[QUEST] Hanami by night

[ROLE EVENTO 02] 27/03/2020 19:00 circa [sereno] @Koishikawa Korakuen Garden

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    Non era di certo una sorpresa che la cara mascotte del Clan era riuscita nel giro di poche ore a convincere tutti quei membri a cui era legata ad andare con lei a quell’hanami notturno allestito ai giardini Koishikawa Korakuen di Bunkyo. Compreso lui, ovviamente. O meglio, era stato tartassato da suppliche fino a quando non aveva potuto fare altro che acconsentire. Per una che voleva essere considerata già un’adulta, quando voleva, sapeva far la bambina fin troppo bene. Maledetta, non riusciva a dire di no agli occhioni da cucciolo bastonato! Poi, in fondo, le voleva comunque bene e nonostante tutto ci si era affezionato (ma non ditelo a nessuno, tanto meno alla diretta interessata!).
    Ovviamente la macchina del caro Andrej non era abbastanza grande per poter trasportare tutti, per cui il loro gruppetto si sarebbe diviso fino ad arrivare al punto d’incontro che avevano concordato insieme in una delle aree adibite al parcheggio nelle vicinanze del parco: Rosaliya, sua madre Liliana e lui erano andati con Andrej e, giustamente, Elisey e Dmitry* avevano preso la macchina di Touma che, tristemente, quella sera non era potuto unirsi a loro, vedendo che, essendo il preavviso stato poco, non è che potesse di certo chiudere il bar così all’improvviso. Cosa avrebbero detto i suoi affezionati clienti?! Maledetto lui e le sue scuse, l’avrebbe pagata! Amaramente.
    Una volta arrivati, trovare parcheggio fu senza sorpresa un’impresa difficile considerando la mole di gente. Sceso dalla macchina, si sistemò meglio i suoi inseparabili occhiali da sole sul naso. Gli stava indossando per bellezza e non per proteggere i suoi occhi da una luce solare che di certo di sera non c’era proprio. Li aveva comprati giusto qualche giorno prima e non aveva ancora trovato l’occasione giusta per sfoggiarli. Per cui, perché proprio non quella? Doveva pur essere un’icona fashion, no? Almeno, secondo lui. Infatti Rosaliya lo aveva ovviamente guardato storto ma un’occhiata da parte sua aveva fermato le sue lamentele sul nascere.
    Per questo motivo, tuttavia, dovette acconsentire a indossare per quella sera un kimono personalmente scelto dalla ragazzina (l’unica altra persona nel loro gruppetto che quella sera ne stava facendo sfoggio). Ne aveva scelto uno dal taglio semplice ma comunque elegante al punto giusto: di colore rosso scuro era decorato lateralmente da dei ghirigori che brillavano sotto la luce e che ricordavano delle onde mentre l’obi, nero, era decorato da delle bellissime e ingioiellate peonie bianche.
    Una volta che si furono riuniti tutti quanti, si avviarono per i meandri del parco, con Rosaliya di fronte alla comitiva e lui a un passo dietro di lei. Non è che potesse mettersi in mezzo agli altri, gli sembrava un po’ inopportuno tra una coppietta di (non) piccioncini e una di vecchi amici. A tal proposito, a quanto pare, bastò giusto qualche secondo di distrazione che sia Elisey che Dmitry erano già spariti. Non ci voleva di certo un genio a capire che erano fuggiti via alla prima occasione, pronti a rendere quell’uscita per loro romantica. Lo avevano abbandonato, dunque. Ma avrebbe dovuto immaginarselo, i maledetti! Si sarebbe vendicato, oh si. Che si godessero quella serata, gliel’avrebbe fatta vedere lui!
    Anche perché ora non era solo rimasto solo con Rosaliya ma anche con Liliana e Andrej, che dietro di loro, si erano messi a parlare dei bei vecchi tempi andati come i bravi commilitoni qual erano. E quelli erano discorsi che proprio non voleva sentire, ascoltare come un disco rotto quanto suo padre fosse stato un Pakhan così fantastico, pace all’anima sua, gli era venuto a noia. Lo infastidiva, fin troppo, ma non aveva mai avuto la forza di dire loro di starsene zitti. Glielo doveva. Però, si, maledetti anche loro due! Anche se un po’ meno.
    Per cui non poté che andare dietro a Rosaliya che aveva finito per portarli in una zona che, almeno per lui, era da vomito: rosa confetto e azzurro pastello ovunque, sbuffi di finto zucchero filato a mo’ di cespugli e alberi decorati con bastoncini di zucchero e bon bon colorati. Un paese delle caramelle fatto e finito. Avrebbe dovuto immaginarselo che lo avrebbe portato lì. Era così ovvio che non ne era nemmeno sorpreso.
    Sbuffando e considerando che il loro fotografo di fiducia era fuggito via con il suo non-ragazzo, beh, a quando pare accontentare la giovane fanciulla spettava a lui «Roza, vuoi che ti faccia qualche foto?» gli chiese lui trattenendo a stento il tono scocciato, tirando già fuori il cellulare sicuro delle intenzioni dell'altra. Almeno, se le avesse fatte lui e non lei, sarebbero uscite bene.

    *Btw Elisey è Viska e Dmitry è Mitya. Nomi VS Soprannomi.


    Edited by alyë - 20/9/2021, 12:13
     
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    L'Hanami, la meravigliosa festa della fioritura dei ciliegi nonché festività preferita di Kohaku: per una straniera come lei - nonostante il nome e i tratti etnici - era uno degli eventi più attesi, tanto da non riuscire ad aspettare il periodo tra Marzo e Aprile e voler vedere i ciliegi durante tutto l'anno prendendosi un appartamento vista alberi, e per una volta tanto che era a casa in quel periodo non si sarebbe persa la festa per nulla al mondo con un suo piccolo tocco speciale; l'indomani aveva un appuntamento con il suo amato Lazar per poter ammirare i ciliegi in fiore alla luce del sole, loro due, da soli... Al solo pensarci non poteva proprio trattenere squittii di gioia! Così si decise che quella sera sarebbe andata sì tra i ciliegi, ma distraendosi un po'. Optò per un abbigliamento piuttosto tranquillo, non voleva dare nell'occhio: jeans scuri, strettissimi e strappati che lasciavano intravedere nelle piccole toppe mancanti qui e là le calze dal motivo di pizzo nero, maglioncino bianco panna a collo alto coperto da un chiodo di pelle nera dalla chiusura laterale lasciata appositamente aperta per metà, quindi stivaletti dal tacco affatto alti, trucco dalle tonalità sì scure ma comunque leggero, i capelli naturalmente sciolti, chitarra sulle spalle e mascherina nera con disegnati baffi da gatto rosa sul viso. Ebbene sì, quella sera NEKU si sarebbe esibita a sorpresa; esibito, oddio... In realtà si parlava più di qualche strimpellata a caso, ma era felice e voleva esternarlo, così, presa la metro per poter arrivare a Byunko, percorse il viale squisitamente illuminato tutta felice, le lentine rosa per l'occasione a guizzare tutt'intorno con la gioia di una bambina: sì, l'Hanami le piaceva davvero tanto!

    Comprate un paio di bottigliette d'acqua all'ingresso del parco unicamente per poter avere la borsa in tela della festa come ricordo, non perse tempo e decise di allestire il proprio "palco" sotto i ciliegi che costeggiavano uno del laghetti del parco con il Tokyo Dome come lontano sfondo: al solo vederlo da lontano le tremavano le gambe dall'emozione, prima o poi avrebbe calcato quel palco anche lei.
    Ma per il momento si accomodò su uno sgabello gentilmente chiesto a un ragazzo dello staff - il quale aveva fatto un salto quando Kohaku aveva scostato la mascherina dal viso rendendosi quindi totalmente riconoscibile - e, con i ciliegi a farle da tetto e le stelle a farle da pubblico, si prese qualche momento per accordare bene la chitarra acustica e semplicemente cominciò a suonare partendo da una delle canzoni più importanti della sua vita, rivisitata per poter essere suonata unicamente con la chitarra acustica.
    Le persone non ci misero troppo a notarla, e i curiosi che si avvicinavano sussultavano quando la riconoscevano: era sempre delizioso vedere quanto riuscisse a rendere felici le persone con anche solo uno sguardo, le dava sempre tantissima carica. Ben presto, ad ogni modo, tra quelle persone si aggiunse qualcuno che mai si sarebbe aspettato di vedere, tanto che dovette un attimo accertarsi di non essersi confusa: e invece no, quello era proprio Kaoru Izumi! Ne aveva visti di drama con lui come attore co-protagonista - o protagonista direttamente - trovando affascinanti le microespressioni che faceva con una naturalezza sconcertante.
    Quindi la conosceva? O forse no, poteva essere stato semplicemente guidato lì dalla musica, niente di strano insomma.
    Trovava sempre buffo pensare a chi potesse ascoltarla formulare certi pensieri: le era capitato di sentirsi dire che sì, era normale che fosse conosciuta, eppure lei non lo dava mai per scontato, insomma, era pur sempre una persona anche lei, quindi anche lei si esaltava davanti ai suoi idoli, no? E poi, con tutta la concorrenza che c'era nel suo - loro - campo era più facile essere sconosciuti che conosciuti, quindi il dubbio rimaneva lecito.
    Ad ogni modo, finito il brano e ringraziato il piccolo gruppo di persone con un sorriso e un inchino, acconsentì volentieri a farsi qualche foto con chi gliele richiedeva e a fare persino qualche autografo - ecco, per quelli si sforzò un po': la luce soffusa non le era troppo amica in questo - sperando di non perdere l'occasione di poter rivolgere la parola all'attore... Che ritrovò lì una volta che si fu liberata. Che gioia! Kohaku subito gli si avvicinò, sorridendogli con un certo entusiasmo.
    « Sto sognando o davvero c'è Kaoru Izumi tra il mio pubblico? » gli chiese dunque per intavolare anche solo un piccolo scambio di battute, non pretendeva molto.
     
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    “Sta’ ferma”, disse Erwann, e la ragazza non solo rischiò di far cadere la macchina fotografica che stringeva tra le piccole mani, ma addirittura si voltò a fronteggiare coraggiosamente l’espressione accigliata e di palese rimprovero dello svedese.
    «Ho detto ferma.» ribadì, arrogandosi chissà quale diritto di impartire ordini ad una perfetta sconosciuta; ordine per giunta dettato dal semplice capriccio, giacché le dinamiche del mondo reale non avrebbero in alcun modo compromesso la cattura del Pokémon edgelord dalla forma di tomba.
    C’era già troppa confusione intorno a loro per i suoi gusti, gli organizzatori dovevano aver dato fondo alla propria creatività per trasformare un giardino Edo in un parco a tema. Chapeau per il loro genio, ma le statistiche avevano comunque giocato a sfavore di Erwann, piazzando un semi-leggendario in un luogo che avrebbe volentieri evitato.
    “Cosa stai facendo?”
    «Pokémon GO.»
    “È una cosa divertente?”
    «A giudicare dal percorso del Sole alla data odierna e dalle coordinate galattiche di α Canis Majoris, la probabilità di divertimento oscilla tra il 65 e il 67%. Se la cattura andrà a buon fine, otterrà un ulteriore 7%.»
    Era inutile cercare una logica in ciò che aveva detto, si era limitato ad ammucchiare le prime cose che gli erano venute in mente - e che la prima cosa che gli fosse venuta in mente fossero le coordinate galattiche di α Canis Majoris la diceva lunga su che tipo fosse Erwann.
    La conversazione tra due persone evidentemente strane andò avanti a botta e risposta finché Spiritomb non scomparve una volta per tutte dal display dello smartphone, un attimo prima che una notifica confermasse l’avvenuta cattura.
    «Aggiornamento, la percentuale è salita al 74%. È stata una bella giornata.»
    Con una lieve pressione sul pulsante laterale, spense lo schermo, poi lasciò scivolare il braccio lungo il corpo. Rivolse alla sconosciuta un sorriso più neutro, mitigato dal crescente buon umore; tra il convegno e la cattura di Spiritomb, poteva davvero definire quella giornata piacevole.
    «Adesso puoi muoverti, strana creatura umana che per qualche ragione ha eseguito gli ordini di uno sconosciuto. Ti meriti un premio.»
    Adesso addestrava la gente come avrebbe fatto con uno dei suoi cani crew-di-Godzilla. Benissimo.

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    «Parlato.»
    "Pensato."
     
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    Il malefico piano di Rosaliya Ilinichna Gzovskaya per portare tutti all'hanami era stato un successo. Ovviamente, avrebbe detto lei, era pur sempre un suo piano.
    Per lei era molto importante poter passare del tempo col suo clan, per cui si era impegnata. E poi c'era un'iniziativa carinissima al Koishikawa Korakuen, doveva per forza andarci e vedere tutto! E con doveva per forza andarci e vedere tutto, intendeva con Yuya e i fidati™, cioè gli Zeiva a cui voleva più bene.
    Chiunque avesse pensato i suoi tentativi sarebbero stati un fallimento, che non sarebbe riuscita a portare tutti quanti a farsi una gita a Bunkyo per i fiori di ciliegio… quanto si sbagliava. Non sapeva quanto potesse essere insistente Roza.
    Aveva provato con tutto: opuscoli, opuscoli lasciati in posti strategici, argomento piazzato qua e là in modo strategico. Sai, i ciliegi sono in fiore, ci sono gli eventi belli.
    Yuya in quel periodo stava ricevendo più opuscoli sull'hanami che lettere dalle sue fan.
    Poi era arrivato il turno del discorso che spuntava senza valida ragione, infine l'arma finale. Sì, quella. La suprema.
    Fare gli occhioni da cuccioli bastonato le aveva aperto tutte le porte, modestamente, e ora guidava il gruppo con un sorriso tale si vedeva lontano chilometri era proprio soddisfatta. Di tutto, anche del poter scegliere cosa fare in quel tour.
    Di tutto, tranne degli occhiali da sole di Yuya, ma questo le aveva dato il potere di imporgli un kimono si abbinasse al suo, per cui appena si erano ritrovati entrambi in kimono aveva lanciato un piccolo acuto estasiato.
    Per poi soffocarlo quando aveva notato gli occhiali da sole. Non aveva ancora fatto commenti, ma era chiaro avrebbe giudicato Yuya tutta la sera per quella scelta estetica. Come minimo.
    Ma Yuya era pure bellissimo, poi, e rovinava tutto così. Bah. Chi lo capiva.
    Per l'occasione Roza aveva lasciato i capelli sciolti, e adesso sembra a una piccola avventuriera nel magico mondo delle caramelle. Quell'area era la sua preferita, deciso. Ora. Voleva vedere tutto, dagli enormi bastoncini di lecca-lecca ai bon bon colorati, in un tripudio di rosa e azzurro pastello per cui Roza non poteva chiedere di meglio.
    Ah, no, ormai era adulta.
    Queste cose non la interessavano. Cioè, bel lavoro, ma forse un po' esagerato? Ahah. Guardatemi in tutta la mia maturità e compostezza da donna fatta e finita- QUELL'AREA ERA SICURAMENTE LA MIGLIORE, ERA COSÌ FELICE DI ESSERE A QUELL'HANAMIIIIIII.
    Addio compostezza da donna adulta che ha visto troppo del mondo.
    Non era durata nemmeno un minuto. Non con tutte le esclamazioni di sorpresa e adorazione stava facendo, almeno.
    «Roza, vuoi che ti faccia qualche foto?»
    Senza quasi far caso al tono scocciato di Yuya, il sorriso raggiante e lo squittio sorpreso di Rosa avrebbero potuto già considerarsi una risposta.
    Ma poi decise doveva fare l'adulta.
    Per cui si sistemò i capelli, in modo che in parte le cadessero in modo elegante su una spalla. La mano appoggiata al petto, all'altezza del cuore, l'altra tesa verso Yuya. Con un sorriso, poi, che doveva essere accattivante.
    «Fotografami come le tue donne francesi.»
    E poi in parte era anche giusto, no? Aveva passato sette anni in Francia, eheh.
    Guadagnandoci un pessimo francese, al massimo.
    Anche perché quello che lei credeva essere fascino adulto non durò comunque tanto, sostituito di prepotenza dall'emozione di una quindicenne a dir poco elettrizzata da tutto.
    «Certo che voglio, ho un sacco di pose che voglio provare! Poi ne dobbiamo assolutamente fare una foto insieme, lo esigo!»
    Fantastico, la quindicenne si era anche messa a dare ordini.





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    Onishi Shinsuke
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    Area verde

    Eärendil Van Dyck 🌸
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    "@Hesperos quest'anno farai l'hanami?"
    Sono solo ciliegi in fiore…
    ovviamente aveva risposto di no. Odiava uscire e fuori c'era un sacco di gente, motivo in più per odiare mettere anche solo la punta del naso fuori casa.
    E poi ogni cosa in quel periodo aveva il nome che iniziava con "hanami" o "sakura", un po' come se la gente potesse davvero scordarsi erano in periodo di fioritura dei ciliegi.
    Eärendil fissava lo schermo della switch con sguardo apatico, quasi si fosse davvero aspettato di potersela cavare in quel modo. Con qualche ammasso di pixel rosa sistemato bene.
    Sospirò appena, sconfitto nel profondo.
    A quanto pareva limitarsi a fare l'hanami su Animal Crossing non era la stessa cosa, ma lui ci aveva comunque provato.
    Gli sarebbe piaciuto vedere l'hanami, ultimamente la sua conoscenza del mondo esterno si limitava a quello che vedeva fuori la finestra. Giusto per il tempo di aprirla.
    Voleva anche del bubble tea, un'altra ottima motivazione.
    «Saffron, vacci per me e fammi delle foto.»
    Lo disse quasi affranto, stringendosi nelle spalle. Ovviamente Saffron era troppo impegnato a fare il coniglio, per cui non rispose.
    E poi non avrebbe comunque potuto farlo: era un coniglio.
    «Cattivo.»
    Ma a giudicare dal tono di voce apatico, Eärendil non si sarebbe detto molto convinto.
    Voleva solo farsi molto piccolo e scomparire, ma visto non stava scomparendo decise di fare il suo miracolo decennale, preparandosi per uscire.
    Che brutta cosa.

    «Torno subito, ok? Fai il bravo.»
    Ci stava andando.
    Ma poi si era bloccato all'entrata. Saffron di quel passo non lo avrebbe visto tornare subito, ma evitare proprio di uscire.
    La felpa che aveva addosso gli stava ormai larga, ed era vecchia. Era più adatta per stare in casa, non per uscire, ma ormai a parte la divisa scolastica aveva solo vestiti del primo tipo. Persino la divisa scolastica, in realtà, a quel punto doveva stargli larga.
    Non lo sapeva, era da un po' non aveva più motivo per indossarla.
    Per mettersi i jeans, ormai scoloriti, aveva per forza dovuto mettersi una cintura.
    Doveva uscire.
    E adesso se ne stava lì, mano sulla porta, con tutta l'intenzione di chiuderla e rimandare l'hanami all'anno prossimo, una volta per tutte.
    Stava molto meglio in compagnia di Saffron, quindi grazie tante.
    Si era preparato con lo stesso zelo con cui si sarebbe potuto prepararsi a una guerra. Aveva controllato l'acqua di Saffron, lo aveva fatto mangiare, dato più coccole del solito così ne faceva scorta.
    Aveva una motivazione. Stava più spesso incontrando, online, persone che lo spronavano a mettere più spesso piede fuori casa. In quel modo gli avevano parlato del Koishikawa Korakuen, di come dovevano esserci delle aree a tema. Era molto bello ed era una cosa diversa, quando mai avrà occasione di rivedere una cosa simile?
    Ma se Eärendil non usciva di casa, alla fine, non poteva che arrabbiarsi con se stesso chiedendosi cosa diamine non andasse in lui.
    Era pronto. Aveva un piano.
    Aveva la switch nello zaino. La batteria era carica, aveva controllato.
    Per il viaggio aveva le cuffie e tante buone playlist. Non avrebbe parlato con nessuno, si era ripromesso, perché più evitava i rapporti sociali e meglio stava. Ma per fortuna non dovevi parlare con i fiori di ciliegio.
    Quindi andava bene.
    Prese un respiro profondo, si chiuse la porta alle spalle senza darsi il tempo di capire quello che aveva fatto.
    Poi capì.
    E in un attimo si ritrovò ad aprire lo zaino, con il terrore nello sguardo di chi non vuole scoprire ha scordato le chiavi.
    Ovviamente erano in fondo allo zaino. Per quanto gli erano servite erano sempre rimaste lì, insieme al portafoglio e i documenti.
    Si rigirò un attimo il portachiavi, quello con la scritta "just visiting this planet", e decise sarebbe stato più tranquillo ad avere le chiavi nella tasca della felpa.
    Ora, reprimendo il desiderio di correre in casa, mise le cuffie alle orecchie e decise di darsi una mossa.
    Sarebbe davvero tornato presto, non aveva intenzione di rimanere fuori a lungo, in ogni caso.

    Aveva ascoltato musica per tutto il tempo, non aveva incrociato lo sguardo con nessuno. Era rimasto in disparte e cercato di pensare ad altro.
    Non si era ancora pentito di aver messo piede fuori casa.
    Il che sarebbe apparso chiaro, più o meno da quando era entrato nel parco e da come si stava guardando attorno meravigliato da tutto. Era così abituato alle quattro pareti della propria camera, piccola e sacrificata, tutto quello spazio era quasi anormale.
    Al momento, però, Eärendil non ci faceva caso. Estremamente appassionato ai temi dello sci-fi e del futuristico, in quel momento era a dir poco emozionato, impegnatissimo nel far attenzione a ogni dettaglio per ricordarsene poi.
    Avrebbe fatto delle foto. E le avrebbe caricate online, perché Hesperos doveva assolutamente condividere la bellezza di quell'area.
    E avrebbe anche fatto un video, decise poi, in tutto il suo essere così emozionato da parere più un bambino che un adolescente. Il video era importante, così poteva includere l'audio e la musica a tema.
    Uno dei soggetti delle foto, poi, finì con l'essere un albero di ciliegio. Fin qui, nulla di strano: era l'hanami.
    Ma la lastra di vetro dietro cui era posto rendeva j fiori fluorescenti, una particolarità gli fece controllare lo scatto perché ci teneva particolarmente fosse venuto bene. Purtroppo aveva un cellulare, pure vecchio, ma con un attimo di attenzione le foto venivano carine.
    «Sembra un giardino alieno, è bellissimo.»
    Poi si ricordò che, per quanto ignorasse il mondo comune di tutti, quello continuava a esistere. A quel punto Eärendil pensò di aver commentato a voce troppo alta, quando non era comunque stato così, perché accanto a lui c'era… qualcuno. Si era avvicinato troppo a un perfetto sconosciuto.
    Ugn, contatto umano. Aveva pure fatto una brutta figura, e ora era in imbarazzo.
    Perfetto, l'avrebbe giudicato strano. Come minimo.
    Ma perché tutte a lui. Doveva andarsene presto.
    «Scusi il disturbo.» farfugliò.
    E dopo quella doveva vedere di sparire in fretta dalla circolazione.
    Uff, per una volta che in un ambiente alieno poteva sentirsi a casa trovava comunque del disagio.





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    Zhang Hui
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    Alister H. Onishi 🌸
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    Aveva anche annuito, alla risposta di Hui, come se fosse soddisfacente.
    Alister, dal canto suo, sarebbe stato anche curioso di visitare le altre aree a tema, MA era lì in veste di accompagnatore di Hui. Aveva invitato lui e il suo migliore amico, per cui doveva preoccuparsi passassero un buon primo hanami. Altrimenti si sarebbe sentito estremamente in colpa.
    Si sarebbe impegnato molto, e per far così bisognava pur sempre prendere le cose con calma.
    «In genere non sono previste cose come aree a tema e decorazioni, questo è molto più arte moderna...» cominciò a spiegare, prima di sembrare si emozionasse anche per le pietre, nonostante avesse vissuto tutta la sua vita in Giappone «Ma penso l'abbiano fatto per attirare molte più persone, è una novità anche per me.»
    Concluso, con appena un sorriso cordiale.
    La gran capacità di darsi un contegno, anche e soprattutto quando in realtà la curiosità mangia vivi e scalcia per avere risposte. Era assolutamente vorace e impaziente, ma Alister ormai sapeva bene come tenerla a bada, dandosi un contegno.
    Era pur sempre un Onishi, del darsi un contegno per non sporcare il buon nome della famiglia ne aveva fatto uno stile di vita.
    Chissà perché avevano scelto proprio quei temi, ad esempio? Cosa volevano simboleggiare? Come avevano realizzato tutto?
    Avevano di sicuro fatto braintorming, c'erano alternative? Che aree avevano scartato?
    Che strumento si stava portando appresso il miglior amico di Zhan Hui, e perché Onishi Hinata non voleva proprio capire era un attendente e non l'amichetto dell'asilo? Tutto questo e altro alla prossima puntata. No.
    «Hinata, dimmi, cosa si fa di solito all’Hanami? Non ho mai fatto niente del genere con la mia famiglia»
    Giusto, doveva essere una brava guida. Spiegare tutto e farlo bene, per cui Alister ci mise il suo tempo per riflettere bene a come rendere la risposta la più chiara possibile.
    «È una tradizione molto radicata, di solito lo fai con la tua famiglia, i tuoi amici o anche i tuoi colleghi.» e avendo la missione di fare amicizia con tutti, Alister in quel periodo sarebbe vissuto guardando i fiori. Di base. Proprio tra parenti, amici e colleghi.
    Gli andava assolutamente bene così, i fiori di ciliegio erano bellissimi e potevi ritagliarti del tempo per stare con le persone a cui volevi bene. Nulla di quello era tempo sprecato, se tempo di qualità.
    «Di solito si fanno dei picnic e si ammirano i fiori di ciliegio e pruno in compagnia degli altri. Si passa del tempo tranquillo insieme, divertendosi. Ci sono anche varianti di alcuni cibi a tema, come gli hanami dango o i sakura mochi, vorreste provarli?»
    Sì, si era di nuovo rivolto sia a Hui che Xuan. Ignorare l'attendente non era proprio nelle sue corde.
     
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    Rosaliya Gzovskaya
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    “Fotografami come le tue donne francesi”.
    A quelle parole, Yuya la guardò dritto negli occhi per interminabili secondi. Zitto, muto. Era il suo sguardo che doveva parlare. Ah vero, con gli occhiali da sole a coprirgli mezza faccia non è che lei potesse vedere parte della sua espressione. Per cui, se li abbassò quel tanto che bastò per farle vedere il sopracciglio alzato e lo sguardo tagliente. E intanto che c’era, la prese all’improvviso per la testa per poi scompigliarle tutti capelli e scattarle una foto di nascosto. Scoppiò quindi a ridere nel mentre la salvava tra i preferiti e la mandava a Dmitry (il maledetto!). Quelle perle andavano condivise.
    Dopo aver lanciato un sorrisetto sornione alla ragazzina, iniziò a sistemare con attenzione e delicatezza il danno che aveva creato, passando le dita tra i suoi lunghi capelli e lisciandoglieli con le mani «Passiamo alle cose serie» le disse poi, non riuscendo però a trattenere il riso che proprio non riusciva a fermare «Pronta per il photoshoot made by l’unico e inimitabile Yuya?» aggiunse, una mano appoggiata alla fronte con fare drammatico, nel mentre con l’altra sistemava già le impostazione della fotocamera del suo cellulare di ultima generazione. Elisey, in arte Viska, spostati proprio, tu e le tue macchine fotografiche professionali. Qui si usano mezzi alla portata di tutti, dal feel naturale! Chi è ora il vero artista?
    Soddisfatto, sventolò una mano di fronte alla sua faccia «Su su, in posa!» le ordinò, già posizionato per degli scatti con degli alberi in fiore e le decorazioni vomitevoli dietro. Gliene fece parecchie, facendola mettere in pose differenti e a distanze diverse per le inquadrature. Una volta che, secondo lui, fossero abbastanza per il momento, le mostrò tutto fiero a Rosaliya, scegliendo poi insieme quali tenere e quali buttare. Eh eh, con tutto quel modelling che faceva come lavoro qualche nozione di fotografia doveva pur averne appreso. Poi non è che Rosaliya fosse un soggetto così cattivo, se stava ferma e zitta sapeva essere molto graziosa.
    «...ma poi cambiamo zona, si? Tutto questo rosa mi sta facendo male agli occhi» le disse poi, il tono un po’ scocciato. Ecco, vedi che gli occhiali erano utili oltre essere davvero da icona fashion, lo stavano proteggendo e per questo li amava. Ma con malincuore dovette spostarli sopra la sua testa, pronto per i selfie che aveva promesso alla ragazzina. Il photoshoot che invece era stato promesso a lui doveva ancora aspettare anche perché il suo fotografo di fiducia (il maledetto!) era fuggito via e degli altri presenti, per la qualità degli scatti, non si fidava affatto. Specialmente della piccoletta. Rabbrividiva al solo pensiero di foto sfocate e storte. Brr, no grazie.





    SPEAKING TO
    Alister Onishi & Wei Xuan (PNG)
    LOCATION
    Area Rossa


    Zhang Hui (Onishi Hikaru) 🌸
    TYPE
    CCG

    AGE
    19 Y.O
    La spiegazione di Alister riguardo gli allestimenti di vari temi nelle aree del parco con le relative decorazioni, non fece che rendere Zhang Hui un poco più sperduto. Non aveva mai visto in vita sua quello che l’altro aveva definito “arte moderna” e non riusciva proprio a ricollegarci, per esempio, la visione di quei teli che dovevano simulare del fuoco. Per cui non era molto sicuro di cosa il ragazzo volesse intendere e per questo finì per annuire con poca convinzione.
    Lanciò poi una fugace occhiata d’aiuto al suo attendente, che stava camminando a pochi passi dietro di lui, ma quest’ultimo gli rispose semplicemente con un sorriso beato. Va bene, lui non gli avrebbe spiegato un bel niente. Si girò di nuovo verso Alister, sorridendogli appena, le sopracciglia un poco corrucciate. Si sarebbe forse offeso se gli avesse posto anche quella domanda? Fino a quel momento si era dimostrato essere una persona molto gentile e disposta ad aiutarlo, per cui sentiva che probabilmente non sarebbe stato un problema. E se lo fosse stato, beh, se lo sarebbe ricordato per il futuro.
    «Hinata, se posso chiedere: cos’è l’arte moderna? Non sono mai stato esposto troppo alla... modernità» gli chiese quindi, con un risolino imbarazzato, le gote leggermente tinte di rosa.
    Nel mentre ascoltò con attenzione la risposta alla sua domanda di poco prima, molto interessato al concetto che i giapponesi avevano dell’hanami. Sapeva che era una pratica che si stava diffondendo anche fuori dal Giappone ma lui non aveva mai partecipato attivamente prima di quel momento
    «Capisco» iniziò, portandosi poi una mano al petto, simulando un breve inchino «Allora mi fa piacere di star vivendo questa esperienza con te» continuò poi, regalando all’altro un sorriso più aperto. Secondo la sua personale interpretazione delle parole dell’altro, a quanto pare Alister non lo considerava solo un collega e un membro della sua famiglia ma forse anche un amico. Non aveva mai avuto un vero amico. Non capiva bene perché ma quella realizzazione lo aveva reso felice.
    Batté poi le mani, scambiando un’altra occhiata con Wei Xuan, che nel mentre si era spostato di nuovo al suo fianco, alla proposta di provare qualche dolce locale «Oh si! Abbiamo dolci simili anche in Cina, sono curioso di provarli» disse quindi ad Alister, dopo aver riportato lo sguardo su di lui.
    «Quanti gusti ci sono?» chiese invece Wei Xuan, sempre cordiale e affabile, e come era stato abituato, aveva parlato solo quando era stato interpellato «La pasta di fagioli rossi è molto comune. Anko, giusto?».


    Edited by alyë - 20/9/2021, 12:15
     
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    SPEAKING TO
    NEKU/KOHAKU
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    LAKESIDE, under a cherry tree

    IZUMI KAORU🌸
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    HUMAN

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    23 Y.O
    Reika aveva insistito tanto su quel punto e, ovviamente, non aveva sbagliato: tra tutte le celebrità presenti all'hanami, alla fine aveva incontrato qualcuno nel suo girovagare, anche se non esattamente chi sperava lui. Non era deluso comunque, altrimenti di certo non si sarebbe fermato ad assistere a quel piccolo concerto improvvisato all'aperto, in mezzo ad altre persone con cui costituiva il pubblico.
    Le ultime note della canzone scemarono, sostituite dall'applauso più che meritato. Gentilissima, NEKU si era poi prestata al rituale dell'accontentare fan e curiosi che desideravano approfittare dell'occasione. Poteva capirli benissimo, dopotutto anche lui aveva deciso di trattenersi a poca distanza, in attesa che la ragazza fosse di nuovo disponibile, così da fare anche lui la più comune delle richieste. Alla fine però non spettò a lui la prima parola.
    «Ah, colpevole!»
    Con un ampio sorriso, si portò la mano al petto e fece un piccolo inchino verso la idol.
    «E` stato un piacere ascoltarti dal vivo in unplugged. Grazie!»
    Dato che lo pensava in tutta sincerità, non poteva certo esimersi dal dirlo alla diretta interessata. Una cosa era ascoltare le registrazioni fatte in studio o i video dei live, un'altra ancora era assistere ad un concerto con la strumentazione amplificata, gli effetti e la cura di un fonico professionista al mixer. Totalmente diverso era quella forma di improvvisazione, chitarra alla mano e l'ambiente intorno come variabile incontrollabile del risultato acustico.
    Un po' la invidiava, lui stava ancora solo pensando di intraprendere anche quel ramo professionale, forse avrebbe dovuto insistere un po' di più con Reika sulle intenzioni e spingere per iniziare a fare un discorso serio a riguardo dei passaggi da compiere. Magari poteva anche approfittare dell'occasione e chiedere qualche suggerimento da chi già poteva dirsi una cantante affermata? Doveva solo evitare di essere troppo invadente e allo stesso tempo fare la figura del totale dilettante, cosa per cui la manager lo avrebbe rimproverato fino alla fine dei suoi giorni se accadeva e lo stesso avrebbero fatto i suoi gatti, ne era più che certo. Non poteva deluderli, soprattutto non poteva deludere Azusa e Niwa!
    Prima però c'era l'altra questione da risolvere ed era giusto non lasciar trascorrere troppo tempo per sistemarla.
    «Posso chiederti anche io una foto insieme? Sai, non si può non approfittare dell'occasione.»
    Era divertente avere non solo il ruolo del vip, ma anche quello del fan allo stesso tempo. Ah, sarebbe stato anche bello poter essere libero delle esagitazioni personali, quando invece dovevi mantenere la compostezza standard, perché una volta fuori di casa c'era un'immagine di lui da mantenere intatta e il resto era secondario. Ormai era abitudine per fortuna.
    Il tempo di uno o due scatti e davvero si sarebbe preso lo sfizio di chiedere un suggerimento o due all'artista.
    «Spero di non essere inopportuno ma... avresti qualche consiglio per qualcuno che si vuole avvicinare alla carriera musicale?»
    Argomento preso molto alla larga, si sarebbe probabilmente potuto fare un elenco infinito di risposte a seconda del livello di dettaglio. Di sicuro sarebbe stato un discorso infinitamente lungo e non voleva monopolizzarla, non sarebbe stato giusto e neppure cortese, perciò si affrettò ad aggiungere un'ultima cosa, sollevando appena le spalle e infilando le mani nelle tasche della giacca, dove era riposto anche lo smartphone.
    «Ovviamente non sei obbligata, soprattutto se hai in programma di suonare altro.»
    Ecco, ora andava un pochino meglio.



    ---------------------------


    SPEAKING TO
    TADASHI
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    RED ZONE

    ZHU AN 🌸
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    GHOUL

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    29 Y.O
    Non degnò di attenzione il commento sul baby sitting, alla fine non aveva senso ribattere e addentrarsi in un argomento noioso.
    «Sono più tipo da fauna che da flora in realtà, mi incuriosisce il comportamento delle persone in questi sprazzi di diversità dal quotidiano.»
    Tipo appunto quell'aumento esponenziale di manifestazioni romantiche che aleggiavano nell'aria, persino in mezzo a fiamme e lava fittizi. Ah, l'effetto della primavera già sembrava far risvegliare l'istinto animale dedito alla procreazione, anche se addolcito e rinominato in romanticismo. Non che avesse qualcosa contro tale questione, semplicemente non capiva proprio perché la popolazione avesse bisogno di occasioni da calendario per avere i picchi comportamentali, come se fosse necessario avere il permesso per fare o provare determinate cose.
    No, non lo capiva proprio ed era questo ad aumentare il suo interesse culturale e spingerlo a stare in giro, mica la bellezza dei fiori di ciliegio, che ogni anno fiorivano secondo il ciclo della natura, con costanza e senza porsi problemi quali il parere degli altri alberi lì intorno.
    Parafrasando un po' le parole di Xiang espose relativamente quel pensiero, senza però ampliarlo ulteriormente nella sua visione personale delle cose. Quella di Tadashi, invece, aveva dello spirito a modo suo ed era di certo uno scenario alternativo e indipendente dalla stagione. Non gli dispiaceva, affatto.
    Tokyo poi era piena di posti raffinati di quel genere, con ogni confort possibile e immaginabile, tariffe ad almeno quattro zeri (in yen naturalmente) e alcolici di alta gamma.
    Il sorriso sulle sue labbra si tinse di malizia, mentre accavallava la gamba e a conoscere il linguaggio del corpo sarebbe stato palese che la poco velata provocazione nella risposta era almeno in piccola parte seria.
    «Se vuoi controllo la disponibilità di suite nei cinque stelle in zona...»
    Dopotutto Tadashi conosceva almeno una delle sue professioni e per credenza comune era un tipo di mercato che rendeva abbastanza bene. In realtà non era l'unico lavoro per An, ad aggiungere gli altri era ovvio che il conto in banca lievitava e in effetti sì, poteva rientrare in quella descrizione fatta poco prima.
    Era però anche palesemente troppo esplicita come risposta, pertanto non aveva dubbi che poteva passare come una battuta di circostanza. In fondo chi si sarebbe mai permesso di essere tanto diretto in un'occasione simile, su una panchina del parco? Se avesse voluto dare un po' di credibilità alla frase avrebbe come minimo dovuto estrarre lo smartphone dalla tasca e digitare sul motore di ricerca, ma non lo aveva fatto, dunque non era serio. Ovviamente non era serio.
    La conversazione sembrava però destinata a degenerare verso una punta acida e infastidita. Ah, sull'amore erano già stati scritti ogni genere di saggi, poesie e romanzi, soprattutto di quanto potesse essere tremendo, doloroso e problematico. In effetti anche quanto fosse difficile da trovare e soprattutto quanto fosse più sensato non cercarlo affatto, se lo si voleva davvero trovare.
    Per An però quel paragone era divertente... più facile essere attaccati da un procione con la rabbia, non aveva tutti i torti l'appassionato di martini e alberghi di lusso.
    «Sono pienamente d'accordo, ma alla fine che differenza fa? Lasciali sognare.»
    A parte procurarsi acidità di stomaco non ci si guadagnava niente, soprattutto niente di buono e lui sollevò per un attimo le spalle. Lascia andare, lascia correre sembrava voler dire.
    Purtroppo era proprio una vena profonda quella tra sarcasmo e acidità mostrata da Tadashi, che già qualche frase prima aveva dato fondo al suo drink e sembrava intenzionato a farsene un altro di lì a poco.
    «Non posso che confermare, almeno per quanto so e posso vedere.»
    An si era voltato di nuovo verso il suo interlocutore e di nuovo gli stava sorridendo, appoggiando il capo contro la mano stretta a pugno e osservando ora con disinteresse chi passava loro davanti, ora con più interesse le azioni del biondo seduto su quella panchina.
    Alla gentile offerta, poi, non si poteva di certo dir di no, perché farlo poi?
    «Con molto piacere.»
    Assistere alla preparazione del drink, ai movimenti fluidi ed esperti, poteva forse essere paragonabile al guardare le sue dita scivolare sulla tastiera del computer quando era sufficientemente concentrato nell'attività: una volta qualcuno gli aveva detto che aveva dell'ipnotico, ma non era sicuro che quella persona fosse completamente sana di mente.
    «Quindi alla fine neanche tu sei qui per i ciliegi in fiore e neppure le altre bellezze del parco... Forse speri davvero di assistere all'attacco di un procione con la rabbia ad un qualche disperato alla ricerca dell'amore?»
    Non stava cercando di fomentare ulteriormente quella combinazione di sarcasmo e acidità che si era riversato tra le frasi, intervallato da note di sottile egocentrismo. Niente affatto.



    ---------------------------


    SPEAKING TO
    EÄRENDIL
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    GREEN ZONE

    ONISHI SHINSUKE🌸
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    CCG

    AGE
    25 Y.O
    Le luci artificiali evidenziavano la nodosità dei rami, mentre i petali rilucevano fluorescenti per le luci uv che attraversavano la lastra di vetro. O forse ne avevano sistemate alcune attorno a quel pannello, così da rendere l'effetto ancora migliore? Il cielo poi sembrava privo di stelle e questo rendeva ancora più scenico l'effetto finale.
    Si stava chiedendo mentalmente se avessero tentato, con l'uso delle luci nere, di creare una rappresentazione aliena, mentre in un certo senso quasi ci finiva interamente in quella visione, con tanto di lontana espressione in un altro idioma.
    Dai fluorescenti fiori alieni, la sua attenzione si spostò rapidamente verso la persona che aveva parlato, a davvero poca distanza da lui. Di sicuro quelle luci non erano le migliori per fare un chiaro identikit di chi si aveva davanti, ma su due cose poteva essere abbastanza sicuro: era giovane e non era giapponese, la seconda informazione era di sicuro influenzata dalla cadenza con cui aveva parlato, scusandosi in giapponese.
    Gli rivolse un accenno di sorriso, infilando le mani nelle tasche della felpa e risistemando meno lo zaino sulle spalle.
    «Nessun disturbo, immagino fosse un complimento allo scenario.»
    Lettura della mente? Conoscenza del francese? No, spirito d'osservazione.
    Dopo l'aspetto e l'accento del giovane, la terza cosa che poteva attirare l'attenzione era il come veniva stretto tra le mani il cellulare, un modo piuttosto distinguibile in quel periodo dell'anno, quando si tendeva ad improvvisarsi fotografi con ogni mezzo a disposizione.
    Facile era supporre di non essere stato quindi l'unico a finire affascinato dai fiori fluorescenti dietro un pannello di vetro, forse condividere un altro piccolo angolo interessante poteva essere un modo per far intendere che, davvero, non c'era stato proprio niente di cui scusarsi.
    «Hai già visto anche lo scorcio creato da quella parte?»
    Sfilò dalla tasca una mano e indicò un punto proseguendo verso il sentiero che gli altri visitatori dell'area stavano percorrendo, dove la struttura in finto metallo e vetro sembrava aprirsi su un alone di luce un po' più soffusa.
    «Pare di uscire dall'astronave per fare due passi in un pianeta diverso e tutto solo grazie alle luci.»
    Non era di sicuro la sua ambientazione preferita, ma i meriti per la scenografia e l'inventiva andavano fatti. C'era da chiedersi se, in base al risultato, la gestione del parco avrebbe replicato in altre occasioni le aree tematiche o qualche alternativa del genere.
    «Hanno avuto una bella idea quest'anno.»
    Più una riflessione personale che una vera condivisione di pensiero.

     
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    ERWANN HRÆSVELGR
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    Area 1- Blu


    Fuyuko Enaga 🌸
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    GHOUL

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    22
    Le aveva ribadito nuovamente di stare ferma, e solo allora aveva deciso di dargli dargli retta, per fortuna l'altro sembrava aver risposto anche alla sua curiosità e....pokèmon Go?
    Cos'era?
    Conosceva i pokèmon per tutte le pubblicità che aveva visto nel corso degli anni, o almeno da quando aveva avuto la possibilità di avere internet ed una connessione con il mondo, ma per il resto si poteva dire che fosse completamente ignorante su questo e tanti altri argomenti.
    Rimase stupita da tutti quei calcoli...e lo guardò tanto incuriosita, e di nuovo cos'era un Canis...che? Un cane? Perchè che c'entrava un cane con quelle percentuali? Non voleva fare la figura della stupida, ma probabilmente l'avrebbe fatta a prescindere visto ciò che disse dopo.
    «Sei un matematico?»
    Ah, si, ora definitivamente le sue deduzioni erano pessime, ma parlava di numeri, percentuali e...no, non bastava questo a definire qualcuno addirittura matematico, ma sembrava così sicuro di sè da convincere la ragazza di quella cosa.
    Sorrise nel vedere come anche l'altro fosse contento di aver preso quel pokèmon, che ancora non aveva capito quale fosse, nè ne conosceva tantissimi, forse pikachu...ma per il resto vuoto totale, ricordava solo tanti colori e animali bizzarri.
    «Sono contenta! Auguri!»
    Disse, sorridendo.
    Auguri?
    Di che?
    Vabbè, non sapeva se era la cosa giusta da dire ma, ora quel pokèmon faceva parte della sua famiglia, quindi in un certo senso era una cosa bella no?
    Iniziò a farsi strada forse che davvero stava sbagliando tutto, sperò solamente di non apparire troppo bizzarra, ma il fatto che dopo la cattura le aveva sorriso, le fece sperare forse che non era andata così male in generale...almeno non lo aveva aggredito con tanto entusiasmo come faceva di solito...
    Quasi si commosse: aveva detto umana? Sembrava davvero umana? Allora forse non tutto era perduto! Ok, aveva detto anche strana creatura, ma oramai pensava che quella cosa un po' fosse vera.
    «Un premio? Davvero?? Cosa? Cosa??? Non ho mai vinto nulla!»
    E si vedeva visto come reagiva, il suo sguardo si era praticamente illuminato: insomma, un regalo, un premio da un totale sconosciuto! WOW! Non le era mai capitato, chissà che cosa la aspettava.
    Sorrise, contenta.
    Quel ragazzo era davvero gentile!


    «Parlato»
    ''Pensato''



    SPEAKING TO
    An
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    Area 2 - Rossa


    Tadashi Satou 🌸
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    GHOUL

    AGE
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    «Io lo troverei monotono»
    Commentò, osservare il comportamento della gente forse all'inizio poteva sorprendere, poteva apparire diverso, ma poi Tadashi restava legato all'idea che tutti erano egoisti, ci voleva solo tempo prima che mostrassero questo lato. Dunque alla fine, si stupiva che l'altro trovasse ancora della diversità, Tadashi stesso aveva smesso di guardare da molto tempo, anche se sembrava farlo in continuazione.
    Non potè non notare l'accavallamento della gamba, su cui si soffermò alcuni secondi prima di vedere sul volto dell'altro un sorriso che riconobbe con un preciso tratto comportamentale, lo aveva visto spesso, non si spaventò, piuttosto soffocò quasi in una risata, sorridendo anche lui.
    Quella provocazione non gli era dispiaciuta, nonostante l'altro non fosse un suo cliente, ma no, c'erano delle regole che cercava di rispettare quanto meno con se stesso.
    «Purtroppo non abbiamo un appuntamento, e non sono in servizio»
    Commentò, ma ciò indicava che non avrebbe di certo rifiutato, era comunque una proposta allettante, sebbene avrebbe dovuto mettere in chiaro un sacco di cose, come il fatto che sarebbe stato a spese tutto dell'altro: non sembrava uno dei suoi soliti clienti, di certo non credeva che avesse bisogno di lui, ma a pensarci bene per ciò che faceva con il nipote, la liquidità non gli mancava per fare quelle proposte.
    «E poi, sono una persona estremamente impegnata, ci sono delle regole da rispettare»
    Dunque a prescindere, per quanto potesse attirargli l'opzione di un hotel di lusso in quel momento, non sarebbe andato con l'altro, come se potesse avere un si subito.
    «Hai detto bene, sognare...poveretti, quando si sveglieranno saranno delle persone a pezzi» Disse, con un sorriso, ah, quanto avrebbe voluto assistere ad una scena simile, si, ci avrebbe goduto un poco...no ok, tanto.
    Non avrebbe voluto lasciarli stare così, ma alla fine era anche vero che non voleva rogne per il momento, per questo forse seguire quell'indicazione non fu troppo difficile.
    Fu piacevole, per il suo ego, sapere che gli in qualche modo gli veniva data ragione, questa cosa lo faceva sentire bene, e non credeva fosse una cosa brutta, per niente.
    Aveva anche accettato la sua offerta, e si era messo subito a preparare il suo stesso drink, con movimenti fluidi e tranquilli, era così abituato a farlo che oramai andava ad occhi anche con le dosi...di solito ci scioglieva anche una delle loro caramelle dentro, ma non si azzardò a farlo per il momento, porgendogli poi il suo drink appena finito.
    «Ecco a te»
    Disse, porgendoglielo con un movimento fluido, mentre tornava a farne un secondo, per lui.
    Stessi passaggi, stessi movimenti.
    «Oh, sarebbe estremamente divertente» Commentò scuotendo la testa, con un sorrisetto, mentre finiva di preparare il suo.
    «Mi stai forse istigando?»
    Gli chiese, a bruciapelo, con un sorrisetto: era un modo per dirgli, ti prego continua a fomentare quell'acidità, ma anche poi attento che davvero la panchina si scioglie per quanta ne riverserò. Non gli dispiaceva riversare un po' di odio e cinismo nel mondo, voleva anche lui contribuire con la sua parte!
    «E poi, sarebbe diverso rispetto ad una dichiarazione di matrimonio sotto uno dei ciliegi...perchè è probabile che ci sarà» Perchè lasciarsi scappare una tale occasione vero?
    Appena finì il suo cocktail, posò nuovamente con cura il suo kit, prima di avvicinarsi con il bicchiere al suo per sfiorarlo, quasi a fare un cin cin.
    «A cosa brindiamo? Se dici all'amore me ne vado» Lo avvertì, e di certo non voleva rimettere il suo pranzo sebbene fosse oramai in digestione avviata.
    Anche perchè, dovevano brindare, ora erano in due a bere, sarebbe stato strano non farlo!


    «Parlato»
    ''Pensato''

     
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    Dalle coccole della mia Delilah ♡

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    KAORU
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    VICINO ALLA SPONDA DEL LAGO

    NEKU (KOHAKU KIRISHIMA)🌸
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    HUMAN

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    19 Y.O
    Per quanto amasse i concerti e le urla entusiaste dei fan, doveva ammettere che quel piccolo concerto improvvisato le stava piacendo veramente tanto: vedere i sorrisi sui volti di chi l'ascoltava, sentire qualcuno che timidamente cantava con lei, poi i complimenti gentili e sinceri e le richieste imbarazzate di una foto o di un autografo... Era magnifico, adorava aver avuto un'idea simile, e il suo sorriso sicuramente parlava per lei.
    Si assicurò di aver accontentato il piccolo pubblico prima di dedicarsi all'attore, il quale, sì gentile ma soprattutto comprensivo, l'aveva attesa senza perdere il sorriso, anzi, si dimostrò molto affabile con lei, ringraziandola addirittura dell'esibizione con un inchino che non poté che replicare con un ennesimo sorriso.
    « Grazie a te per essere qui! Sono felice che ti sia piaciuto. » disse estremamente felice, la mascherina ad abbandonare definitivamente anche il mento della ragazza per poter essere totalmente libera giusto prima che l'altro le chiedesse una foto insieme. Kaoru Izumi che chiede una foto a lei? Cavolo, che onore! Visto soprattutto quanto lei per prima ne volesse chiedere una con lui.
    « Certo che sì, che onore! Mi hai bruciata sul tempo, volevo chiedertene una anch'io. » confessò senza nasconderne la grande gioia, due via di foto, prima con il cellulare di uno e poi con quello dell'altra, così da avere entrambi un ricordo sul proprio smartphone. Dopo il momento foto e una piccola bevuta d'acqua, Kohaku stava per riprendere la chitarra pensando a cosa suonarci, ma la domanda di Kaoru la prese in contropiede con iniziale stupore: voleva qualche consiglio per qualcuno che si voleva affacciare alla carriera musicale. Che la domanda fosse posta a lei era un vero onore, significava che la rispettava al punto di considerarla un punto di riferimento in quell'ambito, e che lo facesse una persona così famosa era senz'altro un qualcosa di cui potersi vantare in futuro.
    « Uhm... Vediamo... » borbottò accomodatasi allo sgabello, una gamba piegata per poterci poggiare la chitarra dalla quale stava facendo andare qualche nota con quasi delicatezza; nel frattempo si ricordò del post che aveva condiviso Kaoru stesso - al quale aveva messo un like lei stessa - dove esprimeva il suo desiderio di intraprendere anche la carriera di cantante. Kohaku l'aveva trovata un'idea interessante, le piaceva la voce dell'attore e secondo lei poteva riuscire bene, quindi... Perché non approfittarne?
    « Tranquillo, mi fanno piacere domande del genere e ho in programma di rimanere qui a suonare fino a tardi. » gli sorrise cortese, prima di dare il via alla sua risposta.
    « Dunque, se si parla di uno strumentista, l'unica cosa che posso dire è che bisogna allenarsi tantissimo fino a farsi sanguinare le dita se necessario, specie se si suona uno strumento a corde come la chitarra, lì le dita ti fanno male a priori all'inizio. Per il canto, invece, la prima cosa che mi viene in mente è l'imparare a impostare bene la propria voce. » disse, portandosi poi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
    « Un errore che fanno molti è quello di cantare di gola, ed è una delle cose più sbagliate che si possa fare perché a lungo andare porta ad avere seri problemi alle corde vocali. Il canto deve partire da qui, dal diaframma. » spiegò scostando la chitarra e, aperta la giacca, mostrò il punto indicandolo.
    « Devi spingere il suono da qui, per capire se ci stai riuscendo ti basta poggiarci sopra la mano, per sentire se è contratto o meno; mi raccomando però di non premere la mano o ti ritroverai ad ostacolarti da solo, in pratica. » disse ormai completamente rapita dal discorso: le piaceva molto parlare del suo mestiere, c'era poco da fare.
    « Un altro consiglio che posso dare, da straniera, è badare bene anche da dove fai uscire il suono: per i dittonghi e la pronuncia delle parole, i giapponesi tendono a far uscire la voce praticamente dal naso, cosa che nel canto si nota veramente tanto. Quindi consiglierei di imparare anche a far uscire il suono dalla bocca. Sembra stupido detto così, ma posso assicurarti che è un errore piuttosto comune qui. » aggiunse poi, prima di sorridere furbetta: il suo vero piano stava per entrare nel vivo!
    « Il modo migliore per imparare rimane la pratica, quindi Kaoru-san, mi faresti l'onore di concedermi un duetto per l'Hanami? Senza paura, siamo tra amici. » chiese infine, e nel caso avesse accettato, aveva già bene in mente cosa suonare: ricordava che gli piacessero i Queen, no? Bene, avrebbe suonato qualcosa di loro, magari di non troppo difficile, così che potesse provarci anche lui. Cos'avrebbe suonato? Semplice: I Want To Break Free.
     
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    Fuyuko Enaga
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    Area blu > Sponda del lago

    Erwann Hræsvelgr🌸
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    19 Y.O
    In quale bizzarra creatura si era imbattuto? Benché l’attenzione che le stava dedicando non fosse esponenziale, alcune stranezze nel suo comportamento drizzarono l’antenna di figlio di antropologo di Erwann. Era forse un’aliena appena sbarcata da Marte con la missione di studiare e assoggettare l’umanità? Forse doveva davvero smettere di drogarsi di film fantascientifici.
    Agli auguri, ad esempio, seguì un istantaneo alzarsi dell’arcata sopraccigliare, in un evidente moto di sorpresa.
    «Grazie.» rispose, più per riflesso incondizionato che per sincera gratitudine.
    Era accaduto che qualcuno gli facesse le congratulazioni per una pesca su un gacha game - il mondo era pieno di gente splendidamente strana -, ma gli auguri per la cattura di un Pokémon ancora gli mancavano.
    Adesso che aveva catturato Spiritomb - my job here is done, per citare un meme sempreverde -, poteva girare i tacchi e migrare verso la comodità del suo letto, con una coperta, una tazza di cioccolata calda e una nottata di binge watching di serie su Netflix. Ricetta perfetta per la serata perfetta.
    E invece no.
    “Un premio? Davvero?? Cosa? Cosa??? Non ho mai vinto nulla!”
    Erwann si bloccò, rivolgendo così uno sguardo a tre quarti alla giovane fin troppo pallida - usciva mai di casa? - che aveva interrotto la sua avanzata con quell’onda di entusiasmo inaspettato e completamente fuori luogo. Se inizialmente aveva avuto il sospetto che fosse una persona bizzarra, adesso aveva la sua conferma. Oppure mancava di senso dell’umorismo. Qualunque fosse la spiegazione, Erwann si trovava davanti a un bivio: distruggere la sua euforia o inventarsi qualcosa per soddisfarla. O magari, da bravo figlio di antropologo, poteva osservarla come si osserva un soggetto un briciolo promettente.
    Chissà per quanto tempo poteva tenerla all’amo… forse sarebbe tornato utile l’inconfondibile suono di una chitarra acustica che aveva fatto da sottofondo fino a pochi minuti prima.
    «Seguimi.» affondò le mani nelle tasche, facendole un cenno col capo per spronarla a seguirlo.

    -------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."
     
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    Azusa Tetsuya
    LOCATION
    Area rosa

    Rosaliya Gzovskaya🌸
    TYPE
    ghoul

    AGE
    15 Y.O
    Il giudizio di Yuya non poteva ferirla, AH, e questo perché quegli occhiali da sole -così orribilmente abbinati, ma si poteva? Ok, basta disertare su quanto era oscena quella combinazione di occhiali da sole e kimono. In realtà no, perché per la scelta di quel kimono si era impegnata e se qualcosa era di cattivo gusto rimaneva di cattivo gusto, c'era poco da fare! Andava detto! Disertava quanto e come voleva su quell'argomento, difendendo la sua opinione a spada tratta.
    In ogni caso, il giudizio di Yuya non poteva ferirla, gli occhiali da sole nascondevano tutta la potenza del suo giudicarl- ah, no. Si era abbassato gli occhiali, ora poteva vedere l'espressione giudicante di Tetsuya in tutto il suo splendore.
    «Ehy!» fu la debole protesta, davanti a un delitto che fu comunque commesso: ovviamente un "ehy" non fermò Yuya dal spettinarle i capelli.
    Avrebbe dovuto fingere di essersi offesa, ferita nel profondo, ma era finita col ridacchiare insieme al boss.
    «Non è giusto!»
    Con quel sorriso nessuno le avrebbe comunque creduto. Altro che denuncia ai danni (dei capelli) di una povera quindicenne, una donzella di una tragedia russa appena cominciata.
    Si fece sistemare i capelli facendo attenzione a stare ferma, però, tranquilla come poteva esserlo una bambolina di porcellana. E felice, solo come poteva esserlo Rosaliya Gzovskaya se era proprio Yuya a sistemarle i capelli, in uno strano esempio di come i fuochi d'artificio possono rimanere tranquilli.
    Col danno riparato in un modo tanto bello, poi, non poteva più lamentarsene. Per legge.
    «Passiamo alle cose serie»
    «Sissignore.»
    «Pronta per il photoshoot made by l’unico e inimitabile Yuya?»
    Ci fu di nuovo uno squittio acuto di gioia. Questa volta, con entrambe le mani poste all'altezza del cuore, Rosaliya era raggiante. Non di certo seria e composta come la donna adulta che diceva di essere, ma decisamente sempre più impaziente e felice.
    «Su su, in posa!»
    Più o meno man mano che realizzava la grande novella: Yuya, suo modello da imitare e che adorava, le avrebbe fatto uno photoshoot. Poi si sarebbe fatta mandare le foto, le avrebbe conservate e sarebbero state la base del suo impero idol. Per diventare bella, famosa e avere un sacco di followers e condivisioni proprio come il boss degli Zeiva.
    Non vedeva l'ora.
    «Corro!»
    E in effetti si andò a preparare correndo, di parola fino alla fine.
    Per essere un lavoro serio e composto, roba da adulti veri, Rosaliya si divertì certamente un po' troppo. Ma fece del suo meglio per essere brava, fare bene le pose, così in quel modo Yuya sarebbe stato fiero di lei.
    Magari aveva un talento nascosto come modella, il suo asso nella manica per diventare famosa, chi poteva dirlo.
    E le foto le piacevano, il che non era stato assolutamente sottolineato né dai gridolini estasiati né dal suo sciorinare complimenti a valanga su quanto Yuya fosse bravo anche come fotografo, non aveva un difetto!
    «...ma poi cambiamo zona, si? Tutto questo rosa mi sta facendo male agli occhi»
    Roza aveva l'abilità di ignorare il tono scocciato di quel povero ragazzo, adesso era confermato.
    «Anche i fiori di ciliegio sono rosa.»
    Ottima osservazione, disse mancando completamente il punto.
    «Ma se vuoi ho intravisto un'area very hot, come te, secondo me ti piace. E poi dovrebbe essercene una con tutti i coralli e pesci dai colori strani e un'area ancora più strana, pensa che- AH!.» l'esclamazione di sorpresa era ovviamente perché ora poteva, finalmente, vedere di nuovo di che colore erano gli occhi di Yuya «era ora ti togliessi quegli occhiali, facciamo la foto? Mi preparo.»
    Fu così che, per ripicca, Yuya si rimise gli occhiali.
    Fine, titoli di coda.





    SPEAKING TO
    Onishi Shinsuke
    LOCATION
    Area verde

    Eärendil Van Dyck 🌸
    TYPE
    Human

    AGE
    16 Y.O
    Era un'altra situazione in cui avrebbe avuto piacere di sparire, senza lasciare traccia, ma visto che non c'era modo di sparire avrebbe dovuto provvedere con un'alternativa.
    Ad esempio andandosene.
    Aveva fatto in modo di evitare il minimo contatto visivo con quello sconosciuto, anche nelle scuse -pur essendo sincere. Sguardo basso, tenuto sul cellulare come se potesse essere un'ottima scusa, con l'intenzione di togliere il disturbo stringendosi nelle spalle.
    Forse era già ora di tornare a casa, era stato fuori troppo a lungo.
    E poi era vincolato da quei tiranni che erano gli orari dei mezzi pubblici, perdere l'ultima corsa per Adachi sarebbe stato problematico. Come minimo.
    Così imparava a parlare in francese tra sé e sé, facendo una figura pessima, perché il mondo reale non era qualcosa che voleva davvero prendere in considerazione.
    «Nessun disturbo, immagino fosse un complimento allo scenario.»
    ...
    Come?
    «Come?»
    In realtà aveva capito benissimo, non c'era alcun bisogno di ripetere. Ma quella fu, in ogni caso, la prima volta Eärendil alzò lo sguardo da quando aveva notato Shinsuke. Incredibilmente confuso da della semplice gentilezza.
    «Ah... sì.»
    Ma non avrebbe ripetuto in giapponese quello che aveva detto, decise. Si sarebbe inventato una scusa per scappare.
    Non gli aveva risposto male e per questo gliene era grato, ma i miracoli erano solo temporari e non voleva scoprire quanto sarebbe durato quello. E poi i rapporti sociali erano stancanti, già uscire di casa era a dir poco stancante.
    La sua stamina era limitata a una cifra ridicola di base, non doveva esagerare. Sembrava un'ottima scusa.
    «Hai già visto anche lo scorcio creato da quella parte? Pare di uscire dall'astronave per fare due passi in un pianeta diverso e tutto solo grazie alle luci.»
    No, non ci aveva fatto caso.
    Ma Eärendil era rimasto ad ascoltare, l'attenzione del tutto catturata dalla spiegazione come se ascoltare ogni parola fosse importante. Gli piaceva la descrizione che aveva dato di quell'area, rendendo parzialmente a parole perché Eärendil la trovasse geniale. Un'idea bellissima, l'adorava.
    Non aveva pensato solo un secondo di interromperlo.
    «Ed è un pianeta pacifico? Non mi piacciono le guerre.»
    Chiese, quasi fino a quel momento avesse ascoltato una storia e adesso chiedesse il continuo. A dire il vero non aveva voluto tradurre quanto detto prima per non sembrare strano, parlando subito di giardini alieni e tutto quanto, ma era stato veloce a rinunciare al buon proposito. Tanto finiva col sembrare strano in ogni caso.
    Non stava nemmeno scherzando, o facendo un commento sarcastico. La domanda era seria, proprio come la sua espressione in quel momento.
    «Ma forse gli alieni sono più pacifici degli umani... non lo so» e scrollò le spalle, pensando che quello potesse bastare per scrollarsi di dosso l'intero argomento «Incontrare un alieno non sarebbe male.»
    ... Si era accorto solo adesso di quanto aveva parlato. Di quanto aveva parlato e di quanto strano doveva essere sembrato, appunto, avrebbe dovuto fare silenzio.
    Andarsene subito, invece di fermarsi a parlare di alieni perché l'argomento lo interessava, dicendosi che -magari- quella volta il miracolo di qualcuno che lo trattava con più gentilezza sarebbe durato più del previsto.
    Aveva rovinato tutto subito.
    Che genio.
    «Hanno avuto una bella idea quest'anno.»
    Non era giusto, per colpa sua Eärendil stava fallendo ogni tentativo di fuga.
    E infatti sorrise in risposta, annuendo.
    «L'hanno realizzata molto bene, è quasi un peccato sia temporanea.»
    Anche quella era più una riflessione personale, però, che una vera condivisione di pensiero.
    Beh, in realtà forse era meglio così. Aveva appena avuto la prova evitare il contatto umano era impossibile. Una cosa sia molto brutta che ansiogena, perché non avrebbe dovuto evitarla? Sarebbe stato strano il contrario.





    SPEAKING TO
    Zhang Hui
    LOCATION
    Area rossa

    Alister H. Onishi 🌸
    TYPE
    CCG

    AGE
    20 Y.O
    Spiegare cos'era l'arte moderna.
    Alister riuscì comunque a dissimulare il suo stupore alla domande, facendo in modo fossero più predominanti la gentilezza e la comprensione. Non aveva mai pensato si sarebbe ritrovato a spiegare come funzionava la modernità a qualcuno, ma c'era una prima volta per tutto.
    Ci era cresciuto nella modernità, al punto da poterla definire normale, ma non l'avrebbe dovuta dare per scontata. Non con tutti i racconti dei viaggi di suo padre, era cresciuto con il suo diario di viaggio e le esperienze di terre lontane.
    «Puoi farmi tutte le domande desideri, risponderò al meglio delle mie capacità. Vediamo...»
    Perché quella premessa era importante. Che Hui fosse poco avvezzo al moderno era qualcosa avrebbe fatto in modo di ricordare, comunque, così da non rischiare di metterlo a disagio in futuro. Sarebbe stato spiacevole e preferiva evitare.
    «a che tipo di arte sei abituato?» non era affatto un tentativo di sapere di più riguardo l'arte cinese, no.
    Gli sarebbe anche piaciuto sapere di più, non lo nascondeva, ma principalmente sapere quello era un buon punto di partenza per la spiegazione.
    «L'arte assume diverse forme, l'arte moderna è una delle correnti di produzione artistica più recente. Qui si è voluto decorare il paesaggio dando l'impressione di fuoco e lava, ma alla fine ogni forma d'arte di oggi è considerabile arte moderna o contemporanea.»
    Molto bello, in pratica, ma forse non tanto per vedere i ciliegi in fiore. Valeva la pena di attirare più persone in quel modo, se tutto il lavoro dietro le decorazioni sembrava calamitare l'attenzione più su quelle che sui veri soggetti di quel periodo, i fiori di ciliegio?
    Alister in realtà preferiva non schierarsi molto, le decorazioni erano belle. E le luci dello yozakura avrebbero di sicuro lasciato un bel ricordo in chi le avrebbe viste, perché anche la formazioni di buoni ricordi era importante.
    Doveva valerne la pena.
    Si stava divertendo a fare da guida, sperando lo stesse facendo in maniera ottimale.
    «Allora mi fa piacere di star vivendo questa esperienza con te»
    Non aveva previsto l'inchino, seppur Alister fosse un anglo-giapponese cresciuto in Giappone: in pratica la terra degli inchini, dove ce n'era uno per ogni occasione e tipo di relazione. Però aveva ricambiato il sorriso con uno radioso, prima, e l'inchino poco dopo per educazione.
    «Il piacere è mio.»
    Del resto, non aveva aspettato l'occasione di poter provare a fare amicizia con Hui, approfittando dell'hanami e dello yozakura per invitarlo a fare quell'esperienza, che si diceva tanto obbligatoria per ogni straniero in terra nipponica? Un perfetto benvenuto in Giappone.
    Il tempo per Hui di battere le mani, scambiando un'occhiata con Wei Xuan, e quest'ultimo era già al suo fianco. Alister aveva pensato fosse un amico, ma più aveva modo di vederli interagire e più Wei Xuan sembrava ricoprire la carica di maggiordomo.
    Di certo sarebbe stata una definizione più corretta di "migliore amico", se ad Alister non fosse sembrato troppo strano avere un maggiordomo in quel periodo storico.
    «Oh si! Abbiamo dolci simili anche in Cina, sono curioso di provarli»
    «Davvero? Dovrai parlarmene, mi piacerebbe saperne di più.»
    Oh no, era già partito con la curiosità per tutto ciò non fosse giapponese. In realtà con più contegno di quello che dimostrava di solito, perché Alister poteva sembrare una forza della natura fatta di ottimismo. A quanto pareva era una rara forma di forza della natura che sapeva calmarsi, quando voleva.
    «Quanti gusti ci sono? La pasta di fagioli rossi è molto comune. Anko, giusto?»
    Ed era molto raro sentire Wei Xuan parlare, ma era felice di sentirlo ogni tanto. Così non si sentiva escluso!
    Annuì, come prima risposta.
    «L'Anko è il gusto più comune, ma potresti trovare i mochi con cioccolato, fragole o anche con kinako, la farina di soia. Per dirne alcuni. Andiamo all'area ristoro, offro io.»
    Li aveva invitati lui, era cortesia e il minimo.


    Edited by Cattleya - 12/4/2020, 16:18
     
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    Nasuverse

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    SPEAKING TO
    Kyoko Ishikawa
    LOCATION
    zona ristoro

    ALEXANDRE ROMAIN DE LACROIX🌸
    TYPE
    HUMAN

    AGE
    27 Y.O
    Kyoko si voltò di tre quarti per lasciargli accarezzare la gattina. Si chiamava Onigiri, gli disse, per via del manto maculato. Alexandre sorrise ed ebbe bisogno di tutto il suo contegno per non mettersi a fare gli stessi versi che faceva con il suo, di gatti.
    Che carina, era così soffice.
    Assieme a quella spiegazione arrivarono però, anche le prime domande e osservazioni. Non che ci volesse molto a notarlo, ma lo sguardo acuto della ragazza si accorse inevitabilmente che Alexandre era lì solo in compagnia del suo frappè alla fragola.
    «Oh, lo trovi strano? — chiese, alzando lo sguardo dalla micetta verso la giovane. Scosse appena la testa e lo riabbassò, ritraendo la mano dal musetto della gatta. — Ma certo che lo trovi strano. Che ci va a fare un adulto a vedere l'hanami da solo mh?» sospirò, lievemente in imbarazzo. Alexandre si disse che dal punto di vista di una ragazza poco più che adolescente dovesse essere molto più che strano.
    Come quelli che si facevano problemi ad andare al cinema da soli. Bah, che assurdità.
    «Sì, sono solo. Ma non mi da fastidio.» ammise, passandosi una mano sulla nuca, prima di ricordare di avere i capelli legati e tirarsi un accidente da solo. In realtà era una mezza bugia, dipendeva dal momento. C'erano delle volte in cui avrebbe avrebbe venduto un rene per avere compagnia, altre — come quel giorno — in cui la prospettiva di andare in ritiro fra i monti e le capre come Heidi, pareva allettante.
    «Tu non stai aspettando dei tuoi amici? — domandò, a quel punto, come registrando in ritardo che Kyoko aveva detto "anche tu". Oh. Forse si era sbagliato? Le sorrise di nuovo. — Vuoi farmi compagnia? Volevo vedere un po' i dintorni.» propose, tentando di essere gentile.
    «E prima che tu lo dica, n-non ci sto provando, d'accordo?» si corresse, giusto perché non voleva essere frainteso.
    Omise volontariamente la parte sul "sono gay" perché non era proprio la migliore delle cose da dire per iniziare una conversazione, ma era vero che di quei tempi un gesto gentile da parte di un ragazzo poteva essere benissimo recepito in ventordici modi diversi e... quello era il suo tentativo di rassicurarla. Più o meno. Faceva un po' ridere, in effetti.
    «Il mio si chiama Julian, comunque. — commentò, dopo poco, sperando tuttavia che non le chiedesse il perché, in caso si sarebbe probabilmente inventato una scusa. — Lo farei, ma non credo si farebbe mai mettere un guinzaglio in primis.»
    E di chi era la colpa Alexandre? Sicuramente non tua per averlo viziato in ogni modo possibile, ovvio che no.
    «E poi diciamo che... è piuttosto ingombrante. Cioè, non voglio dire che sia grasso, ma... mmh, aspetta ti faccio vedere.» asserì, ed estrasse il cellulare dalla tasca con gli occhi che brillavano più delle lanterne appese nei dintorni.
    Sbloccò lo schermo senza fatica, e mostro la foto sullo sfondo a Kyoko. Sotto alle iconcine delle applicazioni, si intravedeva una sua foto con in braccio un gatto in mezzo alla neve. Era una foto abbastanza vecchia, forse di uno o due anni fa, quando Alexandre era stato in vacanza in Hokkaido con sua madre, ed in effetti non cambiava quello sfondo da parecchio, ma al momento non era importante.
    Il gatto che teneva in braccio era davvero enorme, per essere un gatto, probabilmente se si fosse sollevato su due zampe sarebbe stato grande come una bambina di tre o quattro anni, e stava in braccio ad un Alexandre sorridente e sdraiato nella neve che lo teneva con i guanti. E poi aveva quella coda che sembrava uno spolverino gigantesco.
    «È un Maine Coon. — spiegò il ragazzo dai capelli arancioni. — Sai quella razza in cui diventano enormi.» mormorò, prima di mettere via il cellulare una volta che Kyoko avesse guardato abbastanza.
     
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    Alexandre Romain De Lacroix
    LOCATION
    Area Ristoro


    Kyoko Ishikawa 🌸
    TYPE
    GHOUL

    AGE
    21 Y.O
    Si sentì tremendamente in imbarazzo.
    Dava le spalle ad un ragazzo appena conosciuto e più grande di lei per lasciargli accarezzare il suo gatto. Imbarazzante.
    Aveva un gatto in uno zaino. Imbarazzante.
    “Oh, lo trovi strano? Ma certo che lo trovi strano. Che ci va a fare un adulto a vedere l'hanami da solo mh?”
    Avrebbe potuto rigirargli la domanda: “Che ci va a fare una ragazza a vedere l’hanami con il suo gatto mh?”
    Imbarazzantissimo.
    Se per tutto quel tempo Onigiri era stata una piacevole compagna sotto i fiori di ciliegio, adesso Kyoko si sentiva una bambina nell’aver preso quella decisione. Il suo modo di rapportarsi alla vita non era cambiato più di tanto dopo il trasferimento e questo era un problema: i prati verdi e le stradine di campagna non potevano essere minimamente comparate ai palazzoni e alle luminarie della capitale eppure la ragazza si ostinava a comportarsi come se fosse uguale. Peccato che lei non fosse una mean girl con chihuahua tremolante nella borsetta griffata di Gucci, ma una ginnasta sciattona. Dall’esterno quella doveva sembrare una scena surreale e Kyoko avrebbe voluto sotterrarsi dalla vergogna se non fosse stato per… Alexandre.
    Anche lui era da solo e non ci mise molto prima di capire che anche lei lo era, così, tra una coccola e l’altra fatta alla gatta -che nel frattempo se la stava godendo alla grande, best day ever per Onigir- le propose di andare in giro insieme. E non ci stava provando.
    Con grande disappunto della micia, Kyoko si voltò verso il ragazzo con espressione sorpresa. Non si aspettava un passo in avanti simile da uno che si era dimostrato un po’ a disagio in quella situazione, eppure lo aveva fatto. Dopo un primo momento di sincera confusione un sorriso dolce si fece largo sul volto della ragazza.
    «Mi piacerebbe molto, grazie per l’interessamento.»e giù con l’ennesimo inchino ricolmo di rispetto che in quel contesto era piuttosto fuoriluogo. Gli davvero grata però, vedere i ciliegi in fiore da sola non era il massimo ma non voleva pentirsi di aver mollato un sonoro due di picche a sua madre. Alexandre era sicuramente meglio di quella donna sconsiderata.
    Per quanto riguarda la precisazione del ragazzo Kyoko non ci fece neanche caso. Non fece neanche caso all’eventuale tentativo di rimorchio. L’ultimo fidanzatino risaliva ai tempi delle elementari, i ragazzi di Tokyo erano troppo tosti per una come lei -o così lei credeva.
    La fila scorreva sempre di più, mancavano davvero poche persone davanti a loro e la ghoul sentiva lo stomaco chiudersi sempre di più. Se gli umani avessero saputo che bastava un odore nauseabondo come quello per dissuadere i ghoul dal mangiarli la CCG non avrebbe avuto senso di esistere. Bastava la puzza di fragola chimica e voilà! Per oggi le chiappette di Alexandre erano salve.
    L’argomento tornò su qualcosa di ben più piacevole: i gatti. In particolare su Julian, il gattone del ragazzo. Alexandre le fece vedere una sua foto e la reazione di Kyoko fu, ovviamente, pacata e raffinata «Ma è un micione pelosone enorme! Non ho mai visto un gatto tanto grande, scommetto che non riuscirei mai a prenderlo in braccio. E’ bellissimo.»
    Mancavano solo le lacrime ogni occhi.
    Nuovo obbiettivo per Kyoko Ishikawa: accarezzare Julian.
    Finalmente arrivò il loro turno -per quanto tempo aveva fissato quel gatto meraviglioso? Troppo probabilmente. Kyoko fece un passo indietro rispetto ad Alexandre, scorrendo con lo sguardo quelle “prelibatezze”. Erano quello i frangenti in cui invidiava gli umani, aveva una vastità incredibile di cibi che potevano consumare! Certe ricette umane erano davvero difficili da replicare in versione ghoul.
    «Quanta scelta… cosa pensi prendere, Alex-»
    No, non sarebbe mai riuscita a dire la parte finale del nome senza distruggerlo completamente. Si fermò prima di combinare un disastro, alla fin fine le aveva dato lui il permesso di chiamarlo “Alex”.
     
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    The Other Side

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    NEKU/KOHAKU
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    LAKESIDE, under a cherry tree

    IZUMI KAORU🌸
    TYPE
    HUMAN

    AGE
    23 Y.O
    Era sempre una gioia riscontrare in altri reazioni simili alle sue, come ad esempio un reciproco desiderio di fare una foto insieme. Quale soddisfazione migliore poteva ottenere? A parte incontrare la sua super crush e avere il suo numero personale, certo.
    Quindi foto, foto e ancora foto, prima con un telefono e poi con l'altro. Ne aveva approfittato per mandarne una subito a Reika, accompagnata da un velocissimo messaggio, giusto per sottolineare che alla fine era davvero andato al parco e stava socializzando con i suoi simili. Non che fosse solo per far contenta la manager, insomma era interesse personale e voleva approfittare della situazione anche per qualche chiacchiera e magari ci sarebbe stato davvero anche alla fine lo scambio di contatti, vista soprattutto la disponibilità di NEKU a condividere qualche consiglio e segreto in quella che era la sua specialità.
    Kaoru avrebbe trovato poi il modo di sdebitarsi! Magari anche a lei piacevano i gatti - a chi non piacciono? - e come minimo avrebbe potuto riempirla di foto dei suoi tesorini preziosi e bellissimi. Doveva ricordarsi di chiedere, sì.
    Come si sarebbe dovuto appuntare a mente quei consigli, che ascoltò con estrema attenzione, annuendo ogni tanto in modo del tutto spontaneo.
    Quindi per uno strumento la pratica continua, mentre per la voce prima andava impostata, senza andare a casaccio come faceva lui sgolandosi volteggiando per l'appartamento con Freddy. Ah, tanti anni di errori a quanto pareva. Magari non erano stati così sbagliati però.
    Aveva dell'equivoco forse fissare con tanta attenzione la mano della ragazza mentre andava ad indicare il punto corrispondente al diaframma, ma la sua concentrazione era espressamente dovuta al confronto con quella che era la sua fisicità: come lo trovi lo stesso punto? Sembrava poco sotto lo sterno... o almeno era quello il punto che per istintivo pensiero di emulazione era andato a premere leggermente con una mano.
    Era concentratissimo, attentissimo, rapito totalmente da ogni singola parola e intenzionato ad approfittare della situazione, indifferente al fatto che qualcuno potesse fermarsi ad assistere a quella curiosa lezione di canto in un parco tra due soggetti non proprio sconosciuti.
    Al commento sulla pronuncia però gli scappò una leggera risata. Aveva fatto caso anche lui a quanto fosse nasale il canto dei giapponesi, ma questo forse perché si era riempito le orecchie di tutta un'altra lingua.
    «Spero allora mi sarà d'aiuto aver studiato dizione anche in inglese e non solo in giapponese.»
    Avrebbe dovuto ringraziare Reika per quella costruzione, un'altra cosa da tenere a mente.
    Quello che però non si era immaginato era il discorso pratico subito, senza preavviso e senza grandi possibilità di tirarsi indietro.
    Nel discorso non ci aveva neppure fatto caso, ma avevano finito con l'attirare l'attenzione. Era inevitabile, nessuno dei due si era mascherato per non farsi riconoscere e le note continuavano ad uscire dalla chitarra.
    «Non so se è il caso... Insomma a parte qualche tentativo a casa non ho ancora mai preso lezioni e...»
    A parte il fatto che qualche tentativo nel suo caso equivaleva ad interi repertori ripetuti quasi quotidianamente, era sinceramente in dubbio di essere in grado di non distruggere una qualsiasi canzone o, peggio, rovinare la bellissima occasione di suonare in acustico per NEKU e per chi la ascoltava. Non se lo sarebbe mai perdonato. Però poi erano arrivate quelle note, l'inconfondibile intro di quella che più di una volta aveva definito come la sua canzone motivazionale (molto poco equivoca per di più, lo aveva rimproverato Reika).
    Aveva sospirato con una leggera rassegnazione e sorriso alla musicista, esprimendo in solo labiale un "okay".
    Non era la situazione abituale e per diverse ragioni non poteva darsi alla pazza gioia come sempre faceva con quella canzone: non c'era Freddy - speriamo non si offenda - e non era nella sicurezza della sua casa, sul pavimento lindo su cui scivolare in passi assurdi di danza.
    Però conosceva quella canzone a memoria, ogni singolo passaggio, ogni vocalizzo... si sarebbe ucciso probabilmente a raggiungere certe note e totalmente carente di esperienza effettiva, non voleva neppure tenere conto di quante stonature avrebbero marcato quel duetto improvvisato al parco, dove una persona sola sapeva cosa stava facendo e ovviamente non era Kaoru.
    Cercò se non altro di ignorare le persone che alla fine si erano riunite ad ascoltarli e ancora di più chi aveva deciso di alzare il telefono probabilmente per riprendere l'avvenimento. Voleva divertirsi anche lui e quindi l'attenzione era andata più che altro a seguire la cantante e la musica, oltre a tenere in mente la versione originale e cercare di avvicinarsi il più possibile a quelle che per lui erano vette ancora irraggiungibili.
    [...]
    Erano arrivati alla fine sani e salvi, le ultime note si spensero e arrivò il piccolo applauso. Probabilmente era più che altro per la santissima pazienza di NEKU, lui fu solo felice di aver controllato almeno con decenza l'ansia che un paio di volte aveva provato a fargli mancare la voce.
    «Grazie a tutti, ma vi prego... fate con me un altro applauso a questa splendida artista e alla sua gentilezza. Grazie, NEKU.»
    Un inchino da parte di Kaoru se l'era più che meritato, come un'aggiunta di applausi e conseguenti altre richieste di foto, autografi e quanto essere famosi comportava. In quel momento sarebbe toccato pure a lui subire la questione, con tanto di imbarazzo per elogi che era più che cosciente di non meritarsi al momento, ma piacere facevano sempre.
    Ritrovata la calma e recuperato la sua bottiglia d'acqua, assolutamente necessaria in quel momento - cantare faceva davvero venire sete o era solo l'agitazione ad asciugare la gola? - , dopo un paio di sorsi e un piccolo sbuffo riuscì a recuperare tutta la sua calma. Gli faceva male la parte alta dell'addome, sicuramente l'ansia.
    «Sicuramente ora ho le idee un po' più chiare su quanto ci sia da lavorare ed è meglio non lasciare tutto al caso. Ho sempre pensato fosse necessario impegnarsi, ma non quante cose bisogna tenere in considerazione ogni volta... è così complicato, mentre da vedere e sentire sembra tanto semplice.»
    Piccola riflessione personale esternata ad alta voce. Non aveva mai dato per scontato di star facendo le cose bene nel suo mondo di pulizie e follia, ma non aveva idea nel concreto di quante cose era meglio sapere per evitare di farsi male, visto che c'era anche il rischio di farsi davvero male.
    «Se c'è qualcosa che posso fare per sdebitarmi per i preziosi consigli, non hai che da chiedere.»
    Magari foto di gatti? Stava per chiederlo, si era fermato prima di farlo... sicuramente le avrebbe trovate tutte una volta scambiati i contatti, ci teneva.



    ---------------------------


    SPEAKING TO
    TADASHI
    LOCATION
    RED ZONE

    ZHU AN 🌸
    TYPE
    GHOUL

    AGE
    29 Y.O
    Ah, lo aveva preso forse sul serio? Certo in realtà ad ottenere una risposta diversa, An non ci avrebbe messo molto a verificare davvero le disponibilità degli alberghi, se non altro per non deludere le aspettative.
    «Mi sembra giusto.»
    Sia al fatto che non avevano un appuntamento, sia al fatto che non era in servizio, sia al fatto che ci fossero regole da rispettare. Qualche informazione, naturalmente, l'aveva presa sul soggetto... come era abituato a fare su tutti quelli di cui scopriva il nome (o di cui aveva i contatti per le questioni della DH). Doveva sapere con chi il nipote aveva a che fare, se non altro per la sicurezza di Xiang, la sua e non ultima quella della famiglia e dell'azienda. Insomma... la sicurezza, certo, era quella che l'aveva spinto a fare qualche ricerchina su uno dei migliori clienti in città dei due Zhu. La sicurezza e nulla più.
    Il fatto però che Tadashi ritenesse i sognatori persone destinate alle delusioni, forse anche solo nel contesto amoroso, con tutto quel disprezzo, c'era da chiedersi se non nascondesse una sofferenza personale. Insomma che senso aveva altrimenti accanirsi contro il romanticismo che altri vivevano e di cui, per scelta, si ritrovava ad essere spettatore?
    Forse semplicemente lo infastidiva. Già, poteva essere una spiegazione anche valida, ma non capiva il senso di andare a farsi volontariamente del male ad assistere.
    Prese il drink appena preparato con un semplicissimo «Grazie.» e chiedendo poi se la speranza di Tadashi non fosse proprio quella di assistere all'aggressione di un procione a qualche coppietta.
    Lo stava istigando?
    «Forse...»
    Continuava a seguire i movimenti dell'altro nel prepararsi da bere e riporre tutto con attenzione.
    In effetti istigarlo poteva essere interessante e meglio anche dell'assistere a quell'attacco di procione a cui Tadashi sembrava così tanto interessato, con ancora un pizzico di acido disprezzo verso le dichiarazioni di matrimonio sotto le cascate di petali di ciliegio.
    Sentire però quelle cattiverie pungenti lo faceva sorridere, in un certo senso le trovava anche divertenti e da un'altro quasi le condivideva, ma solo perché per lui non aveva senso inscatolare i sentimenti in occasioni preconfezionate e decise quasi esclusivamente da chi poi ci guadagnava sulla stupidità delle persone. Era la sua filosofia: se provi qualcosa, non è a periodi segnati sul calendario.
    I drink erano pronti, aveva atteso che anche il secondo fosse fatto per sorseggiare insieme e continuare quella piacevole conversazione, ma l'occasione sembrava richiedere un brindisi. Sull'amore?
    «Non ci penso nemmeno. Direi all'eccesso e alla bellezza.»
    Dava quasi per scontato che sarebbe stato apprezzato, aveva a che fare con qualcuno che più di una volta aveva usato termini d'eccesso e pure i suoi gusti parlavano chiaro: non si accontentava di poco, visto il lusso, le alte aspettative, l'abbigliamento, la clientela... le regole... Sì, An aveva fatto le sue ricerche solo per sicurezza.
    «E se volessi un appuntamento? Almeno per conoscere tutte le regole, sai... Sono curioso, come ho detto sono qui per osservare le persone in questo periodo dell'anno e tu non fai eccezione, ma sei ben lontano dall'essere monotono a differenza di altri.»
    Certo, tutta curiosità che voleva provare a soddisfare, tra un sorrisetto malizioso e un sorso del drink. Per di più poteva essere un cambio di argomento e un diverso modo di fomentare Tadashi, valeva la pena provare.



    ---------------------------


    SPEAKING TO
    EÄRENDIL
    LOCATION
    GREEN ZONE

    ONISHI SHINSUKE🌸
    TYPE
    CCG

    AGE
    25 Y.O
    Il disagio poteva avere diverse ragioni di esistere, così come diversi motivi per essere mostrato o nascosto. Fare incontri imprevisti ad eventi pubblici che attiravano numerose persone, era un rischio calcolato per Shinsuke, così come l'eventualità di incontrare stranieri attratti dal caratteristico rituale di transizione alla primavera. Insomma per lui non era un disagio, ma non avrebbe dato per scontato che ciò valesse per tutti quanti, soprattutto per chi si scusava senza una vera ragione, ma poteva essere dovuto all'aver usato una lingua potenzialmente incomprensibile per molti, così come il semplice aver disturbato con una frase a voce udibile i pensieri altrui, per quanto non fosse stato poi così alto il volume.
    Di sicuro però c'era quella traccia di disagio, come poteva mancare quando il linguaggio non verbale sembrava evidenziarla? Non era solo lo sguardo abbassato, potendo tranquillamente essere un tratto di altro genere, quanto più l'irrequietezza tale da dargli l'aspetto di un gatto pronto a scappare via al primo gesto brusco di chi aveva davanti. Per di più era troppo chiuso in se stesso, le spalle curve e quel continuo ritrarsi in poche sillabe. Non che avesse grandi cose da dire, insomma si era scusato ed era stato Shinsuke ad allungare quella conversazione che si sarebbe potuta concludere subito con un educato saluto. E ciascuno poi ai suoi affari.
    No, l'investigatore aveva deciso di dimostrare quanto fosse sincero condividendo il suo personale punto di vista sullo scenario intorno a loro. In qualche modo sembrava essere così riuscito ad alleggerire il disagio percepito. A sollevare lo sguardo Eärendil si sarebbe trovato davanti un leggero sorriso.
    Se non altro finalmente poteva vederne anche meglio i lineamenti, per quanto le luci verdi e UV non si potevano definire le migliori per chiarezza. Però era giovane, di questo si sentiva abbastanza sicuro.
    La breve descrizione che aveva fatto dello scorcio trovato affascinante in precedenza sembrava aver catturato anche l'attenzione del suo interlocutore, ulteriore conferma di quanto condividessero l'opinione positiva dell'area futuristica.
    «Ed è un pianeta pacifico? Non mi piacciono le guerre.»
    «Spero di sì, le guerre non piacciono neanche a me e contavo di fare quattro passi di esplorazione.»
    Gli stava dando corda, continuando a mantenere viva la visione di avventura che quelle installazioni e i giochi di luce dovevano rappresentare. Alla fine che male poteva fare se anche lui la viveva un po' più da bambino, se ciò poteva far scemare ulteriormente quella sensazione di disagio, non sua, che sembrava non volersene andare?
    «Ma forse gli alieni sono più pacifici degli umani... non lo so. Incontrare un alieno non sarebbe male.»
    Forse però la serietà del ragazzo era un po' troppa per un evento che doveva sì avere del magico, ma senza perdere completamente la presa sulla realtà. O forse erano solo le luci a dare questa impressione e in realtà stava solo scherzando. Troppi forse.
    «Ti va di andare a vedere? Mal che vada ho con me dei dango per consolazione, se ti piacciono.»
    E nessun timore di apparire un pazzo che offre dolci ad un ragazzino, ma questi si potevano definire dettagli di scarsa importanza, le luci potevano far fraintendere fin troppe cose e fino a quel momento si erano scambiati frasi più che civilmente, lui se ne era rimasto tranquillo, l'aria rilassata e il leggero sorriso quasi sempre presente. E poi poteva sempre dimostrare di essere un investigatore della CCG, qualcuno che - in teoria - doveva essere una persona di cui potersi fidare.
    E poi c'era da considerare proprio il fatto che quell'occasione non sarebbe durata ancora per molto, male non poteva fare se due persone apparentemente sole decidevano di farsi compagnia in esplorazione, insomma era solo...
    «Una ragione in più per non lasciarsi sfuggire l'opportunità sia di esplorare il più possibile che di provare tutte le prelibatezze del periodo. Soprattutto se non si è del posto.»
    La parlata in lingua straniera aveva suggerito in maniera più che naturale che chi aveva davanti probabilmente un giorno se ne sarebbe dovuto tornare alla sua patria d'origine. Poi magari non era così, ma lo avrebbe scoperto quasi certamente da lì a poco.
    «Prima di accettare o rifiutare... Io sono Onishi Shinsuke.»
    Almeno non era più definibile completamente come sconosciuto, se non altro il nome era il caso di dirlo.




    Le descrizioni nel post di Shinsuke su Eärendil sono state chieste in off.
     
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    And the curtain fell
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    Victor Krieger
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    Pink Area

    Hedvig Forsberg 🌸🎵
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    Ghoul

    AGE
    20 Y.O
    Quell'area rosa e azzurra sembrava uscita da non so quale videogioco o film per bambini. Era piena ovunque di sötsaker, che, per fortuna, almeno non avevano il loro caratteristico tanfo. Ciò mi permetteva d'immaginarmeli gradevoli. Dar loro un sapore a me più familiare, senza l'odore che mi riportasse alla realtà, poteva essere un modo per ottenere una migliore performance come Hedvig. Per il resto, la serata non era male.
    C'era caldo, per i miei standard: diciannove gradi, per una svedese, erano tanti e ciò mi aveva permesso di vestirmi leggera. Avevo indosso solo una t-shirt grigia con una giacca in jeans messa lì più per estetica che per altro e una gonna gialla non troppo lunga. Ai piedi calzavo delle scarpe bianche e blu, separate da dei fantasmini bianchi dal mio piede, che, per quanto fosse più resistente di quelli umani, non doveva darmi fastidio. Indossavo anche un paio di orecchini con le lettere H e F, regalatimi da chi mi aveva portato lì.
    I ciliegi in fiore erano belli, ma, avendo vissuto io a Stoccolma, non era la prima volta che li vedevo. Per me non avevano niente di speciale e, francamente, avrei preferito passare la serata a fare altro, se non fosse per chi mi aveva portato lì. Purtroppo, però, avrei dovuto seguirle se avessi voluto avere una copertura sociale all'università. Dopotutto, affinché esseri capaci di darmi qualcosa anche prima di diventare cibo potessero palesarsi, avrei dovuto costruirmi una rete sociale importante, partendo da carne da macello come quelle tre ragazze, ma da qualche parte avrei pur dovuto cominciare.
    «What shall we do now?» Chiese Keira, durante l'osservazione dei fiori. Io stavo ancora fingendo entusiasmo e Inés pareva stesse facendo altrettanto. Conoscendola, una volta abituatasi all'avere i fiori intorno, avrebbe cercato altri stimoli. La domanda di Keira sembrava fatta apposta per distrarre quell'esserino con una capacità d'attenzione talmente poco sviluppata che ogni volta mi chiedevo come facesse a essere regolare negli studi.
    «There are lots of things to try.» Disse Saki, quasi cogliendo la palla al balzo, per poi iniziare a spiegare come avessimo potuto visitare le altre tre aree tematiche, compare qualche souvenir, visitare il lago o vedere da dove venisse la musica, "Zittire a colpi di kagune qualunque dumskalle stia squittendo come uno jävlar mus..." Saki non avrebbe mai proposto quell'ultimo punto, ma una delle cose belle e brutte di essere una ghoul è avere un udito molto sviluppato e, francamente, sentire gli squittii di quella che sembrava essere una ragazzina nell'area non mi piaceva. Purtroppo, però, la giapponese propose anche di andare a provare qualche dolce tradizionale nella zona ristoro, cosa che sembrò stuzzicare Inés.
    «Following the music sounds good to me.» Commentai, sperando che ciò bastasse a distogliere l'attenzione da quel postaccio. «The food will be there all night long, but we might miss the concert if we don't go now.» Della musica non poteva importarmi di meno, ma stare lontana dal cibo umano era tutto ciò che m'importava.
    «I had something else in mind.» Disse allora Keira, con un tono leggermente ambiguo, iniziando a spiegarci che cosa avesse in mente: approcciare ragazzi a turno, lasciando decidere alle altre da chi andare, e vedere come sarebbe andata. «Have you lost your mind?» Provò a dire Saki per bocciare la proposta, ma ormai era troppo tardi: Inés aveva mostrato interesse e io spalleggiai le due varietà di umani che non avevo ancora assaggiato. Certo, una di loro ne approfittò per prendermi in giro, dicendomi «Questa volta non sparire senza avvisare.» in tono canzonatorio, ma non m'importava: qualcosa mi diceva che non avrei visto l'area ristoro per un po'. "Che peccato..."
    La prima a farlo fu la spagnola, che provò ad approcciare senza successo un passante, che le diede corda per un po', mostrando un evidente disagio per il modo spigliato con cui lei gli si rivolse, per poi andarsene piuttosto in fretta. «What a weirdo...» Disse lei, dopo essere tornata, riassumendo quello che era stato un po' il pensiero di tutte noi.
    Dopo il suo turno, fu la stessa Inés a voler scegliere chi mandare da chi. Individuò un ragazzo piuttosto alto e grosso, tale da sembrare quasi un armadio o un buttafuori in un momento di libertà, vestito di nero e dall'apparenza capace d'incutere terrore. Vedendolo così, mi venne spontaneo pensare che, se fosse stato un ghoul, avrebbe potuto essere anche abbastanza pericoloso. Poteva essere un lauto pasto, ma avrei potuto anche esserlo io per lui. Certo, ero lontana, ma la sua figura nera, accanto agli oggetti che aveva intorno, permetteva di pensare a quanto lui dovesse essere alto, da vicino. Inés volle mandarci Saki, cosa che ricevette una sonora opposizione dalla giapponese. Tuttavia, a essa seguì l'insistenza dell'americana, che costrinse Saki a guardarmi in cerca d'aiuto, per poi rifiutare ulteriormente. Era la mia occasione per guadagnarmi nuovamente la fiducia di Saki. No, non m'importava minimamente di lei, ma era quella che sarebbe rimasta dopo l'erasmus e una compagna di studi per gli argomenti difficili dei prossimi corsi non sarebbe stata da scartare. Avrei potuto ingraziarmela per bene e, poi, approfittare della sua "amicizia" anche nel lungo periodo, cosa per la quale le altre due non mi sarebbero servite. Tirarla fuori dai guai in grande stile sarebbe stato fantastico.
    «She's not going, girls. Don't force her.» Dissi loro, cercando di mostrare un po' di responsabilità, cosa che certamente mi sarebbe tornata utile. Purtroppo, però, una frase del genere avrebbe potuto rovinare il gioco alle altre due. Avrei dovuto dare qualcosa anche a loro, per tenerle buone, qualcosa che potesse non farmi perdere punti persona con loro. Tuttavia, ero pur sempre una svedese e non potevo semplicemente offrirmi io al posto della mia amica. Quel poco di appartenenza allo stereotipo della svedese classica che mi era rimasto era dovuto alla scusa che mi ero inventata per giustificare la mia assenza, ma quella volta non avrei potuto dire che Lazar numero due mi avesse offerto da bere.
    «Why don't you go, then, Hedvig?» Disse lei, in tono canzonatorio, come se stesse per dire qualcos'altro. «We all know you're into tall boys.» "Parli del diavolo..." mi ritrovai a pensare, contenendo la mia seccatura per quel commento in una risatina e in un «Come on!» Sfruttando la natura della frase che avevo utilizzato, Keira ripeté ciò che avevo detto, per spronarmi ad andare. «Ok, then.» Dissi col tono di chi aveva appena accettato una sfida. «But after I'm done, I'm going to look for the ugliest, weirdest and overall worst guy I can find and, then, I'm going to send you his way.» Dopo aver tranquillizzato Saki e scansato l'ennesima presa in giro della spagnola, sorrisi a tutte loro, facendo poi un occhiolino all'americana, e diedi loro le spalle, avviandomi verso lo sconosciuto.
    Lo raggiunsi camminando lentamente e cercando di analizzare che tipo fosse. Sembrava assorto in qualcosa che aveva a che fare col suo telefono, ma non seppi dire che cosa da lontano. L'unica cosa che seppi dire era che quel tipo fosse sicuramente molto alto. Io ero abbastanza alta di mio, ma, una volta abbastanza vicina, notai che la mia altezza e la sua non fossero paragonabili. Anche appoggiato alla ringhiera com'era, quell'uomo nero mi superava notevolmente. Certamente non era giapponese. Non poteva essere giapponese e così alto, giusto? Se fosse stato un ghoul avrei sicuramente avuto paura di ritrovarmelo intorno durante una battuta di caccia. Purtroppo, una volta abbastanza vicino a lui da poter sentire il suo odore, non sentii altro che fumo di sigaretta. Non sapevo se avessi di fronte un umano o un ghoul: quel tanfo m'impediva di potermi fare un'idea e la cosa non mi piaceva. L'odore di umano mi avrebbe dato più sicurezza, ma io ero comunque Fyra e avevo ucciso parecchi ghoul prima di quel giorno... seppure per uccidere quello avrei dovuto lottare con le unghie e con i denti, oltre che con la kagune. Fortunatamente, non stavo cacciando. Finii dunque di avvicinarmi a lui, mettendomi di fronte a lui, a poca distanza. Non ero certamente una fan dell'odore di fumo, quindi avrei cercato d'interrompere quella discussione quanto prima, ma avevo un paio di umane domestiche da soddisfare. Certa che, se non avessi mangiato lui, qualcuna di quelle umane ne avrebbe pagato il prezzo, prima o poi, sorrisi educatamente al mio nuovo interlocutore e, dopo essermi assicurata di dare le spalle alle mie future pietanze, gli dissi, gentilmente: «Buonasera. Avrei bisogno del Suo aiuto. Posso chiederLe qualche minuto?»



    «Parlato»
    "Pensato"
    «Parlato di Inés»
    «Parlato di Keira»
    «Parlato di Saki»



    Note per il lettore:

    - "Sötsaker" (Dolci);
    -"Dumskalle" è un'espressione tipica usata per indicare persone molto stupide.
    - "Jävlar mus" è un modo molto irriverente di riferirsi a un topo.


    Ninechka, tengo a dirti che apprezzo il fatto che tu abbia linkato una versione acustica di I Want to Break Free con solo due chitarre come strumenti. Chitarra elettrica a parte, è bello che tu abbia linkato qualcosa di realmente suonabile in quel contesto.
     
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    fearful necromancer
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    The Abyss

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    Rosaliya Gzovskaya
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    Tetsuya "Yuya" Azusa 🌸
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    GHOUL

    AGE
    25 Y.O
    I complimenti che la ragazzina continuava a elargirgli non potevano fare altro che nutrire il suo avido ego. Ovvio che quegli scatti erano usciti benissimo ed erano bellissimi, li aveva fatto proprio lui! Modestamente, si reputava essere un giovane dai molti talenti e con un po’ d’impegno e sana volontà, poteva imparare a fare di tutto. O quasi. Nonostante, per esempio, fosse migliorato nella danza, reputava che la sua abilità nel canto, secondo i suoi standard, non fosse ancora sufficientemente buona. In fondo, se voleva impressione i suoi fans e il pubblico generale, doveva essere ancora più sensazionale. E non iniziamo a parlare del disegno, in quello aveva ancora grosse lacune. Sbuffò, aveva ancora molti aspetti da migliorare, più che per sé stesso almeno per la sua carriera.
    «I fiori di ciliegio sono graziosi, un po’ come te, per cui li perdono» le disse quindi, annuendo con convinzione nel mentre cercava di pensare in quale posa mettersi per il selfie «Mentre il rosa è solo atroce» continuò, per poi andare a lanciare un’occhiata di sbieco a Rosaliya «Un po’ come te» ripeté, sorridendole infine con fare sornione, pronto a prenderla un po’ in giro come suo solito. Ormai era diventata una cosa reciproca, quello di punzecchiarsi (anche se Rosaliya aveva un modo tutto suo di farlo), almeno in quel genere di contesti. Non smentendosi mai, era proprio da lui mascherare un complimento come una presa in giro o un insulto. Sia mai mostrasse del genuino affetto o esprimesse veramente quello che provava!
    «...» alla battuta riguardo i suoi occhiali da sole, Yuya la fissò per un lungo istante e, come era intuibile, senza distogliere lo sguardo dal suo viso si rimise prima con estenuante lentezza gli occhiali, andando poi a riporre il cellulare nella tasca e girandosi infine lentamente nella direzione dove i due adulti che erano lì con loro si erano fermati, chiamandoli per nome in modo da attirare la loro attenzione. Entrambi si girarono verso di loro, trovandosi giusto a pochi metri da dove lui e la piccoletta si erano messi a fare gli scatti, interrompendo il discorso che stavano tenendo.
    «Noi andiamo a visitare le altre zone!» disse loro, ignorando per ripicca per qualche secondo la ragazzina che gli stava accanto «Il selfie lo facciamo più tardi, è la tua punizione per la tua insubordinazione» le disse poi, incrociando le braccia al petto e con il sorriso che ancora non era sparito.
    Era quasi certo che i passanti ormai li avevano presi per una famiglia di gaijin entusiasti da quell’uscita, specialmente considerando i comportamenti dei due più giovani e il fatto che non avevano fatto altro che parlare in russo tutto il tempo. Non che gli dispiacesse, sia chiaro, almeno se non fosse stato riconosciuto si sarebbe goduto meglio quella serata. In fondo, rispetto ad altri colleghi, Yuya non aveva annunciato sui social che si sarebbe presentato lì ne fatto in modo di essere facilmente riconoscibile. Poi, il suo comportamento attuale era così diverso da quello del modello Yuya che si sarebbe stupido anche solo dal fatto che lo avessero identificato senza troppa difficoltà. Ma forse, conoscendo i suoi fans, non poteva stupirsi se fosse successo. A volte gli facevano paura.
    Sospirò, mettendosi le mani dietro la testa e facendo segno a Rosaliya di seguirlo. Anche se, beh, non sapeva bene dove stesse veramente andando. Beh dai, era un parco, non si sarebbero potuti perdere con facilità. Vero?
    Tuttavia, in quei minuti un pensiero si era andato a formare nella sua testa ed era rimasto lì sullo sfondo, come a schernirlo: era così ci si sentiva ad avere una vera e propria famiglia? Non era la prima volta che se lo sarebbe chiesto e non sarebbe stata nemmeno l’ultima. Si fermò un attimo, assottigliando lo sguardo e scuotendo la testa. No, non era importante. Non ne aveva bisogno. Era tutto solo un gioco.
    «...spero che in quella con i pesci ci siano solo quelli “graziosi”» mormorò, cercando di pensare ad altro e rabbrividendo al solo pensiero della possibile presenza dei suoi temibili nemici: gli squali. Meglio, si, non ci pensare.
    «Roza, scegli te basta che mi porti via dal rosa!» le disse con fare drammatico, una mano a coprirgli il volto «Ti offro un altro selfie» aggiunse poi, girandosi la testa verso di lei, sicuro bastasse quello a convincerla. Ma sul serio, non sapeva minimamente dove andare che non fosse quel posto zuccheroso. Gli sarebbe venuto il diabete, altro che la cecità per il troppo rosa, se fossero rimasti ancora un minuto lì. Ormai, pensò, la fanciulla che lo stava accompagnando aveva assorbito abbastanza kawaii per la serata. Il troppo stroppia, Rosaliya!





    SPEAKING TO
    Alister Onishi & Wei Xuan (PNG)
    LOCATION
    Area Rossa


    Zhang Hui (Onishi Hikaru) 🌸
    TYPE
    CCG

    AGE
    19 Y.O
    A quanto pare la sua osservazione si era rivelata essere corretta, vedendo che il ragazzo aveva risposto alla sua inusuale domanda con la gentilezza che gli aveva mostrato fino a quel momento e con l’intenzione di aiutarlo senza nessuna presa in giro riguardo le sue lacune.
    Era quello che avrebbe fatto lui, porgere una mano a chi ne ha bisogno senza esitazione alcuna, patendo successivamente le possibili conseguenze. Era una cosa gli avevano insegnato e obbligato a seguire fin da piccolo, quella di mettere le esigenze degli altri sempre e comunque di fronte alle proprie. Tuttavia, la verità era che solo uno tra loro due aveva veramente un cuore d’oro e non fingeva di averlo.
    «Davvero? Grazie, sei molto gentile» gli disse quindi, con un sorriso che, rispetto alle volte precedenti, gli arrivò fino agli occhi.
    Per lui era la normalità ma gli era stato spiegato che per gli altri entrare nella magione degli Zhang era un po’ come mettere piede in un mondo rimasto fermo ad almeno più di un secolo prima: era impossibile trovare anche solo una traccia di modernità e l’unico luogo dove era possibile trovarla, l’unico che gli era sempre stato proibito solo avvicinarsi, era nella piccola casa degli inservienti, dove proprio Wei Xuan era nato ed era cresciuto. Il resto della magione era molto simile a quello che normalmente si poteva vedere nei documentari rispetto all’esagerazione che si poteva trovare nelle serie televisive.
    Annui poi alla sua domanda, pensando un attimo a come poter rispondere senza doversi perdere in lunghi discorsi che forse lo avrebbero annoiato. Alla fine decise d'iniziare la sua risposta con un «Di sicuro non quella moderna» seguito da una leggera e breve risata, un piccolo tentativo ad una battura, per poi continuare con «Nonostante mi sia stata insegnata la cultura giapponese, non mi reputo per niente un esperto, ma se posso fare un confronto credo che l’arte a me più famigliare sia quella che in Giappone viene definita sumi-e e ukyo-e» il tono di voce docile e un poco imbarazzato, come se la paura di starsi mettendo in imbarazzo non lo avesse mai lasciato, annuendo poi alla spiegazione dell’altro. Non gli era ancora perfettamente chiaro cosa fosse l’arte moderna ma almeno ora aveva un’idea un poco più chiara di cosa s’intendeva con il termine. Per evitare future figuracce, una volta tornato nella sua stanza, si sarebbe informato meglio. Ora però, aveva il dubbio di cosa c’entrasse con l’hanami. Forse c’era un significato mistico che ancora non aveva afferrato.
    «A tal proposito, mi piacerebbe molto riuscire a visitare qualche museo durante il mio soggiorno» aggiunse dopo qualche istante, un pensiero buttato lì, giusto per non far cadere subito il discorso e mostrare almeno un po’ d’interesse per la questione.
    Anche se onestamente, l’arte non era mai entrata veramente nei suoi interessi. La musica e la danza, certamente, ma era più una cosa che gli era stata impartita e imposta, in fondo come tutto quello che conosceva, e da cui infine era riuscito a trovare una gratificazione personale. L’unica cosa che forse aveva veramente apprezzato erano stati gli studi di caligrazia e, guarda caso, la sua era precisa ed elegante in qualsiasi lingua conoscesse.
    «Oh, certamente! Se mi danno il permesso di usare le cucine potrei prepararti qualcosa» gli propose in risposta all’interesse che aveva mostrato riguardo quei dolci «Wei Xuan è più bravo di me in queste cose ma con il suo aiuto sono sicuro uscirebbe qualcosa di buono» continuò scambiando un’altra occhiata con il suo attendente che annuì in risposta. Certo, era vero che a Zhang Hui erano state insegnate le basi della cucina, in fondo doveva pur imparare a cavarsela da solo, ma era anche vero che, nonostante i suoi piatti, si, fossero buoni e mangiabili, beh, erano proprio solo quello, normali e niente di speciale.
    «Allora, la prossima volta offriremmo noi» aggiunse Wei Xuan, con la sua solita pacatezza, quando Alister disse loro che gli avrebbe offerto qualcosa. Andava bene accettare la cortesia degli altri ma bisognava almeno ricambiare. Beh, ovviamente se ci fosse stata un’altra occasione. Avevano un’immagine da mantenere, specialmente il signorino.
    Quest’ultimo annui per poi indicare con un gesto della mano la custodia che Wei Xuan stava trasportando «Hinata, era mia intenzione voler suonare più tardi un pezzo per te, per ringraziarti per il disturbo e per questa meravigliosa uscita» gli disse mentre lo seguiva nella direzione dell’area ristoro «Ho portato appositamente il mio guqin, non approfittare di questo bellissimo spettacolo mi sarebbe dispiaciuto».
     
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