[QUEST] 🏄 It's summertime! By the pool! With penguins?! 🐧

[ROLE EVENTO 04] 15/07/2021 DALLE 10:00 CIRCA, SOLEGGIATO @SEA BREEZE WATER PARK

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    KYOKO
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    PISCINE ESTERNE

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    ALEXANDRE ROMAIN DE LACROIX ⛱️
    Bruciare le tappe? Lui? L'unica cosa che Alexandre voleva bruciare era sé stesso, e sotto il sole possibilmente. Come già detto, non smaniava proprio di andare a caccia di bei fusti da imbalsamare, ma non aveva intenzione di rovinare la giornata a Kyoko, che si era anche data pena d'invitare una persona poco interessante come lui, quindi per non pensarci troppo aveva annoverato fra i suoi obiettivi quello di prendersi almeno un po' di abbronzatura da abbinare ai suoi bellissimi occhi verdi.
    Era solo genuinamente preoccupato che non trovassero nemmeno un lembo di terra su cui poggiare le loro cose. Ed era possibile fargliene una colpa? Ovviamente no, c'era davvero un mucchio di gente a scorrazzare in giro: a partire dalle famigliole allegre che si godevano la giornata con i propri pargoli, alle coppiette felici, ai gruppi di amici che facevano casino in piscina.
    Fortuna che Kyoko era più sveglia di lui. Alexandre non aveva ancora avuto modo di togliersi maglia e camicia che la sentì borbottare qualcosa su dei posti liberi; dubbioso, sollevò lo sguardo, giusto in tempo per ritrovarsi fra capo e collo tutte le cianfrusaglie che la giovane atleta si era portata appresso, e la vide letteralmente schizzare via alla conquista delle fantomatiche sdraio libere.
    Inebetito e sommerso di borse, rimase a fissarla un pelo di troppo, estasiato da tutta quella energia. Ah, la gioventù. Alexandre non credeva sarebbe riuscito ad essere veloce a quel modo nemmeno in acqua, e ormai doveva ammettere di essere più vicino ai trenta che ai venti, quindi aveva il diritto di dirlo.
    Piantato al suo posto, si riscosse dai suoi pensieri sulla vecchiaia solo quando vide la giovane ginnasta sbracciarsi in sua direzione per fargli segno che la sua crociata era andata a buon fine. Alexandre sorrise e scosse appena la testa. Al che seguì lo stesso percorso che aveva preso Kyoko, un po' più a rilento e dovendo scusarsi tre o quattro volte con le persone che rimanevano travolte dalla mole delle sue borse, e soltanto una volta che la ebbe raggiunta, mollate tutti i sacchi a terra sotto l'ombrellone, si tolse il cappello di paglia intrecciata dalla testa e prese a sventolarselo davanti al viso per farsi un po' di vento e riprendersi da quel terribile slalom sotto il sole.
    Faceva caldissimo.
    «Oh, non preoccuparti, tienilo pure tu. Io ho il telo da mare.» asserì, quando la ragazza gli fece notare che lo sdraio erano uno solo. Aprì la sua borsa e tirò fuori un telo azzurrino con una fantasia a pesci e stelle marine impressa sopra in un blu più scuro, stendendolo in terra vicino allo sdraio. Ci si sedette sopra e poi decise di togliersi la maglia, facendo attenzione a non rovinare la coda arancione in cui aveva raccolto i capelli.
    Ancora non era molto abbronzato, sebbene fosse il tipo di persona che solitamente si ritrovava con il segno del costume a fine estate, semplicemente perché aveva preso ferie ad agosto e ancora non era stato in vacanza, quindi cicatrici di morsi a parte non aveva nulla di particolare.
    «Kyoko-chan, hai messo la crema? — chiese, visto che gli sembrava che il sole picchiasse abbastanza. In caso non lo avesse fatto si sarebbe offerto volentieri di farlo lui, ammesso che la ragazza non si vergognasse. Per Alex, che aveva sempre avuto più amiche femmine che maschi, era assolutamente normale. — Il costume è molto carino, comunque, non so se te l'ho già detto.»
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    RICERCATORE CCG

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    SPEAKING TO
    EÄRENDIL
    LOCATION
    ACQUARIUM

    VPGwJ8A
    Ryūji Yamazaki ⛱️
    "Pront-"
    SENPAI!
    "Ti sento, non c'è bisogno che urli. Si può sapere dove diavolo sei finito?"

    Alla fine, andare al parco acquatico con gli amici si era rivelata una pessima idea. Cosa che, per inciso, Ryuji aveva sempre saputo, ma era un po' difficile far valere la propria opinione quando eri anche l'unico del gruppo prono a rifiutare. Precisiamo, in realtà non erano neanche un gruppo di suoi amici stretti, il che lo rendeva ancora più complicato, perché ti attaccavano a sorpresa con "Ryuji, vieni anche tu?" e insistevano fino a ottenere un sì come risposta. O una scusa molto ben articolata. Scuse che lui non era un granché ad inventare perché oltre il lavoro non è che avesse granché da fare nella vita. E dato che il gruppo di amici in questione nient'altro erano che gli altri ragazzi che facevano volontariato lì al centro, lo sapevano benissimo.
    E quindi il 15 luglio tutti diretti a Nerima perché riapriva l'acquapark. Evviva. O anche no.
    Beh, al di là di quello, Ryuji alla fine aveva accettato principalmente perché lo avevano corrotto dicendogli che ci volevano andare a causa degli animali marini, visto che Yukio e Akuta non avevano mai visto dei delfini dal vivo.
    E poi c'erano i pinguini.
    Insomma, parlarne con Ryuji era come giocare ad un lotto sempre vincente.
    Certamente il Sea Breeze Water Park non era un posto che normalmente poteva permettersi, ma si era messo l'anima in pace dicendosi che per una volta poteva farlo e si era appuntato mentalmente di fare la spesa un paio di volte in meno per luglio.
    Così, puntuale, la mattina del quindici luglio, occhiali da sole e costume indosso, si era ritrovato con gli altri davanti all'ingresso, aveva preso il biglietto - gli era pure toccato fare a cambio con Minato, che aveva trovato il numero 17 sulla lotteria e non lo voleva perché portava sfortuna - e aveva deciso che il suo massimo sforzo per quel giorno sarebbe stato quello di fare almeno il bagno e prendere un po' di sole, giusto per non rimanere pallido come un cencio tutta l'estate, visto che Mirai lo aveva fatto desistere dall'andare a spaventare i bambini all'aquario, dicendogli che le stelle marine erano carnivore e che potevano mangiarti le dita se non facevi attenzione.
    O almeno così aveva pensato.
    Sì, perché non era neanche passato poi molto da quando erano arrivati, Ryuji era uscito dall'acqua da una ventina di minuti e si stava asciugando al sole, quando un'Akuta trafelata e con un'espressione di puro panico sul volto era venuta a svegliarlo dicendogli che avevano perso Yukio. O meglio, Yukio aveva perso loro.
    Ryuji aveva preteso che stesse scherzando per circa cinque minuti, ma no, a quanto pareva si era perso sul serio.
    Ora, quanto era credibile perdersi in un parco acquatico? Secondo lui molto poco, ma a quanto pareva Yukio si era solo scordato dove si fossero piazzati con gli ombrelloni e aveva mandato un supplichevole messaggio ad Akuta chiedendo se qualcuno lo poteva gentilmente raggiungere che era all'acquario. Scelta di quel qualcuno ovviamente ricaduta su Ryuji che era l'unico fuori dall'acqua e mezzo asciutto. Che ovviamente poteva farlo, se sorvoliamo sul "gentilmente".
    Così, Ryuji aveva preso la sua giacca smanicata, se la era buttata addosso giusto per non finire all'acquario unicamente con un costume verde addosso e, inforcate le infradito, si era alzato controvoglia diretto all'acquario. A mali estremi, estremi rimedi, ne avrebbe approfittato per vedere le meduse, sperando che lì ci fossero meno bambini urlanti che a bordo piscina. Lo aveva chiamato dicendogli di aspettarlo fuori dall'acquario, ma quando arrivato lì, si rese conto che Yukio non c'era, non gli rimase altra scelta che entrare e immergersi nella penombra rischiarata dalle luci a neon che illuminavano le vasche delle meduse.
    Era un bello spettacolo, si disse, magari ci sarebbe tornato più tardi, da solo. Yukio non era difficile da individuare: era gracilino, minuto, alto quanto lui (quindi basso), e con i capelli corti e biondicci, tinti qualche anno addietro.
    Ryuji lo vide quasi subito, girato di spalle, fra le vasche.
    «Oi, ti avevo detto di aspettarmi fuori, si può sapere che stai facendo?» esordì, non appena lo raggiunse, afferrando il povero Yukio per una spalla. Solo che quel ragazzo non era Yukio. Già. Era uno sconosciuto totalmente a caso che gli assomigliava.
    GHOUL
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    Alexandre Romain Delacroix
    LOCATION
    Piscina esterna


    krZUQOx
    Kyoko Ishikawa⛱️
    Guardare Alexandre carico di borse avventurarsi tra teli da mare e giochi per bambini fece sbuffare una mezza risata a Kyoko. Non avrebbe dovuto prenderlo in giro, ma era uno spettacolo troppo buffo per non lasciarsi andare a una risatina.
    Si ricompose non appena il ragazzo fu a range di orecchio, non sarebbe stato gentile farsi sentire. Tutti i loro averi vennero lasciati accanto all’ombrellone aperto e mentre Alexandre sistemava il suo telo per terra, Kyoko fece altrettanto con il proprio sulla sdraio.
    «Sei sicuro? Non starai scomodo?»
    Kyoko gli rivolse uno sguardo preoccupato, mentre si sporgeva appena dalla sdraio di cui aveva preso possesso. Lo aveva gentilmente trascinato lì, si sarebbe sentita tremendamente in colpa se lo avesse anche fatto sdraiare sul pavimento della piscina.
    “Kyoko-chan, hai messo la crema?”
    Ad Alexandre sarebbe bastato girarsi verso la ragazza per ritrovarsi davanti la faccia bianca di crema di Kyoko. La ghoul stava spalmando un gran quantitativo di crema su tutto il corpo, o almeno nei punti in cui riusciva ad arrivare. Purtroppo le sue origini non l’aveva salvata dalla pelle pallida e sensibile tipica dei giapponesi, e per questo fin da piccola era costretta a sprecare tubetti su tubetti di crema per non rischiare di diventare rossa come un’aragosta.
    Sorrise al ragazzo e gli porse crema e schiena (unica parte rimasta scoperta).
    «Sì! Mi manca solo la schiena, ti dispiace? Giuro che ricambio, se ne hai bisogno!»
    Per quanto lei e Alexandre non si conoscessero benissimo, Kyoko si sentiva molto a suo agio con lui, tanto da lasciarsi toccare tranquillamente. Non lo avrebbe mai ammesso per paura di risultare indelicata, ma era sicuramente anche merito dell’orientamento sessuale del ragazzo se era tanto tranquilla a uscire da sola con lui. Il resto dei ragazzi la faceva sentire in soggezione, ma Alexandre no. Era come avere un’amica!
    «Vero che è bello? Papà mi ha rimproverata che fosse troppo scoperto, ma ho faticato così tanto per trovare qualcosa alla moda!»
    Nella sua strana visione, quel fioccone sul seno era molto all’avanguardia. Forse pure troppo.
    «Anche tu stai molto bene, ma penso che saresti figo anche con un sacco della spazzatura addosso, Alex-kun!»
    E Kyoko non era l’unica a pensarlo: le bastò guardarsi intorno per notare che alcune ragazze stessero guardando verso di loro. Se per ammirare il suo stile invidiabile o la bellezza di Alexandre non avrebbe saputo dirlo, ma puntava sulla seconda possibilità!

    «Parlato.»
    "Pensato."
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    SPEAKING TO
    Kazuya Shinkai, Fuyuko Enaga
    LOCATION
    Sea Breeze Aquarium


    JRSkAw4
    Hinata Kobayashi ⛱️
    Gli occhi azzurri del ragazzino si riempirono di lacrime e Hinata si sentì ancora più in soggezione.
    Da buon giapponese, lui e le esternazioni emotive non andavano per niente d’accordo. Non era decoroso mostrarsi in lacrime davanti agli sconosciuti se hai più di sei anni, avresti potuto far sentire a disagio qualcuno! Hinata non sapeva cosa fare per far stare meglio quel ragazzino, se non offrirgli il suo aiuto. A quanto pare funzionò, e un primo, tremolante sorriso fece capolino sul volto delicato di Kazuya, questo era il nome del ragazzo. Hinata rispose allo stesso modo, sentendosi decisamente sollevato. Almeno non era più responsabile delle lacrime di qualcuno.
    Chiuse il quadernino e se lo rimise in tasca, per fortuna che i pesci non sarebbero andati da nessuna parte. Adesso aveva un impegno più importante a cui pensare, ma la mente di Hinata sarebbe rimasta fissa all’acquario. Una volta ritrovata questa sorellina perduta, avrebbe terminato i suoi sketch.
    «Non preoccuparti, vedrai che non sarà andata tanto lontana. Quanti an-»
    “Hinata!”
    Una voce familiare interruppe la domanda del ragazzo. Hinata superò con lo sguardo Kazuya e i suoi occhi si posarono su una figura femminele che riconobbe immediatamente.
    «Enaga Fuyuko…?»
    Oh no.
    La ragazza con cui era uscito a San Valentino e non sapeva fossero a un appuntamento. L’ennesima brutta figura da aggiungere alla già lunga lista del ragazzo. Lui e Fuyuko non si erano visti per mesi ma non appena il ragazzo incontrò gli occhi scuri di lei sentì tutto il disagio provato quel 14 Febbraio. Almeno lei sembrava felice di vederlo.
    Fuyuko capì subito che qualcosa non andava, l’atteggiamento di Kazuya era evidente anche per lei. Si preoccupò immediatamente e si mise subito a disposizione per aiutare. Era proprio una ragazza di buon cuore.
    «Oh ehm… Fuyuko, lui è Shinkai Kazuya. Ha perso la sua sorellina e mi ha chiesto aiuto per ritrovarla, ma due occhi in più possono farci comodo.»
    Stava volutamente ignorando il bracciolo con i dinosauri al braccio della ragazza. Conoscendola, era sicuro che lei non sapesse nuotare e che sapesse di aver bisogno di un qualche aiuto per imparare. Magari l’acquapark era sulla lista di cose da fare di Fuyuko.
    L’attenzione di Hinata andò nuovamente su Kazuya, a cui regalò un sorriso rassicurante.
    «A te va bene, Shinkai-kun? Fuyuko è un’amica, ci darà una mano. Troveremo tua sorella in un lampo.»
    Vedendo il ragazzino tanto turbato, Hinata si sentì in dovere di rassicurarlo sulla presenza di Fuyuko, nonostante fosse una persona estremamente buona. Temeva il ritorno delle lacrime, doveva evitarle a ogni costo.

    «Parlato.»
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    KYOKO
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    PISCINE ESTERNE

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    ALEXANDRE ROMAIN DE LACROIX ⛱️
    Era senza dubbio inconfutabile che su una sdraio si stesse meglio piuttosto che su di un asciugamano steso sull'erba che decorava gli spiazzi liberi fra le piscine, ma ad Alexandre non importava un granché. Chiaramente era altruista e gli faceva piacere che Kyoko stesse comoda, ma annoverabile era anche il suo non rinunciare mai a delle comodità quando ce n'era l'occasione, visto che ogni tanto c'era il dubbio che la pigrizia gli scorresse nelle vene al posto del sangue.
    «Nah. — rispose, scrollando velocemente le spalle, una volta a gambe incrociate sul suo telo, la borsa in grembo mentre cercava la protezione solare. — A dire il vero preferisco stare nell'acqua, sarebbe sprecato per me.»
    La verità, infatti, era più che altro che non programmava di starci molto sotto l'ombrellone, e anche se avesse avuto uno sdraio tutto per sé sarebbe probabilmente rimasto per lo più inutilizzato. D'altronde la sua attenzione era stata calamitata dalle piscine e dallo sbrilluccicare dell'acqua sotto il sole, tanto che avrebbe potuto far invidia ad una gazza ladra. Ora, questo dipendeva da quanto la sua compagna si ricordasse di lui, ma Alexandre era certo di averle detto che faceva nuoto praticamente da quando era nato, e la sua massiccia collezione di attestati e brevetti per bagnino, sub e istruttore di nuoto, spiegavano come mai il suo amore per l'acqua raggiungeva cifre ragguardevoli. In realtà anche quello era solo l'ennesimo modo che aveva trovato per sfuggire dalla realtà e ricordarsi che la vita andava comunque avanti, ma era meglio tenere i pensieri malinconici per le role giornate malinconiche.
    Stava quasi rimpiangendo di non essersi portato un materassino gonfiabile per prendere il sole in piscina come un vero VIP.
    Arginata quella parentesi, tuttavia, si presentò il primo problema: il tubetto della sua crema solare, che magicamente... non era nella sua borsa. Alexandre lo cercò per qualche istante, quasi svuotandola, ma... proprio non c'era. Possibile che l'avesse dimenticata? Beh, in realtà sì. Ad onor del vero l'aveva lasciata sulla mensola del bagno, dopo averla tirata fuori dallo zaino con l'intento di cominciare a metterla in casa, salvo poi accorgersi che era già tardi e rimuovere l'azione dalla sua lista di priorità. Lui si ricordava di averla presa, ma quando la visione del barattolino abbandonato laggiù a casa sua lo colpì come un fulmine a ciel sereno non gli rimase altro che darsi mentalmente dell'idiota e disperare.
    Esalò un sospiro rassegnato e sollevò lo sguardo verso Kyoko che si era voltata verso di lui, accennando una lieve sorriso divertito nello scorgerla con la faccia tutta impiastriccita di crema.
    «A dire il vero mi sa che ho proprio bisogno della crema.» ammise, allungando il braccio verso il tubetto che la giovane gli stava porgendo ed usandolo come appiglio per alzarsi. Traduzione: "per qualche motivo ho dimenticato la mia, per favore prestamela".
    Inutile dire che, anche dopo aver cominciato a spargere la protezione solare sulla schiena di Kyoko, Alex non si accorse minimamente della gente che lo stava fissando, un po' perché era concentrato su altro, un po' perché ormai ci aveva fatto l'abitudine ad essere un gaijin dai capelli arancioni in mezzo al Giappone e non ci faceva più caso. Le parole della giovane non gli impedirono comunque di accigliarsi appena. Kyoko aveva l'abitudine di ripetergli spesso che era carino, gentile e altri aggettivi positivi che Alexandre pensava chiaramente di non meritarsi, e di solito si limitava a sminuire e liquidare la faccenda. E ora ci aveva messo in mezzo un sacco della spazzatura. Perché.
    «Hai uno strano modo di fare complimenti, tu.» asserì, abbozzando una risata e scuotendo la testa. «Non che io abbia intenzione di indossarne uno per fartelo scoprire.» ribadì, prima di rimettere in mano alla ragazza il tubetto con la crema, segno che aveva finito. «Mi chiedo se saremo di nuovo fortunati come all'hanami. Incontrare quale idol a caso non è male.»
    Sognare ad occhi aperti era gratis. E poi se fosse successo c'era la possibilità che Kyoko si dimenticasse del loro obiettivo primario. Win-to-Win per tutti.
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    28 Y.O
    RICERCATORE CCG
     
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    Alexandre Romain Delacroix
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    Piscina esterna


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    Kyoko Ishikawa⛱️
    Troppo impegnata a trovare il loro quartier generale e a elaborare una strategia vincente per l’operazione “Manzo Kobe: Summer Edition”, Kyoko aveva perso di vista ciò che stava a un palmo dal suo naso: una splendida, enorme piscina!
    La bionda posò il suo sguardo sulle onde cristalline nate dal movimento dei bagnanti, erano tanto scintillanti da ricordarle il mare di Okinawa. La ragazza strizzò gli occhi per non rimanere abbagliata dalla forte luce riflessa e le sembrò quasi di sentirsi a casa. Poi ripensò alla fattoria, ai campi di soia e alla voce di sua madre che la implorava di tornare.
    Kyoko distolse lo sguardo, allontanando da sé quei pensieri che fecero rabbuiare il suo volto per un momento. Non si sarebbe fatta rovinare la giornata dai ricordi, si sarebbe divertita in compagnia del suo nuovo amico. Nuovo amico che aveva bisogno di lei e del sua crema solare.
    «Prendi pure! Ce n’è abbastanza per entrambi!»
    Alexandre era un gaijin fatto e finito, ma almeno in una cosa era visibile l’influenza giapponese: la pelle bianchissima. Come Kyoko, anche lui era bianco come il tofu ed era importante che si proteggesse.
    Mente il ragazzo le spalmava la crema sulla schiena, la bionda pensava che sarebbe stato cortese ricambiare, e poi sarebbero stati più veloci! Così facendo, si sarebbero potuti catapultare in piscina senza timore di scottarsi. Le mani di Alex premevano delicatamente sulla pelle della ragazza, eppure lei le percepì appena, troppo presa dall’imbarazzo di aver fatto un commento fin troppo strano e dall’aria provinciale. Non si sentiva per niente a disagio in una situazione per lei così intima. Non aveva paura di Alexandre nonostante fosse un uomo umano che lavorava per la CCG. Si sentì fortunata.
    «Eh? M-maa è un modo di dire! Non voglio davvero che ti metta un sacco nero addosso! Con questo caldo poi!»
    Forse era un modo di dire troppo campagnolo. Kyoko temette di aver fatto la figura della stupida contadinotta, era ciò che temeva sempre. Bastava che si lasciasse andare un po’ e accento e modi di dire fioccavano fuori dalla sua bocca così, senza rifletterci granché. Altro che conquistare manzi di Tokyo, lei poteva solo stare alle fiere di paese.
    Il ragazzo finì e le rimise in mano il tubetto di crema, non prima di aver lanciato un’esca all’amica. Kyoko ripensò sognante al concerto improvvisato, vedere un idol in costume dal vivo sarebbe stato un altro sogno da coronare.
    «Vieni qui, era tocca a te.»
    Fece girare il ragazzo e, a meno che lui non avesse opposto particolare resistenza, la bionda cominciò a spalmargli la crema sulla schiena. Gli porse il tubetto, così che potesse usarla sul resto del corpo.
    [color= #29a3a3]«<b>Mh… nessuno ha comunicato nulla sui social… ah, a parte una streamer bellissima che seguo ogni tanto! Sarebbe perfetta per fare la idol, beata lei.
    »

    Kyoko sarebbe stata una perfetta talent scout e manager, conosceva talmente bene il mercato degli idol da poter vedere a occhio chi sarebbe stato perfetto per diventare un cantante o un attore di spicco. Meglio volare basso però, già fare la ginnasta era un bel rischio per la sua copertura.
    Ma mentre chiacchierava e spalmava crema, la bionda notò qualche segno sul corpo dell’amico. Non le ci volle molto prima di riconoscerli, erano cicatrici che conosceva fin troppo bene. Avrebbe voluto chiedere di più, ma non voleva entrare in argomenti spinosi. Non ora, per lo meno.
    Si alzò di scatto, decretando la fine di quel massaggio improvvisato.
    «Allora, Delacroix-san, pronto per un tuffo?»
    Ricordò che durante l’Hanami lui le aveva riferito che gli piacesse l’acqua, era il momento di rinfrescarsi un po’ -e godere della bella vista a bordo piscina.

    «Parlato.»
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    Nadeshiko & Hana
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    RAntHqJ
    Shinobu Hanyuu ⛱️
    Gli occhi di Shinobu, improvvisamente, s'illuminarono di una luce che probabilmente non si accendeva da una ventina di minuti circa.
    «Davvero?! Grazie mille! Sei la mia salvatrice, avevo paura di annoiarmi!»
    Non che fosse contenta di sapere che anche la ragazza era stata piantata in asso dalla persona che doveva incontrare. Anzi, le era dispiaciuto molto saperlo, ma in quel caso pensava si trattasse di un imprevisto? Ma non volle indagare troppo: non era il caso di impicciarsi negli affari altrui.
    «Almeno ora so che posso disturbarti senza sentirmi troppo in colpa~»
    Immaginare di farsi scrupoli con una sconosciuta era fantastico, peccato che Shinobu, gli scrupoli, non se li faceva neanche un po'. Le piaceva dialogare, divertirsi, passare il tempo in compagnia: era la pallina di un flipper, che se possibile guizzava da una parte all'altra del campo, pur di socializzare con chiunque le capitasse a tiro. La solitudine le metteva angoscia, mentre la buona compagnia le dava un immenso boost all'umore.
    Interpellare anche l'altra ragazza fu una scelta giusta: anche quella ragazza era stata piantata in asso dal suo accompagnatore, nel suo caso il fratello.
    «Ow, poteva almeno aiutarti!» esclamò in tono quasi polemico, mentre faceva posto alla ragazzina sulla sdraio sulla quale, ormai, ormeggiavano tutte e tre insieme. Shinobu si era scostata in modo tale che la ragazza bionda si sistemasse tra loro.
    «Non preoccuparti, però, adesso ti aiutiamo noi!»
    Nadeshiko aveva ormai concluso la sua opera e adesso poteva(no) ricambiare il favore. Fu divertente pensare che quello si sarebbe rivelato l'ombrellone delle "piantate in asso", ma almeno riusciva a pensare positivo: mentre Fuyuko e Hanabi si divertivano all'acquario, e Kaileigh ci provava spudoratamente con qualche bel manzo in piscina, Shinobu aveva trovato una compagnia che sembrava decisamente migliore delle sue coinquiline. Era stata lei a proporre loro di andare al parco acquatico, eppure era sempre lei quella che si era ritrovata da sola sotto l'ombrellone senza neanche un aiuto per poter spalmare la crema solare sulla schiena. Meno male che c'era la sua salvatrice, cavalier Yagami.
    «Chi spalma a chi? Così ci sistemiamo meglio~» cinguettò poco dopo, per poi realizzare che ancora non si era presentata alle sue nuove compagne d'avventura. «Ah sì, mi chiamo Shinobu. Hanyuu Shinobu~»
    Porse loro la mano destra, sulla quale ormai la crema sembrava quasi essersi assorbita. Giusto un po' di residuo sbiancava il palmo.

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    Hotaru Shinkai ⛱️
    Quando Kazuya le aveva annunciato della loro futura giornata al Sea Breeze Water Park, in Hotaru si manifestarono molti sentimenti contrastanti. Era sempre felice di passare del tempo con Kazu-nii, a cui aveva imparato a volere un bene dell'anima. Ma dall'altro lato pensò che mettersi un costume diverso da quello professionistico che indossava solitamente in piscina, sarebbe stato un po' strano... e a tratti pesante.
    Oltre al pensiero che, essendo una riapertura, quel posto sarebbe stato un covo brulicante di gente. E quello, sicuramente, era ciò che più la metteva a disagio.
    Ma non poteva rinunciare ad una giornata di relax e divertimento con Kazuya, fosse cascato il mondo ci sarebbe andata lo stesso. Anche se equivaleva a sguazzare in acqua con altra gente, non le importava.
    Fu così che chiese ad Anna di aiutarla a trovare un costume, e dopo aver scelto un due pezzi azzurrino e bianco piuttosto modesto e tranquillo, finalmente il grande giorno arrivò. Si era preparata tutto lo stretto indispensabile e via, alla volta di Nerima!
    Hotaru mascherò il disagio, provato dalla grande calca presente fin dalla metro, come più riusciva. Tanto l'espressione quasi sempre tranquilla ed impassibile giocava a suo grande favore. Superarono l'ingresso, dove gli vennero consegnati i biglietti, sui quali erano stampati dei numeri (il suo era il biglietto numero 5), mentre Kazuya si premurava di spiegarle che alla fine della giornata ci sarebbe stata una lotteria.
    «Voglio vincerla» mormorò tutta convinta, «così la regaliamo a mamma e papà. Si meritano le terme.»
    I pensieri di Hotaru, in fin dei conti, andavano sempre verso la sua nuova famiglia. I soldi non gli mancavano per finanziarsi da soli una giornata di relax alle terme, ma quello non voleva dire che Hotaru non pensasse a quanto sarebbe stato bello regalare loro una cosa del genere. Nella sua testa veniva prima la sua famiglia e poi, solo dopo, c'era anche lei.
    Si fermarono poco più avanti per controllare la mappa, ma mentre Kazuya spiegava quali fossero le attrazioni e dove potessero andare, Hotaru venne distratta da qualcosa che catturò istantaneamente la sua attenzione: la vetrina del negozio di souvenirs, piena zeppa di peluche e gadget vari di niente meno che KOKO il pinguino.
    Hotaru amava gli animali, ma i pinguini avevano un posto speciale nel suo cuore. Si era allontanata per qualche istante, rimirando un peluche enorme di KOKO il pinguino, che tanto avrebbe voluto abbracciare. Lo osservava con sguardo perso, la bocca appena appena socchiusa, mentre si avvicinava piano piano al vetro che la separava da quell'enorme pupazzo.
    Doveva dirlo a Kazuya. C'era un enorme pinguino, le sarebbe piaciuto davvero taaaaaanto averne uno tutto per sé!
    Si convinse che era il caso di tornare, perciò corse più veloce che poté per tornare lì dove aveva lasciato suo fratello senza dirgli niente. Un grande sorriso aveva curvato le sue labbra.
    «Kazu-nii! Ho trovato un pupazzo enorme!» esclamò tenendo un braccio per aria, ma quando arrivò in quel punto dove aveva abbandonato per qualche istante il fratello, purtroppo, Kazu-nii non c'era.
    Si guardò attorno, spaesata, cercando magari di riconoscerlo tra la folla. Era difficile non riconoscere la chioma morbida e vaporosa di suo fratello, l'avrebbe ben distinta tra un milione di teste-- eppure, pur aguzzando la vista e muovendo qualche passo nel tentativo di trovarlo, di Kazu-nii non c'era traccia.
    L'aveva lasciata sola? No, impossibile. L'opzione più plausibile era quella che le diceva di averlo fatto preoccupare, anche solo per essersi allontanata senza dirgli niente.
    Si era persa? Aveva perso suo fratello? E perché non avevano pensato di portare i cellulari?
    Hotaru cercava di mantenere il sangue freddo, ma trovarsi da sola in mezzo ad un'orda infinita di gente sconosciuta, la metteva fin troppo a disagio.
    «Kazu-nii..? Kazu-nii..!»
    Cominciò a chiamarlo a gran voce, per quanto forte potesse urlare lei che non riusciva ad alzare la voce proprio per paura che qualcuno la notasse. Era anonima, nessuno la notava, e menomale che era così. Essere anonima le piaceva più di qualunque altra cosa al mondo, odiava catturare l'attenzione altrui. L'unico posto dove concedeva agli altri di puntarle gli occhi addosso era al Fleur de Lys, il ristorante dove ogni tanto lavorava come scrapper per gli Shinkai.
    Per il resto, detestava farsi notare al di fuori delle mura del ristorante.
    Ma dove poteva mai essere? A chi poteva chiedere? Tutta quella gente le faceva così paura... possibile che si fosse allontanato così tanto?
    Voleva solo divertirsi con Kazu-nii, e invece adesso era spaventatissima.
    «Kazu-nii...»
    Con voce flebile cerco di chiamarlo ancora. La frangetta le ricadeva sopra gli occhi, coperti da un paio di occhiali da sole tondi con le lenti rosa. Il resto dei capelli era legato in una coda di cavallo, per evitare che le facessero troppo caldo, mentre il leggero vestitino bianco che indossava svolazzava con il venticello, mantenendola un po' fresca sotto quel sole estivo.
    Aveva portato la mano sopra gli occhi per schermarsi dal forte sole che picchiava, e cercare meglio la zazzera morbida di Kazuya.
    Niente, sembrava essere sparito.
    «Dove può essere andato..?»
    Ormai aveva persino smesso di tenere per se stessa i propri pensieri, li sussurrava con voce flebile come per autoconvicersi che quelle cose le volesse dire a qualcuno, e non a sé.

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    GREGORY NINIAN ERSKINE ⛱️
    «Daddy! Daddy! Look! They have penguins! The! The! Aquatic flightless birds! From the documentary!» furono le parole estasiata della bambina, non appena aveva notato i vari poster.
    «Yes, my darling, your beloved penguins».
    Il quel momento, Ninian Erskine voleva morire. Perché aveva acconsentito a quell’uscita? In quel posto sudicio e pieno di germi? Non potevano rimanere a casa, a fare il bagno nella loro piscina? Dove tutto era pulito e igienizzato? No? Va bene. Si sarebbe premurato di scrivere una lunga lista di vari accorgimenti e punti da sistemare al feedback di quel posto. Non che ci avrebbe più messo piede, sia chiaro.
    Era tutto partito dal voler accontentare sia la sua amata mogliettina che adorabile figlia. Quest’ultima, che era stava tenendo in braccio, era tornata un giorno dall’asilo qualche settimane prima con un volantino, tutta emozionata da un posto che le era stato descritto dalle amichette: un parco acquatico. Pubblico, tra l’altro. Ninian era riuscito a malapena a mantenere il sorriso, il sopracciglio che quasi gli tremava. A peggiorare il tutto era stato il fatto che Kayoko era stata immediatamente coinvolta dall’entusiasmo di Sheena, fermando sul nascere ogni protesta che Ninian potesse avere sulla cosa.
    Per lei sembrava una cosa bellissima da fare insieme. Non per lui, ovviamente. Non che potesse esternare la cosa senza mandare tutto all’aria.
    Se quell’asilo non fosse così tanto prestigioso e perfetto per sviluppare le abilità della bambina, le avrebbe fatto cambiare scuola senza batter ciglio.
    Per cui eccoli lì, nel suo giorno libero, a fare la fila per entrare il quel posto. Ninian sorrise alla cassiera, pagando il loro ingresso con il groppo in gola. A quanto pare c’era anche una lotteria in corso per un soggiorno a delle terme e il numero che ricevette fu il 21. Ma a Ninian non importava nulla di quel premio, se tanto voleva portare la sua felice famigliola alle terme tanto valeva il posto lo scegliesse lui. Un luogo di classe, secondo i suoi standard.
    Non come quello in cui si trovavano in quel momento.
    Lasciati i loro averi più importanti in un armadietto era arrivato dunque il tempo di entrare.
    «Shiina! Non correre!» disse la donna con una leggera risata, tenendo stretta la sua borsa in spalla, andandole dietro.
    «Si, mama!» rispose la bambina che era corsa poco più avanti fermandosi poi al richiamo della madre a pochi passi.
    Ninian sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Mamma mia quanto voleva andarsene da lì. Sorridendo alla sua mogliettina e dopo aver recuperato loro figlia, si avviarono insieme verso l’ombrellone appartato che aveva appositamente prenotato. Evitare contatto fisico con la gente ormai era diventata seconda natura con lui. Peccato non potesse coprirsi più del minimo necessario, costume da bagno e maglia a parte, senza catturare troppo l’attenzione altrui. Almeno aveva in borsa un bel flacone d'igienizzante. E il bagno non aveva minimamente intenzione di farselo. Era lì per sua moglie e sua figlia, pronto a fare foto nel mentre sguazzavano felici nell’acqua.
    Aveva promesso a Sheena di portarla nell’aria delle sirene, in fondo. E più tardi, giustamente, dai pinguini. Per cui, dopo essersi accomodati al loro ombrellone ed essersi spalmati la giusta protezione, presero dunque ad avviarsi per quell’area, tutti e tre mano nella mano. Ninian tutto intenzionato a non rimanerci per molto, si era portato un bel libro dietro, giusto il necessario per accontentare la figlia per il momento. Più tardi avrebbe comunque fatto scambio con Kayoko, in modo da tenerla sempre d’occhio, nel mentre la donna avrebbe fatto un giro da sola per le piscine.
    Quanto voleva fare fuori qualcuno. Sul serio. Erano passati già pochi minuti e non ne poteva più. Col cavolo che avrebbe mostrato le foto ai suoi colleghi, nonostante avesse promesso di farlo. Si erano gasati molto nel sapere si sarebbe goduto una mini vacanza con la famiglia. Specialmente in un luogo così inusuale per lui.
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    Due note:
    - Ninian parla esclusivamente in inglese alla figlia, mentre Kayoko in giapponese. In modo da farle imparare fin da piccola entrambe le lingue. Lei risponde a entrambi nella lingua in cui parlano.
    - Shiina è il nome giapponese di sua figlia, mentre Sheena è quello inglese. La pronuncia è simile.

    Pls fate cadere Ninian in piscina, vi prego lol


    Edited by alyë - 9/8/2021, 15:16
     
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    Shinobu & Hana
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    Zona esterna: postazioni sdraio

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    Nadeshiko Yagami ⛱️
    Probabilmente erano state un po’ troppo invadenti nel rivolgersi alla ragazzina coi capelli a fungo. Nadeshiko l’aveva vista sobbalzare come un gatto, prima di indicarsi come a volersi accertare di essere proprio lei il destinatario del loro interesse. Che carina, sembrava uscita da un manga!
    Nel tentativo di trasmetterle un po’ di sicurezza le sorrise di nuovo, dandole tutto il tempo di cui aveva bisogno per abbattere qualunque muro la stesse frenando dal rispondere. A pelle le dava l’impressione di essere timida, forse a causa della corporatura minuta e della capigliatura che la rendeva ancor più piccola e tenera.
    Come immaginato, il fungo spiegò di essere stata a sua volta piantata in asso da qualcuno: o quella era la giornata internazionale dell’abbandono, o quello era l’ombrellone delle sfigate. Ma, in fondo, che problema c’era? Se poteva aiutarle a non sentirsi sole e magari stringere nuove amicizie, Nadeshiko era più che propensa a dividere la sua sdraio con loro. Shinobu, come si sarebbe presentata successivamente, sembrava un’anima della festa quanto lei.
    «Certo che puoi, aspetta, ti faccio spazio...» fece eco a Shinobu, prima di lasciare qualche altro centimetro libero e riprendere a stenderle la crema sulla schiena finché non l’avesse assorbita per bene.
    Non sarebbe stato semplicissimo dividere un’unica sdraio tra tre persone, ma per fortuna erano tutte piuttosto minute. E poi non sarebbero rimaste lì per sempre, appena possibile Nadeshiko avrebbe proposto di spostarsi in piscina a godere un po’ dell’acqua fresca.
    «Yagami Nadeshiko, piacere!» con un sorriso a trentadue denti, Nadeshiko si asciugò la mano sul telo mare prima di stringere quella di Shinobu. «Dato che l’unica già pronta sei tu, credo convenga che io la metta a lei e tu a me.»
    ------------------------
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    Hinata & Fuyuko
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    Sea Breeze Aquarium

    LFtN9TN
    Kazuya Shinkai ⛱️
    Per prima cosa doveva smetterla di sembrare un moccioso incapace di affrontare una situazione delicata come l’adulto che era; più tardi avrebbe avuto tutto il tempo per rimpiangere di essersi lasciato sopraffare dalle emozioni in maniera tanto estrema, ora doveva concentrarsi sul ritrovare Hotaru.
    Così, terse le lacrime con il dorso della mano destra, Kazuya annuì alle rassicuranti parole del ragazzo presentatosi come Hinata. Nonostante il velo acquoso sugli occhi non gli era sfuggito il movimento con cui l’altro aveva riposto in tasca un quadernetto, sul quale stava forse trascrivendo degli appunti prima del suo melodrammatico ingresso.
    Un nodo di senso di colpa gli impedì di commentare ulteriormente, non prima di aver formulato delle scuse per tutto il disturbo che stava recando al povero coetaneo. Non riusciva neanche a immaginare quanto disagio dovesse aver provato a causa della sua reazione emotiva, pertanto aggiunse una nuova voce alla lista mentale delle cose da fare: sdebitarsi con Kobayashi Hinata.
    Ma prima che potessero organizzare la ricerca furono interrotti da una voce femminile: una giovane dai capelli di un colore molto particolare, incarnato tremendamente chiaro e… e tre paia di braccioli. Doveva avere un esercito di bambini al seguito.
    Il suo nome sembrava essere Fuyuko Enaga, come annunciò Hinata prima di riassumere - grazie al cielo velocemente - l’intera faccenda.
    «Io...» Kazuya era però ancora rimasto mentalmente indietro, tanto indietro da star ancora formulando le famose scuse. Scoccò uno sguardo a Fuyuko, poi a Hinata, trovando infine nel pavimento il suo obiettivo finale. «Non so come scusarmi per tutto il disturbo, ma un aiuto sarebbe grandioso.»
    Non aveva intenzione di ricominciare a piangere, né di perdere altro tempo, così inspirò fino a sentire i polmoni pieni d’aria e rialzò lo sguardo con determinazione.
    «Grazie. Ho perso mia sorella nell’atrio, conoscendola non si sarà allontanata troppo. Il suo nome è Hotaru. Ecco, vi mostro una fotografia...»
    Affondò il braccio sinistro nella borsa mare, navigandoci finché non trovò lo smartphone. Avrebbe dovuto pensarci prima: una foto sarebbe forse stata d’aiuto, sebbene Hotaru fosse la perfetta rappresentazione dello stereotipo di ragazza giapponese. Trovò l’ultima foto scattata con la sorella, per poi mostrarla agli altri.
    ------------------------
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    I hadn't thought about living until yesterday
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    Edited by Yukari - 13/8/2021, 20:56
     
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    Hotaru Shinkai ⛱️
    La caotica folla della zona esterna la stava turbando: erano tutti troppo allegri, tutti troppo presi con le loro attività per accorgersi di quanto fosse spaventata l'anonima Hotaru, troppo vivaci, troppo... troppo. Forse l'idea di venire a far visita ad un parco acquatico non era stata delle migliori: si sentiva più forte con Kazuya vicino, tanto da non aver minimamente contemplato l'eventualità in cui si sarebbero potuti separare.
    Già solo immaginando quella possibilità avrebbe sicuramente evitato di allontanarsi da lui. Avrebbe dovuto aspettare, maledetta curiosità. Non poteva restarsene con lui, invece di scodinzolare appresso ad una vetrina? Giammai.
    Hotaru si sentiva in colpa. In colpa per Kazu-nii, che sicuramente era molto preoccupato per lei, conoscendolo, ma anche per se stessa, perché se in quel momento un turbinio di emozioni negative la stava travolgendo, quella era certamente colpa sua, della sua curiosità e della sua incapacità ad essere sempre pronta a calcolare tutti i rischi che una qualsivoglia azione avrebbe provocato.
    Mamma e papà si erano premurati di farle capire che non doveva vivere la vita calcolando ogni conseguenza, e che di certo non avrebbe dovuto vivere nella paura che una qualunque cosa l'avrebbe condotta ad un'inesorabile fine, e ci erano riusciti a toglierle quel brutto vizio, che si portava dietro dalla casa famiglia.
    Era riuscita a lasciarsi tutto alle spalle, finalmente. E poi zan!, ecco che tutto finiva per scivolarle dalle mani, perdeva il controllo di sé. Non pensare alle conseguenze non era sempre saggio, e quella situazione ne era una grandissima dimostrazione.
    Abbandonò la zona esterna: lì fuori Kazu-nii non si era visto. La vista della batuffolosa zazzera nera del fratello già le mancava, ma non poteva farci granché. Era fortunata, pensò, a non essere quel tipo di persona che scoppiava a piangere al primo segnale di pericolo o circostanza sfavorevole. In realtà non era la tipa da scoppiare in lacrime a prescindere, ma un po' di umanità l'aveva, fortunatamente, riacquisita, dopo tanta fatica e sudore versato.
    Ma questo la faceva sembrare ancor più anonima, più indifferente. Una ragazzina dal volto preoccupato, o in preda ad una crisi di pianto, che girovagava da sola per il parco, avrebbe certamente destato maggiore interesse negli altri. E invece il volto leggermente corrucciato, per trattenere l'espressione di terrore che voleva prendere il sopravvento, la rendeva assolutamente invisibile.
    Una tipica ragazzina giapponese che passava dannatamente inosservata.
    Gli occhi dardeggiavano da tutte le parti, nel tentativo di trovare qualcuno che non si stesse divertendo troppo e che quindi avrebbe potuto disturbare... o anche solo qualcuno che le dava l'impressione di essere affidabile. Non che molti avessero questo privilegio, ma per una buona volta doveva fare lo sforzo di immaginare che fossero tutte brave persone.
    Fortunatamente i suoi occhi si andarono a posare verso quella che pareva essere l'allegra famigliola felice. Tirò quasi un sospiro rasserenato, che si blocco a metà quando realizzò che non poteva davvero pensare di disturbare una famigliola felice. No, era fuori discussione. Ma sembravano i più affidabili... e lei non ce la faceva più a stare lontana dal fratello. Qualcosa doveva pur farlo, no? No?
    «M-mi scusi, signore--»
    Fu un attimo. Si avvicinò piano, e appena fu abbastanza vicina pronunciò quelle parole in un flebile sussurro.
    «Può aiutarmi, signore? Ho-- ho-o perso m-mio fratello.»
    Non era abituata a mostrarsi debole, di solito evitava. Ma una sensazione opprimente le premeva sul petto, come se qualcuno avesse deciso di sedersi proprio sopra la sua gabbia toracica. Il groppo in gola era il minimo. E i sensi di colpa non aiutavano di certo a far andare via quell'orribile sensazione.

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    GREGORY NINIAN ERSKINE ⛱️
    Dopo qualche minuto di esplorazione la felice famigliola si era fermata per il momenti in una delle piscine li vicino che aveva una sezione poco profonda, in modo da far nuotare un po’ la bambina che non vedeva l’ora di farlo. Sua moglie si era seduta sul bordo della piscina, le gambe immerse nell’acqua mentre lui era rimasto rigorosamente a riva, nel mentre storceva un po’ il naso per il forte odore di cloro.
    Quasi non si accorse della voce che aveva provato a catturare la sua attenzione, troppo concentrato ad osservare Shiina fare splash splash con il suo galleggiante a forma di tartaruga sotto il suo sguardo vigile (più che altro si stava accertando che le sue capacità motorie fossero a-okay) e fu Kayoko a notare per prima la ragazzina, esclamando un “Tutto bene? Ti sei persa?” congiungendo poi le mani al petto catturando anche l’attenzione della bambina che si girò anche lei nella sua direzione.
    Chi aveva appena osato disturbarli? Perché proprio loro tra tutti? Perché non il bagnino? Pensò lui, preparandosi mentalmente all’interazione.
    Ninian si voltò quindi anche lui nella direzione della ragazzina con finta aria sorpresa e quasi apprensiva come fosse veramente preoccupato per lei dopo aver metabolizzato quelle parole a cui quasi non aveva prestato attenzione meri secondi prima.
    La sua prima impressione non fu buona. Cosa doveva pensare? L’aveva già categorizzata come un anonima idiota. Per cui, per lui non già contava niente. Prima se la sarebbe tolta dai piedi meglio era.
    «Oh, che cosa brutta essere separati dalla famiglia. In un luogo così affollato poi» commentò quindi, non spostandosi di un centimetro dalla sua posizione accanto alla moglie.
    Shiina nel mentre si era avvicinata al bordo, tenendosi a galla accanto alla madre. L’aria preoccupata di sua moglie, lo sguardo speranzoso di sua figlia. Ai loro occhi Ninian era questo grande uomo giusto e gentile, un perfetto padre e marito, per cui non aveva altra scelta che dare effettivamente una mano anche se molto ma molto controvoglia. In una situazione normale avrebbe fatto finta di non sapere un acca di giapponese per poi dileguarsi ma con la presenza della sua famiglia non poteva fare altro che continuare quella sceneggiata.
    Aveva citato il fratello che aveva perso, probabilmente il maggiore tra i due. Niente genitori, con tutta probabilità erano venuti da soli. Che livello d’irresponsabilità.
    «Mi puoi descrivere il suo aspetto? Ricordi dove vi siete separati? Possiamo provare a cercare lì, forse è tornato indietro anche lui» gli chiese poi, sotto lo sguardo e sorriso rassicurante di Kayoko e lo sguardo inquisitivo di Shiina che sembrava quasi intenzionata dal seguirli.
    «E se non lo troviamo possiamo andare a chiedere allo staff, possono fare un annuncio per te» continuò poi con un sorriso amichevole mentre mentalmente voleva spingerla nella piscina per togliersela dai piedi. Stava trattando quella ragazza come fosse una bambina piccola, insomma era l'impressione che si era fatto. Quel tipo idiota di persona che deve essere guidata in tutto. Aspettò quindi che la ragazzina rispondesse prima di fare i primi passi.
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    Post meh ma vado di fretta sorryy x°
     
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    Eärendil Artorius Van Dyck ⛱️
    Ma non poteva starsene a casa? Avrebbe giocato ai gacha, letto le storie degli eventi e, boh, in generale Saffron avrebbe corso da una parte all’altra dell’appartamento. Eärendil, nel frattempo, avrebbe finito gli ultimi ordini gli erano arrivati, armandosi di ago e filo per ultimare i peluche.
    Sarebbe stato l’ideale.
    Invece no, doveva per forza uscire di casa e andare nel panico.
    Ogni volta pensava di poter sopportare il casino del mondo, abituato alla calma del suo appartamento, e ogni volta si scopriva assolutamente nel torto.
    Costretto a rimanere lì finché non si sarebbe calmato, quindi, Eärendil Artorius Van Dyck stava provando a trovare dei motivi per non desiderare il teletrasporto.
    O l’arrivo di un ghoul, ma quello non era il posto ideale per farsi divorare.
    Per sfortuna.
    Era tutto così stancante.
    Intanto le meduse nuotavano tranquille ed erano impegnate a fare le meduse, senza la minima paura di essere una delusione vivente perché, composte dal 98% d'acqua, non avevano un cervello. Non avevano neanche preoccupazioni, quindi. Beate loro.
    Avrebbe dovuto portarti un blocco da disegno, però. Fu un pensiero di un attimo, ma era abbastanza sicuro a vendere peluche e merch a tema marino ci avrebbe solo guadagnato.
    Bisognava pensare a quello, per evitare di ritornare nell’autocommiserazione per aver lasciato la lavorazione della ceramica. Di sicuro avrebbe potuto sviluppare idee anche per quel campo, quello che tanto aveva reso famosa la sua famiglia, ma non se la sentiva poi tanto di pensarci.
    Non aveva molto talento per quelle cose.
    Quindi decise era un bene non aver portato quel blocco, perché con la sua fortuna sarebbe uscito da quel parco acquatico con i fogli completamente fradici.
    La sua sfortuna non poté manifestarsi in quel modo, così andò per un’alternativa altrettanto efficace.
    E dire che
    «Oi, ti avevo detto di aspettarmi fuori, si può sapere che stai facendo?»
    E dire che fino a quel momento era stato così bravo a evitare le persone.
    Qualcuno lo prese per una spalla, ottenendo il risultato immediato che Eärendil trasalì, squittendo come un topolino terrorizzato e sotto elio.
    Come ritornare nel panico nel giro di due secondi. Anche meno.
    Chi l’aveva afferrato per una spalla era un ragazzo alto più o meno quanto lui, con i capelli scuri. Il che, trovandosi in Giappone, diceva tutto oh.
    Ma tra le sfumature verde acqua dei capelli e il colore particolare degli occhi non passava di certo inosservato, ecco.
    Non l’aveva mai visto prima d’ora. Prevedibile, visto Eärendil era un hikkikomori.
    «Come?», riuscì a dire.
    Era già nel panico, perfetto. Sperava la situazione non peggiorasse, altrimenti calmarsi sarebbe stato a dir poco difficile.
    «Non sono chi cerchi, scusa...»
    SCUSA.
    Perché non essere Yukio era colpa sua, chiaramente.
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    Nadeshiko & Shinobu
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    ZONA ESTERNA: POSTAZIONI SDRAIO




    Hana Dunbar ⛱️
    Stava chiaramente facendo notevoli progressi visti i suoi standard, e fu particolarmente orgogliosa di se stessa: tutti i suoi sforzi stavano dunque dando i loro frutti a modo loro.
    Non si sentiva ancora completamente a suo agio, ma ci stava provando tantissimo: sopratutto se voleva la sua tanto agoniata indipendenza doveva potersela cavare da sola e sopratutto relazionarsi al meglio con gli altri.
    «Grazie...spero di non essere di disturbo» Non voleva aver interrotto qualcosa, ma il fatto di non essere più sola in quel momento le creava un misto di entusiasmo e timore strano.
    Si sedette, quasi sforzandosi di farsi piccola piccola per disturbare il meno possibile, ma per fortuna tutte e tre erano abbastanza minute da rientrare comodamente su quella sdraio.
    «In effetti poteva...ma il telefono ha iniziato a squillare e si è defilato alla velocità della luce...» In effetti era da un po' che aveva quel tipo di comportamento, si chiedeva se non era perchè risultava più una palla al piede che una compagnia se doveva vedersi con qualche amico. Anche a Natale l'aveva piantata in asso.
    «Io...non so, posso aiutarvi?» Non era pratica di creme solari, lo si capiva anche da quanto fosse pallida ma che per forza di cose aveva dovuto mettersi litri di crema solare prima di arrivare, dunque un altro po' di crema le avrebbe fatto solo bene.
    «Hana...Dunbar...piacere»
    Sorrise timidamente alle due , presentandosi anche lei, così sarebbe stato più facile per lei parlarci. Un po' l'imbarazzava l'idea di farsi spalmare la crema solare, ma sapeva anche lei che era necessario se non voleva diventare rossa in faccia o vicino l'ustione. Era un ghoul si, ma il sole era micidiale per chiunque credeva.
    Era dunque pronta ad aiutare le due ragazze in caso, anche perchè stare ferma l'avrebbe fatta sentire solo a disagio, volendo essere invece d'aiuto.
    «E' la prima volta per voi qui?»
    Chiese alle due, magari conoscevano meglio il parco, ma sicuramente in tre sarebbe stato più facile orientarsi e muoversi...o almeno così credeva.

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    Hinata & Kazuya
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    SEA BREEZE AQUARIUM


    Fuyuko Enaga ⛱️
    Era contenta di aver incontrato Hinata, l'ultima volta aveva fatto davvero una pessima figura con il ragazzo, e si era sentita in colpa per giorni interi. Non aveva avuto il coraggio di scrivergli per un poco, fino ad iniziare a mandare qualche messaggio sperando di non essere invadente, sebbene di persona non si erano più visti.
    La verità era che era stata bene in sua compagnia e l'idea di aver rovinato tutto l'aveva tormentata, dopotutto non era facile trovare persone con cui sentirsi a proprio agio e da poco stava conoscendo persone così, quindi non voleva che le cose andassero male.
    Cercò di non ripensare a quella storia, ma era felice che lui si ricordasse di lei alla fine e non l'avesse cancellata totalmente: ora però dovevano concentrarsi sull'altra persona che aveva bisogno del loro aiuto.
    Hinata senza saperlo l'aveva salvata da una figuraccia in piena regola: aveva detto lui, non era una ragazza: Fuyuko si sentì morire dentro, meno male che non aveva ancora detto nulla. Ringraziò mentalmente Hinata, anche se per ovvie ragioni l'altro non poteva saperlo.
    «Oh! Capito! Be' si, contate su di me!»
    Non poteva mica lasciare il povero Kazuya in difficoltà, non era da lei ignorare qualcuno che aveva bisogno. Le brillarono gli occhi quando Hinata la definì un'amica: quindi non la odiava!!! Un sollievo mai visto alleggerì il cuore di Fuyuko in quell'istante: senza saperlo il ragazzo l'aveva resa felicissima...lei voleva farsi tanti amici, se ci fosse stata anche Kyoko sarebbe stato bellissimo per lei!
    «Non preoccuparti, nessun disturbo! Vedrai che la troveremo subito!» Confermò la ragazza, cercando di rassicurare anche lei il ragazzo che sembrava di nuovo sull'orlo delle lacrime.
    Per quanto le dispiaceva della situazione, era felice di aver conosciuto qualcun altro: stava piano piano conoscendo sempre più persone ed era un bene...ora però avevano una missione da completare!
    Aspettò che Hotaru mostrasse loro la fotografia e cercò di guardarla bene per memorizzare quanto più poteva.
    «Hai davvero una bellissima sorella! Sono comunque certa che grazie a questa foto la troveremo più facilmente! Se l'hai persa di vista nell'atrio, non credo si sia potuta allontanare tantissimo no?»
    Intanto pensò che potevano partire da lì per la ricerca, se era nelle vicinanze l'avrebbero trovata! «Potrebbe essere andata verso qualche attrazione che le piace! Sai se c'è qualche giostra a cui era interessata?» Lei probabilmente avrebbe fatto così, incoscientemente sarebbe andata verso l'attrazione acquatica che più preferiva o cercava, attraverso le mappe del posto.
    Poteva essere un altro modo per cercarla se attorno all'atrio non avessero trovato nulla.
    «Tu avevi in mente qualche posto da cui iniziare?» Chiese, guardando Hinata, che forse essendo più saggio di lei, avrebbe potuto avere suggerimenti migliori. Sperava che poi avrebbe avuto modo dopo di parlargli, e magari scusarsi con lui.


    «Parlato»
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    Morta che cammina
    Everyday you can be an hero that lights up the dark!
     
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    KYOKO, accenni a hotaru & Ninian
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    PISCINE ESTERNE

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    ALEXANDRE ROMAIN DE LACROIX ⛱️
    Per fortuna la terribile maledizione della "pelle chiara" fu sventata grazie alla potentissima maga Kyoko Ishikawa e il suo fantastico scettro magico: il tubetto della protezione solare 50+.
    O almeno, così appariva agli occhi di Alexandre, che era ad un passo dal divinizzarla, perché essere davanti ad un piscina e non potersi tuffare perché si era dimenticato la crema - come uno scemo, sottolineiamo - sarebbe stata la peggiore delle torture, per uno come lui.
    Chiaramente stava anche scherzando sulla questione del sacco della spazzatura, ma sentir Kyoko rispondergli seriamente lo fece scoppiare a ridere appena, più divertito del previsto. «Pff. Lo so che è un modo di dire. Stavo scherzando anche io.» rispose, con un mezzo sorriso. Non se ne sarebbe mai messo uno per davvero, però era abituato a mettersi sulla difensiva soprattutto contro Chinatsu che cercava sempre di comprarselo sottobanco per convincerlo a fargli da modello per i suoi cosplay e... quella roba che faceva, là.
    Alexandre si prese un po' di crema per sé, per spargersela sul viso e dove arrivava da solo (ma soprattutto sul viso), e si voltò, rendendo il tubetto alla sua compagna in modo che potesse ricambiare il favore.
    «Una streamer? — borbottò, in risposta all'accenno di Kyoko, inarcando un sopracciglio con circospezione, mentre spostava i capelli ramati dal collo. — Ma si può sapere quanta gente segui tu?»
    Il tono di Alex era suonato parecchio stralunato, ma non era un rimprovero, la sua era genuina meraviglia. Già. Kyoko era un'enciclopedia vivente di idol, cantanti, attori, gruppi musicali e... pure streamer, a quanto pareva. Del resto era stata lei a trascinarlo in quella voragine fatta di musica, voci, canzoni e colori, e al ricercatore non era certo dispiaciuto, sebbene non fosse uno di quei groupie categorizzabile come fanatico. Diciamo che non gli dispiaceva seguirne qualcuno come distrazione del lavoro, poi ogni tanto capitava che si impuntasse su un soggetto particolare per qualche tempo come succedeva con le serie tv e gli anime e che si mettesse a canticchiare sottovoce le melodie che imparava a memoria, non era sgradevole.
    Nonostante tutto, si stupiva ancora di come facesse Kyoko ad essere informata di letteralmente qualsiasi cosa. Probabilmente perché era meno boomer di lui e usava più i social, ma sorvoliamo.
    «Saresti un'ottima talent scout. Mi stupisci sempre.» osservò, ma non aggiunse altro, ben conscio come fare la ginnasta fosse già il suo lavoro a tempo pieno.
    Quando Kyoko scattò in piedi, Alexandre fece altrettanto. Ovvio che era pronto. Non aspettava altro. Si diede una rapida occhiata intorno, ammirando lo scintillare dell'acqua sotto i raggi del sole, quando lo sguardo gli cadde accidentalmente su una snella figura poco lontano. Era una ragazzina che si guardava intorno con aria smarrita. Alexandre lo capì immediatamente: si era persa.
    E perdersi fra una mole di gente come quella presente quell'oggi in piscina era decisamente brutto. Anche lui si era perso una volta, ad una festa di carnevale per le strade di Parigi, quando aveva quattro anni, ed era stato terribile. Suo padre si era arrabbiato tantissimo ed aveva decretato che non avrebbero mai più fatto una cosa del genere. Lui si ricordava solo di essere scoppiato a piangere più per quello che per il fatto di essersi effettivamente perso, mentre sua madre lo consolava e faceva una parte al marito per averlo spaventato. Che poi era stato uno dei primi segni che aveva portato il loro matrimonio a sfaldarsi pochi anni dopo.
    Sentì la sua buona volontà implorarlo di fare qualcosa e fece per chiamare Kyoko, ma - fortunatamente - nel lasso di tempo che impiegò a decidersi, vide la ragazzina avvicinarsi a qualcuno e si sentì subito meglio.
    Okay, forse non si era persa, magari aveva solo perso di vista i genitori che erano lì con la sorellina più piccola e... no. Aggrottò appena le sopracciglia.
    Un momento.
    Un momento, un momento, un momento.
    Lui quella persona la conosceva.
    Non era mica... il vice-direttore Erskine?!
    Alexandre percepì un decisamente poco piacevole brivido percorrergli tutta la spina dorsale. Ugh. Precisiamo, non aveva assolutamente niente contro il dottor Erskine, solo che quando era nei paraggi si sentiva sempre un po' in soggezione, motivo per il quale aveva sempre preferito mantenere le distanze. Il che era normale visto che in sintesi era praticamente il suo capo.
    Sapeva per certo che Ninian aveva una figlia sola, che era per certo quella che sguazzava in acqua tutta felice, quindi l'altra ragazza si era definitivamente persa, a meno che non fosse una cugina o altro. Alex si sentì un po' meschino a lasciarla in mano ad una persona che personalmente trovava poco rassicurante, ma... beh, ogni tanto bisognava scendere a patti con il proprio io interiore, okay? Perché per una volta che era lui a voler ignorare il lavoro non era il lavoro a voler ignorare lui?
    «Kyoko! Io direi di andare da quella parte, mi sembra meno affollata!» esordì, indicando la direzione completamente opposta a quella dove si trovava il suo capo con la sua famiglia, ed afferrando la giovane per le spalle, sospingendola con delicatezza nella direzione da lui desiderata. Sperò che non chiedesse il perché di quella decisione affrettata, si sarebbe spiegato senza problemi chiaramente, ma intanto la priorità era andarsene.
    Improvvisamente anche il piano manzo kobe non era una brutta prospettiva.
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    28 Y.O
    RICERCATORE CCG



    Sì, non ho fatto in tempo a scrivere il post di Ryuji, arriva con la prossima patch(?), scusa Cat x''
     
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    Hotaru Shinkai ⛱️
    Era una fortuna che Hotaru non fosse telepatica.
    In generale era una fortuna che nessuno possedesse poteri del genere in quel mondo. Ma in particolar modo era una fortuna che non lo fosse stata proprio lei, in quel momento, perché se avesse anche solo avuto un assaggio dei reali pensieri dell'uomo che aveva davanti, allora sì che si sarebbe sentita male sul serio.
    L'ansia bene o male riusciva a trattenerla, ma avere gli occhi di tre persone puntati addosso in quel frangente l'aveva stranamente irrigidita.
    Cercò, con tutta la forza mentale che possedeva, di accennare un piccolo sorriso nei confronti della bambina che sguazzava nell'acqua, per poi chinarsi in avanti in segno di scuse.
    «S-sono mortificata per il disturbo.»
    Le prime parole che uscì a pronunciare furono proprio delle scuse abbastanza formali. Si sentiva in colpa ad aver scelto proprio quelle persone, ma non aveva potuto fare diversamente. Le davano l'idea di essere affidabili. (oh, se solo sapesse..!)
    «Ecco―» mormorò poco dopo, una volta aver ristabilito una posizione più o meno eretta, «l'ho perso nell'atrio.»
    Preferì omettere che in realtà lo aveva perso proprio a causa della sua sconsideratezza. Non era un'informazione importante, in quel momento, oltre che l'avrebbe messa nella posizione di ricevere una ramanzina. Non che credesse le persone di fronte a lei fossero capaci di sgridarla, era solo una sconosciuta (un po' sprovveduta), però... era meglio che si tenesse per sé cose del genere. (oh, se solo sapesse..! parte due)
    «É alto più o meno così» aggiunse poi, simulando l'altezza di Kazuya con le proprie mani, mettendosi in paragone per riuscire ad azzeccare più o meno la giusta altezza, «e ha i capelli scuri e... b-batuffolosi.»
    Un po' voleva sotterrarsi. In quel momento non aveva pensato ad un termine più adatto per descrivere i capelli del fratello, quello che poteva definire come il suo tratto più caratteristico, ma poteva dirlo in maniera diversa.
    Ma non era neanche il momento di auto-fustigarsi, ci avrebbe pensato poi, una volta che avrebbe trovato suo fratello.
    Perciò mossero i primi passi verso l'ingresso del parco.
    «La ringrazio per la gentilezza, signore» mormorò nuovamente, camminando a passi lunghi. «Mi dispiace avervi disturbati.»
    Non camminava col volto rivolto verso il basso solo perché voleva approfittare della situazione e continuare a cercare in giro, nella speranza di trovare Kazuya. Ma si sentiva sprofondare nei sensi di colpa e la vergogna dell'aver dovuto chiedere aiuto a qualcuno. Era colpa sua, dopotutto.

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    Nadeshiko & Hana
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    Zona esterna: postazioni sdraio

    RAntHqJ
    Shinobu Hanyuu ⛱️
    Shinobu non smetteva di sorridere. Sembrava come se avesse avuto una paralisi facciale, che la stava costringendo a sfoggiare quel raggiante sorriso per sempre.
    La visione non era delle migliori, se la si metteva in questo modo, ma il lato positivo in tutto ciò era proprio il suo essere spontanea e genuina. Si stava divertendo anche solo a poter conoscere due ragazze, spalmandosi a vicenda crema solare. Era, probabilmente, l'incontro più strano della sua vita, nelle sue dinamiche, ma sentiva il momento sale, che l'aveva precedentemente colta alla sprovvista, scemare mano a mano sempre più. Il nervosismo (nonché il rodimento) per essere stata piantata in asso finalmente le stavano dando un attimo di respiro.
    «Oh, è un piacere conoscervi, Nadeshiko-san, Hana-san!~» cinguettò felice, stringendo la mano ad entrambe, che ormai aveva del tutto assorbito la crema, lasciandola morbida e asciutta, anche se leggermente bianchiccia. Motivo per cui, da un lato, odiava la crema solare, ma non poteva farci granché, scottarsi non era tra le sue cose preferite, ecco.
    Di fronte alle istruzioni proposte da Nadeshiko, Shinobu annuì con vigore, prima di afferrare la crema, lasciandone uscire una piccola quantità sui polpastrelli di indice e medio della mano sinistra. Prima che colasse abbastanza da sporcare le gambe già debitamente imbalsamate, Shinobu provvide a lasciare qualche chiazza sparpagliata per le spalle di Nadeshiko, per poi cominciare a spalmarla, massaggiandola con delicatezza.
    «Dimmi pure se ti faccio male o se va bene così.»
    Non era capace di regolare la forza, a volte ne infondeva fin troppa. Ma sperava di essere abbastanza delicata da non doversi moderare troppo.
    Si sporse per guardare la zazzera bionda di Hana, quand'ella domandò loro se ci fossero già state.
    «No, è la mia primissima volta!» esclamò quindi, mentre con attenzione applicava la crema anche sul retro del collo, facendo attenzione a non applicarla anche sull'attaccatura dei capelli di Nadeshiko. «Mi sono trasferita qualche mese fa da Kyoto, ma in generale è la mia primissima volta in un parco acquatico, ammetto.»
    Essere stata impegnata tutta la vita con la scuola, la pallavolo o l'aiutare la sua famiglia all'onsen che gestivano, le avevano precluso una vasta gamma di esperienze. Perciò, ora che era più o meno indipendente (e si era trasferita nell'insonne megapoli giapponese), voleva cercare di sperimentare più cose possibili.
    «Tu invece, Hana-san?»

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    18 Y.O
    CCG's academy student
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    In giro, zona interna

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    GREGORY NINIAN ERSKINE ⛱️
    Fortuna che nemmeno Ninian potesse leggere nel pensiero, sennò si sarebbe sicuramente congratulato con lei per aver ammesso internamente che l’aver perso il fratello fosse stata colpa sua. Senza stretta di mano ovviamente, sia mai i germi delle persone stupide lo toccassero!
    A differenza della moglie che si era alzata dal bordo della piscina e si era avvicinata a lei con un sorriso confortante, Ninian non si stava curando minimamente del fatto che la ragazzina fosse palesemente ansiosa, decidendo invece di recuperare la bambina dall’acqua.
    Almeno sapeva scusarsi, pensò lui. Almeno una qualità buona ce l’aveva. Almeno.
    Si rivolse nuovamente a lei, voltandosi nella sua direzione «Non ti preoccupare, non è un disturbo» le disse quindi con un gesto e un tono di voce che doveva sembrare rassicurante. Come a placare le sue scuse. Non gli piacevano le persone che si scusavano troppo.
    Eh si che lo era, un disturbo. Non era ovvio!? Ma quello lo pensò solamente nel mentre la sua espressione non tradiva niente di quello che celava veramente la sua mente.
    Però...
    Si erano separati nell’atrio? Sul serio? Nemmeno sua figlia, Shiina Erskine (4) si era persa nell’atrio! Quello doveva stare a significare che forse la bambina era più matura di questa ragazzina che aveva minimo dieci anni in più di lei? Beh, il pensiero non poteva che renderlo un minimo felice, significava che la stava istruendo bene. Almeno.
    Annuì alle sue parole, con aria seria, nel mentre con fatica stava continuando a prestare attenzione.
    Che descrizione generica, non si rendeva conto di quante persone lì dentro potevano combaciare con quella descrizione?! Svegliati ragazzina!
    Le sorrise mentre internamente voleva prenderla a schiaffi «Mi puoi dare qualche dettaglio in più? Come il colore di occhi e capelli. O anche, ricordi cosa indossava?».
    Detto ciò scambio un’occhiata con Kayoko mentre Shiina si era posizionata accanto al padre, l’asciugamano che gli aveva passato la madre avvolto sulle sue spalle. Era tutta raggiante e non era difficile intuire avesse deciso di seguirli. “Sarebbe stata un’eroica avventura!” era stato il pensiero della bambina mentre quello di Ninian era stato un categorico “Ecco un’altra rottura!”. Però non poteva dirle no, specialmente dopo che sua moglie gli aveva sorriso, comunicandogli avrebbe riportato il galleggiante al loro ombrellone e li avrebbe aspettati lì.
    Ecco, perfetto. Fantastico.
    Sospirando internamente, prese a camminate insieme a loro, con una Shiina in braccio vigile e pronta ad aiutare. Ninian riuscì a trattenere il disgusto nell’essere in contatto con una entità bagnata da quell’acqua putrida. Per il bene delle sue relazioni famigliari.
    «Davvero, non preoccuparti. Aiutarti è il minimo che posso fare». Davvero proprio il minimo.
    «Daddy is the best!» esclamò poi la bambina con entusiasmo e profonda convinzione. Ovvio fosse il migliore, non serviva la bambina lo dicesse. Per cui ridacchiò leggermente, dando un leggero pizzicotto alla guancia di Shiina con la mano libera facendola ridacchiare di rimirando.
    Se lei era felice, sarebbe stata una seccatura in meno.
    Il tragitto fu dunque breve e arrivati nei pressi dell’atrio, Ninian le chiese con un tono di voce cortese ed inquisitorio «Lo vedi? Proviamo a muoverci un po’ in giro?».
    Aveva molto pazienza, certamente, ma se non lo avessero trovato tempestivamente, l'avrebbe sicuramente abbandonata alle mani dello staff di quel postaccio.
    human
    32 Y.O
    VICE DIRETTORE LABORATORI DELLA CCG
    FATHER & HUSBAND


    Edited by alyë - 20/8/2021, 12:00
     
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    Ryūji Yamazaki ⛱️
    «Ah.» A rispondere ad Eärendil fu la voce spiazzata - e un po' delusa - di uno che aveva appena capito di aver fatto una grande, colossale, figura di merda. Ryuji mollò subito la presa, forse spinto dall'esagitata reazione del ragazzo, rimanendo con il braccio sollevato a mezz'aria per qualche secondo, per poi darsi internamente dell'imbecille.
    In effetti, se solo avesse prestato un briciolo di attenzione in più si sarebbe accorto che quel tizio non aveva affatto lo stesso odore di Yukio. Solo che Ryuji non ci aveva fatto per niente caso, perché - già scocciato per i fatti suoi - i suoi pensieri negli ultimi cinque minuti erano stati rivolti, con tanto di sottese e poco gentili imprecazioni, al caldo che aveva accumulato camminando sotto i quaranta gradi del sole là fuori e alla parte che avrebbe fatto a Yukio quando gli avrebbe metaforicamente messo le mani addosso.
    Solo che al momento era rimasto a bocca asciutta, perché non aveva trovato nessuno Yukio da sgridare. Tch.
    Squadrò involontariamente lo sconosciuto.
    Quantomeno poteva dire di aver avuto diritto di sbagliarsi perché quel ragazzo gli somigliava molto, se non fosse stato per gli occhi verdi e per... il fatto che fosse più bianco di un cencio. Con le lentiggini. E... cos'era quell'odore?
    Lavanda? Che strano profumo.
    Poco male, in realtà Ryuji ci era più abituato della norma a fare figure discutibili, perché era quel tipo di persona a cui quelle cose scivolavano subito addosso quindi non faceva mai molta attenzione a fare attenzione agli altri. Quello a cui era meno abituato, invece, era vedersi praticamente andare in autocombustione una persona davanti.
    Va bene, era stato un po' brusco, com'era ovvio che potesse permettersi di fare visto che in teoria aveva pensato di rivolgersi ad un suo amico, ma non c'era mica bisogno di spaventarsi così tanto. Se qualcuno lo avesse fatto con lui con ogni probabilità Ryuji avrebbe pensato che qualcuno volesse attar briga e gli avrebbe tirato un pugno in facc— no, okay. Forse no. Non in un posto pubblico del genere almeno, ma di certo non avrebbe gradito.
    A dire il vero quel ragazzo sembrava già star male per i fatti suoi. Ryuji sperò che non perdesse i sensi in quel frangente perché aveva fretta e non voleva certo essere denunciato per omissione di soccorso. Lo fissò perplesso, incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio con aria di sufficienza. Era davvero incappato nella creatura più bottom che avesse mai visto in vita sua.
    «Niente, colpa mia.» mormorò, nonostante si potesse capire benissimo che fosse più una frase di comodo che una in cui credeva veramente. Era così anonimo che quasi faceva tenerezza. Per lo più l'unica tenerezza che puoi fare ad un ghoul che l'ultima volta ha mangiato due settimane fa, ma non era necessario specificare.
    Indietreggiò appena e fece per andarsene, ma qualcosa lo fermò. Forse il fatto che all'apparenza sembrasse da solo. E a Ryuji non piaceva vedere le persone da sole. Per prima cosa perché considerava da perdenti andare nei posti da soli, secondariamente... gli sembrava di guardarsi allo specchio. Lui apprezzava stare per i fatti suoi, ma preferiva starci con la coscienza che almeno un gruppo di persone che conosceva se ne stesse dieci metri più in là.
    «Uhm, non sono fatti miei, ma tutto bene? Guarda che sono meduse, non fantasmi.» ghignò, senza nascondere un velo di sarcasmo, indicando l'acquario che avevano più vicino con un gesto alquanto sbrigativo.
    The audacity.
    GHOUL
    21 Y.O
    RANK C
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