Welcome to the Idol Hell

[CONCLUSA] ALEXANDRE "ROMAIN" DE LACROIX & KYOKO ISHIKAWA | @KOISHIKAWA KORAKUEN GARDEN - 27/03/2020 NIGHT

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    Già, era davvero mezzo giapponese e no, non era la prima volta che qualcuno aveva quella reazione alle stesse parole che avevano sconvolto Kyoko.
    Alexandre si esibì in un sorriso un po' tirato e decisamente in imbarazzo. Non era il tipo da dare eccessivamente peso al proprio aspetto fisico, anche se il fatto di aver preso così tanto da suo padre lo aveva spaventato così a lungo dal farlo sentire terrorizzato al pensiero di poter diventare, un giorno, come quell'uomo - freddo e rude - che non sopportava. Motivo per il quale quando qualcuno glielo ricordava, anche involontariamente, non poteva fare a meno di sentirsi un po'... turbato.
    «Diciamo che non assomiglio esattamente a mia madre.» si giustificò, sperando che quello bastasse a far desistere la bionda dal fare altre domande. Kyoko poi, sorridendo di rimando, gli confermò di essere una giapponese purosangue, cosa che non contribuì a dissipare la confusione di Alexandre sul colore dei suoi capelli: provò a far finta di niente, ma... fallì miseramente.
    «Decisamente. Ma ti assicuro che Parigi non era migliore da questo punto di vista. — sorrise Alexandre, che frattanto aveva finito uno dei due spiedini di dango, confermando anche di essere il damerino fatto e finito che Kyoko si era immaginata. Si morse l'interno della guancia sinistra, e si concesse un briciolo di curiosità. — Quindi... i capelli li hai tinti?» chiese, inclinando appena la testa di lato, come un cucciolo che tenta di capire come funziona qualcosa che ha davanti.
    A dispetto di quello che poteva sembrare tuttavia, come Kyoko non era mai uscita dal Giappone, Alexandre, durante la sua permanenza in Francia, non era mai uscito da Parigi. Era un ragazzo di città in tutto e per tutto, suo padre non era mai stato il tipo da gite turistiche al di fuori della capitale per motivi che non riguardassero ghoul e lavoro e ad Alexandre non era mai venuto in mente di lamentarsi. Si era abituato in fretta alla città tanto decantata per bellezza e romanticismo, ed aveva cominciato a sembrargli normale molto prima di quanto ci si potesse aspettare.
    Alla domanda sul lavoro, si lasciò sfuggire un sospiro, accompagnato da una specie di smorfia che nascose ad opera d'arte scrollando la testa e facendo oscillare la sua coda di capelli arancioni. Era un argomento di cui non parlava molto volentieri: troppi, troppi ricordi, implicazioni e troppo complicato spiegare come fosse finito fin lì. Ma Kyoko era stata così gentile con lui che si sarebbe sentito in colpa a non risponderle.
    «Lavoro alla CCG. — asserì, guardandosi un attimo intorno, alla ricerca di un cestino, come se cercasse disperatamente qualcosa con cui distrarsi. Aveva anche quasi finito anche il frappè. — Ah, ma non sono uno di quei pazzi che vanno a giro ad uccidere le persone.» mormorò. E questo la diceva lunga sul cosa pensasse degli investigatori, del loro modo di lavorare e dei ghoul, che aveva chiamato persone senza vacillare un momento.
    «Faccio ricerca.» spiegò, regalando un sorriso - innocente - a Kyoko. Non poteva immaginare quanto potesse essere pesante, quel sorriso, dal punto di vista della ragazza, purtroppo. «Tu studi?» chiese, poi, con uno strano tono incalzante.
    Non voleva parlare di sé stesso e aveva fretta di cambiare argomento. Si era accorto, tra l'altro, che lungo la sponda del lago c'era un po' più di confusione rispetto a quella che si era aspettato. «Uhm, c'era un qualche tipo di evento per caso?» domandò, cogliendo l'occasione al balzo, nella speranza che la giovane bionda ne sapesse più di lui.
     
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    Lo stupore di Kyoko si infranse sul sorriso tirato di Alexandre.
    La ragazza sentì un fremito di disagio, diverso da quello provato fino a ora. Se prima i due erano stati avvolti da un velo di genuino imbarazzo, adesso si percepiva un disagio reale, più profondo. Kyoko non capì ma preferì non indagare più affondo, Alexandre sembrava già abbastanza a disagio al solo rivolgerle la parola, infierire non sarebbe stato corretto.
    Fu invece sollevata dal sapere di non essere sola, quella città faceva impressione anche a chi era abituato alla vita della metropoli. Parigi doveva essere senza alcun dubbio stupenda, nonostante l’orgoglio nipponico di Kyoko le suggerisse che nessuna terra fosse più incantevole della sua. Questo però non spegneva la sua curiosità di visitare un giorno il mondo, nonostante la difficoltà dovuta alla sua natura. Suo padre era sempre stato chiaro al riguardo, spostarsi significa mettersi in mostra e non ci si deve mai mettere in mostra.
    “Quindi... i capelli li hai tinti?”
    Era ancora presa dalla bellezza del lago e dai pensieri su Parigi e quella domanda la colse alla sprovvista. Lo sguardo della ragazza si alzò notevolmente, fino ad accarezzare il volto del gaijin con un tutto il suo stupore. Strabuzzò gli occhi ed arrossì appena, sentendosi più strana del solito. Tante volte le sue compagne si erano lamentate con lei dei suoi bei capelli biondi e ormai Kyoko ci aveva fatto il callo, ma sentirselo dire da un ragazzo era… davvero particolare.
    «Ah! N-no! Sono naturali.» affermò, mentre si guardava una ciocca di capelli come se li vedesse per la prima volta «Colpa dell’influenza americana. Okinawa ne era piena alla fine della guerra, e ogni tanto salta fuori qualcuno con i capelli biondi o gli occhi azzurri.»
    La lezione di storia in pillole terminò in un sorriso. Kyoko sembrava essersi ricordata che i suoi capelli non erano poi così strani dopo tutto e questo l’aveva resa più tranquilla. Non sapeva perché ma l'idea di tingersi i capelli le faceva venire i brividi, non l’avrebbe mai fatto, neanche per sembrare una delle sue idol preferite.
    Un vero peccato che la tranquillità appena riacquisita sarebbe presto stata spazzata via da tre semplici parole: “Lavoro alla CCG.”
    Kyoko sentì la sensazione di vuoto sotto i piedi, come quando ci si accorge del gradino e per una frazione di secondo ci si sente sprofondare.
    Suo padre aveva ragione. Per quanto la ragazza prendesse sottogamba le sue asfissianti raccomandazioni, adesso si ritrovava davanti ciò che i pochi membri degli Ishikawa fuggivano da anni.
    Si sarebbe bloccata del tutto, avrebbe sgranato gli occhi con terrore, guardando il ragazzo che fino al secondo prima avrebbe voluto come amico, e poi sarebbe fuggita a gambe levate, pregando gli antenati di aiutarla.
    Ma non poteva. Se lo avesse fatto avrebbe destato troppo sospetti.
    Continuò a guardarlo, indossando la sua miglior poker face, mentre cercava di elaborare un piano di fuga Doveva trovare solo una scusa plausibile, riuscire a defilarsi senza dare nell’occhio. Un’impresa difficile ma non impossibile, magari sfruttando la confusione...
    “Ah, ma non sono uno di quei pazzi che vanno a giro ad uccidere le persone.”
    No, ferma tutto. Time out. FRENA!
    I pensieri caotici, l’ansia che le premeva sul petto, le gambe rigide. Tutto svanì, lasciando Kyoko spaesata ma sollevata. Alexandre non uccideva, non uccideva altre persone. Persone. Per lui i ghoul erano persone.
    «Oh. Interessante la... ricerca. Io sono una ginnasta.»
    La sua voce un po’ tremula la tradì.
    La ragazza sentì di riprendere a respirare e, istintivamente, si passò una mano sugli occhi, fattisi umidi. Era felice di riporre fiducia negli umani, qualcuno di loro la ripagava.
    Kyoko prese ulteriormente fiato quando lo sguardo di Alexandre si spostò verso il piccolo gruppo di persone accalcato sulla sponda del lago. Sembravano entusiaste per qualcosa, si scorgevano chiaramente i cellulari alzati per filmare qualcosa.
    «Non che io sappia...» disse una Kyoko ancora provata dalla paura di pochi momenti prima.
    I due si avvicinarono, incuriositi dalla calca, e l’occhio attento della ghoul trovò il motivo di tanto clamore. Non poteva crederci.
    Eccitata, emise un versetto di gioia pura e afferrò per il polso il suo accompagnatore per farsi strada tra le persone e vedere meglio quello spettacolo che aveva dell’incredibile. Non fu facile, ma finalmente i due arrivarono al loro cospetto.
    «Oh santissimi numi, Neku e Kaoru! Che duettano! Devo essere morta e sono in paradiso!»
    Forse la paura di poco prima l’aveva uccisa. A un palmo di naso di lei stavano cantando dal vivo NEKU, una delle sue idol preferite, quella che accompagnava con la sua voce Kyoko durante le sue giornate, e Kaoru Izumi, fantastico attore di cui non aveva perso un solo dramma!
    Sarebbe svenuta dalla gioia, ma prima doveva godersi la loro performance. Per forza.
     
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    In effetti anche la genetica faceva i suoi tiri, se Kyoko doveva i suoi capelli biondi ad un qualche antenato americano di vecchia data. Non che Alexandre se ne facesse un problema, si era sentito curioso per un attimo ed aveva accettato l'affascinante spiegazione annuendo con un "oh, capisco" quasi meravigliato.
    A dire il vero non credeva sarebbe stato più sorpreso se la giovane gli avesse rivelato di tingerseli, c'erano un sacco di persone con i capelli tinti in giro del resto, ma insomma, quelli non erano affari suoi. Il colorarsi i capelli spaventava un po' persino lui (non che ne avesse bisogno, in una marea di giapponesi standard i suoi spiccavano già così), principalmente perché ci perdeva davvero un sacco di tempo a prendersene cura, nonostante l'aspetto disordinato che avevano solitamente, ed i pochi che avevano la fortuna di averli toccati almeno una volta gli avevano sempre detto che erano morbidi e soffici. Lui ne andava molto fiero, ecco.
    Troppo occupato a finire di addentare i suoi dango, Alexandre non fece troppo caso al linguaggio del corpo di Kyoko, salvo poi riscuotersi all'improvviso quando la vocina un po' tremolate della sua compagna non lo fece precipitare di nuovo con i piedi per terra. Chinò il viso verso di lei, solo per accorgersi che la ragazza si stava asciugando gli occhi. Il suo cuore perse un battito e fraintese completamente cosa stava succedendo, come al solito. Aveva detto qualcosa di sbagliato? Aveva davvero fatto piangere una ragazza?
    Alexandre si sentì sprofondare. No, dai. Non poteva esser successo sul serio. Non credeva nemmeno gli fosse mai successo nella sua intera esistenza, se non alle scuole elementari, ma quello non contava. Eppure dalle sue parole sembrava tutto normale. Che la sua carriera le provocasse brutti ricordi? In caso poteva capirla, ma gli sembrava quasi assurdo.
    «A-Ah. T-Tutto bene? — mormorò, un po' preso in contropiede. — Ho f-forse detto qualcosa di sbagliato? O... c'è qualcosa che n-non va con la ginnastica?» chiese, seppur fosse conscio che uno sconosciuto potesse non essere proprio la migliore persona con la quale confidarsi.
    Fortunatamente l'apparente shock non persistette poi molto sul viso della bionda, che parve tranquillizzarsi non appena tornò a guardare il lago.
    Successe un po' all'improvviso per i tempi con cui era abituato a fare le cose Alexandre, ma fu talmente imprevedibile che non ebbe nemmeno l'ombra del tempo materiale per ribellarsi o anche solo reagire.
    Kyoko emise un urletto e per un attimo Alexandre pensò che fosse un refuso del fatto che un attimo prima le era sembrata sull'orlo del pianto, ma ad un secondo nemmeno di distanza si sentì afferrare per un polso per poi essere letteralmente trascinato in mezzo alla calca di persone, ed ebbe un terribile flashback di quello che era successo ad Halloween con Chinatsu. Chissà se la gente si divertiva a trascinarlo in giro come un peluche (spoiler: sì).
    «Asp--! D-Dove stiamo andando??» biascicò il povero ricercatore, scostandosi a spintosi fra la gente e sentendosi terribilmente in colpa mentre seguiva la forza di un uragano che aveva dimostrato di avere Kyoko e che lui mai si sarebbe immaginato di trovare in quel minuscolo corpicino. La ginnastica doveva allenarla proprio bene.
    Ebbe la sua risposta solo una volta fermatosi, ancora trafelato e col fiatone: Kyoko sembrava felicissima di quella scoperta, Alexandre non aveva la più pallida idea di cosa stesse succedendo.
    A pochi metri da loro c'era un duo composto da due ragazzi, giovani e molto carini, impegnati a cantare. Un'esibizione dal vivo? Alexandre fissò il duo: la ragazza era molto brava ed aveva i capelli castani, l'altro... un po' più particolare. A proposito di capelli tinti insomma, li aveva... azzurri?
    Kyoko ci tenne ad informarlo sui loro nomi, ma in tutta risposta ottenne solo uno sguardo spaesato di Alexandre. «Ah.. e, uhm, c-chi sono?» domandò.
    Ecco, stava per fare la figura del boomer. Di nuovo.
     
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    Riprendere fiato dopo quegli attimi di terrore non era stato affatto facile ma il buon cuore dimostrato da Alexandre aveva aiutato non poco. Quella sera stessa Kyoko avrebbe raccontato al padre dell’accaduto, ovviamente edulcorandola il più possibile per non far morire di crepacuore il suo vecchio.
    Nel vederla in quello stato Alexandre si era sinceramente preoccupato, tanto da ritenersi responsabile delle sue lacrime. Se avesse potuto, Kyoko gli avrebbe risposto che sì, piangeva per lui e per la bontà che riservava agli altri come lei. Purtroppo non poteva rivelare nulla di tutto questo, perciò decise di non far penare ulteriormente quel ragazzo tanto gentile.
    «Ah! Ma no, ma no! Il polline dei fiori mi fa pizzicare gli occhi, tutto qui.»
    Odiava mentire così.
    L’aveva odiato fin da bambina, quando era costretta a mentire alle sue amichette di scuola per non lasciarle avvicinare alle stalle o alla macelleria dell’azienda agricola familiare. E odiava mentire a una persona tanto buona verso di lei.
    Per fortuna Kyoko riuscì a scrollarsi di dosso quel peso proprio grazie alla vista dei suoi beniamini. Non aveva mai esistito a un concerto dal vivo, suo padre diceva potesse essere troppo pericoloso esporsi tanto - ed era decisamente costoso. Gli occhi di Kyoko, scintillanti come stelle, erano fissi sulle due belle figure. Niente al mondo avrebbe potuto rovinare un momento tanto idilliaco.
    “Ah.. e, uhm, c-chi sono?”
    Tranne questo.
    Lo sguardo di Kyoko, da dolce e lucente, si fece torvo e si spostò sul ragazzo che teneva ancora stretto per il polso. Lui… non conosceva il verbo. Ora sì che avrebbe potuto mangiarlo.
    Ma non lo fece. I miscredenti, coloro i quali erano all’oscuro dello sfavillante mondo degli idol non andavano puniti, bensì educati.
    «Tu… davvero non sai chi sono?!»
    L’incredulità vibrava nella voce di Kyoko. Era impossibile, impensabile, indicibile!
    Ma Alexandre era stato fortunato, aveva trovato una vera esperta a fargli da guida in quell’inferno di lustrini, musica e bellezza.
    «Lei è NEKU! Nata il 14 Dicembre in Australia, nonostante entrambi i genitori siano giapponesi. E’ una idol solista ma sembra che di recente stia cercando di approdare alla recitazione e al doppiaggio! Ed è davvero fantastica, credo di aver consumato il suo ultimo album a forza di ascoltarlo! Te lo consiglio!»
    Se NEKU aveva un fan numero uno, quella era decisamente Kyoko. L’aveva seguita sin dall’esordio del gruppo di cui faceva parte e l’aveva osservata crescere nella sua popolarità, pur restando una fan silenziosa. Vederla lì, a pochi passi da lei, era un sogno.
    «Mentre lui è Kaoru Izumi! Nato il 29 Ottobre da una famiglia molto benestante, è un modello e attore di teen drama! Ma non avevo idea volesse intraprendere la carriera musicale! Oh, sarebbe davvero un sogno!»
    Era partita per la tangente. Nulla era in grado di farla sproloquiare come gli idol. Povero Alexandre.
    Ancora emozionatissima, Kyoko riuscì a placare quel fiume di parole per rivolgere uno sguardo severo e una domanda stizzita al suo accompagnatore.
    «Ma voi in occidente che musica ascoltate?! Come fai a non conoscere dei mostri sacri come loro?»
    L’aveva decisamente presa sul personale.

     
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    Alexandre era piuttosto sicuro che anche in occidente ci fossero vagonate di persone che ascoltavano idol-music: insomma, erano pur sempre nel duemilaventi ed il mondo era globalizzato. Il problema di fondo era probabilmente che era lui ad essere poco aggiornato sull'argomento. In realtà ascoltava molta musica, ma era anche quel tipo di persona che scopriva una nuova hit tre mesi dopo che la suddetta canzone era uscita, non potevi aspettarti molto altro.
    Per un momento gli sembrò che Kyoko lo stesse per trucidare con lo sguardo ed Alexandre si sentì più in soggezione di quanto avrebbe dovuto sentirsi davanti ad una ragazzina di un metro e sessantadue e, senza motivo, si sentì pure terribilmente in colpa.
    Cioè sapeva di non aver fatto niente di male, però...
    Beh niente di troppo nuovo, era sempre stato bravo a deludere le persone che conosceva, adesso cominciava pure con gli sconosciuti.
    «D-Dei mostri sacri?» reagì abbastanza spaesato, non appena Kyoko finì di ricoprirlo con tutta quella valanga di informazioni. Non aveva nemmeno capito se doveva essere un complimento o meno quello.
    Il suo sguardo vagò un attimo nel vuoto prima di tornare nuovamente a fissarsi sul duo di ragazzi che stavano cantando sotto i ciliegi in fiore. Beh, erano molto bravi. Stava ancora cercando di riprendersi da quella trafelata corsa fra la folla ed automaticamente i suoi pensieri finirono per ritrovarsi a ricordare di una delle prima volta che era stato ad un karaoke con dei suoi amici: qualcuno gli aveva fatto persino fatto i complimenti perché cantava bene. Chissà... se la sua vita non fosse stata bruscamente interrotta quella fatidica notte di ottobre...
    Alexandre scosse la testa ed accennò un sorriso.
    «Scusa, non seguo molto queste cose. P-Però mi piace sperimentare cose nuove bugia quindi immagino di essere in tempo per rimediare, no?» azzardò, nemmeno stesse giocando i numeri al lotto. Forse avrebbe dovuto provare, magari il fatto che Kyoko sapesse le date di nascita di quei ragazzi era un segno del destino.
    Del resto anche ad Halloween aveva avuto modo di assistere ad... una live performance di... Niwa?
    Probabilmente un'altra idol, e non gli era dispiaciuto. Più che altro al momento si stava chiedendo se Kyoko non fosse una di quelle enciclopedie viventi tipo Chinatsu che conoscevano vita morte e miracoli dei loro artisti preferiti. Lui era già tanto se si ricordava il proprio di compleanni.
     
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    L’espressione atterrita e colpevole sul volto di Alexandre placò lo spirito impetuoso di Kyoko, tanto da lasciarle un filo di voce in gola.
    Era stata decisamente troppo dura e troppo prolissa nelle sue spiegazioni, ma quando si parlava di idol era impossibile per lei non partire per la tangente. Si sarebbe dovuta scusare con lui in qualche modo, anche per averlo preso e trascinato con sè. Che sfacciata che era stata, toccare un ragazzo più grande di lei. Che vergogna.
    Fortunatamente per lei Alexandre era troppo buono per farle pesare certe cose e anzi, si mostrò quasi interessato a voler sapere qualcosa di più sulla idol-music.
    La ragazza, che aveva abbassato il viso per l’imbarazzo, alzò pian piano gli occhi scuri sul volto mortificato ma sorridente del rosso. Lui… voleva entrare nell’Idol Hell?
    Kyoko, quasi immemore della pessima figura fatta appena tre secondi prima, gli afferrò le mani con fare quasi cerimoniale. Il volto si rischiarò in un istante e un sorriso fiero e compiaciuto comparì sulle labbra rosee della ragazza.
    «Alexandre, io... ti guiderò nel mondo degli idol.»
    La serietà con cui la ragazza si era espressa aveva dell’inquietante. Quella era più simile a una proposta di matrimonio, a un giuramente sacro, che a una semplice offerta di aiuto per orientarsi in quel mondo complesso fatto di lustrini, musica e scandali.
    Il concerto improvvisato dei due finì in quel momento, accompagnato dagli scroscianti applausi del pubblico. Fu in quel momento che Kyoko lasciò le mani del ragazzo per acclamare i suoi beniamini con applausi e fischi.
    La folla si diradò lentamente, mentre un gruppetto di coraggiosi non era rimasto per tampinare i due divi. Kyoko non era quel tipo di fan, per quanto avrebbe desiderato di parlare con loro, e rimase a contemplarli da un po’ più in là.
    «Non sono bellissimi?» il suo tono di voce si era fatto soffice e sognante, totalmente diverso dal suono imperioso e solenne della proposta fatta poco prima al ragazzo «Così talentuosi e pieni di gioia, li ammiro così tanto. Mi hanno dato speranza così tante volte in vita mia. Non so se ti è mai capitato di doverti aggrappare a qualcosa per rimetterti in piedi dopo… beh, qualcosa di brutto.»
    Un sorriso amaro si fece largo sul volto raggiante della ragazza, ripensando a tutto ciò che aveva passato dopo la fuga da Okinawa.
    «Il mio appiglio erano gli idol.»
    Temeva di risultare patetica ma non poteva nascondere la verità, non quando i suoi beniamini erano a due passi da lei. Era tanto commossa che avrebbe potuto mettersi a piangere lì, davanti a tutti, ma Alexandre avrebbe potuto spaventarsi. Non voleva metterlo più a disagio di quanto non avesse fatto.
     
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    Più o meno il novantasei per cento dei colleghi uomini di Alexandre avrebbe scambiato la proposta di Kyoko per una proposta di matrimonio ed avrebbe dato l'equivalente del proprio peso in oro per essere al suo posto a farsi stringere le mani da una ragazza carina.
    Alexandre non lo fece, ma ci andò molto vicino, e non gli rimase che chiedersi se - per caso - non si fosse appena cacciato in un pasticcio più grosso di lui.
    «A-Ah. C-Certo.» annuì, ma il finale della sua frase venne ingoiato dallo scroscio di applausi che seguì la fine di quel concerto improvvisato. Alexandre si voltò verso i due "idol" (aveva imparato un nuovo termine wow) ed osservò le persone disperdersi lentamente e la folla diradarsi pian piano.
    Rimase abbastanza stupito dal non veder la biondina correr loro dietro, considerato l'entusiasmo con cui si era lanciata in mezzo alla folla poco prima, e si chiese cosa intendesse con il fatto che fossero "bellissimi".
    Nel senso, sì, forse, ma gli sembravano niente più che normalissimi ragazzi, esattamente come quei due che aveva visto alla festa di Halloween di cui al momento non ricordava neppure i nomi. Era quasi in procinto di domandare, ma Kyoko fu più veloce di lui e spiegò da sola le sue parole.
    Alexandre si voltò di nuovo verso di lei e la ascoltò in silenzio. Gioia, ammirazione, speranza, talento. Non capì esattamente cosa successe dopo, ma scorse così tante emozioni e sfumature nel viso della giovane ginnasta mentre ne parlava che, per un momento, si ritrovò lui a guardarla ammirato ed un po' confuso.
    Qualunque cosa fosse, ci credeva davvero.
    La cosa che lo colpì più di tutte fu comunque un'altra: la ragazza aveva la sua stessa espressione.
    Alexandre percepì una morsa stringergli il cuore. Gli era successo eccome. Lo sapeva eccome. Come sapeva riconoscere esattamente se c'era qualcosa di distorto dietro un sorriso. Non disse nulla ed ingoiò da solo quel boccone che sapeva di amarognolo. Non voleva rovinare quel momento che per Kyoko sembrava importante, anche se il dubbio che le lacrime di prima non fossero solo allergia gli attraversò comunque il cervello. Si augurò che non fosse vittima di bullismo o qualche forma di abuso... aveva persino rifiutato di mangiare. «Oh. Beh, avrei voluto saperlo prima, se funziona così.» scherzò, abbozzando un sorriso e concedendosi un briciolo di auto-ironia. Era raro che lo facesse, ma non era nemmeno il caso di rispondere all'amarezza con altra amarezza.
    Era sicuro che nel suo caso non sarebbero bastati gli idol, molto probabilmente perché Alexandre sarebbe solo stato invidioso della loro felicità, ma credeva di capire il discorso di Kyoko. Quello sull'aggrapparsi a qualcosa. L'aveva fatto prima con la religione, poi con le persone che gli erano state vicino, come sua madre, e, beh, continuava a farlo tutt'ora. Comunque quello era un discorso chiuso - o avrebbe dovuto esserlo - e non voleva tirarlo fuori adesso.
    Percepì comunque l'urgenza di dover fare qualcosa. Non sapeva spiegarsi il motivo, ma una piccolissima parte di lui voleva assicurarsi che Kyoko stesse bene sul serio. A logica non aveva motivo di farlo, eppure...
    «Comunque io tra poco devo andare via, ti va di lasciarmi un tuo contatto social almeno posso chiederti meglio... b-beh, come funziona questa cosa degli idol...?» mentì, borbottando.
    Mentì? Sì, beh. Non era vero che doveva andare via, sarebbe probabilmente rimasto fino a che Kyoko stessa non sarebbe andata via per prima, ma voleva assicurarsi di poter rimanere in contatto con lei.
    Non era bravo ad inventarsi scuse, quindi sperò solo che funzionasse.
     
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    So, it’s a deal.
    Alexandre aveva firmato la sua condanna, povero stolto. Nonostante il clamore e gli applausi, quella conferma stentata aveva attivato l’idolfag che c’era in Kyoko. Da dove avrebbe dovuto iniziare a istruirlo? Album e video musicali? O dai drammi? Per poter decidere si sarebbero dovuti conoscere meglio, così che la ragazza potesse capire i gusti del francese e potesse indirizzarlo verso ciò che sarebbe potuto essere di suo gradimento! Questa prospettiva la gasava più del dovuto, ma se si parlava di idol quella era la reazione minima.
    Essersi lasciata andare a quel modo era poco onorevole ma la ginnasta pensò di essere stata abbastanza vaga. Fu piacevolmente sorpresa dalla reazione del ragazzo al suo patetico monologo. Temeva di aver messo a disagio Alexandre con le sue chiacchiere da ragazza ferita ma era stato più forte di lei, stare in silenzio di fronte a uno dei pochi appigli che si era creata per restare a galla le era impossibile.
    Nelle parole ironiche di Alexandre c’era sicuramente molto di più ma lei non riuscì a vedere oltre. Sentiva però che lui potesse capirla in qualche modo e Kyoko si sentì meno stupida, almeno in quel momento.
    Una volta che la folla si diradò, Alexandre comunicò alla ragazza le sue intenzioni. Kyoko alzò il volto verso di lui con espressione dispiaciuta, almeno fin quando non si accorse di che ore fossero. In sua compagnia il tempo era volato, era stata una serata tanto piacevole che terminarla a quel modo sarebbe stato triste.
    «Di già? Effettivamente è tardi...» il pensiero di suo padre che tornava stanco da lavoro e di Onigiri chiusa nello zainetto e molto probabilmente infuriata con la sua padrona fecero rinsavire Kyoko. Anche lei doveva tornare a casa, per quanto le dispiacesse.
    Fortunatamente Alexandre ebbe la buona idea di chiederle ciò che lei si sarebbe dimenticata: il contatto social. Di recente Kyoko aveva lasciato la sua mail a una ragazza parecchio strana, che purtroppo non si era ancora fatta sentire. Sperava che almeno Alexandre non sparisse.
    «Oh, ma certo! E tu mi lasci il tuo? Insomma, se ti va.» e così dicendo tirò fuori un vecchio modello di cellulare, forse ereditato da qualche cugino più grande anni prima. Era poco alla moda ma Kyoko ci si trovava talmente bene da non volerlo cambiare. Quelli troppo tecnologici la confondevano un po’, a dire la verità.
    «Allora… a presto?»
    Lo sperava vivamente. Sembrava una ragazza innamorata, in realtà non era altro che emozionata per le sue lezioni sul mondo idol!

     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
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    No, decisamente non sapeva in cosa si era cacciato. Ma per scoprire se quello fosse un bene od un male ci sarebbe stato da riparlare con lui fra qualche mese.
    Traumi a parte, Alexandre era una persona piuttosto semplice: a meno che non ci fosse una motivazione forte dietro, raramente riusciva ad odiare o a non farsi piacere qualcosa. Il più delle volte le cose non gli piacevano semplicemente perché ne ignorava del tutto l'esistenza ed allora non puoi certo dire che ti piace una cosa che non sai che esiste, no? Era abituato a tenere un atteggiamento neutro nei confronti di tutto, mica lo faceva apposta, ma la sua domestica - quando era bambino - non faceva altro che ripetere: "dobbiamo sviluppare una mente pacifica, per guardare gli altri positivamente", e ad Alexandre quella frase era sempre piaciuta molto, tanto che ne aveva fatto il suo mantra di vita.
    Ad ogni modo, fra concerto e passeggiata, il tempo era volato. Alexandre non si aspettava avrebbe fatto un incontro piacevole come Kyoko; a dire il vero era proprio venuto lì all'hanami con il proposito di stare per i fatti suoi a guardare i ciliegi in fiore, socializzare non gli piaceva molto, ma... contro ogni aspettativa Kyoko non l'aveva fatto sentire a disagio. Non troppo almeno, ad essere onesto, Alexandre aveva avuto l'impressione che si assomigliassero un po'. Non tanto per timidezza, quanto piuttosto per essere con molta probabilità concentrati quasi unicamente sulla loro visione del mondo ed i loro obiettivi.
    Il che voleva sostanzialmente dire vivere un po' con la testa fra le nuvole. Non così tanto da dimenticarsi di chiedere una cosa basilare come un modo per tenersi in contatto, per fortuna.
    Fu un po' sorpreso dal vecchio cellulare di Kyoko, ma decise di non commentare per paura di risultare un po' antipatico. Credeva gliene avrebbe visto uno di ultima generazione con cui seguire passo passo tutte le performance dei suoi beniamini, come faceva Chinatsu. P-Perché funzionava così, no...?
    Bah, ignora Alex, ignora.
    «Volentieri. — mormorò, sorridendo. — Che ne dici di B-social? È uno dei pochi in cui ho una foto come profilo, almeno puoi riconoscermi. Sono "ArsNova" con la lettera x al posto della o. In alfabeto occidentale.» spiegò.
    Ah--.
    Quella conversazione gli provocava uno strano senso di deja-vù. Scosse impercettibilmente la testa. Ignora.
    Se Kyoko avesse acconsentito Alexandre si sarebbe assicurato che la aggiungesse seriamente prima di salutarla in modo definitivo.
    Certo, molto probabilmente avrebbe iniziato a chiederle info su NEKU e Kaoru quella sera stessa, così da poter ingannare il tempo in qualche modo, visto che dormire era per gli stolti, ma non c'era bisogno di spiegare.
    «La prossima volta ti presenterò anche Julian. Potrebbe star simpatico ad Onigiri. Spero alluse, menzionando il suo gatto, che era l'unico che lo aspettava a casa, al contrario di Kyoko.
    Poteva sembrare triste - e da un certo punto di vista lo era, ma ad Alexandre stava bene così, al momento.
     
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    Le veloci dita di Kyoko erano già all’opera per cercare il profilo del ragazzo.
    B-social e Kyoko avevano un rapporto di amore e odio. Le era necessario per seguire gli idol e gruppi dei fan per restare sempre aggiornata sulle ultime novità, ma a essere sincera l’esporsi sui social non faceva proprio per lei. Il suo profilo era tremenda spoglio, se non fosse stato per i continui reblog di foto dei suoi idol preferiti -con annessi scleri in capslock. Avrebbe dovuto decisamente curarlo di più quel profilo, se fosse diventata una seria professionista avrebbe dovuto dare un’immagine migliore di sé.
    «ArsNova… Eccoti!»
    Un nome davvero complesso da pronunciare, Alexandre in confronto sembrava una passeggiata. Sarebbe andata a spulciare il suo profilo più tardi, intanto gli aveva inviato la richiesta d’amicizia. Ora dovevano salutarsi, il ragazzo doveva andare e lei non voleva far aspettare troppo suo padre. Aveva ancora il souvenir da portargli.
    «Non vedo l’ora di coccolarlo… se si lascerà toccare. Grazie ancora per la compagnia, ci sentiamo!»
    E detto questo fece un profondo inchino prima di girare i tacchi e incamminarsi verso l’uscita del parco. Anche Onigiri porse i suoi saluti al ragazzo dai capelli rossi, poggiando la zampa sull’oblò in plexiglass trasparente. Forse voleva solo uscire.

     
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