[QUEST] Hanami by night

[ROLE EVENTO 02] 27/03/2020 19:00 circa [sereno] @Koishikawa Korakuen Garden

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    ERWANN HRÆSVELGR
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    Area 1- Blu (Sponda del lago)


    Fuyuko Enaga 🌸
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    Oh allora forse non aveva sbagliato a fare quegli auguri, gli aveva anche risposto grazie! Be', non era poi così strana allora...forse.
    Il ragazzo se ne stava per andare a quanto pare, ma l'entusiasmo della ghoul aveva fermato l'umano, si l'odore glielo aveva confermato, e in parte si sentì in colpa...forse aveva esagerato? Forse aveva da fare...forse non voleva avere a che fare con lei...e se avvertiva che c'era qualcosa di oscuro in lei e che non andava bene? Forse avvertiva la maledizione e...
    No, doveva calmarsi, non poteva essere così evidente che la morte penzolasse sulla sua testa come una vecchia compagna di giochi che l'aveva accompagnata per tutta la vita.
    Restò in sospeso quasi come se fosse di vitale importanza tutto quello, e forse agli occhi della ragazza era davvero così: gli occhi le brillavano, felice.
    Era entusiasta: aveva vinto un premio!
    Non credeva che le sarebbe mai capitato per davvero, doveva decisamente segnarlo tra le cose della sua lista, non vedeva l'ora di spuntare quella casella.
    «Si!»
    Rispose, con rinnovato entusiasmo, seguendolo: si era messa di fianco a lui, per non perderlo di vista, nè per perdere il passo. Come umano sembrava gentile, non l'aveva scacciata, le stava pure dando un premio! Sperava non venisse mai mangiato! Sarebbe stato un peccato per il mondo pensava.
    Di sottofondo, sentiva un suono, che fosse in quella direzione il suo premio? Dopotutto sembravano andare in quella direzione!
    «Hai un nome?» Chiese, incuriosita, doveva avercelo giusto? Tutti avevano un nome, da una parte era davvero curiosa, forse era più Yuko a studiare l'altro senza che se ne rendesse davvero conto.
    «Anche il tuo pokemon ha un nome?»
    Stava giocando a Pokemon Go giusto? O qualcosa di simile aveva detto, se ricordava bene avevano dei nomi...lei non aveva mai avuto un pokemon, anche se sapeva che nella realtà non esistevano, non ne aveva mai avuto neanche uno virtuale.
    Yuko si stava davvero trattenendo tanto dal tartassare l'altro di domande, ecco perchè si era limitata a quelle due: solo allora notò ancora di più tutta l'affluenza di quelle persone...forse anche loro avevano un pokemon virtuale? Anche lei ne avrebbe voluto uno! Come si faceva ad averne uno? Doveva chiederglielo: era sicuramente collegato al telefono visto il mezzo usato dal ragazzo gentile e misterioso.

    «Parlato»
    ''Pensato''



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    An
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    Area 2 - Rossa


    Tadashi Satou 🌸
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    GHOUL

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    Forse lo stava istigando? Ah, quello non era certo fosse un bene, anzi sicuramente non lo era per una persona come lui, non per Tadashi...fosse stato il suo alterego lavorativo avrebbe forse in modo più reattivo e piacevole, ma era in pausa per il momento...da qualche parte doveva pur versare il suo veleno e la sua frustrazione, perchè non così?
    Rimase stupito dalla sua risposta riguardo il suo brindisi, quello si che andava decisamente meglio! Il sorriso, si allargò di più a quelle parole infatti. «Finalmente qualcosa di vero» Commentò, di certo tutto quello era vero, aveva apprezzato particolarmente quel commento, trovandosi d'accordo.
    «Massì, ci sto...all'eccesso e alla bellezza, e a noi, che possiamo goderne» Aggiunse: il suono leggero dei due bicchieri gli risuonò nella mente, era leggero ma allo stesso tempo per una volta stava brindando per qualcosa di non così fasullo, e ora che ci pensava...era la prima volta che brindava con qualcuno al di fuori del lavoro, non aveva dopotutto mai occasioni di bere in compagnia senza motivi lavorativi.
    Aveva avvicinato il bicchiere alle labbra prima di berne un sorso e sgranare gli occhi, stupito: un appuntamento di lavoro? Ora si che ne era incuriosito: sorrise appena, più tagliente.
    «Stai cercando di entrare nelle mie grazie? Sono sempre molto impegnato» Disse: non disprezzava quelle adulazioni e quei complimenti, per nulla, anzi...era un ottimo modo per attirare la sua attenzione.
    «Mi sembra ovvio che io non sia monotono...sono diverso da tutti i presenti» Arrogante? Assolutamente si, ma che aveva parecchie crepe che tenevano a stento tutto quel muro che si era creato attorno, e che cercava disperatamente di tenere insieme.
    «Cosa ti fa credere che accetti tutti come appuntamento iniziale? Sei bello, ma puoi permettertelo?» Disse, francamente, non aveva motivo di nascondersi dietro dei filtri cortesi, essere schietto e forse anche impertinente non erano cose che lo crucciavano in quel momento: diciamo che non amava i perditempo.
    Doveva immaginare che con la loro attività di famiglia dovessero guadagnare bene, ma era abbastanza? E sopratutto, era disposto a pagare in anticipo una cifra molto alta?
    Non avrebbe mai pensato già di parlare di lavoro nel suo giorno libero, ma alla fine, l'altro aveva attirato la sua attenzione il giusto per non far cadere così l'argomento.


    «Parlato»
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    TADASHI
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    29 Y.O
    Aveva proposto il brindisi giusto, chissà perché ma se lo sentiva che sarebbe stato apprezzato e per di più con una aggiunta. Ah sì, era giusto brindare anche a chi poteva godere di eccesso e bellezza, quando erano presenti era anche meglio.
    Il tintinnio dei bicchieri lo raggiunse sulle note della musica di sottofondo che veniva diffusa nell'area tematica. Per orecchie umane sarebbe stato appena percettibile, ma per i ghoul era decisamente un altro paio di maniche.
    Certo dopo quel brindisi valeva la pena anche parlare di cose serie, sempre restando sul tono leggero visto che Tadashi era in giornata libera e non voleva di sicuro infastidirlo. Per An era un po' come iniziare un gioco, quello in cui sfruttava le informazioni apprese dalle sue ricerche e, se il soggetto suscitava in qualche modo il suo interesse, con l'occasione propizia si allungava per capire se era reciproco.
    «Diciamo, per ipotesi, che abbia fatto i compiti a casa e sappia già alcune cose...»
    Sorreggendo il bicchiere con una mano, ne percorse il bordo con un dito dell'altra, dando attenzione al contenuto con lo sguardo mentre parlava.
    «Si potrebbe andare a bere qualcosa, in un posto di classe naturalmente, giusto un'oretta di tempo.»
    Era concentrato in quella riflessione a voce alta. Cosa lo faceva sentire tanto sicuro di poter ottenere davvero un po' del prezioso tempo di Tadashi? Per farsi spiegare poi le regole al centro del suo lavoro, quelle a cui la clientela facoltosa doveva sottostare per ottenere favori che era disposta a pagare molto caro.
    Ah, sì... chissà perché anche lui riteneva di esserne degno.
    «Pagamento anticipato, niente rimborso se il colloquio termina prima e naturalmente offrirei io.»
    La voce era rimasta sicura dalla prima parola di quel discorso ipotetico e non sarebbe cambiata di certo prima della fine.
    Sollevò lo sguardo verso l'altro per carpire ogni più piccola reazione, interessato a studiare quell'esemplare di fauna giapponese che ben si differenziava dalla maggioranza tipica del luogo e del periodo.
    «Fin qui come vado?»
    Prese un sorso del drink, inumidendo le labbra e dando sufficiente tempo se non altro per la risposta a quella piccola domanda. Era palese che non avesse finito di sciorinare quelle che in realtà non erano le ragioni per cui pensava che la richiesta sarebbe stata accettata, ma che già conosceva almeno in parte le informazioni che, in teoria, gli sarebbero state dette proprio a quell'incontro per cui era disposto a pagare.
    «Giorno e ora li fisseresti tu, perciò il quando dipende solo dalla tua agenda e dai tuoi impegni, a me resta gestire i miei di conseguenza.»
    Il bello di avere una quasi totale auto-gestione degli orari lavorativi lo faceva sentire molto tranquillo sulla questione, considerato che il presentarsi in ufficio avveniva solo un paio di volte a settimana e con orari piuttosto standard, talvolta anche concludendo prima se riuscivano a trovarsi tutti abbastanza d'accordo sull'ordine del giorno. Insomma era abbastanza sicuro di potersela gestire, quindi restavano solo i tanto citati impegni di Tadashi come arduo ostacolo da superare.
    Imperterrito però non intendeva dar peso a quel dettaglio.
    «Oh.. e naturalmente farti avere per tempo quanto stabilito, altrimenti giustamente non ti presenteresti all'appuntamento.»
    La prassi era quella, ne aveva avuto conferma più di una volta nelle sue ricerche, come sul fatto che c'erano certi standard da rispettare sul luogo, i comfort... gli omaggi...
    Prese un altro sorso del drink, se lo stava gustando con lentezza, quasi solo inumidendo il palato.
    Un altro sguardo diretto e un angolo della bocca sollevato in un sorrisetto un po' di sfida.
    «Comunque non mi aspetto una risposta ora, hai il mio contatto, se trovi il tempo basta scrivere e scoprirai se posso permettermi eccessi e bellezza.»
    Ah, aveva usato le stesse parole di poco prima per definire Tadashi in quella ultima frase. Allora il brindisi non era dedicato a concetti astratti...

     
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    Tadashi Satou 🌸
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    Il suo sguardo si soffermò su un movimento delle dita sulla superficie ampia del bicchiere, una cosa che faceva spesso anche lui, sopratutto quando macchinava qualcosa, o era pensieroso, e quello sarebbe potuto essere già indicativo per Tadashi di ciò che lo aspettava poco dopo.
    «Ah! Per ipotesi eh?»
    Disse divertito, bevendo un altro sorso di quel liquido, e soffocando una risatina...era interessante quella cosa, aveva fatto le sue ricerche su di lui, aveva utilizzato il suo tempo (in qualcosa per cui valeva la pena avrebbe aggiunto, visto che si parlava di se stesso) per racimolare informazioni.
    «Che alunno diligente»
    Commentò con una punta di ironia, lui non era mi stato una grande punta di diamante in ambito scolastico, ma se la cavava e aveva i suoi alti e bassi come tutti, lasciando poi l'università per motivo personali.
    Ascoltò però in silenzio ciò che disse, come se ponderare le sue parole, forse si aspettava un passo falso di An? Assolutamente. Eccome se lo aspettava con ansia.
    Era impossibile non deludere le aspettative delle persone, era convinto di quella cosa, ma non sembrava il caso di An: questa cosa un po' lo irrigidiva...forse era solo fortuna.
    «Ha davvero studiato Signor Zhu» Disse, dopo tutto quel silenzio mentre aveva sentito, era preparato, non c'era che dire, un punto per lui.
    Ciò rendeva più facile il suo lavoro, non doveva insistere, non doveva essere calmo nel spiegare le regole, la strada era già tutta spianata.
    Troppo spianata.
    Eccola là, che si faceva di nuovo strada, la sfiducia verso il genere umano e non solo, verso tutti gli esseri viventi su quella terra, doveva esserci qualche cosa sotto, per forza, non poteva essere mica tutto così semplice.
    «In maniera eccellente fino ad ora, potrei quasi ricredermi» Ovviamente non sarebbe stato così facile farlo ricredere, glielo si intuiva dal tono ironico della sua voce, quasi pungente.
    Di certo, Zhun An, aveva attirato l'attenzione di Tadashi, che ancora doveva definire la persona davanti a sè, non sapeva in che categoria metterla in effetti.
    Continuò a parlare, e Tadashi ascoltava, in silenzio, mentre la sua mente continuava a pensare, ribollire, come se cercasse di capire perchè non riusciva a fare un passo falso, la cosa un po' lo irritava. Si ripetè che aveva studiato molto bene, e semplicemente era stata fortuna, era tutto troppo strano, o forse semplicemente Tadashi era diffidente a livelli estremi.
    Inoltre non aveva timore di lui, non era in soggezione, lo guardava dritto in faccia e quello era un altro fattore che la diceva lunga e faceva scervellare Tadashi. Ne aveva incontrati di tipi sicuri di sè, ma di solito, si rivelavano solo maschere, un bluff...che fosse così anche per l'altro?
    Ciò che lo colpì e gli fece capire che aveva le spalle al muro, e non nel modo che intendeva lui, furono le ultime parole dette dall'altro: il brindisi quindi era riferito a lui e non in generale? Colpito e affondato.
    Aveva giocato bene le sue carte, doveva ammetterlo, e questo un po' gli bruciava. Non aveva motivi per rifiutare un altro cliente dopotutto, significava più entrate e agenda ancora più piena, ma nulla che non potesse gestire.
    Non credeva si sarebbe ritrovato a fare affari anche il suo giorno libero, e sopratutto in mezzo ad un parco e una festa del genere, sembrava tutto paradossale.
    «Lo vedremo presto allora»
    Rispose, con un sorso più lungo, non voleva però dargli subito la soddisfazione di una risposta affermativa, e allo stesso tempo, desiderava metterlo un po' in difficoltà, quasi per testare quanto quella sicurezza fosse reale.
    «Come immagino tu sappia, non posso accontentare qualsiasi persona che mi chieda un appuntamento conoscitivo...devo selezionare bene i clienti...non ti facevo un tipo del genere»
    Poco delicato? Probabile, ma non era in servizio, non doveva fingere. Magari così testava quanto veramente voleva quell'appuntamento.
    A quanto pare dietro la maschera da smanettatore da tastiera c'era altro? Non avrebbe mai pensato che fosse quel genere di persona avvezza a certi tipi di servizi.
    «Ma avrai mie notizie, questo sicuro» In maniera positiva o negativa era da intendersi, sarebbe stato da vedere, doveva realmente pensarci, sebbene quel ragazzo aveva acceso un po' di curiosità e una sfida che forse non si voleva lasciar scappare, come a dimostrare a se stesso e al mondo, che lui aveva ragione sulle persone.


    «Parlato»
    ''Pensato''

     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
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    Kyoko Ishikawa
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    zona ristoro

    ALEXANDRE ROMAIN DE LACROIX🌸
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    HUMAN

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    27 Y.O
    Alle parole di Kyoko, Alexandre si ritrovò a gongolare felice: i complimenti rivolti a quella palla di pelo che era Julian lo facevano sentire un po' come un genitore orgoglioso dei propri figli. «In effetti non ci riesco nemmeno io. — ammise, accennando un sorriso imbarazzato. Probabilmente Onigiri era la metà, sia di peso che come stazza. Alexandre non ebbe nemmeno bisogno di rifletterci: no, non sarebbe mai riuscito a portarselo a spasso sulle spalle con spensieratezza. — E poi non ci verrebbe, credimi, è convinto di essere un specie di principe, come minimo mi servirebbe un baldacchino.» sospirò, scuotendo testa, evitando comunque di menzionare quanto lui avesse fatto la sua parte nel far acquisire al felino un simile comportamento.
    Alla fine Kyoko aveva accettato di venire con lui e si erano reinseriti nello scorrere della coda presso la bancarella. Alexandre era rimasto un po' sorpreso, ma probabilmente doveva tener conto del fatto che non tutti gli adolescenti fossero come Lazar. Non nel senso dispregiativo del termine ovviamente, solo che Lazar era... Lazar, e non credeva di avere altro modo per descriverlo. Kyoko non stava aspettando nessuno ed era da sola come lui. Ci potevano essere diecimila motivi per quello, ma alla fine non erano affari di Alexandre, quindi non lo chiese, rispettando la privacy della ragazza come lei aveva rispettato la sua. Beh, in quel modo i suoi piani di farsi un breve giro rilassante e tornarsene immediatamente a casa erano praticamente andati in fumo, ma - si disse - un incontro iniziato con un gatto non poteva essere un cattivo presagio e che forse avrebbe potuto scoprire una compagnia piacevole.
    Probabilmente non le avrebbe risparmiato una bella dose di disagio gratuito dovuta alla sua incapacità di socializzare con le persone ed essere estremamente imbarazzante qualsiasi cosa facesse, ma purtroppo non poteva farci granché.
    Quando arrivò il loro turno, Alexandre per poco non rischiò un mancamento alla vista di tutti quei dolci: sakura mochi, dorayaki, daifuku, Manju... ed infine, i suoi adorati dango. Quelli dell'hanami in particolare erano tre piccole sferette infilzate su un bastoncino di legno, una verde, una bianca ed una rosa: gli Hanami-Dango. Lui già adorava i dolci, i dolcetti giapponesi erano semplicemente la sua morte.
    «I dango. — rispose comunque, senza pensarci due volte, come se già lo sapesse a priori, con gli occhi che scintillavano vagamente. In fin dei conti ci voleva poco a regalargli un briciolo di felicità. — Tu vuoi qualcosa?» chiese, così preso ed assorto nella contemplazione divina di quelle opere d'arte leccornie che non fece minimamente caso all'incertezza di Kyoko nella pronuncia del suo nome.
    Era buffo, ma alla fine le aveva rigirato la sua offerta precedente. Certo, se avesse saputo di avere affianco una Ghoul avrebbe avuto un occhio di riguardo, ma purtroppo non lo sapeva. Sia che avesse accettato che avesse rifiutato, Alexandre avrebbe pagato i suoi (avrebbe preso solo due bastoncini, per fare la persona civile) ed eventualmente si sarebbe offerto anche di pagare qualsiasi altra cosa e poi avrebbe fatto un cenno alla sua giovane accompagnatrice di sgusciare via fra la folla, prima che si ritrovassero sommersi dalle persone.
    Solo a quel punto - con i suoi dango ed il suo frappè - avrebbe probabilmente guardato Kyoko un po' dubbioso. «U-Uhm... volevi andare da qualche parte nello specifico? Per me è indifferente.» avrebbe chiesto, ben conscio che quello lo avrebbe potuto subito bollare nei ricordi di Kyoko come "la persona noiosa dell'hanami". Beh, non che avesse motivo di voler esser ricordato come interessante.

    59ULVmk


    SPEAKING TO
    MOMO HEDVIG FORSBERG
    LOCATION
    PINK AREA

    VICTOR KRIEGER🌸👥
    TYPE
    CCG

    AGE
    31 Y.O
    Alla fine, la conversazione era andata avanti: Momo aveva cominciato una digressione su come il rosa non fosse un colore da femmina e erano finiti a parlare di idee progressiste e femminismo. Suo malgrado, Victor l'aveva pure ascoltata, ma aveva concluso che sarebbe rimasto delle sue idee. Il rosa era decisamente un colore da femmina e lui non avrebbe mai indossato una camicia di quel colore. A costo di uscire di casa senza. In realtà, non era riuscito a seguire proprio tutto, complice il fatto che la confusione nel parco fosse notevole e Victor non aveva pensato a portarsi dietro degli auricolari, ma soprattutto perché, a metà spiegazione di qualcosa, aveva iniziato a chiedersi il motivo per il quale Momo continuasse a dar fiducia al genere umano. Dopo tutto quello che aveva passato.
    Non era la prima volta che formulava quel pensiero, si confrontavano spesso su quelle tematiche e puntualmente le loro idee si amalgamavano bene come acqua e olio, cioè non si amalgamavano.
    Momo era una ragazzina piena di speranza che voleva solo tornare a vivere normalmente, Victor un disilluso che al posto della sorella sarebbe tornato indietro a picchiare chi le aveva fatto del male fino a quando non gli fosse rimasto più fiato in corpo.
    «...ti sei incantato a fissare il rosa dei ciliegi?»
    «Ti sto ascoltando. Solo che... — cominciò a dire, sbuffando, ma una voce lo tagliò fuori dal suo angolo di paradiso prima che potesse finire la frase. Victor sollevò lo sguardo dal cellulare ed inquadrò (o sarebbe meglio dire, fulminò) una giovane dai capelli chiari e gli occhi dorati: ai suoi occhi, una ragazzina. — ...aspetta.» bofonchiò, rivolto al telefono, prima di abbassarlo e si staccò dalla ringhiera, raddrizzando la schiena e abbandonando di conseguenza quella posizione lievemente rilassata. Dall'apparecchio elettronico provenne un borbottio indistinto che le orecchie di Victor distinsero come un "che succede" in tedesco, ma si concesse di accantonare la cosa per un breve istante.
    Squadrò velocemente la ragazza e corrucciò ambe le sopracciglia: era evidentemente straniera, Victor non ci pensò più di mezzo secondo e si chiese se per caso non si fosse bevuta il cervello, magari mangiandolo insieme al suo inesistente senso dello stile. Era ovvio che nemmeno lui fosse del posto, se doveva chiedere aiuto avrebbe sicuramente fatto meglio ad andare a chiedere ad uno di quei musi gialli così fissati con la cortesia e le buone maniere, perché Victor non aveva niente del genere da distribuire. Inoltre, si appuntò mentalmente di comprare dei nuovi vestiti a Momo, quando sarebbe arrivato il momento, non le avrebbe certo permesso di uscire di casa vestita come una stracciona. Victor, per contro, teneva il cappotto abbottonato, e per via del foulard che portava al collo si poteva intravedere ben poco dei suoi altri vestiti. «Se ti servono delle indicazioni, c'è l'info point all'ingresso.» asserì atono e sbrigativo, con tutte le intenzioni di recuperare la conversazione con Momo quanto prima. Il suo giapponese era rude e grezzo, molto in contrasto con la pronuncia gentile ed educata che aveva ostentato la ragazza. Non che l'inglese, o anche il tedesco, fossero meglio del resto, era semplicemente la voce di Victor ad essere in quel modo: poco raffinata e rovinata dal fumo. Aveva solo risposto in giapponese perché la ragazza l'aveva appellato in quella lingua e Victor aveva supposto che quindi dovesse conoscerla; pessima pronuncia a parte, non sarebbe cambiato nulla.
    Ad essere sincero, non era nemmeno sicuro che ci fosse un info-point all'ingresso, ma era un parco quindi logicamente ci sarebbe dovuta essere almeno una biglietteria o qualcosa di simile.
    Nessuno gli aveva chiesto di essere sincero, dopotutto.


    «Parlato Momo»
    «Parlato Victor»
     
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    Poteva quasi ricredersi.
    Quel quasi non passò di certo inosservato, ma alla fine serviva molto di più per dimostrarsi degni a questo mondo, non era uno sciocco sognatore ormai da molto tempo e sapeva benissimo che le cose migliori andavano guadagnate. O rubate, ma anche quello richiedeva un impegno e quindi, a conti fatti, era comunque una dimostrazione di essere degni di avere quel qualcosa molto più di altri. Semantica a parte, espose i risultati delle sue piccole ricerche per sicurezza in modo calmo, discreto e conciso, senza fronzoli o pretese di trattamenti di favore perché avevano già un altro genere di affari in corso. Il fatto che Tadashi fosse un cliente della DH, per di più davvero ottimo, non influenzava minimamente le questioni personali di An, semmai in quel caso le favoriva solo da un punto di vista di conoscenza tra i due e, appunto, la ricerca di informazioni approfondita che aveva fatto. Era sempre utile trovare più informazioni possibili sui clienti e giustamente gli Zhu avevano i loro metodi... An aveva i suoi metodi e li usava con molto impegno.
    Già, Tadashi poteva quasi ricredersi, ma giustamente non l'avrebbe fatto quel giorno e sicuramente neppure in quell'ipotetico appuntamento conoscitivo. E tanto meno sarebbe successo in eventuali seguenti incontri, le illusioni le lasciava a chi ne aveva bisogno, lui preferiva la realtà delle cose.
    «Oh, lo so bene che non puoi accontentare chiunque... Hai lasciato una scia di cuori infranti per questo, ne sono più che sicuro.»
    Ne aveva incrociati alcuni in chat room nascoste alla lightnet, posti non rintracciabili da un motore di ricerca comune. Sotto la superficie era facile trovare chi aveva insistito per qualcosa che gli era poi stato negato, come era facile trovare chi aveva apprezzato e chi ancora valutava il costo alto, ma tutto sommato proporzionato al servizio.
    Lui continuava a sorridere, trovava divertente immaginare la gente disperata perché aveva ricevuto un no come risposta: in fondo non tutto ciò che si desidera è ottenibile, neppure pagando.
    E se a lui fosse arrivato quel no? Era quasi certo di essersi almeno guadagnato quella chiacchierata davanti ad un drink, ma in caso contrario non ne avrebbe fatto un dramma.
    «Selezionare con cura i clienti è necessario, non puoi mai sapere chi ti trovi davanti...»
    Prese un piccolo sorso del drink, ormai leggermente sotto la metà, lasciando in sospeso una parte abbastanza significativa e pungente del discorso. Era un tipo del genere?
    «Sai come trovarmi, posso aspettare. Anche se sono curioso ora...»
    Ancora lo sguardo diretto, ancora quel sorriso di sfida appena accennato sulle labbra. Non cedeva di un passo su quella sicurezza nei modi, era parte di lui assieme alla tranquillità d'animo che, se il tutto si fosse concluso con un nulla di fatto, gli avrebbe permesso di scrollare le spalle e avere una risposta più che rilassata.
    «...che tipo pensi che sia?»
    Non era egocentrismo, solo curiosità: aveva l'opportunità di chiedere e forse di ottenere una risposta su come appariva agli occhi di Tadashi, non poteva lasciarsela scappare.

     
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    Tadashi Satou 🌸
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    «Anche più di uno...» Commentò, metteva sempre in chiaro che quello era un rapporto professionale, che non ci sarebbe stato altro, ne ora ne mai, e sopratutto che quello che deva era solo una piacevolissima compagnia, una fantasia al massimo, ma non c'era nulla di reale...peccato che non tutti riuscivano ad essere ancorati a quella realtà, gli era capitato più di una volta di dover stroncare un rapporto di lavoro perchè dall'altro lato c'era un interesse in più non richiesto.
    Il rifiuto però poteva avvenire anche per chi non si dimostrava all'altezza, o a cui piaceva solo parlare ma a conti fatti non aveva le carte in regola per potersi pagare quei servizi: lo ripeteva sempre, non faceva beneficenza.
    Non sempre quanto meno, nè con frequenza, ce ne andava anche della sua reputazione, e di certo non avrebbe iniziato a dire di si a tutti.
    «Infatti...mai parole furono più vere...» Avrebbe voluto aggiungere che lui rientrava per adesso nella lista, non aveva idea di chi si trovasse davvero davanti, ma era intento a fargli cadere la maschera: perchè si era convinto stesse recitando, nessuno poteva essere così sicuro di se senza nascondere qualcosa.
    Non gliela raccontava giusta, e quello era abbastanza per farlo reagire di conseguenza.
    Di nuovo, sguardo diretto: aveva conosciuto tipi del genere, ma spesso era tutto un bluff, probabilmente anche l'altro era così, ma non voleva neanche rovinare quel rapporto lavorativo...dopotutto erano la sua principale scorta per prodotti che usava regolarmente e che avevano facilitato il suo lavoro.
    «Mi sembravi uno di quei nerd smanettatori chiusi in camera con i videgiochi» Commentò inizialmente, senza nessuna delicatezza, non era in servizio quel giorno dunque non doveva premunirsi di essere gentile e accondiscendente.
    «Ma già il fatto che tu esca da camera tua mi fa riformulare l'ipotesi iniziale» Aggiunse, leggermente divertito e bevendo un altro sorso del suo martini.
    Questo gli faceva chiedere se era proprio quello il motivo per cui aveva chiesto i suoi servizi, insomma, era sempre in camera e non conosceva nessuno? Questo gli faceva sorgere un sacco di domande in merito. «Adesso magari, mi dirai anche che hai avuto delle vere relazioni, uhm?»
    Ah, quella forse era un po' cattiva, e un po' troppo personale, ma quello era anche parte del suo test, come per capire quanto fosse realmente interessato, o che tipo di reazioni potesse mai avere...voleva costringere l'altro a mostrarsi per quello che era. Non aveva capito con che tipo di avversario aveva a che fare....ma lo avrebbe scoperto molto presto.


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    And the curtain fell
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    Victor Krieger
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    Hedvig Forsberg 🌸🎵
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    Ghoul

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    20 Y.O
    Da vicino quell'uomo era davvero enorme. Sembrava di vedere una personificazione della morte o, meglio, un certo personaggio di un videogioco a cui giocava Adam. "Mi sembra che siano anche omonimi, se non sbaglio." Se quell'uomo si fosse fatto crescere la barba e avesse avuto i capelli neri sarebbe stato uguale a lui. Tuttavia, anche senza, risultava alto e imponente. Non appena mi sentì, lui abbassò il telefono e cercò di fulminarmi con lo sguardo, cosa alla quale risposi senza reagire.
    Rimanere educata dopo quello che mi disse, invece, fu leggermente più impegnativo: sentirmi mandare a chiedere indicazioni da un'altra parte non era proprio ciò che avevo sperato. A quanto pare mi ero trovata davanti qualcuno che, di elegante, aveva soltanto l'aspetto. Quell'uomo sembrava abbastanza sbrigativo, ma, per quanto l'idea che, sotto l'odore di fumo, si nascondesse il profumo di un ghoul non mi piacesse, non me ne sarei andata da lui senza aver ottenuto ciò che volevo. Purtroppo per quel bestione, ero lì per lui.
    «Apprezzo il pensiero, ma l'avrei già fatto, se fosse stato quello il problema.» Continuai a sorridergli e a parlargli educatamente, ma era evidente che chi avevo di fronte fosse una persona abbastanza diretta. Decisi, quindi, di venire subito al dunque, pensando che una persona del genere potesse apprezzare un comportamento analogo verso di lei.
    «Mi serve proprio il tuo aiuto.» Dissi, rimanendo calma. Avevo smesso di usare con lui i pronomi di cortesia, per la mia gioia. Avevo vissuto da sempre a stretto contatto con due lingue in cui anche il concetto di pronome di cortesia era impensabile, specialmente in Svezia, dove addirittura avevo sempre chiamato per nome i miei docenti e dover usare più forme di cortesia che lettere dell'alfabeto era una delle poche cose del giapponese che non riuscivo a farmi piacere. Inoltre, stavo sia mimando un suo comportamento, per provare a renderlo istintivamente più amichevole, sia specificando il mio bisogno del suo aiuto, cosa che avrebbe dovuto, almeno in teoria, guadagnarmi la sua disponibilità a chiedergli quella cortesia.
    «Mi serve giusto qualche minuto del tuo tempo per impressionare quelle tre ragazze alle mie spalle che fanno finta di non guardarci.» Ormai era chiaro: il gioco delle mie tre umane da compagnia poteva essere tutto fuorché divertente, ma, per poter stare lontana dalla zona ristoro il più possibile, avrei dovuto giocare. Questo, però, non significava che avrei dovuto mettermi d'impegno o cercare davvero di conquistare l'armadio che avevo di fronte. Io giocavo per vincere e la mia vittoria sarebbe stata allontanarmi da qualunque cosa odorasse e sapesse di skit per il maggior tempo possibile. Quell'uomo era solo un mezzo per raggiungere uno scopo e, vista la poca considerazione che aveva avuto nei miei confronti, tanto valeva che ricambiassi dicendogli velatamente quanto poco m'importasse di lui.
    «Mi basta che tu stia fermo accanto a me e che almeno proviamo a parlare di qualcosa. Hai qualche preferenza per l'argomento?» Ero stata invadente? Forse, ma qualunque risposta mi sarebbe andata bene. Avrei comunque temporeggiato, anche se lui mi avesse scacciata, ma io puntavo a spremere il suo tempo come una di quelle maledette mele accanto alle quali ero cresciuta, fino a che qualcuna delle umane con cui ero uscita non avesse fatto squillare il mio telefono. Avrei sopportato l'odore di fumo fino alla loro telefonata della salvezza, poi avrei abbandonato quell'uomo e avrei sperato di non rivederlo mai più... a meno che non fosse un umano, del quale, però, avrei dovuto evidentemente scartare i polmoni, se l'avessi rincontrato.



    «Parlato»
    "Pensato"
    «Parlato di Victor»
    «Parlato di Inés»
    «Parlato di Keira»
    «Parlato di Saki»



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    Alexandre Romain De Lacroix
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    Area Ristoro


    Kyoko Ishikawa 🌸
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    GHOUL

    AGE
    21 Y.O
    Una risata appena accennata sfuggì dalle labbra di Kyoko prima che la ragazza potesse coprirsi la bocca con la mano.
    Era vero, quel gatto aveva l’aria di essere un pascià. Lasciarsi toccare era come darti la grazia, Alexandre era una suddito fortunati. Con i gatti funziona: sovrani tanto indulgenti quanti vendicativi… tranne Onigiri, lei era il gatto meno gatto della storia. Se Kyoko era riuscita ad addestrarla come un cane un motivo c’era, anche se la viziava spesso e volentieri. Alexandre doveva essere quel tipo di padrone indulgente e permissivo, che lascia fare al proprio micio tutto ciò che desidera, pagandone poi le conseguenze.
    Era contenta di avere la possibilità di passare l’Hanami con qualcuno che parlasse la sua lingua e non si leccasse per la maggior parte del tempo, era un po’ meno contenta di essere arrivata davanti a quelle bancarelle piene di leccornie, per gli esseri umani ovviamente. Era incredibile la varietà e la bellezza delle cibarie di cui gli esseri umani disponeva, anche solo replicare una di quelle ricette per un ghoul era un’impresa complicatissima! Kyoko non era la migliore delle cuoche e nella sua famiglia vigeva la regola “se non è bello è buono”, invidiava chi poteva mangiare cibi dall’aspetto tanto bello e invitante. Dannati umani, certo che erano fortunati!... a parte essere le prede naturali dei ghoul, MA erano comunque fortunati!
    Il suo accompagnatore, pronto a sbavare su tutto il bancone, si diede una regolata e prese un tipo di dolce dall’aspetto adorabile: i dangi. A Kyoko sarebbe venuta l’acquolina in bocca se l’aria non fosse stata impregnata di quell’olezzo dolciastro e nausenate.
    “Tu vuoi qualcosa?”
    Eccola, la domanda tanto inaspettata quanto prevedibile.
    Era ovvio che lo avrebbe chiesto, premuroso com’era. Kyoko però non se lo aspettava e, alzato lo sguardo dal bancone al volto del ragazzo, rimase per un attimo attonita. Non le piaceva inventare scuse, ma per evitare di rimettere anche l’anima era il minimo che potesse fare. Sorrise ad Alexandre e scosse appena la testa, utilizzando la sua tattica preferita, il suo evergreen.
    «Ah! N-no, niente, sono a dieta.»
    Semplice, veloce e neanche tanto lontano dalla verità. Se fosse stata umana avrebbe dovuto seguire una rigida dieta a base principalmente proteica, i dolci sarebbero stati assolutamente off limits. Kyoko sentiva spesso le sue compagne lamentarsi di non potersi permettere alcuno sgarro o la loro linea invidiabile sarebbe andata a quel paese. Perciò sì, in quanto atleta era a dieta. E anche in quanto ghoul.
    Una volta pagato il sacro bottino del ragazzo, i due sgusciarono fuori dalla calca. Per la ragazza fu come riprendere aria dopo una lunga apnea. Leggera, frizzante e fresca, adorava l’aria serale, ancor di più se primaverile.
    Con il solito velo di imbarazzo Alexandre le chiese se avesse una meta specifica. Dopo qualche minuto di riflessione, la risposta della ragazza arrivò «So che c’è un lago nel parco, dev’essere bello vedere i fiori specchiarsi sull’acqua. Mi piacerebbe andarci.»
    Perchè Kyoko non esiste lontano dall’acqua.
    Avrebbe sicuramente fatto qualche foto per suo padre, il povero Soichiro sarebbe stato felice di passeggiare insieme a lei sotto gli alberi in fiore. Ripensare a suo padre fece balenare mille dubbi nella testa di Kyoko: era giusto che lei facesse amicizia con un ragazzo più grande e per di più umano? Non che suo padre avesse qualcosa contro di loro, anzi, era felice che la figlia si riuscisse ad ambientare con tranquillità, ma le preoccupazioni si facevano sempre vive. La ghoul però era sicura che Alexandre fosse un bravo ragazzo, aveva persino precisato che non ci stava provando! Non le avrebbe fatto del male, o almeno così credeva.
    «Spero ti vada bene. Ci incamminiamo?»
    Con un sorriso Kyoko scacciò via le sue ansie ma rimase vigile, pronta a individuare un passo falso del suo accompagnatore.
     
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    TADASHI
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    ZHU AN 🌸
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    GHOUL

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    29 Y.O
    Un nerd smanettone di quelli chiusi in casa a videogiocare. Se poi aveva inteso bene, lo riteneva anche di quella cerchia con la waifu virtuale, magari più di una, tutte rigorosamente uscite fuori da videogiochi. Anche se era capace di uscire di casa e quindi già un po' rivalutabile. Magari qualche punto in più guadagnato per aver chiesto un colloquio per diventare cliente di Tadashi, anche se allo stesso tempo questo poteva confutare la teoria del tizio senza relazioni concrete.
    An sorrideva ancora, un po' più apertamente, in realtà aveva anche trattenuto una risata a labbra serrate, quella definizione data dall'altro lo aveva divertito.
    Se voleva davvero offenderlo, doveva fare molto di peggio e comunque c'era l'alta probabilità di fallire ugualmente.
    «In realtà sono un nerd smanettone per lavoro, con particolare interesse per le ricerche.»
    Come quelle fatte per le informazioni snocciolate in precedenza, anche se erano solo alcune. Raccontare dei post interessanti letti non era proprio il caso, se li sarebbe tenuti per se ancora un po'.
    «E sulle mie competenze relazionali, direi che il solo modo che hai per scoprirlo è inserirmi nella tua agenda, a parole sono bravi tutti a mentire.»
    Prese un altro sorso del drink, stavolta più lungo dei precedenti, lasciandone solo un ultimo nel bicchiere.
    Era tentato, molto tentato dal rivelargli di più, anche se appunto non c'era modo per nessuno dei due di appurare sul momento quanto le parole fossero vere e quanto invece fossero solo menzogne per raccontare belle storie e nulla di più.
    Sarebbe stato divertente dire che in realtà si annoiava, che passare il tempo a casa da solo gli aveva fatto venire nostalgia di un contatto fisico e caldo... Ma sarebbe stato falso, non era ciò che lo motivava.
    Che fosse per pigrizia invece? Insomma conosceva il soggetto, la sua professione, perché non approfittare dell'opportunità invece di sprecare tempo a trovare qualcuno di totalmente sconosciuto e magari più economico? In fondo alla fine cosa cambiava?
    «La verità è semplicemente che posso permettermi i tuoi servizi, quindi perché no? A te sta solo darmi la possibilità di dimostrarlo.»
    Non era l'unica ragione a renderlo quel genere di persona, ma era la più semplice e quella che allo stesso tempo diventava una sfida lanciata ad una persona che faceva dell'ego la sua arma migliore, potenziata dalla sicurezza ostentata che era ben diversa da quella nello spirito di An. C'era una differenza abissale, al cinese non serviva ostentarla, era lì, sempre presente nei modi un po' sfrontati, nello sguardo diretto, nel sorriso ammiccante, nei movimenti naturali e rilassati.
    Non c'era tensione e il mondo intorno sembrava non toccarlo, temporaneamente inesistente nella tonalità rossa delle luci e famiglie e coppiette felici che continuavano a percorrere le strade del parco in un tripudio di gioia e primavera.
    «Ovviamente, essendo una questione personale mia, se rifiuterai la mia richiesta l'altro nostro rapporto di lavoro non ne verrà influenzato in alcun modo. Meglio specificare, non vorrei ti sentissi costretto.»
    Stavolta era stato lui a lanciare un piccolissimo affondo, come a sottolineare che il suo cuoricino non sarebbe stato tra quelli spezzati in caso di rifiuto.


    Edited by #Lynx - 20/4/2020, 02:19
     
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    An
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    Area 2 - Rossa


    Tadashi Satou 🌸
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    GHOUL

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    «Oh...quindi con ''ricerche'' intendi stalking virtuale?» Commentò divertito e nuovamente pungente, il fatto che l'altro non sembrasse essere scalfito dalle sue parole lo irritava: ci doveva essere un punto debole. Qualcosa!
    Il fatto che non riuscisse lo destabilizzava, credeva di aver sempre avuto un certo ascendente sugli altri, anche in senso negativo, anzi, sopratutto in quello, e trovare già una resistenza lo stupiva.
    Era come se in Tadashi si stesse alimentando il desiderio di voler insistere a buttare giù quel muro di ''falsa'' sicurezza che credeva l'altro avesse: certo era rischioso, poteva giocarsi la sua fornitura se l'altro se la fosse presa a male, ma avrebbe preferito piuttosto che arrendersi e andarci piano con l'altro, sopratutto quando non era obbligato ad essere gentile e socievole.
    C'era qualcosa che gli sfuggiva: di solito riusciva a capire bene le persone, eppure, se fosse così perchè continuava a restare in piedi? Certo, aveva solamente iniziato...ma quanto in là poteva spingersi per farlo cedere?
    Di certo Tadashi non era una brava persona: una brava persona non pensava a tutti i modi per spezzarti o condurti a fare in modo che la deludessi. No, decisamente Tadashi non si considerava più tale da parecchi anni, e sembrava aver oramai, per comodità, accettato quel destino.
    Era bravo, doveva ammetterlo: aveva insinuato in Tadashi la curiosità di scoprire se fosse vero ciò che diceva.
    «Non vorrei poi vederti piangere»
    Commentò, con un pizzico di cattiveria, divertito da quella scena: insomma, non era la prima volta che gli era capitato qualcuno che affermava cose e poi si ritrovava a piangere, e per contratto non poteva neanche infierire...un vero peccato. Inviperito nell'esistenza lo avrebbe fatto? Forse anche Tadashi parlava tanto ma al momento non lo avrebbe fatto, sopratutto se ricordava come lui stesso era stato patetico anni prima.
    Di certo, indietro a quel patetico sè non voleva tornarci, e per fortuna l'unico testimone era già morto.
    Di nuovo, sembrava avergli tirato un tiro mancino, o almeno quello era apparso agli occhi di Tadashi: gli stava lasciando la scelta di decidere, incuriosendolo.
    Quando aggiunse quelle parole, rimase sorpreso un pochettino, ma assottigliò lo sguardo...certo, sarebbe stato fin troppo conveniente così...ma sapeva che il mondo faceva schifo, quindi poco ci credeva, scusa An, ma proprio aveva una pessima opinione sulle persone in generale.
    «Giusto perchè tu lo sappia....» Iniziò a dire avvicinandosi appena a lui con il viso. «...non mi piace chi non mantiene le promesse. Non reagisco molto bene» Era forse un piccolo avvertimento? Odiava di chi mentiva anche, ma a quello era abituato, lui credeva che tutti mentissero, e anche lui stesso lo faceva, quindi sarebbe stato ancora più ipocrita per lui affermare quella cosa, ma per le promesse...per quello era diverso.
    Era convinto che nessuno le mantenesse, ti deludevano tutti prima o poi...e se anche ci fossero persone che ci riuscivano, erano degli stupidi...quindi a conti fatti per Tadashi non si salvava nessuno, come se volesse condannare tutti a prescindere.
    «E credimi, se mi sentissi costretto non farei molte delle cose che faccio» Commentò allontanandosi nuovamente e bevendo un lungo sorso, certo non gli piaceva sentirsi obbligato, ma anche su quello aveva una percezione tutta sua delle cose.
    «Inoltre, non ho detto che rifiuterò...dov'è la tua sicurezza adesso? Già parti sconfitto?» Punzecchiò divertito.


    «Parlato»
    ''Pensato''

     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
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    Kyoko Ishikawa
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    zona ristoro

    ALEXANDRE ROMAIN DE LACROIX🌸
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    HUMAN

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    27 Y.O
    Dieta o non dieta, Alex non ci si avvicinò nemmeno lontanamente ad indovinare la vera natura di Kyoko. Il che era forse un po' ironico considerando il tipo di persona che era, ma il motivo era essenzialmente uno solo. Alexandre era come diviso in due: da una parte ci stava la sua pragmatica e realistica mentalità, il suo passato e la sua attuale natura come ricercatore della CCG, cose che avrebbero dovuto portarlo a sospettare di chiunque; dall'altra c'erano le sue emozioni, i suoi sentimenti e la loro onesta ingenuità che cercavano costantemente di tappargli gli occhi e mettere a tacere la logica della ragione pur di non doverlo portare, un giorno, a soffrire di nuovo.
    Alexandre lavorava a contatto con il mondo dei ghoul tutti i giorni, eppure una volta che usciva dalla sede principale dell'organizzazione scollegava il cervello e tentava di dimenticarsi della loro esistenza e di vivere la sua vita come normale che fosse. Non gli piaceva fare distinzioni, preferiva che la normalità che si era costruito giorno dopo giorno non venisse intaccata da inutili differenze che riteneva prive di senso: alla fine, erano tutti individui. E funzionava, fino a quando non venivi attaccato da uno di essi per un'incognita — ti rompevano l'armatura e tu, tuo malgrado, dovevi cominciare a ricostruirla da capo.
    Per questo, Alexandre, che era andato lì proprio per provare staccare la testa dai suoi pensieri assillanti e confusi, credette alla bugia della ragazza con la stessa facilità di un bambino che crede a Babbo Natale: si limitò ad annuire e ad allontanarsi dalla bancarella con il suo sacro bottino, più onestamente occupato a pensare a quello che al resto.
    «Oh! Perché no. Mi piace l'acqua. — constatò, prima di prendere un sorso del suo frappè alla fragola. — E beh, anche i ciliegi ovviamente, sembra un buon compromesso.» aggiunse, per poi annuire ed accettare di incamminarsi. Alexandre non aveva il senso dell'orientamento migliore della terra, ma non se la cavava nemmeno malissimo: causa imputabile a tutte le immersioni di orientamento che aveva dovuto fare con la bussola per prendersi gli svariati brevetti di sub. Diciamo che se sapeva orientarsi sott'acqua, che era abbastanza un casino, se la poteva cavare anche sulla terra.
    «È la prima volta che vieni qui?» chiese poi, per fare conversazione, mentre rifletteva sul fatto che quel frappè fosse davvero buono. Era la prima anche per lui, ma non credeva fosse difficile snodarsi per le vie del parco, soprattutto con tutte quelle lanterne e... beh, i cartelli.

    59ULVmk


    SPEAKING TO
    HEDVIG FORSBERG
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    PINK AREA

    VICTOR KRIEGER🌸👥
    TYPE
    CCG

    AGE
    31 Y.O
    In tutta risposta, Victor inarcò un sopracciglio e lanciò una rapida occhiata alle spalle della giovane. Le sue iridi dorate si fissarono su un gruppetto di ragazze effettivamente ammassate sul prato poco lontano.
    Tirò rapidamente le somme: una scommessa.
    Tipo quelle americanate che si vedevano nei film, nei quali il classico gruppo di ragazze spigliate e festaiole mandavano l'amica timida e spaurita ad approcciare il tizio inavvicinabile di turno, eccetera eccetera. Victor non ci mise molto a capirlo, non totalmente estraneo a quelle cose: era già stato oggetto e protagonista di avvenimenti simili, anche se in contesti molto diversi e anche più barbari di quelli di un film americano. Ma onestamente, le avventure di un semplice soldato che tenta di rifuggire ricordi di guerra e orrore annegando nel piacere carnale non valevano la pena di essere raccontate. Non ora, almeno.
    L'unica differenza pareva essere nel fatto che quella donna sapesse il fatto suo. Tornò a guardarla: l'unica cosa che lo aveva trattenuto dall'essere sgarbato era la sua mentalità, proprio quella da militare che per un periodo aveva anche affiancato le forze dell'ordine come la polizia e che gli aveva insegnato che se i civili chiedono aiuto era suo dovere fornirglielo.
    Il punto era che lui non era più un militare, e quella donna non stava chiedendo aiuto. Già.
    Lo stava trattando come se fosse lui a servire a lei.
    E quello non gli piaceva.
    Non gli piaceva per niente.
    Era esilarante vedere come ogni tanto quelle creature si illudessero di avere diritto a dei diritti. La fortuna di Hedvig fu solo quella di averlo beccato in uno dei suoi momenti "giusti" visto e considerando che fino a pochi attimi prima c'era stata sua sorella a tenerlo buono, e quindi ancora ne risentiva gli effetti.
    «Puoi dire alle tue amiche che sono troppo vecchio per voi. — ringhiò, chiaro segnale che no, non aveva minimamente accettato la sua richiesta e che non avrebbe iniziato a parlare del più o del meno solo perché sua maestà la principessa aveva bisogno del maggiordomo per cinque minuti. Al massimo sarebbe stata lei a starsene ferma come un palo lì nella sua posizione mentre Victor continuava a farsi gli affari propri e una volta contenta avrebbe girato i tacchi e sarebbe tornata da dov'era venuta. Non erano problemi suoi se, al ritorno, non avrebbe avuto niente da raccontare alle sue amiche, si disse, abbassò di nuovo lo sguardo sul cellulare e quello che vide gli fece saltare un nervo. Sua sorella era sparita. Classico. Probabilmente aveva intuito che stava succedendo qualcosa ed era andata a nascondersi per non farsi intravedere nemmeno per sbaglio nel riflesso della fotocamera. Victor si odiò per essersi distratto ed in un moto di nervosismo si riallacciò al discorso. — O di mandarmi qualcuna più gnocca la prossima volta.» sibilò. Era una provocazione? . Nel senso, era facile prendere come una provocazione o un'offesa tutto quello che usciva dalla bocca di Victor, quindi c'era poco spazio per l'immaginazione, ma c'era un briciolo di aggressività in quelle parole che rendeva evidente che la frase non fosse stata detta apposta per provocare, ma perché l'uomo lo pensava veramente.
    Sì, i pensieri della ragazza erano esatti: le uniche cose effettivamente eleganti di Victor erano il suo modo di vestire ed il suo portamento. Victor accompagnò la frase con un gesto sbrigativo della mano destra per farle cenno che poteva anche smammare. In fondo, il paese di zucchero e caramelle simboleggiato dalle decorazioni appese agli alberi, era proprio il posto adatto per litigare, no?
     
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    Alexandre Romain De Lacroix
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    AREA 1 - Verso il lago


    Kyoko Ishikawa 🌸
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    GHOUL

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    21 Y.O
    La bugia passò velocemente in secondo piano e Kyoko sentì scivolare via la tensione in un attimo. Le dispiacque dal profondo del cuore, Alexandre sembrava una persona genuina e di buon cuore e mentirgli era una vera mancanza di rispetto, non se lo meritava. Dall’altra parte non poteva neanche dirgli “No guarda, non fa proprio per me, ma se potessi offrirmi le guance della ragazza dietro di noi ne sarei felice!” con tanto di sorriso angelico sul volto.
    Chissà cosa pensava il rosso di quella grande “minaccia” che erano i ghoul.
    Di esaltati che credevano di fare bene volendo compiere un genocidio ce n’erano un sacco, ma durante la sua vita Kyoko aveva fatto amicizia con così tanti umani assolutamente disinteressati alla questione dei ghuol. Ma probabilmente avrebbero cambiato idea se solo avessero saputo che la migliore amica della figlia mangiava carne di neonato per cena. Il ragazzo però sembrava essere tanto buono e disponibili che Kyoko stentava a credere che potesse avere pensieri malvagi, e proprio questa consapevolezza la faceva stare più sulle spine. Non avrebbe mai saputo la verità, Alexandre sarebbe rimasto all’oscuro di tutto e lei sarebbe rimasta a pancia vuota.
    Il francese acconsentì di buon grado all’idea della ragazza e i due si incamminarono verso il laghetto accompagnati dal fruscio dei fiori rosa sopra di loro. Quella compagnia inaspettata fu un balsamo per l’animo di Kyoko, ancora dubbioso riguardo al battibecco avuto il giorno prima con la madre. Si convinse che se si fosse lasciata persuadere da Nanako non avrebbe incontrato il ragazzo e non avrebbe mai visto Julian. Che bello quel micio.
    “È la prima volta che vieni qui?”
    Gli imbarazzanti tentativi di fare conversazione continuavano da parte di Alexandre e da parte di Kyoko continuavano gli altrettanto imbarazzanti tentativi di rispondere.
    «Effettivamente sì. Ho visto l’Hanami tutti gli anni da quando sono arrivata a Tokyo ma è la prima volta che lo vedo qui al Koishikawa Korakuen Garden, sono sempre andata a vederlo a Ueno con mio padre.»
    Durante gli anni precedenti, soprattutto nella prima adolescenza, il padre era molto presente e accondiscendente con Kyoko, appena arrivata da Okinawa, nonostante fosse preso dal lavoro e preoccupato per la figlia. Con il tempo però la ragazzina si era fatta donna e Soichiro se n’era fatto una ragione, trovando nella figlia un’alleata per vivere una vita più rilassata e poco pericolosa.
    «Per te deve essere un’esperienza nuova, immagino. Vivi in Giappone? O sei solo un turista di passaggio?»
    Gli stranieri rimaneva sempre molto affascinati dall’Hanami, dicevano che aveva qualcosa di magico, e secondo Kyoko avevano ragione. Il primo Hanami non si scorda mai.
     
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    TADASHI
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    ZHU AN 🌸
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    29 Y.O
    «Lo stalking è dedicato solo ai soggetti interessanti.»
    Se Tadashi voleva giocare, chi era An per impedirglielo o per dargli risposte che potevano essere interpretate a piacimento? Sotto un certo punto di vista poteva far credere che proprio chi aveva davanti aveva suscitato quell'interesse, come anche che in realtà per lui aveva sfoderato l'impegno normale. Ah, perché mentire, ovvio che aveva fatto qualche ricerca in più del solito solo per sfizio personale e quindi sì, Tadashi era stato stalkerato, anche se non in maniera così ossessiva come il termine poteva far supporre. Una normalissima ricerca approfondita, così semmai l'avrebbe definita An, ma a quanto pare si stava giocando a provocare.
    Andando avanti sicuramente quel gioco sarebbe continuato, trasferendo quella conversazione ad un altro giorno, lontano da quella panchina e in qualche bel locale di classe, magari con un bicchiere di champagne Louis Roederer, conosciuto dalla massa come Cristal. In realtà ben sapeva che c'era ben di meglio in circolazione da bere, soprattutto per festeggiare la siglatura di un accordo, al termine di un incontro conoscitivo.
    Era però curioso, in realtà, dei passi successivi ed era abbastanza certo che a quel punto qualcuno avesse davvero versato lacrime, magari rimpiangendo di aver osato tanto, convinto di essere capace di fare quel gioco di potere e seduzione che, effettivamente, pochi dovevano essere in grado di sostenere con la giusta eleganza e sicurezza. Lui lo era? Forse, ma non aveva interesse in una competizione del genere, però conosceva i suoi limiti e di una cosa era convinto: non avrebbe fatto alcun tipo di domanda o proposta, se non fosse stato più che sicuro di poterla portare avanti.
    Lacrime, quindi, non era intenzionato a versarne, un'idea più che chiara di ciò che poteva accadere ce l'aveva e non sentiva neanche una piccola traccia di ansia a riguardo.
    Senza contare che, pur non avendone fatte in concreto, era più che tranquillo riguardo al mantenere promesse fatte su una panchina al parco durante la nottata della fioritura di pruni e ciliegi.
    «Fortuna che tendo a fare solo quelle che so di poter rispettare.»
    Senza contare che era stato ben educato in quel frangente e faceva ogni cosa in suo potere per mantenere sempre la parola data, fino alla fine.
    Doveva ammettere che si stava divertendo parecchio in quella serata al parco, sorseggiando un drink che non lo infastidiva più di tanto, conversando amabilmente con quello che poteva definirsi una piacevole compagnia che sperava di approfondire in separata sede. E continuava a sorridere, come se tutta la conversazione avesse una sottile sfumatura divertente. In effetti era proprio così e quel suo voler precisare che intendeva mantenere separate le sue questioni private dal business di famiglia, sembrava aver suggerito la risposta migliore a cui potesse aspirare.
    Non temeva il rifiuto, semmai il sentirsi in obbligo di Tadashi, cosa che evidentemente non era percepita dall'altro e anzi...
    «Quindi accetti, ottimo. Aspetterò con ansia data e dettagli
    Sollevò leggermente il bicchiere, simulando un accenno di brindisi aggiuntivo, prima di finire l'ultimo sorso.
    Trattativa conclusa? Forse, ma perché concludere subito quel piacevole incontro, se tanto non aveva voglia di alzarsi e tornarsene a casa, era ancora troppo presto.
    Riprendere un argomento accennato prima, che aveva lasciato andare con un'alzata di spalle e l'immancabile sorriso, era la cosa migliore da fare. O meglio era ciò che voleva fare.
    «Ora però sono curioso, per cosa temi potrei piangere?»
    Avanti, Tadashi, ammettilo che speri succeda per un senso di inadeguatezza.

     
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    SPEAKING TO
    Azusa Tetsuya
    LOCATION
    Area rosa

    Rosaliya Gzovskaya🌸
    TYPE
    ghoul

    AGE
    15 Y.O
    Le sue parole furono un attimo prima del disastro. Se solo Roza avesse saputo... no, in realtà l'avrebbe comunque detto. Era solo questione di tempo, troppo trasparente per nascondere a lungo quello che realmente pensava.
    Il tradimento fu reale.
    Fu lì, persino a rallentatore, così che Roza potesse vedere con assoluta dovizia di particolari Yuya che si rimetteva quegli orribili occhiali. Disonore.
    Disonore su di te e sui tuoi occhiali, sul pessimo abbinamento, sulla tua mucca. Sul volto di Roza si dipinse prima la sorpresa, poi -visto era una donna vissuta con grande esperienza- gonfiò le guance.
    «Ma uffa» fu il commento della donna di mondo.
    Così Yuya metteva in questione il suo buon gusto, e non andava affatto bene. No, perché si desse il caso Yuya fosse bello, intelligente, affascinante, found family perfetta... e quindi avesse pure buon gusto.
    Se non ci fosse stata lei, a scegliere quel kimono! Sarebbe stato un disastro, quindi meno male c'era lei, vera fashion stylist per il vero e perfetto modello.
    Non che l'espressione imbronciata durò tanto. Anzi, non durò quasi nulla, ma fu un'ottima interpretazione della ragazzina ferita nel più profondo del suo cuore.
    Yuya non avrebbe potuto ignorarla per sempre, comunque, a costo di piazzarsi davanti al boss degli Zeiva in ogni momento. Era riuscita a portarlo all'hanami, poteva riuscire in tutto. Circa.
    Roza, però, aveva seguito con molta attenzioni le azioni di Yuya. Aveva chiamato Drev e la mamma, ma loro due si erano girati subito, senza nessuna critica perché non s'interrompono gli adulti quando parlano.
    Ovviamente. Succedeva solo a lei, che ingiustizia.
    «Noi andiamo a visitare le altre zone!»
    Doveva assolutamente prendere in mano la situazione, decise, velocissima a prendere la parola prima lo facesse sua madre.
    «Farò attenzione e non mi allontanerò troppo da Mischka.»
    Mica poteva chiamarlo Yuya, se non voleva essere riconosciuto. Così sarebbe stata l'unica a godere della compagnia del suo idolo ed esempio, una vera fortuna.
    E intanto, cosa non affatto male, si era evitata le solite raccomandazioni perché sua mamma era sempre molto brava, tranne a riconoscere sua figlia era ormai grande. Ma insomma, perché finivano tutti per avere quel difetto?
    «Il selfie lo facciamo più tardi, è la tua punizione per la tua insubordinazione»
    Roza finì con l'emularlo, con le braccia incrociate e il sorriso da topolino furbo. Di solito tra gatto e topo vinceva l'ultimo, eheh!
    «Quindi il selfie ci sarà! Faccio la brava, promesso.»
    Affermò la ragazzina col vizio di dire la prima cosa le passava per la testa, la mancanza di filtri ormai era da dare per scontata.
    Ma niente più insubordinazione, era una brava follower in tutto e per tutto. Anche se Yuya era in incognitissimo, quindi non poteva far vedere la foto a tutte le sue amiche per vantarsene.
    Beh, poco male, tanto finivano col non crederci comunque. Uffa.
    Come se Rosaliya fosse davvero il mago del fotoritocco che, a quanto pareva, pensavano fosse. Ma il selfie era comunque importante, si era impegnata per quei kimono abbinati ed erano uno dei suoi più grandi vanti! Stavano così bene insieme.
    Non esitò a seguire Yuya, e fu così che riuscirono a perdersi in un parco. Ok, dai, no. Aveva appena giurato a sua mamma avrebbe fatto attenzione, doveva essere degna della sua fiducia.
    «Roza, scegli te basta che mi porti via dal rosa!»
    Che bello aveva l'onore e il potere della scelta! Le responsabilità da adulta!
    «Ti offro un altro selfie»
    ...
    Il volto di Rosaliya si illuminò.
    «Chebellocisperavotantosaràbellissimo.»
    Veloce anche nel parlare. Solo dopo Roza si ricordò che, forse, era meglio ricordarsi anche di respirare un po' di più. Lo fece, ma non prima di un sospiro quasi sognante.
    «Non temere, mio principe, la sua prode la salverà dalla minaccia del rosa.»
    Fece anche un inchino cavalleresco, con la buona intenzione di rendere bene l'aria seria da cavaliere del re. La buona intenzione però rimase tale, a un certo punto il risolino fu automatico.
    «Vediamo un po', dove possiamo andare...»
    La zona blu era meglio evitarla. L'aveva capito dal commento di Yuya, poco prima, e non voleva il suo idolo si trasformasse in sushi per squali.
    Poi c'era la zona rossa, la zona very hot. Un po' come Yuya, ma lui era molto più hot e rischiava l'area impallidisse a un confronto simile -perché perso in partenza- quindi forse era meglio evitare.
    L'unica rimasta...
    «C'è quella il doppio strana! Pensa ne hanno realizzata una verde e nera futuristica, tutta sci-fi. Forza, andiamo verso il futuro!»
    E scopriamo gli Zeiva sono sempre la best family anche nel futuro, daidai!





    SPEAKING TO
    Onishi Shinsuke
    LOCATION
    Area verde

    Eärendil Van Dyck 🌸
    TYPE
    Human

    AGE
    16 Y.O
    Si sarebbe limitato all’hanami su Animal Crossing. Lì non doveva avere la costante paura di risposte cattive, o essere trattato male, e poteva essere in generale più tranquillo.
    In realtà, anche quell’incontro dava l’idea sarebbe continuato pacificamente, ma era da troppo tempo Eärendil non parlava con qualcuno. Almeno se non si contava la via scritta, il magico mondo dell’internet. Per cui non riusciva davvero a calmarsi, troppo impegnato a volersene andare prima di fare una mossa falsa. Qualsiasi cosa potesse essere, alla fine, una mossa falsa.
    Lo sguardo venne abbassato quasi subito, evitando il contatto visivo. Aveva comunque ricambiato il sorriso gli era stato rivolto al meglio delle sue possibilità.
    «Spero di sì, le guerre non piacciono neanche a me e contavo di fare quattro passi di esplorazione.»
    Addirittura? Quattro passi di esplorazione, come se ne niente fosse? Con quella calma?
    Forse era solo apparente, molto probabilmente no. Cercò di dissimulare lo stupore iniziale, ma la verità era che probabilmente aveva fallito.
    «E non hai paura.»
    Più una constatazione, detta anche in modo tranquillo che una domanda. In realtà nascondeva una certa invidia, tra le righe, ma niente di troppo importante perché dovesse dirlo.
    Alla fine un “forse” non da la sicurezza il posto sia pacifico, no? Fosse stato solo per lui, Eärendil avrebbe voluto quantomeno la certezza. A quel punto ci avrebbe comunque pensato due volte, prima di fare quei quattro passi di esplorazione.
    Un po’ come ci aveva messo anche troppo per convincersi a uscire di casa, al confronto preferiva barricarsi in un luogo sicuro. Lo invidiava un po’ perché era riuscito a farlo sembrare estremamente facile.
    «Ti va di andare a vedere? Mal che vada ho con me dei dango per consolazione, se ti piacciono.»
    Aveva finito col rilassare le spalle, ma aveva messo via il cellulare. Mani nelle tasche della felpa, dove per miracolo non stava ancora giocando col portachiavi, rigirandoselo tra le dita come se potesse aiutarlo a portare la calma.
    Era rimasto in silenzio, per un po’, limitandosi a guardare il cielo. In quel punto non si vedevano le stelle, un po’ gli dispiaceva. Ma se si parlava di pianeti alieni e la possibilità di incontrare i suoi abitanti, altri alieni attratti dall’ambiente a loro famigliare, probabilmente aveva senso.
    Non lo sapeva. Lo avevano spesso definito un alieno, ma mica era esperto di pianeti alieni.
    «Mitarashi dango o hanami dango? Ah, no, magari sono altri.»
    Quella domanda, poi, poteva sembrare un bel po’ maleducata. Non l’aveva detto con quell’intenzione, fosse mai, dal suo punto di vista era solo curiosità. Una curiosità molto diretta, ma sempre quella era.
    «Non c’è un detto che dice meglio i dango dei fiori? Non l’ho mai capito, ma mi piacciono entrambi.»
    Forse perché non puoi metterti a mangiare i fiori? Ma allora il paragone non aveva senso.
    Boh, cose strane. Comunque non era il primo detto non capiva, non sarebbe nemmeno stato l’ultimo.
    Forse perché i fiori erano temporanei! Come l’intero hanami, però, e tutto quell’event. Quindi continuava a non avere senso.
    Sapeva solo che ricordarsi come tutto quello fosse temporaneo gli metteva un po’ di nostalgia. La consapevolezza quello avrebbe fatto parte di un ricordo e non si sarebbe potuto ripetere, ma se doveva essere tale almeno sperava fosse bello. Quantomeno grazioso.
    Non ci sperava, però, perché anche chiedere quello per i suoi standard era troppo.
    «Una ragione in più per non lasciarsi sfuggire l'opportunità sia di esplorare il più possibile che di provare tutte le prelibatezze del periodo. Soprattutto se non si è del posto.»
    Quasi tre anni in Giappone non ti rendono del posto, in effetti, quindi non l’aveva corretto.
    «Prima di accettare o rifiutare... Io sono Onishi Shinsuke.»
    Si doveva aspettare il nome giapponese. In compenso, Eärendil era così aggiornato sulla CCG giapponese da non aver riconosciuto il cognome. Altrimenti si sarebbe un po’ preoccupato, perché pur essendo umano finiva con l’avere problemi con la CCG quanti ne poteva avere un ghoul.
    «Io....» Eärendil Artorius Van Dyck, un nome lunghissimo e non era semplice nemmeno a farlo per sbaglio, perché presentarsi doveva essere una tale tortura? Aveva finito col mettere il broncio, quasi sovrappensiero.
    Vabbé.
    «non mi piace essere chiamato per cognome, preferisco Eärendil o Artorius, ma nessuno dei due è semplice...»
    I miei genitori si sono divertiti eccessivamente con i nomi. Fosse per me eviterei proprio di presentarmi, ma quando non vuoi essere il ragazzino sconosciuto per sempre è un po’ difficile. Buona fortuna a ricordarti il nome.
    Si era preso ancora un po’ di tempo di riflessione, poi, in cui si era limitato a dondolarsi sul posto. Poi, qualche attimo dopo, si era fermato quasi all'improvviso.
    «Immagino dovrei uscire anch’io a fare quei quattro passi di esplorazione. Ti va davvero di stare con me?»
    Come se avesse dell’incredibile, assurdo, il solo pensiero di qualcosa del genere.





    SPEAKING TO
    Zhang Hui
    LOCATION
    Area rossa

    Alister H. Onishi 🌸
    TYPE
    CCG

    AGE
    20 Y.O
    Non era bravo nelle spiegazioni, questo l'aveva capito, ma Alister sperava comunque di non esser stato un totale fallimento. Aveva ridacchiato insieme a Hui alla battuta, per poi ascoltare le sue parole con molta attenzione.
    In realtà, Alister era troppo affascinato da praticamente ogni cosa non conosceva, nella sua curiosità e voglia di scoprire sarebbe stato difficile annoiarlo. Ma questo lo si avrebbe avuto modo di scoprire conoscendolo meglio, tanto che Alister nemmeno si preoccupava di nasconderlo.
    «A tal proposito, mi piacerebbe molto riuscire a visitare qualche museo durante il mio soggiorno»
    Chissà quanto sarebbe durato il soggiorno di Hui, si chiese Alister. Non sapeva molto di suo cugino, l'aveva invitato all'hanami proprio per fare amicizia e approfondire la conoscenza con un membro della famiglia. Eppure solo in quel momento aveva pensato che, alla fine, Hui avrebbe dovuto fare ritorno in Cina.
    Se era per quello non riusciva nemmeno a intuire il motivo del trasferimento in Giappone, ma in quel momento non erano affari suoi. Considerava Hui suo amico, non un interrogato.
    A maggior ragione, quindi, bisognava rendergli il soggiorno nella terra del sol levante il più piacevole possibile. Avere bei ricordi era sicuramente l'esito migliore.
    «L'arte tradizionale giapponese è tutt'altra cosa, sono certo l'apprezzeresti.»
    Purtroppo, però, non girava molto per musei. Ironicamente, ora che era nella CCG aveva più tempo libero, ma preferiva passarlo coltivando le proprie relazioni con i colleghi, così da permettere un buon lavoro di squadra. O allenandosi. L'ossessione di dover rendere fruttuoso ogni minuti della sua vita, purtroppo, non era mai cambiata.
    Ma almeno non si distruggeva più sui libri di scuola, con tre ore di sonno alle spalle se tutto andava bene, nel tentativo di compiacere dei standard che non sembrava mai raggiungere. Quando diventare investigatore di ghoul diventa stranamente liberatorio.
    Beh, era un Onishi: effettivamente era nato per quello. Aveva trovato il suo posto dove era più scontato fosse.
    «Quando ne avrai la possibilità dovresti visitare Kyoto e i suoi templi, allora, è la capitale culturale del Giappone.»
    Non che Tokyo valesse di meno, ma perdere l'occasione di vedere la capitale culturale sarebbe stato un vero peccato. Soprattutto se Hui voleva sapere di più sulla cultura del paese che lo ospitava.
    Perché al massimo ora si stava facendo una cultura sui dolci, molto interessante ma finiva sempre comunque lì.
    Per quanto quello cominciasse ad avere sempre più l'aspetto di uno scambio culturale, più o meno quando Hui accennò anche in Cina c'erano dolci simili a quelli di cui stavano parlando.
    «Oh, certamente! Se mi danno il permesso di usare le cucine potrei prepararti qualcosa. Wei Xuan è più bravo di me in queste cose ma con il suo aiuto sono sicuro uscirebbe qualcosa di buono»
    Avrebbe potuto provarli? Fino a quel momento non ci aveva nemmeno pensato, gli sarebbe bastato farsi una cultura. Era stata una piacevole sorpresa.
    «Allora, la prossima volta offriremmo noi», fu invece il commento di Wei Xuan.
    Avrebbe prima di tutto voluto rispondere non c'era alcun problema, non dovevano sentirsi in dovere di ricambiare perché stava facendo da guida con molto piacere. Ma la verità fu che, come prima risposta per entrambi, Alister fece un sorriso radioso. Quello cominciava davvero a sembrare uno scambio culturale.
    «Mi farebbe molto piacere.»
    Meno male che sapeva darsi un contegno, quando voleva.
    Il che sarebbe stato valido anche più tardi, dove Alister avrebbe avuto la conferma quello doveva essere uno dei più bei Yozakura a cui fosse mai andato. Senza esagerare, anche se in realtà Alister tendeva a esagerare sempre. Era pur sempre un sognatore, no? Fin troppo ottimista.
    Avevano preso la via per l'area ristoro, quando Hui gli fece notare la custodia stava portando Wei Xuan con sé.
    «Ho portato appositamente il mio guqin, non approfittare di questo bellissimo spettacolo mi sarebbe dispiaciuto»
    Alister nelle sue reazioni sapeva essere trasparente quanto acqua cristallina, avendo ben poco da nascondere, e che avesse ricevuto la notizia come una sorpresa estremamente piacevole sarebbe stato quasi ovvio.
    «Mi ero chiesto cosa fosse, in effetti, ora mi è un po' più chiaro» ma non troppo, che a questo punto sapeva giusto il guqin era uno strumento musicale.
    Che aspetti avesse? boh. Come lo si suonava? Ancora boh.
    Era suo padre che aveva viaggiato il mondo, mica lui.
    «Hai ragione, lo Yozakura è un'occasione magnifica. Spero di poter sentirti suonare qualcosa, allora.»
    Che poi Hui volesse suonare un pezzo per lui era quasi un onore, ne avrebbe fatto tesoro.
    Hanami e musica. Entrambe cose che, di per sé, avevano una bellezza temporanea. Vuoi perché il tempo di fioritura è limitato, vuoi perché la musica era una forma d'arte estremamente legata al suo tempo d'esecuzione e al musicista.
    Un ottimo abbinamento, in sintesi, e personalmente non vedeva l'ora.
     
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    Area 2 - Rossa


    Tadashi Satou 🌸
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    GHOUL

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    Ottima risposta, doveva dirlo...davvero ottima: lui era davvero un soggetto interessante e gli parve normale che l'altro lo notasse, allo stesso tempo quel suo modo di fare quasi lo prendeva contropiede, e il fatto che non avesse il controllo della situazione un po' lo disturbava.
    «Questo lo vedremo»
    Commentò, dopotutto era abituato a sentirsi fare tante promesse, e allo stesso tempo tanti lo avevano deluso, o meglio, gli avevano dimostrato che avesse fermamente ragione, che le persone non potevano farcela...non potevano essere diverse da ciò che erano: egoiste.
    Di nuovo fu preso in contropiede, per fortuna non fece nessun movimento brusco, altrimenti addio bicchiere! Lo guardò inizialmente perplesso e poi assottigliando lo sguardo: lo aveva fregato, non c'era che dire.
    «D'accordo...non ti farò attendere molto, devo vedere bene la mia agenda» Commentò, non particolarmente felice di aver perso, di non aver avuto quel dominio che credeva di avere in quella situazione.
    ''Vedremo se questi trucchetti funzioneranno ancora per molto...'' Pensò, senza giri di parole, era bravo, ma quanto?
    Perchè era convinto che presto quella maschera sarebbe caduta, e ora era una questione di principio per Tadashi di farla cadere e sbattergli in faccia quanto avesse dannatamente ragione.
    «Le persone piangono per tante cose oramai, sopratutto per finta» Commentò, e si, ci sperava davvero che fosse per inadeguatezza.
    «Potrei dimostrarti che ho ragione su tantissime cose, e ti ritroveresti a piangere di non essere all'altezza delle aspettative...ho visto piangere così tanti aspiranti clienti che oramai è anche fin troppo facile scovare chi dice la verità o meno su ciò che sa realmente fare»
    Commentò con un sorrisetto: si, doveva essere così anche per l'altro, perchè tutti avevano un punto di rottura, e lo sapeva. Qual'era quello di An?
    Quel tipo era troppo strano, doveva capire cosa ci fosse sotto, altrimenti non ne sarebbe più venuto a capo.
    «E tu...cosa sai fare?»
    Gli chiese: il sorriso si allargò maggiormente, affilato, era forse una domanda a trabocchetto? Be', avrebbe poi testato se ciò che avrebbe detto d'ora in avanti fosse vero.
    Sempre se riusciva a superare il primo colloquio conoscitivo era ovvio.
    Nel frattempo c'era di sottofondo un'amabile coppietta umana poco distante da loro, che continuava a passarsi la palla con frasi tipo ''ti amo'' ''no io di più'' ''io più più più''.
    La cosa non poteva che far innervosire quel povero acido di un ghoul.
    «Abbatteteli per cortesia»
    Sbuffò, spazientito...ma quanto dolce c'era quella sera? Era anche vero che era stato lui stesso ad entrare là dentro, sarebbe dovuto essere cosciente di cosa avrebbe comportato tutto quello, tipo la mal sopportazione di certe scene.
    «Promemoria per me...tornare all'Hanami tra qualche decennio...» Commentò, leggermente inasprito e finendo in un lungo sorso il drink che aveva preparato precedentemente. Magari si sarebbero estinti...ma non era certo sarebbe stato accontentato...l'amore dopotutto, era sempre nell'aria!


    «Parlato»
    ''Pensato''

     
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55 replies since 27/3/2020, 21:07   1691 views
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