I like my dinner hot

[INATTIVA] Radhika Kapoor & Ryosuke Takahashi & Kimiko Takeda; 10 9 2020 - 22:53 - sereno | Ropponji

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    Quella mattina mi rugava la pancia. Avevo fatto alcune notti in bianco per riuscire a finire in tempo un design complicatissimo per un cliente e avevo saltato alcuni pasti. Non ero molto abituata a stare a digiuno e la fame iniziava a infastidirmi. "Ci vado, due piccioni con una fava!" ridacchiai sotto i baffi guardando intensamente un volantino d'invito all'inaugurazione di un locale a Ropponji. Uno dei proprietari era per metà messicano e avevano organizzato una festa in maschera a tema Dia de los muertos.
    Uscii di casa verso le dieci di sera, lasciando dietro di me due fattoni mezzi addormentati sul divano di casa. Per inciso Shuu, Jung e la mia erba. Mi ero vestita a strati, un vestito spagnoleggiante, calze e maglie nere da caccia, un elaborato teschio messicano dipinto in faccia e qualche rosa nei capelli.
    Una volta arrivata sul posto mi diedi subito da fare per saziarmi, puntando tutto su un ragazzo belloccio già ubriaco. Quando chiedi una sveltina e poi diventi uno spuntino veloce... ironico no?

    * * *


    "Una preda fredda perde gusto" pensai mentre mi pulivo i denti da qualche fibra muscolare con l'unghia del mignolo fresca di manicure. Avevo avanzato ancora un po' di umano, ma non mi andava più. Detestavo mangiare corpi freddi, diventavano rigidi, secchi e con un sapore leggermente stantio... nemmeno il riscaldato faceva molto per me, ma lo consideravo comunque meglio.
    Mi chinai a raccogliere la mia maschera Crybaby da terra e il portafoglio della mia vittima - ormai era morto e un po' di cash faceva sempre comodo - ma lo aprii per trovarci solo carte di credito. «RIP, niente contanti!? Se li sarà bevuti tutti...» lasciai cadere borsellino sul proprietario ormai quasi consumato fino all'osso e schioccai la lingua compiaciuta, per lo meno era stata una buona cena!
    Ero quindi pronta a bere e concludere la serata: mi rinfilai la maschera avendo cura di nascondere tutti i capelli. Feci appena in tempo perché venni investita da una forte luce bianca, sperai con tutta me stessa fossero degli occhi di bue fuori controllo del palco esterno della serata.



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    Quella notte era in programma una ronda. Ero stata assegnata, insieme ad altri colleghi, a pattugliare l’area intorno a una festa in maschera a Roppongi. Mi era stato detto tutto ciò che la CCG sapeva e cercando su internet non avevo trovato molto altro: il tema era il Día de Los Muertos, una festa messicana dedicata alla commemorazione dei defunti. Solitamente, stando alle mie ricerche, le celebrazioni tradizionali imponevano al massimo del make-up, ma non eravamo in America Latina: chiunque avrebbe potuto comprarsi una maschera vera e propria e spacciarsi per uno dei tanti partecipanti alla festa senza ripercussioni. Alcuni di costoro avrebbero potuto essere dei ghoul e il mio compito era eliminarli prima che potessero riuscire a sfruttare l’occasione e a cacciare. Non ci sarebbe stato spazio per errori.
    Quella mattina mi ero svegliata alle 6:00, come al solito, ma avevo la mattina libera, quindi sfruttai l’occasione per fare la mia solita sessione di nuoto libero e rilassarmi. Le forze mi sarebbero servite quella notte, quindi non era il caso che m’impegnassi in attività troppo complesse. Recuperai qualche ora di sonno quel pomeriggio, prima di presentarmi al lavoro per un briefing che avrebbe chiarito meglio la posizione dei rinforzi e le rotte approssimative che le varie squadre avrebbero dovuto seguire. Fui messa in coppia col Secondo Grado Ryosuke Takahashi, l’ultimo arrivato nella Squadra Sigma. Avevo avuto modo di parlarci, tempo addietro, ma il nostro rapporto era puramente professionale, esattamente come quello che avevo con qualunque altro collega. Come da prassi, ognuno di noi sapeva le caratteristiche della quinque altrui. Avevamo avuto modo di parlarne tempo addietro e in quel momento sapevamo abbastanza sullo stile di combattimento altrui da poter formulare piani semplici, anche se, essendo l’ultimo arrivato, era il mio collega che conoscevo di meno.
    Quella sera, come da programma, arrivai all’armeria della Prima Circoscrizione col classico completo da investigatrice in servizio: uno smoking nero abbastanza comodo da poter essere usato in combattimento, con sotto una camicia bianca e un papillon, che sarebbe stato meglio di una cravatta nella lotta contro i ghoul. Nella giacca dello smoking, dalla parte sinistra, era in mostra la spilla identificativa della CCG. Sotto i pantaloni dell’abito, invece, si trovavano delle scarpe a suola piatta nere. Ormai mi ero abituata a combattere vestita elegantemente e un reggiseno sportivo sotto la camicia mi avrebbe portato un problema in meno in un eventuale scontro. A completare il look avrebbero pensato la ventiquattr’ore contenente la mia quinque e la pistola a pallottole Q nella mia fondina ascellare. Oltre a ciò avevo con me anche una matita meccanica e un taccuino in una tasca e uno smartwatch al polso destro.
    Come mia abitudine nelle ronde, avevo con me anche una torcia elettrica tascabile e una ricetrasmittente e avevo equipaggiato la mia pistola con un innesto che avrebbe potuto fungere sia da torcia sia da puntatore laser, parte dell’equipaggiamento richiedibile in armeria.
    Una volta pronta, avrei raggiunto l’automobile di servizio, nella quale un Assistente Investigatore avrebbe atteso la mia squadra per portarci al luogo della ronda. Il viaggio fu piuttosto rapido e il nostro lavoro iniziò senza particolari intoppi. Ci muovevamo in coppia, come da prassi, esplorando i vicoli vicini al locale, quelli in cui un possibile ghoul avrebbe potuto pensare di cacciare quella notte. L’aria di festa si sentiva fin dove mi trovavo, seppure non fossi proprio accanto al locale, ma non ci sarebbe stato niente del genere per me. Ero lì per eliminare eventuali minacce, non per divertirmi.
    Non parlai molto durante la ronda. Non volevo che eventuali ghoul mi sentissero arrivare. Avrei risposto al mio collega, se lui mi avesse chiesto qualcosa di rilevante, ma sperai per tutto il tempo che limitasse le chiacchiere al minimo: non eravamo nella mensa della CCG e non era il caso di discutere di cose poco rilevan-
    "No, no, no, no, no!"
    Non ero arrivata in tempo. Me ne accorsi solamente quando la luce della mia torcia illuminò un corpo il cui destino era stato troppo evidente. Uno sguardo fugace aveva già individuato ferite da morso notevoli, che avevano martoriato quella che un tempo era stata una persona. Peggio ancora, o per fortuna, avevo davanti anche un altro essere. Era completamente irriconoscibile e il suo volto era coperto da una maschera, ma non una di quelle che avrebbero avuto senso in una festa come quella nel locale vicino alla mia posizione.
    Lasciai cadere la torcia ed estrassi la pistola con quella stessa mano, attivando l’inserto che avevo inserito. Avevo visto abbastanza ghoul da sapere quanto fosse probabile che l’individuo mascherato non fosse umano, ma anche se avessi avuto torto portare un mio simile a Corniculum per degli accertamenti sarebbe stato meglio di lasciare un ghoul in libertà.
    «Commissione anti ghoul! Fermo dove sei!» Urlai al ghoul, per accertarmi di essere stata sentita e compresa, mentre toglievo velocemente la sicura dalla mia pistola davanti a lui. «Inginocchiati e togliti la maschera. Lentamente.»
    Non gliel’avrei ripetuto. Ero autorizzata all’uso della forza letale coi ghoul e avevo motivo di credere di averne uno davanti. Al primo accenno di ribellione non avrei esitato e nessun tentativo da parte dell’essere che avevo davanti mi avrebbe fatto cambiare idea. I ghoul mi avevano già ingannata una volta di troppo ed ero entrata nella CCG affinché nessun altro dovesse subire quello che era capitato a me. Per la persona dietro il ghoul non avrei potuto fare niente, e ciò già mi dispiaceva, ma avrei potuto impedire che quella bestia colpisse e ingannasse altri miei simili. Sarebbe finito a Cochlea o di lui sarebbe rimasta solo una quinque, ma una cosa era certa: quella sarebbe stata la sua ultima notte di caccia.


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    Edited by Antoil69 - 14/9/2020, 18:33
     
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    Vi erano tante cose che non andavano in Kimiko Takeda, ovviamente dal punto di vista di Ryo. Era eccessivamente fredda, ovviamente dentro di lei albergavano numerose emozioni, non lo metteva in dubbio, ma comunque gli sembrava rigida in modo innaturale, in ogni cosa che gli faceva. Certo era una professionista in quello che faceva e lei ne era ben conscia, uno sguardo capace di valutare ogni possibilità, un occhio di riguardo per ogni dettaglio, una di quelle persone che non avrebbero esitato davanti a qualsiasi ordine. In questo era un agente perfetto, un buon soldato da prima linea, ma Ryo dubitava della sua capacità di adattarsi, adattarsi al contesto in cui viveva, adattarsi ad una missione dove forse avrebbero dovuto mischiarsi tra la gente, obbediva all’etica e ai modi usuali della CCG, senza lasciar spazio a nessun tipo di interpretazione. Questo era quello che ormai aveva capito dopo poco più di un mese di conversazione e una poco amabile chiacchierata in mensa. Gli lanciò un’occhiata subito dopo il briefing, non vedeva praticità e logica nel suo abbigliamento, troppo formale per una festa, urlava CCG da cinquanta metri, soprattutto la sera nel quartiere di Roppongi. Al contrario Ryosuke faceva dell’adattamento a ogni situazione materia di vita, dote guadagnata nei ranger. Indossava cargo neri dati in dotazione alla ccg per le operazioni in vasta scala, stivali, una maglia bianca e un softshell e per terminare una pistola attaccata alla cintura, quello che normalmente avrebbe usato fuori servizio. Prese la sua quinque, girando i tacchi e affrettandosi verso l’uscita. Non era da lui tenersi troppi pensieri dentro, ma ovviamente non voleva offendere Kimiko, donna di ghiaccio ma sicuramente permalosa, come tutti gli operatori convinti di essere perfetti.

    Primo grado Takeda, se saremo fortunati la scambieranno per una cameriera… o un membro dell’agenzia nazionale dell’entrate.

    Una frecciata troppa spinosa, ma doveva dirlo, successivamente rimase in silenzio, osservando le luci della città lasciare scie fuori dal finestrino. Non gli piaceva il tema messicano, non gli piaceva la musica messicana e neanche il loro cibo. A dirla tutta pensava che non avrebbero visto nessun ghoul, era una serata ovviamente allettante, ma essendo pubblica i ghoul, almeno quelli con un cervello, sapevano che c’era un rischio elevato a cacciare in una situazione del genere. Se i kami lo volevano, probabilmente non avrebbero fatto nessun encounter quella sera e lui si sarebbe potuto godere un buon cocktail in qualche locale, senza il primo grado Takeda che dal punto di vista sociale rasentava lo zero. I pensieri andarono alla sua situazione attuale, single dopo tre anni dal suo ritorno a Tokyo, fato bastardo, eppure non si considerava neanche un uomo dall’aspetto sgradevole. Scosse leggermente la testa, doveva focalizzarsi sull’obbiettivo, occhi attenti per qualsiasi dettaglio.

    Takeda.

    Non distolse lo sguardo dalle strade di Tokyo, c’era qualcosa che gli stringeva lo stomaco e non era il fatto di essere single.

    Ti guarderò le spalle.

    Non aggiunse altro, non serviva dire altro. Scese dall’auto seguendo il primo grado a pochi metri di distanza, faceva il vago, si guardava attorno, non voleva che qualcuno pensasse che i due stessero passeggiando insieme. Ogni tanto girava la testa di novanta gradi, buttando un occhio dietro, ma in pratica osservava sempre Kimiko e quello che gli stava attorno, la cosa cambiava quando dalle strade principale i due si buttavano nei vicoli, lì camminava al suo fianco, pronto ad ogni evenienza. Superato l’ennesimo angolo la torcia della collega andò ad illuminare quello che rimaneva di un ragazzo e la mano andò a coprire la bocca. La visione di quell’uomo squartato e fatto a pezzi come un quarto di manzo lo disgustava, forse perché era il primo uomo che vedeva ridotto in quelle condizioni dal vivo. Affianco a lui un ghoul, era un rebus anche fin troppo ovvio, donna, bassa di statura, molto bassa, maschera e capelli scuri. Tutti dettagli che si stava stampando nella testa, nel frattempo Kimiko passò all’azione intimando alla ghoul di fermarsi, ovviamente quello scontro non sarebbe terminato in quel modo. La mano corse alla radio, poche parole e concise per far sapere alla centrale dove si trovavano.

    Qui Takashi, contatto al tre chōme quindici di Roppongi, classe ignota.

    Non scomodò neanche la pistola, fece una piccola pressione sul manico e liberò la sua quinque, una spada di ragguardevoli dimensione che brillava di un rosso pulsante. Strinse con forza l’impugnatura, era il primo ghoul che incontrava e la cosa gli metteva un po’ d’ansia, non saper la classe rimaneva un’incognita da non sottovalutare. Fece due passi in avanti, lasciando un metro dietro Kimiko con la pistola puntata sul ghoul.

    In ginocchio come ordinato dalla collega.

    Era pronto, pronto per scattare e dividere quel ghoul nanerottolo in due, sapeva benissimo che era fiato sprecato, cacciare a Roppongi non era da essere che voleva autopreservarsi.

    Muoviti!

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    Edited by sagara - 16/9/2020, 19:50
     
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    «Commissione anti ghoul! Fermo dove sei!» mi morsi le labbra per la stizza. Avevo sempre cacciato nella confusione di Ropponji e raramente mi ero imbattuta nella CCG. Probabilmente pure loro avevano pensato che una festa in maschera fosse un ottimo nascondiglio per un ghoul mascherato. La voce proveniente dalle mie spalle era femminile e dal timbro severo, anche se un po' si riusciva comunque a percepire il tono di disgusto nei mei confronti. Alzai le braccia sopra la testa e accarezzando la finta pelata della maschera mi girai lentamente, come da istruzioni: darsela a gambe alla cieca era un'ottima opzione per un kamikaze.
    In piedi a qualche metro di distanza stava una figura snella in abiti formali, piuttosto alta e di fianco a lei avanzava un'altra con la quinque spianata di fronte a loro «In ginocchio come ordinato dalla collega.» una voce maschile mi raggiunse, confermando gli ordini già urlati qualche secondo prima dalla donna. Dal canto mio per il momento mi stavo limitando a stare ferma. Gli occasionali occhi di bue che arrivavano ad illuminare l'ingresso di quel vicolo mi diedero l'opportunità di studiare meglio i miei avversari.
    «Oh no! Come faccio ora? Mi hanno preso!» piagnucolai in un atteggiamento fintissimo simulando i gesti di un bimbo piccolo con le mani alzate sulle guance. Per quale motivo ero nota come Crybaby altrimenti? Nel frattempo mi muovevo lentamente verso il centro del vicolo, dove avrei avuto più agio «Ma cosa abbiamo qui, la signorina perfettina impettita e un novellino a cui tremano le gambe?» il mio tono mutò radicalmente in uno più basso e derisorio. Quella di far innervosire l'altro era una tecnica banale ma molto utile per studiare le reazioni e prendere tempo.
    L'uomo, nonostante l'altezza molto maggiore, non sembrava una particolare minaccia, i miei occhi celati dalla maschera erano fissi sulla pistola in mano alla donna che non aveva ancora battuto ciglio. Decisi che dovevo agire in fretta, alzai la maglia nera per far uscire la kagune senza danni e diressi due bracci di fronte agli investigatori, nel tentativo di rompergli la visuale e possibilmente spiazzarli. Dopodiché senza aspettare di vedere la loro reazione voltai i tacchi e feci per allontanarmi a zig zag nel vicolo buio.
    Darsi alla fuga con addosso un costume di carnevale rossissimo era proprio quello che mi mancava... sperai inoltre di non essermi macchiata di sangue..."Proprio una bella serata di merda direi... per lo meno ho cenato"


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    Edited by attoooh - 21/9/2020, 14:48
     
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    Il Codice delle Contromisure anti-ghoul consentiva l’uso della forza letale contro i ghoul, ma permetteva di utilizzarne solo il minimo indispensabile a eliminare chi mi fossi trovata davanti. Era comunque un obbligo tentare di convincere quella bestia ad arrendersi e a farsi catturare: alla CCG sarebbero servite nuove quinque e un ghoul vivo avrebbe significato una fornitura di armi molto maggiore. Tuttavia sapevo bene che cosa stessi provando in quel momento. Sapevo bene di essere alla ricerca di una qualunque giustificazione per poter scaricare l’arma addosso a quel ghoul, dandogli un trapasso rapido, ma doloroso. L’unico ghoul buono sarebbe stato quello morto e lui non avrebbe fatto eccezione.
    Osservai con attenzione ogni movimento di quell’animale, segnandomi mentalmente la sua statura bassissima e la maschera da bambino che gli copriva tutta la testa. Non mi sarei dimenticata di quei dettagli, purché servissero a mandarla in una fossa comune quanto prima.
    «Oh no! Come faccio ora? Mi hanno preso!»
    La ghoul, che dal tono di voce risultava essere femminile, ci stava prendendo in giro e non si stava inginocchiando. Per di più si stava muovendo verso il centro del vicolo ed era chiaro che avesse in mente qualcosa.
    Tuttavia aveva alzato le mani e per il momento stava almeno fingendo di collaborare. Avrei potuto, con un po’ di fortuna, catturarla senza sprecare munizioni. Non potevo fidarmi, però: sapevo molto bene che cosa sarebbe potuto accadere se l’avessi fatto. Avevo una cicatrice sulla spalla a ricordarmelo.
    Fu per questo che le sparai. Non potevo permettermi di esitare di nuovo e mettere in pericolo la mia squadra. Se avesse voluto arrendersi lo avrebbe già fatto alzando le mani, inginocchiandosi e senza prese in giro. Inoltre, come avevo già deciso di fare, non le avevo ripetuto l’avvertimento. Se avesse avuto a cuore la vita si sarebbe arresa subito.
    Mi resi conto di aver fatto bene ad attaccare per prima subito dopo, quando mi accorsi che la ghoul aveva avuto le mie stesse intenzioni. Avevamo attaccato quasi in contemporanea e la sua kagune si era conficcata nel terreno. Avevo mirato al tronco della minaccia, ma la kagune e la successiva fuga della ghoul mi avevano impedito di vedere l’impatto dei miei colpi. Era però chiara una cosa: non l’avevo ancora uccisa.
    La ghoul scappò non appena il suo attacco non andò a segno. Sparai ancora da ferma nel tentativo di colpirla sempre al tronco, poi mi lanciai al suo inseguimento. Una volta in corsa liberai la mia quinque premendo un pulsante nella mia ventiquattr’ore, che lasciai aperta dietro di me. Sarei tornata più tardi a recuperare quella e la torcia, ma in quel momento la ghoul aveva la priorità.
    Confidai nel fatto che il mio collega, che già si era fatto sentire alla ricetrasmittente, continuasse ad aggiornare i rinforzi mentre cercavo di non perdere fiato e inseguire la minaccia. Ormai la quinque avrebbe avuto solo la funzione di difendermi in caso di un improvviso cambio di tattica del ghoul, ma non potevo sprecare munizioni. Tuttavia a breve avrei dovuto comunque sparare, in quanto il bersaglio sarebbe stato più veloce di me se non l’avessi fatto. Mi fermai e provai a sparare ancora qualche colpo prima di tornare all’inseguimento. Quella ghoul non mi sarebbe sfuggita.


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    Edited by Antoil69 - 23/9/2020, 10:59
     
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    Il ghoul alzò le braccia, cosa inaspettata. Fece un’ulteriore passo in avanti, fermandosi alle successive parole di quell’infame essere. Beffe e parole di scherno, stupida ghoul. Il trash talking era ampliamente utilizzato in tutti i settori, dall’esercito per spronare le reclute agli incontri di boxe per innervosire il proprio avversario, il trucco era non registrare le frasi a livello emotivo. Un novellino a cui tremano le gambe? Ma non stava tremando, come faceva a sapere che era un novellino? Qualcosa lo stava sicuramente tradendo, ma cosa diavolo aspettava Kimiko a sparare? Già la prima frase di scherno era sufficiente per catalogarla come ostile, doveva sparare ora che la linea di tiro era pulita. Fece istintivamente un balzo indietro alla vista della kagune che scattava verso la loro posizione, pochi secondi dopo faccia di bambino stava già fuggendo.

    Il soggetto sta scappando, statura sotto la media abito rosso e maschera da neonato, kagune di tipo rinkaku.

    Se fosse stata un classe S non avrebbe avuto il tempo di prendere la radio, un classe C non si sarebbe messo a cacciare in un luogo così densamente popolato. O era un classe B senza voglia di uccidere due membri della CCG, o semplicemente codardo oppure un classe A che andava di fretta.

    Ghoul stimato di classe B.

    Iniziò a correre a perdifiato, riponendo la propria quinque e impugnando la pistola, non vi era cosa più difficile che sparare in movimento con una mano sola. Pochi passi più avanti vi era Kimiko, intenta a sparare a ogni cambio di direzione della ghoul. Sparando a casaccio in quel modo non avrebbero combinato nulla. Fece uno scatto a freddo, superando kimiko e lasciando a terra la propria quinque, strinse con due mani la pistola e iniziò a sparare da fermo verso il tronco e la parte inferiore della ghoul, le parti più visivamente esposte e semplici da colpire.

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    Mentre mi giravo di corsa mi accorsi che alcuni dei colpi erano andati a ferire di striscio uno dei bracci della mia kagune. La cosa mi inquietò abbastanza: quell'infame aveva seriamente il grilletto facile!
    In più aveva dei riflessi fulminei, beccare una kagune veloce in penombra non era semplice.
    "I miei complimenti, donna.".
    Gli investigatori presero a scaricarmi la pistola addosso ogni volta che cambiavo direzione per non farmi beccare. Procedere a zig zag era la mossa migliore contro un inseguitore armato ed effettivamente per il momento nessun proiettile mi aveva ancora ferito... la rabbia repressa e la corsa non aiutano mai la mira: l'unica cosa che erano riusciti a prendere fu solamente l'orlo in basso della giacchetta che portavo sopra il vestito.
    Guardai lo squarcio oltraggioso e indicandolo con entrambe le mani urlai: «Che stronzi, è di Chanel!».
    Mi infilai dietro un cassonetto traboccanti per farmi scudo dai proiettili e scagliai la kagune contro gli investigatori, sta volta mirando davvero a trafiggerli. Mi sentivo un po' come i ragni saltatori che cacciano senza una rete, saltando sulla preda da un punto cieco.
    Ora al riparo mi tolsi coi piedi le scarpe e le spinsi in mezzo dietro a un altro bidone, nel mentre tenevo d'occhio i Grilletto Facile e Novellino.



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    «Che stronzi, è di Chanel!»
    Evidentemente, la ghoul aveva altre priorità rispetto alla vita. La mia, invece, era che la sua esistenza terminasse. Non avrei permesso che quel mostro sopravvivesse e il fatto di non starlo colpendo non mi piaceva. Prima o poi, però, mi sarei abituata ai suoi spostamenti e sarei riuscita a prenderla. Non mi ero allenata nel tiro dinamico per niente.
    La ghoul, però, decise di fermarsi prima che potessi colpirla e di nascondersi dietro un cassonetto.
    I cassonetti a Tokyo erano rarissimi, eppure lei ne aveva trovato uno. Quello, però, non era il momento di pensarci. Per quanto fosse rarissimo, era un ostacolo come un altro. E dall’altra parte c’era una ghoul.
    Con cautela e restando sempre all’erta, raggiunsi il nascondiglio improvvisato di quell’animale e mi preparai a girarci intorno il più furtivamente possibile. Sapevo bene che i sensi dei ghoul fossero molto più sviluppati di quelli umani, ma avrei potuto almeno cercare di rendere più difficile scoprire da quale parte del cassonetto mi sarei fatta avanti per prenderla di soppia-
    La ghoul fu più veloce di me. La sua kagune uscì dal punto che stavo cercando di raggiungere e per poco non fui io quella colta dall’effetto sorpresa. Riuscii a evitare i tentacoli lanciandomi in diagonale verso un punto lontano dal mio obiettivo, ma in linea d’aria col mio bersaglio e con una buona visuale sul retro del cassonetto. Se la ghoul si fosse trovata ancora lì, non avrei esitato a sparare. Avevo miracolosamente evitato i suoi colpi, nonostante la sua kagune, che ora avevo identificato indubbiamente come una rinkaku, mi fosse passata un po’ troppo vicina. Avevo avuto fortuna, quella volta, ma non avrei potuto contare sempre e solo su di essa. Avrei dovuto essere più abile se avessi voluto richiedere la quinque di quella ghoul, a lavoro finito, nonché più stabile e precisa con la mira. Non avrei mancato di nuovo il bersaglio. Non di nuovo.


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    underdog すエお

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    Ryosuke Takahashi
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    2hQodeD
    Il rumore dei colpi era un qualcosa che lo confortava, finché sparavano, finchè la ghoul sentiva pressione, loro potevano avanzare e tentare di prendarla, o nel migliore dei casi accopparla. Corse avanti, consapevole di avere sempre alle sue spalle il primo grado Takeda, osservando il procedere a zig zag di quel ghoul delle dimensioni di un umpa lumpa. La donna si lamentò scioccamente del danno ricevuto alla sua giacca firmata e la cosa poteva essere interpretata in due modi, o era molto stupida a preoccuparsi della giacca, o molto sicura di sè, visto che in pochi si curerebbero di un indumento durante una colluttazione a fuoco. Non disse nulla, presto, si sarebbe dovuta preoccupare d'altro. Una falcata, due falcate, tre falcate e infine la risposta del ghoul, la kagune di tipo rinkaku. Ryo sfoderò la sua quinque mentre i tencoli iniziarono ad avanzare velocemente verso la sua posizione, ne evitò uno facendo uno scatto a destra, avanzando sempre verso il cassonetto dove quella stronza si era nascosta. Mentre si muoveva ne tranciò un'altro, saltando verso il cassonetto e brandendo lo spadone con due mani. Non sarebbe stato un problema trapassare da parte a parte quel cassonetto dei rifiuti, una quinque poteva tranciare materiali ben più spessi di una lamiera di ferro e alluminio. Il suo intento era quello di tagliare in due il riparo del ghoul, tranciando di conseguenza anche la ghoul stessa. Non vi era spazio per esitare, inoltre Kimiko appariva in difficoltà, i tentacoli si erano rivelati ostici per lei. Il suo attacco poteva concludere la cosa o dare il tempo alla collega di colpire con la pistola quella sciocca di crybaby. Urlò, scaricando il colpo e lasciando tempo al suo corpo di riprendere fiato allo stesso tempo.

    god's in his heaven all's right with the world

    CCG
    SHI NO HONO(KOUKAKO)
    SECONDO GRADO

     
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8 replies since 10/9/2020, 22:54   277 views
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