[QUEST] 🎃 Spooky Scary Party 👻

[ROLE EVENTO 01] 31/10/2019 21:00 circa @Club L'Utopie

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    Vika

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    Ichigo
    Le dissertazioni filosofiche potevano continuare all’infinito in quell’occasione, fintanto che la sua attività era scrutare come un rapace tra le figure che danzavano e si muovevano nel locale al momentaneo ritmo rock-elettronico dei Crimson Peak.
    I travestimenti erano vari, molti corrispondevano all’ideale standard della festa consumistica americana, riportando alla luce le creature delle tenebre di ogni urban fantasy che si rispetti: vampiri, zombie, licantropi, più elaborate mummie fasciate più o meno bene da bendaggi e scheletri attraverso cui era impossibile vedere.
    Senza contare quei costumi che di spaventoso non avevano nulla, ma in quel settore rientrava anche lui, essendo di sicuro troppo complesso immaginare che dietro la maschera da host ci potesse essere un serial killer o qualcosa di simile. Sarebbe stato divertente sussurrare all’orecchio di qualche interessato ai suoi servigi gentilmente offerti, che in realtà era un pericoloso assassino seriale. Ovviamente come una battuta, insomma quale essere con un minimo di cervello poteva mai rivelare così beatamente la sua reale natura?
    Dopo il passaggio della cosa rosa aveva alzato lo sguardo verso le balconate dei piani superiori, sperando segretamente di incrociare lo sguardo con un potenziale Jack O' Lantern e la sua meravigliosa zucca scavata, da cui secondo alcuni derivava il nome ben noto della festa americana.
    Anche qualche strega senza scopa e cappello a punta, ma con una morbida tunica bianca e i capelli lasciati sciolti al vento, possibilmente decorati da qualche piccolo fiore aromatico. Forse pochi dei presenti avrebbero inteso quello stile, dopotutto era andata perdendosi la conoscenza del sabbat celtico nella cultura di massa. E lì di massa poco acculturata era sicuro essercene molta.
    A dimostrarlo c’era anche la scarsa presenza di magnifiche rappresentazioni di spettri e creature originarie della cultura locale, almeno per quanto riusciva a vedere nella parte della sala al primo piano che si estendeva ai piedi della scala. Quasi scomparivano lì in mezzo le Yuki Onna, le Sadako, le probabili (forse) Harionago, gli spettri di defunti con kimono bianco e cornice senza sfondo infilata al collo e… tho, una Kuchisake gli stava passando accanto con la mascherina al collo e il make up studiato per imitare i tagli ai lati della bocca fino quasi alle orecchie. Doveva procurarsi delle caramelle nel caso l’avesse incontrata di nuovo, non voleva certo farsi rovinare il faccino da un soggetto così desideroso di spargere la sua innaturale bellezza.
    Certo era parecchio curioso il confronto di genere a seconda della patria: in Giappone sembravano dominare le leggende horror con donne al centro, in America le creature peggiori avevano una definizione spesso maschile, ma piuttosto equilibrata. Era ancora carente sulle leggende europee, quelle africane e del medio oriente, per non parlare della grande madre Russia. Doveva rimediare all’enorme lacuna, indubbiamente.
    Scese alcuni gradini della scala, meditando sulla possibilità di farsi un bel drink con ombrellino, senza smettere di osservare tra la folla alla ricerca di potenziali interessi. Scorrendo lo sguardo alla ricerca delle leggende giapponesi presenti, un paio di kimono elegantemente sgargianti risaltavano per un paio di ragioni: l’altezza media delle persone intorno ai soggetti, salvo tacchi dodici ai piedi delle fanciulle più coraggiose ed esperte, era inferiore; costumi identici escludendo il colore delle capigliature e l’acconciatura. Insomma era come una sorta di piccolo segnale di attenzione che aspettava solo di essere notato.
    Sul palco la band aveva finito la sua esecuzione e veniva passato il testimone ad un paio di personaggi che stavano scalando le vette del successo, affermazione confermata dalle grida dei fan che probabilmente si erano fatti ore di fila all’ingresso solo per poter assistere e scoprire il costume indossato dai loro idoli e poterli cercare in seguito nel locale. Poveri loro… o fortunati? Sotto certi aspetti invidiava un po’ quel essere al centro dell’attenzione, ma d’altro canto gli piaceva anche la libertà data dalla mancanza di fama. Aveva dato attenzione al cambio palco per un attimo e poi era tornato a cercare quella macchia di oro e rosso in doppio kimono, ma ne era rimasta una sola e la seconda si stava allontanando.
    Scese le scale deciso ad affrontare la gente che si ammassava verso la pista da ballo per avvicinarsi alla bionda in kimono rosso e oro e scoprire, per sfizio personale, quale maschera avesse scelto. Di passo in passo riusciva a cogliere i dettagli, ma solo una volta abbastanza vicino ebbe la conferma sulla fattura curata dell’abito e in particolare l’attenzione dedicata al make up e alle spaccature decorative da porcellana incrinata e fragile.
    Altro piccolo dettaglio non passato inosservato era una questione di centimetri, ma era lui tipo da farsi problemi al guardare qualcuno dal basso verso l’alto? Giammai, sarebbe stato sinonimo di insicurezza, cosa sconosciuta in particolare quando indossava la sua personale maschera.
    Con l’aplomb perfettamente a tema con il cartellino appuntato alla giacca, si rivolse alla statuaria bambolina (per il costume, non fraintendiamo!) cercando di sovrastare a sufficienza la musica e le grida di giubilo dei fans di NIWA, senza però dover per forza gridare (cosa terribile per le corde vocali).
    «Spero che chi ha osato ferirti non si presenti alla festa.»
    Andava probabilmente annoverata come una delle frasi da rimorchio meno fantasiose possibili, ma chi poteva dire che non era voluto anche quel possibile effetto?
    GHOUL
    HOST





    NB: Nel post il trio si divide e ciascuno interagisce con qualcuno, ho spezzato le parti indicando nello specifico a chi si riferisce e la location 😉

    SPEAKING TO
    Yuya, Alexandre, Zoe

    PT
    LOCATION


    Ace
    Legenda colori: Kayden, Devika, Kiran
    --------------------------------------------------------
    L’esibizione dei Crimson Peak era agli sgoccioli, così come le bevande dei tre disperati.
    «Basta ciondolare, io vado sotto al palco, perché prima o poi LUI si presenterà lì e finalmente potrò pedinarlo!»
    Devika era sempre più infervorata dall’idea di poter finalmente conoscere dal vivo il suo Yuya.
    «Sembri sempre più una folle stalker, prima o poi arriverà una bella ordinanza dal tribunale.»
    Rise solo lui per quella ipotesi, Devika gli rifilò una occhiata truce e Kiran lo aveva placidamente ignorato per guardare la gente sulla pista da ballo che si stava ancora divertendo con le ultime canzoni del gruppo.
    «Dimmi la verità, hai anche uno di quei cuscini formato gigante con la sua foto stampata sopra, vero?»
    Non aveva ancora imparato il nome di quei cosi.
    «Purtroppo no, potreste regalarmelo però.»
    La comunicazione di un bis fu la colonna sonora dell’avvio della caccia di Devika, che prontamente afferrò una manica del riluttante Kay.
    «Dobbiamo andare!»
    Kiran li seguì con lo sguardo, la sorellina che con energia trascinava un fintamente triste ragazzone era piuttosto divertente, ma forse l’altezza di Ace non sarebbe stata sufficiente a non perderli del tutto di vista e, per quanto l’idea di infilarsi tra la folla non era delle migliori, decise di seguirli.
    Purtroppo non aveva preventivato l’ammassamento repentino quando sul palco comparvero Yuya (per la gioia di Devika) e NIWA (per un bis di gioia di Devika).
    Kayden era finito nella bolgia infernale che si stava scatenando, con la ragazza che gli si appendeva al braccio come un koala ad un eucalipto per non rischiare sfuggisse al suo destino. Nel frattempo aveva quasi privato l’americano del senso dell’udito ad un orecchio, a forza di entusiastiche grida nell’inutile tentativo di farsi notare da Yuya e NIWA. Era assurdo che non si rendesse conto fosse un po’ complicato risaltare in mezzo ad altra gente che reagisce esattamente nello stesso modo.
    Poco male, forse Devika alla fine si sarebbe data una regolata o almeno così sperò Kayden, finché…

    (Devika @ Yuya o meglio alla sua ricerca… 1°P accanto alle scale)
    «È il momento!»
    Svicolò oltre Kayden, cercando di trascinarselo dietro afferrandolo per un polso e districandosi attraverso la gente per andare in direzione dell’uscita dal palco. Ah, doveva intercettare Yuya e Kay doveva riuscire a starle dietro. La strategia era pessima: lei era piccola e sfuggente come un gatto (non per niente aveva scelto la sua adorata felpa con cappuccio felino per “travestirsi”), mentre Kay era un tizio alto e per niente abile a passare attraverso muri di saltellanti fan esagitati. I due finirono separati, ma Devika era intenzionata a riuscire nella sua missione e districandosi tra la marmaglia a fatica optò per la scelta numero 2: raggiungere le scale e trovare un posto più alto. Ora sapeva bene che costume cercare!
    Uscì dalla mischia sotto il palco, salì alcuni gradini e decise che in caso gli altri potevano sempre chiamarla o mandarle un segnale di fumo una volta decisi a ritrovarla, dopotutto non era una bambina. Arrivò fino in cima alla scala e si appollaiò sulla balconata intenta a scrutare il palco per capire da che parte sarebbe potuto sbucare Yuya.
    Era pronta a volare per raggiungerlo ed esprimere con tutto il suo entusiasmo quanto lo trovava meraviglioso, bravissimo, entusiasmante nelle sue performance e stupendissimo con il costume da Re di Cuori, che trovava azzeccatissimo!

    (Kiran @ Alexandre – PT base delle scale)
    Kiran era rimasto in posizione arretrata rispetto agli altri, si era fermato prima di finire schiacciato dalla costruzione di quel muro di fans. Accanto a lui sentì qualcuno chiedere chi fosse la ragazza sul palco e nel voltarsi comprese che mancava l’interlocutore a cui era stata rivolta la domanda.
    Sarebbe stato crudele lasciare quel dubbio nella mente di qualcuno, soprattutto considerato che stava guardando quel qualcuno dal costume nettamente superiore al suo per qualità (epica differenza tra chi si era preparato per l’evento e chi aveva semplicemente preso un paio di cose dall’armadio e via). Il nerd non lasciò passare troppo tempo in inutili riflessioni.
    «Una cantante piuttosto famosa del momento, ha vinto diversi premi.»
    Non c’era grande entusiasmo nella sua voce, portata ad un volume sufficiente per essere sentito e in un giapponese privo di accento straniero, che a guardarlo in faccia chiunque si poteva aspettare.
    «Comunque è meglio allontanarsi un po’ se non vuoi finire schiacciato dai suoi fan.»
    I simili di sua sorella erano spaventosi, chiassosi ed esagitati, ma lo era anche Devika e per questo li conosceva fin troppo bene. A lui non interessava molto seguire tutta quella gente, ma era piuttosto informato grazie alla gemella.

    (Kayden @ Zoe – PT, pista da ballo)
    Kayden alla fine si era ritrovato in mezzo al caos e Devika era scomparsa alla ricerca del ReginettO. Non sapeva se gioire o essere preoccupato per Yuya.
    Forse era meglio levarsi dalla bolgia infernale, dato che gli scuotimenti generali a ritmo di NIWA cominciavano ad essere pericolosi: stava rischiando che qualcuno gentilmente gli rifilasse un dito in un occhio o soavi gomitate nello stomaco e pestate di piede come contorno.
    Tornare sui suoi passi si rivelò più difficile del previsto e fu più che spontaneo lanciare qualche maledizione mentale a Devika per la situazione in cui l’aveva abbandonato. Ah, gliene avrebbe dette quattro il giorno dopo, se riusciva ad uscire vivo da quella pista.
    Si muoveva a serpentina approfittando ora qui e ora lì dei minimi spazi tra gli scuotimenti più o meno selvatici , ritrovandosi più di una volta spintonato da spallate perfettamente a ritmo di musica. All’ultima, mirata con precisione allucinante al centro della schiena del povero spilungone americano, dovette contrastare la forza di inerzia per non finire addosso a chi si nascondeva sotto un particolarmente vistoso cappello da strega di cui aveva purtroppo urtato la tesa larga.
    «Ah, sorry
    L’abitudine era dura a morire e in situazioni simili l’inglese era spontaneo. Se non altro il resto lo disse in un giapponese ancora sporcato dall’accento americano che non era riuscito ad eliminare dalla pronuncia.
    «Non hai un incantesimo per farmi uscire da questo labirinto umano, vero?»
    Sbirciando sotto quel cappello aveva scoperto di avere a che fare con una graziosa streghetta, forse poteva tentare di sdrammatizzare un minimo con qualche battuta.

    CCG
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    Viktoriya a Ichigo; accenni ad Astrid

    Bar
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    “Spero che chi ha osato ferirti non si presenti alla festa.”
    C’erano sicuramente frasi migliori per attaccare bottone in discoteca, ma la fortuna girava dalla parte dell’avventore dall’elegante mascherina: Viktoriya Khabarova era avvezza ai rapporti sociali quanto Lazar Khabarov lo era all’eterosessualità.
    «Oh...» se in un primo momento l’espressione della bionda aveva tradito apertamente il suo sentirsi spaesata, quasi fosse lì lì per rassicurarlo sullo stato della sua pelle, prima di parlare Vika elaborò alcuni importanti riflessioni.
    Primo, che nessuno avrebbe dato per veritiere le false ferite che aveva dimenticato le adornassero il viso.
    Secondo, che non era una Barbie ma la futura guida della famiglia Khabarov.
    Terzo e più importante, che doveva rispondere in giapponese.
    «… è così che gli uomini giapponesi rimorchiano?»
    Ah già, doveva spegnere la spia psicologa. Pazienza, ormai era tardi per quello. Sbatté le palpebre, pronta a veder sfumare la sua unica possibilità di non sembrare strana quanto il suo travestimento.

    ***

    Chi avrebbe riso sotto i baffi per la risposta di Viktoriya era chiaramente Lazar, ormai in prossimità del bar più affollato.
    Aveva attraversato non troppo speditamente il centro del salone, guardandosi attorno con quel tipo di curiosità che solo un costumista può provare ad una festa in costume. Già molto espressivo di natura, in quel momento lo si sarebbe potuto definire un libro aperto: sorrisi d’approvazione e delusione si susseguivano sul suo volto a seconda di chi invadeva il suo campo visivo. La maggior parte dei partecipanti aveva optato per un classico costume da festa americana o qualcosa di molto raffazzonato e poco elaborato, ma qualcuno riusciva a distinguersi per originalità o eleganza.
    Prima di dirigersi verso il bar il suo istinto di fratello protettivo gli impose di individuare Ninel’, al piedi del palco in compagnia di una ragazza che impersonava una delle infermiere di Silent Hill. Che bella idea! Un po’ abusata nel mondo del cosplay, ma sicuramente adatta a Halloween.
    Bene, adesso che aveva entrambe le sorelle sott’occhio il suo istinto di fratello protettivo si sarebbe acquietato per un po’. Finalmente poteva concedersi un drink, sulle note delle piacevoli canzoni di MIWA; negli ultimi tempi le passavano spesso in radio, ne aveva persino imparato a memoria un paio.
    “Avete qualche drink speciale per l'occasione?”
    Queste furono le prime parole che Lazar udì una volta raggiunto il bar. Si sedette silenziosamente sul primo sgabello a disposizione, a lato di un gruppo di ragazze di varie etnie a cui scoccò solo un rapido sguardo. Gambe a cavallo - niente manspreading col kimono -, gomito sul bancone e mano rigorosamente sul palmo, era tempo di trasformarsi nel russo banale di turno e ordinare della vodka!
    Attese con pazienza che uno dei barman si liberasse per sorridere e ordinare «Un Woo Woo.»
    Un Woo Woo, lo aveva fatto istintivamente, senza neanche pensarci. Adesso sì che gli mancavano gli amici che aveva lasciato a Juzno-Sachalinsk.


    «Parlato Lazar.»
    «Parlato Viktoriya.»
    «Parlato Ninel'.»
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    Intermezzo 👹 03

    22:10

    E anche la performance di NIWA, per dispiacere dei suoi fans adoranti, giunse così al termine dopo un ultima melanconica e ritmica canzone. La ragazza salutò il pubblico con la promessa di incrociarsi in giro, per poi lasciare il palco e raggiungere il suo bodyguard. Tuttavia, a tutto d’un tratto, le luci si spensero di colpo e dopo qualche istante di collettiva confusione, i riflettori (le cui luci erano ora rosse e bianche) si riaccesero puntando verso il palco e al suo nuovo occupante: il DJ del L’Utopie, Omen, il cui volto era coperto da una maschera (suo segno distintivo), per quest’occasione, da Oni. Non aveva presentatori ad accompagnarlo e per questo si presentò da solo con una breve ma distintiva introduzione seguita da una battuta (un po’ pessima ma tutto sommato la sua musica rimediava il suo pessimo umorismo) per poi raggiungere la sua postazione, dando così il via alle vere danze con il suo primo pezzo remixato.

    Primo piano, Bar, 22:35.

    Per tutto il locale c’era già qualcuno che aveva bevuto un po’ troppo, un ragazzo con un costume da Tristo Mietitore, per esempio, che aveva iniziato ad importunare gli altri avventori, in special modo una coppia che si stava semplicemente rilassando al bar parlando tra loro. La situazione aveva però velocemente raggiunto le orecchie dello staff lì vicino che decisero di intervenire prima che la situazione degenerasse, facendo allontanare il ragazzo dal luogo senza fare scenate.




    Edited by alyë - 31/10/2020, 22:35
     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
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    Kiran


    Un brivido gli percorse tutta la spina dorsale. Alexandre non poteva - e non voleva - crederci. Insomma, non gli sembrava di essersi distratto in modo tanto drastico dal poter perdere di vista una persona chiassosa come Chinatsu.
    E invece era successo. Per un attimo si guardò pure intorno, sollevando di nuovo lo sguardo in direzione della parte più alta delle scale, giusto per controllare se non fosse andata davvero a provarci con lo sconosciuto mascherato - e per poco non gli venne pure il dubbio perché non vide né lui né lei, salvo poi ricredersi quando lo scorse poco dopo avvicinarsi ad una bellissima ragazza bionda, che decisamente non era la sua amica.
    Se c'era una cosa che Alexandre non digeriva molto bene, quella era il rimanere da solo, in situazioni affollate. Era il classico panico di un bambino che perdeva i genitori dentro un supermercato. Solo che lui aveva ventisei anni.
    A riscuoterlo dal suo momentaneo torpore fu una voce maschile piuttosto vicina, che si prese la briga d'informarlo su chi fosse questa NIWA, rispondendo così alla sua domanda che era appena caduta nel vuoto. Alexandre si voltò: ad aver parlato era stato un ragazzo dai capelli scuri e la carnagione olivastra. Era vestito normalmente, ma il rosso non poté fare a meno di abbozzare un timido sorriso quando notò la sua maglia, riflettendo sul fatto che sembrava presa dal suo armadio. Per un attimo ebbe l'impressione di aver di fronte una faccia già vista da qualche parte, ma accantonò l'idea quasi immediatamente, quando si ricordò di conoscere ben poca gente fuori dalla CCG e i pochi altri posti che frequentava.
    «Ah-- Grazie.» mormorò, un po' preso alla sprovvista. Mentalmente si disse che per aver costretto uno sconosciuto a rispondergli doveva avergli fatto proprio pena, o che al massimo lo avesse scambiato per stupido perché parlava da solo. Sperò con tutto il cuore la seconda opzione perché onestamente già si faceva pena da solo e non c'era bisogno di aggravare le cose.
    «Sembravo stupido,vero?» aggiunse poi, con un tono che aveva qualcosa di vagamente rassegnato. «Non stavo parlando da solo, ero con un'amica e... beh.» era sparita, ma forse s'intuiva. Lievemente in imbarazzo per la figura appena fatta, intrecciò le mani guantate fra loro. Il vampiro più inoffensivo sulla faccia della terra, insomma.
    Si spostò quasi di riflesso, perché come Kiran gli aveva fatto notare era veramente nel mezzo, e on ci teneva a venir investito da una mandria di fan impazziti.
    «Hai per caso visto allontanarsi da qui una ragazza con i capelli blu ed un abito da... sposa?» chiese, più o meno conscio di quanto assurda potesse sembrare quella sua descrizione. Tuttavia, Alexandre era serio.

    Colori:
    Chinatsu
    Alexandre
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    Le sue "amiche"/Lazar


    «Esatto!» Disse il cameriere a Saki. «Abbiamo appena aggiunto al menù diversi cocktail alla zucca, tra cui il Pumpkin Fever, il Pumpkin Martini e il Polished Princess.»
    «Puoi chiedere se fanno anche il Great Pumpkin?» Disse, invece, Keira, dopo che la giapponese ebbe finito di tradurre. A seguito di una risposta affermativa del cameriere, la discussione tornò a svolgersi solo tra noi, in inglese, in seguito a un'idea della solita americana: «Why don't we take them all?»
    «What do you mean?» Fu la risposta della giapponese, presa alla sprovvista prima dall'idea di Keira d'iniziare a bere fin da subito e, poi, dalla sua proposta decisamente interpretabile.
    «Why don't we order one of each drink and let everyone taste everything?»
    «That sounds amazing!» Proruppe la spagnola.
    "That's the worst idea ever..." Pensai, io, mantenendo immutata la mia espressione, ma, in segreto, preparandomi psicologicamente ad assaggiare non uno, ma quattro diversi sapori, uno peggiore dell'altro. "Cosa mi tocca fare pur di trovare-"
    "Vad?"
    Il mio maledire le umane che avevo accanto si era interrotto non appena ebbi modo di notare da chi i loro tre appetitosi corpi mi stavano separando: si trattava di un ragazzo, probabilmente. L'unica cosa certa che sapevo era il fatto che, accanto alla giapponese, la sua altezza risaltasse parecchio. "Kan du vara..."
    Decisi di tenerlo d'occhio: aver passato un po' di tempo a guardare la sua attività sui social media mi aveva dato una buona idea del viso di chi stavo cercando: avrei anche potuto riconoscerlo, con un minimo d'aiuto da parte delle luci del locale, che, proprio in quel momento, decisero di spegnersi, lasciando l'intero locale al buio più totale per qualche secondo, il tempo giusto affinché la gente iniziasse ad avere qualche dubbio sul fatto che tale effetto scenico fosse o meno voluto, poi, a svelare il mistero, pensò un tale "Omen", che si presentò e iniziò a suonare. Le luci, ora più chiare grazie al colorito rosso e bianco da esse preso, avrebbero potuto consentirmi di guardare meglio il ragazzo, affinché potessi accertarmi del fatto che fosse davve-
    «I'll take the Pumpkin Fever!» Disse la spagnola, distraendomi dai miei pensieri.
    I'll take the Polished Princess, then.»" Risposi, per non essere l'ultima a ordinare e non destare sospetti sul fatto che, per quanto dovessi stare attenta a ciò che loro dicevano, quei tre pasti tra me e il presunto Lazar non avessero la mia totale attenzione.
    «Fine, I'll take the last one.» Disse, infine, la giapponese, prima di richiamare un cameriere e ordinare per tutte.
    I drink arrivarono piuttosto in fretta, per quelli che dovevano essere i ritmi di un tale locale, e, non appena Keira e Inés li videro arrivare, posarono gli occhi su di loro. Saki preferì tenerle d'occhio e io posai lo sguardo su chi aveva attirato la mia attenzione. Non ero interessata a bere, anzi, avrei preferito non bere niente, dal momento che le bottiglie di vino sanguigno che mia madre portava a tavola ogni tanto non erano più disponibili. Non bevevo vino sanguigno da una vita e ciò che mia madre prendeva per allietare i pranzi un po' più speciali non sarebbe stato neanche lontanamente sostituibile con la brodaglia arancione che era stata messa nei nostri bicchieri. M'interessava, tuttavia, accertarmi che il ragazzo seduto accanto al mio branco di umane fosse Lazar e che, se sì, non mi scappasse: avrei dovuto essere abbastanza lucida per potergli parlare e, magari, ciò che aveva chiesto al cameriere, supponendo che fosse un drink alcolico, avrebbe potuto essermi d'aiuto, sperando che non si ubriacasse a tal punto da mandare all'aria i miei piani con qualcosa che potesse far notare il suo essere ghoul o, peggio, il mio.
    Avrei dovuto liberarmi in fretta della mia sempre meno gradita compagnia, in modo da poter affrontare la discussione da sola, senza il rischio che qualche spuntino venisse a conoscenza del mio segreto e mi costringesse a terminare la sua esistenza prematuramente, permettendomi di rifarmi la bocca da quei... cosi che avevamo preso al bar e che, in quel momento, dovetti anche assaggiare ad uno ad uno. "Quanto mi manca il blodvin..."
    Quei drink furono una vera tortura, ma, bevendo il mio, ebbi tutto il tempo necessario per dare un'occhiata al costume del presunto Lazar: sembrava un kimono con dei ricami davvero molto curati. Era sui toni del rosso e nero, con qualche dettaglio dorato che lasciava intravedere quanto quel costume fosse stato cucito da qualche sarto abbastanza bravo. "Il genere di artigiano che vorrei che si prendesse cura anche di un certo progetto per la Sottoscritta..."
    Tuttavia, un solo dettaglio m'impediva di pensare a lui come al vero Lazar: i capelli. Ciò per cui avevo deciso di sopportare quella brodaglia e di bermela tutta, nonostante il contenuto alcolico che presto avrebbe iniziato a farsi sentire, aveva i capelli di un colore piuttosto inusuale, mentre il ragazzo accanto a Saki li aveva neri quanto lei. Era possibile, però, che stesse usando una parrucca: alcuni ghoul, infatti, la utilizzavano come parte dei loro abiti da battaglia. Era possibile che lui fosse uno di quelli e, in tal caso, la pratica e il suo lavoro avrebbero potuto far sì che lui sapesse indossare perfettamente una parrucca e nascondere il suo colore di capelli piuttosto bene. L'unico modo che avrei avuto per accertarmi di chi fosse quel ragazzo molto alto sarebbe stato andare a parlargli e sperare che la sua faccia coincidesse con quella a me ormai nota.
    «What are we waiting for?» Disse la spagnola, distraendomi nuovamente dai miei pensieri. "I'm waiting for you to get the hell out of my sight." Pensai io, rendendomi conto, però, che il desiderio di andare a ballare di Inés avrebbe potuto essere la mia carta vincente, il mio biglietto d'uscita da quella situazione di stallo e l'inizio di una conversazione con quello che si sarebbe rivelato essere uno tra Lazar, un ghoul più forte di me, un investigatore della CCG venuto dal nord Europa o ciò con cui mi sarei rifatto la bocca dopo quello schifo che ero stata costretta a bere. «Yeah: let's get Keira out of here before she decides to order a second drink.» Disse Saki, togliendomi quasi le parole di bocca. «Just for now.» Rispose l'americana. «You won't get me out of this place without me having a Pumpkin Fever just for me: that thing was amazing!», cosa alla quale risposi: «We'll see, we'll see... But, for now, let's just go dancing without too much alcohol in our bodies.»
    Ci alzammo e ci facemmo largo tra la folla fino ad arrivare alla pista da ballo. Inés sembrava voler ballare di più ogni secondo e si lanciò in mezzo alla folla danzante, tenendo Keira per mano, che, a sua volta, teneva Saki, che, infine, teneva la Sottoscritta, impegnata a non perdere di vista colui dal quale le tre umane mi stavano trascinando via. Attesi un po', seguendo la spagnola fino a quando lei trovò un posto tra tutto quel cibo che potesse piacerle, dopodiché attirai l'attenzione di Saki e le sussurrai all'orecchio un semplice: «Saki-chan, vado un attimo in bagno. Tienile d'occhio mentre sono via.», indicando l'americana e la spagnola, intente a ballare e a divertirsi. Non appena ebbi ricevuto un ok a quella stupida scusa da parte della giapponese, uscii dalla pista da ballo e mi diressi non verso il bagno, che nemmeno avevo ben chiaro dove fosse, bensì verso il presunto Lazar, mentre pensavo a cosa dirgli per iniziare la conversazione.
    Avrei dovuto essere estroversa, cosa per cui le svedesi non erano molto famose, ma avevo un piano: avrei iniziato la discussione io, magari con qualcosa di correlato all'argomento che m'interessava, senza scendere troppo nel dettaglio finché fossimo stati in quel luogo, troppo affollato per poter parlare liberamente, poi avrei potuto continuare a fare domande e cercare di renderlo disponibile ad aiutarmi o, approfittando dello stereotipo delle ragazze mie connazionali, terminare la discussione e sparire, in caso di necessità, rifugiandomi dalle umane che avevo convinto a venire con me. L'unica cosa certa era che, per iniziare bene una discussione, porsi nella maniera giusta sarebbe stato fondamentale. Un modo carino per farlo sarebbe stato fare una piccolezza a lui gradita, che avrebbe potuto, poi, portare a eventi a me più graditi. Una volta raggiunto, quindi, decisi di presentarmi con un semplice ed educato «Posso offrirti qualcosa?», accompagnato al sorriso più innocente che riuscii a fare, e vedere come la situazione si fosse evoluta da lì.


    «Astrid Hedvig»;
    «Inés»;
    «Keira»;
    «Saki».


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    Edited by Antoil69 - 17/11/2019, 21:48
     
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    FANS, STAFF & NIWA

    PT, Palco ► 2°P, Scale per 1°P
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    Quando il membro dello staff era andato a cercarlo, era appena diventato ben chiaro a Yuya che non aveva ben capito chi doveva effettivamente andare a presentare al pubblico del locale e quando si era ritrovato di fronte la bella e talentuosa NIWA, beh, gli era quasi venuto un infarto. Ebbene si, non è che avesse prestato molta attenzione quando gli era stata spiegata la schedule della serata quasi un’ora prima, infondo bastava la capisse e la imparasse il suo caro manager, no? Risposta sbagliata vedendo che, se avesse capito che a presentare una delle sue amate idol fosse stato proprio lui, si sarebbe preparato mentalmente e non sarebbe rimasto fermo impalato per ben 5 secondi prima di sorridere amabilmente alla ragazza nel mentre si presentava! Una svista enorme, dunque.
    Il cuore gli palpitava ma esternamente il panico (e la relativa esaltazione) che stava provando era ben nascosto e tutto sembrava nella norma, come doveva essere. Sapeva che l’avrebbe probabilmente incrociata quella sera in giro per il locale ma sul serio, non era ancora pronto! Non così subito! Almeno era ormai così abituato a semplicemente apparire normale e affabile agli altri che condurre una conversazione nel mentre internamente stava urlando e distruggendo muri immaginari a calci, beh, per lui era diventata una bazzecola, facile come bere un bicchiere d’acqua. Era pure riuscito a chiederle un autografo con dedica, ovviamente dopo i dovuti e cordiali elogi! Ah, quanto era bravo. Mentalmente, si diede una pacca sulla spalla da solo.
    Poi lei era proprio come se l’era immaginata, dolce e amabile (e non falsa come tutte le oltre. Beh, rientrava in quella categoria anche lui ma questi sono dettagli al momento poco importanti), in contrasto alla sua controparte più carismatica usata durante le sue esibizioni. E quando lei lo prese all’improvviso a braccetto, quasi si strozzò con la sua stessa saliva e percepì il suo cuore quasi esplodere nella sua gabbia toracica. Si fece dunque guidare verso il retro del palco, nel mentre scambiavano tra loro qualche idea e battuta da fare non appena sarebbero entrati in scena. Per il resto, beh, lui andò in autopilot, cercando di riprendere il più velocemente possibile il controllo della situazione. Fosse stato un’altra persone, si sarebbe già messo in ridicolo da solo. Non lui, mai lui.
    Una volta sul palco, se doveva basarsi sulle reazioni che poteva vedere, tutto sembrò andare più che bene. Ottimo, bravo Yuya. Battuta lì, risata qua, vai così! Fece un lungo sospiro dopo aver salutato il pubblico e i suoi adoranti fans (per colpa loro gli stavano iniziando a fare male le orecchie) e aver lanciato un ultimo sguardo a NIWA, che aveva già iniziato a cantare la sua prima canzone. Lui prese a canticchiarla sotto voce nel mentre un membro dello staff gli stava venendo incontro per portarlo altrove dal seminterrato.
    Un attimo, era lui! Il ghoul che stava cercando, Toshiqualcosa, il leccapiedi! Ecco dov’era finito, pensò nel mentre lo salutò con la sua ritrovata tranquillità (non che esternamente si fosse notato niente che non andasse, era infondo un bravo attore). Sempre cordiale e gentile, non era di certo conosciuto per essere uno stronzo con il vario personale che incontrava. Aveva una reputazione da mantenere. Comunque sia, e non aveva dubbi sulla cosa, ovviamente lui non lo aveva riconosciuto. Infondo, non era una cosa così facile ricondurre Nekomata o altre identità a lui.
    Nel mentre salivano con l’ascensore, prese con discrezione dalla tasca interna della sua giacca vittoriana il suo cellulare per scrivere un breve messaggio nella chat di gruppo che aveva con Drev e Roza, indicando loro il piano su cui erano appena usciti (tutto per evitare di venir sommerso da un gruppo di suoi eccitati fans) ovvero il secondo, vedendo che l’intenzione era di nascondersi per un po’ sul terrazzo per far calmare un poco le acque (come aveva visto fare ad altri) ma ora che quell'occasione si era presentata, beh, non poteva di certo farsela sfuggire dalle dita delle mani come fosse stata fumo.
    Problema era che i suoi sopracitati compagni erano al piano terra, nelle vicinanze di uno dei bar così da evitare un poco la calca, con Roza che stava sorseggiando la sua agognata coca-cola nel mentre cantava (male) a squarcia gola le canzoni della idol e cercando anche di seguire (male) i suoi passi di danza, nel mentre il vigile e rassegnato Andrej la teneva d’occhio. In poche parole, tra tutto quel casino, non si erano ancora accorti del messaggio che era stato inviato loro. Se ne sarebbero comunque accorti dopo un po’ ma in quel momento erano, beh, entrambi un po’ distratti.
    Toshiqualcosa lo guidò nella direzione delle scale che portavano al piano superiore per poi lasciarlo andare ma Yuya non fece in tempo nemmeno a fare una singola mossa che fu subito intercettato da un piccolo gruppo di streghette e gattine che erano apparentemente sue fan sfegatate (toh, una di loro era un ghoul) che si erano messe ad urlare il suo nome d’arte da uno dei divanetti per poi corrergli incontro. E cosa poteva fare lui se non prestare loro l’attenzione che stavano così insistentemente chiedendo? Non poteva sfuggire a quella situazione. Sorrise, scambiando qualche parola con loro e concedendo qualche fotto ricordo nel mentre rispondeva ad alcune domande che gli stavano venendo poste.
    Con la coda dell’occhio, tuttavia, notò che il ghoul si stava dirigendo al piano inferiore, facendo slalom tra i vari clienti. No! Lo stava perdendo. Annuì alle ragazze, ridendo ad una battuta che non aveva proprio capito, per poi sorridere loro con aria dispiaciuta facendo un occhiolino per poi dichiarare che doveva andare a cercare il suo manager. Loro alla fine lo lasciarono andare con malincuore ma comunque soddisfate dell’incontro. Ora avevano qualcosa di emozionante da scrivere online! Che fortunate che erano, fu quello che pensarono dopo che iniziarono a bisbigliare tra loro con entusiasmo.
    Yuya sospirò, schioccando la lingua una volta che si fu allontanato abbastanza, cercando di recuperare il terreno perso tra lui e l’altro ghoul. Doveva vedere dove stesse andando! Non doveva perderlo di vista fino a quando gli altri due non gli avessero risposto. Ecco, appunto, dov’erano finiti quei due? Si erano forse persi in un bagno?!
    Iniziò a scendere le scale con attenzione, cercando di non inciampare o andare a sbattere contro gli altri che stavano invece salendo con i loro costumi fin troppo ampi e ingombranti. Aveva fatto caso al fatto che certi costumi erano talmente assurdi che non capiva come potessero riuscire a muoversi con quelli addosso. A parte ciò, per quello che aveva notato, tra vampire sexy e yokai di vario genere, quella sera ce n’era per tutti i gusti. Anche i suoi ma al momento non aveva molto tempo per godersi il panorama.

    «Yuya»
    «Drev»
    «Roza»
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    Ghoul

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    Queen King of hearts

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    Ichigo
    Ah, i lunghi, lunghissimi secondi tra l'esprimere una delle più banali alternative di frasi da rimorchio e la scoperta della reazione che poteva scaturirne.
    Talvolta erano sorprendenti gli effetti di poche parole sussurrate (o quasi urlate, come viveva il dover alzare la voce in situazioni tanto rumorose) nei primi approcci, in particolare per scoprire cosa si nascondeva dietro la superficie estetica dell'interlocutrice/tore del momento e poter eventualmente raddrizzare il tiro.
    Più di una volta era capitato anche di perdere splendide occasioni in quel modo, ma quel rischio rendeva ancora più piacevole il gioco. In realtà sperava sempre in reazioni non proprio favorevoli, aveva un certo fastidio interiore quando si trovava ad avere a che fare con le ragazzine svenevoli, interessate solo al principe azzurro... Ancora peggio erano però le smaliziate afroditi alla ricerca dell'essere corteggiate e sedotte fino ai confini del mondo e ritorno, per poi rivelarsi finte esperte di vita e amore. Poi c'erano le straniere, cresciute in culture diverse e abituate ad altri standard. Quelle erano di solito una splendida materia di studio per migliorare le capacità lavorative e di adattamento alle situazioni impreviste. O almeno questa era la sua opinione condivisa nei momenti di conversazione con qualche collega.
    «… è così che gli uomini giapponesi rimorchiano?»
    Momento di puro giubilo interiore: non era realmente una bambolina e quella apparente reazione di stupore non era di tipo rosa, ma forse da associare al trovare lui un idiota per la battutina pessima.
    Professione host aveva sorriso con sottile compiacimento, avvicinandosi ancora un poco alla ragazza in kimono per limitare al minimo lo stress vocale ed evitare che le grida di massa storpiassero il suono delle parole.
    «In realtà esistono anche frasi peggiori, ma le ho escluse da tempo dal repertorio di lavoro.»
    Ed era incredibilmente disponibile a servirne un'altra, avvicinandosi ulteriormente per poterle parlare quasi all'orecchio, poco curante di questioni di spazio personale, sentendo sulla donna quella nota per niente umana, appena percettibile nel mezzo del mix di odori più o meno gradevoli che circondavano la maggioranza dei presenti. Una simile... beh, più o meno.
    «Però serve allo scopo di iniziare una conversazione, no? E sarebbe stato scorretto chiedere se sei qui da sola, so già che non lo sei.»
    Avanti, lo scambio di sguardi era avvenuto quando le giapponesine in kimono erano vicine. (Sorry Lazar, da lontano sei troppo carinA per passare per uomo).
    Sulla questione lavoro per quanto lo riguardava il cartellino era piuttosto esplicito, seppur scritto in giapponese e non era sicuro che proprio tutti i presenti fossero in grado di tradurlo. Ma lui era lì anche con quello scopo e per soddisfare la curiosità di chiunque glielo avesse chiesto. Era abbastanza semplice riconoscere le maschere di quasi tutti i presenti o almeno fare ipotesi sulla maggioranza, era piuttosto piacevole immaginarsi come rappresentante della minoranza che poteva far scaturire interesse proprio per la relativa chiarezza. Poteva anche non essere un travestimento ma un intrattenimento secondario offerto dal locale per chi aveva deciso di partecipare solo e aveva timore di socializzare con persone normali: chi assicurava non ci fossero altri come lui in giro per i vari piani del locale?
    Quante ipotesi allucinate, tutte anche potenziali risposte a ipotetiche domande che non erano certe ma neppure da escludere prima o poi potessero comparire in conversazione.
    Gli imprevisti erano però sempre alle porte, come lo spegnimento delle luci e il riapparire del mondo festaiolo con l'avvento di un DJ che, ancor più di NIWA avrebbe portato la folla a saltare in pista.
    Meglio prendere ancora più distanza dalla zona di ammassamento tizi scatenati e con un immancabile sorriso cortese (assolutamente da evitare quello da sex symbol auto-convinto) pronunciare la ancor più nota tipica frase da rottura del ghiaccio.
    «Posso offrirti da bere? Per farmi perdonare per la pessima impressione sulle tecniche da rimorchio dei giapponesi.»
    Suvvia, come è possibile resistergli? Oltre a tirargli un ceffone e voltargli le spalle, cosa altamente perdonabile a chiunque.


    (Ci teniamo a far presente che il soggetto non ha ancora toccato una goccia di veleno alcolico, è proprio fatto così. Ci scusiamo per il disagio.)




    GHOUL
    HOST





    SPEAKING TO
    Yuya, Alexandre, Zoe

    (Vedi post)
    LOCATION


    Ace
    Legenda colori: Kayden, Devika, Kiran
    --------------------------------------------------------
    (Kayden @ Zoe – PT, pista da ballo)
    L'unica cosa che non avrebbe chiesto alla streghetta era se aveva incantesimi per ritrovare gli amici dispersi, per quello c'era già la tecnologia e, forse per Devika, il ritrovarli all'uscita dopo essere stati sbattuti fuori dalla sicurezza per aver importunato qualche VIP.
    Alla fine erano tre adulti (circa), grandi (su due non siamo certi) e vaccinati (a cosa non è dato saperlo), potevano cavarsela bene anche se separati e casomai l'indomani riempirsi a vicenda di domande davanti a una tanica di caffè, bevanda indispensabile per tenersi svegli dopo la nottata di festa.

    (Devika @ Yuya - 1°P, scale verso il 2°)
    "Yuya. Dove. Sei. Nascosto."
    Era il pensiero, punti compresi, che continuava a girare nella sua mente mentre cercava di capire da che cavolo di parte sarebbe sbucato fuori dopo aver preso le vie della security. Odiava quei sentieri nascosti alla clientela in cui si muoveva lo staff e attraverso cui portava al sicuro i VIP, con la vana speranza di salvarli dal loro destino di bagno di fan urlanti. In realtà lei non si sentiva così tanto fan appiccicosa, riteneva di poter trattenere un contegno almeno decente e di essere assolutamente in grado anche di fare scena muta. Insomma si era allenata anche con il suo poster (ne aveva di diversi cantanti, attori, etc), che non aveva mai subito il benché minimo sbaciucchiamento deviato da parte sua... semmai da parte di Kay quando voleva prenderla in giro per i suoi interessi, che poi erano tutto fuorché deviati.
    Ah... prima o poi avrebbe fatto entrare in testa a quel disgraziato di un made in USA che il suo principale interesse era di tipo professionale, o meglio carriera dei sogni. Erano dettagli il fatto che avesse una mezza cotta per più di uno dei suoi idoli.
    Stava ancora scrutando negli spiragli vicino al palco, ragionando su quegli odiosi corridoi nascosti e ipotetiche uscite su altri piani, quando la luce decise di saltare. Avevano davvero un impianto così discutib---
    Nel buio aveva alzato gli occhi al cielo, voltandosi verso non sapeva che direzione e un fascio di luce rossa la aveva quasi accecata nel suo tragitto verso il palco. Luce indiretta, ovvio, ma aveva praticamente fissato il faretto puntato verso il DJ mascherato.
    Strizzò gli occhi maledicendo mentalmente quello sconsiderato del tecnico luci e la mente perversa dietro quella sceneggiata, per poi rialzare le palpebre e trovare il panorama ad un occhio appena velato dallo strato di sottile della lacrima nata dal fastidio.
    «Ah!»
    Era lui? Era davvero lui?!
    Persino da leggermente appannato era distinguibile.
    «Trovato!»
    La smorfia di fastidio si era dissolta istantaneamente e si era pure scordata dell'accaduto. Asciugò velocissimamente la lacrima, prima che questa danneggiasse l'eyeliner nero che le allungava lo sguardo per renderlo vagamente più felino, per poi dirigersi verso le scale, scivolando tra i gruppetti di persone e rischiando più di una volta di essere schiacciata tra gente più grossa di lei (donne comprese, causa costumi).
    Alla ricerca dello spiraglio per passare aveva finito con il salire più del necessario e rendersi conto di dover invertire la marcia per poter finalmente - forse - raggiungere Yuya.
    OH. MY. GOD.
    Allungare le mani su quel bellissimo costume per fermarlo era fuori questione, cercò invece di farsi spazio per affiancarlo, da persona civile, e parlare a voce alta nella sua direzione. Impresa titanica se si pensa che si parla di uno scricciolo sotto il metro e sessanta.
    «Niente bodyguard? Sarebbe utile per muoversi più agevolmente...»
    E per tenere a distanza le cosette con tristissimo costume a base di felpa nera con orecchie da gatto sul cappuccio.
    «È un buon momento per una foto?»
    ...oppuretiaccompagnoovunquetuvogliaandare. Per lei andava bene anche la seconda.


    (Kiran @ Alexandre – scale tra PT e 1°P)
    «Sembravo stupido,vero? Non stavo parlando da solo, ero con un'amica e... beh.»
    Situazione più o meno condivisa, anche se Kiran aveva scelto di lasciar andare gli altri e perderli di vista.
    La gente lì intorno era come impazzita - opinione personale - e indietreggiare per prendere le distanze dalla folla era più che obbligatorio per evitare qualche gomitata o ginocchiata o pestone...
    «Hai per caso visto allontanarsi da qui una ragazza con i capelli blu ed un abito da... sposa?»
    «N-no.» Neanche una sillaba intera, ma la colpa era dell'ennesimo fan di NIWA che nella corsa verso la pista lo aveva urtato. «Ho perso anche io di vista i due con cui sono venuto. Forse è finita trascinata via da-- »
    Gente pazza che si agita e si muove come un fiume in piena. Questo almeno avrebbe voluto formulare prima dell'alzarsi di un coro a mille voci sgolate che seguivano le parole del testo più o meno con il giusto ritmo.
    Non voleva urlare, odiava urlare. La comunicazione gestuale sembrava la soluzione migliore.
    Indicò la scala e fece con l'altra mano il gesto di farsi seguire, pronunciando con il labiale un banale "up", sperando che l'inglese fosse davvero la lingua universale. Se non altro la riteneva più facile da comprendere in labiale del giapponese.
    La motivazione poteva essere logica e semplice: dall'alto forse c'era una speranza di avere miglior visuale almeno di parte del piano basso, come anche di poter uscire dai rischi per l'incolumità personale.
    Arrivando alla scala e salendo la prima parte di gradini aveva spesso guardato in direzione del vampiro. C'era qualcosa di familiare, ma tra costume e luci non lo dava per certo, anche perché le facce che gli erano più note stavano sul posto di lavoro e lui svolgeva le sue mansioni con diligente attenzione, guardando le persone in volto solo se strettamente necessario e quasi esclusivamente per evitare scontri nei corridoi.
    «Una sposa con i capelli blu dicevi? Stile Tim Burton o reale?»
    Da una parte una sorta di zombie e dall'altra un potenziale panico per molti uomini. Per quanto potesse essere leggermente divertente pensare alla versione realistica - in stile reality americano con abito bianco, velo, pizzi e ricami, bouquet floreale - non stava ridendo ed era serio nel cercare di adocchiare in giro una capigliatura blu.
    Lo spegnersi delle luci non era certo d'aiuto in una simile missione, così come neppure i fari puntati sul palco e il seguente effetto stroboscopio per accompagnare la seguente performance del DJ.
    «Forse sarà più difficile del previsto...»
    In pratica quasi impossibile.
    CCG
    BAD GUY
     
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    Astrid, Ichigo

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    Sfiorato il vetro del bicchiere con le dita imporporate di pittura per il corpo, Lazar non ebbe il tempo di ringraziare il barman che questi si catapultò qualche metro più in là; dovevano essere oberati di lavoro, in effetti il club era stracolmo di gente.
    L’Utopie andava davvero forte, forse più di quanto pensasse. Avere dei contatti con le persone giuste lì dentro doveva essere un’ottima scelta strategica - e Lazar non dubitava che gli Zeiva o qualche altra influente organizzazione avessero già allungato le grinfie.
    Prese un sorso mentre il gruppetto di spuntini alla sua destra si disperdeva: ehw. Non era male, d’accordo, ma niente a che vedere col vino sanguigno o altri tipi di drink che sfortunatamente gli esseri umani non producevano. Non in maniera consenziente, almeno.
    Da ehw fu anche la battuta con cui, in seguito al breve blackout, si presentò sul palco Omen, il DJ del club; oh, quindi esistevano al mondo persone con un umorismo peggiore dei russi, pensò con un’alzata di sopracciglia il ghoul, tornando a dedicarsi al suo drink che stava rapidamente terminando, mentre lo staff scortava fuori qualcuno che aveva alzato un po’ troppo il gomito.
    Avrebbe dovuto mettersi in piedi, trovare qualcuno con cui ballare e divertirsi.
    Insomma, avrebbe dovuto essere semplicemente se stesso, Lazar Khabarov l’anima della festa. Tuttavia… era stanco, santo cielo se era stanco. Tra le indagini per la famiglia, le deadline folli dell’accademia e la corsa contro il tempo per la sfida con Ninel’ aveva dormito ancor meno del solito.
    Sospirò. Proprio un’occasione sprecat-
    “Posso offrirti qualcosa?”
    Madame Sadomaso voleva offrirgli qualcosa, e con quel sorrisetto innocente sembrava aver già le idee chiare su cosa volesse offrirgli.
    “Difficilmente” avrebbe spontaneamente risposto lui “a meno che tu non sia una drag queen. E quei budini caldi mi sembrano veri”.
    Per fortuna evitò di esternare che razza di animale fosse. Inclinò la testa e la squadrò da capo a piedi come avrebbe fatto un mercante di schiavi, tanto concentrato sull’abito da ignorare completamente le procaci forme e la pelle scoperta, sfoggiate con una self-confidence fuori dal comune.
    Un sorriso affilato fece capolino sul suo viso, accompagnato da un gesto mellifluo del braccio con cui la invitò a sedersi sullo sgabello a fianco. «Non si rifiuta mai un drink, accomodati.»
    Aveva la sensazione di trovarsi accanto a una ghoul, ma con la mole di odori che si mescolavano nel locale era difficile averne la certezza.

    Il tifone Host stava nel frattempo spazzando violentemente le terre di Viktoriya. Erano stati i piccoli intervalli gentilmente forniti dal blackout e dall’apparizione del DJ a darle il tempo di ricomporsi, ricordarsi chi era e agire di conseguenza.
    Strinse le mani poco sotto il bordo dell’obi, raddrizzò la schiena e le spalle; no, le moine non la toccavano normalmente e non l’avrebbero toccata neanche quella sera. Non era quel tipo di donna, sia per carattere che per scelta - almeno in qualcosina la vera Vika e la Viktoriya dei Khabarov si somigliavano.
    “Posso offrirti da bere? Per farmi perdonare per la pessima impressione sulle tecniche da rimorchio dei giapponesi.”
    Resistergli era indubbiamente molto difficile: di rado aveva incontrato uomini tanto affascinanti, ma lei non era una ragazzina alla disperata ricerca di un fidanzato e non si sarebbe lasciata abbindolare con tanta facilità. Vuoi provarci con Viktoriya Khabarova? Preparati a sudare.
    «D’accordo. Forse un elenco delle peggiori frasi del repertorio ti aiuterà a rimediare alla prima impressione.» rispose con un sorriso appena accennato.
    La cosa davvero divertente, avrebbero sottolineato Ninel’ e Lazar se avessero potuto sentirla, era che quella risposta un po’ altezzosa non era una tecnica di abbordaggio, ma semplice routine per l’algida Viktoriya, i cui standard in praticamente qualsiasi cosa erano tanto alti da farla sembrare incontentabile. Non ancora soddisfatta, come la fiera dama che era pretese di essere persino accompagnata a braccetto fino al bar, dove adocchiò suo fratello e prese posto di fianco a lui.
    Alla sua gentile pacca sulla spalla, Lazar, ancora concentrato su Madame Sadomaso, si voltò di scatto e per un momento rimase così sorpreso da strabuzzare gli occhi, prima che un sorriso felino si impadronisse del suo volto.
    «Ну нифига себе!»
    «Yгомонись.»
    Traduzione: “non ci credo!”, “stai calmo”.
    Ma col cavolo che stava calmo, non Lazar Khabarov! Fu solo la presenza della giovane al suo fianco ad impedirgli di esclamare un poco elegante “Mia sorella rimorchia un uomo e io una donna, che serata”.
    Non potevano fare a cambio? Se lo sarebbe mangiato con un buon Chianti a fine serata, una piccola ricompensa per tutto il lavoro svolto nelle ultime settimane. No? Pazienza. Aveva una persona a cui prestare attenzione, e proprio a lei tornò a rivolgersi mentre il barman-trottola si ripresentava al loro cospetto.
    «Un Martini, e per la Mistress vampira...?»
    Non lo avrebbe lasciato bere da solo, no?


    «Parlato Lazar.»
    «Parlato Viktoriya.»
    «Parlato Ninel'.»
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    Ghoul

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    bd20Ezd

    Lo spostamento di Ichigo e Vika è stato concordato con Nyx! :3
     
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    DEVIKA (YUYA), LAZAR&VIKA&CO. (ROZA)

    1°P, piedi delle scale per 2°P
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    Qualcuno aveva appena osato fermarlo. Per le scale. Ed era abbastanza ovvio che la ragazza in questione con indosso un costume da gatto abbastanza discutibile, insomma l’impegno messo sembrava assai poco considerando la sua felpa e la relativa maschera a tema, si stesse riferendo a lui e non a qualcun altro vedendo che si era pure messa al suo fianco, dopo aver cambiato direzione, e lo stava fissando. Uh. Amava l’attenzione, certo, ma le sue fan che tempismo avevano?!
    Prima di voltarsi verso di lei lanciò prima un’occhiata a Toshi il leccapiedi, che si era fermato da qualche parte al primo piano a scambiare qualche parola con dei colleghi, per poi girarsi e tirarsi in parte indietro verso la ringhiera per dare così un po’ di spazio agli altri che stavano passando, dedicando infine alla ragazza (umana, l’odore era facilmente distinguibile) un sorriso.
    “No che non è un buon momento per la stramaledetta foto” fu quello che pensò ma ovviamente non disse. La sua irritazione era ben celata, il linguaggio del suo corpo e la sua espressione del volto erano puro sinonimo di cordialità e deliziata sorpresa. Mai uno scivolone da parte sua, era sempre attento a come si comportava in pubblico e come veniva percepito da esso.
    «Sei molto carina a preoccuparti per me» fu la prima cosa che decise di dirle, per poi iniziare ad indicare vari punti del piano a loro visibili dove vari membri dello staff del locale erano presenti e in divisa «Ma non ce n’è bisogno. I bodyguard sono riservati a chi ne ha veramente necessità» aggiunse poi con modestia, annuendo appena e inclinando un poco la testa di lato.
    Era vero che rispetto ad altri presenti lui fosse quelle effettivamente e relativamente meno popolare e noto, guarda caso fino a quel momento era stato fermato solo una manciata di volte ma era stato comunque invitato poiché era una delle stelle nascenti del momento e attirava un gruppo in particolare di clienti. Non era ancora ai livelli di NIWA o altri grossi nomi presenti quella sera ma ci stava lavorando, il suo fanbase stava veramente crescendo ogni giorno. E andava assai fiero della cosa. Poi, beh si, era lì principalmente per far pubblicità e far parlare di sé.
    «Per una foto non c’è problema ma prima spostiamoci da qui, non voglio disturbare gli altri» le disse poi facendole un occhiolino e indicandole di seguirlo giù per le scale in modo da avere più spazio disponibile per l’uccisione la foto (dentro di sé voleva solo farla finita il prima possibile ma aveva il presentimento fosse speranza vana).
    «Hai qualche preferenza, ...?» chiese, facendo una pausa alla fine come a chiederle il nome. Aveva imparato che creare un senso di connessione e familiarità faceva andare in visibilio qualsiasi tipo di sue fan. Voleva proprio andare a giocare sulla cosa.



    Negli stessi istanti, in un altro punto del locale, un’entusiasta Rosaliya si era goduta lo spettacolo della idol NIWA ma dopo aver ballato e cantato a squarcia gola a ritmo delle sue canzoni (come citato precedentemente, in entrambi i casi, male), le era venuto, giustamente, di nuovo sete. Per cui aveva ben deciso di trascinare il fidato Drev nella direzione del bar più vicino e per loro fortuna dei posti a sedere sul bancone erano liberi.
    Fu così che, dopo esserci gettata in mezzo alla folla, si ritrovarono seduti vicino a delle coppie di avventori mascherati (ghoul, gli suggerì la sua mente e come non poteva riconoscere l’odore dei suoi simili?) e la sua attenzione fu rapidamente catturata dai costumi dalla fattura tradizione dei due che erano seduti nel mezzo. Le si illuminarono gli occhi e non curante dell’uomo vestito elegante a cui era seduta accanto e dei discorsi che stava probabilmente interrompendo, si allungò un po’ sul bancone in modo da catturare l’attenzione dei due.
    «WOW! Che bei costumi! Dove li avete presi?» fu quello che disse con rinnovata foga «Sono davvero ben fatti! Sarebbero delle bambole kokeshi o qualcosa del genere?» chiese rimettendosi poi tuttavia seduta composta sul suo sgabello, un leggero rossore di imbarazzo le decorava le guance. Si era resa conto che, si, forse aveva un pelo esagerato non l’entusiasmo. Accidenti, non di nuovo! Trattieniti Roza, be cool! Be cool!
    Accanto a lei, Andrej scosse solo lievemente la testa per poi catturare l’attenzione del primo barista libero per dare il loro ordine «Una coca-cola per lei e un Red Lion per me, grazie» finendo con un cenno cortese della testa come ulteriore ringraziamento.
    Nel mentre Rozaliya, dalla sua postazione accanto al tipo (forse non in costume? Doveva chiederglierlo) li stava ammirando con più discrezione e fu lì che il suo sguardo cadde sulla donna che era seduta sull’altro lato, quella che doveva essere vestita da vampira «Guardala! Non è un po’ troppo, papa?» mormorò in russo ad Andrej, dopo aver catturato la sua attenzione con un calcio sottobanco al suo tallone, un sorriso gentile stampato sulle labbra, nel mentre quest’ultimo era distratto a sistemarsi le imbarazzanti orecchie da coniglio che stava sfoggiando, che rispose con uno sbuffo e un, sempre nella loro lingua madre, «Chi sarebbe tuo padre?» dopo aver lanciato una sguardo rapido e di disinteresse nella direzione che la piccola ghoul aveva puntato con il suo sguardo.
    Comunque sia, nessuno dei due aveva ancora controllato il proprio cellulare. Per una volta erano loro quelli che si stavano facendo desiderare, eh? Ah no, ecco, fu Drev il primo a prendere finalmente il proprio dispositivo dalla tasca interna della sua giacca vedendo che non era distratto ad importunare, ehm coff, interagire con quel gruppetto di ghoul (a parte tenerli d’occhio, sia chiaro).

    «Yuya»
    «Drev»
    «Roza»
    TYPE
    Ghoul

    COSTUME
    Queen King of hearts

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    Intermezzo 👺 04 > FINE

    23:03-Chiusura

    Dopo una lunga sessione di musica da parte di Omen, quest’ultimo annunciò una breve pausa a cui sarebbe seguita l’ultima esibizione speciale della serata, il duo J-pop Jelly Project. E fu così che con altri effetti speciali, tra fumo e giochi di luci, che Omen il DJ lasciò il palco. Poco dopo le luci tornarono nuovamente alla normalità e dagli altoparlanti iniziò ad essere riprodotta della musica più generica, simile a quella che si era potuto ascoltare ad inizio serata, e mano a mano il pubblico che si era riunito di fronte al palco iniziò a disperdersi in giro per il locale.

    Per colpa del via vai di gente, c’è stato un piccolo incidente con delle bevande sulle scale sulla destra dell’entrata che portano al secondo piano. Lo staff è intervenuto subito a sistemare e pulire ma tuttavia il costume di una ragazza è stato completamente rovinato. Era quasi sfociata una lite tra lei e il ragazzo che le era andato a sbattere contro nel mentre trasportava un vassoio verso uno dei tavolini.

    Nel terrazzo si è fulminata una delle luci delle lanterne. Un inviato si è preso uno grosso spavento ed è quasi caduto nella fontana. Trattenendo le risate (a differenza degli amici dello sventurato), lo staff presente ha cambiato prontamente la lampadina.

    Dopo quasi una mezz’oretta il fronte del palco iniziò di nuovo a riempirsi ed ecco salire sul palco un giovane attore piuttosto famoso, Reo, pronto a presentare tra le urla più scatenante della serata (per lui, se non si fosse capito) il duo Jelly Project composto dalla cantante Cherry e il chitarrista e secondo vocalist Lemon che con canzoni frizzanti ma dal testo un po’ particolare e cupo, graziarono le orecchie dei presenti.

    Finita la loro esibizione di varie canzoni, di cui una anteprima del loro prossimo album, ecco tornare sul palco Omen ma questa volta facendosi largo dal pubblico, accompagnato da due ballerini con maschere da tengu. Proseguendo con il suo repertorio presto giunse un’altra pausa e il DJ e compagnia lasciarono momentaneamente il palco per dare spazio al proprietario e a tutti gli invitati speciali della serata, pronti a ringraziare e salutare i presenti prima di andare via. Solo alcuni sarebbero rimasti tra cui Yuya, i Crimson Peak e Reo.

    Il resto della serata è scorso senza troppi problemi, con pochi incidenti causati più dalla calca che per altri motivi (lo staff, tra camerieri e bodyguard, è stato sempre pronto e veloce ad agire), fino alla chiusura. Tutto sommato un evento tranquillo e di successo.


    ❖ Se vi aggrada, è possibile aprire role separate a questa per continuare gli eventi che si sono andati a creare all'interno di questa role-evento. Saranno tuttavia considerate come role normali.

     
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