69 Tea

[CONCLUSA] Ichigo Hisakawa & Keiichi Masahiko @ 69 Tea/locale - 13/02/20 dalle 18.30, pioggia 13°

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    Gli avevano fatto fare tardi, detestava fare tardi.
    In realtà si era preso i tempi abbastanza larghi perché sapeva che l'ultimo appuntamento fissato era con una ragazza con cui l'ultimo quarto d'ora diventava mezz'ora solo per le rassicurazioni sul fatto che al mondo esistevano uomini ben migliori di lui (e indubbiamente più adatti a relazioni vere). A volte era davvero noioso e snervante il modo in cui si appiccicavano a qualcuno che a conti fatti pagavano per essere gentile, disponibile ad ascoltarle e farle sentire importanti, riempirle di premurose attenzioni che non erano nulla di più di recitazione messa in scena con naturalezza.
    Ad ogni modo era riuscito a far tornare il sorriso sul volto della cliente e accompagnarla alla porta quasi venti minuti dopo la fine del suo turno.
    Salutati i colleghi si defilò dall'uscita dal retro, non prima di aver risolto il solito scambio di battute da competizione con un altro dei primi in classifica di gradimento. Se solo gli fosse importato davvero di stare in cima alla graduatoria... il terzo posto era il suo obiettivo standard, non gli interessava di più e gli importava solo non scendere, per questioni di ego naturalmente.
    Aveva un altro appuntamento prima di quello fissato al Nante, alle 18.30 in un vicolo quasi a metà strada tra casa sua e il Nante. Doveva correre e tutto per colpa dell'insicurezza di una ragazzina. Ogni tanto si chiedeva quanto fosse diversa la vita dello psicologo.
    Camminando rapidamente per le strade, mandò un messaggio rapido.
    - Ritardo di cinque minuti. -
    [...]
    Alex era già lì, appoggiato allo stipite di una porta che dava nel vicolo, sotto una tettoia che aveva visto giorni migliori. Giaccone col cappuccio calato sulla testa, cellulare alla mano intento in un tap game musicale con il volume appena percettibile. Avvicinandosi sentì le musichette J-POP tipiche di quei games di idol che andavano tanto di moda.
    «Sette minuti. Sai che non mi piace stare fermo ad aspettare.»
    La musichetta si interruppe per la messa in pausa del gioco.
    «Sai che non mi piace arrivare in ritardo.»
    C'era sempre quell'aura di amicizia nelle loro conversazioni, fredde e infastidite. Dopotutto era comprensibile per entrambi, non erano lì per scambiarsi caramelle innocue e Alex era stato chiarissimo su quanto preferisse le consegne rapide e pulite.
    «Tieni, spray per la gola e le solite caramelle.»
    Il pacchetto scivolò fuori dalla tracolla che il ragazzino si portava appresso, per finire nella tasca interna del soprabito di Ichigo.
    Era divertente come ormai quegli scambi avvenivano senza maschera, ma il rapporto di fedeltà era stato sancito da un mesetto: entrambi sapevano la faccia dell'altro, perciò era equiparabile il livello di uno di essere scoperto se faceva scoprire l'altro. Se non altro era quella l'illusione.
    Scambiati prodotti e contante, le strade dei due si divisero così come si incontravano. Nel silenzio, fatta eccezione per la musichetta del tap game che riprese.
    [...]
    Alle 18.45 era esattamente dove doveva stare, ovvero ad un paio di minuti di strada dal Nante. Dall'appuntamento con Alex Kiddo era riuscito a recuperare quei sette minuti di ritardo accelerando il passo, maledicendo la pioggia che lo costringeva a tenere pure l'ombrello aperto e ringraziando la puntualità dei mezzi di trasporto.
    Nelle sue illusioni c'era anche stato il poter andare a casa a cambiarsi, ma quei venti minuti non calcolati di ritardo al club avevano fatto crollare miseramente il suo progetto, perciò alla fine aveva in un certo senso rispettato quanto aveva raccontato il giorno prima: sarebbe arrivato subito dopo il lavoro. Beh, più o meno.
    Sotto il caldo giaccone nero dal taglio classico, il suo completo grigio antracite si accompagnava ad una camicia bianca semplicissima. In realtà non era precisamente lo stile che preferiva, ma era quello designato per il lavoro.
    Richiuse l'ombrello appena arrivato all'ingresso del negozio, aprendo la porta per ripararsi dalla pioggia che ancora scendeva. Sarebbe mai finita?
    «Buonasera.» Saluto d'obbligo, seguito a poca distanza da un assolutamente inutile «Mi dispiace per il ritardo.»
    Erano le 18.48, alla faccia del ritardo.


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    La giornata era passata piuttosto in fretta, sapendo dell'appuntamento di lavoro che aveva oltre l'orario previsto, aveva ben pensato di portarsi da casa prima un cambio: non ci aveva messo molto a preparare la borsa in più, dubitava avrebbe avuto tempo di passare a casa con le cose che aveva da fare, dunque l'opzione era lasciare la borsa con i panni del giorno in negozio ben nascosti, così che il giorno dopo avrebbe potuto riportarli a casa e buttarli in lavatrice, non gli andava di girare con il borsone del cambio dopotutto.
    Era rimasto a lavorare per un po' e a finire delle composizioni guardando distrattamente lo schermo del telefono ogni tanto. Visto già l'orario pensò che fosse il caso quanto meno di prepararsi, motivo per cui voltò il cartello con scritto 'chiuso', e si avviò al bagno, preparandosi.
    Di solito metteva sempre colori scuri o neutrali, ma visto il posto in cui dovevano andare, pensò bene di mettere qualcosa di più forte come colori, così mise una giacca mediamente lunga di un rosso candy sotto una camicia nera con fantasia stampata tra i grigi e i neri più lucidi. Decise di lasciare il collo libero, non amava le cravatte, e poi aveva la sua solita canotta a collo alto da cui erano attaccate delle strisce di tessuto che sembravano formare dei raggi.
    I pantaloni alla coreana più corti e larghi sotto rigorosamente neri, tanto da far intravedere gli anfibi e anche un po' di pelle delle gambe. Per fortuna che erano pesanti, altrimenti mal avrebbe sopportato le temperature che c'erano!
    Si sciolse i capelli pettinandoli prima di legarseli nuovamente e sistemarsi definitivamente, era pronto con il giusto anticipo, e ne approfittò per sistemare delle cose in negozio mentre attendeva l'altro.
    La campanella che suonò all'apertura della porta attirò la sua attenzione, oltre una voce familiare: si voltò in quella direzione, sorridendo.
    «Buonasera»
    Rispose, per poi guardare di sfuggita l'orologio, era esagerato chiamarlo ritardo quello, anzi per nulla.
    «Non ti scusare, non hai fatto così tanto ritardo, e poi gli imprevisti capitano... Aggiunse avvicinandosi all'altro prendendo l'ombrello, e mettendosi la tracolla su una spalla: era già pronto ad andare con le chiavi in mano per chiudere il negozio.
    Notò allora l'abbigliamento dell'altro, e sorrise.
    «Giornata intensa a lavoro?» Chiese, anche se poteva immaginare. «Stai molto bene così» Aggiunse, non gli dispiaceva fare complimenti se era ciò che pensava, di certo non gli piaceva farli a caso o se non erano veri.
    Forse era lui ad essere troppo eccentrico o aveva esagerato con i colori, ma oramai aveva fatto, era inutile perdere tempo a cambiarsi di nuovo.

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    Prima o poi lo avrebbe ammesso, trovava fastidioso non tenere coscientemente da conto i possibili imprevisti, soprattutto quelli che erano tutto sommato molto frequenti e conosciuti, come il carattere e le necessità di certe clienti al lavoro.
    Alla fine però era stato il suo subconscio a fare i conti con le abitudini e in qualche modo prevedere il ritardo, pur andando a contrastare con il desiderio di tornare a casa a darsi una rinfrescata e cambiarsi. Avrebbe quindi dovuto mascherare al meglio il fastidio per avere addosso l’odore del lavoro, anche se era quasi certo quella percezione fosse solo immaginaria e, naturalmente, colpa dei sensi ghoul.
    Per fortuna era più che abituato a fingere cose simili e in qualche modo anche la situazione meno formale avrebbe di sicuro favorito un maggior rilassamento.
    Di sicuro però non si aspettava l’accoglienza famigliare, come se si conoscessero da più un giorno.
    «Non più del solito.»
    Era più che certo di non aver fatto riferimenti sul suo impiego, non ancora almeno, e lo fece sorridere il chiedersi quale tipo di lavoro Keiichi pensava facesse. Soprattutto se si aggiungevano complimenti sull’abbigliamento, anche se il tutto poteva tradursi senza dubbio in una forma di amichevole cortesia.
    Le risposte di rimando che gli vennero in mente furono disparate, ma si limitò a quella più neutra possibile tra le varie.
    «Grazie. Il rosso ti dona.»
    Non era un fan dei colori sgargianti e quel commento non era inteso da Ichigo in mero senso stilistico, quanto più quello caratteriale. Abbigliamento estroso abbinato a personalità estrosa e frizzante, molto semplicemente.
    A differenza del giorno prima, era partito direttamente dal tu, ormai la confidenza era naturale.
    «Andiamo?»
    Saluti risolti e pronti ad andare, riaprì la porta, recuperando l’ombrello da aprire appena uscito all’esterno, neanche volesse fornire un ulteriore riparo all’esterno mentre veniva richiuso il negozio. Certo aveva fatto caso a che anche l’altro era munito di parapioggia, ma dove stava il problema nel dare una potenziale alternativa almeno per quel primo momento?
    «Dove andiamo? Se non ricordo male avevi parlato di un posto vicino.»
    Ne conosceva qualcuno in zona, ma prima era il caso di chiedere conferma sulla direzione da prendere ed evitare di avviarsi in direzioni diverse.
    Strada facendo poi si sarebbe premurato anche di avvisare che aveva rispettato quella sorta di clausola per l’appuntamento lavorativo, mentre camminavano sotto la pioggia battente.
    «Stamattina ho fatto le foto all’appartamento, credo ti divertirai.»
    Di sicuro stile e arredamento potevano dare spazio alla creatività, anche se era molto curioso di sentire l’opinione dell’altro a riguardo e quali idee quegli scatti avrebbero generato.


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    Keiichi Masahiko
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    Gli imprevisti capitavano sempre, e un po' pensò nuovamente, se non fosse stato lui ad aver esagerato con la giacca, ma ancora, si ripetè, che era troppo tardi per cambiarsi, inoltre, il posto in cui sarebbero andati di certo non teneva conto se qualcuno era eccentrico o meno.
    Anzi, forse c'erano persone talmente diverse fra loro che quasi sembrava di essere catapultati in un mondo parallelo, forse anche per questo gli piaceva l'idea e gli piaceva il posto.
    Non sapeva a conti fatti esattamente che tipo di lavoro facesse l'altro, ma alcune cose sapeva osservarle anche lui: dopotutto erano i dettagli che nel suo lavoro contavano spesso, e forse, era stato troppo invadente.
    Immergersi nella vita delle persone nel suo lavoro, poteva essere una lama a doppio taglio: giustamente non a tutti avrebbe potuto far piacere essere sotto una lente, neanche a lui stesso piaceva in realtà, ma forse quella era deformazione professionale.
    Sapeva che un lavoro lo aveva, il ritardo poteva essere dovuto a tante cose, ma quell'abbigliamento gli aveva suggerito altro. In caso, glielo avrebbe detto lui più avanti una volta seduti e rilassati probabilmente.
    Non si aspettava però un complimento di rimando, per quanto neutro sembrasse, il fatto che avesse accentuato sul rosso poteva fargli pensare che non fosse solo semplice cortesia. O forse, ancora, si stava facendo influenzare senza che riuscisse a rendersene conto: per fortuna il suo atteggiamento rilassato lo aiutava a distendere l'emozione per ogni nuovo progetto...finchè non ci si ritrovava catapultato dentro: dava se stesso in ogni progetto, era importante per lui.
    Sorrise dunque, pensando che forse la scelta del rosso non era stata poi così azzardata.
    «Oh, grazie» Sorrise tranquillo. «Di solito vado sui colori scuri, il rosso forse è l'unica eccezione che mi concedo oltre al viola» Quindi quella volta al ragazzo era capitata l'eccezione, altrimenti non sarebbe stato poi così diverso da come lo aveva visto la prima volta.
    Che poi, come se non si fosse capito che aveva una preferenza per il nero e il viola, tutto di lui sembrava gridarlo dalla testa ai piedi.
    «Certo! Non ci metteremo molto»
    Uscì con lui e rimase sorpreso nuovamente dall'atteggiamento dell'altro, che lo aveva riparato con il suo ombrello, per permettergli di chiudere in tranquillità il negozio. Era un gesto gentile, inaspettato: non tutti erano gentili negli ultimi tempi, per questo era attento ad apprezzare quei momenti quando accadevano.
    Lo ringraziò, prima di rivolgergli un altro sorriso accennato e aprire a sua volta il suo quando fu certo di aver chiuso tutto, così da liberarlo e non farlo bagnare dalla pioggia.
    «Si esatto» Disse, sorridendo, e indicando verso destra per iniziarsi ad avviare verso la giusta direzione. «Andiamo al 69 Tea» Concluse, era un locale molto in voga, e gli piaceva particolarmente, tralasciando i vari pensieri ambigui che potevano scatenarsi solo da un nome del genere, ma a conti fatti facevano buoni cocktail, l'ambiente era bello e pieno di stimoli creativi a detta di Keiichi.
    «Ci sei mai stato?»
    Chiese, incuriosito, di solito quando parlava di quel posto aveva le più disparate reazioni. Chissà quale gli avrebbe mostrato Ichigo.
    «Oh, perfetto! Non vedo l'ora di mettermi a lavoro, sono proprio curioso» Disse, sorridendo, senza nascondere l'entusiasmo per quel nuovo progetto: proprio non ci riusciva a nasconderlo, e neanche credeva dovesse mai farlo, era appassionato del suo lavoro dopotutto, era una bella cosa per lui mostrare qualcosa di simile.
    Non ci misero infatti tantissimo ad arrivare alla loro destinazione per fortuna, e già lo vedeva pieno come al solito, con un grande via vai di gente.
    Sapeva già che tavolo richiedere in caso, uno dove avrebbero potuto parlare tranquillamente senza troppo trambusto. Fu lui stavolta ad aprirgli la porta per farlo entrare per primo.
    «Pronto?»
    Disse, sorridendo. Forse Keiichi sorrideva troppo per i gusti della gente, ma non poteva farci granchè, gli veniva naturale, e di solito stupiva quasi sempre visto con l'abbigliamento che di solito indossava, ma ciò non faceva altro che farlo sorridere di più, divertito anche dalle reazioni altrui.


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    Ricordava di aver letto da qualche parte che spesso i creativi tendevano a vestirsi in colori scuri, prevalentemente il nero, perché così si andava ad evitare l'influenza delle tinte accese nella creazione di opere. Questo almeno sul lavoro, perché era anche normale poi concedersi qualche sfizio quando ci si andava a divertire, quale occasione migliore per sfoggiare il proprio lato estroso al di fuori dell'arte?
    Restavano per lo più congetture, naturalmente, conosceva troppo poco la persona con cui stava parlando e già si era espresso più che a sufficienza con opinioni personali derivate da un unico scambio di parole il giorno prima. Era in effetti più un primo parere derivato principalmente da apparenza e sensazione a pelle.
    Certo quell'incontro poteva fornire maggiori dettagli e, soprattutto, aveva lo scopo di confermare o meno l'aver trovato una valente alternativa per risolvere il piccolo, ma fastidioso, problema delle foto da aggiornare. Nulla garantiva che l'ikebana fosse la scelta migliore, così come nulla garantiva che le sensazioni a pelle su Keiichi fossero confermate. Il tempo trascorso insieme quella sera avrebbe però dissipato almeno in parte le incertezze a riguardo.
    Il posto poi era conosciuto anche per lui, già la direzione da prendere escludeva alcuni locali e il nome in seguito lo fece annuire.
    «Ci sono stato un paio di volte.»
    Era un locale piacevole, colori e decorazioni che andavano a richiamare Wonderland e gli ambienti si prestavano bene ad essere un ottimo luogo per incontri in diverse fasce orarie. Al pomeriggio un caffè e la sera un aperitivo in relax. Quest'ultimo era il loro caso, almeno secondo Ichigo, perciò si immaginava già sarebbero andati diretti oltre il primo spazio adibito a caffetteria e avrebbero goduto di musica in sottofondo, sorseggiando qualcosa e studiando le foto dell'appartamento.
    Si premurò di avvisare, mentre camminavano ciascuno sotto il proprio ombrello, che aveva trovato il tempo in mattinata per salvare un po' di scatti, così da poter discutere nel concreto della commissione.
    Affrontare i discorsi con il fruscio della pioggia non era il massimo, soprattutto camminando per le strade, evitando altre persone intente nelle loro faccende. La vicinanza del 69 Tea era davvero una ottima cosa, raggiungerlo fu breve e stavolta non fu lui ad aprire la porta. Richiuse l'ombrello rapidamente, lasciandolo insieme a quelli degli altri avventori del locale.
    «Tuffiamoci nella tana del Bianconiglio.»
    Una frase che riteneva appropriata per il locale e altrettanto idonea a rispondere all'altro.
    Pronto lui? Sempre.
    Lasciò a Keiichi il ruolo della guida: aveva proposto il luogo e questo lo aveva fatto sin da subito sospettare ci andasse con più frequenza di quanto non facesse Ichigo.
    Raggiunto il tavolo e messi comodi, c'era tempo se non altro per una domanda che aleggiava nella mente del Fragolo e che valeva la pena di esporre nell'attesa di ordinare qualcosa.
    «Se posso farti una domanda indiscreta... come mai un negozio di ikebana?»
    Non era così impensabile che ci fossero giovani interessati alle arti più tradizionali, era più che altro una curiosità come poteva essere il sapere cosa aveva spinto lui a scegliere la professione di host.


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    Keiichi Masahiko
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    Il fatto che ci fosse stato un paio di volte rassicurò un po' di più il ragazzo, ma da una parte era sicuro che quel posto catturava parecchi sguardi, e parecchia clientela, di tutti i tipi tra l'altro.
    Lui adorava quel tipo di posto, motivo per cui lo frequentava spesso, era infatti un cliente abituale e di certo non avrebbe avuto problemi a trovare un posto tranquillo dove poter discutere con l'altro del lavoro.
    Si, perchè era un incontro puramente professionale ma perchè non divertirsi un po'? Nessuno lo vietava, inoltre, credeva che quello fosse un ambiente stimolante in cui parlare e cacciare idee, almeno per lui.
    Lo guardò stupito a quella frase, e istintivamente il suo sorriso si allargò: amava quel tipo di cose, si, decisamente quel lavoro lo avrebbe entusiasmato parecchio, ne era sicuro.
    «So, follow me down» Rispose, divertito, citando una canzone che quel posto gli rievocava sempre, dannazione, ora ce l'aveva in testa! Poco male, era piuttosto adatta al luogo.
    Quando entrò nel locale salutò con un cenno il barista e alcuni che erano presenti di turno quella volta, si conoscevano praticamente tutti, almeno chi andava sempre lì: chiese dunque ad uno di loro un tavolo dove potevano rilassarsi e parlare con tranquillità.
    Il ragazzo sembrò sapere perfettamente quale fosse il tavolo, alla fine lo stesso Keiichi aveva due posti preferiti, quindi anche lui sapeva bene dove probabilmente li avrebbero messi, e non gli dispiaceva il fatto di condividere qualcosa di simile con gli altri.
    Per fortuna non c'erano le band che suonavano quella sera, quindi potevano parlare senza urlare, ed era già una grande cosa, così potevano prendersi anche qualcosa da bere!
    Poggiò la borsa da una parte, accomodandosi, per poi sorridergli a quella domanda.
    «Puoi farmi tutte le domande che vuoi»
    disse, tranquillamente, non vedeva il perchè nascondere cose, e poi dovevano creare un legame e un'intesa solida tra loro se volevano creare una creazione che piacesse ad entrambi.
    «E se vuoi sapere perchè...be'...posso dirti che mi da pace: è la ricerca costante di un equilibrio che spero di riuscire ad avere anche io, o quanto meno a farlo durare...e poi ti danno infinite possibilità, puoi spaziare in mondi che vanno oltre l'immaginazione se sai guardare bene» Commentò, forse troppo enigmatico anche lui? Eppure credeva di essere stato abbastanza chiaro, ma spesso gli avevano ripetuto che Alice in Wonderland fosse il suo racconto, e per quanto la cosa lo incuriosisca maggiormente non capisce bene cosa intendano dire.
    «E spero in qualche modo, di trasmettere qualcosa anche io con le mie opere, se non ci riuscissi sarebbe un po' un fallimento per un'artista» Non importava che tipo di sensazione si dava: che fosse buona o cattiva, bisognava suscitare qualcosa, altrimenti sarebbe andato lui stesso in crisi.
    Allo stesso tempo però, il suo obbiettivo era cercare di portare sempre sensazioni positive, le negative avrebbe voluto evitarle, sopratutto perchè non avrebbe fatto bene neanche a lui.
    «Inoltre, lascio sempre un pezzo di me in ogni cosa» Che un giorno questo lo avrebbe disintegrato? Non lo sapeva, ma al momento non si creava il problema: non riusciva ad essere distaccato in quello che faceva.
    «E tu invece? Che tipo di lavoro fai?»
    Aveva qualche opzione in effetti, ma con quel tipo di abbigliamento poteva essere di tutto oramai oggi giorno: il suo obiettivo dopotutto era conoscere anche quante più cose dell'altro...ah si, sarebbe stato meglio anche ordinare qualcosa, anche quel giorno, aveva voglia di affidare al caso la sua ordinazione: pensava che era molto più divertente così, scegliere a caso dal menù.
    Visto che il ragazzo gli aveva lasciato i menù davanti ad entrambi, non ci aveva pensato due volte ad aprirlo: forse sarebbe apparso singolare il modo in cui sceglieva, perchè aveva aperto a caso una pagina, e poi chiuso gli occhi, facendo scorrere il dito lungo la pagina finchè a sentimento, non si sarebbe fermato, aprendo gli occhi.
    Oh, quindi oggi andava così! Ottimo, non vedeva l'ora di assaggiare quel drink, che tra l'altro, sembrava proprio capitato ad hoc.

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    La ricerca costante di un equilibrio. In effetti fino a quel punto poteva dire di capire cosa poteva intendere Keiichi, per quanto ne sapeva molte tipologie di arte si fondavano su un principio simile, a meno che non si puntasse a trasmettere una qualche emozione negativa o di disagio.
    Il resto della spiegazione però lo lasciò un po' perplesso e si ritrovò a fissare il menu ancora chiuso con l'intensità maggiore di quella definibile come normale. Spaziare in mondi oltre l'immaginazione poteva associarsi alla forma che raggiungevano alcune creazioni, anche viste nel negozio di Keiichi, tali da sembrare... aliene?
    Prese il menu per aprirlo ma non dedicargli ancora l'attenzione necessaria alla scelta della consumazione, rivolgendo di nuovo lo sguardo sull'altro, con un leggero sorriso sulle labbra dopo la frase conclusiva del discorso.
    «Quindi con una tua creazione avrei a casa anche qualcosa di te, metaforicamente e letteralmente parlando.»
    Da un punto di vista concreto la composizione e da un punto di vista spirituale l'impegno e la passione messi nel creare. Il ragionamento filava perfettamente.
    Abbassò lo sguardo sulle voci dei drink nel menu, mantenendo quel leggero sorriso, scorrendo i vari nomi prima degli alcolici lisci e in seguito dei vari cocktail con tutta la lista degli ingredienti a far compagnia ai nomi fantasiosi.
    Non avrebbe sprecato le magiche caramelle di Alex per uno o due bevande, per lavoro aveva imparato a sopportare il sapore fastidioso ed esistevano quelle due o tre cose che gli creavano meno disgusto al palato, probabilmente avrebbe puntato su uno di quelli.
    Come era facile immaginare, il momento di svelare le carte sul suo lavoro era arrivato, ma in ogni caso era previsto parlarne visto che si trattava anche della ragione per cui era andato il giorno prima a caccia di qualcosa per decorare l'appartamento.
    Non distolse lo sguardo dai vari cocktail, attirato in particolare da un paio di alternative che sembravano tra le potenzialmente meno fastidiose per il suo palato da ghoul.
    «Lavoro in un host club.»
    Non se ne vergognava, perché avrebbe dovuto, perciò lo aveva detto semplicemente e con la nonchalance con cui poteva esprimere l'ovvietà della giornata piovosa.
    Sollevò lo sguardo dal menu per aggiungere dettagli più che necessari, secondo lui, per far capire lo scopo dell'eventuale commissione.
    «E in effetti è per questo che ho bisogno di aggiungere sia una nota di colore che di delicatezza al mio appartamento: devo fare nuove foto per la mia pagina personale. Il mio lavoro dipende tanto dall'immagine quanto dal saper mettere a proprio agio i clienti.»
    Tornò a guardare il menu e sorrise quasi di trionfo.
    «Lotus espresso, un po' di energia ci vuole.»
    Richiuse la lista, lasciandola nuovamente sul tavolo e appoggiandosi comodamente contro lo schienale, ma solo dopo aver sfilato dalla tasca lo smartphone personale. Quello del lavoro era rimasto nella tasca interna del giaccone, appoggiato ad una sedia prima di accomodarsi e iniziare a parlare, già impostato in silenzioso da tempo.
    «Per trovare il giusto equilibrio in una commissione cosa ti serve oltre alle foto del luogo in cui andrà sistemata?»
    Era onestamente curioso, sotto un certo punto di vista pensava fosse solo una questione di tecnica e gusto artistico, gli abbinamenti corretti, le scelte di colore idonee.
    Ancora non aveva sbloccato lo schermo dello smartphone, che restava spento mentre veniva rigirato lentamente tra le dita.

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    Gli piaceva il fatto che l'altro avesse capito in qualche modo cosa sarebbe accaduto, era decisamente vero che lasciava un pezzo di sè, non tutti sembravano intuire qualcosa di simile.
    Spesso pensavano infatti che era semplice fare certe composizioni, che tutti potevano farlo, che non costava nulla, ma per Keiichi era assai diverso il discorso, lui davvero ci teneva.
    «Esattamente, più a fondo conosco le esigenze del cliente, più farò un lavoro impeccabile e che lo soddisfi»
    Rispose senza pensarci, sebbene istintivamente i suoi pensieri fossero ben altri purtroppo: Keiichi nonostante l'importanza che dava all'anima e al carattere di una persona, non disdegnava per nulla la parte fisica, motivo per cui non si vergognò a pensare..."Potresti avere anche tutto me in effetti..."
    Un vero peccato che dovesse essere professionale, ma finchè era nella sua testa, non faceva male a nessuno, inoltre credeva che fosse anche un suo istinto dover osservare tutto ciò che c'era attorno a lui, sopratutto se era qualcosa che catturava lo sguardo ed era bello, e Ichigo corrispondeva con i lineamenti a quel profilo.
    Dopo aver scelto il suo cocktail che aveva il nome dello stregatto, a cui si sentiva decisamente affine come spirito e location, rimase ad ascoltare e anche osservare l'altro: non temeva di risultare invadente, l'osservazione faceva parte del suo modo di studiare o di catturare ciò che desiderava la persona davanti a sè e che voleva rivedere nelle sue opere, si poteva capire molto da piccoli gesti.
    Si stupì nell'apprendere quale fosse il suo lavoro, e sorrise, ora si che era ancora più curioso e si capivano tante cose: non aveva mai avuto un cliente con quel genere di lavoro, la sfida lo attirava ancora di più.
    «Sul serio? Interessante! Raccontami di più!»
    Era davvero interessato, ed era dopotutto un lavoro come un altro, sebbene sapesse che molti forse un po' se ne vergognassero anche solo ad andarci o avvicinarsi.
    «Capisco...in effetti ha senso...non per portare acqua al mio mulino, ma credo che potresti trovare un'ottima soluzione con una creazione del genere»
    Disse divertito, anche se lui credeva sul serio che potesse aiutarlo a trovare una soluzione. «Volendo, se deciderai di commissionare una creazione, posso sempre aiutarti nelle foto...non sono male come fotografo e poi così potrei averne qualcuna di nuova da poter aggiungere all'album»
    Propose, non era la prima volta che aveva fatto fotografie d'arte, gli era capitato più di una volta tra università che per piacere, o anche per lavoro di doversi fare delle foto per il proprio portfolio artistico, dunque non lo vedeva un problema.
    «È questo il punto...mi serve avere più informazioni possibili, più conosco cose su di te, più potrò creare qualcosa che possa avvicinarsi a ciò che desideri...anche cose che pensi possano essere superflue possono essere invece molto utili» Gli disse, con tranquillità. «Anche qualche avvenimento del tuo passato che ti fa piacere ricordare, al tuo colore preferito, o anche ad un odore che ti piace e ti stuzzica ricordi...tutto può essermi utile» Aggiunse, sperando che non fosse troppo fraintendibile, insomma, non spesso tutti si sentivano a proprio agio nel parlare di sè, senza capire che anche atteggiamenti che avevano nella loro routine, o dei ricordi speciali, potevano aiutare l'altro a creare qualcosa che li facesse sentire più vicini.
    Alle volte temeva però, che questo suo entrare a contatto con certi aspetti degli altri lo coinvolgesse troppo, tanto da distruggerlo o allontanarsi da ciò che era il suo scopo in quell'arte, ecco perchè doveva stare molto attento...ma spesso era difficile per lui.
    «Magari però, mentre pensi a cosa possa tornarmi utile, potresti farmi vedere le famose foto»
    Gli disse, sorridendo incoraggiante e appoggiando un gomito al tavolo, per poi appoggiare sulla sua mano la guancia e guardarlo con il viso leggermente inclinato.


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    Da quando erano arrivati al tavolo gli aveva staccato gli occhi di dosso solo il tempo di scorrere l'elenco delle bevande, così da rendere quell'inizio di conversazione più rilassante.
    Il punto di vista sull'ikebana era decisamente interessante e l'impegno che Keiichi diceva di riversarci era molto ammirevole.
    Poi era il tempo di svelare le carte sulla sua professione, senza alcuna vergogna dato che gli piaceva parecchio e la classifica del club confermava anche che era piuttosto bravo.
    Certo c'era da chiedersi ora se era seriamente convinto che una o due composizioni artistico-floreali facessero davvero al suo caso, o era più interessato alla persona che se ne occupava. Probabilmente entrambe le cose, anzi quasi sicuramente.
    Una ragione in più non tanto per raccontare di più sul suo lavoro, quanto per mostrarlo in maniera totalmente rilassata e senza un vero preavviso: stava anche lì la bravura, nel rendere le cose naturali e il più possibili reali. A volte forse lo erano anche troppo.
    «Vorresti aggiungere nel tuo album foto con me come soggetto principale? Potrei doverti far pagare i diritti sull'uso della mia immagine, sono sotto contratto...»
    Giusto una velata provocazione, il volume della voce leggermente abbassato e un accenno di malizia nel sorriso. La frase dopo andava a rincarare la dose.
    «Però allo stesso tempo dovrei pagare io un extra per averti anche come fotografo, ma ho la sensazione che un accordo si possa trovare senza difficoltà.»
    Anche. Perché andava contato prima come creatore delle composizioni, ma in effetti al momento era anche valutabile come potenziale cliente del servizio host, solo che non era sul lavoro e si stava divertendo per scelta personale a tirare fuori qualche frammento del repertorio un po' oltre quello ufficiale. Anche molte cose insomma.
    Nel frattempo aveva trovato il cocktail da ordinare e si era messo un po' più comodo su quel divanetto, rigirandosi lo smartphone tra le dita in attesa di sbloccare lo schermo per affrontare la questione foto dell'appartamento. C'era però una curiosità che in parte era già stata soddisfatta il giorno precedente e in aggiunta il discorso fatto poco prima: la ricerca di equilibrio per le opere non poteva pesare tutta su chi le creava, soprattutto quando commissionate.
    Diventava forse un po' più complicato quando era necessario tirar fuori informazioni tanto personali, soprattutto per chi doveva in realtà fare attenzione a quanta verità era disposto a mostrare. Avvenimenti del passato felici, un odore che magari aiuta a ritrovare tali ricordi... Ah, non ci aveva mai fatto realmente caso a cose simili, la sua vita era stata costellata di diverse priorità e soprattutto, come probabilmente era per molti della sua stessa specie, di attenzione e paranoia.
    «Tutto è un po' generico temo, ma di sicuro a caldo direi che i colori freddi mi piacciono in modo particolare»
    Per il resto, soprattutto qualcosa di davvero significativo, avrebbe avuto bisogno di pensarci sopra, sia per calibrare bene le cose rivelate, sia per trovare effettivamente cosa dire.
    Di sicuro ingannare il tempo con le foto era meglio, anche perché effettivamente poteva fare incentrare la maggior parte dell'attenzione su qualcosa che stesse bene con l'appartamento e, allo stesso tempo, trovare il modo di far parlare Keiichi un po' più di sé. Fino ad ora erano rimasti specificatamente incentrati sul discorso lavorativo, anche se era stato svelato quell'interesse verso la fotografia.
    «Ottima idea.»
    Aveva sorriso ed era scivolato su quel divanetto per avvicinarsi di più all'altro, pronto ad usare la giustificazione ufficiale se fosse stato necessario: per avere entrambi una visione accettabile dello schermo era necessario stare uno accanto all'altro e non ad un metro di distanza.
    Sbloccò lo schermo, aprendo poi la galleria e facendo comparire a pieno schermo la prima foto. Erano state scattate tutte in landscape mode per una visione più ampia d'insieme. La prima era stata scattata dall'ingresso verso la zona della sala a destra, lasciando fuori per il momento la cucina sulla sinistra.
    «Ora forse puoi capire perché penso serva delicatezza oltre al colore.»
    Lo aveva di nuovo guardato direttamente negli occhi, interessato ad ogni genere di reazione mostrata e profondamente curioso sull'evoluzione delle cose.
    Già il giorno precedente aveva compreso che Keiichi era umano e già questo rendeva buono il suo odore. Stando vicini era di gran lunga più facile sentire meglio la fragranza emanata dalla pelle e poter avere la conferma su quanto fosse buono... e lo era parecchio.


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    Forse fu solo impressione sua, eppure pensava che ci fosse di più in quelle parole, ma cercava di ricordarsi di rimanere concentrato e professionale, per quanto amichevole quell'incontro era pur sempre di lavoro che stavano parlando...si, lavoro.
    «Ne varrebbe sicuramente la pena...»
    Si...lavoro. LAVORO.
    Gli sorrise, anche lui con un tono leggermente più abbassato, senza nascondere il fatto che avrebbe davvero voluto mettere quelle foto nell'album, o addirittura farci delle stampe, si parlava sempre di foto artistiche da inserire in un suo portfolio...e poi si sarebbero potuti fare pubblicità a vicenda in qualche modo no?
    «Sono sicuro che troveremo un accordo...sono una persona molto flessibile»
    Be', iniziava ad avere l'impressione che quella situazione si stesse trasformando senza che nessuno dei due potesse realmente controllarlo: sembrava quasi di stare su quella linea rossa da non superare, ma su cui si ostinavano a stare in equilibrio.
    «uhm....colori freddi...bene, me lo ricorderò» Si appuntò mentalmente quel dettaglio, che era già qualcosa, sebbene avrebbe voluto sapere di più: più conosceva l'altro più poteva essere sicuro di avvicinarsi a ciò che realmente desiderava.
    Sentiva già di essere preso da quel progetto, e non sarebbe riuscito a contenere l'euforia ancora per molto, sebbene cercava di restare ancora con i piedi per terra: per fortuna l'altro sembrò arrivare in suo soccorso facendogli vedere le foto che aveva fatto all'appartamento.
    Si avvicinò maggiormente anche lui all'altro per poter vedere le foto dallo schermo, appoggiando la mano sulla gamba di Ichigo senza neanche pensarci inizialmente, gli venne istintivo, troppo preso e concentrato nel catturare tutti i dettagli che poteva dell'appartamento così da tenerlo a mente.
    «Si decisamente...» Commentò, senza mostrare disagio per quell'estrema vicinanza che si era permesso di avere.
    «...ho già qualche idea, ma dovrò elaborare un po'...» Si voltò verso di lui, incrociando il suo sguardo e sorridendogli leggermente, senza mostrare alcun tipo di imbarazzo, sebbene iniziasse a sentire qualcosa di strano nell'aria e non aveva ancora bevuto nulla.
    Forse quel lavoro sarebbe risultato più pericoloso per Keiichi di tutti quelli avuti fino ad ora, in qualche modo avvertiva delle vibrazioni che lo distoglievano troppo dal lavoro che doveva concentrarsi a fare.
    «Puoi mandarmele in caso queste? Così posso rivederle...bell'appartamento comunque» Aggiunse: di certo averne una copia avrebbe aiutato se doveva rimuginarci sopra più volte, e avrebbe cercato di rimanere concentrato sebbene iniziava a risultare difficile...Keiichi teneva molto in considerazione l'istinto e il feeling che provava al primo impatto, spesso lo guidava sempre nella direzione giusta.
    Quella volta però non sembrava andare nella direzione in cui sarebbe dovuta andare, e la cosa lo fece riflettere.


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    Forse era solo un'impressione sua, ma aveva la sensazione che entrambi stessero giocando lo stesso gioco di provocazione e doppi sensi, più o meno velati.
    Non dubitava affatto che un accordo si potesse trovare, sembrava una possibilità condivisa da entrambi e quindi forse anche scontato non solo che quelle foto sarebbero state fatte proprio da Keiichi, ma che anche sarebbero state condivise. Il relativo pagamento da entrambe le parti sarebbe stato di sicuro discusso in altra occasione, lasciarlo così in sospeso era forse la cosa migliore al momento, anche perché tutto dipendeva da una clausola fondamentale: commissionare una creazione di ikebana.
    Per riuscire in quella fondamentale fase, era necessario svelare qualcosa in più di se stesso e verrebbe facile pensare che essendo piuttosto pieno di sé, per Ichigo non fosse poi difficile decantarsi come un'opera meravigliosa, ma no, descrivere gli aspetti che normalmente riteneva futili non era il suo forte.
    Non si era mai fermato a pensare a gusti basilari, anche se era piuttosto sensato farlo, dato che si trattava di quella copertura umana che poteva tenerlo molto più nascosto. Poteva forse improvvisare? Magari sì, ma giocare la carta di non essere in grado sul momento di riversare ogni informazione possibile su se stesso gli sembrava decisamente saggio.
    Di conseguenza il passare alle foto era indubbiamente utile: in parte voluto da lui e in parte per spontaneità, la conduzione di quell'incontro restava nelle mani di Keiichi ed era giusto così. Aveva proposto di vedersi in serata e relax, aveva proposto il locale e a lui spettava ottenere le informazioni giuste per il suo lavoro.
    Nel mezzo di quei primi discorsi erano anche riusciti ad ordinare i cocktail, il cameriere li aveva raggiunti e in un attimo era già ripartito con i due nomi segnati. Nell'attesa loro due erano andati avanti con il loro discorso, necessario era stato per Ichigo avvicinarsi con la scusante di guardare meglio le foto dal suo telefono e con calma le stava scorrendo, dopotutto erano giusto quattro o cinque diverse angolazioni del living, dove contava di fare le foto per la sua pagina e quindi posizionare i nuovi elementi decorativi. Non si era minimamente scomposto per quella mano appoggiata sulla sua gamba, alla fine era abituato a cose simili, anche se per regolamento si evitavano contatti potenzialmente equivoci o che facessero pensare ai clienti di avere un po' troppa libertà. Ma lui non stava lavorando e quindi la questione non si poneva affatto.
    «Certo, devi solo lasciarmi i tuoi contatti.»
    Telefono, mail, chat, social... indirizzo di casa... tutto! Insomma, così si faceva prima, no?
    Sguardo diretto negli occhi dell'altro e senza il minimo tentennamento, spostato in seguito di nuovo verso le foto sul telefono e ritornando su quella panoramica dall'ingresso verso la sala.
    «Forse sarebbero meglio il bianco o il rosa, per smorzare lo stile industriale.»
    Certo, facciamo finta di parlare dei colori e degli abbinamenti, visto che poco prima aveva citato i colori freddi come i preferiti, ma che davvero pensava fossero i meno adatti.
    Stando sufficientemente vicini non era neppure il caso di parlare troppo a voce alta e inevitabilmente aveva preso quella nota morbida e calda che usava per prassi quando c'era poca distanza con i clienti del club.
    Tornò a guardare di nuovo Keiichi.
    «O anche qualcosa di caldo, magari un giallo o un arancio... rosso?»
    Nell'attimo di pausa prima dell'ultimo colore, lo sguardo era sceso per un istante sulle labbra dell'altro, per poi tornare rapidissimo agli occhi.
    Dopo un piccolo sospiro, come si fosse ricordato o accorto di qualcosa di fondamentale, tornò a guardare il telefono, lo schermo era sceso al primo scatto di abbassamento della luminosità prima dello standby, lo riattivò con un tocco per uscire dalle foto.
    «Bianco forse no, in effetti pensavo per le foto di mettermi una camicia di quel colore.»
    Eh, doveva tenere conto anche di quel dettaglio in effetti, per ottenere il miglior risultato finale.
    Le ordinazioni giunsero esattamente in quel momento e si premurò di ringraziare il cameriere prima di prendere il calice in una mano e tenere nell'altra il telefono, in cui andava a selezionare l'icona della rubrica.
    Doveva farsi dare i contatti per inviare le foto, no?
    «Dove preferisci che ti mandi le foto? Anzi... scrivi pure tu.»
    Appoggiò il telefono sul tavolo, con la schermata aperta sulla creazione di un nuovo contatto nella rubrica e già il nome segnato.
    Così si faceva prima, no?


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    Stava davvero cercando di rimanere professionale, ma sembrava che fosse entrato in un gioco che conosceva bene, ma in cui non pensava di cadere così presto: la verità era che sembrava un bambino che si esponeva troppo alla finestra per vedere oltre anche quando gli era stato detto di non farlo.
    Se non stessero parlando di lavoro, probabilmente lui stesso non avrebbe cercato di mantenersi o darsi quanto meno un contegno, problemi che di solito non si faceva.
    E poi, se c'era feeling cosa poteva farci? Era raro trovarlo, e sopratutto, provare quella sensazione nell'aria di non detto, ma che sembravano condividere entrambi.
    Fu riportato alla realtà dallo stesso Ichigo, quando gli aveva detto di lasciare i contatti...ah giusto, forse aveva un biglietto da visita dietro, sebbene non li amasse molto gli erano spesso tornati utili.
    Quella vicinanza inoltre gli aveva permesso di incrociare il suo sguardo, rendendosi conto in quel momento effettivamente doveva aveva messo la mano: era stato forse troppo invadente, ma non se ne era reso conto fino a quel momento...allo stesso modo pensò che se l'altro non aveva detto nulla, non gli dava fastidio, quindi l'avrebbe tenuta lì per ora...e sopratutto questo lo fece riflettere: forse era davvero entrato in un gioco in cui si era giocato la professionalità e l'aveva lasciata fuori dalla porta, ma ci aveva seriamente provato. Lo giurava.
    «Perfetto, te li do subito» Aveva detto, prima di stare attento a ciò che gli disse in seguito: rimase in silenzio, era convinto che anche le riflessioni di chi dava le commissioni fossero importanti, era giusto ascoltarle, anche da lì si potevano avere indizi ulteriori che potevano tornargli utili.
    Non potè non notare come si era ammorbidito maggiormente nella voce, cosa che gli fece assottigliare lo sguardo, mentre il sorriso si incurvava leggermente: no, se le cose stavano così proprio non riusciva a restare distaccato come avrebbe voluto, anche se si sarebbe dovuto forzare per causa di forza maggiore.
    Non poteva neanche negare che quelle situazioni rischiavano di fargli poggiare pericolosamente il piede sull'acceleratore, sopratutto se vedeva un interesse anche dall'altra parte...ma forse, poteva aver interpretato male? Di certo, non poteva, nè doveva varcare quella linea: con questo pensiero tornò un poco sui suoi passi, concentrandosi su ciò che era fondamentale in quel momento, la commissione.
    L'opera era importante, non doveva dimenticarsi che era lì per Ichigo e che doveva separare ciò avrebbe voluto chiedergli ora più che mai: non si era mai fatto problemi dopotutto in occasioni precedenti nella sua vita, se riceveva segnali che interpretava in un certo modo.
    «Si...un rosso, non sarebbe male...per il tipo di colori che hai nel tuo appartamento non sarebbe male una nota di colore più calda..qualcosa di semplice e stilizzato, non banale, che non distolga l'attenzione, ma che accompagni...» Commentò, appuntandosi mentalmente quell'idea che si stava formando nella sua testa, dopotutto il soggetto era Ichigo, aveva bisogno di un'opera che desse supporto all'altro, e che facesse incentrare l'attenzione solo sull'host.
    Si, iniziava a credere di avere un'idea su cosa fare, la cosa gli piaceva sempre di più: stava tornando l'entusiasmo, non vedeva già l'ora di lavorarci e metterci le mani sopra.
    All'opera, ovviamente.
    Meno male il fatto che non notò lo sguardo dell'altro dove si era poggiato per pochi istanti, pensando già a come poter realizzare ciò che aveva in testa, si stava formando un'idea che gli piaceva e che avrebbe voluto subito creare... doveva mettersi a lavoro!
    In aggiunta, in loro aiuto arrivarono le ordinazioni finalmente: sorrise e ringraziò con un cenno, solo allora tolse la mano dalla gamba dell'altro, per poter prendere il suo cocktail e dargli un primo sorso.
    Si, la fortuna lo aveva aiutato di nuovo, un'ottima scelta, era stato fortunato!
    «Oh d'accordo» In effetti sarebbe stato più facile per lui scrivere sul cellulare, e non ci mise molto a digitare velocemente il suo numero, compilando altri spazi vuoti del form della scheda, altri contatti dove avrebbe potuto trovarlo, ma di solito non era un tipo di cui perdevano così facilmente le tracce...
    «Già che ci siamo...potresti fare altrettanto, così, per qualsiasi cosa in merito alla commissione, posso contattarti»
    Gli disse, cacciando anche il suo telefono, per fare la stessa operazione del ragazzo e passandogli il suo di telefono, prima di tornare a quello del ragazzo e finire di compilare il tutto.
    «Fatto!»
    Portò il telefono vicino alla mano dell'altro, stavolta stando attento a non sfiorarlo.
    «Stavo pensando che nel salotto, dove hai quella mensola...potrebbe essere un ottimo posto dove fare le foto e mettere le opere...oh, e che ne pensi di due invece di una? Se nelle foto ti metti tra le due, si creerebbe un'armonia niente male stilisticamente parlando»
    Gli propose, ovviamente la scelta finale sarebbe sempre stata sua, lui poteva solo suggerire ciò che gli veniva in mente.
    Di nuovo, tornò a sorseggiare il suo drink, quella commissione sarebbe stata elettrizzante, se lo sentiva!
    Quell'affinità che avvertiva, non poteva essere un caso: l'avrebbe certamente sfruttata per dare vita a ciò che aveva in mente, l'opera stava già prendendo forma.


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    Era diventato ormai inutile girarci intorno, non si trattava più di valutare se quell'alternativa faceva o meno al caso suo, la decisione era stata presa tra giri di parole ed allusioni più o meno velate.
    Era anche curioso di scoprire quanto effettivamente poteva evolversi la situazione, sia al momento che in seguito: dal canto suo non si stava minimamente impegnando a restare sulla retta via e dopotutto era più che convinto che dovere e piacere potessero beatamente andare a braccetto, l'uno non doveva escludere a priori l'altro. La differenza stava tutta nel fatto che il soggetto della conversazione, ovvero la commissione, finiva puntualmente con il rimarcare la sua importanza. In quei momenti però era come se l'entusiasmo di Keiichi diventasse tangibile, gli sembrava quasi di poterlo toccare ed era a dir poco affascinante, una vera dimostrazione di quanto non fosse solo lavoro ma passione.
    Alla fine il rosso sembrava il colore designato o quanto meno il principale, in un abbinamento di non banale semplicità. Non poteva evitare di sorridere a quello slancio di creatività.
    «Mi piace... direi che la ricerca è finita, ikebana sia.»
    Perché spingersi a cercare oltre, quando il giorno prima le altre alternative lo avevano deluso e, in più, aveva sfiziosi prospetti di guadagno personale? Era sicuramente interessato a vedere anche il fotografo in azione e scoprire se era davvero bravo.
    Al momento opportuno, neanche a farlo apposta, erano arrivate le loro ordinazioni e le note dolci-amare di caffè e sciroppo d'acero si fecero presenti sin dal primo sorso preso.
    Il suo telefono era nel frattempo passato a Keiichi, per poter fornire concretamente almeno un numero a cui inviare le foto, ma giustamente era utile che fosse uno scambio reciproco e dopo i primi sorsi del drink si ritrovò a sua volta anche Ichigo con tra le mani il telefono dell'altro. Il bicchiere ritornò sul tavolo, andava ignorato il tempo necessario per sistemare quella piccola e importante faccenda.
    «Segno anche il numero del lavoro, se proprio non mi trovi a quello privato.»
    Cosa altamente difficile, dato che il secondo numero era tenuto in considerazione solo un paio di volte al giorno, quando si decideva a rispondere a mail e messaggi della clientela e, per questo, aveva sempre la suoneria mutata.
    «E anche... l'indirizzo di casa, per consegna e foto. Tanto vale già lasciarti tutto.»
    Rese il telefono al proprietario, prima di prendere di nuovo il suo in mano e allo stesso tempo recuperare il bicchiere. Un altro sorso del suo drink, ancora un briciolo di aroma di caffè mescolato agli altri sapori presenti nel calice, per poi provvedere ad assecondare subito quella richiesta che gli era stata fatta ed inviare le foto, aprendo velocemente un nuovo canale di chat.
    Di lì a poco sarebbe di sicuro comparsa la notifica sul telefono di Keiichi.
    Bicchiere alla mano, consumando il contenuto a piccoli sorsi, come lo stesse assaporando e non perché ciò gli rendeva più sopportabile il retrogusto che permaneva una volta deglutito, seguì la nuova proposta con estrema attenzione. Era del tutto volontario il non togliergli gli occhi di dosso a meno che non fosse strettamente necessario. Con se stesso lo aveva ammesso appena iniziato quel gioco ed era la ragione per cui lo faceva senza alcun tipo di remora: era attratto da chi aveva davanti e allo stesso tempo vedeva sufficiente chiarezza nei messaggi che gli venivano mandati.
    «Penso mi fiderò di te e ti lascerò carta bianca.»
    Magari andavano giusto stabiliti certi limiti, primo fra tutti andava chiarito il non proprio insignificante discorso monetario e un minimo di potenziale preventivo era di sicuro da discutere. Il progetto era ancora allo stato iniziale e loro al primo drink, la serata ancora lunga e tempo a disposizione per vagliare ogni dettaglio.
    Non c'era nessuna fretta, almeno per lui.


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    Le sue parole allargarono il suo sorriso: alla fine il suo entusiasmo e la sua passione avevano convinto l'altro a fidarsi di lui tanto da commissionargli quelle opere.
    «Sono contento di sentirtelo dire»
    Non vedeva l'ora di poter cominciare, si sentiva carico, fiducioso di poter fare un ottimo lavoro, e forse non spinto solo dalla sfida che quella nuova commissione rappresentava.
    Non credeva di aver immaginato ciò che c'era stato nell'aria, ma allo stesso tempo non voleva caricare troppo le aspettative e non esserne all'altezza, ecco perchè si sarebbe impegnato ancora di più di quanto faceva di solito, voleva accontentare Ichigo e che uscisse soddisfatto.
    Lasciò che l'altro segnasse tutto, sorridendo nuovamente, lo aveva decisamente anticipato, si, sembravano intendersi davvero bene.
    «Ottima idea» Disse guardandolo, non staccando neanche lui gli occhi dall'altro, se non ogni tanto per mescolare con la cannuccia viola il suo drink con lentezza.
    «Ho già un'idea precisa in mente, non dovrei metterci molto comunque» Si doveva far dire entro quanto voleva tutto, e ovviamente c'era da discutere della parte monetaria.
    Lui odiava quel tipo di parte, ma sapeva che era essenziale, per quanto fosse uno di quegli artisti che faticava a dare un prezzo alla sua arte, per cause di forza maggiore era costretto a farlo, e quella volta non faceva eccezione.
    Il telefono vibrò, attirando la sua attenzione per qualche istante: lo aprì per accettarsi che fossero tutte e che fosse tutto in ordine, cosa che era, motivo per cui lo richiuse pochi istanti dopo confermando l'avvenuta ricezione delle immagini.
    Il suo sguardo si illuminò infatti a ciò che disse l'altro: carta bianca.
    Si fidava di lui.
    Oh!
    Quante cose avrebbe potuto fare!
    Ciò lo rese felice, gli piaceva che le persone si affidassero a lui, ma allo stesso modo, si rendeva conto della grande responsabilità che gli veniva data.
    «Sono onorato» disse, accavallando una gamba, e sorridendogli ulteriormente. «Ti prometto che ne rimarrai folgorato»
    Forse era davvero alzare troppe le aspettative, ma lui aveva intenzione di dare tutto se stesso in quella nuova sfida, e sopratutto non voleva sfigurare davanti all'altro, questa volta ci teneva più che mai a dare anche oltre il massimo.
    Non credeva di aver nascosto che ci fosse un interesse palese, e non solo lavorativamente parlando, e sopratutto non aveva senso nasconderlo, ne ci sarebbe riuscito per quanto cercava di mostrarsi professionale.
    Sapeva essere rara un'occasione simile, in cui sentiva una certa sintonia: Keiichi tra l'altro, era uno che credeva davvero in queste cose.
    Sperava solo di non essersi immaginato tutto, ci sarebbe rimasto un po' male, doveva ammetterlo.
    Ma tutto a suo tempo, pensò. Ora dovevano passare a discussioni un po' più serie...
    «Direi che possiamo iniziare a parlare dei dettagli»
    Commentò, facendo un ulteriore sorso: dopo aver discusso del preventivo, aveva intenzione di rimanere ancora un po' in quel locale, per captare tutto ciò che poteva su chi aveva davanti.
    Per adesso però, sapeva solo di avere tutto il tempo del mondo a disposizione e che non ne avrebbe sprecato anche un solo istante, accompagnato da un ottimo drink e un'eccellente compagnia.


    «Parlato»
    "Pensato"


    Say I don't understand but I don't give a damn: I know I will be here for you

    Human

     
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