Noise Complaint

[CONCLUSA] Tetsuya Azusa & Xander Portokalos @Vicolo | 28/08/2021 | 23:30 | Nuvoloso

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    Che Tetsuya ne avesse voglia o meno, ogni tanto Nekomata doveva farsi vedere dalle truppe per risollevare il morale. O qualcosa del genere. Quei membri di basso rango erano per lui proprio come dei pesciolini tanto insignificanti che non si meritavano di posare lo sguardo su di lui ed era sicuro che se lo avessero visto una volta anche solo da lontano, sarebbe stata per loro come fosse stata una grazia divina.
    Ai suoi occhi, alcuni erano allo stremo dell’essere dei gradassi con le manie di grandezza, si sentivano così importarti per essere solo stati arruolati (leggasi, sfruttati) dai membri più anziani del Clan. Insomma, quelli di cui almeno il nome lo ricordava. Ma era anche vero che più orecchie avevano meglio era, per cui non costava niente accontentarli un poco. Aveva un regno da portare avanti. Che lo desiderasse o meno, ormai la scelta non era solo più sua.
    Per cui, con la sua famosa maschera a coprirli il volto, una lunga parrucca rossiccia e la usuale mantellina nera a coprirli la testa e parte del corpo, aveva preso a girare per alcune aree della circoscrizione di Shibuya insieme al caro vecchio Drev a farli da guardia del corpo. Non che ne avesse veramente bisogno, sia chiaro, ma dettagli. Lo faceva contento saperlo al sicuro, protetto, e insomma, non riusciva a dirgli di no nonostante gli desse un po’ fastidio quando lo trattava ancora come fosse un bambino. Non lo era più da anni, dopotutto.
    Comunque sia, fu quando stavano parlando con uno dei membri in uno dei loro ritrovi, facendosi aggiornare sugli ultimi avvenimenti, che vennero interrotti da una voce affannata che lo stava chiamando con un tono leggermente allarmato.
    «Nekomata-sama!» furono le parole del soggetto una volta che lo avevano individuato, portando il caro Boss a girarsi nella sua direzione. Quella esclamazione trasudava sollievo. Riuscì a malapena a ricollegare un nome a quella maschera, non che fosse veramente importante. Nel caso glielo avrebbero suggerito.
    «Che succede?» chiese dunque Drev al posto suo, facendo sobbalzare dallo spavento il ghoul che avevano ora di fronte. Tetsuya riuscì a trattenersi dal digrignare i denti. Sapeva parlale, davvero non serviva che continuasse dal fargli da chaperon.
    Il ghoul drizzò la schiena dopo essersi inchinato rispettosamente nella sua direzione (e per questo si guadagnò qualche punto nella testa del Boss), schiarendosi poi la gola prima di parlare nuovamente «Uno dei Raptors ha oltrepassato il nostro territorio» fu il suo corto ma chiaro resoconto degli eventi.
    Oh, gioia. Pensò uno sconsolato Tetsuya, con la testa che quasi già gli pulsava al solo pensiero di dover interagire con quella gentaglia.
    «Chi?» domandò poi lui stesso, il tono di voce fermo e gelido, aprendo il ventaglio che si portava sempre con sé nella manica della mantellina, sventolandolo lentamente.
    Il ghoul sobbalzò di nuovo, per poi rispondere alla domanda nella maniera più schietta possibile in base alle informazioni in suo possesso, timoroso di anche solo incrociare lo sguardo di Nekomata «Quello che chiamano “il messaggero”? Quello strano».
    Fantastico. Almeno non era Raptor stesso ma onestamente, non sapeva quale delle due opzioni fosse quella meno peggio. Il ghoul aggiunse anche che l’intruso, alias Vulture, era da solo e si era messo ad importunare qualche membro di poco conto e considerando chi fosse l’intruso in questione, i membri dai ranghi più alti che erano presenti avevano ben deciso di andare a cercare un loro superiore invece d'invischiarsi direttamente, insomma prima che la situazione peggiori e si complicasse ancora di più.
    E coincidenze volevano che quella sera c’era proprio Nekomata in persona in zona. E Nekomata odiava le rogne, quello lo sapevano tutti bene. E puniti non volevano finirci per aver causato dei grossi guai e far così perdere tempo al loro Capoclan.
    Con un sospiro, Tetsuya congedò il ghoul con cui stava discutendo precedentemente con la promessa di riprendere il tutto in un secondo momento, facendolo tornare alla sua postazione. Si fece poi dunque guidare insieme a Drev verso l’area in questione per dare una fine a tutto.
    «Che visione sgradevole» fu il suo commento non appena aveva messo piede nel vicolo. Chiuse di scatto il ventaglio per poi iniziare a batterlo contro l’altra mano. Era calato il silenzio e dal tono della sua voce non era difficile intuire che non fosse contento di quella messa in scena.
    «Filate!» disse poi con tono duro, aspettando che lui e il rapace fossero rimasti da soli, Drev a qualche metro di distanza da loro.
    «Dimmi, cosa ti porta qui, O uccello della sciagura?».
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    Edited by alyë - 12/9/2021, 21:11
     
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    Non ricordava bene come si era evoluta la cosa, Raptor era stato abbastanza chiaro però su quello che doveva fare, se era il messaggero pazzo c'era un motivo dopotutto: non gli importava di mettersi nei guai, ma se erano stati "quelli" ad incominciare andando nel loro territorio, era meglio mettere in chiaro la situazione prima che si allargassero troppo. Magari potevano pensare di invadere il territorio altrui senza rimanere impuniti, cosa sbagliata. Da una parte si sorprendeva che Raptor avesse deciso di mandare lui, senza andare direttamente sparato a fare caciara, ma forse voleva vedere con quante costole rotte tornava quella volta. Dopotutto chi altro folle avrebbe accettato di andare così menefreghista nel territorio di Nekomata in persona?
    Visti gli affari di famiglia, non era nuovo ai cortesi avvisi, come quando dovevi ricordare a qualcuno che doveva ancora pagare, magari derubando la nonna, poco importava da dove venissero i soldi, ma i debiti si pagavano sempre e i Portokalos ci tenevano alla parola data.
    Anche quel giorno aveva una delle sue fidate felpe oversize verdi, ed era facilmente riconoscibile dalla maschera a forma di teschio di avvoltoio, più chiaro di così su chi fosse non poteva esserci. Se non fosse stato poi per gli specchietti scuri per gli occhi e il passamontagna scuro sotto al cappuccio, avrebbe certamente girato senza, ma non poteva farsi riconoscere...quanti ghoul dagli occhi verdi e capelli castani altrimenti si potevano trovare a Tokyo? Che palle la copertura, lo aveva sempre pensato.
    Non erano però in Grecia, da generazioni oramai, quindi dovevano salvaguardarsi.
    Non ci aveva messo molto a fare casino: infastidire gli altri era una cosa che gli riusciva davvero bene, era una sua dote, di quello ne era consapevole.
    Qualche mezza cartuccia aveva provato a minacciarlo di andarsene, e lui ovviamente aveva fatto esattamente il contrario, ridendo e innervosendo i presenti. L'obbiettivo era far arrivare il messaggio di non azzardarsi mai più, altrimenti dopo probabilmente sarebbe venuto Raptor stesso a risolvere la faccenda infischiandosene dei confini, ma forse era quello che sperava?
    Era inevitabile una rissa, e per quante volte lui fu colpito, ridendo, restituì ogni colpo, non importava se lo avrebbero malmenato quasi a morte, ma probabilmente i più sbruffoni erano solo irritati dal suo modo di fare.
    Si sarebbe aspettato di ricevere un altro colpo da restituire, ma il vicolo sembrò gelarsi: non si rese subito conto di quel che era accaduto, almeno finchè non vide tutti filare via di corsa ...una corsa così non la vedeva dall'ultima braciata di famiglia.
    Per quanto lo stesso Xander sembrasse lento di comprendonio, capì che chi si trovava di fronte non era una mezza cartuccia, era pazzo si, ma sapeva riconoscere una situazione spinosa e potenzialmente pericolosa.
    «È un vero peccato, stavamo chiacchierando così amorevolmente!» Mosse le spalle, come a rassegnarsi all'idea di dover parlare con lo stesso Nekomata, perchè quella maschera non lasciava spazio ad alcuna interpretazione.
    Era divertito dall'essere chiamato l'uccello della sciagura, ma aveva il suo senso, e non gli dispiaceva.
    «Un messaggio» Sorrise, apparentemente tranquillo. «La scorsa sera qualcuno dei vostri ha sconfinato, e Raptor non è stato molto felice» Sospirò fintamente rammaricato, era divertente però anche interpretare per lui i messaggi, anche perchè altrimenti immaginava che se non fossero arrivati chiari ci avrebbe pensato Raptor a tirargli il collo di persona.
    «E da buon vicino, ha mandato me, per recapitare il messaggio di posare le vostre graziose manine lontano ... sapete, ferisce perfino me nel profondo questa mancanza di rispetto da parte vostra! A meno che non state cercarlo di irritarlo, in quel caso sarebbe davvero una situazione imbarazzante questa!»
    Si stiracchiò, leggermente annoiato, non era certo che sarebbe tornato vivo, un po' come in ogni lavoro che faceva per il capo pazzo quanto lui, ma forse per questo si trovava bene per quel tipo di lavoretti.
    «E quindi lo stavo spiegando anche ai vostri amici, ma non immaginavo che avrei parlato direttamente con le sfere alte!»
    Ok, forse ora doveva smetterla di tirare troppo la corda, ma era più forte di lui. «Ma come si dice...ambasciatore non porta pena? O era la pena a non portare l'ambasciatore? No...forse non c'entrava la pena...» Commentò tra sè e sè, delirando come suo solito su cose che non avevano il minimo senso.

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    Non indossava più la maschera di Nekomata con frequenza, quella maschera che aveva ereditato da una madre che non aveva mai conosciuto e che, come con suo padre, molti sembravano ancora amare e rispettare. Era una parte da interpretare, una come un’altra, una che si era evoluta nel corso degli anni. Era ormai seconda natura per lui ma a volte non si sentiva veramente sé stesso ma la perenne ombra di qualcun altro.
    Chi era veramente? In quel momento era Nekomata, l’altro lato di Mikhail, il Capoclan o Boss del riformato Clan Zeiva. La schiena dritta, la postura che rasentava sicurezza, sempre a qualche passo o metro di distanza dagli altri. I gesti calcolati, come il delicato battere di quel ventaglio sull’altra mano guantata, i modi quasi teatrali. Per alcuni crudele, per altri un pezzo di ghiaccio che celava una feroce fiamma.
    «...».
    Stette ad ascoltare Vulture, cercando di seguire il suo discorso e dare un senso alle sue parole. Un sopracciglio che continuava a salire ad ogni sua parola, la maschera che nascondeva la sua espressione. Aprì il ventaglio di scatto con un movimento deciso del polso, senza nascondere la sua irritazione. Non che sarebbe servito a qualcosa nasconderla in quel contesto, con solo loro rimasti in quel vicolo, ma non era diretta al ghoul che aveva di fronte. No no, era diretto a quei idiotici pesciolini che erano andati a fare i gradassi nel territorio di qualcun altro.
    Pezzi di merda.
    Quando la direttiva principale del Clan era quella di essere invisibili, di mischiarsi, di non farsi notare. Di ascoltare. Di entrare in contatto. Di sembrare una persona, un ghoul qualunque. Alcuni facevano anche parte di altri gruppi, sotto copertura a loro rischio e pericolo. Ma questo non poteva dirglielo, specialmente in considerazione di quello che era successo più di un anno prima.
    In verità non c’era un vero modo di sapere se qualcuno, ghoul o umano, facesse veramente parte del Clan o meno. Bisognava credere alla parola data, e i membri che erano sicuri e comprendevano la loro posizione non lo avrebbero mai ammesso. I membri che tutti conoscevano, che erano riconosciuti per essere effettivi membri del Clan erano quelli vicini a Nekomata stesso.
    Per cui, non è difficile immaginare che per la rabbia Nekomata si sarebbe probabilmente mangiato quei pesciolini vivi non appena li avrebbe acchiappati.
    «Che gentile da parte sua averti fatto svolazzare fin qui per passarmi il messaggio» commentò non appena l’altro aveva finito la sua spiegazione. Anni fa, il vecchio rapace sarebbe venuto sotto casa sua a starnazzare personalmente invece di mandare qualcun altro a fare le sue veci. O meglio, era una cosa che al tempo faceva perlopiù per rompere i coglioni al giovane Capoclan, considerando la loro faida sul territorio di Shinjuku. Ancora oggi a Raptor piaceva rinfacciargli quella vittoria, nonostante Nekomata non reagisse più allo stesso modo. Era maturato anche lui, si vede, in qualche modo.
    Ma non sapeva bene come prendere quel suo avvoltoio messaggero, sembrava avere un modo di pensare e comportarsi tutto suo e troppo contorto che a tratti stava facendo fatica a seguire. Oltre a quella noncuranza e indifferenza, come se non avesse paura di niente. Quell’aria di divertimento. Un po’ capiva perché Raptor lo avesse preso sotto la sua ala, il suo essere imprevedibile, nonostante per lui fosse esasperante, poteva essere un vantaggio. Un diversivo.
    Comunque sia, una cosa era chiara a Nekomata: doveva fare qualcosa per mitigare la situazione prima che si aggravasse di più. Sai che mal di testa.
    «Se riunissi tutti, mi sapresti dire quali tra loro sono questi screanzati?» domandò quindi, con il suo tono freddo che non tradiva alcuna emozione come se dentro non fosse completamente irritato e infastidito da quella situazione. Non voleva dare nessun vantaggio a Raptor.
    Con vari passa parola tra loro non sarebbe stato troppi difficile trovare qualcuno, specialmente se era “parte” del Clan. Il numero non importava, bastava trovare l’aggancio. Chi era andato a Shinjuku?
    «Vanno puniti per questa trasgressione e mancanza di rispetto. Se non riescono a imparare delle semplici regole, possono anche perdere quella inutile testa che hanno sopra il loro delicato collo, non credi?».
    ghoul
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    Edited by alyë - 15/9/2021, 23:43
     
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    «Oh, nessun problema...tra bravi vicini...» Che poi Raptor bramasse comunque fare guerriglia non era difficile intuirlo...Xander pensava che prima o poi si sarebbero scontrati, se non per quell'occasione, molto presto.
    La proposta dell'altro sorprese Xander: non lo immaginava così collaborativo...e pensare quante gliene diceva Raptor! Tanto che non riuscì genuinamente a nascondere quel che pensava...in realtà non lo faceva mai, spesso diceva molto di quello che gli passava per la testa, come se il cervello e la bocca non fossero realmente collegate o frenate dal buon senso.
    «Wow, sei davvero gentile! Non capisco perchè Raptor dice che sei un viziatello rompipalle!»
    Forse era tutta facciate e lo avrebbe pugnalato svoltato l'angolo, dopotutto quante volte l'aveva visto accadere! Non pensava però che Nekomata volesse iniziare un'altra guerra tra clan.
    «Comunque penso di sì, magari li facciamo interpretare la scena, così ho conferma...tipo nei riconoscimenti facciali delle serie crime americane????»
    Ok.
    Quello decisamente era fuori contesto, ma Xander....be' lui era fuori e basta, il che si poteva già intuire da quello che diceva, o da quello che pensava....il giorno in cui qualcuno avrebbe visto Xander parlare seriamente e dire una cosa dai toni piatti e senza ridere...be', quello sicuramente sarebbe stato un giorno catastrofico, e dove nessuno avrebbe voluto averci a che fare.
    «Oh si! Infatti! Dopotutto noi utilizziamo anche troppo del nostro cervello, il fatto che abbiano pensato di potersela cavare fa capire quanto sia deleterio avere pensieri propri»
    Stava realmente discutendo delle sue teorie della dimensione torsolo con Nekomata?
    Si.
    Dopotutto lo credeva un valido argomento.
    «Raptor penso sarebbe molto felice di usarli come punchball! Quindi forse la testa ci dovrebbe ancora essere attaccata al collo...ma possiamo tagliargli le mani!»
    Forse il suo cervello aveva fatto l'associazione ai ladri, e quindi alle mani, altrimenti anche quello sarebbe risultato senza senso, ma agli occhi di Xander tutto combaciava perfettamente.
    «E come fai a richiamarli? Hai tipo una tromba o delle nacchere?» Era seriamente incuriosito, sapeva che il loro era un folto clan, come richiamare tutti?
    Dimenticava che esisteva il telefono.
    Ma quella è un'altra storia.
    La cosa più plausibile in quel momento per Xander era che Nekomata avesse come un bat-segnale con cui chiamava i suoi adepti, e iniziava a guardarsi attorno o meglio, in alto per vedere se vedeva qualcosa, ma era chiaro che il ghoul fosse totalmente fuori strada...


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    TETSUYA AZUSA NEKOMATA
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    Bravi vicini, certo. Come no. Per la parte del Clan che precedentemente seguiva sua madre o meglio, quella non rinchiusa a Cochlea, la Raptor Gang, ma più precisamente Raptor stesso, erano alla stregua d'invasori che si erano impradoniti del loro storico territorio, dovendo poi accontentarsi della circoscrizione limitrofa. Era sempre stato nei piani del Clan il voler riprendere il territorio di Shinjuku ma per Yuya, non era per onorare il ricordo della deceduta Nekomata, no, era più per ripicca nei confronti dell’altro ghoul.
    «...».
    Era ormai abituato alle parole di Raptor ma finì comunque per stringere di più la presa del suo ventaglio per l’irritazione. Quella erano parole che dall’altro Boss aveva sentito spesso in passato per cui non era niente di nuovo, ma sentirle dalla bocca di qualcun altro non poteva che infastidirlo. Doveva essere forse una provocazione velata quella?
    «Non mi sorprende abbia questo da dire su di me» commentò quindi, il tono della sua voce che non tradiva nessuna emozione senza però elaborare oltre. O aggiungere altro, perché in fondo cosa aveva da dirgli? Insultare di rimirando Raptor? Non poteva permetterselo, l’altro avrebbe probabilmente reagito e da lui non sapeva bene cosa aspettarsi. Non conosceva Vulture, non ci aveva mai interagito per molto o studiato a lungo.
    Fortuna che era bravo a dissociarsi, per cui non fu difficile ignorare in parte quei suoi discorsi sconclusionati. Non riusciva a vederci un vero nesso logico ma almeno un interpretazione riusciva a darla senza grossi salti mentali. Forse in quel momento sembrava proprio una statua, lo si poteva a malapena notare respirare.
    “Si, se non la testa, le mani possono anche andare” si ritrovò a pensare.
    Chiuse poi il ventaglio, annuendo alle parole dell’altro. Erano d’accordo allora. Beh, non gli sarebbe comunque servito il suo di consenso, avrebbe stanato quegli idioti comunque. Ma tanto meglio assecondare un poco l’altro, poteva uscirne qualcosa di buono. Per fare una bravata del genere dovevano essere per forza dei pesciolini che si sentivano alla cima del mondo solo per essere stati presi in considerazione. Con molta probabilità erano stati pescati recentemente e se il fattaccio era avvenuto la sera prima, con tutta probabilità erano rimasti nei paraggi a gongolare e a fare i grossi. Nessuno dei membri anziani avrebbe fatto una bravata del genere senza il suo esplicativo ordine. Ogni tanto smuovere le acque tornava utile. Ma era anche vero che alla fine, chi aveva iniziato quella rottura di coglioni poteva essere direttamente qualcun altro di esterno che aveva usato il loro nome invano.
    E no, non era necessaria nessuna tromba o bat-segnale, non erano nel medioevo. Bastava il suo fidato cellulare, un flip phone laccato di nero il cui piano tariffario era a nome di una vecchietta che abitava da qualche parte a Chiba. Chiuse dunque il ventaglio mentre con l’altra mano andò a recuperare il cellulare dalla cinturino che aveva attaccato alla coscia, il cui fondina conteneva l’apparecchio. Un flip phone nell’era degli smartphone, stava diventando più raro vederne in giro ma con i guanti rimaneva più pratico da utilizzare. Oltre che più discreto, si era preso le giuste precauzioni per non venir ricollegato all’aggeggio.
    Non ci mise molto a scrivere il messaggio, ormai pratico, che ben presto sarebbe stato passato in giro. A qualche passo dietro di lui, udì Drev muoversi per poi sparire anche lui nelle ombre.
    Si voltò anche lui, facendo gesto a Vulture di seguirlo «Vieni con me, avvoltoio» specificò quindi, decidendo nel mentre di avviarsi in un luogo appartato, uno dei magazzini liberi con cui si era accordato per quella riunione speciale. Sarebbero stati minuti lunghi, già se lo sentiva.
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    Xander Portokalos VULTURE
    «Be'. credo dica questo un po' di tutti in realtà» chissà se effettivamente esisteva qualcuno a quel mondo che stesse simpatico a Raptor, in parte sperava lui stesso, dopotutto quando lo aveva quasi malmenato male aveva creduto di aver fatto amicizia o quasi no?
    Rimase affascinato dal movimento secco del ventaglio, aveva troppa voglia di toccarlo!
    No...no, no, no...non ...non farlo! Resta concentrato! Non guardare il ventaglio!
    Dovette fare un enorme sforzo per tornare al motivo per cui era lì e non allienarsi nuovamente pensando di voler prendere quel ventaglio e giocarci, era in missione, doveva restare concentrato!
    Sembrava però molto difficile, la mente di Xander faceva spesso salti senza senso, e quindi concentrarsi su qualcosa di così particolare come un ventaglio era motivo di rovina per la sua attenzione a breve termine.
    Rimase a fissare il ventaglio, ripetendosi mentalmente di non farlo, senza alcun successo, anche mentre Nekomata apriva il cellulare per richiamare chi di dovere.
    Non aveva ascoltato mezza parola, ma se fosse stato attento avrebbe capito che non aveva neanche parlato, ma invece aveva scritto un messaggio: lo scatto della chiusura del telefono lo ridestò dalla sua mente assente. La sua strategia della mela stava funzionando alla grande su di lui, avrebbe dovuto scriverlo sul suo blog!
    Oh, era ora che le cose si facevano interessanti!
    «Arrivo!! Andiamo a stanare i coniglietti!»
    Loro erano a caccia giusto? O simile.
    Per uno come lui però, che amava più osservare e mangiare gli avanzi proprio come un vero avvoltoio piuttosto che attaccare direttamente, quella poteva essere una preziosa esperienza, non solo per fare qualcosa di diverso dalla sua comfort zone, ma anche per imparare qualcosa sul clan di cui era tanto curioso.
    Erano come una grande famiglia anche loro? Era stato stupido agli occhi di Xander che quei tipi avessero sprecato la possibilità di far parte di una famiglia per fare gli idioti, ma avrebbero pagato per i loro errori!
    Durante la strada al magazzino si mese a saltellare tra una piastrella e l'altra della strada che avevano imboccato, cercando di restare al loro interno e non uscire dai lati. Solitamente era un tipo che sarebbe uscito di proposito dalle linee, ma visto che l'aveva preso come un gioco le regole erano ben diverse.
    Avrebbe dovuto comunque stare in allerta: non cambiava il fatto che era in territorio straniero, e se gli fosse accaduto qualcosa probabilmente si sarebbe scatenata una vera e propria guerra, ma non perchè lui fosse importante, sapeva di non essere nessuno, ma proprio perchè avrebbe dato il pretesto a Raptor di attaccar briga.
    Non era però quello l'obbiettivo di quel giorno e poi ci teneva a restare vivo.
    Mise le mani nella tasca della felpa extra large, tenendosi ben su il cappuccio, e smise all'improvviso quei saltelli o quello pseudo gioco della campana immaginario, vedendo davanti a sè un magazzino.
    Doveva sperare che non lo avrebbero ammazzato lì, ma in caso non sarebbe stato comunque tanto facile...
    «Questo sarebbe un ottimo posto per una festa, o un barbeque ...voi li fate ?»
    Altra domanda senza senso, ma Nekomata avrebbe presto compreso che quella era la norma con Xander.
    «Quanto dobbiamo aspettare?»
    Oh, finalmente una domanda pertinente! Era vero che lui era un tipo esagitato di suo e non riusciva a stare fermo per troppo tempo, ma avrebbe trovato qualcosa da fare nel mentre aspettavano...dopotutto dubitava che ci avrebbero messo poco, si prospettava una giornata lunga e se c'era del movimento non vedeva l'ora!


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    Se si poneva a Tetsuya la domanda “Esiste qualcuno che sta simpatico a Raptor?”, la sua risposta immediata sarebbe sicuramente un “Gli idioti che fanno tutto quello che vuole lui”. Invece, se si faceva la stessa domanda a un mascherato Nekomata, la risposta sarebbe stata una leggere risata. L’egocentrismo di Raptor, in fondo, a differenza di quello di Tetsuya, era più che genuino e, una volta notato, sapeva essere difficile guardare oltre, e ogni sua azione prendeva una luce diversa. A Raptor non importava di nessuno. E quella era una debolezza che Tetsuya stesso, di rimirando, aveva. Nonostante non lo ammetterebbe mai.
    «Non cambia mai, sempre pronto a starnazzare» l’aveva buttata così, come una battuta, come fosse un aneddoto divertente. Non lo era, almeno per Nekomata stesso. Raptor era una grande rottura di coglioni.
    Comunque sia, voleva analizzare le reazioni dell’altro ghoul, per vedere cosa fosse più opportuno dire per farlo aprire e quindi parlare. Per chi conosceva Nekomata, sarebbe stato immediatamente lampante come in quel momento il suo atteggiamento fosse diverso, più modesto e silenzioso del solito. Voleva in fondo mettere la’ltro a suo agio, come stesse parlando con un vecchio amico di cui poteva fidarsi.
    Ecco, almeno per quanto riuscisse a stare dietro alle parole dell’altro ghoul. Doveva forse rispondere a quelle domande? Beh, almeno sapeva essere coerente con la sua persona. Poteva prenderne spunto per qualche uscita sotto copertura.
    «Solo per quelli bravi» fu il suo commento alla domanda sul barbecue. Insomma, le esecuzioni contavano? Ne avevano fatte alcune nel corso degli anni. Ma a conti fatti le uscite intime erano per la sua famiglia, gli altri non era nemmeno considerati.
    «Il giusto necessario, non accetto ritardi» aggiunse poi, non appena furono arrivati alla meta. Alcuni membri, come il ghoul anziano con cui si era messo a parlare prima di essersi intromesso nella rissa che lo aveva portato a incrociare Vulture. Erano in pochi, giusto tre, e lo salutarono immediatamente con il giusto rispetto che Nekomata ricambiò con un cenno del capo, appartandosi poi in un angolo, sedendosi comodamente su una cassa. A debita distanza. Ora dovevano solo aspettare, almeno aveva dell’intrattenimento a disposizione.
    «Ma dimmi, caro Avvoltoio, un uccellino mi ha detto che la Gang non se la passa molto bene...» riprese dopo poco, riaprendo il ventaglio, il tono che lasciava trapelare un pizzico di apprensione, come fosse un povero vicino che si stava preoccupando per l’incolumità dell’altro. Aveva osato un po’ di più e se non avesse ottenuto niente di utile in risposta, beh, non se ne sarebbe rammaricato. In fondo, aveva posto una domanda aperta esattamente per quel motivo. Ci sarebbero state altre occasioni per far uscire dalle labbra dell’altro succulente informazioni direttamente dalla fonte, di questo ne era sicuro.
    ghoul
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    Xander Portokalos VULTURE
    Non poteva dire che in effetti un po' era vero, lo faceva spesso Raptor, ma allo stesso tempo sapeva di non poter fiatare al riguardo...voleva ancora la sua testa sul collo, ed era meno stupido di come apparisse in realtà.
    «Oh, quindi fate parecchie feste!»
    Fu la conclusione di Xander: barbecue uguale feste, di solito li faceva con la sua famiglia, dunque per lui non era strano che anche lo stesso Nekomata li facesse con chi reputava la sua famiglia, anzi, era la normalità ai suoi occhi.
    In effetti doveva proporre un barbecue anche a Raptor...chissà che avrebbe risposto!
    Lo stesso Xander seguì senza fiatare, stranamente, l'altro, e si accovacciò su una delle casse, non era propriamente seduto, ma era pronto per qualsiasi balzo o quanto meno ad alzarsi in piedi su una delle casse o saltarci da una all'altra giusto perchè gli andava...si, c'era quel rischio, e poi nell'attesa che avrebbe dovuto fare?
    Non si aspettò di certo la domanda di Nekomata: paradossalmente lo colpì in pieno come una pugnalata, perchè in parte, sapeva che era così, e il fatto che girasse la voce non prometteva nulla di buono...sopratutto per la reputazione di Raptor.
    Magari qualcuno avrebbe avuto la stupida idea, come i tipi che non avrebbero avuto una buona giornata di lì a poco, di sfidarlo, o di fare un'altra guerra per il territorio credendo che il loro gruppo era debole e pronto per essere schiacciato.
    Quello sicuramente Raptor non glielo avrebbe perdonato, e non voleva tradire la sua "altra" famiglia con qualche parola di troppo: per essere un messaggero, Xander era piuttosto atipico, era consapevole di essere strano agli occhi di molte persone, ma questo non lo rendeva che imprevedibile.
    Non volle neanche pensare troppo alla risposta, pensare non faceva per lui e andava contro i suoi principi. Pensare faceva male.
    «Doveva essere un uccellino ubriaco allora»
    Per quanto Nekomata sembrasse una persona simpatica, non toglieva il fatto che era un rivale, magari dormiente, ma lo era.
    «Ma sono sicuro che Raptor sarà commosso dalla tua preoccupazione!»
    Ridacchiò, anzi, probabilmente non avrebbe fatto altro che fargli uscire epiteti sgradevoli, ma era un rischio che era disposto a correre, almeno finchè non si trattava della sua testa su una picca.
    «Dovresti chiederglielo di persona...dopotutto...io sono solo un messaggero»
    Se avesse potuto vedere il sorriso affilato forse sarebbe sembrato più inquietante di quello che traspariva al momento: aveva notato più di uno sguardo torvo dei membri del clan verso di lui, che mano a mano arrivavano.
    Tutti si stavano probabilmente domandando "chi è?" e quelli che lo conoscevano "cosa ci fa LUI qui?", questi ultimi sembravano i più preoccupati, e non avevano tutti i torti.
    Come promesso da Nekomata inoltre, non ci misero molto a riunirsi, e Xander aveva scorto qualche volto molto familiare...ora si che iniziava la festa.

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    TETSUYA AZUSA NEKOMATA
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    “No, non facciamo ‘parecchie’ feste” era stato il pensiero di Tetsuya alle parole dell’altro, trattenendosi dal scuotere la testa in esasperazione. O meglio, propriamente nessuna con il Clan in sé, specialmente con le vipere che ancora si muovevano alle sue spalle pronte ad attaccare al momento fortuito. Per cui quello era diventato un altro momento importante per ricordare a tutti chi comandava e chi dovevano seguire. Che rogna.
    Tra l’altro, a Nekomata non importava niente della reputazione di Raptor (non che fosse buona di principio, siamo chiari) a differenza della propria. Aveva lavorato duro nel corso di tutti quegli anni per farsi riconoscere non solo dagli altri ghoul di Tokyo ma specialmente da quelli delle vecchie generazioni degli Zeiva. Le vipere, si, quelli a cui ben presto avrebbe fatto scacco matto, togliendoseli dai piedi una volta per tutte.
    «Ne passano molti, di uccellini ubriachi nel nostro giardino, non possono fare a meno di cinguettare» fu dunque il suo commento, tralasciando trapelare giusta una punta di divertimento come ad indicare non fosse particolarmente serio. Internamente, tuttavia, era sorpreso. Vulture si era appena rivelato meno idiota di quello che aveva pensato inizialmente. E bravo Raptor, si era scelto un bravo tirapiedi. O meglio, conoscendolo, aveva scelto quello a lui più stupidamente fedele. Puntava molto a quello dopotutto. Lo faceva anche lui, dopotutto, ne vedeva i vantaggi.
    Ma che lo volessero o meno, le voci giravano. E a volte era lui stesso a tesserle, a muovere la corrente di notizie. Quello era in fondo quello che gli Zeiva sapevano fare meglio, raccogliere informazioni e sfruttarle. Per esempio, girava anche voce che Nekomata fosse in realtà una donna. No, quella non l’aveva sparsa lui ma aveva un fondo di verità, conoscendo chi era sua madre. E in suo onore, o meglio, per il beneficio di quell’altra parte del Clan a lui fedele in suo nome, si sarebbe prima o poi ripreso il territorio di Shinjuku dagli artigli di Raptor. Era solo questione di tempo. Che Raptor si godesse quel posto ancora per un po’, che enorme concessione da parte sua!
    Ormai erano passati diversi minuti in cui, nel mentre, Nekomata aveva controllato i messaggi sul suo cellulare, tenendosi aggiornato. Alcuni dei membri anziani si erano avvicinati a lui, facendo il giro largo dal posto in cui si era piazzato Vulture, comunicandogli rispettosamente alcune ultime segnalazioni. Il magazzino si era oramai riempito con diversi piccoli gruppi di ghoul e tra di loro doveva pur esserci gli screanzati che stavano cercando. I vari leader avevano dunque recuperato quelli che nei giorni scorsi erano rimasti in zona, cosa che succedeva spesso specialmente con le nuove reclute. Era difficile si allontanassero troppo, dopotutto era vietato. Meglio tenerli sotto’occhio e quella situazione ne era la dimostrazione.
    «Si faccia avanti, chiunque abbia messo piede ieri sera a Shinjuku» furono le sonore parole di Nekomata che, dopo che si era alzato dal posto in cui si era seduto e aveva camminato qualche passo nel semicerchio, ruppero il silenzio «Qualcuno ha ben deciso di fare il birichino pensando non venisse scoperto e punito per ciò. Conosciamo tutti le regole, no? E le regole vanno rispettate» il tono freddo e tagliente, tutto l’opposto di quello che aveva usato fino a poco prima con Vulture nonostante rimanesse la palese aria di distanza.
    Dopo qualche istante, a farsi avanti furono solo uno dei leader e un altro piccolo membro. Nekomata li escluse dunque subito. No, non erano loro due, li conosceva e se anche fossero andati a Shinjuku di sicuro non si erano fatti notare in quel modo poco adeguato. Doveva essere qualcun altro che in quel momento sembrava o parecchio agitato o al contrario, sicuro di sé.
    Dopo uno schiocco di lingua e un «Capisco. Fatevi da parte» da parte di Nekomata stesso, quest’ultimo si era voltato nella direzione dove si era accovacciato Vulture. Doveva proprio tirarli fuori con la forza, uh.
    «Avvoltoio, riconosci forse qualcuno?» gli chiese quindi, sventolando una mano nella direzione dei presenti «Possiamo anche fare una dimostrazione per rinfrescarti la memoria» aggiunse poi, inclinando la testa, pronto a far uscire la sua kagune. Se non erano riconoscibili per la maschera o l’abbigliamento, beh, la kagune non poteva che essere l’indizio più lampante.
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    Edited by alyë - 8/11/2021, 17:36
     
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    Xander Portokalos VULTURE
    «Capisco...qualche collo in più da spezzare» La calma piatta con cui lo aveva detto, per chi lo conosceva, non presagiva nulla di buono: pensare che qualcuno all'interno potesse ulteriormente tradirli gli faceva raggelare il sangue.
    Per lui a conti fatti, erano una famiglia, ed era lui ad essere cieco in questo caso: perchè dentro di sè sapeva che a nessuno interessava, probabilmente neanche allo stesso Raptor, ma voleva fare finta che non fosse così, in parte voleva crederci.
    Avevano però altro a cui pensare, il magazzino infatti si era riempito, e iniziava ad esserci un vociare impaziente, sembrava che tutti volessero sapere cosa stava succedendo, ma molti sembravano aver intuito nulla di buono.
    Come codardi si erano nascosti nel silenzio, e seppur pensavano forse che era un idiota, lui aveva una buona memoria e forse per una volta poteva tornargli utile nonostante non gli piacesse come cosa.
    Ticchettò con le dita sulla cassa dove era seduto prima di saltare giù e mettere le mani nelle tasche della felpa per avvicinarsi.
    «Uhm, credo che la dimostrazione sia la cosa migliore, facciamo un piccolo concorso di bellezza!Hihihi» Purtroppo su una cosa erano stati furbi, avevano indossato cose poco riconoscibili, ma quella sera appostato dov'era prima che si scatenasse la bufera aveva ben sentito ed era stato facile ricollegarli a quel clan.
    «Erano un gruppetto di quattro» e sopratutto, ricordava bene di aver ferito uno di quegli idioti, se non aveva mangiato o non aveva ancora recuperato, sarebbe bastato anche solo toccare la ferita, sperando non fosse già sparita...ma si sentiva particolarmente fortunato! Forse qualche speranza l'aveva! Di certo però, la kagune sarebbe stata una prova schiacciante.
    Alcuni sembrarono voler subito uscire da quella caccia all'uomo, sfoderando in maniera inoffensiva la propria kagune, e molti di quelli che l'avevano fatto subito infatti non corrispondevano, ed erano chiaramente puliti, ne avevano nulla da nascondere.
    Una parte però non sembrava molto propensa o comunque titubante.
    «Oh! Abbiamo delle principesse timide!»
    Era chiaro che fossero tra quelli, il cerchio si stava stringendo, e poteva vedere che alcuni sembravano leggermente sotto pressione... ma per fare un'ulteriore scrematura era chiaro dovessero obbedire agli ordini.
    «E se fosse tutta una balla?»
    Ebbe il coraggio di dire uno di quel gruppetto, e Xander fece il finto offeso.
    «Moi? Mentire? Questa si che è un'offesa bella e buona!»
    Che drama, ma ovviamente era chiaro che anche lui fosse in grado di mentire, ma non era così idiota da scomodare un intero clan, e sopratutto Nekomata per una balla. Ci teneva alla testa.
    E sapeva che non era al livello del capo clan, quindi non si sarebbe mai permesso di scherzare, era folle, ma fino ad una certa rasentava lo stupido.

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    TETSUYA AZUSA NEKOMATA
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    Tetsuya chiuse gli occhi per qualche istante isolando ogni rumore, un momento solitario dove non c’era nessun altro. Non che gli altri presenti potessero notarlo da sotto la maschera tradizionale a muso di gatto, così famigliare ad ogni presenti. Un marchio, un segno del ghoul che doveva essere. Un cimelio. Prese un respiro, per poi drizzare le spalle e fare qualche passo in avanti nello spiazzo.
    Ah~
    Alcuni soggetti erano davvero audaci quella sera. Che screanzati, non avevano nemmeno abbastanza onore dal farsi avanti. Se avessero confessato subito, Nekomata li avrebbe puniti con un pelo di misericordia, giusto un briciolo. Ma nemmeno quello erano capaci di fare, non meritavano nemmeno di essere stati parte, anche se non ufficialmente del Clan. Sapere che si credevano parte integrante da poter fare casino del genere senza ripercussioni, lo disgustò più del solito.
    Doveva spezzare personalmente quei giovani rami.
    La dimostrazione stava dando i suoi frutti, chi non aveva niente da nascondere o non era tra i colpevoli, aveva mostrato la propria kagune senza preamboli, distanziandosi un po’ tra loro così da poter mostrarla meglio agli occhi del suo ospite e dei suoi. Un gruppo, tuttavia, non avevano fatto niente di ciò. Avevano esitato un istante di troppo. Alcuni avevano provato a svignarsela ma furono prontamente fermati da alcuni membri che si erano messi prontamente a guardia del retro della folla, mentre altri avevano deciso di non mostrare la propria kagune. Una scelta poco saggia, a sua detta sua.
    Uno di loro aveva pure avuto la faccia tosta di parlare, come se quell’accusa potesse salvarli. Ormai si erano condannati da soli.Non che in quelle circostanze ci fosse una reazione corretta da tenere.
    «L’Avvoltoio non ha nessuna ragione per mentire» disse quindi Nekomata, con tutta la calma del mondo e sicurezza nelle sue stesse parole. Oh, chi lo conosceva, sapeva bene che quella calma era solo di facciata, dentro era furioso. Anche perché Nekomata stesso sapeva che Raptor non si sarebbe scomodato per una balla. Almeno non più, non erano più dei ragazzini dopotutto. Poi quello che era stato mandato loro era il suo Messaggero, non poteva che essere più serio ed ufficiale di così. Normalmente Raptor, dopo averli terrorizzati, li avrebbe lasciati stare, specialmente quei pesciolini idioti che si pensavano pezzi grossi. Si divertiva a vederli sguazzare. Ma se lo si chiedeva a Nekomata, gli avrebbe fatto un favore se invece di lasciarli andare se li fosse mangiati sul serio. Alla fin fine, non ne avrebbe di certo pianto la scomparsa.
    «Non è giusto!» aggiunse dopo qualche istante, uno dei membri di quel gruppetto. Non il primo che aveva osato aprire quella sua sudicia bocca.
    Facciamola finita in fretta” fu quello che Tetsuya pensò non appena udì quelle parole. Con uno schiocco delle sue dita i ghoul più vicini a quei due screanzati che avevano parlato, si mobilitarono a prenderli per le braccia, a sovrastarli e immobilizzarli con la forza per poi portarli al cospetto di Nekomata stesso, mentre gli altri tenevano sott’occhio il resto. Non tutti lì dentro erano al livello di stupidità di quei ghoul che aveva ora dinnanzi.
    Si avvicinò dunque ad uno di loro, il primo che aveva parlato, fino a fermarsi proprio di fronte alla sua figura ora china «Di chi credi di aver usato il nome invano? Ed osi ancora negare?» disse quindi, il tono gelido prima di tirargli un calcio in volto abbastanza forte da sbalzarlo nella direzione dove si trovava Vulture. Poteva farci quello che voleva, se lo chiedeva a lui.
    «Gli altri colleghi di questi due vermi si facciano avanti. Volontariamente questa volta» aggiunse poi, lanciando una profonda occhiata alla folla prima di abbassarlo al secondo malcapitato.
    «Chi era il loro supervisore? Dovrà pagare per la sua negligenza nel aver permesso a tipi del genere di anche solo credere di far parte del Clan. E di aver violato chiare direttive. Sarà dunque disciplinato».
    Dopo un attimo di esitazione, il suddetto si fece avanti: era lo stesso che poco prima si era fatto avanti per primo alla sua richiesta. Tetsuya lo riconobbe subito.
    «Nekomata-sama, accetterò qualsiasi punizione vogliate darmi» disse quello, chinandosi di fronte a lui in segno di rispetto. Quel ghoul faceva parte del Clan ormai da diversi anni, non era di certo un membro prominente o tra i più abili, ma l’esperienza che aveva accumulato non era da poco. Un errore del genere da parte sua non se lo era aspettato, era stato poco attento e cauto. Dal suo sguardo era chiaro sapesse non poteva permettersi un altro errore. Avesse fallito di nuovo, fosse caduto, Nekomata non lo avrebbe salvato di certo, negandogli la protezione che gli aveva dato. Lo avrebbe lasciato perire, sotto i suoi stessi ordini. Quando il patto veniva stipulato, non poteva essere infranto. Così erano le tradizioni.
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    Xander Portokalos VULTURE
    Nekomata prese le sue "difese" , sarebbe stata una bella barzelletta da raccontare una volta tornato...anche se era vero, ma non immaginava che gli altri avrebbero preso per vere le sue parole, visto che era quello strano o meglio quello pazzo del gruppo.
    Il tipo che aveva parlato troppo era stato praticamente scaraventato ai suoi piedi.
    «Oh, questo deve aver fatto male» Nel guardarlo, si accorse di una cosa e sorridendo affilato si accovacciò vicino a lui appoggiando la guancia sul palmo della mano, che aveva appoggiato al ginocchio.
    «Perchè non ci fai vedere la tua kagune? O devo scavare per fartela uscire dalla schiena?» Sorrise, e non sarebbe stata ne la prima, nè l'ultima volta che avrebbe fatto qualcosa del genere . «Noi avvoltoi siamo molto bravi a spolpare le carcasse sai?» Il tipo sembrava chiaramente scosso o quanto meno, lo guardava come se fosse completamente pazzo: anche qui, non sarebbe stata l'ultima volta che qualcuno lo avrebbe guardato così, ma non gli importava, gli piaceva, la follia era ereditaria nella usa famiglia lo aveva sempre detto!
    Si alzò nuovamente, facendo finta di essersi ricordato qualcosa: si, adorava fare quelle scenette.
    «Inoltre, lo sai che se costretti ad attaccare, cercano di ferire il nemico per indebolirlo? Be' io non sono da meno» E premendo con un piede sulle costole del malcapitato ebbe la sua conferma definitiva: la ferita si stava ancora rimarginando, non doveva aver mangiato l'idiota per avere un recupero più veloce...non sapeva di dover far sparire tutte le prove dopo aver compiuto qualche sciocchezza? O aver eliminato i testimoni? Dilettante.
    Dopo che il tipo chiaramente aveva reagito al dolore, scoprì la ferita. «Ti è andata proprio male, ma ciao, che bello rivederti!»
    Era ovvio che non diceva sul serio, ma almeno per quel tipo non avevano bisogno di prova ulteriore per lui, ma gli altri due? Ancora facevano i timidi?
    «Oh andiamo...inizio ad annoiarmi, coraggio... possibile che siate così vigliacchi? Non lo sembravate quando siete entrati a fare i vostri porci comodi»
    Commentò un po' deluso, pensavano forse ancora di salvarsi?
    «Pensate davvero che questi due non vi tradiranno appena inizio a staccargli pezzo dopo pezzo?» A quella velata minaccia però, vide subito altri che erano stati restii a mostrare la kagune a farlo, per essere immediatamente scagionati, infatti lo stesso Xander appena lo avevano fatto fece cenno con la mano, stringendo ancora di più il cerchio, sempre di più...di questo passo sarebbero rimasti davvero pochi, poi sarebbe stato troppo tardi per costituirsi.
    Era davvero curioso...in parte lo divertiva la cosa...avevano un bel fegato a non sentire gli ordini di Nekomata...o forse erano stupidi. La paura doveva averli congelati.


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    Forse erano davvero stupidi, era stato il pensiero di Nekomata quando nessuno di quelli screanzati si era fatto prontamente avanti alle intimidazioni sue o di Vulture. Se si erano spaventati ora, beh, dovevano pensarci prima di fare una cazzata del genere, di mettere a repentaglio la loro reputazione per fare un po’ i gradassi con le manie d’importanza. Nekomata, in fondo, non perdonava più tali sgarri, non che li tollerasse certo già da prima, e di loro gli poteva importare poco o niente. Dopotutto, non aveva alle sue spalle la fama di essere a volte crudele tanto per. Sarebbe stata una lezione, non solo per loro, e un ammonimento anche a chi, sapeva, ancora tramava nelle ombre per spodestarlo. Ci contava che tra di loro, quella notte in quel magazzino, una loro talpa doveva pur esserci. E per quell’esatto motivo, Nekomata non doveva mai lasciar trapelare o farsi sopraffare da niente.
    «Come dovreste sapere tutti, i tradimenti non sono tollerati» ricordò quindi lui. Raptor per quanto ne sapeva aveva una filosofia simile, nonostante avesse modi diversi per rinforzarli. Nekomata, d’altro canto, non aveva altra scelta considerando i trascorsi del clan e delle vipere che ancora gli fiatavano addosso.
    Tra quelli che erano stati inizialmente più restii, alcuni mostrarono infine la propria kagune e in base alla reazione di Vulture, era ovvio non fossero loro i colpevoli, a differenza di quei pochi che ancora insistevano nel non voler ubbidire. Peggio per loro.
    «Sono loro i tuoi compagni?» chiese a quello del precedente duo che aveva lasciato ai suoi piedi, indicando con il suo ventaglio quel esiguo numero di ghoul che ancora osava negare senza voler prendere alcuna responsabilità delle proprie azioni.
    «...si» rispose quello dopo un attimo di esitazione, sollevando a malapena lo sguardo per osservare gli ormai suoi ex-compagni, con la speranza venisse assolto avesse ammesso le sue colpe. A detta di Nekomata speranza vana. Non gli piacevano gli elementi poco leali. Che fossero verso di lui o agli altri.
    Le polemiche da parte dei compagni di tale ghoul iniziarono quasi immediatamente, silenziate poi da un tuonante “Silenzio!” da parte del Boss stesso. Con un gesto della mano indicò quindi ad alcuni membri che si erano precedentemente mossi, di trascinare quelli insolenti al suo cospetto. Che si dimenassero pure, da lì non potevano fuggire incolumi.
    «Cosa vuole fare di loro Raptor, dimmi un po’, Avvoltoio? Potrei anche lasciarteli portare via tutti interi» chiese dunque Nekomata a Vulture, dopo qualche istante passato ad osservare dall’alto quei ghoul al suo cospetto.
    Sapeva che c’era chi tra i presenti stava provando nonostante tutto compassione per loro, della sorte che gli avrebbe attesi a braccia aperte, ma se avessero famiglie o amici che li aspettavano, in quel momento a Tetsuya non importava. Avrebbero dovuto pagare, Nekomata non tollerava.
    E se tutto andava bene, Raptor gli avrebbe dovuto la stessa cortesia. Un favore, che se ne rendesse già conto o meno. Quello era un sacrificio per la quiete che desiderava creare per il momento. La quiete prima della tempesta.
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    Xander Portokalos VULTURE
    I tradimenti non erano tollerati, su questo era molto simile Raptor, e la cosa gli sembrava quasi familiare, anche se probabilmente se erano pesci più piccoli finivano direttamente a non rivedere più fuori dalle mura del loro ritrovo, altrimenti c'era anche una messa in conto più duratura e che sarebbe stata attuata al momento giusto...poche persone in effetti erano riuscite ad andarsene con le loro gambe.
    Anche la famiglia di Xander aveva una filosofia simile: una volta entrato, non uscivi quando volevi, non con le tue gambe. La famiglia era la cosa più importante, e non potevi tirarti indietro.
    E agli occhi di Xander quello dunque era tutto normale e legittimo.
    Perfino per lui, non era tollerato, o almeno nella sua mente non c'era ancora stato un motivo per pensare anche solo ad una cosa del genere, lui era un bravo soldatino, una brava e obbediente carne da macello.
    E come volevasi dimostrare, subito le polemiche si alzarono appena lui tradì i suoi compagni, cosa che fece raggelare il sangue del greco e serrare la mascella in una smorfia non proprio felice, ma che non poteva ben vedersi.
    «Non servono tutti»
    quell'infelice ma tagliente verità era inquietante, per Raptor probabilmente sarebbe diventata solo una seccatura occuparsi di troppe persone.
    «Basterà qualcuno come rappresentante...per gli altri possiamo occuparcene anche qui» E di questa proposta, dagli sguardi dei combinaguai non sembrava allettante, per niente, anche perchè Raptor era molto facile che li facesse morire di botte.
    «E io direi, che lui è perfetto come rappresentante...Raptor odia i traditori, si divertirà da morire con lui» commentò, riferito a quello che aveva parlato, dando in pasto i suoi compagni senza pensarci, non c'era onore nel tradire i tuoi alleati...e per quanto fosse un concetto vecchio per molti, per l'educazione di Xander era un pilastro fondamentale. Semmai lui si fosse trovato in una situazione simile... semmai avesse dovuto tradire per chissà quale motivo lasciando il suo posto, di certo non avrebbe mai venduto i suoi vecchi compagni, piuttosto si sarebbe fatto ammazzare e in un certo senso, avrebbe accettato le conseguenze. Ma in quel momento, anche il solo pensare ad un'ipotesi simili lo faceva andare quasi di stomaco.
    «Un perfetto sacco da box...certo, se puoi non dovesse farcela, possiamo sempre recapitarti la sua testa come ringraziamento» Dopotutto, così anche Nekomata poteva stare tranquillo che non gli avrebbe più creato problemi di alcun tipo, anche se dubitava che gli piacessero quei tipi di pacchi speciali.
    In passato ne aveva recapitati molti e svariati, quindi ci era abituati, nella sua famiglia era più raro, anche perchè la testa era fondamentale, un tipo senza testa, era un tipo morto, e un tipo morto mica pagava! Quindi solitamente erano altre parti del corpo quelle staccate e recapitate, ma che ti permettevano ancora di ripagare, ma appunto, gli era capitato anche quello.
    «Ma per quelli che rimangono qui...» si scrocchiò le dita, come se pronto a ciò che sarebbe potuto accadere di lì a breve. «...direi che possono rispondere anche al resto dei loro amici, dopotutto, si sentiranno offesi nell'avere dei traditori tra le loro fila, no?» Voleva che gli stessi amici, quelli che facevano parte del clan di Nekomata, prendessero parte alla punizione contro quegli individui? Si, gli sembrava quasi una giustizia, dopotutto anche Xander per quanto stupido, ragionava come in un clan, visto che lui stesso ci era dentro. I problemi del clan, si risolvevano dentro al clan, quindi anche gli altri avrebbero dovuto dare il ben servito a quelle teste calde...se fossero sopravvissuti alle mazzate, probabilmente sarebbero tornati a casa vivi e pesti, altrimenti sarebbero morti in quel capannone se troppo deboli.
    L'ultima parola restava sempre di Nekomata, sempre che non avesse una punizione diversa in mente per loro.

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    TETSUYA AZUSA NEKOMATA
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    Tetsuya voleva tanto dire di no, alla proposta dell’altro di recapitare loro la testa del disgraziato nell’eventualità non ce l’avesse fatta a superare l’incontro con l’altro Boss. Beh, dubitava che dalle grinfie di Raptor ne sarebbe uscito con facilità tutto intero. Sarebbe diventato di sicuro il suo punchingbag personale considerando che, in un modo o in un altro, doveva sfogarsi e non gli avrebbe lasciato andare tanto facilmente quello sgarro. Dunque della sua testa ne faceva veramente a meno, sai che schifo.
    «Potete tenerla come souvenir» disse quindi Nekomata, con il ventaglio appoggiato di fronte alla sua maschera, il tono clinico e non curante dell’incolumità di quello che considerava ormai come un ex-membro del Clan. Quella era un chiaro via libera nel prendere pure quello che più gradiva tra quei topolini da riportare a casa.
    Stette poi ad osservare la scena in silenzio, sotto lo sguardo raggelato di quelli che non si erano ancora abituati. Internamente sospirò, per poi far uscire senza cerimonie la sua kagune biforcuta.
    Erano stati pure incapaci pure di difendersi e Nekomata non aveva bisogno di gente del genere. Li osservò dall’alto della sua posizione in piedi, la kagune che si muoveva pigramente dietro di lui. Fece poi segno ad uno di suoi alleati di portare avanti uno di quei mentecatti. Gli interessava particolarmente il primo che aveva parlato contro di loro quella sera, quello che aveva poi lasciato nei pressi di Vulture. Lo indicò con un gesto secco del ventaglio e chi aveva al comando si era immediatamente mosso per eseguire i suoi ordini, sotto le irritanti suppliche di quello che lì a breve si sarebbe aggiunto alla sua lista di vittime.
    Ogni tanto anche Nekomata stesso doveva pur sporcarsi effettivamente le mani.
    Il messaggio doveva essere perfettamente chiaro a tutti. Senza esclusioni.
    Il ghoul si stava dimenando ma la presa degli altri era salda. Lo obbligarono a chinarsi di fronte a Nekomata, poco distante dai suoi colleghi. Tetsuya provava quasi pietà per lui, come fosse stato un esserino sofferente che per clemenza si metteva fine alla sua miserabile vita.
    Nekomata, tuttavia, non perse tempo. Lo osservò ancora per qualche altro mero istante e non appena gli altri ebbero lasciato la presa, quel ghoul aveva immediatamente provato a fuggire via, avendo compreso quella sarebbe stata la sua fine da lì a pochi secondi.
    Il colpo di kagune fu secco e preciso, il taglio netto. La testa era stata staccata senza troppe cerimonie e ora era lì che rotolava giù, il sangue che era schizzato sul pavimento e su parte dei visi degli altri sciagurati. E parzialmente sulla sua stessa mantella.
    Tetsuya era quasi disgustato.
    Il corpo cadde a terra con un tonfo, fermo in quella posizione di slancio lasciata a metà.
    «Per gli altri possiamo pensare ad una punizione appropriata in un secondo momento. Non c’è fretta» disse poi Nekomata, voltandosi nella direzione del membro dei Raptor «Vorrei sia loro ben chiaro perché i loro compagni abbiano ricevuto una fine del genere» aggiunse infine, alzando una mano, dando l’ennesimo segnale. A muoversi fu anche Andrej che fino a quel momento era rimasto in disparte appoggiato ad una colonna, ad osservare l’evolversi della situazione. L’uomo sapeva bene che se volevano mantenere una certa reputazione, l’unico sotto i riflettori doveva essere Mikhail. Che fosse quello che volesse o meno, non bisognava perdere occasione per mantenere la presa sul Clan ben salta. I suoi avversari non erano gli unici che si stavano muovendo dietro le quinte in preparazione di quel ipotetico “colpo di stato” che sentiva sarebbe arrivato quando meno se lo aspettava.
    Era stanco. Quello doveva bastare non solo per la soddisfazione di Vulture ma anche per il pubblico che si era radunato, al resto ci avrebbe pensato privatamente. Poteva ancora sfruttargli dopotutto, ammaestrali a dovere. Mostrargli quel pizzico di misericordia che li avrebbe resi eternamente grati. E se non fossero diventati pienamente a lui leali, poteva fare proprio come in quel momento. Toglierli di mezzo senza pietà.
    Non si poteva permettere errori.
    ghoul
    26 Y.O
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    bikaku
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