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Joshua Reeves & Nikolay Arsenovich Khabarov @Velvet Room (host club) - 25/04/2020 19:00, sole

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    [Nei giorni precedenti...]
    Era una fortuna che nessuno facesse caso a quanto potevano essere lunghi i suoi giri tra i corridoi degli edifici della facoltà. Dopotutto perché qualcuno avrebbe dovuto interessarsi a uno degli studenti stranieri che, con aria tranquilla e sicura, si incamminava probabilmente verso l’aula della prossima lezione o una delle sale studio o magari la segreteria?
    Senza contare che, sicuramente, lui non era il solo a scegliere di allungare i suoi percorsi solo perché, così facendo, esisteva la possibilità di incrociare chi con prepotenza si era insinuato nei suoi sogni e pensieri. Perché quella era la vera ragione, una sospirata semplice possibilità di incrociare il percorso di una persona e, forse, mezzo sguardo di striscio. Era una cosa stupida, a pensarci, soprattutto se si considerava che non era per timidezza che non tentava un qualche approccio, ma solo per il fatto che i metodi tradizionali prevedevano tempi snervanti e una condizione di legame oltre i suoi interessi. Perché le cose dovevano essere così complicate?

    Di certo era stato del tutto imprevisto incontrare lo sguardo di quella stessa persona al di fuori della Waseda.
    Non erano solo gli occhi azzurri ad essere riconoscibili, ma decisamente era impossibile confondere qualcuno per quel rosso che cercava puntualmente di incrociare con estrema non chalance per i corridoi dell’università.
    Un colloquio di lavoro al Velvet Room si era tramutato in una inaspettata occasione non solo di scoprire un nome, per quanto quasi sicuramente non fosse quello reale, ma generare una serie di pensieri che, alla fine, lo avevano condotto verso una discutibile – molto discutibile – idea.

    Aveva lasciato passare qualche giorno del tutto normale, il solito transito per i corridoi fingendo di non far caso a chi incrociava, quando la realtà era totalmente diversa. Poi era arrivato quel giorno in cui invece aveva volontariamente urtato per caso quel rosso dagli occhi azzurri. Era stato spontaneo il chiedere scusa e, con apparente stupore, azzardare un «Non ci siamo già visti? Al Velvet Room...» #oops.
    Interruzione breve nella vita di entrambi, le lezioni da seguire, un saluto veloce e ancora scusarsi, prima di allontanarsi con la convinzione che sì, valeva la pena giocare un po’ sporco per quel rosso.

    [Oggi...]
    La discutibile – molto discutibile – idea, però, fu messa in pratica solo in seguito, dopo aver chiesto conferma degli orari di quel particolare soggetto proprio all’host club e si era presentato, carta di credito alla mano, per una consumazione selezionata al locale.
    Era stato accompagnato al tavolo, aveva chiesto fosse un po’ appartato per conciliare una conversazione tranquilla. Le regole di quel posto le aveva conosciute quando si era presentato per un colloquio, sebbene poi gli fosse stato detto che in quel periodo non avevano bisogno di un altro barman e quindi non era stato fortunato. Fare l’host non era tra le sue aspirazioni, non che denigrasse la categoria, semplicemente non riusciva a immaginarsi in quelle vesti ed era a dir poco curioso di come invece li indossava Vishnya, che nei corridoi dell’università sembrava sempre così concentrato, un po’ teso forse, e soprattutto serio.
    Aveva già in principio richiesto un bicchiere di bollicine bionde, aggiungendo la specifica del più uno a scelta da chi poi gli avrebbe fatto compagnia e che per lavoro avrebbe sicuramente dovuto impegnarsi per fargli ordinare altro in quell’ora.
    Se ne stava tranquillo, completamente a suo agio su quel divanetto d’angolo, gamba accavallata e a giochicchiare distrattamente con il telefono, pronto ad accogliere l’arrivo del rosso con un sorrisetto e un leggero «Buona sera a te, dobbiamo parlare...»
    In realtà, tra le alternative, c’era anche quella di usare la citazione da un noto film, ma forse sarebbe stato davvero troppo teatrale anticipare il volergli fare un’offerta che non avrebbe potuto rifiutare.



    Studente/barman - 23 y.o - ghoul (rank B - bikaku) - Silver [scheda]


     
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    « Buona sera a te, dobbiamo parlare... »
    Guai. Quella che sentiva era puzza di guai. Erano passate neanche due settimane, non si era neanche interfacciato alla sua missione e già sentiva le gambe tremare. La sua vita doveva essere tutta una congiura nei suoi confronti, evidentemente, neanche lontano dalla Russia stava bene.

    Nikolay Arsenovich aveva messo piede nel suo appartamento a Shibuya due settimane prima, il 12 Aprile. Era domenica, e nonostante la pioggia il volo era andato bene. Una volta arrivato non si prese neanche un momento per starsene tranquillo: non sarebbe stato mantenuto da nessuno lì, avrebbe dovuto vedersela da solo, quindi prima avrebbe cercato un lavoro e meglio era; gliene serviva uno flessibile dato che il giorno dopo avrebbe cominciato ad andare in università, ma anche dove non dovesse esibire una targhetta dove esibiva di essere un Khabarov. Il forte accento bastava e avanzava come biglietto da visita, per non parlare della sua altezza...
    Il lavoro più adatto sembrò essere quello di fare da Host, a quanto sapeva esistevano degli Host Club dove si andava per cercare appositamente la compagnia di ragazzi stranieri... Avrebbe puntato sul suo essere "esotico", piuttosto che nasconderlo. Anche perché con quei capelli così rossi non poteva fare altrimenti, senza contare tutto il resto. L'Host Club si chiamava Velvet Room, ed era anche piuttosto vicino casa per fortuna. Venne accolto per il colloquio con estrema professionalità, e dopo aver spiegato le sue esigenze universitarie gli accordarono la possibilità di lavorare la sera e nei week-end. Erano davvero accomodanti, che fortuna.
    « Per lavorare qui si usa un nome, puoi dare il tuo o anche inventartene uno se preferisci mantenere una certa privacy. Allora? Hai pensato a quale usare? »
    Blackout. Il nome. Non aveva pensato al nome da usare lì dentro, era così preso da tutto che si era dimenticato di pensare a quello. Il russo, nel panico, disse la prima cosa che gli venne in mente e andò bene.
    « Vishnya. » Ciliegia. Perché aveva i capelli rossi.
    Fortuna che non sembravano esserci russi in quel locale, nessuno avrebbe scoperto il suo farsi chiamare "ciliegia".
    Certo che era proprio imbranato.
    Imbranato come quando aveva urtato un ragazzo in università, giorni dopo, troppo sovrappensiero e, come sempre, teso. Si prodigò immediatamente in scuse senza far troppo caso a chi fosse, ma quando lui gli dette a parlare con sorpresa da parte del rosso, alzò gli occhi sul suo viso.
    « Non ci siamo già visti? Al Velvet Room... » buttò lì, lo stomaco di Kolya ad annodarsi all'istante sgranando appena gli occhi: ora che lo guardava con attenzione sì, l'aveva riconosciuto, era un ragazzo venuto a fare il colloquio come barman, ma a quanto aveva saputo non era andata in porto semplicemente perché per quella mansione avevano già i posti occupati. Strano che uno alto e carino come lui non avesse tentato almeno la strada dell'Host, evidentemente non faceva per lui.
    « A-ah, sì! Ehm... S-scusami, devo andare o farò tardi per la lezione. Scusami ancora! » si era defilato con pure un inchino, avviandosi verso... Neanche lui lo sapeva, lontano da quella persona. Stava sudando freddo, il cuore gli martellava in petto, il corpo gli tremava tutto: era talmente tanto un fascio di nervi che il solo essere stato riconosciuto da un tizio a caso che neanche era russo - sicuramente straniero sì, con quell'altezza e quella corporatura, per non parlare dei bei lineamenti del viso - lo stava mandando nel panico in quel modo. No, non andava affatto bene, a continuare così ci sarebbe scappato il morto. Chissà se sarebbe stato lui?

    O forse quel ragazzo dai capelli chiarissimi e gli occhi penetranti, che con un sorrisetto stampato in volto se ne stava lì ad aspettarlo in uno dei posti appartati del locale. Sì, la sua vita era tutta una congiura. Si era a malapena presentato con un sorriso prima che notasse il suo cliente, fortunatamente portava i capelli legati in una piccola coda bassa o avrebbe cominciato seriamente a sudare, e non andava bene per nessun fronte immaginabile: non poteva permettersi una lavanderia, badava bene a non macchiare le camicie che indossava per lavoro.
    « Beh, vista la sua presenza qui, a questo tavolo, era quel che speravo. » sorrise il russo, il quale poggiò con gesti quanto più fermi e naturali possibili i bicchieri ordinati dal suo strano cliente: bollicine bionde aveva detto, e un bicchiere a sua scelta, che ovviamente era un bicchiere di caipiroska. Sì, ci marciava parecchio sulla sua origine.
    Sedutosi di fianco al ragazzo più alto di lui, accavallò le gambe e sorrise nuovamente.
    « Il destino sembra proprio volerci far incontrare quanto più possibile, da? » buttò lì, lo stomaco fortemente annodato ma un enorme impegno nel risultare quanto più naturale possibile. Dentro invece era nel panico più totale: cosa voleva quel tipo da lui? Non poteva credere che lo conoscesse come figlio di suo padre, eppure...


    22 - Ghoul: Joker, rank B, rinkaku - Host: Vishnya - Nutritional Science student - [scheda]


     
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    imma
    All'arrivo della sua ordinazione - l'host, mica il drink - appoggiò il telefono sul tavolo, premendo il pulsante laterale per spegnere lo schermo.
    Non si aspettava plateali reazioni, alla fine si erano giusto incrociati quel paio di volte nei corridoi della scuola e quello scontro casuale poteva anche essere stato cancellato dalla memoria, chi era lui per aspettarsi di restare impresso nei ricordi di qualcuno che sembrava sempre così impegnato. Vita complicata quella degli universitari, soprattutto se da far conciliare anche con un lavoro, che poteva benissimo significare non avere quel supporto che aveva lui, per cui il lavoro era un extra per scelta, per avere in apparenza una vita normale.
    «Conversazione e drink, per cos'altro si entra al Velvet Room?»
    Già, naturalmente non esistevano altre ragioni o almeno dubitava fortemente che altri frequentatori del locale avessero le sue alte aspettative da un appuntamento del genere.
    Che poi trovarsi in quel locale fosse opera del fato, dubitava fortemente Vishnya lo pensasse davvero, non quando era stato il suo nome quello richiesto all'ingresso. Decisamente no, non era un caso. E sì, era la conferma che si ricordava di lui.
    «Non credo nel destino da molto tempo.» Difficile crederci quando, sin da bambino, ti viene ripetuto che ogni singola azione può influenzare nel bene o nel male qualsiasi cosa «Tu si?»
    Le dita di una mano, fino a quel momento appoggiate alla base del bicchiere con il vino bianco frizzante, salirono lungo lo stelo del calice lentamente. Non gli serviva neppure guardarlo, era il suo lavoro conoscere la delicatezza di quei bicchieri, senza contare che era molto più interessante mantenere lo sguardo puntato sul rosso accomodato accanto a lui.
    Non si era mai interessato a quale fosse il copione standard degli host, come dovessero comportarsi normalmente con i clienti o se ciascuno aveva i suoi modi peculiari, interpretando magari un particolare personaggio, così da distinguersi oltre l'estetica e l'accento per quelli stranieri. Le cose erano un po' diverse quando si tratta della professione del soggetto da cui si è forse troppo attratti. E non lo avrebbe negato che era un bel vedere, un piacere da osservare e una discreta soddisfazione poterlo fare da vicino, in un angolo appartato, senza intromissioni, per almeno un'ora.
    Era anche interessato ad ascoltare il suo punto di vista sul destino, sinceramente curioso di quanto lo ritenesse responsabile del loro incrociarsi.
    «Ammetto di preferire l'avere un minimo controllo sulle cose, magari informarmi per ciò che mi attira e non lasciare troppe speranze al caso.»
    Già, magari informarsi, facendo una foto di nascosto al tizio incrociato spesso a scuola e poi, con qualche scusa arrangiata, scoprire il suo nome, qualche dettaglio in più tramite un contatto o due in segreteria e con mezzo flirt alla ragazza timida e carina che frequenta con il soggetto un corso o due.
    Sì, era stato proprio il destino a volerli far incontrare così spesso.


    Studente/barman - 23 y.o - ghoul (rank B - bikaku) - Silver [scheda]


     
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