Broken affection

[CONCLUSA] Evelyn Tiffany Applegarth & Ryoga Hasegawa | Yoyogi Park | 04/11/2020 dalle 22:30 | sereno, 12°

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    “Sì ma no”. Ryoga inarcò le sopracciglia ancor prima di rendersene conto: se Evelyn voleva fare la misteriosa, ci stava riuscendo benissimo.
    Ma, realizzò con un secondo di ritardo, doveva trattarsi di un sotteso che ella aveva semplicemente dato per scontato. Non solo Ryoga non aveva nessuno - a parte Risa - a cui spifferare l’argomento della conversazione, ma non sarebbe neanche stato un atteggiamento da amico. Insomma, sarebbe stato davvero ipocrita da parte sua, dopo tutto l’impegno esternato fino a quel momento.
    Doveva esserci dell’altro, e prima ancora che il biondo cominciasse ad avanzare ipotesi tra sé e sé, quell’altro arrivò chiaro e tondo. Più o meno chiaro e tondo, con un paio di pause cariche di aspettativa che lo tennero sulle spine tra il passaggio di un’auto e un’altra.
    E lo fece arrestare lì, in mezzo a un marciapiede su cui il vento spirava lieve ma abbastanza costante e freddo da infiltrarsi sotto le maniche e trasmettergli brevi brividi lungo le braccia.
    Ci pensò un po’, e senza riuscire a trattenersi si ritrovò a ridere, con la mano destra che corse a coprire la bocca in un goffo e tardivo tentativo di non irritare Evelyn. Era davvero così difficile chiedere un abbraccio wireless? Forse, in fondo, Evelyn aveva veramente un po’ di sangue giapponese.
    «Scusa, scusa… non volevo ridere.»
    Non provò a giustificarsi, ma quantomeno a darsi un contegno e schiarirsi la gola prima di raggiungere l’amica, accelerando il passo per scartare i metri venutisi a creare tra lui e una Evelyn il cui coraggio era probabilmente dipendente dal moto dei suoi piedi.
    «L’ho solo trovato molto tenero. Comunque conta pure su di me...» cominciò, apparentemente cordiale e incoraggiante com’era stato fino a quel momento; non fosse che, di punto in bianco, il suo sorriso angelico si trasformò in un sorrisetto canzonatorio. «Porterò a Risa-chan le coccole della sua onee-san.»
    Mettere il dito nella piaga con atteggiamenti e battute mordaci era più forte di lui quando si ritrovava davanti una ragazza in palese imbarazzo. Forse a causa del suo lavoro, una sorta di deformazione professionale che avrebbe potuto risparmiarsi ma di cui non riusciva a fare a meno.
    Prima di rischiare una reazione comprensibilmente piccata da parte dell’amica, alzò la voce e indirizzò lo sguardo davanti a loro. «Oh, guarda, siamo già arrivati! Ne abbiamo fatta di strada~»
    Non si sarebbe stupito se il resto del tragitto l’avesse fatto a suon di calci nel sedere, in fondo riconosceva di meritarselo un po’.
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