The line where the sky meets the sea

Il suo gesto prematuramente affettuoso non era passato inosservato come Kyoko avrebbe voluto.
Fuyuko sembrò illuminarsi d’immenso grazie a quel nomigonolo detto con tanta naturalezza, come se mai nessuno avesse avuto la premura di darle un qualche vezzeggiativo. Ripensando alla sua infanzia, Kyoko non ricordava un singolo giorno in cui in famiglia non la chiamassero “Kyo-chan”, persino adesso l’avrebbero chiamata così se non avesse tagliato i ponti con loro. Suo padre invece non era così affettuoso, non a parole almeno. Fuyuko invece era tanto sorpresa da far tornare i dubbi a Kyoko: se davvero veniva tenuta in casa per paura che gli umani le facessero del male, significava che la sua famiglia fosse protettiva e amorevole… no?
Se però la ragazza era felice di essere chiamata a quel modo Kyoko si ripromise di farlo ancora, nonostante l’imbarazzo che le creava rivolgersi così a una persona appena conosciuta.
La ghoul apprezzò visibilmente il suo energydrink fatto in casa. Kyoko sorrise, sicuramente se l’avesse saputo suo padre sarebbe stato orgoglioso di sè stesso. Se solo avessero potuto esporsi di più alla comunità ghoul, quella bevanda sarebbe andata a ruba tra i salaryman, non vi erano dubbi.
«Io e mio padre cuciniamo spesso, ci fa piacere mangiare bene. Se vorrai, potrei preparare un piccolo bento per quando andremo in spiaggia.»
Era una maestra nel preparare i pranzi al sacco. Ogni mattina doveva prepararlo per suo padre, in fretta e furia, prima che l’uomo uscisse per andare al lavoro. Si era ingegnata per renderlo più simile possibile a un normalissimo bento, memore degli insegnamenti di nonna Daidouji.
“Mi piacerebbe davvero! Non...non ho però un costume.”
Stavolta Kyoko non si stranì, quasi si fosse abituata a quelle piccole follie che Fuyuko diceva senza alcuna remora. Di certo non avere un costume da bagno era la cosa minore tra tutte quelle dette dalla ragazza.
La ghoul tirò fuori il cellulare, uno di quelli vecchi a scatto ma ancora perfettamente funzionante. Una volta aveva provato a usare uno smartphone di nuova generazione ma non era finita affatto bene. Preferiva uno schermo piccolo e un cellulare compatto a quei mostri senza tasti.
«Allora lo compreremo, ti va di andarci insieme? Dammi la tua e-mail, così ci mettiamo d’accordo per quando andare a comprarlo.»
Lo schermo del cellulare scattò e le dita della ragazza si piazzarano sui tasti, pronta a scrivere ciò che la ragazza le avrebbe dettato.
Lo shopping in realtà non la allettava particolarmente, Kyoko non era proprio la tipica ragazza alla moda giapponese. Per lei girare per negozi era una vera scocciatura e da quando era andata a vivere con il padre le sue sedute di shopping si erano ridotte all’osso. Avere qualcuno con cui andare, un’amica magari, rendeva l’idea di stare ore e ore in piedi ad aspettare meno terribile.

Era passato diverso tempo dall’ultima volta in cui aveva lasciato il suo contatto a qualcuno.
Oltre alle sue compagne di ginnastica, Kyoko non era piena di amici né tanto meno di spirito d’avventura. Buttarsi a capofitto in una nuova amicizia non era tra i suoi interessi, che si focalizzavano sulla ginnastica e sulla sicurezza del suo minuscolo nucleo familiare. Conoscere nuove persona significava mostrare il fianco, dare un testimone in più alla CCG per inchiodarla. Era stata fortunata perciò di aver fatto amicizia con una ghoul, questo rendeva tutto meno complicato.
Vedere la gioia sul volto di Fuyuko per quella proposta tanto banale fece sorridere la ragazza, la quale pensò che forse non sarebbe stato tanto male girare per negozi alla ricerca di un costume nuovo per l’amica. Magari avrebbe potuto approfittarne per comprarne uno anche per lei, la stagione estiva non era poi così lontana dopotutto. Almeno per lei la prova costume non era un problema, un pensiero in meno.
«Perfetto! Scrivimi quando vuoi!»
Una volta scambiati gli indirizzi e-mail, con un piccolo slancio Kyoko si alzò. Quella sosta era durata troppo a lungo per i suoi ritmi serrati, avrebbe dovuto correre un po’ di più per restare in pari con il tempo. Sarebbe rimasta volentieri un altro po’ a chiacchierare, ma se non avesse fatto in fretta la sua istruttrice l’avrebbe sgridata per bene.
Mise la prima cuffietta in un orecchio e sorrise placidamente alla sua nuova amica «Purtroppo devo andare, l’allenamento mi aspetta! Allora ci vediamo presto, Fuyu! Non dimenticare di scrivermi!»
E salutandola con un gesto della mano, Kyoko riprese il passo di corse, volgendo però un ultimo sguardo sulla ragazza. Voleva vederci chiaro sulla sua storia, quegli atteggiamenti non erano normali neanche per un ghoul. E poi si era fatta una nuova amica, cosa volere di più?