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[CONCLUSA] ASTRID NYSTRÖM & VICTOR KRIEGER | STREETS - 20/11/2020 NIGHT (22:30, NUVOLOSO)

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  1. Antoil69
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    La colomba scattò all’indietro mentre il suo scudo si formava. Aveva evitato il mio attacco per pura fortuna, ma la dea bendata aveva deciso di voltargli le spalle subito dopo. Che cosa credeva di fare quell’umano? Credeva davvero di riuscire a battere un ghoul in velocità? Di fatto, quello scudo lo aveva rallentato parecchio. Raggiungerlo e metterlo al tappeto fu facile, ma sapevo che, da bravo investigatore, non sarebbe mai uscito da solo.
    Tentare di scattare in avanti per finirlo sarebbe stata l’opzione migliore. Se fossi stata io quella con la pistola, l’avrei sistemato molto volentieri per concentrarmi sul suo compagno, ma sarebbe stato stupido non agire con cautela in quell’istante. Infatti, come per mostrarmi quanto avessi ragione, il compagno in questione attirò la mia attenzione con qualche sparo.
    Scattai all’indietro quasi istintivamente. I proiettili sarebbero stati più veloci di me, ma riuscii a evitare che mi colpissero in punti vitali. Un dolore al braccio destro mi avvertì di una ferita superficiale. Un proiettile non mi aveva mancata, ma la rigenerazione avrebbe sistemato quel danno in poco tempo. La manica, però, non si sarebbe riparata da sola.
    Con mia grande sorpresa, quel cretino smise di sparare. Sfortunatamente per lui, mi diede tempo di osservare meglio tutto ciò che avevo intorno. La cosa più interessante, stando a una rapida analisi, si rivelò lui. La sua arma non sembrava una pistola d’ordinanza: non ne avevo ancora vista una con un coltello innestato. Probabilmente era la sua quinque, il che voleva dire un’ukaku. In uno scontro a distanza avrei sicuramente avuto la peggio e probabilmente lui si aspettava un mio scatto verso il suo compagno per prendere lo scudo. Avrei dovuto coglierlo di sorpresa e avvicinarmi. Una volta abbastanza vicina, sarebbe stato alla mia mercé.
    L’altezza di quell’umano era notevole. Avrebbe potuto far paura a qualcun altro, ma non a una ghoul. La sua pistola era tutto ciò che lo separava dal diventare una bistecca, nonché tutto ciò che avrei dovuto toglierli. Tuttavia, quando sollevai lo sguardo all’altezza del suo, trovai qualcosa d’inaspettato ad accogliermi.
    Era raro trovare umani così alti anche per chi veniva dalla gelida Svezia, ma trovare lo stesso due volte era quasi uno scherzo del destino. Non appena riconobbi quel gorilla dell’Hanami, la mia bocca si curvò in un sorriso sardonico.
    «Primo Grado Krieger. Ota-City, 3 Chome 5-2. Ghoul sconosciuto. Agente ferito, ho bisogno di rinforzi.»
    Avrei voluto scattare direttamente verso di lui, ma decisi di lasciarlo finire non appena sentii il suo nome. Non gli sarebbe servito, dopo quella notte, ma decisi di tenerlo a mente.
    “Trevligt at träffas.” Pensai, divertita “Jag heter Astrid.”
    Aveva chiamato i rinforzi, come mi aspettavo. Avrei potuto scattare e fermarlo prima che indicasse la sua posizione, ma anche il mio stare ferma aveva un significato. Lui era la mia preda, il mio antistress del giorno, che non avrei lasciato andare fino a quando non fossi stata soddisfatta. Niente avrebbe potuto salvarlo, nemmeno i suoi rinforzi. Ero sicura di me, di tutte le volte che avevo combattuto loro o i miei simili e del fatto che non avessi di certo paura di lui. “Chiamali pure. Sei comunque già morto.”
    Krieger aveva una pistola e, probabilmente, sapeva come usarla. La mia kagune, invece, aveva un raggio molto più corto. Avrei dovuto avvicinarmi.
    Utilizzai la mia kagune come una molla per spingermi il più possibile verso il muro alla mia sinistra, cercando di prepararla a rifare lo stesso ancora e ancora. Muovendomi a zig-zag sarebbe stato più difficile per lui prendere la mira. L’unica cosa rimasta da fare, quindi, sarebbe stata avvicinarmi attraverso scatti a destra e a sinistra. Una volta abbastanza vicina, l’avrei fatto pentire di essere nato con un rapido affondo nell’addome, cortesia di una delle mie code. Se ci fossi riuscita, il divertimento sarebbe appena iniziato, in quanto avrei subito pensato a bloccargli il braccio con cui teneva la pistola con le mie mani per poi strapparglielo via. Solitamente agivo in fretta e puntavo subito a uccidere, ma con lui sarebbe stato diverso. Avevo passato una pessima serata, qualche mese prima, per colpa sua. Era più che giusto che in quel momento fossi io a divertirmi.


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