People hate. People lie.

[INATTIVA] Hikaru "Shiori" Serizawa & Hayato Kujo | café | 05/12/2020, dalle 16:15 | soleggiato, 13°

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    1,744
    Power-up
    +192

    Status
    Dead
    Hayato Kujo
    Investigatore CCG
    25 anni

    8hwG6Bm
    Più Hikaru cercava di allontanare da sé l’attenzione di Hayato, più lui si preoccupava.
    Tutto in lei lo metteva in stato d’allarme: la rigidità delle spalle, il contatto visivo inesistente, e poi le sue scuse. Non sentiva scuse tanto pietose da quando il suo ex lo aveva lasciato, e non aveva affatto voglia di rivivere quelle sensazioni con una ragazza con chissà quale segreto chiuso nel sacchetto.
    Hayato si lasciò cadere sullo schienale della sedia, accarezzando il micione rosso, adesso bello addormentato. Era inutile, Hikaru era decisa a non spiccicare parola sul suo atteggiamento tremendamente sospetto. Fosse stato in una sala interrogatori non sarebbe stato un problema, ma Hayato non era al lavoro in quel momento. Non poteva costringere quella ragazza ad aprirsi con lui, non ne aveva il minimo diritto.
    «Oh, meno male, ma mi dispiace per lo stress.»
    Sorrise dispiaciuto, sapere di non essere la causa dell’atteggiamento di Hikaru non era abbastanza per farlo stare tranquillo. Le avrebbe dato conforto un buon caffè caldo e qualche parola gentile, e sperava che fare due chiacchiere l’avrebbe aiutata a distendersi.
    «Lavorare in un locale non deve essere facile, fai turni molto lunghi? Almeno oggi hai staccato presto.»
    Portare l’argomento su qualcosa di più leggero non avrebbe guastato, o almeno così Hayato sperava. La sua mano affondava nel morbido pelo rossiccio, mentre i suoi occhi non lasciavano andare neanche per un secondo il volto di Hikaru. Se avesse toccato i tasti giusto, avrebbe visto la sua espressione aprirsi. Sperava vivamente di riuscirci.


    «Parlato.»
    "Pensato."

    "LEAVE ME ALONE! GO AWAY! I DIDN'T ATTACK THEM FOR YOUR SAKE!

    Investigatore
    Rinkaku
    Secondo grado

     
    Top
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    7,220
    Power-up
    +438
    Location
    Outer space.

    Status
    Ghost
    Hikaru "Shiori" Serizawa
    studentessa / barmaid
    19 anni

    XTZHrnh
    Hikaru si sentiva sporca e cattiva. E forse aveva dei buoni motivi per percepirsi in quel modo, tanto da sentire come se quelle sensazioni dovessero esserci per forza, perché era vero che lo era e non poteva fare niente per far sì che quella sensazione di disagio e forte ribrezzo le si togliesse di dosso.
    Scema lei che aveva ben pensato fosse giusto comportarsi in quella maniera e mentire così tanto spudoratamente.
    Sapeva che avrebbe potuto evitarlo, sapeva che avrebbe potuto semplicemente vuotare il sacco, anche non entrando nei dettagli. «La CCG mi mette a disagio» o ancor meglio «le forze dell'ordine mi danno una sensazione opprimente che non mi piace» e forse sarebbe riuscita a rilassarsi un po'.
    Ma la menzogna era la via più facile di fuga, quella per non affrontare i problemi. Quella che ti sussurrava all'orecchio con voce ammiccante e che, con qualche carezza, ti invitava a seguirla in quel sentiero buio, umido e stretto, così cupo da asciugarti la gola per la paura, da fossilizzarti nel momento in cui anche solo qualcosa non andava bene... ma così invitante, poiché potevi evitarti di guardare in faccia la realtà, affrontandola.
    Di fronte al dispiacere altrui, Hikaru provò un senso di oppressione ancor più grande, molto più di quello che poteva provare a pensare di star condividendo una comoda seduta ed un momento relax con un investigatore anti-ghoul.
    Approfittò della bevanda che stringeva tra le proprie mani per deglutire. Eccola, quella fastidiosa sensazione di secchezza alla gola, quella che scaturiva un maggiore senso di colpevolezza.
    Non lo credeva affatto così stupido da essersi bevuto una simile bugia. Non dopo che aveva scoperto dove lavorasse. Oppure era genuinamente preoccupato e lo aveva in pugno, ma questa opzione risultò troppo utopistica nella mente piena di pensieri della ragazza.
    "No, sicuramente non può essere davvero così tanto stupido."
    Ancora un altro sorso, quell'americano stava diminuendo a vista d'occhio all'interno del bicchierone. La bevanda che le riempiva la bocca era solo un rapido sollievo, così rapido da lasciarle nuovamente la gola secca dopo solo qualche istante.
    « Cose che capitano » aveva deciso di rispondergli, alzando lo sguardo e guardandolo con la coda dell'occhio, per poi abbassare lo sguardo verso il grosso micione ormai bello che andato, « la vita è stressante per tutti, immagino che anche per te sia un bel peso, visto ciò che fai. »
    Avrebbe voluto lasciarsi andare contro lo schienale morbido della seduta, spaparanzarsi e bearsi del caldo di quell'ambiente. Gli occhi dardeggiavano i dintorni, come se cercasse appiglio e conforto in qualcosa di facilmente afferrabile. Ma constatare come le persone attorno a lei sembravano essere davvero contente e rilassate, come chiacchieravano felici e spensierate, non fu affatto un bene.
    Era finalmente giunta, la fase in cui si sentiva tanto spaventata da sentirsi come bloccata senza possibilità di fare alcun movimento. Fu quella constatazione che la portò ad abbassare lo sguardo, puntato sui caldi scarponcini che indossava ai piedi.
    "Sei proprio patetica, Shiori."
    E sorrise. Sorrise amaramente dopo che quel pensiero le trapassò la testa.
    Prese un altro sorso, il più lungo di tutta la serata e, poco dopo, sospirò.
    « Lavoro part-time » mormorò con più leggerezza, « perciò non è dura. Non riuscirei a gestire il lavoro e lo studio, altrimenti. È ridicolmente più difficile rimanere concentrati durante le lezioni quando sei nel bel mezzo di un'importante sessione, piuttosto che lavorare al bar. Anzi, lavorare al bar è una delle poche cose che mi fa stare meglio, almeno stacco dai libri e mi evito il mal di testa per essere stata troppo tempo a leggere, evidenziare e scrivere. »
    Lo sbuffo di una risata abbandonò le sue labbra, che poco dopo si avvicinarono alla cannuccia del bicchierone, esigendo altro caffé.
    Si era arresa. Non aveva voglia di tenere il muso ad una persona tanto gentile e cordiale da preoccuparsi per una stupida come lei. Perché era vero, la stupida era lei, non di certo lui. Anzi, lui probabilmente era almeno tre volte più furbo, intelligente e scaltro di lei, che faceva qualunque cosa con gli occhi sempre fissi su qualsiasi evenienza.
    L'eventualità che Hayato Kujo fosse un agente della CCG, però, non era mai stata presa in considerazione. Ed ecco perché, in quel momento, si sentiva così irrimediabilmente impotente.
    « Ma immagino non sia nulla a che vedere con quel che fai tu. »
    ---------------------------------------------
    « Parlato. »
    "Pensato."

    I don't hide anymore even if the night dark comes again, because I trust myself.

    umana

     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    1,744
    Power-up
    +192

    Status
    Dead
    Hayato Kujo
    Investigatore CCG
    25 anni

    8hwG6Bm
    Forse farla parlare di sé distogliendo l’attenzione da quell’aura di malessere e tensione che la ragazza si portava dietro era stata la mossa giusta.
    Sembrava essersi distesa mentre parlava degli studi e di quanto le sessioni d’esami fossero più pesanti di un turno in caffetteria. E come biasimarla, dopotutto.
    Hayato ricordava i periodi di esami all’accademia: settimane di studio no stop e di cibo spazzatura a volontà, per poi piangere sui chili in più presi ma con l’amara soddisfazione di aver superato anche quella sessione. Che fortuna non dover più passare quei periodi, e pensare che qualcuno li rimpiangeva pure! Pazzi.
    «Studentessa e lavoratrice? Capisco molto bene la tua situazione allora, anche per me era così qualche anno fa. Ti fa molto onore, complimenti.»
    Con i problemi economici vissuti dalla sua famiglia, tutti i Kujo dovevano darsi da fare. Persino le sue sorelle, ancora al liceo, facevano piccoli lavori part-time per contribuire in casa e alle spese degli studi del fratello maggiore. Nessuno era stato esente da sacrifici, per fortuna era potevano prendere tutti un po’ di fiato grazie a Hayato.
    La domanda venne poi rigirata a lui che, incredibilmente, si ritrovò un po’ spiazzato.
    Hikaru aveva già puntualizzato due volte quanto il lavoro del ragazzo dovesse essere pesante e stressante, ma lo aveva fatto con uno strano distacco, quasi come se avesse dovuto dirlo perché, insomma, non puoi vincere al gioco di chi ha la vita più dura con un agente che rischia la vita ogni giorno.
    Hayato si lasciò sfuggire uno sbuffo di risata dal retrogusto amaro «Stressante o no, il lavoro è lavoro e mannaggia a me quando me lo sono scelto. Ma a volte bisogna rischiare per ottenere ciò che si vuole, e io non potevo permettermi scelta diversa.»
    Hayato desiderava dare un futuro dignitoso alla sua famiglia, le sue scelte erano guidate solo ed esclusivamente da quello. Con il senno di poi però, ci avrebbe pensato due volte a entrare in accademia solo per i forti sgravi sui costi.


    «Parlato.»
    "Pensato."

    "LEAVE ME ALONE! GO AWAY! I DIDN'T ATTACK THEM FOR YOUR SAKE!

    Investigatore
    Rinkaku
    Secondo grado

     
    Top
    .
  4.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    7,220
    Power-up
    +438
    Location
    Outer space.

    Status
    Ghost
    Hikaru "Shiori" Serizawa
    studentessa / barmaid
    19 anni

    XTZHrnh
    Ci stava seriamente provando a non risultare un'inguaribile cinica piena di mille dubbi, ma la verità era una sola: rimaneva difficile non riuscire a sentire quel fastidio stringerle lo stomaco in una debole morsa, ormai non più sicura se fosse dovuto all'ansia o al nervosismo.
    Hayato sembrava una brava persona, dopotutto, ed era terribile da parte sua avere pregiudizi simili soltanto perché imbracciava una quinque ed indossava un'uniforme con ricamato sopra il logo della CCG. Insomma, il mondo girava in quel modo, ed il suo astio maturato con la morte del padre adottivo non giustificava quel comportamento freddo e distaccato che aveva nei suoi confronti. In fin dei conti era sua debitrice per averla aiutata con quel suo amico mesi prima, non poteva negarlo... comportarsi in quel modo soltanto perché apparteneva a quella categoria di persone che proprio non riusciva a guardare in faccia era veramente troppo.
    A maggior ragione, era proprio perché Hayato era uno di quegli agenti che rischiavano la vita ogni giorno che Hikaru poteva, probabilmente, essere lì con lui in quel momento, a sorseggiare un americano e ad accarezzare il folto pelo rossiccio di quel gatto dormiglione, che ora riposava tranquillo e felice sulle gambe dell'agente.
    Si sentiva patetica, e un po' anche un mostro. Per quanto fosse la prima a non voler essere influenzata dai pregiudizi, era comunque la persona che aveva cambiato approccio con una persona buona e gentile come Hayato soltanto per il suo lavoro.
    « Salvi molte vite, Hayato-san... anche se è dura, dovresti essere fiero di ciò che fai. »
    L'amaro in bocca, sfortunatamente per lei, non se n'era andato. Ironico come, al di là di ciò che lei credeva fosse giusto, quelle parole non erano una bugia. Stranamente, lo pensava davvero. E non era neanche una questione di «mi ha salvato la vita, devo riconoscere il valore di ciò che fa», anzi: era un lento ma genuino riconoscimento degli onori di quel ragazzo. Doveva smetterla di fare l'egoista e pensare soltanto al suo punto di vista: molte persone sarebbero state molto più che grate del lavoro di Hayato, al contrario suo. E, anche se controvoglia, anche lei, nel suo piccolo, lo era. Un po' incoerente da parte sua, ma era fatta così. Stava solo cercando di realizzare ed affrontare un duro colpo, in fin dei conti si stava sempre più rendendo conto di dover lasciare andare via il passato, con la consapevolezza che buoni e cattivi, mostri e non-mostri, erano membri di entrambi gli schieramenti: c'erano ghoul buoni da proteggere e ghoul cattivi da condannare, così come c'erano investigatori buoni che lottavano per la vera giustizia ed investigatori cattivi che pur di sterminare i ghoul avrebbero fatto di tutto, anche togliere la vita a persone innocenti.
    « Non voglio essere scortese ed impicciarmi dei tuoi fatti personali, sei libero di non rispondere in caso non te la sentissi » aveva mormorato poco dopo, prendendo coraggio mentre le unghie picchiettavano nervosamente contro il cartone del bicchiere dove veniva conservato quel poco che rimaneva del suo americano, « ma perché lo fai? Da come ne hai parlato, sembra più una scocciatura che un piacere, eppure sei ancora qui, indossi ancora quella divisa... ci deve essere una ragione. »
    Questa volta, Hikaru aveva finalmente rivolto lo sguardo al ragazzo, e per la prima volta da quando lo aveva incontrato quel pomeriggio, aveva sostenuto lo sguardo e non l'aveva più distolto. Sapeva che forse era una domanda troppo personale e sapeva perfettamente che Hayato aveva tutto il diritto di evitare di risponderle perché, a rigor di logica, non erano assolutamente fatti suoi e non era tenuta a sapere niente dei motivi che l'avevano portato a praticare un lavoro simile, però era davvero curiosa. Sapeva che non tutti nella propria vita avevano l'opportunità di scegliersi il proprio futuro e forse era anche questo il caso, però... davvero non c'era modo per evitarlo?
    ---------------------------------------------
    « Parlato. »
    "Pensato."

    I don't hide anymore even if the night dark comes again, because I trust myself.

    umana

     
    Top
    .
18 replies since 3/7/2021, 18:03   379 views
  Share  
.