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MILO ONISHI & SHINSUKE ONISHI - AiiRO Café - 20/07/2019 SERA (DALLE 22.00), TEMPO SERENO 31°C

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    MILO ONISHI
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    ''Ci vediamo al posto dell'altra volta. Alle 22.00''
    Semplice e diretto: non gli piaceva essere così minimale nei messaggi, ma spesso, la sua paranoia arrivava a quei livelli, o peggio...una volta gli aveva scritto anche in codice, e per capire a che posto si riferiva si erano dovuti alla fine chiamare...si, doveva darsi una calmata anche lui, ma per fortuna non aveva dovuto specificare in quel messaggio qual'era il punto di incontro.
    Aveva scelto infatti l'AiiRO Cafè, non solo perchè era il bar gay più famoso e apprezzato di tutta Shinjuku, ma anche perchè c'era sempre così tanta gente che due come loro passavano inosservati...e poi facevano ottimi drink.
    Erano anni che bazzicava in quel giro di bar con Junichi e alla fine ci si trovavano anche bene, ogni tanto volevano uscire anche loro in giro per locali, per quanto stare a casa lo allettasse sempre.
    Quel sabato quindi la scelta era ricaduta così: jeans scuro con catena laterale e cintura gialla, t-shirt bianca e uno dei suoi tanti amati chiodi in pelle nera. Quella volta invece di legarsi i capelli in un ciuffo aveva deciso di lasciarli sciolti e mettersi solo un berretto nero senza visiera, di cotone leggero. Era estate, faceva un caldo non da poco, ma lui riusciva ben a sopportare le temperature, e poi di sera poteva sempre tirare un po' di vento e far freddo.
    Anche se una versione più leggera dei suoi soliti abiti, non se ne sarebbe mai separato, neanche dai suoi amati mezzi guanti neri.
    Si era messo al solito posto, di lato all'entrata del locale, già super affollato...anche quella sera avrebbero fatto a cazzotti per entrare, ma almeno ne sarebbe valsa la pena.
    Gli mancava ballare, e già nella sua mente aveva idea di bere qualcosa, e poi andare in qualche altro locale lì vicino per potersi scatenare un po' e scaricare tutta la settimana pesante che aveva avuto.
    Appoggiato al muro, aveva deciso di accendersi una sigaretta nell'attesa: lo scatto metallico dell'accendino sembrava non voler collaborare e mentre teneva la sigaretta fra le labbra, pensava che già si sarebbe innervosito.
    Per fortuna dopo un paio di tentativi uscì la fiammella che gli permise di accendersela: soffiò fuori una nuvoletta di fumo, prima di appoggiarsi con la nuca al muro e socchiudere appena gli occhi, mentre piegava la gamba sinistra per appoggiare il piede contro il muretto.
    Nonostante sembrasse finalmente rilassato e a suo agio, non vedeva l'ora di incontrare Junichi e trascorrere una bella serata! Quasi si aspettava di vederselo apparire all'improvviso e fare una delle sue entrate stupide, ma estremamente divertenti, tanto che alla fine spesso aveva ben accettato di stare a quel gioco.
    Scosse appena il polso per voltare l'orologio al polso che gli stava anche un po' largo, per vedere l'orario...doveva essere a momenti lì, o almeno sperava di non dover aspettare ancora tanto...quella settimana era stata infernale a lavoro e voleva solo divertirsi!


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    Erano passati circa tre mesi da quella conversazione in attesa di un pranzo american style, periodo in cui il comportamento di Shinsuke verso Milo aveva subito solo un leggerissimo mutamento, un po' più aperto e disponibile, senza esagerazioni e senza fare alcun riferimento ai discorsi sollevati. Ovviamente nessuna pressione a riguardo o desiderio di sapere se il cugino avesse o meno maturato qualche considerazione. Era in paziente attesa, distillando con cura le azioni che potevano o meno assicurare la sua sincerità in quell'occasione, senza esagerazioni che potessero mettere a rischio la sua personale sicurezza o apparire volutamente ostentati e pertanto falsi.
    Primo fra i suoi obiettivi era quello di mantenere il suo basso profilo, le dimostrazioni di impegno e continuare ad apparire come perfetto seguace della via indicata dalla famiglia Onishi e, naturalmente, fedele alle regole e ai sistemi della CCG, anche se con le piccole riserve che potevano farlo al massimo appartenere più alla neutralità che ad un fervente credente dello sterminio dei mostri.
    Doveva però un po' alla volta intrecciare le giuste collaborazioni, o meglio alleanze, in vista dei suoi utopistici progetti di carriera e... beh, i grandi sogni andavano tenuti nel cassetto o la vista del lavoro per raggiungerli poteva demoralizzare in maniera pericolosa.
    Secondo la strategia di apparire del tutto normale, anche se come persona non rispecchiava uno standard piuttosto personale, si intratteneva anche in attività sociali quali potevano essere le uscite con amici. Nello specifico si era organizzato con un gruppetto di soggetti conosciuti abbastanza di recente (un paio di vicini di casa e la loro combriccola del sabato sera) per una uscita per locali.
    Indossava per l'occasione un paio di banalissimi straight jeans tendenti al grigio e camicia antracite con i primi due bottoni slacciati, i capelli legati in una coda alta con giusto libere un paio di ciocche ai lati del volto. Neanche stesse andando a rimorchiare.
    Camminando piuttosto spedito in direzione del punto d'incontro, si trovava a passare proprio davanti all'AiiRO Cafè, sempre piuttosto affollato e probabilmente una di quelle mete che gli avevano detto avrebbero affrontato in una sorta di tour de force che sembravano intenzionati a fargli affrontare.
    Aveva osservato le persone che invadevano il posto e quelle lì intorno, con la leggera curiosità di chi vuole farsi un'idea delle persone con cui rischiava di interagire o anche solo i volti che poteva incrociare. Non aveva fatto effettivamente caso a se conoscesse o meno qualcuno dei presenti, per questo al primo sguardo non aveva subito riconosciuto Milo, ma un angolo della sua mente gridava disperatamente di fare attenzione ai dettagli. Purtroppo per lui, il cugino era piuttosto riconoscibile anche in luoghi dove la particolarità era normalità.
    Ritornò sui suoi passi, pur dubitando che anche solo un saluto sarebbe stato concretamente apprezzato, visto quanto era sempre riservato sulla sua vita privata ed aveva esplicitamente rimarcato qualche mese prima quanto lo infastidisse l'interesse della famiglia a quel proposito.
    «Milo?»
    Lo aveva chiamato quando ad un paio di metri scarsi di distanza, ancora due passi e il tono di voce normale sarebbe stato ancora più facile da sentire. Non gli piaceva alzare la voce, in nessun contesto.
    «Non pensavo frequentassi anche tu questa zona di Shinjuku.»
    Anche tu. Eppure non era a disagio, nel farsi cogliere a girare proprio per quella zona della 4th Ward, come fosse pura normalità.
    Ovvio che sapesse dove si trovava, come anche sapeva che i due vicini di casa erano una coppia e che quello che lo aspettava era un giro per locali gay, ma la cosa non gli creava alcun genere di ansia, motivo per cui il placido sorriso che sempre lo distingueva era lì, sulle sue labbra, anche in quel momento.

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    Dove diavolo era finito?
    Era questo il pensiero di Milo, che quasi aveva ansia nell'aspettare l'arrivo di Junichi: non aveva timore che passasse qualcuno di loro conoscenza, o meglio, non credeva di essere riconosciuto così facilmente in una vasta folla di persone così miste, c'era di tutto infatti lì e si sentiva al sicuro nel suo anonimato.
    Di quel passo avrebbe terminato anche la sua sigaretta...o se la sarebbe ingoiata per colpa della sorpresa: qualcuno lo aveva riconosciuto.
    Gli toccò tossire appena il suo sguardo incrociò quello del cugino: non poteva crederci. Tra tutte le persone che poteva incontrare in tutta Tokyo, proprio lui. Lì. Un Onishi.
    «Shinsuke...?!» Quello si che era coglierlo in contropiede, e di parecchio, al di fuori della CCG nessuno della sua famiglia lo aveva mai visto, o meglio nella sua vita privata e tempo libero, e voleva che l'anonimato restasse tale.
    «Cosa diavolo ci fai qui?» Non era cattiveria, non voleva essere troppo scortese con l'altro, ma era stato davvero colto di sorpresa, e per la prima volta ringraziò una qualche divinità che Junichi fosse in ritardo, se lo avesse beccato con lui...ora si che poteva dire di iniziare a sudare freddo.
    La sua mente aveva iniziato a fare troppi pensieri, temeva che il cervello gli sarebbe esploso: non sarebbe stato difficile per l'altro fare eventualmente 2+2 almeno su una cosa, ma pensò che forse stava correndo troppo, si stava facendo dei film nella sua testa.
    Il problema principale era che non voleva che la sua famiglia mettesse lo zampino anche nella sua vita privata, aveva lottato ferocemente negli anni per poter far sapere meno possibile su quest'ultima.
    «Mi volete prendere per il culo...» sussurrò tra se e sè passandosi una mano sul volto, sempre una lady francese come suo solito, ma non era neanche in servizio, certe riserve non contavano in quel momento.
    Cosa doveva dire? Non è come credi?
    Oh si che era come poteva credere.
    Essere però scoperto così non gli piaceva per niente, quel tipo stava iniziando a conoscere forse troppe cose di lui...dalla loro ultima conversazione senza che potesse fare diversamente, con piccoli passi si era aperto al cugino, parlando un po' di più con lui, e questo era già un grande segnale...che forse qualcuno gli stesse dicendo che doveva fidarsi dell'altro?
    Dopotutto non era accaduto niente di strano, la sua vita era rimasta invariata, segno che comunque nessuno aveva parlato su ciò che si erano detti e questo era una cosa positiva.
    «Non ...non è come sembra...cioè ...s-si...io..cazzo»
    No, decisamente non sapeva cosa dire: lui non si vergognava della sua sessualità, ma a conti fatti non aveva avuto mai occasione, ne aveva mai voluto, fare coming out con la sua famiglia.
    Sapeva di non essere probabilmente l'unico, ma era dell'idea che meno sapessero su di lui meno avrebbe dato spago di prendere sempre più piede nella sua vita, una parte voleva tenersela gelosamente per sè, ed era la sua sfera privata.
    Istintivamente prese una boccata di fumo che ricacciò fuori, ora per il nervoso avrebbe voluto fumarsene altre dieci contemporaneamente ma dubitava che sarebbe servito a qualcosa.
    «che situazione di merda...» Disse tra se e se, be' di bene in meglio insomma, Milo sembrava piuttosto in difficoltà: un po' si sentiva vulnerabile in quel momento, e non gli piaceva.
    Gli venne poi di rimanere in silenzio, mentre con la sua mente cercava di capire cosa fare, forse stava andando nel panico inutilmente? Lo avrebbe scoperto a breve.
    Si morse appena l'interno guancia per il nervoso, ponderando in quel silenzio cosa poter dire, non voleva neanche giustificarsi ma era chiaro oramai che non avrebbe potuto nascondere l'evidenza, sopratutto per le sue uscite precedenti, si era fregato da solo, di nuovo.

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    L'effetto sorpresa era stato incredibilmente divertente, ma sembrava una cattiveria mettersi a ridere per la reazione quasi sconvolta di chi aveva davanti.
    Comprensibile anche la domanda che seguì il momento di shock di Milo nel trovarsi davanti Shinsuke, che in tutta tranquillità alzò le spalle.
    «Esco con amici...»
    L'alternativa era davvero quella di essere in zona per rimorchiare o essere rimorchiato, che altro?
    Certo però non si aspettava davvero di generare una tale agitazione e non comprendeva neppure quella difficoltà nel formulare una frase con un filo logico e che non prevedesse esternazioni così prive di stile.
    Ah, giusto, la loro famiglia era quella altisonante e superiore, quella piena di tradizioni puriste, di perfezione ostentata e in cui nulla poteva essere fuori posto. Chissà come l'avrebbero presa il nonno e lo zio a sapere che non uno, ma ben due eredi se ne andavano a zonzo per la zona meno etero di Shinjuku?
    Meglio non scoprirlo e a maggior ragione meglio non avere reazioni di disagio troppo grandi da attirare potenzialmente l'attenzione. Prima o poi avrebbe dovuto provare a spiegare a Milo che le reazioni esagerate e l'esternazione delle ansie esagitate creavano più rischi che sicurezze.
    «Calmati...»
    Si prese la libertà di appoggiare una mano sulla spalla dell'altro, in quello che voleva essere un contatto rassicurante e fraterno, sorridendogli appena con un accenno di divertimento.
    «Hai l'aria troppo stressata per essere un mezzo americano, pensavo che almeno al di fuori di famiglia e lavoro riuscisse a prendere il sopravvento quella parte e fossi più, come si dice... easy?»
    Qualcosa tipo le frasi che giravano tanto su social e magliette... Keep calm and be yourself o qualcosa del genere.
    Lasciò andare la leggera presa quasi subito, rilassando di nuovo il braccio lungo il corpo, come l'altro.
    «E comunque non vedo perché agitarsi, è sabato sera.»
    Avevano proprio due modi totalmente opposti di affrontare la situazione. Certo era che se per Shinsuke fosse stato un problema farsi trovare a bazzicare davanti a locali gay, riconoscendo Milo si sarebbe allontanato senza fiatare. Invece era andato a salutarlo e non contava comunque di fermarsi più di qualche minuto, aveva il suo impegno per la serata e non voleva intromettersi sull'uscita del cugino, naturalmente.


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    Usciva con degli amici? Ah si giusto, lui sembrava avere una vita sociale più attiva di quella di Milo, che invece non frequentava praticamente nessuno oltre Junichi.
    Era assurda ai suoi occhi per lui quella situazione, paradossale: non credeva di ritrovarsi a dover essere così teso anche fuori dal lavoro. Ecco forse quella era la cosa peggiore, perchè era come non avere una pausa dalla sua finta vita, il che avrebbe reso a tutti insostenibile la sua farsa.
    Al cugino però non sembrava importare, anzi, gli aveva messo una mano sulla spalla, cosa di cui si era accorto quasi a scoppio ritardato, e aveva cercato di tranquillizzarlo, addirittura smorzando i toni.
    Paradossalmente, quella tranquillità e quel modo di porsi, ebbero un po' l'effetto sperato su Milo, che sentì come se il battito del cuore avesse iniziato a decelerare per tornare alla normalità.
    «Be'...si...di...di solito è così»
    Riuscì a stento a dire, di certo se lo avesse visto dall'esterno non l'avrebbe riconosciuto: era stato preso alla sprovvista, di nuovo, e allo stesso tempo stava cercando di tranquillizzarsi.
    «Già...sabato sera...» Sentì il crearsi di quel leggero imbarazzo che avrebbe voluto evitare ad ogni costo, ma oramai credeva avesse capito una parte della verità, sopratutto visto come aveva goffamente reagito.
    Probabilmente se fosse stata un'altra persona sarebbe stato molto più rigido e sarebbe scappato a gambe levate, invece con Shinsuke era riuscito, anche se non come previsto, a far scoprire una parziale verità.
    La sensazione che aveva provato nonostante tutto, era qualcosa che non avrebbe mai creduto di poter provare: sollievo.
    Era come se finalmente, in parte, non dovesse più nascondere qualcosa. Certo ci teneva ancora alla sua vita privata, ne si sentiva ancora così al sicuro dal potergli dire tutto, ma il fatto che sapesse di quella piccola parte di sè, visto come aveva reagito con calma, lo aveva calmato e sollevato, come se si fosse tolto dopo anni un peso dallo stomaco.
    «Potresti...» Non sapeva come chiederglielo, e anche se forse era voglio, si sarebbe sentito meglio a chiederglielo...che bello avere le paranoie eh? «...insomma...non dirlo? In famiglia intendo...non voglio che si facciano gli affari miei e...non ho idea di come alcuni la prenderebbero» Forse avrebbe fatto venire qualche infarto, e per quanto ne sarebbe stato felice, avrebbe voluto evitare problemi e intromissioni nella sua vita privata.
    Non lo sapevano neanche suo fratello e sua sorella, probabilmente l'unico che l'aveva mai saputo era stato il padre, ma solo perchè li aveva colti in fragrante.
    «Non credevo uscissi anche tu per queste zone, strano che non ci siamo incontrati prima» Gli venne spontaneo considerarlo, forse era una cosa recente? Era vero che quella era una zona piuttosto frequentata, era difficile incontrarsi, ma dopo anni i giri diventavano quelli, sebbene ce ne erano di diversi.
    Iniziò a chiedersi se non fosse l'unico in famiglia ad aver nascosto quella parte della sua vita...possibile? Poteva essere, come anche no, dopotutto in quei locali andava praticamente chiunque.
    Un po' si poteva dire che era incuriosito: sentendosi finalmente più calmo, prese un'altra boccata dalla sua sigaretta. Forse il caro cugino, aveva guadagnato uno spicchio di fiducia? Forse Milo iniziava a muovere qualche passo verso l'altro, e poteva essere un bene per entrambi.


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    ONISHI SHINSUKE
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    Fortunatamente Milo sembrò ritrovare un po' di calma e soprattutto la capacità di formulare frasi di senso compiuto e non più quasi monosillabiche.
    La preoccupazione espressa però era più che comprensibile, considerato quanto già certe pressioni si facevano sentire a pranzi e cene di famiglia e di sicuro potevano peggiorare se fosse venuta apertamente fuori la verità. Una macchia sul buon nome Onishi? Forse sì, forse no, ma il dubbio era bene restasse tale, se per dissolverlo era necessario mettere a rischio la propria libertà personale.
    «Scherzi, vero?»
    Stavolta non si trattenne da una piccola risata. Sì, gli sembrava folle dover chiedere di mantenere il silenzio su quell'incontro, proprio non ci pensava minimamente a raccontare a qualche parente di aver trovato Milo vicino all'ingresso di un bar gay il sabato sera.
    «È la tua vita, non sta certo a me parlarne, soprattutto in famiglia. Resterà un segreto.»
    Se qualcuno avesse mai dovuto raccontare, possibilmente quando veniva servito il famoso arrosto bruciato da un lato, la storia della vita privata di Milo, quello era proprio Milo. A lui spettava scegliere se farlo e cosa dire, nessun altro doveva permettersi.
    «Senza contare che poi chiederebbero anche a me perché mi trovavo da queste parti.»
    E infatti quella questione poteva essere un po' spinosa, anche se Shinsuke non ne faceva un vero dramma, dopotutto potevano esserci ragioni al di la degli interessi romantici, come ad esempio trovarsi in una compagnia di larghe vedute o semplicemente il fatto che ci fossero locali che facevano drink strepitosi. Poco consistenti come giustificazioni, in alcuni contesti, ma non per questo meno veritiere.
    «Diciamo che finché vivevo alla villa non avevo molte opportunità di socializzazione libera. Di recente ho stretto amicizia con un paio di vicini di casa e mi hanno invitato ad uscire con la loro piccola compagnia.»
    Era stato onesto in precedenza, usciva con amici, anche se non aveva specificato fossero una coppia e un altro paio di persone.
    «Loro in effetti frequentano da parecchio la zona, per quanto mi riguarda invece solo da poco, per festeggiare la libertà ottenuta vivendo per conto mio.»
    Quindi, a conti fatti, stava confermando di non avere nulla contro la maggioranza dei frequentatori della zona, ma forse era il caso di specificare se era o meno parte del gruppo, come fosse uno scambio reciproco di informazioni delicate e molto personali.
    «E se te lo stessi chiedendo... non sono di nessuna sponda»
    In realtà aveva anche lui una etichetta, ma non voleva usare troppo direttamente i termini e per questo i modi di dire potevano essere utili a far intendere, in modo forse un po' criptico, la realtà delle cose.


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    Ebbe la conferma che sarebbe rimasto un segreto, e visto i comportamenti durante quei mesi del cugino iniziò a credere che forse non gli stava del tutto mentendo quella volta...forse c'era un fondo di verità in quelle parole.
    Si trovò estremamente calmo, finalmente, dopo tanto tempo: era una stranissima sensazione. Non era ancora abituato a doversi mostrarsi ''easy'' come diceva Shinsuke con qualcuno che non fosse Junichi, non ci era più abituato, ma forse...forse per una volta poteva pensare di farlo.
    Insomma, se era davvero così, forse aveva finalmente trovato qualcuno di diverso in quella famiglia...il pensare di non dover bruciare tutti per una volta gli parve alquanto strano.
    «Bene...grazie» Gli sembrò giusto dirglielo e cacciò un enorme sospiro di sollievo, finalmente poteva tranquillizzarsi, anche se adesso temeva gli sarebbe venuto un mal di testa atroce per il nervoso: sentiva che lo stomaco si era come sciolto all'improvviso, e non credeva sarebbe stato possibile.
    In effetti conveniva anche all'altro che non spuntasse fuori, anche perchè avrebbero potuto fargli una quantità di domande e non era certo che anche l'altro volesse che la famiglia ficcasse il naso nei suoi affari privati, sopratutto...se ciò che gli aveva detto mesi fa era la verità.
    Doveva sapere bene quanto lui, quanto era essenziale che certe cose la famiglia Onishi e la CCG non dovessero mai venirne a capo.
    Apprese dunque come l'altro si era ritrovato lì, e gli erano sorte altre mille domande, ma allo stesso tempo, come l'altro non indagava sulla sua vita, gli sembrava poco corretto farlo con l'altro.
    Di certo lui aveva una vita sociale più attiva della sua, e sopratutto aveva degli amici. Lui per ''scelta'' si ripeteva in continuazione non poteva averne, o forse era troppo diffidente con tutti per poterne avere, nonostante lo stesso Junichi, che per quanto geloso, scalpitava perchè Milo avesse una vita più normale possibile.
    Si chiedeva spesso infatti, se anche l'altro avesse amici, se si vedesse con altre persone oltre lui. Questo non faceva altro che fomentare il suo senso di colpa, ma allo stesso tempo staccarsi da quelle paranoie era piuttosto difficile.
    In quei mesi l'altro non gli aveva dato modo di pensare che avesse detto una bugia: anzi, per fino lui si era reso conto che lentamente stava dando spazio al cugino, seppur con piccolissimi passi, e adesso, che sapeva una cosa del genere della sua vita, gli sembrò di averlo fatto entrare con tutto il piede oltre la porta.
    «Capisco» Disse solamente prima di aggiungere altro. «Non so come hai resistito i primi tempi...io alla prima occasione mi sono preso qualcosa in proprio» Non aveva mai avuto intenzione di stare ancora in quella casa, ma molti l'avevano interpretata come un ''poverino, è comprensibile che non riesca a stare nella casa in cui è morto suo padre'', quando in realtà era più un ''voglio stare più lontano possibile da voi''.
    Quando poi gli disse quella frase un po' criptica, ci mise un po' a carburare.
    «oh....OH!»
    Si, infatti, capì poco dopo cosa il cugino intendesse realmente: sperando di aver capito bene tra l'altro...e il fatto che glielo avesse detto fu un po' come...scambiarsi un segreto?
    Era strano in effetti, sopratutto con un parente, almeno per Milo lo era: lui che aveva sempre cercato di mantenere le distanze con la sua famiglia eccolo lì a parlare con suo cugino.
    Era rimasto sorpreso, ma in qualche modo sapere qualcosa in più su di lui diede un effetto positivo: sentiva di avere qualche punto d'incontro con l'altro, e se anche ciò che gli aveva detto in passato era vero, forse avevano più argomenti da poter discutere insieme...non di certo però davanti al gay bar dell città, forse era il caso di riprendere quel discorso più avanti.
    Per adesso, si poteva dire, che Milo era più disponibile ad aprirsi almeno un pochettino, ed era un evento più unico che raro, non che memorabile.
    «Io si invece, ma direi che lo avevi già capito» Se aveva qualche dubbio, adesso si poteva dire che era dissipato.
    «Quindi...hai detto che dovevi raggiungere degli amici...andrete a bere qualcosa qua in zona?» Chiese, per la prima volta come se volesse intavolare una breve conversazione, neanche voleva trattenerlo troppo se aveva un appuntamento, ma a modo suo, era un modo per fargli capire che c'era un qualche spiraglio, altrimenti di norma non si sarebbe mai fermato a chiedere o intavolare una simil-conversazione.
    Inoltre c'erano parecchi bar che erano famosi per i loro cocktail e la musica, come il bar dietro le sue spalle, anche se il suo obbiettivo per quella sera sarebbe stato trascinare Junichi a ballare, aveva i piedi che quasi gli formicolavano.


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    Nel corso dei mesi erano stati fatti quei piccoli passi che forse bastavano per confermare che avrebbe davvero mantenuto il segreto, anche se la certezza era destinata ad arrivare solo con il tempo.
    Aveva però la convinzione che quell'incontro poteva notevolmente migliorare la situazione tra loro due ed essere quella prova definitiva, o quasi, dell'affidabilità di Shinsuke su argomenti scottanti. In realtà di entrambi, dato che si trattava di un argomento spinoso e molto personale per tutti e due.
    Le differenze però restavano epiche, soprattutto su come erano riusciti a sopravvivere all'interno di quella famiglia pur mantenendo un atteggiamento diverso da quello che, in linea teorica, era il preferibile per una persona con il loro cognome.
    Lui non voleva percorrere di sicuro la stessa strada di suo padre, non intendeva votare letteralmente la vita ad una causa che prevedeva la disponibilità al sacrificio in modo cieco. Non aveva avuto tempo per chiedere a suo padre se davvero credesse in quello che faceva o se avesse anche lui dubbi, perciò era stato costretto a tenerli per se, custodirli e trovare risposte da solo. Una delle cose che erano sempre state evidenti, erano le aspettative di famiglia e la necessità di nascondere i propri sogni se diversi. Era però stato fortunato, dato che i suoi a grandi linee erano molto simili a quelle aspettative, perciò non aveva mai mentito, finché almeno i discorsi restavano ampi e non si entrava troppo nei dettagli.
    «Penso fortuna e carattere... e in seguito abitudine. Poi dipende di sicuro molto da cosa vorresti fare della tua vita, no?»
    Dal suo punto di vista era semplice e intuitivo: se sogni di fare qualcosa di totalmente diverso dall'investigatore della CCG, è più che naturale che vivere circondati da una famiglia che propende solo per quella carriera diventa soffocante. Se invece si sognava una rivoluzione in piena regola proprio dall'interno della CCG, diventava naturale passare per il bravo cadetto e seguace delle filosofie di vita della famiglia.
    La parte fondamentale, però, rimaneva di sicuro essere il carattere: resistere nella finzione non sarebbe di certo stato facile senza pazienza e tenacia. Era riuscito a tenere così molte verità personali nascoste e allo stesso tempo uno stile di vita congeniale per le persone con cui viveva, senza sentire lo stress accumularsi e riuscendo, a tempo debito a mantenere l'equilibrio nei rapporti con la sua famiglia. Era solo giunto il momento di iniziare a far da solo, aveva detto.
    Continuava però ancora ad osservare chi aveva intorno, soprattutto i componenti della famiglia, da una posizione leggermente più separata ora. Milo aveva in parte ragione, intuire la realtà delle cose poteva essere abbastanza facile tirando le somme, ma non riteneva comunque che quel dettaglio, quella etichetta, definisse una persona nelle sue qualità. Insomma ognuno era ciò che era e andava benissimo così.
    «Da quanto ho capito hanno intenzione di farmene girare parecchi, spero di arrivare vivo a domani.»
    Non lo dava per scontato, non era un gran bevitore e dubitava fortemente l'avrebbero lasciato andare avanti ad analcolici, ma ci teneva anche a tornare a casa sulle sue gambe e non strisciando per tutti i vicoli di Tokyo. Considerato pure in quale circoscrizione si trovavano, decisamente non era saggio affrontare certi vicoli, meno che mai con l'incapacità di camminare da bipedi senzienti.
    «So solo che si parte dal The Annex.»
    Ragione per cui era passato davanti all'AiiRO Cafè e quindi causa di quell'incontro del tutto casuale.
    Fu spontaneo rigirare in un certo senso la domanda, con leggerezza.
    «Anche tu giro con amici o...»
    Non lascio trascorrere però abbastanza tempo, sollevò rapidamente una mano e la trattenne per un attimo, il palmo rivolto verso Milo per fermare subito qualsiasi risposta, abbassandola nuovamente mentre continuava a parlare.
    «Non sentirti obbligato a rispondere. In entrambi i casi è la tua vita privata, non sei tenuto a svelarla solo perché io non ho problemi a farlo con te.»
    Quei tentativi di mantenere il riserbo su ciò che lo riguardava al di fuori di lavoro e famiglia erano rimasti parecchio impressi, soprattutto quando contornati dai soavi fumi dell'alcol. E giustamente era già stato espresso chiaramente quanto fosse fastidioso il ficcanasare della famiglia. Certo non era il caso di Shinsuke, non voleva fare un terzo grado o simile al cugino e la sua curiosità sull'argomento era davvero innocente e priva di secondi fini, tuttavia si era sentito in dovere di specificarlo.
    E di lì a poco contava anche di salutarlo, entrambi erano impegnati ed era giusto che si godessero il sabato sera.


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    «Immagino di si» Commentò, forse un po' alla leggera, ma senza specificare troppo altro: lui di certo non avrebbe mai voluto perseguire quella carriera, e adesso ne stava pagando le conseguenze, e non solo lui.
    Quasi non ricordava più cosa desiderava fare prima della morte del padre, quando stava cercando il coraggio di dirgli che non voleva seguire la tradizione di famiglia.
    Lui si sentiva soffocare in quella famiglia, da sempre, non ricordava neanche più un giorno in cui non si fosse sentito così...forse solo quando era veramente piccolo, ma anche di quel periodo i ricordi erano piuttosto sfocati.
    «Oh, il The Annex...lo conosco bene, è un bel posto...spero tu sia pronto alla musica a tutto volume» Era un ottimo dance club, ci andava anche lui a ballare lì ogni tanto e i drink non erano male, di certo una scelta con il botto quella degli amici di Shinsuke.
    «Fanno però degli ottimi drink, quindi credo che ti troverai bene» Non lo vedeva uno che beveva molto, ma neanche un astemio...di certo se non ci fosse stato Junichi accanto a lui neanche Milo avrebbe potuto esagerare troppo, voleva tornare anche lui con le sue gambe a casa....quando c'era l'altro però il problema non si poneva, poteva riportarlo lui eventualmente.
    Povero Junichi!
    Per fortuna il cugino si premunì di specificare che non doveva rispondere per forza, e ancora, non se la sentiva di dire nello specifico che...si stava vedendo con un amico, sarebbe risultato ancora più equivoco e non voleva gettare ulteriori domande.
    «Si, mi vedo con qualche amico tra poco» Disse, per quanto non gli piaceva per adesso mentire, ma su Junichi voleva stare molto cauto, forse un giorno gliene avrebbe parlato. Non aveva amici in verità, ma visto che non aveva quasi mai fatto trasparire nulla sulla sua vita privata forse poteva pure andare come scusa.
    Inoltre rispondergli avrebbe significato quanto meno indicargli che stava facendo qualche passo in più verso di lui, era un buon inizio alla fine.
    «Sono un po' in ritardo ma arriveranno presto...tu invece...spero che non sia in ritardo» Non era un modo per cacciarlo, ma in parte pensava che se aveva un appuntamento rischiava di fare tardi per colpa sua, e non gli sembrava un tipo a cui piacesse il ritardo. Lui invece sperava che Junichi fosse nelle vicinanze per poterlo vedere presto dopo quella chiacchierata.


    «Parlato»
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    La risposta alla fine era arrivata, restando sul sintetico, ma era stato lui per primo a dire a Milo che non servivano dettagli. A far due conti rifiutare una qualsiasi risposta, forse, poteva essere più esplicito ancora, in ogni caso l'unico modo per sapere se avesse detto il vero era restare lì a fargli compagnia fino al fatidico arrivo degli amici, ciò però avrebbe comportato per Shinsuke un ritardo al suo appuntamento, come se già non bastasse il fatto di non essere interessato ad indagare nel privato del cugino.
    Per di più gli era appena stato detto che lo attendeva un inizio serata non da poco, sperava in una partenza più tranquilla, lasciar scegliere agli altri era stato probabilmente peggio del previsto, ma voleva provare a fidarsi.
    Diede però una veloce occhiata al telefono, constatando sia di non aver ricevuto messaggi, sia l'ora e in effetti si stava davvero facendo tardi.
    «No, sono ancora in tempo, ma sarà meglio che vada.»
    Sarebbe stato un controsenso restare lì o suggerire di unire le due compagnie, soprattutto dopo aver tanto rimarcato il non volersi impicciare della vita privata di Milo. Non l'avrebbe mai fatto, soprattutto dopo così poco tempo dall'aver instaurato se non altro un dialogo più rilassato con il cugino.
    Un passo alla volta.
    «Buona serata e divertiti!»
    Giusto un cenno, un sorriso tranquillo e riprese a camminare nella direzione interrotta poco prima, ripassando mentalmente le svolte ancora da fare per raggiungere il locale in cui era stato fissato l'incontro con quella nuova compagnia.
    Forse era anche il caso di rivolgere qualche preghiera, strada facendo, a qualche divinità protettrice, male non avrebbe fatto indipendentemente dal crederci davvero. O forse era meglio alla fortuna, al karma...


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