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.SPEAKING TOVikaPTLOCATIONSPOILER (clicca per visualizzare)NB: Nel post il trio si divide e ciascuno interagisce con qualcuno, ho spezzato le parti indicando nello specifico a chi si riferisce e la location 😉SPEAKING TOYuya, Alexandre, ZoePTLOCATION
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.SPEAKING TOViktoriya a Ichigo; accenni ad AstridBarLOCATION“Spero che chi ha osato ferirti non si presenti alla festa.”
C’erano sicuramente frasi migliori per attaccare bottone in discoteca, ma la fortuna girava dalla parte dell’avventore dall’elegante mascherina: Viktoriya Khabarova era avvezza ai rapporti sociali quanto Lazar Khabarov lo era all’eterosessualità.
«Oh...» se in un primo momento l’espressione della bionda aveva tradito apertamente il suo sentirsi spaesata, quasi fosse lì lì per rassicurarlo sullo stato della sua pelle, prima di parlare Vika elaborò alcuni importanti riflessioni.
Primo, che nessuno avrebbe dato per veritiere le false ferite che aveva dimenticato le adornassero il viso.
Secondo, che non era una Barbie ma la futura guida della famiglia Khabarov.
Terzo e più importante, che doveva rispondere in giapponese.
«… è così che gli uomini giapponesi rimorchiano?»
Ah già, doveva spegnere la spia psicologa. Pazienza, ormai era tardi per quello. Sbatté le palpebre, pronta a veder sfumare la sua unica possibilità di non sembrare strana quanto il suo travestimento.***
Chi avrebbe riso sotto i baffi per la risposta di Viktoriya era chiaramente Lazar, ormai in prossimità del bar più affollato.
Aveva attraversato non troppo speditamente il centro del salone, guardandosi attorno con quel tipo di curiosità che solo un costumista può provare ad una festa in costume. Già molto espressivo di natura, in quel momento lo si sarebbe potuto definire un libro aperto: sorrisi d’approvazione e delusione si susseguivano sul suo volto a seconda di chi invadeva il suo campo visivo. La maggior parte dei partecipanti aveva optato per un classico costume da festa americana o qualcosa di molto raffazzonato e poco elaborato, ma qualcuno riusciva a distinguersi per originalità o eleganza.
Prima di dirigersi verso il bar il suo istinto di fratello protettivo gli impose di individuare Ninel’, al piedi del palco in compagnia di una ragazza che impersonava una delle infermiere di Silent Hill. Che bella idea! Un po’ abusata nel mondo del cosplay, ma sicuramente adatta a Halloween.
Bene, adesso che aveva entrambe le sorelle sott’occhio il suo istinto di fratello protettivo si sarebbe acquietato per un po’. Finalmente poteva concedersi un drink, sulle note delle piacevoli canzoni di MIWA; negli ultimi tempi le passavano spesso in radio, ne aveva persino imparato a memoria un paio.
“Avete qualche drink speciale per l'occasione?”
Queste furono le prime parole che Lazar udì una volta raggiunto il bar. Si sedette silenziosamente sul primo sgabello a disposizione, a lato di un gruppo di ragazze di varie etnie a cui scoccò solo un rapido sguardo. Gambe a cavallo - niente manspreading col kimono -, gomito sul bancone e mano rigorosamente sul palmo, era tempo di trasformarsi nel russo banale di turno e ordinare della vodka!
Attese con pazienza che uno dei barman si liberasse per sorridere e ordinare «Un Woo Woo.»
Un Woo Woo, lo aveva fatto istintivamente, senza neanche pensarci. Adesso sì che gli mancavano gli amici che aveva lasciato a Juzno-Sachalinsk.
«Parlato Lazar.»
«Parlato Viktoriya.»
«Parlato Ninel'.». -
.Intermezzo 👹 03
22:10
E anche la performance di NIWA, per dispiacere dei suoi fans adoranti, giunse così al termine dopo un ultima melanconica e ritmica canzone. La ragazza salutò il pubblico con la promessa di incrociarsi in giro, per poi lasciare il palco e raggiungere il suo bodyguard. Tuttavia, a tutto d’un tratto, le luci si spensero di colpo e dopo qualche istante di collettiva confusione, i riflettori (le cui luci erano ora rosse e bianche) si riaccesero puntando verso il palco e al suo nuovo occupante: il DJ del L’Utopie, Omen, il cui volto era coperto da una maschera (suo segno distintivo), per quest’occasione, da Oni. Non aveva presentatori ad accompagnarlo e per questo si presentò da solo con una breve ma distintiva introduzione seguita da una battuta (un po’ pessima ma tutto sommato la sua musica rimediava il suo pessimo umorismo) per poi raggiungere la sua postazione, dando così il via alle vere danze con il suo primo pezzo remixato.Primo piano, Bar, 22:35.
Per tutto il locale c’era già qualcuno che aveva bevuto un po’ troppo, un ragazzo con un costume da Tristo Mietitore, per esempio, che aveva iniziato ad importunare gli altri avventori, in special modo una coppia che si stava semplicemente rilassando al bar parlando tra loro. La situazione aveva però velocemente raggiunto le orecchie dello staff lì vicino che decisero di intervenire prima che la situazione degenerasse, facendo allontanare il ragazzo dal luogo senza fare scenate.
Edited by alyë - 31/10/2020, 22:35. -
.Piano terra > Base delle scaleLOCATIONSPEAKING TOKiranUn brivido gli percorse tutta la spina dorsale. Alexandre non poteva - e non voleva - crederci. Insomma, non gli sembrava di essersi distratto in modo tanto drastico dal poter perdere di vista una persona chiassosa come Chinatsu.
E invece era successo. Per un attimo si guardò pure intorno, sollevando di nuovo lo sguardo in direzione della parte più alta delle scale, giusto per controllare se non fosse andata davvero a provarci con lo sconosciuto mascherato - e per poco non gli venne pure il dubbio perché non vide né lui né lei, salvo poi ricredersi quando lo scorse poco dopo avvicinarsi ad una bellissima ragazza bionda, che decisamente non era la sua amica.
Se c'era una cosa che Alexandre non digeriva molto bene, quella era il rimanere da solo, in situazioni affollate. Era il classico panico di un bambino che perdeva i genitori dentro un supermercato. Solo che lui aveva ventisei anni.
A riscuoterlo dal suo momentaneo torpore fu una voce maschile piuttosto vicina, che si prese la briga d'informarlo su chi fosse questa NIWA, rispondendo così alla sua domanda che era appena caduta nel vuoto. Alexandre si voltò: ad aver parlato era stato un ragazzo dai capelli scuri e la carnagione olivastra. Era vestito normalmente, ma il rosso non poté fare a meno di abbozzare un timido sorriso quando notò la sua maglia, riflettendo sul fatto che sembrava presa dal suo armadio. Per un attimo ebbe l'impressione di aver di fronte una faccia già vista da qualche parte, ma accantonò l'idea quasi immediatamente, quando si ricordò di conoscere ben poca gente fuori dalla CCG e i pochi altri posti che frequentava.
«Ah-- Grazie.» mormorò, un po' preso alla sprovvista. Mentalmente si disse che per aver costretto uno sconosciuto a rispondergli doveva avergli fatto proprio pena, o che al massimo lo avesse scambiato per stupido perché parlava da solo. Sperò con tutto il cuore la seconda opzione perché onestamente già si faceva pena da solo e non c'era bisogno di aggravare le cose.
«Sembravo stupido,vero?» aggiunse poi, con un tono che aveva qualcosa di vagamente rassegnato. «Non stavo parlando da solo, ero con un'amica e... beh.» era sparita, ma forse s'intuiva. Lievemente in imbarazzo per la figura appena fatta, intrecciò le mani guantate fra loro. Il vampiro più inoffensivo sulla faccia della terra, insomma.
Si spostò quasi di riflesso, perché come Kiran gli aveva fatto notare era veramente nel mezzo, e on ci teneva a venir investito da una mandria di fan impazziti.
«Hai per caso visto allontanarsi da qui una ragazza con i capelli blu ed un abito da... sposa?» chiese, più o meno conscio di quanto assurda potesse sembrare quella sua descrizione. Tuttavia, Alexandre era serio.
Colori:
Chinatsu
Alexandre. -
.PT, seduta accanto a LazarLOCATIONSPEAKING TOLe sue "amiche"/Lazar«Esatto!» Disse il cameriere a Saki. «Abbiamo appena aggiunto al menù diversi cocktail alla zucca, tra cui il Pumpkin Fever, il Pumpkin Martini e il Polished Princess.»
«Puoi chiedere se fanno anche il Great Pumpkin?» Disse, invece, Keira, dopo che la giapponese ebbe finito di tradurre. A seguito di una risposta affermativa del cameriere, la discussione tornò a svolgersi solo tra noi, in inglese, in seguito a un'idea della solita americana: «Why don't we take them all?»
«What do you mean?» Fu la risposta della giapponese, presa alla sprovvista prima dall'idea di Keira d'iniziare a bere fin da subito e, poi, dalla sua proposta decisamente interpretabile.
«Why don't we order one of each drink and let everyone taste everything?»
«That sounds amazing!» Proruppe la spagnola.
"That's the worst idea ever..." Pensai, io, mantenendo immutata la mia espressione, ma, in segreto, preparandomi psicologicamente ad assaggiare non uno, ma quattro diversi sapori, uno peggiore dell'altro. "Cosa mi tocca fare pur di trovare-"
"Vad?"
Il mio maledire le umane che avevo accanto si era interrotto non appena ebbi modo di notare da chi i loro tre appetitosi corpi mi stavano separando: si trattava di un ragazzo, probabilmente. L'unica cosa certa che sapevo era il fatto che, accanto alla giapponese, la sua altezza risaltasse parecchio. "Kan du vara..."
Decisi di tenerlo d'occhio: aver passato un po' di tempo a guardare la sua attività sui social media mi aveva dato una buona idea del viso di chi stavo cercando: avrei anche potuto riconoscerlo, con un minimo d'aiuto da parte delle luci del locale, che, proprio in quel momento, decisero di spegnersi, lasciando l'intero locale al buio più totale per qualche secondo, il tempo giusto affinché la gente iniziasse ad avere qualche dubbio sul fatto che tale effetto scenico fosse o meno voluto, poi, a svelare il mistero, pensò un tale "Omen", che si presentò e iniziò a suonare. Le luci, ora più chiare grazie al colorito rosso e bianco da esse preso, avrebbero potuto consentirmi di guardare meglio il ragazzo, affinché potessi accertarmi del fatto che fosse davve-
«I'll take the Pumpkin Fever!» Disse la spagnola, distraendomi dai miei pensieri.
"«I'll take the Polished Princess, then.»" Risposi, per non essere l'ultima a ordinare e non destare sospetti sul fatto che, per quanto dovessi stare attenta a ciò che loro dicevano, quei tre pasti tra me e il presunto Lazar non avessero la mia totale attenzione.
«Fine, I'll take the last one.» Disse, infine, la giapponese, prima di richiamare un cameriere e ordinare per tutte.
I drink arrivarono piuttosto in fretta, per quelli che dovevano essere i ritmi di un tale locale, e, non appena Keira e Inés li videro arrivare, posarono gli occhi su di loro. Saki preferì tenerle d'occhio e io posai lo sguardo su chi aveva attirato la mia attenzione. Non ero interessata a bere, anzi, avrei preferito non bere niente, dal momento che le bottiglie di vino sanguigno che mia madre portava a tavola ogni tanto non erano più disponibili. Non bevevo vino sanguigno da una vita e ciò che mia madre prendeva per allietare i pranzi un po' più speciali non sarebbe stato neanche lontanamente sostituibile con la brodaglia arancione che era stata messa nei nostri bicchieri. M'interessava, tuttavia, accertarmi che il ragazzo seduto accanto al mio branco di umane fosse Lazar e che, se sì, non mi scappasse: avrei dovuto essere abbastanza lucida per potergli parlare e, magari, ciò che aveva chiesto al cameriere, supponendo che fosse un drink alcolico, avrebbe potuto essermi d'aiuto, sperando che non si ubriacasse a tal punto da mandare all'aria i miei piani con qualcosa che potesse far notare il suo essere ghoul o, peggio, il mio.
Avrei dovuto liberarmi in fretta della mia sempre meno gradita compagnia, in modo da poter affrontare la discussione da sola, senza il rischio che qualche spuntino venisse a conoscenza del mio segreto e mi costringesse a terminare la sua esistenza prematuramente, permettendomi di rifarmi la bocca da quei... cosi che avevamo preso al bar e che, in quel momento, dovetti anche assaggiare ad uno ad uno. "Quanto mi manca il blodvin..."
Quei drink furono una vera tortura, ma, bevendo il mio, ebbi tutto il tempo necessario per dare un'occhiata al costume del presunto Lazar: sembrava un kimono con dei ricami davvero molto curati. Era sui toni del rosso e nero, con qualche dettaglio dorato che lasciava intravedere quanto quel costume fosse stato cucito da qualche sarto abbastanza bravo. "Il genere di artigiano che vorrei che si prendesse cura anche di un certo progetto per la Sottoscritta..."
Tuttavia, un solo dettaglio m'impediva di pensare a lui come al vero Lazar: i capelli. Ciò per cui avevo deciso di sopportare quella brodaglia e di bermela tutta, nonostante il contenuto alcolico che presto avrebbe iniziato a farsi sentire, aveva i capelli di un colore piuttosto inusuale, mentre il ragazzo accanto a Saki li aveva neri quanto lei. Era possibile, però, che stesse usando una parrucca: alcuni ghoul, infatti, la utilizzavano come parte dei loro abiti da battaglia. Era possibile che lui fosse uno di quelli e, in tal caso, la pratica e il suo lavoro avrebbero potuto far sì che lui sapesse indossare perfettamente una parrucca e nascondere il suo colore di capelli piuttosto bene. L'unico modo che avrei avuto per accertarmi di chi fosse quel ragazzo molto alto sarebbe stato andare a parlargli e sperare che la sua faccia coincidesse con quella a me ormai nota.
«What are we waiting for?» Disse la spagnola, distraendomi nuovamente dai miei pensieri. "I'm waiting for you to get the hell out of my sight." Pensai io, rendendomi conto, però, che il desiderio di andare a ballare di Inés avrebbe potuto essere la mia carta vincente, il mio biglietto d'uscita da quella situazione di stallo e l'inizio di una conversazione con quello che si sarebbe rivelato essere uno tra Lazar, un ghoul più forte di me, un investigatore della CCG venuto dal nord Europa o ciò con cui mi sarei rifatto la bocca dopo quello schifo che ero stata costretta a bere. «Yeah: let's get Keira out of here before she decides to order a second drink.» Disse Saki, togliendomi quasi le parole di bocca. «Just for now.» Rispose l'americana. «You won't get me out of this place without me having a Pumpkin Fever just for me: that thing was amazing!», cosa alla quale risposi: «We'll see, we'll see... But, for now, let's just go dancing without too much alcohol in our bodies.»
Ci alzammo e ci facemmo largo tra la folla fino ad arrivare alla pista da ballo. Inés sembrava voler ballare di più ogni secondo e si lanciò in mezzo alla folla danzante, tenendo Keira per mano, che, a sua volta, teneva Saki, che, infine, teneva la Sottoscritta, impegnata a non perdere di vista colui dal quale le tre umane mi stavano trascinando via. Attesi un po', seguendo la spagnola fino a quando lei trovò un posto tra tutto quel cibo che potesse piacerle, dopodiché attirai l'attenzione di Saki e le sussurrai all'orecchio un semplice: «Saki-chan, vado un attimo in bagno. Tienile d'occhio mentre sono via.», indicando l'americana e la spagnola, intente a ballare e a divertirsi. Non appena ebbi ricevuto un ok a quella stupida scusa da parte della giapponese, uscii dalla pista da ballo e mi diressi non verso il bagno, che nemmeno avevo ben chiaro dove fosse, bensì verso il presunto Lazar, mentre pensavo a cosa dirgli per iniziare la conversazione.
Avrei dovuto essere estroversa, cosa per cui le svedesi non erano molto famose, ma avevo un piano: avrei iniziato la discussione io, magari con qualcosa di correlato all'argomento che m'interessava, senza scendere troppo nel dettaglio finché fossimo stati in quel luogo, troppo affollato per poter parlare liberamente, poi avrei potuto continuare a fare domande e cercare di renderlo disponibile ad aiutarmi o, approfittando dello stereotipo delle ragazze mie connazionali, terminare la discussione e sparire, in caso di necessità, rifugiandomi dalle umane che avevo convinto a venire con me. L'unica cosa certa era che, per iniziare bene una discussione, porsi nella maniera giusta sarebbe stato fondamentale. Un modo carino per farlo sarebbe stato fare una piccolezza a lui gradita, che avrebbe potuto, poi, portare a eventi a me più graditi. Una volta raggiunto, quindi, decisi di presentarmi con un semplice ed educato «Posso offrirti qualcosa?», accompagnato al sorriso più innocente che riuscii a fare, e vedere come la situazione si fosse evoluta da lì.
«AstridHedvig»;
«Inés»;
«Keira»;
«Saki».
Quotes go here
Edited by Antoil69 - 17/11/2019, 21:48. -
.SPEAKING TOFANS, STAFF & NIWAPT, Palco ► 2°P, Scale per 1°PLOCATIONQuando il membro dello staff era andato a cercarlo, era appena diventato ben chiaro a Yuya che non aveva ben capito chi doveva effettivamente andare a presentare al pubblico del locale e quando si era ritrovato di fronte la bella e talentuosa NIWA, beh, gli era quasi venuto un infarto. Ebbene si, non è che avesse prestato molta attenzione quando gli era stata spiegata la schedule della serata quasi un’ora prima, infondo bastava la capisse e la imparasse il suo caro manager, no? Risposta sbagliata vedendo che, se avesse capito che a presentare una delle sue amate idol fosse stato proprio lui, si sarebbe preparato mentalmente e non sarebbe rimasto fermo impalato per ben 5 secondi prima di sorridere amabilmente alla ragazza nel mentre si presentava! Una svista enorme, dunque.
Il cuore gli palpitava ma esternamente il panico (e la relativa esaltazione) che stava provando era ben nascosto e tutto sembrava nella norma, come doveva essere. Sapeva che l’avrebbe probabilmente incrociata quella sera in giro per il locale ma sul serio, non era ancora pronto! Non così subito! Almeno era ormai così abituato a semplicemente apparire normale e affabile agli altri che condurre una conversazione nel mentre internamente stava urlando e distruggendo muri immaginari a calci, beh, per lui era diventata una bazzecola, facile come bere un bicchiere d’acqua. Era pure riuscito a chiederle un autografo con dedica, ovviamente dopo i dovuti e cordiali elogi! Ah, quanto era bravo. Mentalmente, si diede una pacca sulla spalla da solo.
Poi lei era proprio come se l’era immaginata, dolce e amabile (e non falsa come tutte le oltre. Beh, rientrava in quella categoria anche lui ma questi sono dettagli al momento poco importanti), in contrasto alla sua controparte più carismatica usata durante le sue esibizioni. E quando lei lo prese all’improvviso a braccetto, quasi si strozzò con la sua stessa saliva e percepì il suo cuore quasi esplodere nella sua gabbia toracica. Si fece dunque guidare verso il retro del palco, nel mentre scambiavano tra loro qualche idea e battuta da fare non appena sarebbero entrati in scena. Per il resto, beh, lui andò in autopilot, cercando di riprendere il più velocemente possibile il controllo della situazione. Fosse stato un’altra persone, si sarebbe già messo in ridicolo da solo. Non lui, mai lui.
Una volta sul palco, se doveva basarsi sulle reazioni che poteva vedere, tutto sembrò andare più che bene. Ottimo, bravo Yuya. Battuta lì, risata qua, vai così! Fece un lungo sospiro dopo aver salutato il pubblico e i suoi adoranti fans (per colpa loro gli stavano iniziando a fare male le orecchie) e aver lanciato un ultimo sguardo a NIWA, che aveva già iniziato a cantare la sua prima canzone. Lui prese a canticchiarla sotto voce nel mentre un membro dello staff gli stava venendo incontro per portarlo altrove dal seminterrato.
Un attimo, era lui! Il ghoul che stava cercando, Toshiqualcosa, il leccapiedi! Ecco dov’era finito, pensò nel mentre lo salutò con la sua ritrovata tranquillità (non che esternamente si fosse notato niente che non andasse, era infondo un bravo attore). Sempre cordiale e gentile, non era di certo conosciuto per essere uno stronzo con il vario personale che incontrava. Aveva una reputazione da mantenere. Comunque sia, e non aveva dubbi sulla cosa, ovviamente lui non lo aveva riconosciuto. Infondo, non era una cosa così facile ricondurre Nekomata o altre identità a lui.
Nel mentre salivano con l’ascensore, prese con discrezione dalla tasca interna della sua giacca vittoriana il suo cellulare per scrivere un breve messaggio nella chat di gruppo che aveva con Drev e Roza, indicando loro il piano su cui erano appena usciti (tutto per evitare di venir sommerso da un gruppo di suoi eccitati fans) ovvero il secondo, vedendo che l’intenzione era di nascondersi per un po’ sul terrazzo per far calmare un poco le acque (come aveva visto fare ad altri) ma ora che quell'occasione si era presentata, beh, non poteva di certo farsela sfuggire dalle dita delle mani come fosse stata fumo.
Problema era che i suoi sopracitati compagni erano al piano terra, nelle vicinanze di uno dei bar così da evitare un poco la calca, con Roza che stava sorseggiando la sua agognata coca-cola nel mentre cantava (male) a squarcia gola le canzoni della idol e cercando anche di seguire (male) i suoi passi di danza, nel mentre il vigile e rassegnato Andrej la teneva d’occhio. In poche parole, tra tutto quel casino, non si erano ancora accorti del messaggio che era stato inviato loro. Se ne sarebbero comunque accorti dopo un po’ ma in quel momento erano, beh, entrambi un po’ distratti.
Toshiqualcosa lo guidò nella direzione delle scale che portavano al piano superiore per poi lasciarlo andare ma Yuya non fece in tempo nemmeno a fare una singola mossa che fu subito intercettato da un piccolo gruppo di streghette e gattine che erano apparentemente sue fan sfegatate (toh, una di loro era un ghoul) che si erano messe ad urlare il suo nome d’arte da uno dei divanetti per poi corrergli incontro. E cosa poteva fare lui se non prestare loro l’attenzione che stavano così insistentemente chiedendo? Non poteva sfuggire a quella situazione. Sorrise, scambiando qualche parola con loro e concedendo qualche fotto ricordo nel mentre rispondeva ad alcune domande che gli stavano venendo poste.
Con la coda dell’occhio, tuttavia, notò che il ghoul si stava dirigendo al piano inferiore, facendo slalom tra i vari clienti. No! Lo stava perdendo. Annuì alle ragazze, ridendo ad una battuta che non aveva proprio capito, per poi sorridere loro con aria dispiaciuta facendo un occhiolino per poi dichiarare che doveva andare a cercare il suo manager. Loro alla fine lo lasciarono andare con malincuore ma comunque soddisfate dell’incontro. Ora avevano qualcosa di emozionante da scrivere online! Che fortunate che erano, fu quello che pensarono dopo che iniziarono a bisbigliare tra loro con entusiasmo.
Yuya sospirò, schioccando la lingua una volta che si fu allontanato abbastanza, cercando di recuperare il terreno perso tra lui e l’altro ghoul. Doveva vedere dove stesse andando! Non doveva perderlo di vista fino a quando gli altri due non gli avessero risposto. Ecco, appunto, dov’erano finiti quei due? Si erano forse persi in un bagno?!
Iniziò a scendere le scale con attenzione, cercando di non inciampare o andare a sbattere contro gli altri che stavano invece salendo con i loro costumi fin troppo ampi e ingombranti. Aveva fatto caso al fatto che certi costumi erano talmente assurdi che non capiva come potessero riuscire a muoversi con quelli addosso. A parte ciò, per quello che aveva notato, tra vampire sexy e yokai di vario genere, quella sera ce n’era per tutti i gusti. Anche i suoi ma al momento non aveva molto tempo per godersi il panorama.
«Yuya»
«Drev»
«Roza»TYPEGhoulCOSTUMEQueenKing of hearts. -
.SPEAKING TOVikaPTLOCATIONSPEAKING TOYuya, Alexandre, Zoe(Vedi post)LOCATION
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.SPEAKING TOAstrid, IchigoBarLOCATIONSfiorato il vetro del bicchiere con le dita imporporate di pittura per il corpo, Lazar non ebbe il tempo di ringraziare il barman che questi si catapultò qualche metro più in là; dovevano essere oberati di lavoro, in effetti il club era stracolmo di gente.
L’Utopie andava davvero forte, forse più di quanto pensasse. Avere dei contatti con le persone giuste lì dentro doveva essere un’ottima scelta strategica - e Lazar non dubitava che gli Zeiva o qualche altra influente organizzazione avessero già allungato le grinfie.
Prese un sorso mentre il gruppetto di spuntini alla sua destra si disperdeva: ehw. Non era male, d’accordo, ma niente a che vedere col vino sanguigno o altri tipi di drink che sfortunatamente gli esseri umani non producevano. Non in maniera consenziente, almeno.
Da ehw fu anche la battuta con cui, in seguito al breve blackout, si presentò sul palco Omen, il DJ del club; oh, quindi esistevano al mondo persone con un umorismo peggiore dei russi, pensò con un’alzata di sopracciglia il ghoul, tornando a dedicarsi al suo drink che stava rapidamente terminando, mentre lo staff scortava fuori qualcuno che aveva alzato un po’ troppo il gomito.
Avrebbe dovuto mettersi in piedi, trovare qualcuno con cui ballare e divertirsi.
Insomma, avrebbe dovuto essere semplicemente se stesso, Lazar Khabarov l’anima della festa. Tuttavia… era stanco, santo cielo se era stanco. Tra le indagini per la famiglia, le deadline folli dell’accademia e la corsa contro il tempo per la sfida con Ninel’ aveva dormito ancor meno del solito.
Sospirò. Proprio un’occasione sprecat-
“Posso offrirti qualcosa?”
Madame Sadomaso voleva offrirgli qualcosa, e con quel sorrisetto innocente sembrava aver già le idee chiare su cosa volesse offrirgli.
“Difficilmente” avrebbe spontaneamente risposto lui “a meno che tu non sia una drag queen. E quei budini caldi mi sembrano veri”.
Per fortuna evitò di esternare che razza di animale fosse. Inclinò la testa e la squadrò da capo a piedi come avrebbe fatto un mercante di schiavi, tanto concentrato sull’abito da ignorare completamente le procaci forme e la pelle scoperta, sfoggiate con una self-confidence fuori dal comune.
Un sorriso affilato fece capolino sul suo viso, accompagnato da un gesto mellifluo del braccio con cui la invitò a sedersi sullo sgabello a fianco. «Non si rifiuta mai un drink, accomodati.»
Aveva la sensazione di trovarsi accanto a una ghoul, ma con la mole di odori che si mescolavano nel locale era difficile averne la certezza.
Il tifone Host stava nel frattempo spazzando violentemente le terre di Viktoriya. Erano stati i piccoli intervalli gentilmente forniti dal blackout e dall’apparizione del DJ a darle il tempo di ricomporsi, ricordarsi chi era e agire di conseguenza.
Strinse le mani poco sotto il bordo dell’obi, raddrizzò la schiena e le spalle; no, le moine non la toccavano normalmente e non l’avrebbero toccata neanche quella sera. Non era quel tipo di donna, sia per carattere che per scelta - almeno in qualcosina la vera Vika e la Viktoriya dei Khabarov si somigliavano.
“Posso offrirti da bere? Per farmi perdonare per la pessima impressione sulle tecniche da rimorchio dei giapponesi.”
Resistergli era indubbiamente molto difficile: di rado aveva incontrato uomini tanto affascinanti, ma lei non era una ragazzina alla disperata ricerca di un fidanzato e non si sarebbe lasciata abbindolare con tanta facilità. Vuoi provarci con Viktoriya Khabarova? Preparati a sudare.
«D’accordo. Forse un elenco delle peggiori frasi del repertorio ti aiuterà a rimediare alla prima impressione.» rispose con un sorriso appena accennato.
La cosa davvero divertente, avrebbero sottolineato Ninel’ e Lazar se avessero potuto sentirla, era che quella risposta un po’ altezzosa non era una tecnica di abbordaggio, ma semplice routine per l’algida Viktoriya, i cui standard in praticamente qualsiasi cosa erano tanto alti da farla sembrare incontentabile. Non ancora soddisfatta, come la fiera dama che era pretese di essere persino accompagnata a braccetto fino al bar, dove adocchiò suo fratello e prese posto di fianco a lui.
Alla sua gentile pacca sulla spalla, Lazar, ancora concentrato su Madame Sadomaso, si voltò di scatto e per un momento rimase così sorpreso da strabuzzare gli occhi, prima che un sorriso felino si impadronisse del suo volto.
«Ну нифига себе!»
«Yгомонись.»
Traduzione: “non ci credo!”, “stai calmo”.
Ma col cavolo che stava calmo, non Lazar Khabarov! Fu solo la presenza della giovane al suo fianco ad impedirgli di esclamare un poco elegante “Mia sorella rimorchia un uomo e io una donna, che serata”.
Non potevano fare a cambio? Se lo sarebbe mangiato con un buon Chianti a fine serata, una piccola ricompensa per tutto il lavoro svolto nelle ultime settimane. No? Pazienza. Aveva una persona a cui prestare attenzione, e proprio a lei tornò a rivolgersi mentre il barman-trottola si ripresentava al loro cospetto.
«Un Martini, e per la Mistress vampira...?»
Non lo avrebbe lasciato bere da solo, no?
«Parlato Lazar.»
«Parlato Viktoriya.»
«Parlato Ninel'.»SPOILER (clicca per visualizzare)Lo spostamento di Ichigo e Vika è stato concordato con Nyx! :3. -
.SPEAKING TODEVIKA (YUYA), LAZAR&VIKA&CO. (ROZA)1°P, piedi delle scale per 2°PLOCATIONQualcuno aveva appena osato fermarlo. Per le scale. Ed era abbastanza ovvio che la ragazza in questione con indosso un costume da gatto abbastanza discutibile, insomma l’impegno messo sembrava assai poco considerando la sua felpa e la relativa maschera a tema, si stesse riferendo a lui e non a qualcun altro vedendo che si era pure messa al suo fianco, dopo aver cambiato direzione, e lo stava fissando. Uh. Amava l’attenzione, certo, ma le sue fan che tempismo avevano?!
Prima di voltarsi verso di lei lanciò prima un’occhiata a Toshi il leccapiedi, che si era fermato da qualche parte al primo piano a scambiare qualche parola con dei colleghi, per poi girarsi e tirarsi in parte indietro verso la ringhiera per dare così un po’ di spazio agli altri che stavano passando, dedicando infine alla ragazza (umana, l’odore era facilmente distinguibile) un sorriso.
“No che non è un buon momento per la stramaledetta foto” fu quello che pensò ma ovviamente non disse. La sua irritazione era ben celata, il linguaggio del suo corpo e la sua espressione del volto erano puro sinonimo di cordialità e deliziata sorpresa. Mai uno scivolone da parte sua, era sempre attento a come si comportava in pubblico e come veniva percepito da esso.
«Sei molto carina a preoccuparti per me» fu la prima cosa che decise di dirle, per poi iniziare ad indicare vari punti del piano a loro visibili dove vari membri dello staff del locale erano presenti e in divisa «Ma non ce n’è bisogno. I bodyguard sono riservati a chi ne ha veramente necessità» aggiunse poi con modestia, annuendo appena e inclinando un poco la testa di lato.
Era vero che rispetto ad altri presenti lui fosse quelle effettivamente e relativamente meno popolare e noto, guarda caso fino a quel momento era stato fermato solo una manciata di volte ma era stato comunque invitato poiché era una delle stelle nascenti del momento e attirava un gruppo in particolare di clienti. Non era ancora ai livelli di NIWA o altri grossi nomi presenti quella sera ma ci stava lavorando, il suo fanbase stava veramente crescendo ogni giorno. E andava assai fiero della cosa. Poi, beh si, era lì principalmente per far pubblicità e far parlare di sé.
«Per una foto non c’è problema ma prima spostiamoci da qui, non voglio disturbare gli altri» le disse poi facendole un occhiolino e indicandole di seguirlo giù per le scale in modo da avere più spazio disponibile perl’uccisionela foto (dentro di sé voleva solo farla finita il prima possibile ma aveva il presentimento fosse speranza vana).
«Hai qualche preferenza, ...?» chiese, facendo una pausa alla fine come a chiederle il nome. Aveva imparato che creare un senso di connessione e familiarità faceva andare in visibilio qualsiasi tipo di sue fan. Voleva proprio andare a giocare sulla cosa.
Negli stessi istanti, in un altro punto del locale, un’entusiasta Rosaliya si era goduta lo spettacolo della idol NIWA ma dopo aver ballato e cantato a squarcia gola a ritmo delle sue canzoni (come citato precedentemente, in entrambi i casi, male), le era venuto, giustamente, di nuovo sete. Per cui aveva ben deciso di trascinare il fidato Drev nella direzione del bar più vicino e per loro fortuna dei posti a sedere sul bancone erano liberi.
Fu così che, dopo esserci gettata in mezzo alla folla, si ritrovarono seduti vicino a delle coppie di avventori mascherati (ghoul, gli suggerì la sua mente e come non poteva riconoscere l’odore dei suoi simili?) e la sua attenzione fu rapidamente catturata dai costumi dalla fattura tradizione dei due che erano seduti nel mezzo. Le si illuminarono gli occhi e non curante dell’uomo vestito elegante a cui era seduta accanto e dei discorsi che stava probabilmente interrompendo, si allungò un po’ sul bancone in modo da catturare l’attenzione dei due.
«WOW! Che bei costumi! Dove li avete presi?» fu quello che disse con rinnovata foga «Sono davvero ben fatti! Sarebbero delle bambole kokeshi o qualcosa del genere?» chiese rimettendosi poi tuttavia seduta composta sul suo sgabello, un leggero rossore di imbarazzo le decorava le guance. Si era resa conto che, si, forse aveva un pelo esagerato non l’entusiasmo. Accidenti, non di nuovo! Trattieniti Roza, be cool! Be cool!
Accanto a lei, Andrej scosse solo lievemente la testa per poi catturare l’attenzione del primo barista libero per dare il loro ordine «Una coca-cola per lei e un Red Lion per me, grazie» finendo con un cenno cortese della testa come ulteriore ringraziamento.
Nel mentre Rozaliya, dalla sua postazione accanto al tipo (forse non in costume? Doveva chiederglierlo) li stava ammirando con più discrezione e fu lì che il suo sguardo cadde sulla donna che era seduta sull’altro lato, quella che doveva essere vestita da vampira «Guardala! Non è un po’ troppo, papa?» mormorò in russo ad Andrej, dopo aver catturato la sua attenzione con un calcio sottobanco al suo tallone, un sorriso gentile stampato sulle labbra, nel mentre quest’ultimo era distratto a sistemarsi le imbarazzanti orecchie da coniglio che stava sfoggiando, che rispose con uno sbuffo e un, sempre nella loro lingua madre, «Chi sarebbe tuo padre?» dopo aver lanciato una sguardo rapido e di disinteresse nella direzione che la piccola ghoul aveva puntato con il suo sguardo.
Comunque sia, nessuno dei due aveva ancora controllato il proprio cellulare. Per una volta erano loro quelli che si stavano facendo desiderare, eh? Ah no, ecco, fu Drev il primo a prendere finalmente il proprio dispositivo dalla tasca interna della sua giacca vedendo che non era distratto ad importunare, ehm coff, interagire con quel gruppetto di ghoul (a parte tenerli d’occhio, sia chiaro).
«Yuya»
«Drev»
«Roza»TYPEGhoulCOSTUMEQueenKing of hearts. -
.Intermezzo 👺 04 > FINE
23:03-Chiusura
Dopo una lunga sessione di musica da parte di Omen, quest’ultimo annunciò una breve pausa a cui sarebbe seguita l’ultima esibizione speciale della serata, il duo J-pop Jelly Project. E fu così che con altri effetti speciali, tra fumo e giochi di luci, che Omen il DJ lasciò il palco. Poco dopo le luci tornarono nuovamente alla normalità e dagli altoparlanti iniziò ad essere riprodotta della musica più generica, simile a quella che si era potuto ascoltare ad inizio serata, e mano a mano il pubblico che si era riunito di fronte al palco iniziò a disperdersi in giro per il locale.
Per colpa del via vai di gente, c’è stato un piccolo incidente con delle bevande sulle scale sulla destra dell’entrata che portano al secondo piano. Lo staff è intervenuto subito a sistemare e pulire ma tuttavia il costume di una ragazza è stato completamente rovinato. Era quasi sfociata una lite tra lei e il ragazzo che le era andato a sbattere contro nel mentre trasportava un vassoio verso uno dei tavolini.
Nel terrazzo si è fulminata una delle luci delle lanterne. Un inviato si è preso uno grosso spavento ed è quasi caduto nella fontana. Trattenendo le risate (a differenza degli amici dello sventurato), lo staff presente ha cambiato prontamente la lampadina.
Dopo quasi una mezz’oretta il fronte del palco iniziò di nuovo a riempirsi ed ecco salire sul palco un giovane attore piuttosto famoso, Reo, pronto a presentare tra le urla più scatenante della serata (per lui, se non si fosse capito) il duo Jelly Project composto dalla cantante Cherry e il chitarrista e secondo vocalist Lemon che con canzoni frizzanti ma dal testo un po’ particolare e cupo, graziarono le orecchie dei presenti.
Finita la loro esibizione di varie canzoni, di cui una anteprima del loro prossimo album, ecco tornare sul palco Omen ma questa volta facendosi largo dal pubblico, accompagnato da due ballerini con maschere da tengu. Proseguendo con il suo repertorio presto giunse un’altra pausa e il DJ e compagnia lasciarono momentaneamente il palco per dare spazio al proprietario e a tutti gli invitati speciali della serata, pronti a ringraziare e salutare i presenti prima di andare via. Solo alcuni sarebbero rimasti tra cui Yuya, i Crimson Peak e Reo.
Il resto della serata è scorso senza troppi problemi, con pochi incidenti causati più dalla calca che per altri motivi (lo staff, tra camerieri e bodyguard, è stato sempre pronto e veloce ad agire), fino alla chiusura. Tutto sommato un evento tranquillo e di successo.
❖ Se vi aggrada, è possibile aprire role separate a questa per continuare gli eventi che si sono andati a creare all'interno di questa role-evento. Saranno tuttavia considerate come role normali.
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