We're kings of the killing, we hunt for blood

[CONCLUSA] ASTRID NYSTRÖM & VICTOR KRIEGER | STREETS - 20/11/2020 NIGHT (22:30, NUVOLOSO)

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  1. Antoil69
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    And the curtain fell
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    Astrid Nyström
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    Non c’era niente di meglio, per me, di avventurarmi nei vicoli di Tokyo. La temperatura della città ad autunno inoltrato era simile a quella di Stoccolma in estate, quindi, finalmente, il caldo torrido e insopportabile di quest’ultima era finalmente terminato. Sopportare meglio le temperature voleva dire, per me, cacciare con ancora maggior frequenza. Dopotutto, perché trattenersi quando il primo accenno di una kakuja poteva essere a un kakuhou di distanza? Erano ormai anni che controllavo la mia kagune giorno dopo giorno, rimanendo sempre delusa, ma sapevo che una mutazione così drastica non sarebbe avvenuta in poco tempo. Mi servivano più cellule RC, quindi più sforzi e più tempo per sforzarmi. Niente che non avrei ottenuto. Ormai ero andata troppo avanti per poter tornare indietro e non mi sarei fermata senza il mio trofeo di caccia. Sfortunatamente per qualcuno, quella notte avrei cacciato. Fortunatamente per me, non sarei tornata a casa a mani vuote.
    Hive, nei primi tempi, aveva eliminato molti clan ghoul violenti a Stoccolma per prendersi i loro territori. Addentrandomi a Shinjuku, avevo imparato a mie spese che cosa significasse trovarsi nel territorio sbagliato, ma presto sarei stata in grado di cacciare indisturbata in tutta la città, Ventiquattresimo Distretto incluso. Già pregustavo tutto ciò che la vita mi avrebbe dato: sarei stata abbastanza forte da non essere disturbata nemmeno dalla CCG e qualunque ghoul mi avrebbe temuta e rispettata o sarebbe stato un esempio per gli altri. Il mondo sarebbe stato costretto a sorridermi e soddisfarmi per sempre, ma prima avrei dovuto diventare abbastanza forte da potermelo permettere. Per il momento, scegliere le mie prossime mosse con cura sarebbe stato fondamentale.
    Avevo già cacciato diverse volte a Ota, quindi sapevo che, bene o male, sarei tornata a casa sazia. Ormai sapevo anche dove lasciare i vestiti e cambiarmi senza essere vista. Magari, in futuro, avrei potuto aprire un’attività di copertura e far pagare i miei clienti ghoul per cambiarsi in segreto prima di andare a caccia. Chissà che non mi tornasse indietro qualcosa, in termini di conoscenze e semplicemente pecuniari. Per quelle considerazioni, però, era ancora troppo presto.
    Mi cambiai e uscii dal vicolo col mio ultimo abito, cortesia di un ottimo sarto non troppo locale. Avevo abiti neri da caccia fatti su misura, abbastanza larghi da non lasciare intravedere le mie forme nel dettaglio e abbastanza stretti da non intralciare i miei movimenti. Li adoravo. Avevano anche un cappuccio capace di attaccarsi alla maschera e nascondere i miei capelli, legati dietro la testa affinché m’intralciassero il meno possibile. La cosa che preferivo, però, era la maschera. Era anch’essa nera e, sotto l’occhio sinistro, aveva quattro graffi paralleli dorati, da cui usciva anche una goccia di sangue. Avevo sempre desiderato una maschera che mi coprisse tutto il volto e potesse liberarmi la bocca a piacimento. Infatti, solo la parte che mi copriva fino al naso era saldamente attaccata al mio viso. L’altra utilizzava magneti per reggersi e, per quanto i primi giorni avessi paura di dovermi abituare a fare pochi scatti repentini, constatai con felicità quanto quei magneti potessero essere forti.
    Ero contenta dei miei nuovi abiti da caccia: erano talmente comodi che me li sarei anche messi in casa, ma la caccia, invece, non mi aveva accontentata ugualmente. Non avevo trovato nemmeno un ghoul da quando ero uscita. Avevo addirittura ucciso un umano per attrarre i miei simili con l’odore della sua carne, ma nemmeno quello era bastato. Ormai ero fuori da più di un’ora e stavo iniziando a perdere la pazienza. Sapevo che un mio possibile bersaglio non si sarebbe fatto aspettare, eppure non ne avevo ancora visto uno. Che qualcuno avesse fiutato la mia esca e stesse aspettando che facessi una mossa sbagliata? Avrebbe potuto essere il caso, quindi perché non provare a fregare chi avrebbe potuto pensare di essere più furbo?
    Mi avvicinai alla mia esca, staccando la parte inferiore della maschera e tenendola in una mano, mentre, cercando di dissimulare il mio stato di allerta, staccai qualche morso da quello che avrebbe dovuto essere un diversivo. Qualche minuto più tardi, mentre ancora ero intenta a masticare lentamente, un rumore di passi si fece sempre più vicino.
    “Finalmente!” Pensai, riattaccando le due parti della mia maschera. Sollevando la testa, però, mi accorsi subito che quell’essere aveva qualcosa di sbagliato. Era vestito troppo bene per essere un ghoul e la sua rigidità mi fece intuire quanto poco fosse abituato a vedere la vera cima della catena alimentare. Tuttavia, il suo primo istinto non fu correre via, ma portare una mano verso una custodia.
    “En quinque!”
    Desiderosa di trovare qualche mio simile o di finire il mio pasto di consolazione com’ero, una squadra di colombe era l’ultima cosa che volevo incontrare. Ormai, però, scappare era impossibile. La mia lunga attesa era stata premiata solamente da esseri inutili, che non avrebbero potuto nutrirmi meglio di ciò che già stavo mangiando. Tuttavia, non tutto era perduto. Quel ragazzino avrebbe potuto farmi da sacco da boxe prima che tornassi a casa, permettendomi di sfogare la frustrazione e di allenarmi un po’. Inoltre, non avevo mai preso in mano una quinque, quindi perché non provare con la sua?
    Scattai verso di lui mentre la mia kagune prendeva forma. Se lo avessi raggiunto, per lui sarebbe stata la fine. L’avrei attaccato alle gambe usando le code, puntando a sbilanciarlo. Il mio piano era tramortirlo o ucciderlo in fretta: sapevo troppo bene che gli investigatori della CCG non andassero mai in giro da soli. Avrei potuto divertirmi con chiunque fosse con lui.
    Non appena fui abbastanza vicina, tentai di disarmare la quinque con le code, usandone una per parare eventuali colpi e l’altra per avvicinarmi il più possibile al suo braccio. Se ci fossi riuscita, glielo avrei tagliato di netto. Dopodiché sarebbe stata solo questione di coglierlo impreparato e lanciarlo con forza verso una parete. Con un po’ di fortuna, avrei potuto tramortirlo e prendere la sua quinque per ucciderlo. Tuttavia, prima di compiere quest’ultima azione, avrei dovuto vedermela con qualunque altra colomba nell’area. Avrei preferito abbattere e mangiare un ghoul, ma, in loro assenza, mi sarei accontentata. Ero nata per essere una jägare, per uccidere chiunque mi si opponesse e per mostrare al mondo quanto fossi pericolosa. Quella notte ero intenzionata a dimostrarlo.


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    Edited by Antoil69 - 1/3/2021, 08:09
     
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