L'inizio della fine.

[CONCLUSA] Lazar S. Khabarov & Kohaku Kirishima | 27 Giugno 2019, 7.00 PM | 28°C, Soleggiato

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    Fortunatamente al bel russo la sua reazione non sembrò troppo un problema, visto con che tono tranquillo lo invitò a smettere di scusarsi, e lei, con un piccolo sorriso sì imbarazzato ma soprattutto rilassato, lo ringraziò ancora.
    Qualcosa che non si aspettò fu il vivo entusiasmo che Lazar manifestò alla sua domanda retorica, aggiungendo che trovava le ragazze soffocanti soprattutto quando strillano "come aquile" e gli stanno incollate addosso. Ah, esattamente come faceva lei con i suoi amici. Nel realizzarlo le si gelò il sangue, un sorriso vuoto a formarlesi in viso: quindi la vera Kohaku non sarebbe andata a genio a quel ragazzo così bello...? O forse... Forse non gradiva le ragazze direttamente...?
    "NON DIRMI CHE E' GAY, NON POSSONO ESSERLO SEMPRE I PIU' BELLI" piagnucolò il proprio pensiero, tentando di non bloccarsi dall'eseguire il proprio lavoro.
    "Come siete fortunati, voi giapponesi… in Russia non è così facile" sospirò l'altro, riportandolo anche con la mente in quella stanza, dove stava massaggiando quella schiena così bella... Aah, meno male che non era la protagonista di un manga o avrebbe avuto il cliché del sangue dal naso a darle problemi.
    « Ah no? Sono così intraprendenti lì? » chiese con assoluta innocenza, ma ripensando a come Lazar stesso le avesse detto pochi attimi prima che le avrebbe rubato il cuore capì da sola che certo che lo erano, eccome se lo erano.
    Ridacchiò poi quando le venne accennato che quel nuovo cliente avrebbe dovuto portare lì anche sua sorella, mettendola in guardia su come avrebbe dovuto prendersi tutto il pomeriggio per lavorare sui suoi nodi.
    « Non c'è problema: è parte del mio lavoro, no? Anzi, se portassi qualcuno qui per farlo accudire espressamente da me, significherebbe che sto facendo bene il mio lavoro! » sorrise sinceramente felice: certo, la sua professione principale era la idol, e non l'avrebbe cambiata con nulla al mondo, ma sapere di star facendo bene qualcosa era sempre gratificante, specie per una Sagittario orgogliosa come lei!
    « No, figlio unico. » rispose subito all'interrogativo postole, era quel genere di domande che le facevano spesso nelle interviste, quindi era abituata a rispondervi.
    « Tu invece hai solo tua sorella? E' più piccola di te? » gli chiese dunque con curiosità: parlare del più e del meno era sempre la cosa migliore da fare, meglio per lei! Intanto le sue mani si alternavano al piccolo rullo finché non cominciò a sentire i muscoli sotto i polpastrelli rispondere meglio alle lievi pressioni, dunque seppe di poter riprendere a sciogliere qualche nodo mantenendo comunque il moto lento e più delicato usato prima: doveva comunque essere un massaggio rilassante, quello.

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    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
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    Sono così intraprendenti, lì?
    Se sei etero, sì.
    Kohaku trovò da solo la risposta alla sua domanda retorica, senza bisogno che Lazar si profondesse in spiegazioni che in Russia gli sarebbero valse non poche occhiate critiche e il rischio di essere preso a botte.
    Ninel’ aveva ragione: il Giappone aveva i suoi punti di forza rispetto alla Russia, la maggiore libertà di espressione era sicuramente tra quelli che Lazar apprezzava di più. Chissà quante cose sarebbero state diverse se fosse cresciuto a Tokyo… forse non avrebbe vissuto un’adolescenza tanto eccepibile, forse non avrebbe fatto tante cose di cui si pentiva, forse non si sarebbe messo nei guai.
    “Non potrei mai chiedere ai miei figli di fingersi ciò che non sono… ma viviamo in Europa o negli Stati Uniti, ho paura che possa accadere qualcosa di terribile”, le parole di sua madre che aveva origliato qualche anno prima eclissarono il suo sorriso.
    Istintivamente affondò il mento tra le braccia, facendo sparire il volto fino alla base del naso, per impedire a Kohaku di intravedere il repentino cambiamento nella sua espressione.
    Era meglio tornare a concentrarsi sul rilassante tocco del massaggiatore, si disse: quando avrebbe trovato Alexey - perché avrebbero trovato Alexey, nessun dubbio al riguardo - lo avrebbe ringraziato di essersi fatto rapire, perché così ci aveva guadagnato un signor massaggio.
    Sì, l’avrebbe fatto, dando dimostrazione di essere rimasto il demonio che era sempre stato.
    «Confermo che stai facendo un buon lavoro.» annuì, contento di dargli quella piccola soddisfazione.
    Ciò che invece lo indispettì leggermente fu la rapidità con cui Kohaku liquidò la sua domanda: era davvero riservato, il ragazzo! Era il caso di smettere di impicciarsi? I suoi tentativi di conversazione lo stavano infastidendo?
    «Ho due sorelle maggiori e due cugine più piccole a cui faccio da fratello maggiore. Sì, sono l’unico Y in una selva di X.»
    Kohaku era un po’ strano: si dilungava su certi argomenti, glissando del tutto quando si parlava di lui.
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    Lazar non si disturbò a dirle l'ovvio, e con il solo silenzio poté capire che aveva ragione a credere che le russe fossero intraprendenti; se si detesta il contatto fisico, gli orientali con i loro mille preamboli verso l'altro sesso dovevano essere una manna dal cielo, mentre per Kohaku...
    « Comunque siamo fortunati fino ad un certo punto. » decise di rompere nuovamente il silenzio che stranamente si era venuto a creare, non immaginando neanche lontanamente cosa passava per la testa del povero russo.
    « Qui ci sono davvero troppe cerimonie, ma se non si ama il contatto fisico è una fortuna stare qui. Per me, sotto questo aspetto, non è così: nonostante l'aspetto, io non sono giapponese, ma australiano, vengo da Sidney! E quest'ambiente alle volte è davvero soffocante. » decise di sbottonarsi un po' anche lei, lasciandosi trasportare dal flusso di pensieri con un sospiro finale.
    « Per questo sono sorpreso di aver trovato qualcuno di più spregiudicato di un giapponese che fa a fatica anche solo a chiamarti per nome anziché per cognome, che barba. » aggiunse, lasciandosi andare una piccola risata nel mentre un altro nodo veniva meno con una certa facilità. Sorrise raggiante alla conferma del russo circa il suo operato e non mancò di ringraziarlo con gioia, ascoltando poi ciò che le raccontò: era l'unico maschio della nuova generazione della sua famiglia, quindi! Chissà se almeno le cugine lo trovavano attraente almeno la metà di quanto lo trovava lei...
    « Quindi sei un punto di riferimento! E' una bella responsabilità, ma immagino che il loro affetto ti ricompensi, mh? Un po' le invidio, se posso dirlo. » sorrise dolcemente, gli occhi a posarsi di tanto in tanto sul viso di Lazar nel mentre continuava il suo lavoro con una certa dedizione, attenta anche a non fargli più male.

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    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
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    Aveva socchiuso gli occhi per concentrarsi sul percepire le mani di Kohaku. Che gli piacesse il contatto fisico, chiaramente con le dovute eccezioni, era palese e in effetti non poteva che dirsi d’accordo con quanto lamentato dal ragazzo subito dopo.
    I giapponesi avevano sì la mente più aperta, ma le gambe più chiuse, per dirla in maniera simpatica. Forse non era un modo poi tanto simpatico di metterla. Ma era vero.
    Non si poteva avere tutto dalla vita, e Lazar preferiva di gran lunga essere protagonista degli sguardi diffidenti piuttosto che di quelli omofobi.
    «Sidney, huh? Non ci sono mai stato.»
    Ah, l’accento russo si sentiva davvero tanto quando parlava in inglese. Quella lingua aveva una fonetica troppo difficile per qualcuno abituato a serrare i denti sulle vocali come se avesse voluto farle a pezzi.
    «Non esattamente, il vero punto di riferimento è mia sorella, la più grande delle due. Lei è la nostra roccia, sono molto più fiero di lei che di me stesso.»
    Finalmente Kohaku aveva detto qualcosa di sé e lui non si sarebbe lasciato scappare l’occasione, ma prima doveva attuare la tattica più vecchia del mondo.
    No, non la prostituzione.
    «Ma comincia a diventare impari, questo scambio: facciamo così, una domanda per una domanda. Ora tocca a me. Com’è Sidney?»
    Quel ragazzo non solo aveva una voce rilassante, ma era anche parecchio loquace. Incredibile a dirsi, ma stava davvero riuscendo a rilassarsi un po’.
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    Kohaku Kirishima
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    A giudicare dagli occhi socchiusi e schiena e spalle non più rigidi, Lazar sembrava che avesse iniziato a rilassarsi, evviva! Era sempre una bella soddisfazione riuscire a fare il proprio lavoro, soprattutto quando i risultati erano tanto buoni. Forse il segreto con lui era prendere più confidenza e parlare, ma l'importante era il risultato.
    Il russo, comunque, corresse la sua deduzione: non era lui il punto di riferimento dei cugini Khabarov, ma sua sorella maggiore, aggiungendo che era più fiero di lei che di se stesso, e lì la ragazza aggrottò brevemente le sopracciglia; insomma, non c'era nulla di male in quel che aveva detto, ma sembrava avesse qualche problema con se stesso...? Che fosse l'autostima?
    "Un tipo così bello soffrire di autostima? No, non è possibile" pensò, decidendo bene di non dar voce al proprio pensiero. Stava per commentare la sua ultima affermazione, ma il cliente lo interruppe dicendo che "quello scambio era impari", e che dovevano farsi una domanda per una domanda, iniziando lui stesso chiedendogli come fosse Sidney. Kohaku per un momento rimase sorpresa da tale affermazione, per poi scoppiare a ridere.
    « Confermo: mi era mancata della sana schiettezza. Comunque scusami, è che nessuno mi chiede mai qualcosa all'infuori del mio lavoro, ma hai ragione, è effettivamente impari. » gli spiegò, per poi scendere con le mani a massaggiargli la schiena, anche qui con delicatezza, intanto fece un mugolio meditabondo: com'era Sidney?
    « Sidney è tante cose, in effetti. E' caotica come ogni metropoli, e anche per questo ognuno è libero di vivere la propria vita come vuole. E' ben organizzata, con tanti sbocchi di lavoro, ma soprattutto il clima è bello tutto l'anno! Tantissimi vanno a Sidney per passare le vacanze di Natale in riva al mare, ed è una cosa che mi manca un pò, in effetti. Se ti capita, ti consiglio di visitarla, una volta. » gli descrisse con occhi sognanti: nonostante si era sentita talmente soffocare lì da dover scappare, Sidney era comunque la sua città, e le mancava davvero tanto.
    « Ora tocca a me, giusto? Mh... » chiese pensierosa, fermandosi un attimo per riflettere su cosa chiedergli.
    « Rimaniamo più o meno in tema. Abbiamo detto poco fa che sei straniero, ma da dove vieni esattamente? » gli chiese dunque, curiosa: da grande ignorante delle lingue slave, sentendo il nome "Lazar Khabarov" le era subito venuta in mente la Russia, ma non era detto che fosse realmente russo, quindi per evitare gaffe spinose, aveva optato per l'opzione più tranquilla possibile.

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    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
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    Nonostante il trattamento applicato poco prima, che avrebbe dovuto avere un effetto simile a quello di un antidolorifico, ogni tanto una smorfia si disegnava sul volto di Lazar. Non osava immaginare in che stato penoso fossero le sue spalle se persino una persona evidentemente capace come Kohaku non riusciva comunque ad evitargli del dolore.
    Per fortuna si trattava solo di semplici nevralgie che dopo aver colpito sparivano istantaneamente, lasciando come unica traccia una fastidiosa sensazione simile a un crampo.
    Tornò a concentrarsi sulla voce di Kohaku, che nel frattempo spiegava come nessuno gli facesse mai domande non inerenti l’ambito lavorativo. Lazar non ne fu affatto sorpreso, certi colleghi del corso erano tanto abituati a usare i cognomi che il suo nome lo ricordavano solo per l’irritante “Zar-sama”.
    Le vacanze di Natale a Sidney, huh?
    «Allora avvisami la prima volta che torni per il Natale, così mi farai da guida turistica e andremo in spiaggia!» e non si risparmiò una risata sincera, soddisfatto di aver catturato due piccioni con una fava.
    La domanda gli fu girata, e questo Lazar se lo aspettava: non era comunque un problema ammettere da quale città venisse, non erano lì in incognito in quanto russi, ma in quanto ghoul.
    «Vengo da Sachalin. I giapponesi mi pare la chiamino… hm, Karafuto, credo? Comunque è a nord dell’Hokkaido, in territorio russo. Un posto abbastanza carino. Un po’ noioso, ma con bella vista sul mare.»
    Chi si sarebbe mai aspettato che un’isola avesse una bella vista sul mare.
    «Non credo ci resterò a vita in realtà, sono più tipo da grande città. Penso che mi trasferirò a Mosca prima o poi, oppure direttamente all’estero, ma prima devo imparare per bene l’inglese.»
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    Kohaku Kirishima
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    "Allora avvisami la prima volta che torni per il Natale, così mi farai da guida turistica e andremo in spiaggia!" fu il commento di Lazar circa Sidney, e Kohaku non poté che ridere con lui, afferrando lo scherzo; anche se, con un figo come lui, ci sarebbe andata pure l'indomani in spiaggia. Nel pensare a determinati scenari non poté che assottigliare lo sguardo e sorridere maliziosa, mordendosi nuovamente il labbro. Fortuna che il russo era voltato altrove.
    « Con piacere! » rispose dunque a tono, ridacchiando ancora per dissimulare la reale voglia che aveva di attuare quel piano; piuttosto, percorsa la schiena del cliente ora molto più sciolta, poté dire il suo lavoro quasi concluso, dunque si allontanò per pulirsi le mani, prese un fazzoletto di velo e sopra vi mise una piccola manciata di diversi fiori secchi e profumati, chiuse il fazzoletto in modo da formarvi un sacchettino e tornò da lui, il tutto ascoltando interessatissima quanto le disse: Karafuto, eh? Aveva qualche conoscenza in Hokkaido, avrebbe potuto raggiungerla quando voleva! Non che le servisse, visto che Lazar ora abitava lì, ma comunque era buono a sapersi. Si assicurò di tenere bene a mente quell'informazione, ma anche quella che al bel russo servisse imparare l'inglese: insomma, lei era madrelingua.
    « Hai problemi con l'inglese? Posso aiutarti io per quello, se vuoi. » sorrise amabile la ragazza, lottando per nascondere un ghigno maligno, dando intanto il tocco finale al suo lavoro: ripassò la schiena del cliente con il sacchettino di prima, il quale avrebbe certamente lasciato una bella sensazione sulla sua pelle al passaggio.
    « Finito! Come ti senti? Meglio? » esclamò una volta percorsa tutta la zona trattata, e posato il sacchettino, si fece indietro per permettere a Lazar di alzarsi dal lettino.
    « E' stato davvero bello conoscerti, Lazar-san, e spero di rivederti presto! Ti lascio solo, così puoi ricomporti con calma e andare alla reception. E ricorda il panno caldo sulle spalle~ » lo salutò, sebbene un pò a malincuore, con un bel sorriso e un inchino, pronta ad avviarsi verso la porta: al di là di quanto quel tipo le piacesse fisicamente, si era davvero potuta sentire a suo agio a parlare con qualcuno dopo tanto tempo, al punto di essersi rilassata molto anche lei; ma certamente non poteva tenerlo lì dentro a vita, e neanche chiedergli realmente il numero: ne andava di mezzo la credibilità di tutto il Centro Estetico, non poteva lasciare che si diffondessero voci su impiegati marpioni che importunano i clienti chiedendo loro il numero di telefono!

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    Lazar

    Lazar Stefanović Khabarov
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    “Hai problemi con l'inglese? Posso aiutarti io per quello, se vuoi.”
    «Un’offerta che non posso rifiutare, Kohaku-kun.» si era impegnato per pronunciare quelle parole senza esagerare con la malizia, lasciando a intendere che comunque i motivi per accettare erano molteplici.
    Prima o poi avrebbe trovato un compromesso tra la sua spontanea malizia e il buonsenso che doveva osservare in presenza di estranei alla sua cerchia di amicizie più strette. E poi non era un maniaco, voleva semplicemente fare amicizia con Kohaku.
    Gli piaceva giocare al gatto col topo ma la sua disastrosa e segretissima vita sentimentale aveva degli ottimi motivi per essere definita disastrosa e tenuta segretissima.
    Il loro piccolo interrogatorio fu destinato ad una fine prematura, ma il tempo scorreva e Lazar non poteva rimanere per sempre in quel centro estetico, per quanto gli avesse davvero fatto piacere trovare qualcuno con cui parlare almeno un po’ più apertamente del solito. Perlomeno era riuscito a rilassarsi e a far passare a Kohaku una mezz’ora diversa dal solito: entrambe le parti ci avevano guadagnato qualcosa. Un’esperienza da ripetere!
    «Mi sento deeeeeecisamente meglio di prima!» rispose alla domanda, già pronto per rimettersi in piedi mentre Kohaku arretrava. Sembrava contento, e Lazar era il tipo di persona che non sa resistere ai sorrisi contagiosi. «Ti ringrazio molto, anche per me è stato un piacere.»
    Una volta chiusa la porta, si rivestì con una certa fretta: si era fatto tardi, il negozio doveva chiudere e lui aveva ancora parecchia strada da fare per tornare a casa. Maledetto Meguro.
    Alla reception pagò il conto e chiese un biglietto da visita, lasciando cadere sul palmo della ragazza in cambio un bigliettino, che con un occhiolino le chiese di consegnare a Kohaku.
    Sulla carta - spessa, ruvida, da disegno - era scritta a penna nera una sequenza numerica che altro non poteva essere che un numero di cellulare, assieme a un “Care for a taste? ;D” in caratteri molto arzigogolati.
    Oh sì, aveva proprio bisogno di aiuto con l’inglese. Sarcasticamente e non.
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