Fiori e Fragole

[CONCLUSA] KEIICHI MASAHIKO & ICHIGO HISAKAWA, NANTE / NEGOZIO - 12/02/2020 -MATTINA (DALLE 10.30), TEMPO PIOGGIA 13°C)

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    Ecco che una nuova giornata si apprestava ad iniziare, forse troppo presto per Keiichi, perchè decisamente sarebbe voluto rimanere a dormire un altro po'...la sera prima aveva fatto tardi, aveva bevuto pure più del solito, era un po' stonato, ma i soldi spesi per tornare a casa sano e salvo se li ricordava piuttosto bene.
    Purtroppo non poteva mancare quel giorno a lavoro, aveva delle consegne da fare, finire dei lavori, organizzarsi per due matrimoni e parlare con i fornitori.
    No decisamente non poteva permettersi una mattinata di riposo: si rigirò più volte nel letto come era solito fare, gli piaceva anche troppo crogiolarsi nelle coperte rimandando fino all'ultimo secondo.
    Alla fine, si era seduto, sbadigliando e stiracchiandosi: si mise una mano fra i capelli lunghi, e si rese conto di essersi dimenticato di legarseli la sera prima...sbuffò, lasciandosi di nuovo cadere all'indietro...ora si che ci avrebbe messo una vita, non gli andava di combattere con i nodi di prima mattina, ma a quanto sembrava non aveva poi granchè scelta.
    Così sconfitto da quell'eventualità, cosciente di aver perso già molto tempo, si era alzato, trascinandosi in bagno: ci mise come al solito un bel po' per prepararsi, e probabilmente era consapevole che avrebbe aperto mezz'ora dopo l'orario, ma era anche vero che il negozio era suo e quindi poteva decidere quando gli pareva...o quasi.
    Era una delle poche gioie di avere un posto tutto tuo, d'altra parte però, se non ci pensava lui, non avrebbe guadagnato un centesimo e l'affitto mica si pagava da solo.
    Magari!
    Guardò fuori la finestra, spostando la tenda e...cavolo, pioveva pure! Meno male che aveva controllato, così era riuscito a prendere un ombrello all'ultimo.
    Prima di uscire si assicurò che Dee e Dum avessero abbastanza cibo e acqua per la giornata: un paio di carezze prima di scappare fuori la porta e assicurarsi che nessuno dei due fosse uscito...l'ultima volta era stato circa 20 minuti a convincere Dee dallo scendere dal piano di sopra per tornarsene a casa propria.
    Con tutta la calma del mondo, nonostante l'evidente ritardo e la pioggia che non cessava, si avviò al negozio, certo che non sarebbe stato poi un grande problema: non si trovava neanche lontano da casa per fortuna, e così quando si era ritrovato lì davanti, con la sua insegna rigorosamente in viola '' Nante'', con lo scatto automatico delle chiavi dopo aver aperto la serranda, entrò nel negozio.
    Scosse leggermente l'ombrello per scrollare un po' d'acqua, voltò il cartello per indicare l'apertura, e chiuse la porta dietro di sè, appoggiando la giacca nera e la tracolla altrettanto nera dietro al bancone di lavoro: ogni volta che entrava in quel posto si inorgogliva di cosa era riuscito a costruire con tanta fatica.
    Le pareti erano dipinte di un bianco leggermente sporco, per non accecare subito chi entrava nel negozio, a quello ci pensava l'unica parete colorata della stanza: rigorosamente viola con venature dorate.
    Ai lati c'erano varie mensole con vasi dalle forme inusuali e disposti per gradazione di colore, pieni di varie creazioni con la tecnica dell'ikebana. Erano ordinate anche dal più piccolo al più grande, infatti quest'ultimi erano posizionati a terra, e alle due vetrine, secondo il gusto di Keiichi.
    Si impegnava sempre ogni settimana a cambiare disposizione e creazioni, così da far vedere che c'era sempre qualcosa di nuovo.
    Il bancone con il registratore di cassa era circondato anche da te' che vendeva eventualmente insieme alle creazioni con quelle che gli sembravano più in armonia con la creazione, mentre il bancone da lavoro, insieme agli strumenti del mestiere e i vari fiori erano nella stanza sulla destra, vetrata per metà, così da far vedere eventualmente il lavoro che c'era dietro.
    Non gli dispiaceva far vedere quando lavorava.
    Visto che aveva innumerevoli cose da fare, si mise subito a lavoro, iniziando dalle cose più noiose, come le telefonate.
    Tra una e l'altra accoglieva qualche cliente, chiacchierava, spiegava se necessario e vendeva se poteva: era una giornata piuttosto movimentata per lui, ecco perchè si era messo dopo pranzo a lavorare a degli ultimi lavori per una commissione. Farli singolarmente uno per uno era faticoso, ma soddisfacente per lui: visto che era ancora aperto, pensò bene di non lavorare con le cuffie nell'orecchie, ma di accendere lo stereo per farsi compagnia.
    Non immaginava che quella giornata non aveva finito di stupirlo!

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    Giornata libera.
    Quelle occasioni gli piacevano, permettevano di dedicarsi ai suoi interessi, oltre a sistemare tutte quelle piccole cose che nelle giornate normali andavano rimandate.
    I primi dieci minuti appena sveglio erano interamente dedicati al fissare verso la finestra da cui filtravano normalmente solo alcuni raggi di luce: era il tempo dedicato al ricordarsi che non aveva impegni di lavoro, poi rifletteva sulle cose in attesa e sul come affrontare la giornata. Lo sguardo dopo scorreva sul resto della stanza, sui mobili sgombri da inutili suppellettili decorative e le linee moderne e minimali; il legno chiaro la faceva da padrone insieme alle tinte neutre.
    Quel dodici febbraio però portava ancora meno luce del solito e nel silenzio sentì anche le gocce di pioggia contro la finestra.
    Alzarsi non era spiacevole, uscire fuori da lenzuola e coperte per sentire il fresco dell'aria e finire immediatamente sotto la doccia a lavare via ogni residuo di sonno, ma più che altro per schiarire ulteriormente le idee.
    Era il momento in cui, puntuale come era giusto fosse, il termostato di casa scattava per scaldare l'ambiente e permettergli di uscire dal bagno senza sentire freddo. Jeans e maglia a maniche lunghe, giusto per stare comodo, erano l'abbigliamento del giorno, predisposto la sera prima pensando a quelle famose cose da fare. La colazione non era ovviamente un problema a cui badare e l'ultimo pasto era stato abbastanza di recente da non doversi preoccupare ancora dei morsi della fame.
    Passando nel living dell'appartamento si accorse che lo smartphone dedicato solo al lavoro lampeggiava per una notifica. Sbloccato lo schermo, ad accoglierlo c'erano i messaggi del buongiorno di un paio di clienti.
    Una era rammaricata, così aveva scritto, per il fatto che era costretta a quel viaggio di lavoro che l'avrebbe tenuta lontana dalla città per qualche giorno, ma che attendeva con ansia il loro prossimo appuntamento. "Anche io", imbellettato di un paio di altre cose carine su quanto gli dispiaceva di non poterla accompagnare. E invia.
    La seconda gli raccontava come si era presentato nei suoi sogni, con dettagli minuziosi che palesemente volevano scatenare una qualche reazione che sarebbe rimasta solo messaggistica. "Magari la prossima notte" si aggiungevano dettagli provocanti e piuttosto ambigui, ma non scendeva mai in quelli espliciti che potevano portare la cliente a pensare che pagando avrebbe davvero ottenuto qualcosa oltre quelle sfiziose chiacchierate e il servizio di impeccabile compagnia che ribadiva non essere esclusivo.
    Per fortuna nessuno aveva ancora creato disagio sul posto di lavoro con scenate di gelosia e lui era intenzionato a mantenere i suoi alti livelli di professionalità.
    Sbrigata anche la questione dei messaggi e controllato mail e social, si ritrovò a studiare la spinosa questione della sua pagina personale sul sito del locale. Era una sorta di vetrina virtuale, con foto, bio e gli orari di lavoro, oltre ai commenti di clienti soddisfatti o meno. Doveva aggiornare le foto, ormai quelle presenti avevano quasi un mese e non potevano restare lì a dimostrare la sua scarsa attenzione per i dettagli, dato che la realtà era ben diversa.
    Chiuse il sito prima di aggirarsi per la stanza, smartphone alla mano, per studiare potenziali inquadrature degne di un minimo di significato artistico o comunque che risaltassero il soggetto come meritava.
    Che il suo appartamento meritasse di essere fotografato era ovvio. Il living era forse la sua parte preferita: l'ingresso si apriva sull'angolo salotto da un lato e sulla cucina con isola dall'altro. Non era immenso e non aveva la zona dedicata al tavolo da pranzo, ma tanto a lui non serviva e non se ne sarebbe fatto molto dell'impegnare lo spazio in quel modo. La cucina non era grandissima, ma era moderna come piaceva a lui, un po' in stile industrial e l'isola non era troppo grande ma aveva spazio per un paio di sgabelli da bar che rendevano tutto adatto anche per mangiare... se gli fosse servito. Più avanti un piccolo corridoio conduceva al bagno principale, alla sua camera con bagno annesso (più piccolo dell'altro) e una seconda camera piuttosto contenuta nelle dimensioni, con un angolo dedicato al computer. Lo stile generale era il suo delicato fiore all'occhiello: pulito, minimal quasi, con il tocco di modernità vagamente urban e industrial. Il legno era chiaro, con effetto riciclato e impreziosito da tocchi di metallo raw al punto giusto. Una parete del living era occupata da una grande libreria in cui trionfali si trovavano le sue collezioni di opere di saggistica, narrativa, un paio di enciclopedie dal valore culturale consistente e diversi dizionari.
    Fronteggiava proprio quella libreria, prendendo per la milionesima volta un romanzo da sfogliare nel tempo a sua disposizione. Ormai per il resto del mondo era l'orda di pranzare, ma per lui era quella di rilassarsi. Vegetò con il libro tra le mani per almeno un paio d'ore, prima di decidere di scorrere le foto fatte nella mattinata.
    Erano tristi, anche se l'appartamento era stupendo. Forse però serviva un tono di colore e lui non si sarebbe certo vestito in colori sgargianti per sopperire a quella mancanza. Un tocco di colore e di delicatezza, utili per una maggior profondità e per mettere in risalto quello che doveva essere il vero soggetto delle foto, ovvero lui.
    Fece una veloce ricerca su internet per suggerimenti su come rendere la casa più accogliente ed elegante, passando in seguito al trovare entro un certo raggio di distanza dei luoghi in cui procurarsi qualche soprammobile o magari delle piante adatte.
    La metà delle alternative finì scartata, ma le altre andavano visionate di persona.
    Aggiunto un maglioncino scuro, infilata scarpe, giacca e sciarpa, scelse in strada per avviarsi verso la risoluzione del suo problema. Non prima di aver recuperato anche l'ombrello, naturalmente.
    Il primo negozio sulla sua lista era una sorta di boutique di articoli decorativi per la casa, ma fuggì quasi istantaneamente al sentire un commesso parlargli di cuscini di ogni foggia e dimensione: gliene aveva mostrato uno a forma di unicorno arcobaleno, con paillette, che lo aveva quasi traumatizzato. Il secondo negozio era una fiorista, decisamente meglio, ma ascoltando la richiesta di rendere più vivace l'ambiente, gli aveva proposto una composizione con tripudio di gigli e altre piante dall'odore fin troppo pungente e intenso: sarebbe soffocato chiunque, figurarsi qualcuno con un olfatto sensibile come lui.
    L'insegna viola del terzo posto lo accolse e le vetrine mostravano se non altro la cura con cui quel tipo di composizioni meritavano di essere realizzati.
    Entrò con placida sicurezza appena chiuso l'ombrello e lasciato all'esterno per non sgocciolare sul pavimento pulito, slacciando la giacca per la diversa temperatura che lo aveva accolto.
    «Salve...»
    Un po' per farsi notare e un po' per cortesia, decise di rivolgere quel saluto a voce alta mentre sbirciava in giro le composizioni in mostra e si chiedeva, per naturale curiosità, chi fosse l'artefice. Non che fosse sicuro essere la giusta soluzione al suo dilemma esistenziale, ma era una delle alternative a sua disposizione.

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    Meno male che non si era messo le cuffie o effettivamente non avrebbe sentito nessuno, alle volte sebbene guardasse oltre la vetrata del laboratorio, capitava che fosse totalmente immerso nella sua arte.
    Trovava una sorta di remunerazione spirituale in quel lavoro, aveva un che di benefico su di lui e sperava di infondere lo stesso nei suoi progetti e nelle persone che ci credevano.
    Era un obbiettivo duro da mantenere, ma era convinto che finchè ci credeva tutto sarebbe andato per il meglio: il sentire una voce gli fece alzare lo sguardo, vedendo un ragazzo entrare si apprestò a interrompere momentaneamente il suo lavoro.
    Ricordava di aver letto una volta in un libro studiato all'università che un compositore di nome Cage considerava l'interruzione parte della vita stessa, dicendo di interrompere il proprio lavoro quando il telefono squillava, considerando la segreteria una forma di immoralità del ventesimo secolo: le interruzioni vanno considerate parte del lavoro steso che interrompono, perchè se ciò ci disturba allora non stai facendo il lavoro come dovresti, perchè bisogna accettare di essere interrotti. Una cosa è fatta bene quando il doverla interrompere non ci irrita.
    Ricordò di come avesse trovato affascinante quel concetto, e di esserci rimasto a rimuginare sopra per parecchio tempo, ma alla fine lo trovò un ragionamento sensato.
    Si alzò dunque posando le forbici e togliendosi il grembiule nero, per poggiarlo sulla sedia: uscì dal laboratorio, sorridendo.
    «Benvenuto» Disse, avvicinandosi dunque al ragazzo. «In cosa posso esserti utile?» Preferiva di gran lunga un contatto più spontaneo rispetto alle formalità , insolito forse ma si era sempre trovato più a suo agio in quel modo che diversamente.
    Aveva notato come lo sguardo era andato probabilmente incuriosito alle varie opere esposte e la cosa lo faceva sempre sentire particolarmente fiero e felice: gli piaceva suscitare emozioni di vario genere alle persone.
    «Scusami per l'attesa, ma ero in laboratorio per finire delle commissioni»
    Per fortuna che si era messo di buona mano per finire prima della chiusura, o quanto meno quello era il suo obbiettivo. Notò come il ragazzo non fosse uno dei suoi clienti abituali e ciò lo incuriosì, era da un po' che non vedeva una faccia nuova in negozio.

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    La gioviale cortesia di chi rispose alla sua semplice richiesta di attenzione lo lasciò piacevolmente sorpreso. Vista la tipologia artistica si immaginava qualcosa di più tradizionale, qualcuno di un po' più attempato e invece... Un ragazzo, uomo pardon, di bell'aspetto e giovane età (come lo era anche lui stesso, naturalmente), dal fascino frizzantino.
    Umano. Perché nonostante il profumo dei fiori del negozio ne era sicuro, era umano.
    Gli rivolse uno dei suoi sorrisi migliori, caldo e disteso.
    «Niente di cui scusarsi, anzi, ho potuto ammirare queste opere.»
    Con gesto morbido indicò più o meno tutto quanto era esposto. Considerava l'ikebana un'arte e in quanto tale ogni realizzazione era a tutti gli effetti definibile come opera.
    Nell'indicarle scorse un'altra volta rapidamente le composizioni, concentradosi su quelle di dimensioni più contenute, per poi rivolgere uno sguardo diretto negli occhi lilla del negoziante. Colore particolare, doveva ammetterlo, ma ormai si vedeva di tutto in giro con le lentine estetiche.
    «Sono tutte sue creazioni?»
    La forma di cortesia era una cosa assolutamente naturale per lui e non l'avrebbe cambiata a meno che non gli fosse stato detto di farlo; non gli dava problemi non riceverla, ma il suo personaggio principale aveva quella caratteristica che puntava nella vita di ogni giorno ad essere affabile, educato e rispettoso. In quella situazione era anche possibile chiamarlo rispetto per l'artista, in effetti.
    In realtà la quasi conferma che la risposta alla domanda fosse positiva era data dalla provenienza del suo interlocutore, ovvero il già citato laboratorio del negozio in cui aveva detto essere intento a terminare commissioni.
    Chissà se aveva anche un catalogo da sfogliare o si sarebbe dovuto limitare al potenziale offerto da quanto disponibile nel negozio. Essendo un perfezionista, per il suo profilo sul sito voleva ottime foto con il giusto messaggio, non si sarebbe accontentato facilmente di giusto qualcosa di grazioso o la prima cosa accettabile, altrimenti avrebbe preso un mazzo di tulipani o un qualche cuscino colorato, fatta eccezione per l'unicorno terribilmente distante dal suo stile.

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    Ora che se lo ritrovava davanti e più vicino poteva osservarlo meglio: ciò che lo colpì particolarmente furono il colore degli occhi, grigi, li trovava piuttosto particolari, differenti dal solito.
    Essendo una persona che stava attenta ai dettagli di certo non si sarebbe dimenticato di un particolare così importante, così come apprese da piccoli indizi, che probabilmente era molto attento a certe cose.
    Di certo nel suo negozio avrebbe senz'altro trovato qualcosa che potesse soddisfarlo, in caso contrario, Keiichi amava le sfide, sarebbe stato ben felice di provare.
    Il fatto stesso che le definisse opere, fece irrimediabilmente guadagnare punti in più sulla scala dei clienti simpatici all'ignaro uomo davanti a lui: si, era particolarmente felice quando finalmente qualcuno le apprezzava come qualcosa di artistico.
    Notò come l'altro usasse un tono piuttosto formale per com'era Keiichi, che forse effettivamente era piuttosto diretto, ma non si sentiva a disagio nel continuare in quel modo: se sua nonna fosse stata lì gli avrebbe tirato una borsa in testa urlando ''cosa ti ho insegnato?'' , dunque meglio che non venisse a sapere di come era solito usare un tono piuttosto colloquiale.
    «Ti piacciono?»
    Fu istintivo chiederglielo, voleva davvero sapere le opinioni di chi entrava lì: credeva nelle critiche costruttive, era umano, certo ci sarebbe rimasto inizialmente un po' deluso in caso di esito negativo, ma era convinto che quello rafforzasse il suo spirito artistico a migliorare.
    Lui ci teneva davvero, era probabilmente uno di quegli artisti che credevano fermamente di lasciare un frammento della propria anima dentro i suoi lavori: forse quello avrebbe potuto consumarlo un giorno, ma al momento, non sembrava volersene preoccupare troppo.
    Finchè amava ciò che faceva, andava tutto bene per lui.
    «Si, tutte mie» Disse, non era per vantarsi, ma era semplicemente la verità: credeva che non vi fosse nulla di strano nell'essere sinceri per qualcosa che si era creato con il cuore.
    «A dire il vero, al momento ci sono meno opere del solito, ho avuto parecchio da fare questo mese »
    E ciò lo rendeva felice, non tanto per il guadagno che per carità era importante, altrimenti non avrebbe potuto vivere da solo, ma anche perchè pensava che questo significasse che le persone apprezzavano il suo impegno.
    «Cercavi qualcosa di preciso?»
    Chiese, notando come lo sguardo dell'uomo si era spostato su alcune opere di media grandezza. «Volendo, posso creare qualcosa di nuovo ad hoc, dopotutto ci sono infinite possibilità»
    Gli sembrava giusto dirglielo, magari non cercava qualcosa di già fatto, in quel caso o avrebbe dovuto fargli qualche domanda per capire qualcosa di più, oppure si sarebbe dovuto affidare all'istinto, che anche se molto rischioso, poteva dare i suoi frutti.



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    Aveva quell'atteggiamento socievole che non si sarebbe mai aspettato da un negoziante di merce così tradizionale, ma rendeva l'ambiente piacevole e questo era un punto a suo favore. Non sarebbe scappato via per eccessi di descrizioni o di profumi, c'era calma e pace, con appena una nota frizzante percepita nella voce.
    Tuttavia Ichigo non era ancora certo di aver trovato la risposta al suo problema, non era l'ultimo posto della sua lista e non si illudeva di avere gusti semplici, soprattutto quando si trattava di questioni di convivenza a medio o lungo termine. Questo valeva per le cose come per le persone.
    «Ti piacciono?»
    «Molto.»
    Era stato piuttosto stringato, non voleva eccedere per non sembrare falso, visto che effettivamente trovava discretamente affascinante per le sue necessità quanto aveva davanti.
    C'era però da vedere se quanto esposto era disponibile, il costo e un paio di altri dettagli tecnici. Scorrendo lo sguardo con attenzione su ogni composizione, cercava di figurarsi come poteva stare nell'appartamento, anche in vista delle foto da fare. Non era per niente facile, ma le alternative prese in considerazione fino a quel momento restavano spaventose e ancora non era riuscito a liberarsi della terrificante immagine del commesso sorridente con tra le mani il cuscino-unicorno.
    Per fortuna la conversazione in corso era una perfetta distrazione dal ricordo.
    «Cercavi qualcosa di preciso? Volendo, posso creare qualcosa di nuovo ad hoc, dopotutto ci sono infinite possibilità»
    «In effetti sì, avrei bisogno di qualcosa per portare nel mio appartamento un po' di colore e... » fece una breve pausa per cercare il termine più adatto, ma uno solo sembrava perfetto per descrivere le sue aspettative «...delicatezza, sì.»
    Nel parlare aveva spostato l'attenzione sul suo interlocutore, per nulla disturbato dal tono confidenziale che gli veniva rivolto. Il primo impatto era confermato, proprio un bel soggetto con in più doti artistiche, il che lo rendeva pure interessante. L'aspetto rispecchiava un po' quello degli artisti occidentali, per i suoi gusti, anche se ormai il mondo era così cosmopolita che la tradizione si andava perdendo, ma non era certo un male l'evoluzione. In quel caso di sicuro non lo era.
    Una personalità frizzante, spigliata e curata, almeno questa era l'opinione a caldo, un approfondimento di quel primo impatto visivo ottenuto da una occhiata più attenta, anche se non tanto quanto quella che era stata rivolta alle composizioni.
    Ichigo accennò un sorriso, tanto valeva la pena aggiungere qualche dettaglio, per non perdere tempo nessuno dei due.
    «Per la precisione devo fare delle foto e al momento il risultato è piuttosto freddo e distaccato, vorrei smorzarlo giusto un po'. Sto valutando varie alternative e cercando suggerimenti.»
    Tutto tranne gli unicorni, le paillette e gli eccessi, aveva pur sempre uno stile da rispettare.

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    Nonostante fosse stato sintetico, Keiichi apprezzò lo stesso il complimento dell'altro, era certo che fosse stato sincero, altrimenti non sarebbe neanche entrato nel negozio se non fosse stato neanche attirato un po' dai lavori esposti.
    Ascoltò attentamente ciò che disse dopo l'altro: oh! Quindi era personale! Ottima cosa, gli piacevano i lavori che riguardavano il cliente stesso, ma ciò significava che erano anche più complessi e richiedevano un po' di tempo in più: lui ci teneva a fare le cose per bene e che i clienti fossero soddisfatti.
    «Credo di poterti aiutare allora»
    Disse, sorridendogli e in uno slancio, aiutato dalle mani sul bancone, ci salì sopra per sedervici.
    «Essendo che si tratterebbe di un lavoro molto personale, mi servirebbe vedere, in caso sceglierai una delle opere, di vedere delle foto del luogo in cui verranno esposte, così da avere più chiara in mente l'immagine da realizzare»
    Iniziò a spiegare, sorridendogli, e con tutta calma: e poi avere più informazioni possibili sul suo cliente, e quella era la parte difficile, non tutti erano disposti a mettersi a nudo, o quanto meno, parlare molto facilmente di sè.
    Alle volte temeva potesse essere scambiato anche per un doppio fine: non che gli sarebbe dispiaciuto vedendo il tipo davanti a lui a pensarci, ma al momento voleva davvero aiutarlo.
    «Potresti farmi vedere delle foto quando le avrai» Disse, sbilanciandosi e allungandosi sotto al bancone, cercando di tenersi in bilico, ma alla fine era riuscito a prendere ciò che desiderava: un libro enorme e pesante, o meglio un raccoglitore.
    «Intanto posso farti vedere le foto di alcune opere, così mi puoi dire quali ti piacciono di più....aiuta anche me nel creare, avere qualche indizio sui gusti della persona per cui si crea è di grande aiuto»
    E visto che non poteva pretendere che gli facesse così facilmente un riassunto di se stesso, poteva anche cercare di basarsi su quale stile potesse interessargli di più.
    «E poi magari, guardare qualcuna di queste foto può aiutarti a decidere se ti va di provare questa strada»
    Dopotutto, non pretendeva che a tutti piacessero le sue opere, sarebbe stato troppo perfino per lui, sebbene amasse indiscutibilmente venire apprezzato in quello che faceva.
    Scese dunque dal bancone per avvicinarsi all'altro, e porgergli il raccoglitore, e poi gli avrebbe potuto fare qualche commento costruttivo che avrebbe potuto aiutarlo a migliorare! Sembrava intendersi di immagine ed estetica, e un confronto non gli avrebbe fatto male.


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    Credeva di poterlo aiutare.
    Già il fatto che non gli aveva subito suggerito qualcosa che stava davanti al suo naso era una gran cosa: insomma con tanto che li aveva guardati, avrebbe potuto da solo chiedere se tal pezzo era disponibile. Aveva apprezzato molto quella forma di interesse e cortesia sul trovare il giusto connubio basandosi su foto dell'appartamento.
    Era decisamente più professionale del suggerirgli un dannatissimo cuscino a forma di unicorno solo perché nuovo arrivo in negozio.
    Si era avvicinato di qualche passo al bancone, prestando attenzione a chi gli parlava quasi allo stesso modo in cui l'aveva data ad ogni composizione esposta. Continuava a dare dimostrazione di essere un po' fuori dagli schemi, spigliato e socievole, poco incline al riservato distacco tra sconosciuti. Era interessante da osservare.
    Per quanto i lineamenti lo potevano identificare come giapponese, sembrava provenire da tutto un altro posto o cresciuto in tutta un'altra cultura. Chissà come reagiva la maggioranza della clientela del negozio, non poteva fare a meno di chiederselo.
    «Forse potrei passare domani in serata, dopo il lavoro.»
    Dopo aver accontentato al club chi voleva sentirsi sussurrare languidamente all'orecchio quanto era speciale, poteva essere molto intrigante una seconda visita in quel posto, indipendentemente dalla risoluzione del problema foto, che sarebbe dunque finito rimandato ancora per un po'.
    Poteva sopravvivere con le foto attuali sul suo profilo per qualche giorno ancora? Una settimana di sicuro, forse anche qualcosa di più.
    L'artista intanto aveva deciso di tendere allo spalmarsi sul bancone alla ricerca di qualcosa. Ichigo inclinò la testa senza riuscire a distogliere lo sguardo. Sì, doveva tornare in quel posto. Sì, poteva resistere ancora con quelle foto sul profilo. Sì, doveva tornare in quel posto anche più di una volta se fosse stato necessario. E sì, era cosciente di aver pensato due volte la stessa cosa.
    «Intanto posso farti vedere le foto di alcune opere, così mi puoi dire quali ti piacciono di più....aiuta anche me nel creare, avere qualche indizio sui gusti della persona per cui si crea è di grande aiuto»
    Oh. Che. Bello. Ora aveva anche la ragione per avvicinarsi di più. Chissà se profumava anche lui di buono... o se profumava delicatamente di fiori.
    Esternamente restava quasi immutabile, con quell'accenno di sorriso cordiale, la schiena ben dritta, le braccia rilassate ai lati del corpo. Era troppo abituato a mantenere quel distacco professionale e difficilmente lo si sarebbe visto diversamente in primi incontri o al di fuori dei momenti di privacy.
    Si avvicinò appena venne detto chiaramente che il raccoglitore conteneva foto utili per farsi una idea di altri lavori da cui poter trarre ispirazione, anche per far comprendere meglio cosa poteva piacergli.
    «Sicuramente poter vedere qualcosa di più aiuterebbe.»
    Di certo non si sarebbe anche lui piazzato sul bancone, arrivare a distanza ravvicinata per poter sfogliare insieme il raccoglitore era più che abbastanza, non erano ancora così tanto in confidenza.

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    Tornare domani in serata?
    Gli sembrava assolutamente...
    «Perfetto»
    Aveva detto istintivamente, significava dunque che le sue opere gli erano piaciute, ed era contento di questa cosa, o che quanto meno ci stesse facendo un pensiero, giusto?
    Lo sperava vivamente: voleva che l'arte dell'ikebana fosse apprezzata di più.
    «Purtroppo chiudiamo alle 19...» Disse pensieroso, prima però di rialzare lo sguardo e sorridergli. «...se non hai da fare dopo possiamo discutere del progetto da qualche parte»
    Suggerì, non era la prima volta che faceva consulenze al di fuori dell'orario di lavoro, avrebbe fatto volentieri un'eccezione in quel caso: e poi, aveva questo istinto di voler aiutare le persone, di conseguenza anche l'uomo davanti a sè.
    Senza contare il fatto che ora, che gli era più vicino, poteva vedere quel sorriso cordiale e ancora meglio i lineamenti dell'altro: non voleva risultare invadente o poco professionale con quell'invito, infatti sperò che non la prendesse male, in effetti immaginava che poteva risultare ambigua come proposta.
    Anche se ora che ci pensava meglio, non era per nulla male come occasione: per uno come lui che era abituato ad andare a sensazioni, ne riceveva di positive dall'altro, e non gli sarebbe dispiaciuto conoscere di più.
    Non usava mai il suo lavoro come scusa, ma era sinceramente incuriosito dagli altri, i loro gusti, cosa gli passasse per la testa...era il modo migliore per creare, conoscere la persona a cui era destinata l'opera, ma sapeva che non sempre aveva l'opportunità di entrare nella vita delle persone.
    Lo invitò dunque ad aprire il raccoglitore, sorridendogli.
    «Vedi qualcosa che ti piace?»
    Gli chiese dopo un po': non voleva mica mettergli fretta, o ansia, ma era sul serio curioso di mettersi subito all'opera su quel nuovo progetto. Le cose nuove lo entusiasmavano.



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    Era rassicurante scoprire che si poteva anche uscire un po' dagli orari del negozio e anche da quelle mura. Rassicurante.
    Dopotutto cosa aveva da fare dopo il lavoro di interessante o importante? Ecco, appunto.
    «Andrebbe ancora meglio per me. Non lavoro tanto distante ma almeno così non mi ritroverei a correre per fare in tempo.»
    A correre, certo. Il giorno dopo il suo turno di lavoro era previsto fino alle 18, aveva tutto il tempo di arrivare al negozio, anche se non avrebbe potuto dire con certezza il tempo necessario per un discorso costruttivo. E poi ancora non era del tutto convinto.
    Le foto indubbiamente erano d'aiuto ad ampliare la panoramica di possibilità offerte.
    Iniziò a sfogliare quel raccoglitore che era stato messo a sua disposizione, prestando attenzione ai dettagli impressi nelle immagini con tutta la calma che riteneva necessaria. Non voleva una sfogliata sommaria e non si accontentava di scorrerle velocemente tutte, dedicava un'occhiata rapida solo a quelle che lo attiravano di meno, mentre altre si prendevano lunghi secondi per le scelte di accostamenti, posizioni, estetica complessiva.
    Anthurium, calla, strelitzia, rami di glicine... Foglie lunghe e arricciate come nastri morbidi. Avevano quel tocco delicato ma essenziale, cosa che poteva forse ben sposarsi con lo stile dell'appartamento, rispettando le linee pulite ma aggiungendo il calore della dolcezza. E la giusta dose di colore, naturalmente.
    Vedeva più di qualcosa che gli piaceva, il problema però era un altro.
    «Ce ne sono alcune davvero stupende, ma non saprei dire se sono adatte all'appartamento. Penso che sia proprio necessario portare le foto.»
    Certo aveva con se quegli scatti fatti la mattina, ma erano solo frammenti, inquadrature ipotetiche che ritraevano dettagli dell'arredamento e non l'insieme. Meglio rimandare al giorno dopo.
    «Se arrivassi qui per le sette meno dieci andrebbe bene? Potremmo andare da qualche parte qui vicino a bere qualcosa e discuterne.»
    Una seconda conferma alla proposta che gli era stata fatta. Di parlare di sé non aveva problemi, farlo davanti a qualcosa da bere gliene dava ancora meno. In un certo senso era poco diverso da quello che faceva per lavoro, solo che il posto sarebbe stato diverso, ma alla fin fine si sarebbe parlato dei suoi interessi e della sua vita, anche se principalmente inteso come ciò che lo circondava a casa. Era anche un po' curioso di quanto fosse necessario farsi un'idea del cliente per offrire un servizio migliore... ma sembrava di parlare di un host e non di un artista di ikebana.


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    Fu sollevato nel sapere di non essere sembrato troppo inopportuno con quell’invito, che era del tutto professionale, ma lui di certo non si sarebbe chiuso a riccio se si poteva trasformare in una serata amichevole e divertente, anzi, per lui era anche meglio senza dover essere troppo serio.
    Per uno già dal tono colloquiale come lui, un luogo al di fuori del lavoro era anche meglio per conoscere meglio un cliente, poteva osservarlo al di fuori di quelle mura e cercarne di catturare l’essenza da trasportare poi nell’opera.
    «Sono contento di sentirlo, direi allora che siamo d’accordo»
    Rispose dunque, senza pensarci troppo, ascoltò tra l’altro ciò che gli disse, era importante saper ascoltare e osservare nel suo lavoro.
    «Si lo consiglio sempre a meno che non si sappia già cosa si vuole o si prenda qualcosa di già fatto... ci tengo che a soddisfare i miei clienti»
    Ammise con un sorriso sincero, era davvero importante per lui che si trovassero bene con le sue opere e che piacessero davvero una volta decisa quella strada, anche perché si impegnava davvero a fondo in quello che faceva.
    «Come orario va benissimo, possiamo fare così, si...conosco un posto qui vicino niente male dove potremmo andare»
    Commentò, ma forse se l’altro era pratico della zona lo conosceva anche, ma era un locale davvero bello e ci tornava volentieri, dunque perché non provare lì?
    Sarebbe stato divertente unire il lavoro ad un po’ di leggerezza.
    Inoltre, questo gli avrebbe dato modo di capirlo un poco in più prima di iniziare eventualmente a lavorarci.
    Segnarsi quell’uscita gli ricordò assolutamente di dover mettere del cibo e acqua in più a quei due piccoli pelosi tornado che stavano a casa, così che nell’attesa non si sarebbero messi a fare macelli.
    Doveva organizzarsi per bene, ma non sarebbe stato un problema: quei due si sarebbero lamentati al suo ritorno probabilmente, assaltandoli una volta arrivato a casa più tardi, ma era un rischio piacevole da correre, poiché sapeva già che avrebbe dovuto coccolarli per le due ore consecutive per farsi perdonare.
    Si ricordò solo in quel momento di una cosa importante che ancora non aveva fatto.
    «Direi che a questo punto è il caso che mi presenti...» disse, sorridendogli, non poteva certo iniziare con “ehy tu”, per quanto fosse colloquiale voleva almeno sapere il nome di chi aveva davanti.
    «Keiichi Masahiko» Aggiunse. «Molto piacere» Almeno per il giorno dopo avrebbe saputo chi aspettarsi.


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    Chissà se avevano in mente lo stesso posto... Non che ne mancassero di possibili, ma la domanda sorgeva spontanea e la risposta sarebbe arrivata il giorno dopo. Non voleva conoscerla in anticipo, era molto più allettante arrivare con la curiosità e scoprirlo strada facendo.
    «Perfetto direi.»
    Gli aveva sorriso con un cenno di assenso, richiudendo con attenzione il raccoglitore, accompagnando le pagine così da evitare si sgualcissero in qualche modo.
    Di buono c'era che si era fatto un'idea sia delle creazioni di quel negozio, sia di chi le produceva, anche se aveva una buona dose di sicurezza che la sera seguente quell'idea sarebbe stata più chiara e arricchita di dettagli a dar maggior definizione, sia del soggetto che delle elaborazioni floreali e non sarebbe stato l'unico a parlare. Ulteriori argomenti che avrebbero trovato risposte solo il giorno dopo e anche in questo caso era cosa buona e giusta.
    Se non altro c'era stato un netto miglioramento delle prospettive di realizzazione della sua missione del giorno, anche se non in tempi brevi quanto aveva sperato. Poco male, l'importante era avere alternative, senza contare che non aveva ancora completato il giro dei negozi selezionati.
    Riconsegnò il raccoglitore appena chiuso a quello che ormai era piuttosto evidente fosse anche il proprietario del negozio, anche se non si era mai presentato come tale. Altra cosa da chiedere il giorno dopo, per soddisfare la curiosità. In quel momento veniva soddisfatta invece quella relativa al nome.
    «Hisakawa Ichigo.» Fragolo per gli amici. «Il piacere è mio.»
    Anche le formalità si potevano dire concluse, il resto era rimandato al giorno seguente e con un ultimo saluto e un rinnovare l'appuntamento per la serata seguente, Ichigo decretò che era per lui giunto il momento di lasciare il Nante per continuare la sua ricerca delle decorazioni ideali per ammorbidire la scenografia per le foto.
    Forse l'ikebana era la soluzione, forse no, per ora era una alternativa che prometteva (e permetteva) l'aggiunta di un sia di ampliare le sue conoscenze culturali che personali. Vinceva in ogni caso.


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