[QUEST] Hanami by night

[ROLE EVENTO 02] 27/03/2020 19:00 circa [sereno] @Koishikawa Korakuen Garden

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    And the curtain fell
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    Avevo evidentemente sbagliato il tono di voce. Il mio interlocutore non si mosse, se non per parlare.
    «Puoi dire alle tue amiche che sono troppo vecchio per voi.» Disse, in un tono rude quanto nessun altro uomo che avessi mai visto indossare abiti così costosi. Fortunatamente per lui, ero abituata a trattare con esseri rudi: i bärare non erano esempi di alta educazione e, come se non bastasse doverci lavorare, mio padre era uno di loro e incarnava perfettamente quello stereotipo. Quel tipo aveva addirittura deciso di guardare il cellulare! Beh, non si sarebbe aspettato il fatto che io giocassi per vincere. Avrei dovuto cambiare strategia, certo, ma gli avrei preso abbastanza tempo da tornare vincitr-
    «O di mandarmi qualcuna più gnocca la prossima volta.»
    Non l'aveva detto davvero. Non aveva davvero osato dirlo.
    "Jag"
    "Ti stacco"
    "Le palle"
    "Och"
    "Te"
    "Le"
    "Faccio"
    "MANGIARE!"
    "DIN JÄVLA SKITSTÖVEL!"
    Dovevo rimanere calma, all'esterno. Dovevo rimanere impassibile. Hedvig doveva sembrare solo leggermente delusa. Sì, ero rimasta calma in situazioni peggiori. Ero rimasta calma quando Hive mi aveva tradita, troppo presa dal combattimento per poter essere emotiva. Ero rimasta calma anche quando ero arrivata in Giappone e quando chiunque, la sera di Halloween, mi stava impedendo di scoprire di più su Lazar. Niente mi avrebbe impedito di rimanere imperturbabile in quella situazione, per quanto, esternamente, dovetti assumere una faccia leggermente più triste, mostrando anche una lieve delusione riguardo i suoi modi.
    Certo, in quel momento avrei dovuto tenere una faccia di bronzo, ma non per quello gliel'avrei fatta passare. Dopo i suoi genitali, la mano con cui mi aveva intimato di andarsene subito dopo sarebbe stata infilata a forza lungo quello stesso tratto. Ormai non m'importava più se fosse un umano o un ghoul: io l'avrei trovato. Avrei setacciato la rete per trovarlo, poi avrei scoperto la sua natura in un modo o nell'altro, avrei trovato un modo per testare la sua forza, avrei aspettato un suo momento di debolezza... E allora sì che mi avrebbe guardata con attenzione. Mi avrebbe implorata di aspettare e io l'avrei accontentato, rendendolo più grottesco di quanto potesse immaginare... "Ingen säger att jag är ful och lever för att berätta det."
    «Pensavo che avresti preferito l'onestà alla messinscena.» Dissi, fingendo dispiacere per i suoi metodi, senza, però, smettere di sorridergli. «Sembravi il tipo di persona a cui non piace essere preso in giro, un complice perfetto. Evidentemente mi sbagliavo sul tuo conto.» Feci un piccolo passo in avanti, verso di lui, per fargli vedere quanto ancora avessi il controllo della situazione. Avevo intenzione di temporeggiare, ma, ora che mi aveva detto di no, avrei potuto farmi avanti con un trucco che avevo imparato anni prima: la "porta in faccia." Gli avrei chiesto un altro favore, più piccolo e meno costoso del precedente. Ciò avrebbe dovuto fargli credere che la mia seconda proposta fosse più ragionevole e accontentarmi, ma non me ne sarei andata senza prima prendermi una rivincita.
    «Prima che me ne vada, però, rispondi almeno a una domanda. Davvero avresti preferito che io ti mentissi o ti mostrassi qualcosa di più fisico? Non sembravi uno che si accontenta di una bella presenza.» "Anche perché non sono brutta, din jävla idiot!"
    Quella frase leggermente velenosa era servita a farmi sfogare un po'. Con un po' di fortuna, avrei mosso qualche nervo e l'avrei fatto arrabbiare. Quello mi avrebbe permesso di temporeggiare e di restargli accanto. Certo, ormai, tra la prospettiva di dover andare all'area ristoro o dover passare ulteriore tempo con lui, non sapevo più che cosa fosse il meno peggio. L'unica cosa che sapevo era il fatto che non mi sarei dimenticata di lui. Gli sorrisi ancora educatamente, nonostante ciò che gli avevo appena detto, e rimasi a guardarlo, in attesa di una sua risposta, con l'intento ben celato di memorizzare quanti più particolari possibile su di lui. Prima o poi me ne sarei andata, ma non avrei dimenticato il suo affronto fino al giorno in cui non gli avrei fatto pentire di avermi definita brutta.



    «Parlato»
    "Pensato"
    «Parlato di Victor»
    «Parlato di Inés»
    «Parlato di Keira»
    «Parlato di Saki»



    Note per il lettore:
    "Ingen säger att jag är ful och lever för att berätta det." (Nessuno dice che sono brutta e vive per raccontarlo.)


    Edited by Antoil69 - 22/4/2020, 20:07
     
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    Il cenno risultò praticamente superfluo, non appena le fu detto di seguirlo lei, docile come un animaletto domestico, triplicò il suo entusiasmo in un’esclamazione che, se fosse stata materia concreta, avrebbe spazzato via Erwann. D’accordo, forse un’aliena di Marte sarebbe stata decisamente meno strana, e non sembrava nemmeno sotto effetto di sostanze stupefacenti.
    Magari era semplicemente pazza. Non era difficile assegnare un’età sulla base del suo aspetto, tuttavia più le parlava più gli sembrava di avere a che fare con una bambina affetta da ADHD; sua madre si sarebbe divertita un sacco a chiacchierarci, non erano affatto rare le occasioni in cui Katrin Kjellström sembrava addirittura più disumana di suo figlio.
    Ma proprio per questo scorcio di anormalità forse, in fin dei conti, dedicarle un po’ di tempo poteva rivelarsi un investimento accettabile. La vita era davvero troppo monotona per non svagarsi con l’assurdità delle persone. Se lo avesse annoiato non ci avrebbe pensato due volte a dirle che avevano terminato il tempo a loro disposizione, a giudicare da come si comportava era probabile che ci avrebbe creduto.
    Insomma, era persino arrivata a chiedergli se avesse un nome!
    «Ovvio che non ce l’ho.» scrollò le spalle, alzando gli occhi al cielo come se la domanda indiscreta l’avesse offeso. «Odio questa convinzione che tutti abbiano un nome. Non sarai una di quelli che credono la terra abbia forma sferica e sia popolata di esseri umani?»
    Se c’era qualcosa in cui Erwann era formidabile era trollare, forte della sua faccia da poker e della capacità di sembrare serio anche mentre sosteneva che la terra fosse piatta e abitata da rettiliani dalle sembianze umane.
    «Il Pokémon invece ce l’ha un nome, Spiritomb. Sai l’inglese? Viene dall’unione di spirito e tomba, e ti svolazzava intorno.»
    Si era fin troppo calato nella parte del troll. Se almeno avesse indossato la mascherina, che invece penzolava sulla sua giacca, alla ragazza sarebbe stata risparmiata la vista del suo sorriso sornione. Ironia della sorte, Erwann non poteva immaginare quanto le parole che aveva rivolto a Fuyuko fossero terribilmente azzeccate.
    Il sentiero li condusse molto velocemente vicino al lago, dove un duo di artisti stava cantando una inconfondibile canzone dei Queen. Per il momento Erwann mise da parte la sua poker face, stendendo un braccio nella loro direzione per indirizzare lo sguardo della sua accompagnatrice.
    «La tua ricompensa. Ti consiglio di fare una foto, non capita tutti i giorni di incontrare due persone famose.»
    In realtà non sapeva con certezza chi fossero, ma era abbastanza sicuro di averli visti più volte facendo zapping. A giudicare dalla bravura, probabilmente si trattava idol o qualcosa del genere; i giapponesi non ne avevano mai abbastanza di quel tipo di artista, beati loro.

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    «Parlato.»
    "Pensato."
     
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    «Quindi...anche tu sei invisibile?» Chiese quando seppe che non aveva un nome, un po' strano perfino per lei in effetti, ma forse anche lui aveva una famiglia come la sua...forse era maledetto anche lui? No, sarebbe stata troppo fortunata così!
    «Anche i miei genitori non volevano darmi un nome quando sono nata» Un po' lo capiva, e le dispiaceva che alla fine non lo avesse ottenuto.
    «Quindi come ti posso chiamare se non hai un nome?» Chiese, incuriosita: forse lo aveva davvero offeso e non le avrebbe parlato, un po' si dispiaceva e si sentiva in colpa per aver fatto una domanda tanto indelicata...ma ....era davvero troppo curiosa! Non credeva che avrebbe trovato qualcuno che aveva un problema simile al suo anche se sapeva ancora davvero poco di lui, quindi forse si stava facendo film inutili...dall'odore sembrava umano...ma che sciocchezza...anche gli umani potevano essere maledetti, lo sapeva anche lei.
    «Be'...da quel che so è così...ma non c'è nulla i male ad avere un'opinione diversa, credo che in qualche universo alternativo ci possa essere una terra non sferica» Non sapeva se effettivamente aveva ragione, forse quel ragazzo non usciva come lei da tanto? Stava trovando troppe affinità nella sua testa, ed era strano, molto strano, ma la cosa lo incuriosiva sempre di più..insomma, stava parlando con una persona! Era qualcosa di emozionante!
    «E poi non possiamo saperlo, ma possono esistere tante altre razze che noi non vediamo!»
    Tipo le fate, i folletti, i fantasmi...se esistevano le maledizioni dovevano esistere per forza anche loro, solo che non potevano vederli giusto? Sembrava un ragionamento che filava, anche se dubitava che esistessero veramente sebbene la maledizione era reale nella sua vita.
    Quando poi le disse il significato del pokemon le venne quasi un colpo al cuore: allora era tutto vero! La maledizione era reale! Perfino quel pokemon le stava dando un presagio di morte! La cosa non la rese molto felice, anzi, probabilmente un po' d'ansia le era arrivata, sebbene cercava di dissimularla in modo maldestro.
    «E....e...e se appare significa qualcosa?»
    Arrivarono camminando verso un punto in cui sentì una canzone che aveva già sentito da qualche parte, non le era nuova, e le piaceva davvero tanto: rimase stupita da ciò che gli disse dopo...quello un po' l'aveva rallegrata, la sua ricompensa! E forse paradossalmente conosceva anche il duo di artisti che stava cantando, anche se doveva ancora informarsi molto su un sacco di cose...non poteva sapere tutto, sopratutto se doveva conoscere tante altre cose nel frattempo.
    «Ti ringrazio» Disse, sorridendogli felice. Almeno c'era qualcosa di positivo dopo l'apparizione dello spiritomb ! «Sembri sapere un sacco di cose....sei andato a scuola?» Chiese, sempre più curiosa, senza risparmiarsi anche le domande più basiche, dopotutto lei voleva sapere tutto quello che poteva, e se qualcuno le rispondeva era anche fin troppo felice.


    «Parlato»
    ''Pensato''

     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
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    Ignaro di essere sulla lista dei potenziali spuntini di Kyoko, Alexandre continuò a sorseggiare il suo frappè camminando affianco alla ragazza. L'atmosfera, ora che si erano allontanati dalla ressa della zona ristoro si era fatta un po' più tranquilla, ed il vociare altrui era stato sostituito da una leggera musica, diffusa per il parco probabilmente da degli amplificatori piazzati chissà dove.
    La giovane ragazza dai capelli biondi confermò la sua supposizione, anche se era stata più una domanda che altro: era la prima volta che visitava quel giardino in particolare, insomma, proprio come lui.
    Il che lo rincuorava un po', almeno se si fossero persi avrebbero fatto la figura dei cretini insieme.
    Il particolare che attirò l'attenzione del ragazzo dai capelli arancioni fu però la menzione del "arrivata a Tokyo" da parte della bionda. Era, dunque, straniera anche lei? Alexandre lo aveva sospettato all'inizio, proprio per via del colore della sua chioma (e un po' perché aveva uno strano accento), ma la menzione del nome gli aveva fatto cambiare idea, ed aveva piuttosto pensato che fossero i capelli ad esser stati tinti.
    «Ah, in realtà l'ho visto anche io per parecchi anni di seguito.» disse, prendendosi il suo tempo per rispondere. Sembrava solo un coming out più facile da fare. «Sono francese per metà. — asserì. — Beh, suppongo qualcosa si potesse intuire dal nome. Mia madre è giapponese e ormai vivo qui da circa sei anni. Studio, lavoro, sai queste cose qua.» spiegò, cercando di rimanere il più sintetico possibile per non rischiare di annoiarla.
    Le paranoie lo accompagnavano sempre e comunque.
    Lui, il suo primo hanami lo ricordava bene: era stato in un periodo molto brutto e cupo della sua vita. Appena arrivato in Giappone, il trauma di Julian alle spalle, non faceva altro che studiare da mattina a sera per impedire al suo cervello di pensare ad altro.
    Aveva appena ventidue anni, e era stata sua madre, preoccupata per la sua salute fisica e mentale, che lo aveva letteralmente preso di peso e portato a vedere i ciliegi in fiore proprio al parco di Ueno. Ed era stato davvero un toccasana per la sua anima, tanto da convincerlo a tornarci spesso anche gli anni successivi. Motivo per il quale alla sua menzione da parte di Kyoko si lasciò sfuggire un sorriso nostalgico.
    «Comunque è la prima volta che vengo qui. Ci sono passato vicino ogni tanto, ma sempre da fuori.» aggiunse, scrollando le spalle, cercando di ricordare. Non passava molto spesso da quelle parti.
    Frattanto, la sponda del lago aveva incominciato a mostrarsi agli occhi dei due: i ciliegi si specchiavano sulla superficie dell'acqua che rifletteva anche la luce soffusa proveniente dalle lanterne, le quali, quasi timidamente, facevano capolino fra i loro rami.
    Era un bello spettacolo ed, in effetti, c'erano parecchie persone. Alexandre fissò incantato quello scorcio di paradiso che avevano appena iniziato ad intravedere. Certo, c'era la questione che lui si sarebbe volentieri tuffato in acqua noncurante dell'ora, del giorno e della situazione, ma si riscosse appena in tempo per finire con le sue domande. «Tu non sei di Tokyo? Kyoko è un nome giapponese, però... giusto?»

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    HEDVIG FORSBERG
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    VICTOR KRIEGER🌸👥
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    31 Y.O
    Il fatto che quella ragazzina non fosse scappata con la coda fra le gambe le faceva onore, ma il suo continuo blaterare stava innervosendo Victor.
    Di cosa stava parlando? Un complice? Lui, che era il perfetto esempio di individualismo incarnato?
    Hedvig probabilmente non aveva nulla di sbagliato, Victor ne era consapevole, sapeva di essere lui quello sbagliato, tuttavia quella era la sua natura e lui non aveva modo di cambiarla. Non poteva gestire la rabbia e l'irrequietezza che lo consumavano, se non essendo schietto, allo stesso modo non poteva essere socievole quando la sua natura non lo era. Era l'aguzzino di sé stesso, ne era sempre stato consapevole, ma era un lato sadico di sé che non sapeva non abbracciare.
    Lui aveva tentato di liquidarla con la sua solita avarizia verbale, cui lei aveva risposto con un sorriso alquanto criptico e, per certi versi, sarcastico: era ovvio che ci tenesse a non dargliela vinta ed era ovvio anche che ci tenesse a farlo presente. Victor non era un dodicenne ed era più che perfettamente in grado di comprenderlo. Alla vista di quel sorriso felino non poté che espirare pesantemente, manco fosse un toro prima della carica. Ogni occasione per lui era buona per far partire una rissa: uomini, donne o ghoul poco importava. L'unica cosa a fermarlo era la presenza di sua sorella dall'altra parte dello schermo, che non sarebbe stata per niente contenta di vederlo perdere le staffe, motivo per il quale - nella sua ignoranza che la aveva identificata come una normale ragazza umana poco più che adolescente - decise di regalare una sorta di bonus alla bionda, una seconda occasione. La folgorò di nuovo, e pur non dicendo niente di esplicito il suo sguardo parlava da solo: "non ne vali la pena", c'era scritto. Tutto quello non valeva il suo tempo.
    «Sbagli.» replicò, sintetico e sbrigativo come di sua abitudine. Aveva sentito il discorso, ma non era certo di averlo ascoltato del tutto. Di una cosa era certo però, qualunque cosa avesse detto era impossibile che lui fosse nel torto, quindi a sbagliare doveva essere per forza lei.
    «E anche fosse, non ti riguarda.» aggiunse, voltò per un attimo la testa in direzione della strada e poi riprese a fissarla come se nulla fosse successo, come se quel sorriso non fosse mai esistito e come se lui non avesse una voglia mortale di prenderla per il collo e sollevarla da terra per poterla fissare dritta negli occhi senza dover guardare in basso.
    Il punto era che, in realtà, Victor era esattamente il tipo che si accontentava di una bella presenza. Anche perché secondo il suo parere le donne servivano ben a poco altro. Era un uomo molto chiuso e quadrato nei suoi standard e si aspettava che esse mantenessero una certa condotta, sempre e comunque, altrimenti non erano donne, ma cose con tali fattezze. Inutili.
    E se ve lo state chiedendo, gli standard erano quelli di sua sorella, sì.
    «Se ora hai finito, sono certo che le tue amiche abbiano aspettato abbastanza.» ringhiò, prima di riporre il telefono, ancora attivo sulla video-chiamata, in tasca e andare a tirarsi su la manica sinistra della giacca: essa scoprì un massiccio orologio analogico d'acciaio, dal colore argentato. Era un modo carino e gentile per farle capire che, in ogni caso, lui aveva aspettato abbastanza. «Vorrei dire che è stato un piacere, ma mentirei.» aggiunse poi, mostrandole un sorriso... che di sorriso non aveva proprio niente, era un ghigno a tutti gli effetti. Si portò la mano destra al cappello nero che aveva in testa e se lo tirò sugli occhi, prima di voltarsi e dare le spalle alla ragazza, per poi cominciare a camminare nella stessa direzione verso cui aveva volto il viso poco prima.
    Aveva bisogno di allontanarsi in fretta e sentire come stesse Momo.
     
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    Dalle coccole della mia Delilah ♡

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    Kaoru
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    VICINO ALLA SPONDA DEL LAGO

    NEKU (KOHAKU KIRISHIMA)🌸
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    Cosa c'è di meglio di ricevere una domanda tecnica sul proprio lavoro? Venire ascoltati con reale interesse, cosa che l'attore stava realmente facendo, totalmente rapito dalle sue parole e indugiando sulla mano con la quale aveva indicato la posizione del proprio diaframma; sì, Kohaku si sentì galvanizzata, quella serata tra i ciliegi stava dando più soddisfazioni di quelle che si aspettava.
    Altra nota positiva: Kaoru decise di mettersi "in gioco" e accettò l'invito a quel duetto senz'altro inedito, certo Kohaku aveva giocato sporco andando a suonare una canzone che sapeva sarebbe piaciuta all'attore - anche se non immaginava quanto gli piacesse realmente - ma era anche una tattica perché potesse sentirsi più tranquillo con un testo che poteva conoscere e la dizione in inglese che aveva studiato ed esercitava molto bene.
    Il duetto in sé venne fuori splendido: era più che ovvio non si stesse parlando di due professionisti, neanche gli si chiedeva questo, ma Kaoru si era comunque destreggiato bene tutto sommato, in più la sua voce le piaceva, aveva un bel suono già nel parlato, nel cantato migliorava soltanto. A duetto finito sospirò appena, colma di gioia: si era divertita tantissimo a cantare con lui! Gli avrebbe chiesto di andare avanti tutta la serata, ma anzitutto sicuramente aveva i suoi impegni, e poi non poteva certamente reggere i ritmi di chi è abituata a cantare e ballare su un palco in contemporanea, mancava l'allenamento, il fiato, senza contare che non poteva e non doveva mettere sotto sforzo esagerato le corde vocali. Magari una prossima volta gli avrebbe chiesto un altro duetto, chi lo sa, magari per allora avrà preso serie lezioni di canto? La sua carriera era in pericolo? Ironie a parte, Kohaku sorrise e s'inchinò agli applausi ricevuti ringraziando con gioia il piccolo pubblico che man mano era cresciuto, felice del fatto che stessero acclamando equamente entrambi.
    « Grazie a tutti, ma vi prego... fate con me un altro applauso a questa splendida artista e alla sua gentilezza. Grazie, NEKU. » fu ciò che Kaoru disse agli spettatori con tanto di inchino rivolto a lei, lei che arrossì appena, sorridendo con gioia: insomma, uno dei suoi attori preferiti la conosceva, le aveva chiesto consigli, aveva cantato con lei e ora le aveva fatto dei complimenti chiedendo che la applaudissero... Cosa poteva chiedere di più da quella serata? (oltre che il suo russo preferito facesse capolino con un mazzo di fiori e le proponesse di sposarlo, ma rimaniamo su qualcosa di realizzabile magari)
    « Ma no, figurati. Anzi, grazie a te per esserti messo in gioco! Mi ha fatto molto piacere cantare con te. Signori, Kaoru Izumu! » sorrise indicandolo agli altri dopo aver ricambiato l'inchino, e dopo un altro giro di foto poté riprendere l'acqua anche lei e prenderne qualche sorso con una certa soddisfazione. Intanto ascoltò con una certa curiosità le impressioni dell'attore, e una volta mandato giù l'ultimo sorso preso e chiusa la bottiglia, ridacchiò appena.
    « In realtà è tutta questione di esercizio, a furia di farlo ti esce naturale. A proposito di cose naturali, adoro la tua voce Kaoru-san! Non vedo l'ora di sentirti cantare ancora, se non sbaglio volevi intraprendere anche questa carriera, no? In caso, ti prego fallo. » gli sorrise entusiasta, arrivando alla fine quasi sussurrando come fosse un importante segreto, dunque ridacchiò nuovamente. Al suo invito poi quasi cadde dalle nuvole: gli aveva dato quei consigli perché le piaceva molto parlare dei tecnicismi del suo lavoro, e soprattutto perché le faceva piacere aiutare, non si aspettava di certo nulla in cambio! Anche se lei era nella sua stessa situazione, a parti inverse: stava studiando recitazione per arrivare a fare anche l'attrice e la doppiatrice, se potesse ricevere consigli da qualcuno di grande come Kaoru Izumi sarebbe incredibile per lei. Non voleva approfittarsi della bontà dell'attore, ma come poteva lasciarsi scappare un'occasione simile? Ma magari non in quell'occasione con quel gruppo di persone che aspettavano solo di sentire un'altra canzone. Quindi l'alternativa era...
    « L'ho fatto con piacere in realtà, tenderei a declinare la tua disponibilità di solito, ma c'è che sto studiando recitazione e sarei una gran bugiarda a dirti che non mi piacerebbe ricevere qualche dritta da uno dei miei attori preferiti. » spiegò con un filo di tensione: la faccia tosta di Kohaku era leggendaria, il povero Lazar ne sapeva più che qualcosa, ma un conto era provarci spudoratamente con un ragazzo, un altro era chiedere il numero di telefono a un attore famoso insomma.
    « Quindi... Posso chiederti di scambiarci il numero di telefono? O di sentirci in privato in qualche modo, mi piacerebbe tanto parlarti ancora, magari con più calma. » chiese infine dimostrando nonostante la tensione che la sua faccia tosta era più preoccupante di quel che si pensava. Dopo questa, o non avrebbe mai più avuto a che fare con Kaoru Izumi o aveva fatto jackpot, non c'erano vie di mezzo.


    Anche se in ritardo, grazie mille Anto! ç///ç
    Mi piace molto l'attenzione ai dettagli, tanto che ho pensato a una canzone dei Queen che potesse essere cantabile anche da chi non è un cantante di professione come in questo caso il buon Kaoru, quindi ho cercato una versione acustica e in qualche modo sono riuscita çwç Niente, sono felice che sia stato notato, grazie ancora! ç///ç
     
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    Esercizio per ricordare tutto o meglio farlo diventare naturale.
    A quel primo discorso aveva annuito, poi trattenne il fiato per non esternare il gridolino che gli stava salendo in gola. Lei adorava la sua voce?! AAAAAAAAAH!!
    Si strinse invece un po' nelle spalle, sorridendo con un leggero imbarazzo per un apprezzamento del tutto inaspettato, e ritrovarsi ad annuire ancora mentre veniva chiesta conferma su quanto era stato anche accennato sui social.
    «D'accordo, lo farò, ma se qualcuno si dovesse offendere, ti darò la colpa.»
    Non era serio, dal tono divertito, l'espressione sorridente e l'occhiolino che le fece era più che evidente stesse scherzando, se non altro sull'ultima parte. Sul provare seriamente ad entrare anche in nell'ambiente musicale, ormai le decisioni erano state prese e con Reika doveva solo trovare il giusto insegnante che potesse seguirlo.
    Più seriamente aveva pensato di offrire qualcosa in cambio, gli sembrava più che giusto almeno dare la sua disponibilità vista la gentilezza della ragazza, che si vedeva chiaramente essere molto appassionata dell'argomento e non semplicemente in quanto lavoro. Parlare di una professione era ben diverso dal parlare di una passione: nel secondo caso c'era molto più coinvolgimento, gli occhi brillavano e la voce aveva una particolare vibrazione calda. Kaoru la riconosceva in se stesso in particolare quando parlava dei suoi gatti e di un certo collega/rivale/tizio sul poster nell'armadio.
    La cosa migliore era, a conti fatti, che alla fine poteva ricambiare il favore nello stesso modo, con qualche dritta su quella che era la sua professione, a cui comunque si dedicava con naturale passione o non sarebbe riuscito a interpretare certi ruoli.
    Ah! Lasciarsi scappare l'occasione di avere il numero di NEKU?! GIAMMAI!
    Istintivamente recuperò il telefono.
    «Mi sembra perfetto, potremmo anche incontrarci per un caffè e parlare con più tranquillità.»
    Din din din din din din din, jackpot per Kohaku!
    Quindi scambio di numeri e già che c'era Kaoru aggiunse anche lo username del suo account privato - quello con una moltitudine di foto dei gatti - e relativa possibilità di chattare. Di più decisamente non si poteva fare, anche perché la serata non poteva andare tutta spesa in conversazione tra loro due e non voleva distrarre oltre la cantante dall'occasione di poter suonare ancora immersa nello scenario fornito dallo yozakura.
    Nei suoi programmi c'era di restare ancora magari per una o due canzoni, salutarla e riprendere la sua passeggiata nel parco per vedere se riusciva a trovare qualche altro soggetto. La speranza era l'ultima a morire, anche se dubitava fortemente di essere tanto fortunato da incrociarlo proprio in quel parco, di tutte le alternative a disposizione durante quel periodo dell'anno.
    Sapeva di essere fortunato, ma non così tanto.



    ---------------------------


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    TADASHI
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    Ah già, le tante delusioni, le persone che finivano con il non mantenere promesse, il descriversi come grandiosi e poi crollare miseramente quando era ora di dimostrare la concretezza delle parole sparse in giro...
    «Ecco perché non intendo creare aspettative, così non posso deluderle.»
    Risposte vaghe, suggerimenti sul provare per sapere e l'interesse a portare la conversazione su quella che era stata la frase perfetta di Tadashi per ottenere la risposta che An voleva. Sì, lo aveva fregato, ne era consapevole.
    «Meglio i fatti delle parole, così anche non si toglie l'effetto sorpresa, nel caso ci fosse.»
    Non dava per scontato di avere il potenziale per farlo, si considerava una persona normalissima, salvo forse per mentalità. Non gli interessava neppure apparire migliore della massa o degno di aspettative che in ogni caso andavano a formarsi proprio nel premere sul lasciare il dubbio. Uno si poteva fare tutte le idee del caso in quel modo, dalle migliori alle peggiori, in conclusione perciò poteva comunque avere un effetto sorpresa positivo o negativo. Era, per An, divertente quando le chance restavano equilibrate e quindi ogni supposizione portava solo ad altre supposizioni.
    Peccato non poter rispondere subito a quella domanda - ma anche no - e subire invece tanto le esternazioni romantiche, giustamente a tema, di una coppietta adorabile, quanto le esternazioni di Tadashi che lo fecero ridere piuttosto di gusto.
    «Il prossimo anno sarà davvero il caso ti trovi un bell'albergo in cui rifugiarti.»
    Di lusso, naturalmente, con anche qualcuno ad intrattenerlo e pagare ovviamente ogni spesa. Stavolta non si era offerto neppure per scherzo, da lì ad un anno poteva trovarsi chissà dove e, appunto, promesse senza certezza non le faceva neppure per gioco.
    «Comunque... so usare piuttosto bene il computer e me la cavo in programmazione... reggo abbastanza bene l'alcol, mi diletto di cucina e... sono abbastanza bravo a rilassarmi»
    Ah, forse Tadashi non intendeva esattamente in quel senso, ma non era stato specifico nella domanda e soprattutto An non intendeva fornire risposte a riguardo in quell'occasione.
    «So anche spendere soldi per cose che valgono davvero e godermi i vini di pregio.»
    Fissò il bicchiere e i riflessi di luci rosse e sulla sua superficie, con un leggero accenno di risata a labbra serrate.
    Davvero esisteva gente tanto sciocca da cascare su simili domande e snocciolare vanterie per guadagnarsi attenzione, rispetto o che altro? Per poi probabilmente cadere rovinosamente appena raggiungo il momento di dimostrarle.
    «Se però la domanda è riferita ad argomenti più specifici, diciamo da camera, temo dovrai aspettare per una risposta. L'ho detto che non intendo creare aspettative e preferisco i fatti alle parole. Puoi anche pensare sia perché ho poca stima di me, più bassa è la tua aspettativa e meno potrei deluderti, perciò va bene.»
    Stavolta non gli aveva lanciato la possibilità di sfidare il suo orgoglio, immaginava non ci sarebbe cascato di nuovo in un tranello simile, anche se ci provava un certo gusto a deludere quel genere di possibile aspettativa.
    Quella punta di superiorità accennata ogni tanto da Tadashi e il conseguente fastidio non del tutto mascherato per non aver ottenuto la risposta che desiderava, sì, ad An piacevano. Promettevano bene.



    ---------------------------


    SPEAKING TO
    EÄRENDIL
    LOCATION
    GREEN ZONE

    ONISHI SHINSUKE🌸
    TYPE
    CCG

    AGE
    25 Y.O
    «E non hai paura.»
    Aveva scosso la testa. Non era una domanda, ma si sentiva in dovere di dare una qualche conferma.
    Così come aveva deciso di proporre quel giro insieme e, in caso poi non avessero trovato nulla di davvero meritevole, o incontrato alieni ostili da cui scappare, aveva qualche dolcetto da condividere per risollevare il morale.
    «Kibi, mitarashi e hanami dango, ho fatto una piccola scorta prima di venire qui.»
    Quelli piccoli e soffici, senza ripieno; quelli sullo stecchino e glassati; quelli tradizionali del periodo. Si trattava bene, cosa sensata dato che si concedeva sfizi di quel genere solo ogni tanto, con la filosofia del farlo al meglio possibile in quelle occasioni, così da soddisfare le gole e non esserne influenzato per un po'.
    Condivideva in parte anche la filosofia legata a quel proverbio. Hana yori dango.
    Apprezzava la bellezza, rappresentata dai fiori in boccio, ma concordava su quanto la concretezza veniva prima. Se poi c'erano entrambe, tanto di guadagnato, ma dovendo scegliere anche lui, molto probabilmente, avrebbe preferito i dango.
    Soddisfatta anche la curiosità sulle caramelle offerte, preferì presentarsi quantomeno per non restare un perfetto sconosciuto e scoprire almeno il nome di chi aveva davanti. Da parte sua erano stati detti nome e cognome più per abitudine che per aspettativa di fama, considerato anche quanto non gli interessasse essere riconosciuto solo per il nome di famiglia. Certo, questo Eärendil non poteva saperlo, come non poteva sapere che, per quanto poco semplice, non era un nome così sconosciuto per Shinsuke. Aveva però assottigliato lo sguardo, rivangando nella memoria quanto legato a quel nome.
    «Eärendil... La stella della speranza.»
    Sempre se ricordava giusto, era passato un po' da quando aveva letto le opere di Tolkien, ma era certo fosse il nome del padre Elrond, signore di Imladris... etc, etc. Nulla da togliere anche all'altro nome, le varie leggende del ciclo arturiano erano facili da reperire quanto i romanzi ambientati tra Valinor e la Terra di Mezzo.
    «Ai tuoi genitori deve piacere molto la letteratura.»
    Supposizione, ma aveva deciso di esternarla anche per ingannare quella pausa di riflessione, forse anche per far intendere che, per quanto particolari, non gli erano del tutto sconosciuti. Come se non fosse stato abbastanza chiaro in precedenza.
    Il dondolarsi sul posto del ragazzo cessò all'improvviso, sembrava aver deciso il da farsi.
    «Immagino dovrei uscire anch’io a fare quei quattro passi di esplorazione. Ti va davvero di stare con me?»
    Non si limitò naturalmente ad annuire in risposta, notando come nel corso del tempo fosse anche un po' diminuita quella tensione da gattino pronto alla fuga.
    «Direi di sì. A te va di farmi compagnia per esplorazione e dolci?»
    Continuava a rivolgergli il più rassicurante dei suoi sorrisi, sperando di ottenere una risposta affermativa abbastanza convinta e poter quindi avviarsi nella direzione dello scorcio descritto poco prima. Certo non sarebbe stato davvero un avanzare in un territorio alieno e allontanandosi troppo, prima o poi l'area futuristica avrebbe cominciato a perdere la sua aura per riprendere i toni notturni del parco, ma questo non avrebbe fermato quella visione di fantasia, se portava più pace che agitazione.

     
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    Alexandre Romain De Lacroix
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    Blue Area - Lake


    Kyoko Ishikawa 🌸
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    GHOUL

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    21 Y.O
    Fu una sorpresa per Kyoko sapere quanto avessero in comune lei e Alexandre.
    All’apparezza era il tipico gaijin venuto in Giappone per ammirare la bella terra del Sol Levante, in particolare durante quel periodo dell’anno. I tratti caucasici e l’abbagliante tonalità dei capelli avevano tradito la ragazza sulle reali origini di Alexandre, che invece si scoprì essere un mezzo giapponese. Il suo accento discutibile era dovuto alla sua lunga permanenza all’estero. Si era trasferito nello stesso periodo in cui lei era andata a vivere dal padre, avevano calpestato la grande isola del Kanto per gli stessi anni.
    Queste curiose coincidenze spinsero la ghoul ad ascoltare con attenzione l’impacciato discorso del ragazzo, gli occhi neri scrutavano il volto disteso di lui, quasi dimentica della bellezza che li circondava. In cuor suo Kyoko credeva che lui potesse capirla: essere lontano dal nido in cui si è cresciuti, interfacciarsi a un mondo totalmente diverso dalla realtà a cui si era abituati. Forse Alexandre non veniva dalla campagna -e di questo Kyoko ne era convinta, sembrava un damerino fatto e finito, ma non poteva che sentirsi vicina a lui.
    «Sei davvero mezzo giapponese? Non l’avrei mai detto!»
    Lo stupore nella sua voce della ragazza era genuino. Lei non era mai uscita dal Giappone e di stranieri, in particolare a Nanjo, non ne aveva mai conosciuti molti. Se fosse riuscita ad entrare nella nazionale nipponica allora sì che avrebbe girato il mondo e conosciuti tanta gente straniera!
    Anche per lui era la prima volta lì e i due si stupirono all’unisono della bellezza di quel parco: il rosa dei fiori si rifletteva sulla superficie del lago ed i petali, posandosi sul pelo dell’acqua, creavano cerchi concentrici perfetti. Kyoko si fermò ad ammirare quella visione rara che solo l’Hanami poteva creare. Arrivò in quel momento la domanda di Alexandre, tanto titubante per non risultare indiscreta, che fece sorridere la ragazza. Poteva capire perfettamente il perché di quella confusione: capelli biondi e giapponesi non vanno molto d’accordo.
    «Sì, giapponese al cento per cento! Ma non sono di Tokyo, anche se ci sono nata. Ho vissuto per tanti anni da mia madre, a Okinawa, e poi sono venuta a vivere da mio padre. Sono passati tanti anni ma ancora Tokyo mi sembra grande e caotica, non trovi anche tu?»
    Voleva avere la conferma di non sentirsi un pesce fuor d’acqua. Non da sola almeno.
    I due ripresero a passeggiare e, non molto lontano da loro, una piccola folla si era radunata, forse per vedere qualche gioco di luce particolare. Kyoko non ci fece molto caso, continuando a prestare attenzione al suo interlocutore, mentre una Onigiri scocciata faceva i capricci nel suo trasportino.
    «Che lavoro fai? E’ raro che degli stranieri si trasferiscano qui per lavorare, dicono sia molto difficile.»

     
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    Snezhnaya

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    Fuyuko Enaga
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    Sponda del lago

    Erwann Hræsvelgr🌸
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    19 Y.O
    “Quindi...anche tu sei invisibile?”
    La ragazza aveva deciso di reggergli il gioco, rendendolo automaticamente meno divertente. C’era molto più diletto nelle espressioni stralunate di chi sbirciava fuori dalla propria scatola senza avere il coraggio di uscirne, una sorta di limite autoimposto che faceva sentire Erwann dall’altro lato del vetro. Un po’ come il visitatore di uno zoo che osservi e venga a sua volta osservato da un animale dotato di curiosità, ma privo di spirito critico.
    Ecco perché quando gli altri allungavano un po’ troppo il collo fuori dalle loro scatole tutto diventava più interessante, ma anche meno divertente. You had my curiosity di troll, now you have my attention di antropologo in erba. Semplice e lineare, nessun bisogno di ulteriori spiegazioni.
    “Anche i miei genitori non volevano darmi un nome quando sono nata”
    Se solo non avesse avuto l’espressività di un canide (tranne quando catturava Pokémon e ascoltava castronerie di livello Terra Piatta), avrebbe mostrato un certo apprezzamento per la risposta pronta. Non era la prima volta che qualcuno provava ad assecondarlo, ma servivano una certa dose di fantasia e scioltezza per ribattere con tanta nonchalance.
    Ovviamente il sospetto che la ragazza stesse dicendo la verità non gli passava neanche per l’anticamera del cervello.
    «Non penso sia necessario assegnare un nome a qualunque individuo passeggero nella nostra vita, usa la tua memoria a lungo termine per qualcosa di più utile.» avrebbe potuto metterci più tatto nell’affermare che non si sarebbero mai più rivisti dopo quel breve incontro, dal momento che la ragazza appariva piuttosto entusiasta, ma non sarebbe stato da lui. «Chiamami tu, come sto facendo io con te.»
    In realtà lui l’aveva denominata strana creatura umana che per qualche ragione ha eseguito gli ordini di uno sconosciuto, e forse le avrebbe anche dato un secondo soprannome: strana creatura umana che vaneggia su universi paralleli, razze non meglio identificate e significati nascosti nell’apparizione di personaggi di un videogioco. Sospirò: c’era un limite anche alla quantità di assurdità che Erwann poteva ascoltare in una sola giornata. Non si sarebbe messo a dibattere sull’esistenza di creature sovrannaturali e universi paralleli nel bel mezzo della celebrazione degli hanami, per quanto non sentisse alcun trasporto verso la tradizione giapponese, ma dopo aver ricevuto un sorriso inutilmente grato dalla ragazzina si sentì in dovere di esprimere almeno un briciolo la sua opinione.
    Attese che la performance terminasse, dopodiché incrociò le braccia al petto, ignorando la domanda sulla scuola, che gli sembrò un insistere sullo scherzo di prima, per passare subito al sodo.
    «Fantasmi, universi paralleli, presagi di sventura… scherzi a parte, se devo dire la mia, nonostante la curiosità verso l’inspiegabile sia tipica dell’essere umano e senza di essa non avremmo raggiunto il nostro attuale grado di conoscenza, non sono interessato a ciò che non posso vedere. A meno che non si tratti dei batteriofagi, i batteriofagi sono davvero fighi.» e per sottolineare il concetto annuì alle sue stesse parole: amava il suono della sua voce. «Quel che voglio dire è che il mondo è pieno di cose perfettamente visibili degne della mia attenzione e non mi basterà una vita per studiarle tutte. Quindi devo avere chiari e miei obiettivi e sfruttare al meglio il tempo a mia disposizione, altrimenti so già che mi rivolterò nella tomba, diventando l’ennesima assurdità paranormale.»
    La piccola folla cominciava a disperdersi, in effetti cominciava ad essere ora di cena...

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    «Parlato.»
    "Pensato."
     
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    19 Y.O
    Moltissimi dei volti famosi dal vivo erano costretti a mostrare una facciata accomodante, un sorriso gentile, tutte cose che magari nella realtà di tutti i giorni, quella lontana dai riflettori, non li riguardava affatto: spesso il mondo dello spettacolo dava alla testa ai più, portandoli all'esaurimento nervoso per via dei molti, spesso troppi impegni; tuttavia c'erano delle eccezioni, e se Kohaku non voleva peccare di presunzione inserendosi da sola nella categoria, poteva tranquillamente inserire Kaoru Izumi: come attore era molto bravo, certo, ma si vedeva quando c'era della reale emozione, la si vedeva dagli occhi accesi di emozione nel sentirsi fare complimenti da lei, cosa che rese lei ancor più felice di riflesso. Rise poi allo scherzo dell'attore, prontissima a rispondergli spavaldamente che chiunque avesse provato ad attaccarlo doveva fare prima i conti con lei. Kohaku la leonessa, certo certo.
    Ad ogni modo, ben presto fu il suo turno di rivolgere all'altro uno sguardo colmo di emozione quando Kaoru non solo le dette il numero di telefono ma anche lo username del suo account privato, dove avrebbero potuto sentirsi via chat e magari andare a prendere un caffè per parlare con più tranquillità. Aah, era così difficile contenersi dal saltellare con tanto di gridolini felici talmente alti da raggiungere gli infrarossi...! Beh, magari i pipistrelli della zona avrebbero potuto farle i loro complimenti, la frequenza era benissimo quella. Ma comunque, Kohaku si segnò tutto con un sorriso emozionato, fornendogli a sua volta il proprio account privato, dove praticamente shitpostava raccontava dei suoi drammi d'amore verso il ragazzo della sponda sbagliata. A tal proposito, avrebbe dovuto dirlo a Lazar! Magari si sarebbe ingelosito-- no. No, per niente, anzi avrebbe gioito davanti all'eventuale scaricamento di palla al piede. Ripensandoci non l'avrebbe affatto detto a Lazar.
    « Mi farebbe un sacco piacere! Grazie mille Kaoru-san, ora però torno al mio piccolo pubblico. Grazie ancora e buona serata. » dovette congedarsi la più bassa e con un inchino tornò alla sua postazione, dove prese un altro sorso d'acqua e si riaccomodò allo sgabello, prontissima a suonare ancora, stavolta qualcosa di giapponese.
    Aveva deciso che avrebbe continuato a suonare fino a che il piccolo pubblico non si fosse diradato, o semplicemente fino a tardi; in realtà non lo sapeva neanche lei, sapeva solo di aver voglia di cantare ancora.
    Così avrebbe realizzato questo suo desiderio.
     
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    ERWANN HRÆSVELGR
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    Area 1- Blu (Sponda del lago)


    Fuyuko Enaga 🌸
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    «Questa cosa mi sembra familiare...» Sospirò, lei stessa era un individuo passeggero, e probabilmente doveva averlo capito anche l'altro, o almeno era ciò di cui si stava convincendo la ghoul.
    E poi aveva una memoria da sfruttare per altri 3 anni, poteva farcela a ricordare tutto quello che voleva, insomma...sperava. Restò piuttosto confusa a ciò che gli disse...com'è che doveva chiamarlo?Tu? O non aveva capito? Forse le stava indirettamente dicendo che poteva inventarsi un nome per lui? Un soprannome? Non aveva mai dato un soprannome a qualcuno...che scelta ardua.
    «Uhmm....ti potrei chiamare ''α''» Forse non era esattamente quello che intendeva...le aveva detto qualcosa però su ''α Canis Ma...'' qualcosa....non ricordava esattamente ma poteva essere una soluzione.
    «È una sola lettera, non occuperà molto spazio nella mi memoria a lungo termine» Disse, sorridendo, come se avesse trovato la soluzione...in effetti il pensiero che sarebbe stata la prima e ultima volta che si sarebbero visti un po' le dispiaceva, forse se avesse avuto più tempo sarebbero potuti essere amici: sapeva di farsi troppi film mentali con persone che neanche conosceva, ma oramai le veniva naturale e con troppa facilità farlo.
    Ascoltò però tutto ciò che il ragazzo le disse, e vi trovò qualcosa di vero alla fine di quelle parole, in qualche modo era quello che stava cercando di fare lei...cercava di avere degli obbiettivi chiari, perchè non aveva abbastanza tempo.
    «Sono d'accordo...le persone alle volte hanno davvero poco tempo, per questo neanche io ho intenzione di sprecare un singolo giorno...anche se so già che probabilmente mi rivolterei comunque nella tomba» Nel vero senso della parole nel suo caso...ma sarebbe stata già morta probabilmente: continuava a credere che le maledizioni esistevano, e quindi forse una parte di quelle leggende era vera...fu sollevata però dal sapere che almeno l'altro poteva vivere serenamente senza sapere che cose terribili ci fossero!
    Notò anche lei che, una volta finita l'interessante e curiosa esibizione, molti iniziavano già a diminuire attorno a loro...e così istintivamente guardò l'orologio...cavolo era tardissimo! Doveva assolutamente tornare a casa!
    «Io...devo davvero andare adesso!» Non avrebbero potuto ammazzarla perchè non era ancora il momento, ma di certo sarebbero stati molto preoccupati!
    «Ho fatto tardi...però ti ringrazio davvero per il regalo! Non lo dimenticherò mai!» Aveva detto, sorridendogli, certa che quella sera le sarebbe rimasta impressa nella mente fino alla fine.
    Era sicura che la sua memoria sarebbe durata abbastanza da ricordare quell'Hanami così particolare.


    «Parlato»
    ''Pensato''




    SPEAKING TO
    An
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    Area 2 - Rossa


    Tadashi Satou 🌸
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    GHOUL

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    27
    Non poteva dire che aveva le sue motivazioni, non creando aspettative...ma la cosa gli bruciò particolarmente: di nuovo, era stato fregato. A lui non piaceva essere fregato così, di solito aveva il pieno controllo del gioco, ma visto che non riusciva ben ad identificare An che tipo di persona fosse, con quelle uscite lo metteva in confusione.
    «Mmm...capisco...»
    Dentro però stava ribollendo, eccome, e non c'entrava il fatto che fossero in un'area rossa, proprio in tema con quello che stava provando in quel momento, sebbene risultava molto azzeccata.
    Su una cosa però doveva dargli ragione: meglio i fatti delle parole, su quello lo trovava assolutamente d'accordo...era facile parlare, dimostrare era decisamente più complicato.
    «Alle volte le sorprese non sono sempre belle»
    Aveva detto, con l'obbiettivo di punzecchiare l'altro visto come stava riuscendo a tenergli testa quella sera, con grande scombussolamento di Tadashi.
    Gli scappò quasi una risata, forse gli avrebbe dato un atteggiamento troppo superbo, ma al momento non gli importava poi molto.
    «Già...sicuramente mi organizzerò in un altro modo, non ho intenzione di passare un'altra serata in un posto del genere...troppo zucchero forse si scioglie troppo in fretta»
    Sopratutto con un acido come lui, il composto chimico che si formava non era decisamente interessante o comunque non sarebbe andato decisamente d'accordo.
    «Mi chiedo come mai tu sia ancora single allora...un vero mistero» A quel punto si aspettava come minimo una reazione sgradevole: di solito quando faceva così prima o poi le persone cedevano e lui aveva la consapevolezza di aver avuto ragione anche quella volta...ma forse, neanche in quell'occasione, An gli avrebbe dato la soddisfazione che avrebbe tanto desiderato.
    Ancora una volta poi, non gli aveva detto ciò che desiderava realmente sapere, lo stava tenendo sulle spine e questa cosa gli creava due reazioni opposte...anzi, forse tre. Una era la curiosità, l'intrigo di voler sapere. La seconda, era il fastidio di non riuscire a scalfire l'altro in nessun modo apparentemente. Terzo, il voler primeggiare in qualche modo a tutti i costi.
    E, di nuovo, ancora nessuna risposta: la cosa più istintiva che fece fu prendere un telefono, ne possedeva due, uno per il privato e uno per lavoro, mai mischiare le due cose.
    Su quello smartphone aveva il calendario con tutti gli impegni della settimana prossima, avrebbe voluto farlo patire, aspettare...ma intuì che non sarebbe servito a nulla, se voleva giocare, meglio iniziare a farlo subito e aprire le danze!
    Oramai, era per Tadashi, una questione di principio.
    «Molto bene, ne parleremo tra due giorni allora» Disse finendo ciò che era rimasto nel fondo del bicchiere mettendolo al suo posto, per sistemarlo.
    «Alle 15.00....per il luogo ti contatterò domani per dirtelo» Lo squadrò senza nasconderlo prima di aggiungere. «Mi sembra scontato dire che devi assolutamente cambiarti di abito» Gli disse, di certo sperava che un completo lo avesse da qualche parte, se poteva permettersi lui, doveva per forza permettersi degli abiti adeguati.
    Chiuse il telefono, non prima però di aver guardato l'orario, era decisamente il caso di andare.
    «Si è fatto tardi, direi che dobbiamo salutarci...anche perchè se sento quei due ancora cinguettare su chi ama di più chi mi tracanno tutta la bottiglia» Non avrebbe potuto spaccarla e farla finita, con loro, ma il pensiero di risolvere così il problema lo aveva allettato per qualche secondo.
    Fu così che, dopo aver quasi completato la programmazione del fantomatico colloquio, si alzò dalla panchina, per poter rimettere almeno l'asciugamano anche al suo posto, lasciando all'altro la possibilità di poter finire il suo drink senza fretta, se avesse voluto si sarebbe anche potuto tenere il bicchiere, non avrebbe fatto di certo storie.
    «Non fare tardi»
    Un'ultima raccomandazione, non amava chi faceva tardi, sebbene spesso con i clienti doveva far spesso finta che non gli desse alcun fastidio, ma se lui era preciso, non vedeva perchè non dovessero esserlo anche gli altri. Quando Tadashi, o meglio Yoshi, faceva ritardo, era per un motivo ben specifico e mai a caso.


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    ''Pensato''

     
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    EVENTO CONCLUSO!

    Grazie a tutti per la partecipazione, vi ricordiamo di passare alla banca EXP per ritirare i punti premio da voi guadagnati (info nel primo post).
    Inoltre, qualora voleste, potete tranquillamente continuare a ruolare privatamente le situazioni in corso, continuando a sfruttare l'avvenimento qui descritto.

    Al prossimo evento~
     
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