When all is lost all is found

[CONCLUSA] MILO ONISHI & LAZAR STEFANOVIĆ KHABAROV - JUNICHI'S HOME - 14/03/2020 SERA (DALLE 22.00), TEMPO SERENO 19°C

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    Picchiato, messo con le spalle al muro e persino usato come esca volontaria: dove Milo avesse trovato la forza di sorridere in quel modo sfrontato sarebbe rimasto un mistero. Era una persona forte, almeno quanto forte era il suo amore per lo scomparso Junichi. Tra sé e sé, Echo si augurava davvero ritrovarlo ancora tutto intero, e con lui ovviamente anche Alexey.
    Nonostante fosse un po’ ammaccato, non si risparmiò nello stringergli la mano con vigore; sarebbe stato un insulto ostentare compassione nei confronti di un investigatore della CCG. Al di là della singolare situazione in cui si trovavano, erano pur sempre la perfetta definizione di nemesi.
    «Iniziamo col condividere le informazioni in nostro possesso. Ci servirà tutta la preparazione possibile.»
    Proprio quando pensavano di aver raggiunto il culmine prima dell’attacco ai Kiriyama, si erano invece ritrovati ancora una volta a dover rivedere il piano di battaglia. Se si fosse rivelato davvero collaborativo, Milo sarebbe stato una risorsa estremamente preziosa, un pozzo di informazioni sul nemico potenzialmente sfuggite persino ai ghoul.
    Forse avevano una speranza concreta.

    - Qualche ora più tardi -

    «Naturalmente spiegherai tu a papà il tuo colpo di genio, vero?»
    Furiosa. Viktoriya si era tolta la maschera e per poco non gli era saltata alla gola: una furia russa dagli occhi vermigli. Ciononostante si sforzava di tenere la voce bassa, perché i vicini non cominciassero a spettegolare sulle discussioni notturne di casa Khabarov.
    Lazar non ebbe però neanche il tempo di rispondere.
    «Seriamente, Lazar? Un’alleanza con la CCG-»
    «Non è un’alleanza con la CCG, ma con un singolo investigatore. E, se dobbiamo essere pignoli, lavorando con noi quell’Onishi rischia il posto di lavoro e la galera. Noi al massimo rischiamo-»
    «Un’imboscata, Lazar. E non la rischiamo, ci finiremo senza dubbio.»
    «No, perché l’Onishi starà alle mie condizioni. Non avrà il tempo materiale di organizzare niente quando lo contatterò-»
    «La vuoi smettere di giocare al più furbo di tutti e tornare coi piedi per terra, per favore? La nostra intera dannata famiglia è potenzialmente a rischio ed è tutta colpa tua.»
    Ecco, quelle parole fecero male. Viktoriya giocava sporco: sapeva dove e come colpire, e lo stava facendo senza pietà. Lazar accusò il colpo con un passo indietro fisico e metaforico, chinando lo sguardo remissivo sul pavimento; all’improvviso la sua iniziativa gli sembrava di una stupidità senza pari.
    Inaspettatamente, il successivo intervento non fu un rincarare la dose di Viktoriya, ma una presa di posizione di Ninel’.
    «Allora avresti potuto fermarlo, invece di stare a guardare.»
    Tutti gli occhi furono puntati su di lei, che con movimenti nervosi e meccanici stava sciogliendo i capelli dopo aver appoggiato la maschera sul tavolo della cucina.
    «Non aveva senso interromperlo di punto in bianco, saremmo sembrati sprovveduti e disorganizzati, per fortuna possiamo ancora cavarcela. Quindi tu sei d’accordo con la sua strategia?»
    «Sicuramente sono più d’accordo con la sua alleanza che col tuo blaterare vittimista sui poveri ghoul divoratori di umani usati come pezzi di ricambio dagli umani cattivi.»
    Lazar trattenne il fiato. Se fino a quel momento aveva sperato di riuscire in qualche modo a contenere Viktoriya, la cruda affermazione di Ninel’ avrebbe avuto l’effetto di una bomba. Non passò infatti che una manciata di attimi prima che il viso pallido della sorella più grande diventasse rosso di rabbia.
    «Perché non lo fai a Maksimilian questo discorso, Ninel’? Non hai proprio un briciolo di dignità.»
    A quel punto Lazar seppe che era arrivato il momento di mettersi letteralmente in mezzo alle due. «Possiamo evitare di parlare di Maksimilian e magari anche di litigare?» dando le spalle a Ninel’, si rivolse ad una Viktoriya sempre più propensa ad alzare la voce. «Sentite, domani parlo con papà e-»
    «Non avrò una dignità, ma almeno io non sono una bestia.»
    Dalla testa ai piedi, neanche un centimetro del corpo di Lazar fu risparmiato da una feroce sensazione di freddo. Per un attimo sentì di essere di nuovo in Russia, non nella caldissima Tokyo. Non sapeva da quanto tempo Ninel’ tenesse dentro quelle parole aspre, ma quello non era assolutamente il momento adatto.
    Le liti tra loro tre erano rare come le eclissi, ma ciascuna di essere lo angosciava fino a chiudergli lo stomaco per troppo tempo.
    Ancor prima di potersi inventare qualcosa per calmare le acque, Lazar fu sorpassato da una fulminea Ninel’, che andò a chiudersi nella camera condivisa con la sorella mettendo fine alla discussione. Inaspettatamente, Viktoriya non la seguì: il suo incarnato era di nuovo dello stesso colore della neve.
    In un gelido silenzio, da una parte pieno di rabbia e dall’altro di paura, rimasero a fissare una porta chiusa.

    -------------------
    «Parlato Echo/Lazar.»
    «Parlato Nebula/Ninel'.»
    «Parlato Megitsune/Viktoriya.»

    If I could speak I'd tell you all my fears and deprivations

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    Lazar Stefanović Khabarov

     
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