andai a seguire le lezioni che avevo quella sera, finendo verso le 17:00 e, dopo aver svolto una sessione di esercizi a corpo libero nell'autonomia del mio appartamento, rifacendomi a tutto ciò che i Tränare avevano avuto molto tempo per insegnarmi e che mi vantavo di aver imparato bene, mi feci una doccia e mi diressi verso la casa di Saki, che aveva tenuto i nostri costumi.
    Una volta dentro, fui portata nella stanza della ragazza da una signora che iniziava a essere troppo vecchia per avere un ottimo sapore. Quando entrai nella stanza dove fui fatta accomodare vidi una ragazza dalla pelle olivastra e dai capelli scuri, che mi salutò come suo solito con un «¡Hola, Sueca!», incurante del fatto che la mia conoscenza dello spagnolo fosse tale che a malapena sapessi che cosa significasse la prima parola della frase... e che ciò mi desse un discreto fastidio. Non seppi quale idea malsana era venuta a Keira quando aveva deciso di travestirla da farfalla, ma, dopo qualche "ritocco" al suo costume, Inés non sembrava poi così male. Inutile dire, però, che a Inés non importava troppo essere quella meglio vestita: le importava solo di andare alla festa, esattamente come alla Sottoscritta, che però aveva altri piani per la serata. Dietro di lei, una giapponese vestita da Yuki-onna stava venendo truccata da un'americana vestita da strega con un costume dai bordi in pizzo molto più succino ti quello di ua strega nell'immaginario collettivo. Entrambe terminarono dopo aver raggiunto il mio colore di pelle, poi si dedicarono a me, fino a quando non divenni una versione rivisitata di una vampira: un corpetto nero di cuoio copriva, seppur non del tutto, la parte superiore del mio corpo, mentre un collare di tessuto rosso porpora mi circondava il collo e copriva la parte inferiore della testa da dietro. Il corpetto, inoltre, copriva anche il mio intimo, lasciando intravedere le mie gambe, coperte da un paio di stivali neri molto alti e provvisti di tacchi. Dai fianchi, inoltre, una gonna, parte anch'essa del corpetto, dello stesso tessuto del colletto e lunga fino a toccare terra, copriva la parte inferiore del mio corpo, ad eccezione di quella subito anteriore, dal momento che essa si apriva di una spanna, lasciando intravedere parte di ciò che avevo sotto. Il mio trucco, per mia grande gioia, si limitò a un semplice rossetto, un leggero tocco di ombretto e un eyeliner, tutti e tre neri, essendo io abbastanza pallida da non aver bisogno di chissà quali trucchi per raggiungere un chiarore di pelle che già avevo. Completai il costume, inoltre, con un cerchietto con due punte molto lunghe rivolte verso l'alto, come se fossero delle orecchie di un pipistrello molto stilizzate, e con una mascherina nera, che mi copriva la metà superiore del viso. Certo, ero sensuale, ma perché non esserlo? A me sfoggiare il mio corpo piaceva. Inoltre, ero abbastanza coperta da risultare presentabile, quindi che male ci sarebbe stato? E poi, forse, con un costume abbastanza particolare come quello, avrei potuto intavolare una discussione sui costumi con quel tale Lazar, quindi perché optare per qualcosa di più tradizionale, come aveva fatto Saki, anche spinta da Keira? Inoltre, trovavo ironico il fatto d'indossare una maschera come quella che volevo cambiare proprio mentre stavo andando da chi avrebbe dovuto crearmi qualcosa di migliore.
    Subito dopo aver finito con me, prendemmo le nostre cose e uscimmo, dirette al club L'Utopie, nel distretto di Shibuya. La fila fu tanta, ma, alla fine, riuscimmo a entrare, a prendere un armadietto e a trovarci un divano al primo piano, senza nemmeno guardarci tropo intorno se non durante la ricerca, sul quale ci sedemmo, in attesa di "decidere il da farsi".


    «Astrid Hedvig»;
    «Inés»;
    «Keira»;
    «Saki».


    "Det är inte säkert ett japanskt namn...": "Questo di sicuro non è un nome giapponese..."
    «¡Hola, Sueca!»: «Ciao, svedese!»
    TYPE
    Human?

    COSTUME

    jpg


    Edited by Antoil69 - 22/10/2019, 21:54
     
    Top
    .
  6.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    SPEAKING TO
    Nessuno

    Piano terra come i povery
    LOCATION


    «Zarya, per Halloween andiamo alla festa del Club L’Utopie!»
    «Ah.»
    Ancora una volta non aveva alcuna voce in capitolo, pensò Lazar mentre appoggiava sul tavolo la confezione di croccantini comprata qualche ora prima per la sua colonia di amici felini. Ninel’ aveva usato un tono ugualmente entusiasta ed intransigente, che presagiva tempesta nel caso in cui i fratelli avessero avuto la malsana idea di negarle quel desiderio.
    «Parla a raffica di questa benedetta festa da due ore, non la sopporto più...» l’esasperazione di Viktoriya si diffuse dal corridoio nella cucina.
    «D’accordo, allora.» annuì dunque Lazar, in fin dei conti contento di vedere il viso della sorella maggiore illuminarsi in quel modo. «Ma perché proprio questa festa? Pensavo volessi andare a quella della tua amica cosplaye-»
    «Dimentica la festa di Secchan. Guarda!» Ninel’ quasi gli sbatté contro il naso lo smartphone, sul quale capeggiava la app di Instagram aperta su una fotografia in particolare.
    Oh no.
    “Di nuovo quel tizio con la faccia di bronzo…”
    «Non osare insultarlo, neanche mentalmente!»
    Eccome se lo insultava mentalmente! La fissa di Ninel’ per quel tipo aveva raggiunto livelli tali che Lazar cambiava istintivamente pagina web ogni volta che si imbatteva nel suo faccino. Si erano persino ridotti a inseguirlo alle feste, adesso? Sospirò, vicino più che mai alla povera Viktoriya.
    Non sapeva però che il peggio doveva ancora venire.
    Lasciato scivolare nella tasca dei jeans lo smartphone, infatti, Ninel’ inclinò la testa per incontrare lo sguardo sconsolato del fratello.
    «E ho una missione per te, aspirante costumista.»

    ***

    «E così ti ha messo con le spalle al muro.»
    «Heh… ridi pure, immagino che la mia disperazione sia molto divertente.»
    Se non avesse avuto la costituzione di uno stangone di quasi un metro e novanta, Lazar sarebbe scomparso in mezzo alle montagne di materiale che il tavolo da lavoro conteneva a stento. Hokuto-san gli stava preparando il quarto caffè della giornata mentre lui, in un russo sempre più strascinato, raccontava al telefono a Rodion di come Ninel’ lo avesse sfidato a creare i costumi per il party di Halloween.
    «Ma qual è il problema, a parte che sei già pieno di scadenze per l’accademia? Tu adori queste cose.»
    «Il problema...» e dovette ripeterlo due volte, perché la voce si era trasformata in un borbottio indistinguibile. «Il problema è che la signorina Khabarova ha espressamente richiesto tre kimono! E loro col kimono sono uno schianto, mentre io faccio schifo.»
    «E perché?»
    «Troppo alto. Troppo secco. Troppo gaijin.»
    Troppo. Lazar Khabarov avrebbe potuto non ironicamente passare un buon quarto d’ora ad elencare tutti i suoi difetti, in barba alla falsa self-confidence che ostentava giornalmente. Bastava mettergli addosso qualcosa che evidenziasse i suoi punti deboli per trasformarlo in un gigante spaurito.
    «Mi avesse chiesto qualsiasi altra cosa mi sarei divertito come un pazzo, e invece ora pazzo lo dovrò diventare davvero pur di non sembrare un mostro nel senso più sbagliato possibile...»
    «Un kimono, huh… ma come farai a conciliare il kimono con lo stile di Halloween? Non è una festa giapponese.»
    «È europea… cioè, Samhain lo era. Halloween come lo intende lei è americano. E io mi ritrovo a fare tre kimono giapponesi… mi rifiuto di ispirarmi a Sadako, Hanako, le Yuki Onna e tutta quella roba banale. Voglio qualcosa che...» per un po’ Lazar sembrò riprendersi, la guancia appoggiata sulla mano sinistra e gli occhi azzurri rivolti al soffitto. «Qualcosa che appena lo vedi devi soffermarti almeno un secondo! Non importa se poi torni a mangiare la tua cheesecake, voglio essere per un solo secondo il centro dei tuoi pensieri!»
    Poco megalomane come sempre.
    «E i colori saranno il bianco, che in Giappone è il colore del lutto, il nero e il rosso, con un accenno di oro nei punti giusti. Voglio anche degli higanbana tra i capelli… oh, e del profumo! Perché un costume non è un costume se non coinvolge tutti i cinque sensi!»
    «E come vorresti coinvolgere il gusto, scusa?»
    Un angolo della bocca del russo si sollevò come un uncino. «Oh, Rodya… proprio tu domandi?»
    Al poveraccio all’altro capo del telefono non rimase che rispondere con un lungo, imbarazzato silenzio.
    «Tornando al discorso principale… smettila di ridacchiare! Dicevo… stavo pensando una cosa. Perché non sfrutti l’altezza a vostro vantaggio? Le ragazze sono alte quanto te, è un problema anche per loro.»
    Oh, altro che problema: era un dramma. Non avevano neanche bisogno di indossare un costume per spaventare i piccoli uomini giapponesi. Fu a quel punto che nella sua mente scattò qualcosa: un volo pindarico che tracciò un impensabile collegamento tra la sua statura fuori dal comune con un topos sempreverde dell’orrore.
    «Rodya...» la sua voce, per la prima volta dopo giorni, riacquistò un barlume di malizia. «… ho l’idea che convincerà a mia sorella a non pestare più i piedi al gay sbagliato.»

    ***

    In fila per entrare in discoteca, per Lazar era come trovarsi di nuovo a Sachalin - con la differenza che in Giappone faceva sempre più caldo.
    «Quindi...» gli occhi chiari di Viktoriya analizzavano la folla con curiosa dedizione, soffermandosi sui costumi più bizzarri o su quelli che sembravano principi di liti. «… quindi è questo che provano i poveri senza ingresso VIP.»
    «… quel che hai appena detto sa molto di figlia di papà, Vika.»
    Nessuno dei tre avrebbe però potuto negare che quella definizione si adattava piuttosto bene a tutti rampolli Khabarov - compreso Lazar, che la fila la faceva solo in posti in cui i genitori preferivano non andasse.
    Nonostante i vari strati, gli abiti sotto gli haori non erano soffocanti né troppo ingombranti: era stato più attento del solito nella scelta dei materiali, pur restando il più fedele possibile alla tradizione giapponese. Ninel’ aveva richiesto tre kimono e tre kimono erano stati consegnati quella mattina da un insicuro Lazar, accompagnato e supportato da un’entusiasta Kohaku. Li avevano amati. Li aveva amati persino Viktoriya, che sarebbe stata costretta ad affrontare l’ostacolo della timidezza. E Lazar, messo a tappeto dalla stanchezza, era giunto alla conclusione che ne fosse valsa la pena di perdere ore di sonno.
    Finalmente giunse il turno dei tre fratelli; mentre le sorelle sbrigavano le formalità e lasciavano i tre haori all’ingresso, Lazar scambiò un ultimo paio di messaggi con Kohaku ed infilò lo smartphone nella tasca della manica - figurarsi se rinunciava alle sue tasche dimensionali, costume o non costume!
    Un respiro profondo.
    Poteva farcela.
    “Sono un costumista, non un attore. I costumi li creo, non li indosso.”
    Se lo era ripetuto un milione di volte, bastava davvero poco per scaraventarlo fuori dalla zona di comfort. Ma se c’era qualcosa in cui Lazar Khabarov era bravo, era nascondere le proprie insicurezze dietro la faccia da schiaffi che si ritrovava.
    Tutti i costumi avevano lo stesso tema: le bambole.
    Il nagajuban bianco sembrava davvero macchiato di sangue - segreti del mestiere o ultima cena? Naaah, segreti del mestiere! -, coi suoi bordi di qualche centimetro con una texture a rombi dorati su sfondo cremisi. Il cremisi era colore dominante, assieme all’eigengrau: occupavano ciascuno metà del kimono, congiungendosi al centro e sui bordi in un disegno di fiori di higanbana, i quali risalivano fino agli orli dorati delle maniche e del colletto. L’obi nero con una texture a spirale cremisi era stretto da haori-himo bianchi e scarlatti.
    Quanto ai capelli, per l’occasione Lazar era persino tornato al suo nero naturale - il suo amato blu avrebbe fatto alquanto schifo su tutto quel rosso. Niente capigliature complicate, solo eleganti kanzashi color oro per le ragazze e, per tutti e tre, un vero e proprio higanbana. Non si era risparmiato nemmeno per profumo, leggero e affatto disturbante; essere un ghoul aiutava molto in casi del genere.
    Il trucco era stato curato da Kohaku, perché lui non ne capiva granché di ciò che non era un correttore e non serviva a nascondere le occhiaie. Niente di trascendentale: una riga di eyeliner non troppo spessa con una coda che tendeva verso l’alto, ombreggiatura di rosso sull’arcata della palpebra mobile, fondotinta che Kohaku aveva insistito per applicare persino su collo e orecchie.
    La conversazione tra la ragazza e Lazar era stata più o meno la seguente:
    «Stai scherzando?»
    «No, Zar-sama. Vuoi sembrare un clown con le orecchie rosse? No? … E allora lasciami lavorare.» con tanto di cambio di tonalità in passivo-aggressivo sul finale.
    Ma il tocco di classe erano le crepe: pittura per il corpo stesa come a formare delle venature sulla parte inferiore del volto, fermandosi sulle gote, ombreggiate in modo che risultassero reali. Non avrebbe certo usato delle maschere, quando usare il proprio vero volto come maschera era una sfida assai più interessante.
    Di certo c’era solo che non voleva più vedere costumi per un bel po’ di tempo. Tipo una settimana.
    «Ho bisogno di bere.»
    «Ho bisogno di sedermi.»
    «Ho bisogno di trovare Yuya.»
    Le priorità dei fratelli Khabarov, rispettivamente nell’ordine Vika, Zarya e Ninochka. Tutti e tre gli sguardi vagavano in direzioni diverse, ma alla fine optarono per fare un giro e scoprire il posto, decorato in maniera deliziosa.


    «Parlato Lazar.»
    «Parlato Viktoriya.»
    «Parlato Ninel'.»
    TYPE
    Ghoul

    COSTUME

    bd20Ezd

    Ho freebootato Ryuko inserendo alla voce "Human doll" il link al costume che ho disastrosamente tentato di descrivere x"


    Edited by Yukari - 25/10/2019, 14:58
     
    Top
    .
  7.     +5   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member
    ■■

    Group
    Inactive
    Posts
    76
    Power-up
    +18
    Location
    Torino

    Status
    Ghost
    Piano Terra
    LOCATION


    Era finalmente giunta la sera di Halloween. Per una strega come Zoe, si trattava di un'occasione al contempo interessante quanto disgustosa: da un lato il suo interesse antropologico sul comportamento degli umani (e dei ghoul "normali") poteva in quell'occasione trovare una sorta di soddisfazione, ma dall'altro la commercializzazione di tematiche legate alla magia non potevano che toccare un tasto dolente nel profondo dell'anima della giovane giapponese.
    Quasi ironicamente, però, si era vestita da strega. Il costume le era in realtà stato fornito dal Maid Café in cui lavorava per soddisfare i gusti dei clienti in quel periodo dell'anno. Dopo aver lavorato tutta la mattina, aveva deciso di indossarlo anche quella sera considerato che si stava recando ad una festa in maschera.
    Un paio di stivali arancioni dalla punta eccessivamente lunga e ritorta coprivano i suoi minuti piedi avvolti in delle calze nere in nylon lunghe fin sopra il ginocchio. Il resto delle sue candide gambe era pressoché nudo sino a poco sotto i fianchi, dove la vaporosa gonna del vestito nascondeva le sue parti intime (a loro volta coperte da delle mutandine a righe arancioni e bianche). Il vestito in sé era formato da un corpetto aderente a righe blu e arancioni, e una volta giunte in prossimità dei fianchi le righe sfociavano in altrettante balze della sua gonna che si dipanavano dal suo centro come dei colorati e rigidi petali.
    Poco sopra il seno il costume terminava con del pizzo bianco, celato dalla figura plasticosa di un pipistrello dagli occhi gialli le cui ali si stendevano simmetricamente dal centro del suo petto sino alle spalle, terminando qui in due spalline sovradimensionate di colore nero che, trasformandosi poi in un colletto dall'interno arancione, cingevano il suo collo. Alle sue spalle due ali di pipistrello avevano un aspetto fragile e sembravano pronte a cadere da un momento all'altro.
    Le sue braccia, eccetto un piccolo pezzo di pelle lasciato scoperto tra le spallucce e i guanti, erano appunto coperte da dei lunghi guanti di colore nero che le coprivano dal polso sino a poco sopra al gomito, terminando da entrambe le parti come dei rigidi petali oscuri dal bordo arancione.
    Eccezion fatta per un choker di colore nero dal quale pendeva una piccola zucca di plastica arancione e degli orrecchini abbinati, a terminare il suo costume era un gigantesco e vaporoso cappello tipico dell'iconografia "streghesca" dei media. Dalla tesa assurdamente larga (quasi pari alla gonna) e la punta ritorta all'indietro, il cappello era di colore blu. A far da contrasto, solo tre colori: un giallo sbiadito che rappresentava delle stelline stilizzate nell'interno della tesa, una fascia di colore arancione a cingere il corpo del cappello al suo innesto sulla testa e, per finire, due immancabili fiocchi di colore viola aggiustati ad arte con del fil di ferro: quella era l'unica parte del costume sulla quale aveva messo mano ed era un dettaglio immancabile nel suo look, utilizzato persino nella sua maschera per la caccia.
    Giustamente prodotto per soddisfare certe voglie dei clienti, forse quel vestito non era l'ideale per una sera di quel periodo dell'anno. Zoe si stava quindi sfregando le braccia con le mani cercando un po' di caldo di fronte a quell'interminabile fila.
    Per quanto fosse inserita nel mondo umano - a differenza di altri ghoul - alla Namanari non piaceva comunque passare troppo tempo assieme agli umani e, soprattutto, faceva fatica a concepire come "divertimento" ciò che per loro era tale. Preferendo rimanere a casa a leggere un libro o lavorare al suo studio, la ghoul non aveva la minima idea di cosa fosse L'Utopie o che si sarebbe trovata davanti una coda così lunga.
    Era venuta a conoscenza della festa grazie ad un volantino ma, con così tanti club in giro per Tokyo, pensava che la gente sarebbe stata un po' più diluita per il resto della città. Soprattutto considerando che il locale, a Shibuya, non era certo nel centro della movida della città giapponese.
    Mosse le mani dalle dita colorate di viola verso la tesa del cappello, tirandola verso il basso per sfogare un po' di tensione. Aveva deciso di andare alla festa un po' per cercare di capire il rapporto che gli ignoranti avevano con la magia, e un po' per vedere se riusciva in quel modo a rimorchiare la sua prossima vittima. A Zoe non piaceva cacciare, e preferiva attirare le persone nel suo "garage" in una maniera un po' più sofisticata.
    Sfregò le cosce tra di loro, facendo toccare il ginocchio destro e il sinistro, prima di fare un passo in avanti in quella che sembrava una fila interminabile. Intanto, alla sua destra, gente camminava come se nulla fosse grazie al loro pass VIP. Insomma, qualcuno osava passare davanti alla Namanari?! Certe volte si pentiva davvero di aver lasciato casa ed essere andata a Tokyo. Avevano abbastanza soldi per mantenersi una vita intera, i suoi. Avrebbe decisamente dovuto ascoltare suo padre, a che pro lavorare?
    Probabilmente, lo sapeva, era frutto della sua curiosità, la stessa che l'aveva portata lì quella sera. Eppure... A volte pensava semplicemente che il gioco non valesse la candela. Attaccabrighe com'era, si sarebbe volentieri fatta spazio a forza in quella coda per poi minacciare il buttafuori. Sospirò a lungo, cercando di far uscire la rabbia che stava salendo assieme al sospiro stesso, come una teiera sbuffa per liberarsi del vapore.
    Era andata lì con un'ora buona di anticipo, e aveva dovuto aspettare un'altra mezzora. Giunta davanti al buttafuori mostrò il suo documento, sul quale era ancora segnalata come Aya Namanari. Seguì una discussione riguardo alla sua età e alla possibilità che il documento fosse contraffatto. Onestamente era abituata: il suo aspetto non era certamente quello di una ventitreenne, ma era anche quello a renderla così ambita sul suo posto di lavoro come gothic lolita.
    Stiracchiandosi, entrò quindi finalmente nel locale. Non aveva portato nulla se non una manciata di banconote infilate strategicamente nel (vuoto) reggiseno, quindi non aveva nulla da lasciare all'ingresso. A parte l'ingombrante cappello, ma per fortuna glielo lasciarono.
    Il locale era decisamente grande, e questo spiegava in un certo senso l'affluenza. Il piano da terra fungeva da struttura base per i piani superiori che vi si affacciavano, e dal soffitto pendeva un gigantesco e strambo lampadario che in un certo senso le ricordava la cristalleria di casa. Solo con meno stile. Il piano era composto da una gigantesca pista da ballo ed un palco sopraelevato, e la musica in attesa dell'inizio serata era decisamente straziante.
    Come se non fosse abbastanza, poi, l'intero club era addobbato con stereotipi in plastica: finte ragnatele, zucche e altre scemenze simili. Si trattava di quel tipo di scemenze tanto care ai sostenitori di quella festa che sin dal mese precedente iniziavano a postare foto e foto di fantasmi, zucche e case dal legno ormai annerito sui più famosi social. Per la strega Zoe, ovviamente, erano stupidaggini.
    Porcheria. - le liquidò sussurrando tra sé e sé pur conscia di indossarle lei stessa in quel momento, decidendo poi di dirigersi verso il bar alla sinistra della sala per prendere qualcosa da bere.


    TYPE
    Ghoul

    COSTUME
    Witch

    Dcfg1CX
     
    Top
    .
  8.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    fearful necromancer
    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,866
    Power-up
    +749
    Location
    The Abyss

    Status
    Ghost
    Intermezzo 🦇 01

    21:10.

    Con il passare dei minuti L’Utopie era ormai andato mano a mano riempirsi e lo staff all’entrata aveva iniziato a rallentare l’ingresso delle persone in fila così da evitare un sovraffollamento del locale. I vari avventori si erano divisi tra i vari piani -tra banconi bar, salottini e divanetti. c’era molto spazio disponile per tutti- ma una grande fetta era rimasta al piano terra, in modo da poter avere una visione del fronte del palco migliore in attesa dell’inizio dello spettacolo che non tardò troppo ad iniziare: fu quando le luci divennero soffuse e il volume della musica si fu attenuato, rendendo tuttavia così più evidente il vario chiacchiericcio dei vari gruppetti che si era andati a formare, che tra fumo e luci puntate sul palco stesso fecero il loro ingresso cinque ragazzi e i loro strumenti musicali ovvero i Crimson Peak. Anche loro in costume, in una mise che doveva essere un incrocio tra licantropi e zombie. Insieme a loro fece tuttavia capolino anche il proprietario che con buonumore, non prima di aver battuto la mano sul microfono per essere sicuro funzionasse, augurò a tutti una buona serata e buon divertimento, ringraziando anche gli invitati speciali che avevano deciso di partecipare al party (cercando nel mentre anche di salutare quelli che al momento riusciva ad individuare) come la band che aveva dietro che presentò con rinnovato entusiasmo per poi lasciare, dopo un ultimo saluto, il palco proprio a loro. La band di giovani ragazzi si ripresentarono, comunicando anche dopo qualche battuta al pubblico la loro scaletta, e cercando di far alzare l’hype alla folla (ricevendo di rimirando le urla dei loro fans presenti), iniziarono a suonare la loro prima canzone della serata di genere electro-rock.



    Edited by alyë - 30/10/2019, 21:42
     
    Top
    .
  9.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    fearful necromancer
    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,866
    Power-up
    +749
    Location
    The Abyss

    Status
    Ghost
    SPEAKING TO
    ANDREJ & ROSALIYA

    1°P, Bar ► Ringhiera
    LOCATION


    Non ci volle molto prima che li notò fare un inchino di saluto al membro dello staff con cui stavano interagendo, per poi andare a guardasi intorno ed incrociare infine lo sguardo con lui dal basso del piano terra. Dalla sua posizione appoggiata alla ringhiera, Tetsuya sventolò lentamente una mano con un sorrisetto stampato in volto, facendo poi loro segno di salire. Drev annuì mentre Rosaliya si era già messa a saltellare nella direzione delle scale. In quei minuti che erano passati il resto del locale si era sempre più riempiendo di gente e, tra costumi di dubbia qualità e altri più artistici e degni di essere ammirati, l’inizio delle danze si stava piano piano avvicinando.
    Non fece nemmeno in tempo a staccarsi dalla ringhiera che un colpo al fianco li segnalò l’arrivo della piccoletta rompiscatole qual’era Rosaliya Gzovskaya «Rivolta! Morte alla Regina!» dichiarò quindi trionfante la quindicenne, nel mentre gli sorrideva a trentadue denti, facendo poi un passo indietro e portare una mano guantata alla bocca per cercare di nascondere il suo crescente sghignazzare. Come parti del suo abito, anche i suoi guanti bianchi erano macchiati da quello che doveva essere del sangue finto vedendo che il concept dei tre era si Alice nel Paese delle Meraviglie ma Rosaliya aveva ben deciso di aggiungere un macabro e ormai quasi banale twist. Considerando che la protagonista ora era diventata una graziosa assassina, lo aveva soprannominato “Alice in Murderland” e ne andava molto fiera.
    Tetsuya sbuffò, per poi decidere di darle corda: portandosi le mani ai fianchi e sorridendole di rimirando, l’espressione del volto tutto purché benevola, proclamò con un pizzico di pura crudeltà «Dovevo tagliare la tua testa la prima volta che ti eri presentata al mio cospetto! Impertinente di una Alice!» spostando poi di lato una parte dei suoi capelli con un gesto schietto di una mano. Ah, le sue doti di attore erano proprio senza pari! Inchinatevi di fronte alla sua magnificenza (o anche no)!
    Si girò poi di nuovo verso di lei e sospirando le disse «E’ Re comunque» a cui ricevette in risposta un «Ah scusa» non veramente dispiaciuto. Sospirò di nuovo e scuotendo la testa lanciò un'occhiata al caro e fidato Drev, che li aveva giusto raggiunti, andando poi ad indicargli il bancone bar più vicino prima di avviarsi proprio in quella direzione.
    Come al solito Rosaliya si era mossa per prima e li aveva anticipati al bar, catturando nel mentre l’attenzione di uno dei barman al momento non occupati, ma fece in tempo solo ad appoggiarsi al bancone e pronunciare «Mi dia un-» nel tono di voce più serio e da “donna adulta” che poté formulare, in quanto il fidato Andrej si era già intromesso, troncando la sua richiesta sul nascere e correggendola con un competente ed efficiente «Per lei dell’acqua» seguito poi da un «E per me un martini, grazie mille» sempre con un sorriso cordiale sulle labbra. Per l’occasione del party, l’uomo aveva deciso di lasciare comunque in mostra la cicatrice vicina al suo occhio destro, considerando che in quelle circostanze poteva essere semplicemente scambiata per del make-up di scena, anche perché combaciava bene con quella finta che girava intorno al suo collo come una sorta di collare le cui decorazioni, che assomigliavano a delle cuciture, sembravano quasi tenere la sua testa attaccata al corpo.
    Rosaliya mise su un broncio, nonostante sapesse bene che quella nel torto era stata lei, nel mentre si mise seduta su uno degli sgabelli. Tetsuya alzò gli occhi al cielo e picchiettando le unghie appuntite e smaltate di nero sulla superficie in vetro del bancone su cui si era appoggiato, si rivolse anche lui al barista con il suo ordine «Un Manhattan» fu quello che infine decise di prendere per il momento.
    Fatto ciò, una volta che il barman fu occupato nel preparare i loro ordini, si rivolse nuovamente al suo manager-tutore con discrezione e naturalezza, rendendo le sue intenzioni a lui chiare senza aggiungere troppo. Inclinò la testa di lato per poi sorridergli sornione «Novità?» fu quello che chiese semplicemente.
    Andrej gli lanciò un’occhiata per poi scuotere la testa, rispondendogli riassuntivo con il suo solito tono di voce basso «Al momento no».
    «Immaginavo» è quello che disse poi e negli istanti seguenti di silenzio, interrotti solo dallo sbuffare della ragazzina dall'altro lato, lo stesso barista di prima lasciò loro ciò che avevano ordinato, augurando anche una buona serata, che loro presero ringraziandolo come dovuto. Rosaliya lanciò solo un'occhiataccia al suo bicchiere d’acqua per poi, senza avere niente di meglio da fare, andare comunque a berne il contenuto.
    «Noi diamo un’occhiata agli altri piani, tu resta qui» fu quello che aggiunse Drev dopo un sorso del suo drink e aver osservato gli altri membri dello staff lì vicino, a cui Tetsuya non poté fare altro che annuire.
    Si separano dunque di nuovo e lui tornò ormai alla sua postazione fissa sulla ringhiera ma questa volta in compagnia del suo scarlatto cocktail che, tuttavia, non aveva avuto ancora il piacere di sorseggiare. Fu in quel momento, nel mentre si era portato il calice alle labbra tinte di rosso, che le luci si abbassarono insieme alla musica catturando l’attenzione di quasi tutti i presenti in direzione del palco, dove il proprietario del L’Utopie stava dando un caloroso e ufficiale saluto al variegato pubblico.

    «Yuya»
    «Drev»
    «Roza»
    TYPE
    Ghoul

    COSTUME
    Queen King of hearts

    Nzn1WC2


    Edited by alyë - 27/10/2019, 19:29
     
    Top
    .
  10.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Error 418
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    1,946
    Power-up
    +402
    Location
    The Other Side

    Status
    Ghost
    SPEAKING TO
    Nessuno

    Scala tra PT e 1°P
    LOCATION


    Ichigo
    Il club andava via via affollandosi e l’invasione di costumi sgargianti spesso non lasciava granché all’immaginazione. Cosa avevano tutti (o quasi), contro la classe e, in particolare, contro il sacro piacere dei preliminari? Quasi gioiva del fatto che la tendenza maschile era contraria all’indossare la propria pelle come parte principale della maschera in quelle occasioni.
    Ebbene sì, sotto gli abiti da <j>latin lover consumato si trova un amante dell’antico fascino della caviglia denudata, la spalla scoperta con grazia, il piacere del desiderio per ogni singolo centimetro di pelle ancora da scoprire. Era facile ammirare il corpo mezzo nudo, ma più difficile capire quando il corpo vestito meritava tale ammirazione… e scoprirlo era ancora meglio. Opinioni queste che evitava di lasciar trasparire e se le teneva ben strette nella mente, concedendo invece ampiamente sguardi di approvazione e sorrisi ammiccanti ad ogni affascinante soggetto che gli passava accanto salendo le scale. Essere troppo schizzinosi non era sempre utile.
    La cosa che però preferiva delle feste in maschera era che permettevano alle persone di essere maggiormente libere rispetto alla quotidianità, in cui la società imponeva limiti all’espressione dell’essere. Insomma la sua filosofica opinione era che durante le mascherate ognuno era, in un certo senso, un po’ più se stesso rispetto a quando indossava gli abiti quotidiani.
    Da un lato trovava quell’aspetto – quella possibilità – intrigante, mentre dall’altro non capiva la necessità di mascherarsi per l’accettazione sociale. No, forse un po’ la capiva, dopotutto era abbastanza simile alla necessità per quelli come lui di portare una maschera per celare l’identità quotidiana durante lo svolgimento dell’attività di sopravvivenza: mangiare.
    Nell’insieme era un concetto contorto dalla realtà lineare: la vera maschera era quella portata quando non si indossava letteralmente una maschera. Halloween, Carnevale e altre feste di quel genere erano un’occasione per giocare allo scoprire la vera essenza delle persone, nome e cognome erano invece relativi.
    Mentre si districava in quel microverso della filosofia esistenziale, il suo sguardo fu attirato da una macchia rosa confetto nella folla che saliva la scala. L’incubo monocromatico era decisamente peggiore del costume scostumato in stile boudoir, soprattutto quando portato agli estremi zuccherosi.
    Con passo ancheggiante, la fanciulla saliva le scale in una mise tanto sgargiante quanto soffice: tra veli di tulle in varie sfumature rosa raggrumati a imitare una alquanto inquietante nuvola di zucchero filato, cuciti ad un corpino rosa confetto, si trovava una figura che dimostrava non più di 20 anni. Snella, pelle chiara, forme generose… parrucca rosa shocking a caschetto corto e frangetta sbarazzina.
    Sorrideva come una bambina il giorno di Natale davanti ad una montagna di regali avvolti da carta rosa. Sfortuna volle che nel farsi strada verso il primo piano fu costretta a passare rasente a Ichigo: profumava di fragola così dolce da essere oltre la maturazione (If you know what I mean...). Ecco un caso in cui trattenere i conati era davvero faticoso, ma anche a quell’essere inquietante fu rivolto un sorriso di velato apprezzamento, azione che in tutta risposta ottenne un risolino acuto e un incredibilmente fortunato proseguire sulla sua strada.
    Sicuramente quella figura rosa, vestita di rosa, con i capelli rosa e il profumo esageratamente rosa sarebbe tornata ad invadere i suoi sogni e trasformarli in incubi.
    Doveva trovare qualcosa per cancellarla dalla mente prima ancora che si fissasse definitivamente nella memoria.
    Fortuna volle che l’ora era giunta e la serata poteva finalmente prendere il via. Luci soffuse, musica di accompagnamento ridimensionata ed ecco lì comparire la prima band. Era un po’ curioso anche dello spettacolo tanto sponsorizzato dal marketing pubblicitario che era stato fatto all’evento e vedere quanto fossero realmente VIP i VIP annunciati.
    Come se lui fosse interessato a riempire di like i profili social e condividere le loro foto. Al massimo le guardava svogliatamente nei momenti di pigrizia, già.


    GHOUL
    HOST





    SPEAKING TO
    I suoi amichetti

    PT - Bar di sinistra
    LOCATION


    Ace
    Legenda colori: Kayden, Devika, Kiran
    --------------------------------------------------------
    Probabilmente una cola non era la scelta migliore per dissetarsi, ma gli zuccheri e la caffeina erano sicuramente utili per tirare avanti tutta la notte a far casino.
    Bicchiere alla mano, Kay scrutava con attenzione le belle mascherine che rendevano pian piano il locale un po’ più affollato e che, come un fiume inverso, scorrevano anche verso i piani alti. Per un breve momento seguì anche un confetto rosa formato persona che saliva i gradini verso il primo piano.
    «Qualcuno ha sbagliato festività...»
    Kiran seguì il suo sguardo verso la scala.
    «Sicuramente è l’incubo dei dentisti.»
    Almeno non era solo Kayden ad avere uno senso dello humor discutibile, ma l’amico non aveva tutti i torti.
    «Mmmmph…» I ragazzi si stavano rilassando ammirando il panorama mentre Devika si guardava intorno spazientita come un felino in caccia. «Dove accidenti è? Da qui non si vede niente!»
    Ah, già, voleva andare in perlustrazione per cercare i suoi amatissimi VIP. Dei tre era la più dipendente dai social, il numero di soggetti che seguiva era un crescendo continuo e nelle pause di lavoro passava il tempo a dare like alle foto come non ci fosse un domani per continuare a farlo.
    Kiran naturalmente era il suo opposto e non sarebbe stato capace di riconoscere un idol o un influencer neppure a trovarselo davanti circondato da una folla di ragazzine urlanti. Però sarebbe stato capace di riconoscerne il fascino, questo sicuramente.
    «Siamo appena arrivati noi, si farà aspettare standosene in sala trucco a incipriarsi il bel nasino.»
    Kayden, come hai osato?!
    Devika appoggiò con plateale calma il bicchiere sul banco, prima di afferrare per il cappuccio Kay e tirarlo verso il basso, costringendo il ragazzo ad incurvare la schiena.
    «Non osare parlare così di Yuya o te la vedrai con me! Lui non resta dietro le quinte, non si fa pregare per mostrarsi ai suoi fan! È una persona civile, a differenza tua!»
    L’ultima frase erano tutti e tre consapevoli fosse più dettata dall’eccesso di fansitudine di Devika, l’americano riusciva ad essere sufficientemente civile anche per i canoni asiatici.
    La ragazza lasciò andare l’amico e si riprese la sua bevanda, sorseggiando con la cannuccia – l’aveva ben specificata ordinando la cola – e tornando a guardarsi intorno.
    «Yuya c’è, devo solo trovarlo...»
    Kayden sorrise, Devika gli faceva tenerezza quando si infuriava in quella maniera.
    «Sarà la missione della serata: trovare Yuya e salvarlo dal tuo eccessivo entusiasmo.»
    Almeno quella battuta strappò mezzo sorriso a Kiran e lo fece tornare anche sulla faccia di Devika.

    CCG
    BAD GUY
     
    Top
    .
  11.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    fearful necromancer
    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,866
    Power-up
    +749
    Location
    The Abyss

    Status
    Ghost
    Intermezzo 🥀 02

    21:35

    Fu dopo la conclusione dell'ultima canzone e perfino un bis che la performance della band chiamata Crimson Peak giunse così al termine. Il quintetto salutò calorosamente il pubblico con la promessa di incrociarsi in giro per il locale, lasciando così il palco libero agli artisti seguenti. Questa volta fu il turno di una delle idol più popolari al momento, la deliziosa e carismatica NIWA, questa volta accompagnata a braccetto del modello e neo-attore Yuya. Entrambi si presentarono tra i vari schiamazzi dei fan congiunti di entrambi e i loro costumi, rispettivamente di una driade dai capelli verde acqua e una Regina (o meglio, in questo caso, Re) di Cuori, erano sia elaborati che raffinati. Scambiarono qualche battuta tra loro, per poi lasciare a Yuya l’onore (come da lui elaborato tra una risata e un’altra, capiva i fan presenti della ragazza poiché, doveva ammetterlo, lo era anche lui un suo grande fan) di elencare le varie canzoni della serata. Quest’ultimo lasciò poi presto il palco, dando così spazio alla giovane artista di poter cantare e ballare al ritmo delle sue canzoni in più libertà possibile.

     
    Top
    .
  12.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■

    Group
    Staff
    Posts
    4,963
    Power-up
    +693
    Location
    Snezhnaya

    Status
    Ghost
    SPEAKING TO
    Accenni a Yuya e Ichigo

    Piano terra > Bar
    LOCATION


    Il disagio di Viktoriya diventava di minuto in minuto più denso, tanto che Lazar non si sarebbe sorpreso di vederlo manifestarsi come la kagune-muro di Xiao - no, almeno per quella sera non voleva sentire parlare di CCG, Ouroboros, Zeiva e roba riguardante la sua vita di ghoul.
    Era conscio del vero motivo per cui Viktoriya e Ninel’ lo avevano portato lì, ovvero impedirgli di pensare a quanto tempo fosse passato dalla scomparsa di Alexey: quella spaventosa cifra lo perseguitava più di quanto avrebbero potuto fare qualsiasi Xiao o Neko.
    «Allora, diamo uno sguardo in giro? Voglio vedere le decorazioni!» le dita ancora fredde di Ninel’ strinsero quelle del fratello, strattonandolo per costringerlo a muoversi.
    Purtroppo per Ninel’, il suo fruttuoso tentativo di tenere impegnato il più giovane le impedì di incrociare Yuya, che alle loro spalle ebbe tutto il tempo di ordinare qualcosa al bar e poi tornare alla sua postazione. Ma presto avrebbe avuto la sua occasione di unirsi alla folla adorante ai piedi del palco e, chissà, magari addirittura farsi un selfie col suo idolo!
    Mentre i Crimson Peak allietavano il pubblico col loro bis a base di electro-rock, ecco che il primo obiettivo fu puntato dalla maggiore dei fratelli: si trattava del bel ragazzo appollaiato come un rapace sulla scala che congiungeva il piano terra col primo piano, indossava un elegante completo chiaro e una mascherina. Sembrava una di quelle leggendarie creature giapponesi chiamate “host”, e ad un esame più attento si poteva notare sulla giacca un cartellino impossibile da leggere a quella distanza.
    «Zarya…» sibilò, dovendosi avvicinare all’orecchio del diretto interessato perché la sua voce sovrastasse quelle del quintetto che lasciava il palco. «Senti, tu che te ne intendi di ragazzi...»
    Sul volto spettrale di Lazar fece capolino un’espressione felina. «Sì, sorella mia?»
    Amava sentirsi dire che lui se ne intendeva di ragazzi. Perché non era affatto vero, ma che gli altri lo pensassero era un toccasana per il suo ego martoriato da un imbarazzante numero di relazioni finite male. Seguì lo sguardo della sorella fino ad intercettare l’oggetto del suo interesse. Quando lo individuò, il suo sorriso assunse una sfumatura sorniona.
    «Beh, che dire, Vika? Sei proprio mia sorella, hai buon gusto.»
    Mentre lo diceva, le mani di Ninel’ furono sbattute con una certa vitalità sulle spalle dei fratelli.
    «… È tempo che io vada a vedere Yuya. Ganbatte
    «Almeno tu hai buon gusto.»
    Ma no, scoccare un’occhiata spiritata alla sorella di mezzo non sarebbe servito a convincerla a non abbandonarli, difatti NIWA e Yuya erano appena saliti sul palco. L’attenzione del russo fu richiamata da una imbarazzatissima Viktoriya.
    «Come si approccia un uomo?»
    “Come si approccia un uomo?” Davvero stava sentendosi chiedere da sua sorella quasi sette anni più grande come attaccare bottone con uomo? Sospirò, ed avvolte le spalle di lei con un braccio la costrinse a voltarsi.
    «Prima di tutto non lo guardi con quell’espressione languida, se non vuoi farti prendere per una facile e concludere la serata con tuo fratello in kimono che spacca di botte un tipo per averti toccata.»
    Doveva imparare ad essere meno precipitoso quando si parlava di Viktoriya e Ninel’. Il confabulare tra i due andò avanti per qualche altro secondo, prima che Vika fosse lasciata in balia delle avversità della vita da un Lazar che, allontanandosi tra la folla, la salutava con un amabile sorrisetto.

    Aveva davvero bisogno di bere, e il bar sarebbe stato il suo prossimo checkpoint.


    «Parlato Lazar.»
    «Parlato Viktoriya.»
    «Parlato Ninel'.»
    TYPE
    Ghoul

    COSTUME

    bd20Ezd
     
    Top
    .
  13.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    PT, bar, seduta su uno sgabello davanti al bancone
    LOCATION

    SPEAKING TO
    Le sue "amiche"


    Una volta seduta, fu più facile, per me, osservare l'ambiente che avevo intorno: l'ambiente comprendeva varie zone per sedersi, composte da divanetti come quello sul quale mi trovavo, e due zone bar. L'ambiente era finemente decorato con zucche, ragnatele e altri vari addobbi che tanto facevano pensare alla commercializzazione della festa di Halloween, avvenuta in tutto il mondo, a cominciare dal luogo di nascita della ragazza vestita di nero che avevo accanto. Mi ero seduta all'estrema sinistra del mio gruppo, in modo da potermi permettere di girare lo sguardo fino a osservare, attraverso il vetro che avevo dietro, tanto di quel cibo intento a ballare nella grande pista che occupava la maggior parte del piano terra. L'alcol e il divertimento gratuiti avevano attirato davvero molta gente e la festa al club l'Utopie sarebbe stata sulla bocca di tutti per un po'. C'era anche qualche elemento più elitario, intento a ballare nelle piste al primo piano, ma, tra tutte le cose che avevo visto, purtroppo, non figurava Lazar. "Eppure è difficile non vedere qualcuno così alto..." Probabilmente, non stavo guardando nella direzione giusta, ma non potevo nemmeno dedicarmi troppo a tale ricerca, in quel momento, per via di tre future costate di umano abbastanza vicine a me da potermi notare.
    «We shall definitely go to the dancefloor!» Irruppe una di loro, in un inglese che tradì immediatamente le sue origini castigliane. Girandosi a vedere tutto ciò che la circondava, però, un'altra cercò di dissuaderla. «Do you really want to go there?» disse Saki, indicando quella massa che, per Hive, avrebbe avuto un valore quasi inestimabile. «Io direi di restare qui, almeno per il momento. Avremmo più spazio ballando al primo piano, nell'attesa che la gente si sposti.»
    «That's why we have to go now!» Riprese l'altra, in tono impaziente, «Il divertimento è adesso, non tra poco. Ora tutti sono poco ubriachi e molto energici! Keira, Hedvig, voi che dite?»
    «Everything's fine...» Disse l'americana, in tono più energico della giapponese, ma più pacato della spagnola, «... unless I get a drink first.»
    Mi sarei aspettata una risposta più decisa da parte di Keira, ma, conoscendola, nessuno sarebbe riuscito a negarle un drink prima di andare a ballare. "Anche perché non avrebbe troppo senso farlo..." La decisione sarebbe spettata a me, quindi, ma che cosa mi sarebbe convenuto dire? La maggior parte delle persone, stando a quanto mi sembrava di vedere, erano concentrate al piano terra. Almeno statisticamente, la probabilità più alta di trovare chi cercavo sarebbe stata in quell'enorme calca di pietanze di ogni tipo. «I think we should go to the dancefloor now, Saki-chan.» Dissi, in un tono abbastanza contenuto. «Inés ha ragione: più passa il tempo, più ubriachi troveremo. La festa è ancora agli inizi: dobbiamo approfittarne adesso se vogliamo divertirci senza intoppi... Sempre che Keira non decida di prendere qualche drink di troppo...» dissi, concentrandomi su Saki, ma facendo, alla fine del discorso, l'occhiolino all'americana, che rispose, in tono fintamente offeso: «Hey! The fact that you're a swede doesn't mean you're the only one that can withstand a few drinks!»
    «Okay, okay!» Disse Saki, forse per evitare che la situazione le sfuggisse troppo di mano, «We're going to the dancefloor, but Keira only gets one drink, now.»
    «Only for now, sweetie!» Disse l'americana, alzandosi subito dopo. Mi alzai anch'io immediatamente più tardi, quasi in contemporanea con Inés e, qualche secondo dopo, con riluttanza, anche Saki abbandonò il suo posto.
    Ci dirigemmo verso il piano terra, evitando varie pietanze, alcune meno invitanti di altre. Una che diede molto nell'occhio fu un abominio di colore rosa dal profumo eccessivo e nauseabondo, talmente forte da impedirmi di capire se lei fosse stata una ghoul o un'umana. L'unica cosa certa, per lei, era il fatto che non mi sarei sprecata a mangiarla, in quelle condizioni, nemmeno dopo un lavaggio accurato degno delle cucine di Hive.
    Oltre a lei, anche un altro individuo riuscì a catturare la mia attenzione: tra tutti i costumi stravaganti e dal tema macabro, o per il soggetto rappresentato, o per l'esecuzione dell'idea, spiccava un ragazzo, quasi fuori posto, venuto alla festa vestito con quello che sembrava un completo da buttafuori, da barman o da membro dello staff. Tuttavia, la sua posizione molto in vista m'impediva di pensare a lui come tale, nonostante anche il cartello che, forse, sarebbe potuto essere un modo per distinguerlo dai clienti.
    Tuttavia, non avevo ancora trovato Lazar.
    Keira, la più interessata a sedersi al bancone, fu la prima ad arrivare. Seguimmo Inés, Saki e la Sottoscritta, che era rimasta un po' più indietro per "godersi la vista della folla dall'alto", alla ricerca di qualcuno che, stando alle informazioni da me raccolte, doveva essere ben più alto della media dei presenti e che, purtroppo, ancora continuava a sfuggirmi. "Fan, var är du?"
    Lazar non sembrava arrivare. Tuttavia, la festa era ancora agli inizi, nonostante i musicisti avessero iniziato a suonare e ci fosse già stato un cambio di band. Sarebbe potuto essere ancora in fila o in un altro piano o, con un po' di fortuna, in mezzo alla marmaglia che avevo intorno.
    «Hey, Saki!» Disse l'americana, distogliendomi dai miei pensieri, «Can you ask the bartender if there's any special drink for the night?»;
    «Why? Can't you?»; Disse la diretta interessata, sorpresa dalla domanda, «Haven't you studied a bit of Japanese, before coming here?»
    «Non tutte, qui, hanno un padre interprete specializzato in giapponese.» Rispose Keira, girandosi verso di me e facendomi l'occhiolino. «Non ho ancora ben capito come rivolgermi a un estraneo e quale livello di formalità usare con i barman. Japanese is hard, you know!»
    «Ok, fine! But if you want another drink, you will have to order it by yourself.»
    «Don't worry, sweetie.» Disse, con un finto tono di sufficienza, l'americana, «I've got a swede that can help me as well.»
    «We'll see about that...» Dissi, prendendo posto su uno sgabello da bar e cercando di fermare un barman, che, invece, notò prima la giapponese nel mio gruppo.
    «Avete qualche drink speciale per l'occasione?»


    «Astrid Hedvig»;
    «Inés»;
    «Keira»;
    «Saki».


    Quotes go here
    TYPE
    Human?

    COSTUME

    jpg
     
    Top
    .
  14.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
    ■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    1,463
    Power-up
    +452
    Location
    Nasuverse

    Status
    Dead
    Piano terra > Base delle scale
    LOCATION


    «No, no, non esiste. Non posso berne un altro.» protestò Alexandre, scrutando con sospetto il secondo calice di vetro cristallino che Chinatsu aveva appena posato sul tavolo. Sotto i bagliori dorati di quel piano, qualunque cosa sembrava risplendere di luce propria; a cominciare dalle goccioline condensate sulla superficie verticale di quel bicchiere, azzurro per via del suo contenuto. Troppo azzurro, per i gusti di chi avrebbe dovuto berlo. «Non ti ho portato qui per farti rimanere sobrio, devo andare a caccia di ragazzi carini.»
    «E io cosa c'entro?»
    «Beh, devi venire con me.»
    «E come si collega con il mio non dover essere sobrio?»
    «Tu non devi essere sobrio perché sennò sei un palo di legno.»
    Un sospiro. Il cocktail nel bicchiere aveva quasi lo stesso colore della parrucca della sua amica.
    «Era un complimento, vero?»
    «Decisamente no.»
    Alla fine, Alexandre si era accorto di non conoscere poi così tanta gente a quella festa di compleanno. Oltre Chinatsu, Eiko e qualche altra faccia familiare dell'associazione di sub, gli altri invitati erano tutti per lo più amici di vecchia data della festeggiata, con cui lui aveva poco o niente in comune. Non era andata così male in ogni caso, perché Eiko li aveva accolti saltando al collo ad entrambi, schiaffando loro in faccia il suo bellissimo vestito da principessa egiziana - che cosa c'entrasse con Halloween rimaneva un mistero, ma era comunque molto aesthetic - e dopo li aveva presentati più o meno a tutti.
    In conclusione, quando Alexandre aveva finito di stringere cortesemente la mano a tutti, essersi sentito ripetere almeno una quindicina di volte il suo nome con tutte le consonanti strascicate, ed essersi buttato - già esausto - su uno dei divanetti riservati ad Eiko, si era fatto coraggio ed aveva alzato appena il polsino della sua camicia, solo per scoprire con estremo disappunto che non era passata nemmeno mezz'ora.
    A quel punto aveva detto la fatidica frase "ho bisogno di bere", e Chinatsu, che sì e no aveva subito la sua stessa sorte, ma era decisamente più portata a socializzare di lui, aveva colto l'occasione al volo. Il primo drink lo avevano bevuto assieme, il secondo anche, il terzo lo avevano svuotato in bagno perché faceva schifo, il quarto... Chinatsu lo aveva bevuto, Alexandre lo stava fissando poco convinto proprio in quel momento. Li avevano pagati quasi tutti ovviamente perché Chinatsu non era il tipo di persona che si accontentava delle cose semplici, come si poteva ben evincere dal suo vestito, ed Alexandre aveva più la filosofia da "se proprio doveva bere era meglio farlo per bene". A dispetto di quanto poteva sembrare Chinatsu reggeva l'alcool abbastanza bene, Alexandre anche meglio di lei, ma aveva più coscienza in corpo. Forse perché la prima e ultima volta in cui si era ubriacato tanto da stare male aveva finito per baciare il suo migliore amico, quindi aveva leggermente affinato il suo istinto di autoconservazione quando si trattava di quelle cose.
    «Eiko dov'è andata?» domandò, cercando di dirigere il discorso su qualcosa che non fosse il drink. «Non ne ho idea. Ha detto che il suo sensore "rileva-Yuya" ha captato qualcosa e si è fiondata di sotto.»
    Altro sospiro. «Andiamo a recuperarla?»
    «Quindi non lo bevi?»
    «No. E non dovresti nemmeno tu, se vuoi tornare a casa in macchina.»

    Ad Alexandre bastarono due minuti contati per rimpiangere l'atmosfera tranquilla del terrazzo: fortunatamente l'alcool stava facendo la sua parte, rendendo l'atmosfera del nightclub sopportabile anche per lui. Alla fine, nonostante tutta la sua buona volontà, non era riuscito ad impedire a Chinatsu di assaggiare anche l'ultimo cocktail, e si era anche costretto a berne un paio di sorsi, per evitare che la sua amica se lo scolasse tutto e cominciasse a barcollare ancora prima che la festa iniziasse: Blue Lagoon, si chiamava. Amaro, non gli era piaciuto.
    Vicissitudini a parte, riuscirono ad arrivare al primo piano, quasi in corrispondenza del cambio di band, e si presero due minuti per osservare dalla balconata l'ingresso dei due nuovi ospiti. Alexandre ebbe modo di scoprire chi fosse quel fantomatico Yuya, al quale era imputabile la sparizione della loro festeggiata e si convinse che se davvero era quello il motivo, Eiko doveva avere qualche problema. Gli sembrò molto normale Scusa Yuya io tvb e fu contento di scoprire che Chinatsu la pensava come lui, visto che era lei l'esperta in materia.
    Ripresero la loro marcia, imboccando l'ultima scalinata, quella che li avrebbe portati a piano terra, come sottofondo, le canzoni di Niwa, che con sua grande sorpresa Alexandre stava trovando abbastanza gradevoli. Chinatsu però stava trovando di gran lunga più interessante il fermarsi ogni dieci passi - e già non era facile muoversi per via della gente ed i costumi ingombranti - per far notare anche a lui il fusto di turno che era appena passato o il barista sexy perché tutti i baristi in camicia sono sexy. Certo, era divertente, visto che almeno i gusti li avevano in comune, ma Alexandre non aveva cuore di dirle che probabilmente finché si fosse mossa in branco con lui con buone probabilità nessuno l'avrebbe approcciata. Non che Alexandre fosse chissà quanto minaccioso, ma era pur sempre uomo e ostacolo per uno che cercava una ragazza a cui offrire un drink.
    «Oh boi. Hai visto quel figo?» commentò difatti, a distanza di ben quarantacinque secondi dal precedente.
    «Il settimo, è il settimo, Chii-chan.» Per starle dietro però, stavolta Alexandre dovette voltarsi: la sua compagna stava chiaramente osservando un punto alle sue spalle. Stavano ancora scendendo, il piano terra era così vicino... eppure così lontano.
    Effettivamente, appollaiato sulle scale come un rapace, c'era un bel ragazzo: elegante, con una mascherina dal colore metallico posta sul viso. Tuttavia, Alexandre, fece in tempo a fissarlo per meno di una manciata di secondi, prima di sentirsi tirare bruscamente per il colletto della camicia. «Ma non fissarlo, sei scemo?» era Chinatsu, che lo stava rimbeccando come una madre apprensiva nei confronti del figlio maleducato.
    «Come faccio a guardarlo se non posso fissarlo? - borbottò, alzando un po' la voce per sovrastare il volume alto della musica. - Tutto tuo comunque, non è il mio tipo.» asserì, e riprese a scendere gli scalini. Il che era un po' una mezza bugia, ma era in sintesi quello che aveva detto per tutti i ragazzi che gli erano stati indicati. Non ce la faceva proprio a giudicare una persona in mezzo secondo. Sgomitando un po' fra le persone, riuscì finalmente a mettere piede sulla superficie pianeggiante del piano terra, e tentò di allentarsi un po' la stoffa che gli cingeva il collo. Tutto quel muoversi alla fine gli aveva fatto venire caldo, ed in più l'ornamento principale si era spostato leggermente, con ogni probabilità poco prima quando Chinatsu l'aveva afferrato.
    «Comunque, chi è Niwa? Non è male...» chiese alla compagna dietro di lui, curioso. La stava davvero apprezzando. Il punto fu... che non ricevette risposta. E quando si voltò per controllare, scoprì di essere rimasto da solo a parlare come un fesso, perché Chinatsu era... sparita.


    Colori:
    Chinatsu
    Alexandre
    TYPE
    Human

    COSTUME

    yDmYnnh
     
    Top
    .
  15.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member
    ■■

    Group
    Inactive
    Posts
    76
    Power-up
    +18
    Location
    Torino

    Status
    Ghost
    Piano Terra; Sala da Ballo
    LOCATION


    Allungatasi verso il bancone, stringendo l'enorme tesa del cappello con la mano destra per evitare di perderlo, ordinò un'aranciata. Non avvezza all'alcool (almeno fuori dal culto), la bevanda frizzante di colore arancione - vagamente collegabile al colore delle zucche - le sembrava la cosa più halloween-ish ordinabile.
    Il ragazzo dietro al bancone le porse un bicchiere in vetro dall'aspetto massiccio e l'intermittenza delle luci ne rivelava a tratti il colore giallognolo dato dalla bibita da lei ordinata, all'interno della quale galleggiava una cannuccia in plasticaccia nera: povere tartarughe. Si stupì onestamente quando, allungando la mano con qualche spicciolo al suo interno, le venne fatto intendere con una mano aperta e un leggero movimento del capo che non ce ne fosse bisogno, e l'ordinazione era gratis. Buon per lei, in fondo, quegli umani sembravano più gentili del solito. Avrebbe detto "buoni" ma, visto il suo essere ghoul, sarebbe probabilmente suonato profondamente sbagliato.
    Una volta poggiate le sue fragili labbra sulla cannuccia nera e bevuto un sorso di aranciata, si trovò a portare il palmo della mano destra al relativo orecchio, chiudendo leggermente gli occhi in segno di fastidio: le luci si erano affievolite e la musica attenuata, e uno strambo tizio salito sopra il palco aveva cercato di attirare l'attenzione del pubblico picchiettando su un microfono per testarne il funzionamento. Zoe imprecò tra sé e sé, considerato che solitamente quel gesto si compiva quando si voleva infastidire gli ascoltatori per punizione. Il corretto funzionamento degli apparati elettronici, in fondo, andava testato prima dell'inizio della festa.
    Dietro di lui erano saliti sul palco cinque tizi addobbati a festa come chiunque altro in quel locale, pur con un miscuglio decisamente patetico: pelliccia e carne viva al vento, un connubio tra due concetti il più distanti possibili sia dalla magia che dallo spirito primevo di Halloween in sé. Nessuna magia era in grado di resuscitare i morti o trasformare la gente in belve, in fondo.
    I tizi si stavano presentando come "Crimson Peak" quando Zoe decise di fare un tentativo ed avvicinarsi per quanto possibile al palco, provando se non altro a godersi quella festa. Grazie al suo fisico minuto e tenendo il bicchiere di vetro saldamente con entrambe le mani per evitare disastri, riuscì schivando un gomito qui e strusciando tra due spalle là a muoversi sinuosa come un serpente tra la massa di gente mascherata che affollava la sala da ballo del locale.
    La piccola streghetta non aveva la minima idea di chi quei tizi fossero, ma un sacco di altra gente presente all'Utopie sembrava esserne decisamente fan, come sottolineato dalle urla (alcune femminili acute come quelle di un'aquila che si libra in volo) all'annunciazione della loro scaletta.
    La loro musica non era di per sé male, ma vedendo tutta la gente attorno a lei muoversi e divertirsi mentre lei era lì, ferma in piedi con un bicchiere tra le mani, iniziò a farsi un paio di domande riguardo all'idea stessa di essere andata lì quella sera. Cercando di muoversi come possibile, ciondolando ora a destra e ora a sinistra, muovendo ritmicamente i gomiti con leggera goffaggine, si rese conto di essere un pesce fuor d'acqua. Non era stata educata per quello, al meglio le era stato insegnando a muoversi con eleganza in una pista da ballo libera, con un compagno a stringerle i fianchi e un lento suonato da strumenti veri. Ciò che differenziava principalmente lei dagli altri presenti in quella stanza non era l'essere un ghoul in mezzo a degli umani (e chissà quanti altri ghoul, a dire il vero!), ma l'essere sé stessa in mezzo a persone che con lei non c'entravano nulla. Era anche per questo, in fondo, che litigava spesso con le sue compagne di lavoro. Aveva cercato di adattarsi forzatamente ad uno stile di vita che non era il suo, ignorando che ogni cosa richiede il suo tempo. Si ritrovò a fermarsi un paio di canzoni dopo, come a chiedersi cosa stesse facendo lì, ma rimanendo comunque al centro della pista da ballo. Sorseggiò un po' di aranciata.


    Al termine del loro set, i Crimson Peak salutarono il pubblico e se ne andarono, lasciando spazio ad una tizia dai capelli verdognoli e un tipo vestito come il personaggio di una famosa storia, ma in versione maschile. Non era una novità, sapeva che soprattutto nell'ambito cosplay era una pratica accettata e praticata (seppur spesso dal sesso contrario). Strizzò gli occhi, realizzando solo dalla presentazione della ragazza chi essa effettivamente fosse: era una idol abbastanza famosa, spesso passavano i suoi video sugli schermi del Maid Café dove lavorava, e conosceva qualche sua canzone. Aveva deciso di rimanere lì per un semplice motivo: era uno studio antropologico il suo, il fatto che non stesse a suo agio in quella situazione non ne precludeva in alcun modo l'indagarla. La gente a fianco a lei sembrava divertirsi, e voleva capire perché.
    Elencata nuovamente la scaletta, il tizio vestito da Re di Cuori scese dal palco lasciando alla Idol lo spazio per fare il suo lavoro. Sentendole spesso al Café, Zoe si ritrovò a canticchiarle sottovoce e, perlomeno, muovere la testa e un po' le spalle a ritmo. Non apprezzava particolarmente quelle canzoni, ma la loro infinita ripetizione nell'orario lavorativo la faceva se non altro sentire più a casa o, almeno, in un ambiente quasi familiare e sul quale poteva avere un discreto controllo.

    TYPE
    Ghoul

    COSTUME
    Witch

    Dcfg1CX
     
    Top
    .
24 replies since 19/10/2019, 11:00   897 views
  Share  
.