A peculiar evening

TSUGIO DOBASHI & AKIKO AOKI @VIALE URBANO DI SUMIDA - 27/05/2021 sera, NUVOLOSO

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    Tsugio Dobashi
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    Tutte le sere ne doveva provare una nuova per sfuggire alle stressanti cene in famiglia, ormai non era più sufficiente afferrare un panino e ritirarsi in camera sua a mangiare. Infilò i piedi nelle scarpe e, in fretta e furia, uscì di casa sbattendo la porta, non ne poteva più di stare lì. Era vestito casualmente, con una camicia bianca e un paio di pantaloni beige, dalla tasca sinistra di questi sporgeva il picciolo di una mela verde che aveva intascato prima di uscire, così, come emergenza in caso non avesse trovato nulla da mangiare. Era nervoso e leggermente arrabbiato, gli dava fastidio il fatto di dover essere sempre costretto a scappare per evitare la strigliata di sua madre, ancora peggio era se si univano in coro i suoi fratelli. Non li sopportava, per niente, tutto quello che riuscivano a fare era assecondare colei che, in primis, aveva castrato il loro futuro. Sceso dal grattacielo residenziale, s'incamminò verso la metro sperando che quella breve tratta a piedi fosse sufficiente per calmarlo, amava così tanto le passeggiate che un minimo di beneficio doveva portarlo. Muoversi a quell'ora nella quarta circoscrizione era pericoloso, anche solo per il semplice che si trattava di un territorio notoriamente controllato dai Raptors. Tsugio pensava di conoscere quali fossero le vie più sicure, ma in realtà si basava prettamente sulla sua limitata esperienza, potenzialmente un ghoul si poteva trovare ovunque a quell'ora. Decise di procedere a passo svelto, prendere un biglietto e salire sulla metro diretta a Sumida. Perché proprio lì? Il motivo era semplice: non aveva mai controllato i distributori della settima circoscrizione. Una persona normale, nei suoi panni, probabilmente sarebbe andata in una ristorante, o perlomeno avrebbe ripiegato su un fast food, ma lui no, cercava specificatamente i distributori di snack. Se solo ci mettesse lo stesso impegno nelle faccende della CCG, probabilmente ora sarebbe già un investigatore di secondo grado ma, come direbbe il professore medio, Tsugio non si applicava. Come tutte le ore, in quel di Tokyo, la metro era piuttosto affollata, si era seduto di fronte a un operaio dormiente e, mentre si portava avanti cercando le posizioni delle macchinette sulle mappe del telefono, buttava saltuariamente l'occhio sul resto della cabina. Nulla d'interessante avrebbe attirato la sua attenzione, perciò passò i restanti trenta minuti di tragitto accollato al cellulare. Quanto ai distributori, non era stato affatto difficile individuarne uno, anche considerando la loro presenza di oltre cinque milioni in tutto il giappone, giacché lungo un viale urbano secondario di Sumida avrebbe trovato una fila intera di macchinette di tutti i tipi. Promettevano bene, certo, ma mai quanto quelle della stazione di Shinjuku, che offrivano pasti interi e pronti da cuocere on-the-go tramite una reazione chimica. Scese alla fermata metro più vicina, cercando poi di anticipare e pregustare quanto avrebbe trovato da mangiare mentre camminava. Erano vari i motivi che spingevano Tsugio a mangiare così male, in primis era stato abituato così da bambino, facendo capricci e rifiutandosi di mangiare pasti più salutari, probabilmente come ci si aspetterebbe da qualunque infante. Invece di educarlo, i suoi genitori optarono per accontentarlo e in un certo senso viziarlo di schifezze, solo perché secondo loro era già perfetto abbastanza e volevano dimostrargli di essere grati per la sua venuta al mondo, manco fosse il prossimo profeta di turno. Poi mangiare cibi pronti e precotti diventò la soluzione a uno dei suoi principali problemi di famiglia, oltre ché un ottimo modo per guadagnare dieci minuti in più per la pausa pranzo a lavoro. Nel giro di cinque minuti, arrivò nel luogo predestinato e si fermò alla prima macchinetta visibile: bingo, confezioni di momiji manjū al modico prezzo di 220 Yen. Non avrebbe esitato a comprare quel dolcetto a forma di foglia e tirarlo fuori dalla scatoletta bianca per mangiarlo.

    - Mmm. -
    "Buono."

    Due bocconi e lo finì, adorava quella sensazione, la sensazione di aver appena consumato una schifezza che, oltre a contenere chissà quanti conservanti, era dannatamente gustosa. Aveva sufficienti Yen nel portafoglio per farsi il giro di tutte le macchinette, probabilmente era ciò che avrebbe fatto di lì a poco.


    - Parlato. -
    "Pensato. "
    CCG
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    Assistente Investigatore
    Team Delta
     
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    Il sapore del sangue ancora le impastava la lingua. Dio, quanto amava quella sensazione. Qualcuno potrebbe dire che, fattaci l'abitudine, il gusto ferroso del liquido cremisi stuferebbe anche il più irriducibile fra i golosi, ma... per lei non era così. Adorava la morbidezza con cui le accarezzava la lingua, con cui le riempiva lo stomaco. Più della carne, più dei muscoli e dei tendini... il Sangue era ciò che più riusciva a risvegliare la parte più selvaggia di lei.
    Quella volta le ci era voluto qualche momento di più per smaltire la frenesia, per riprendersi dall'estasi che ogni Ghoul prova quando affonda i denti nelle sue prede. O per lo meno, tutti i Ghoul che sono scesi a patti con la loro natura.
    E lei era chiaramente uno di essi.

    Certo, erano ormai passate alcune ore, tanto che il Kakugan era ormai rientrato ed il suo corpo aveva risanato quelle piccole feritine createsi sulle mani, una volta trapassate le ossa della povera Vittima. Oh, non crediate: non era una tipa truculenta. Non amava sporcarsi le mani, né in qualche modo godeva nel macinare le proprie vittime per renderle tenerissimo paté. Era piuttosto spicciola, in queste cose, una signorina educata che laciava dietro di se soltanto espressioni di terrore, ma mai un cadavere che potrebbe sfiguare, all'interno di una bara. Certo, con i giusti accorgimenti.
    Per una volta aveva persino evitato di lasciare eventuali firme, dietro di se, per quanto la tentazione di imbrattare i muri di quei vicoli buii le titillava la parte più furbesca e terrificante di se.

    La vita da Influencer è fatta di impegni continui, dopotutto.


    Uscitane fuori relativamente pulita, ha fatto presto a cancellare le macchie di sangue dal proprio viso, dalle proprie dita e labbra. Le era bastato trovare un distributore fra tanti e comprare una bottiglietta d'acqua come tante, con cui sciacquarsi accuratamente... stando comunque ben attenta a non ingerire quel liqudio assai stantio, per il suo palato.
    Era soddisfatta, dunque, soddisfatta di una caccia che le aveva riempito lo stomaco per il prossimo mese buono. Può sembrare stupido, ma immaginate quanto sarebbe più facile la nostra vita, se evitassimo di doverci fermare per mangiare o bere.

    A vederla, comunque, non si sarebbe MAI detto che si trattasse di una Ghoul. Piccolina, carina, quasi una bambola, presentava di certo caratteristiche che non si addicevano certo ad una serial killer od un'assassina. Gli occhi azzurri come il cielo più limpido si soffermavano su ogni cosa, scrutando ed osservando quel Quartiere tranquillo ove lei trovava dimora.
    Non aveva veramente una meta od un luogo da raggiungere: voleva soltanto fare due passi, così da smaltire la sua cenetta luculiana. Ed era effettivamente un caso che si trovasse proprio lì, lungo quella fila di distributori che fiancheggiava le strade della Circoscrizione. Il rumore dei suoi tacchetti appena accennati rimbombava nel silenzio della sera, lì dove il chiacchiericcio era solo una parzialità d'un mondo ormai imerso nella notte e nella paura di essere tramutati in semplice spuntino, da una creatura delle tenebre.
    Effettivamente quell'uomo che ha divorato era tutt'altro che sprovveduto, a ripensarci. Non si fosse fatto ingannare da un visino tanto dolce, probabilmente, a quell'ora sarebbe stato al sicuro, dai propri cari.

    Senza però divagare: illuminata soltanto dalle luci artificiali della sera, avanzava senza alcun timore, scrutando le poche vetrine presenti di negozi ormai in orario di chiusura. Di per se non era nulla che le interessava, già solo le vesti che aveva indosso avevano un valore che superava di molto lo stipendio medio di un Giapponese. Per la precisione si trattava di una camicetta nera come la pece, il cui colore immacolato disegnava una figura morbida e formosa, una ragazza avvenente dal vitino a vespa, fianchi larghi ed un seno florido, parzialmente messo in mostra da un colletto bianco, aperto in una scollatura a V. Un gonnellino rosso scuro accarezzava invece le cosce, affondandole in quel mare scarlatto e lasciando che solo polpacci fini, ma ben formati, sfuggissero fino ad infilarsi in quelle scarpette eleganti che già abbiamo citato.
    I lunghi capelli, tinti di rosa, discendevano lungo le guance come una cascata fluente, incorniciando quell'espressione delicata e quei pozzi di puro mare. Code ampie e vaporose abbandonavano la sua nuca, ondeggiando ad ogni falcata come un manto chiaro. Con se aveva ovviamente la sua borsetta preferita, quella piccola pochet rosa shocking, al cui interno erano presenti alcuni ammennicoli. La maschera? Beh, quella era passata a lasciarla in casa, così come il cappottone lungo e che ha ovviamente dovuto lavare. In quel momento non vi era traccia della sua vera essenza.

    Tolto ciò, chiaro come non le fu difficile notare la presenza di una figura a lei sconosciuta, un giovane dall'aria anonima che se ne stava semplicemente lì, a mangiucchiare le sue merendine. Di per se non era un'amante del cibo umano... ma se lo fosse stata, chiaramente non avrebbe comunque apprezzato quel tipo di alimentazione. Dopotutto lei vive solo del meglio... come potrebbe abbassarsi a mangiare qualcosa di così scadente?
    Arricciò il naso, nel momento in cui fu a lui abbastanza vicina, sollevando uno sguardo per saziare la propria curiosità nel capire chi potesse avere davanti. Una nuova preda? Nah, non questa sera. Il suo stomaco era soddisfatto e non aveva con se la giusta strumentazione. Dopotutto non è che potesse mangiare chiunque le capitasse a tiro. Sai che sfiga, fosse anch'esso un Ghoul?
    AKIKO AOKI
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