We drink to ourselves, each one for herself

[INATTIVA] Hedvig Forsberg & Angel Dustin, @Façade bar, 22/08/2020, Dalle 22:00, Nuvoloso, 34°C

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Hedvig Forsberg
    Studentessa / Cameriera
    21

    jpg
    Quella notte avrei ucciso qualcuno. Letteralmente. Probabilmente sarebbe stata Keira, se non avesse avuto parenti abbastanza influenti nella CCG americana. Per colpa della sua stupida festa d’addio avevo perso tante di quelle ore di sonno che la metà mi sarebbe bastata. Avrei preferito rimanere a dormire, ma mi era toccato rimanere sveglia fino alle sei del mattino, quando io e Saki l’avevamo riaccompagnata all’aeroporto. Certo, tra il mio vecchio lavoro, quello attuale e la mia corsa verso il potere, ero sempre stata abituata a tirare tardi. Mia madre mi aveva insegnato a sopportare il sonno dormendo di pomeriggio o di sera, ma arrivare a vedere l’alba era molto raro anche per me, dato che preferivo rincasare col favore delle tenebre. Di conseguenza ero distrutta e mi ero messa immediatamente a letto. Quella notte avrei dovuto lavorare e mi sarebbe convenuto recuperare quante più ore di sonno possibile.
    Ero contenta di essermi liberata di Keira una volta per sempre, ma non mi andava il fatto di aver perso anche la tarda mattinata e il primo pomeriggio perché non avevo potuto dormire la notte. Le mie compere per la casa furono spostate a qualche ora prima di andare a lavorare. Sfortunatamente, anche i ghoul ne avevano bisogno e, per quanto non dovessi tornare a casa con tante di quelle schifezze da nausearmi solo al pensiero, avevo pur sempre soldi da spendere se avessi voluto mantenermi, cosa che da svedese non mi piaceva.
    Tuttavia c’era un’altra cosa che la mia parte svedese sopportava ancora meno: il caldo. Come ogni mio connazionale che si rispetti, il tempo meteorologico non mi andava mai bene, ma quello era il periodo peggiore dell’anno: sudavo già a venti gradi e quel giorno il termometro ne segnava trentaquattro! Fortunatamente, almeno le nuvole mi fornirono un riparo dal sole cocente del Giappone.
    Non avrei mai pensato di dirlo, ma l’estate svedese, caratterizzata da piogge incessanti, mi mancava. Almeno lì si poteva stare al fresco!
    Una volta finite le compere, decisi che non fosse il caso di tornare a letto e tirai fuori i grimaldelli da una scatola che custodivo con cura nel mio armadio. Trovare quel set nel mercato nero aveva richiesto tempo e denaro, ma ogni volta che lo guardavo mi tornava la voglia di usarlo. Avevo comprato qualche giorno prima un padlock ad alta sicurezza e finalmente avevo trovato un’ora buca per scassinarlo. Ormai mi rimaneva solo da andare a lavorare. Avrei preferito rimanere a scassinare altri lucchetti della mia collezione, ma i soldi di quella serata mi sarebbero serviti.
    Arrivai al Façade alle sei e mezza, in tempo per vedere Suzume Fujimoto, la mia titolare, aprire il locale. Quella notte saremmo stati in quattro: lei e suo figlio Takeo al bancone e io e una mia collega avremmo servito ai tavoli. Dopo un’ora di pulizie, il locale fu aperto anche al pubblico. Entrando, oltre l’insegna in alfabeto latino e una porta di vetro, si poteva immediatamente notare il pavimento bianco. Sopra di esso si trovavano vari tavoli da bar quadrati e neri con solo una gamba centrale, circondati da quattro sedie nere ciascuno. Dall’altro lato del locale rispetto all’entrata si poteva notare il bancone, che aveva una base in legno, una lastra d’acciaio a coprire parte della sua estensione verso l’alto e a creare un contrasto migliore con la lastra di marmo nero sulla quale servivamo le bevande. Dietro il bancone si potevano trovare vari generi di liquori a vista d’occhio, una macchina per il caffè e, sulla sinistra, il registratore di cassa. Come sempre, della musica jazz molto calma e un’illuminazione presente, ma non eccessiva, accoglievano la clientela. Lo staff del locale, inoltre, era vestito con jeans neri e una camicia nera a maniche lunghe, accompagnati da un paio di scarpe nere chiuse. Per quanto quel completo fosse capace di trattenere il caldo e il sudore come poche cose, l’aria condizionata del locale mi avrebbe aiutata a sopportare meglio quella tortura.
    Oltre al completo standard, portavo anche un orologio analogico dorato al polso sinistro e avevo messo un rossetto rosso porpora. Avevo messo anche degli orecchini con una piccola perla ciascuno, un regalo di chi non avrei più visto e che non mi sarebbe interessato sentire.
    Il turno di lavoro era appena iniziato e già non vedevo l’ora che finisse. Quella notte non avrei voluto fare altro che recuperare le ore di sonno perse e solo il tempo mi separava dal mio meritato riposo. Avrei solo dovuto resistere fino a notte fonda.



    «Parlato»
    "Pensato"

    Jag älskar mitt jobb!

    Human

     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Inactive
    Posts
    11
    Power-up
    +4

    Status
    Dead
    Angel

    Angel Dustin
    Disoccupata & Criminale nel tempo libero
    24 Y/O



    Si prospettava una nottata piuttosto noiosa.
    E calda. Non le piacevano le notti calde. Facevano sudare gli altri e facevano venir fame a lei. Per un umano forse era come sventolare una coscia di carne davanti al naso di qualcuno che si è messo a dieta. Certo i tipi di carne che facevano venir l'acquolina agli umani a lei davano un senso di nausea ma non è questo il punto. Un buon odorino del tuo cibo preferito ti fa venir sempre fame. E non si parla dell'odore di sudore. Si parla dell'altro odore: il delizioso lezzo di carne morta. In realtà si era nutrita già qualche giorno prima, quindi il suo stomaco era a posto. In teoria.
    Le piaceva molto di più l'inverno. Non amava granchè l'estate. Proprio perchè l'odore le arrivava alle narici e le faceva brontolare lo stomaco. Meglio il freddo, quando il cibo si conserva meglio e c'è poca gente in giro. Il suo programma era stato quello di starsene in quel buco chiamato casa, di allenarsi con qualche lucchetto o di fare qualcosa di semplice per una volta?
    Aveva mantenuto il buon proposito? Per dieci secondi. Un vero record.
    Poi si era vestita ed era uscita di casa. "Trentaquattro fottutissimi gradi" pensò ricordando il meteo. "Quanta carne starà andando a male in questo momento?" Il solo pensiero la fece desiderare di avere qualcosa sotto i denti.
    "Pazienza" Si ricordò mentalmente. "Pazienza" Non doveva essere troppo affrettata. Gli investigatori potevano essere dappertutto e lei non voleva essere disturbata come era successo in passato. Se ne era andata in giro, con l'occhio teso, cercando qualcosa di interessante: un bambino perso dai genitori, una ragazza in procinto di essere derubata, un ubriacone di prima serata, un molestatore. Ma non trovò niente. Da quando la gente era diventata così civile?
    Sbuffò, infilandosi le mani nelle tasche. Forse doveva provare qualcosa di diverso. Alzò gli occhi al cielo stellato, gonfiando le guance come una ranocchia. Addosso portava una camicietta bianca, che sul suo fisico piatto sembrava risaltare più del normale. Solitamente si vestiva con abiti che non potessero far pendere da un lato il suo genere di appartenenza. Peccato che, per certe cosucce (tipo la caccia), era necessario fare qualche sacrificio. Si era costretta ad indossare una gonna a quadri, rossa e nera, un filo più corta del normale. In caso avesse dovuto inseguire qualcuno la poca lunghezza avrebbe aiutato, cercò di pensare, ma sotto quel sorriso che si era stampato sulle labbra nascondeva un certo fastidio per quello stratagemma.
    Adocchiò un bar. Non aveva buttafuori, era un bar normale, non una discoteca. Avrebbe potuto approffitare di quel locale per prendersi da bere. Magari un cocktail al caffè. E magari sfruttare il tutto per attirare l'attenzione di qualcuno.
    Entrò nel locale a passo contenuto, non svelto, non lento, una via di mezzo.
    Entrata emise un sospiro rumoroso, esagerato, quando sentì la freschezza dell'aria condizionata. Un piacere delizioso. Si fermò qualche secondo a godersi l'aria condizionata e lasciare che qualcuno la notasse. Dopotutto era lì, ferma davanti alla soglia della porta, a godersi l'aria fresca. Poteva anche passare inosservata se avesse avuto l'aspetto di una ragazza normale. Ma i suoi capelli erano di un rosa confetto, lunghi fino ad arrivarle dietro le scapole, un paio di orecchini ad anello le pendevano dai lobi delle orecchie, ed indossava una gonna quasi scandalosa. Eppure, quando aprì gli occhi e si mosse per dirigersi verso il bancone, qualcuno avrebbe potuto notare una stranezza in più. Forse i lineamenti del suo volto, dettagli che cozzavano. Era davvero una ragazza? Sembrava di si. Almeno ad una prima occhiata.
    «Buonasera» Salutò la barista con un tono di voce così alto che avrebbe potuto essere rivolto a tutti i presenti.

    -------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."

    Normal people are boring, just little toys in the hands of adults

    Ghoul
    Rinkaku
    Rank C

     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    And the curtain fell
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    2,058
    Power-up
    +169

    Status
    Ghost
    Hedvig Forsberg
    Studentessa / Cameriera
    21

    jpg
    Pensare al tempo che ancora mancava non sarebbe stato l’ideale, ma la mia mente non poteva fare a meno di chiedersi tra quanto avrebbe potuto dormire. Erano solo le 22:00, quindi mancava abbastanza poco, ma sapevo bene che quel tempo si sarebbe dilatato all’inverosimile, ora che non desideravo altro che addormentarmi. Almeno avrei avuto qualcosa da fare, dato che i clienti, pur non essendo troppi, non mancavano.
    Era strano per me sentirmi stanca a quell’ora, dato che sapevo tirare tardissimo, a condizione che dormissi abbastanza di giorno. La notte era meno caotica, più bella e, in quell’estate rovente in cui faceva caldo sempre e comunque, di notte si poteva stare leggermente meglio.
    Tuttavia la parte migliore della notte era la possibilità di cacciare. Mangiare mi piaceva, per quanto non potessi farlo in quel preciso istante. Tuttavia la coppietta che stavo servendo mi ricordava le gioie del cibo. Avevo appena dato loro un mojito e un blue angel, passando abbastanza vicino a entrambi per sentire più del necessario per capire la situazione. Con l’acquolina in bocca immaginai il momento in cui chi mi stava per pagare fosse uscito dal bar con la sua compagna di quella sera. Chissà se anche lui sapesse che lei fosse una ghoul.
    Sfortunatamente, però, ero in servizio. Non avrei potuto guardare da lontano la disperazione di lui e colpire lei al momento opportuno, mangiando entrambi. Mancava troppo tempo alla fine del mio turno e lei avrebbe potuto tranquillamente finire il lavoro… Che peccato.
    Mentre tornavo coi soldi verso la cassa, un sospiro rumoroso mi fece istintivamente voltare. Pur con un sorriso di cortesia addosso, rimasi perplessa di fronte alla figura che era appena entrata. Era indubbiamente una ragazza, con una camicia bianca, una gonna a quadri e dei lunghi capelli rosa, l’unico tratto per cui valesse la pena ricordarla. In Svezia mi era capitato spesso, soprattutto a scuola, di vedere ragazze usare più tinte del dovuto fino a non ricordarsi il proprio colore di capelli, ma lì in Giappone era un tratto più particolare, che, unito ai suoi pessimi modi, faceva di lei un personaggio di cui ridere un po’ coi colleghi prima di finire nel dimenticatoio e non uscirne mai più.
    Per il momento, però, avevo un tavolo da servire e tre pietanze maschili aspettavano con ansia qualcosa che mostrasse loro chi fosse il più resistente all’alcool. Dalle loro facce sapevo che non avrebbero avuto scampo contro una nordeuropea, ma sarebbe stato bello vederli uscire dal locale barcollando, sempre che non avessero intenzione di lasciarci un ricordino che sarebbe toccato a me ripul-
    «Buonasera!»
    Quell’urlo coprì i miei pensieri, il chiacchiericcio dei clienti e anche la musica che le casse ancora suonavano. Non era stato bello sentirlo, ma era stata comunque una cliente a emetterlo e, se non ne avesse emesso altri, avrei dovuto tenere il mio crescente nervosismo per me. Quella ragazza dai capelli rosa non era entrata da neanche cinque minuti ed era già diventata la cliente peggiore della serata. Sperai solo che se ne potesse andare via con la stessa fretta con cui era arrivata.


    «Parlato»
    "Pensato"
    «Parlato di Angel»

    Jag älskar mitt jobb!

    Human

     
    Top
    .
2 replies since 23/8/2020, 18:21   109 views
  Share  
.