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Ogni anno, in seguito all’inizio dell’anno fiscale giapponese, la CCG organizza un sontuoso gala nell’ultima domenica del mese di aprile (che quest’anno cade il 26), in una sala in un edificio storico della 2° Circoscrizione di proprietà degli Onishi. La lista degli invitati è lunga vedendo che non comprende solo i membri e i dipendenti della CCG stessa ma anche i finanzieri o altri personaggi importanti. Ognuno di loro ha quindi ricevuto a casa un’elegante lettera di carta pregiata, bordeaux e dalle rifiniture dorate, con riportati tutti i dettagli del caso.
Per la CCG è il momento dei festeggiamenti, di premiare i valorosi Investigatori che nell’anno appena passato si sono fatti valere per la loro causa. Per i neodiplomati dall’Accademia è anche uno dei primi momenti rari in cui è possibile ammirare tutti quei abili Investigatori riuniti in un unico luogo. Un evento speciale, dunque, accompagnato da un gustoso banchetto e da musiche e danze.
Tuttavia, quell’anno qualcosa sarebbe stato diverso: la sorveglianza sarebbe stata più estensiva del solito. Considerando gli avvenimenti di quell’ultimo anno, i piani alti avevano ben deciso che per quell’occasione non dovevano permettersi alcuno sbaglio e dovevano garantire più che mai la sicurezza di tutti i presenti. Per cui era stato deciso che avrebbero adoperato dei loro team per aiutare a mantenere sia l’ordine che la sicurezza dell’edificio. Alla fine la scelta cadde proprio su un trio di squadre a noi più che famigliari.

«Che seccatura» disse Reynolds Wilfred, Caposquadra del Team Phi, dopo essersi accasciato su una delle sedie libere del lungo tavolo della sala riunioni che avevano occupato, una tazza di tè fumante di fronte a sé. Il sorriso che solitamente adornava il suo volto era sparito, dando largo a un’espressione nettamente più scocciata.
Accanto a lui, Shimizu Yuka, Caposquadra del Team Sigma, stava sorseggiando con tutta calma una tazza di tè e, dopo avergli lanciato un’occhiata di traverso, si rivolse all’ultimo membro del loro storico trio «È un onore» sottolineò, annuendo lievemente con la testa.
L’ultimo dei tre, Yamamoto Eichi, Caposquadra del Team Delta, sospirò nel mentre rileggeva il fascicolo che conteneva i loro nuovi ordini, ricevuto fresco fresco quella mattina da uno dei suoi assistenti, con la testa appoggiata sul tavolo, sopra un cuscino che aveva preso in prestito da uno dei divanetti.
«Quello che ha detto Micchi» disse quindi, con un pollice alzato in su nella direzione di Shimizu. Quest’ultima, all’uso di quel soprannome da parte sua, aggrottò leggermente le sopracciglia per poi lanciargli un’occhiata accigliata. Nonostante fossero in una riunione privata tra colleghi di vecchia data, preferiva sempre essere riferita con le giuste accortezze quando in servizio.
In tutta risposta, Yamamoto rise solo, prima di proseguire con quello che aveva da dire «Se dobbiamo fare bella figura oltre che sembrare big and strong, dobbiamo selezionare dei buoni elementi» s’interruppe, sollevando poi la testa dal tavolo in modo da poter osservare meglio entrambi i suoi colleghi «O qualcosa del genere» continuò, alzando entrambe le sopracciglia per poi allungandosi quel tanto che bastava per afferrare la sua tazza di tè.
«Qualche nome? O andiamo a caso?» aggiunse infine, dopo aver preso un lungo sorso della bevanda, con un occhiolino. C’è da dire che, tuttavia, fare gli occhialini non era mai stato il suo punto forte.
A quelle parole, Reynolds non riuscì ne a trannere un mugugno irritato che l’alzata di occhi al cielo, mentre Shimizu si era appresta a mormorare un preoccupato: «Non a caso, ti prego».