Loud crickets

[INATTIVA] SunHye Kang & Xander Portokalos - 12:29 5/08/2020 - Un sole che spacca le pietre.

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    Mi stiracchiai uscendo dal cancello della Sōdai. Mi trovavo fuori sede quel giorno per una conferenza tenuta sulla storia del costume abbinata a dei passi di letteratura del Novecento... non era esattamente il mio campo, ma non avevo altro da fare e potenzialmente qualsiasi chiacchierata sulla moda era interessante.
    Non quella «RIP».
    Data la caldana mi sentivo male al pensiero di dovermi forzare come una sardina nei vagoni metro stracolmi all'ora di pranzo e decisi di prendermela comoda. Chiamai Ai per avvisarla che non sarei tornata a casa nel primo pomeriggio e mi diressi svelta verso uno dei tanti parchi in zona. Cercavo alberi e ombra: il misero cappellino che mi ero calcata in testa quella mattina non mi stava aiutando per nulla, e nemmeno l'enorme t-shirt a bande rosa e nere che avevo scelto come vestito. «Per fortuna ho i sandali» rigorosamente della Doc Martens. Mi fermai un attimo a osservarli compiaciuta, erano un nuovo acquisto che non era assolutamente piaciuto alla donna che sedeva di fianco a me durante la conferenza... mi guardava come se fossi stata una barbona. Scrollai le spalle e ripresi a camminare a passo svelto guardandomi in giro per evitare macchine e persone.
    Dopo una decina di minuti mi trovai finalmente nel meno caldo fresco abbraccio dell'ombra degli alberi del parco Shin-Edogawa. Mi voltai per il puro gusto di vedere i passanti soffocare dal caldo e notai un ragazzo alto con gli occhi verdi. «Belli» pensai e ripresi per la mia strada. «Aspetta... ma è vestito uguale a quello che stava fuori dall'uni... sarà un caso?» Tentai di sbirciare nuovamente alle mie spalle senza farmi vedere «No, è una coincidenza... sai quante persone ci sono a Tokyo?».
    Non soddisfatta mi diressi fino alla zona Nord dove c'era il museo e, davanti all'ingresso, mi guardai intorno di nuovo: c'era. «어떻게!?*»

    *che faccio?
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    Si poteva dire che per quanto ci provasse, Xander non era un tipo che passava inosservato, e non solo per la sua altezza, ma anche per gli occhi, che erano piuttosto rari in un posto come quello...inoltre non è che la sua espressione e aura che si portava sempre dietro, dessero una sensazione di tranquillità.
    Quando poi veniva incuriosito, attratto da qualche dettaglio, era la tipica persona che non si dava pace finchè non la scacciava: non per nulla aveva non poca difficoltà a socializzare con gli altri, per quanto si sforzasse...si chiedeva perchè dovevano essere tutti così strani, non che fosse in realtà lui che non riusciva a capire il confine tra giusto e sbagliato e fosse del tutto sballato, nono.
    Così cosa fare? Seguire le persone per scoprire di più.
    E quella volta era capitata una povera sfortunata: l'aveva beccata mentre usciva fuori da un edificio che doveva essere un'università...non ne era sicuro...lui era iscritto all'università ma ci era andato tipo...due volte? Non era troppo sicuro, ma neanche gli interessava più di tanto, ci andava quando non aveva niente da fare.
    Aveva messo le mani nelle tasche della sua felpa oversize verde mela...le mele...quanto erano buone le mele...no, non doveva distrarsi...anche se ora rischiava che gli venisse l'acquolina in bocca: poco importava che gli facessero male, e che di quel passo si sarebbe ritrovato lo stomaco bucato, quell'ossessione non accennava a sparire.
    Era proprio vero che la pazzia era ereditaria, come dicevano i suoi!
    Si era tenuto a distanza, come gli avevano insegnato: certo, perchè da bambino mica faceva giochi normali, nono, gli avevano insegnato a fare gli appostamenti, a seguire la gente, tutte cose assolutamente normali.
    Certo.
    Si era incuriosito principalmente per il colore dei suoi capelli, così diverso dai tipici giapponesi che vedeva in giro...era così...colorata! Non poteva non seguirla! Voleva capirci di più: seguire le persone, era il suo modo di fare amicizia, perchè conosceva le loro abitudini, magari cosa gli piaceva...anche perchè di solito non volevano avere a che fare con lui, quindi tanto valeva che lui conoscesse loro...per nulla inquietante uno che ti conosce ma tu non hai idea di chi sia.
    Il sorriso si era allargato, affilato, come suo solito, e aveva cercato di non farsi notare, forse aveva fatto qualche errore di valutazione, o la ragazza in questione era stata molto più attenta di quel che pensava.
    Non aveva ancora capito di essere stato scoperto, motivo per cui aveva continuato a seguirla arrivando in un parco, neanche sapeva quale, nè gli interessava, quando puntava un obbiettivo non lo mollava, si isolava ancora di più.
    Gli piaceva osservare, proprio come un avvoltoio.
    Arrivarono fino ad un museo, un giro carino dopotutto, si stavano rilassando così tanto! Gli piaceva camminare, forse avevano qualcosa in comune?
    Si appoggiò per qualche minuto con la schiena ad un albero lì vicino, in modo disinvolto, mentre non toglieva lo sguardo di dosso la ragazza: forse per un istante aveva incontrato il suo sguardo mentre si stava guardando attorno, che l'avesse notato?
    Lo avrebbe scoperto solo a breve...ma sarebbe stato un peccato, era già finita l'uscita tra amici?
    Era infatti rilassato, non aveva ancora intenzione di intervenire, non era nella sua natura farlo subito, certo, c'erano le eccezioni, se poi voleva giocare a chi correva più veloce era inevitabile che doveva partecipare!


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    La presenza dell'uomo verde, dalla felpa che aveva indosso, mi metteva parecchia ansia. Lo controllai nuovamente con lo sguardo e decisi di entrare nel museo, se mi avesse seguito fin lì sarebbe stato comico e inquietante allo stesso momento. Passato il portone c'era una sorta di corridoio che conduceva alla reception o alla biglietteria. Mi scocciava visitare nuovamente quelle stanze, erano davvero poco stimolanti dopo la terza visita, ma per lo meno l'ingresso era gratuito, o almeno avrebbe dovuto esserlo. Per la gioia del mio portafogli quel mese c'era una mostra monografica sulla raffinata carta giapponese e sulla vita degli artigiani che la fabbricavano. E come tutte le mostre temporanee costava e non si poteva avere accesso alla mostra permanente senza passare per la mostra.
    Sospirai pesantemente e decisi di tornare indietro all'ingresso.
    Stropicciai nervosamente la mia maglia-vestito con le mani mentre mi dirigevo a passo sicuro verso il ragazzo che credevo mi stesse seguendo. Che cosa avrei dovuto dirgli? Sentivo le mie suole scricchiolare sulla ghiaia mentre mi avvicinavo. Alla fine riuscii solamente a dire qualcosa di stupido, senza fargli notare il fatto che avevo il sospetto mi stesse seguendo fin dal campus: «Hey ciao... ehm... bella la felpa verde!»



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    Se da una parte era incuriosito ad entrare, dall'altra aspettò di vedere se la ragazza fosse uscita subito dopo, in caso contrario l'avrebbe seguita anche dentro ma confondendosi meglio nella folla, era bravo ad entrare senza pagare...certo, sempre se non ci fossero stati scanner che avrebbero potuto metterlo in difficoltà: fino ad una certa voleva rischiare.
    Non aveva la faccia di uno sveglio, ma stupido non lo era così tanto.
    Con sua piacevole sorpresa la ragazza era uscita subito dopo, e...si stava dirigendo verso di lui? Un po' quella mossa lo aveva preso in contropiede, non accadeva solitamente così la cosa... si guardò attorno, come se volesse accertarsi che stesse parlando con lui...ma si, era l'unico con la felpa verde!
    Ancora, rimase più stupito.
    Alla fine decise di rispondere, forse era stato troppo lento nel farlo, ma non essendo abituato a quello scenario fu il meglio che riuscì a fare: insomma...significava che voleva fare amicizia? Di solito scappavano tutti, o si arrabbiavano...era una reazione interessante.
    «Ehylà»
    Disse, alzando una mano in cenno di saluto, poteva fare così no?
    Doveva decisamente fare pratica con le presentazioni.
    «Grazie...»
    Era stata gentile alla fine, e quella cosa aveva inorgoglito un po' Xander, ne aveva un sacco di quelle felpe!
    «Tu sei coloratissima»
    Poteva dirglielo? Era a modo suo un complimento, era una cosa particolare e che vedeva raramente, insomma, era rimasto incuriosito.

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