It seemed like a nice neighborhood to have bad habits in.

[INATTIVA] Zhang Hui & Hayato Kujo @vario | 09/11/2020 | 10:30 | Pioggia

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    Ormai erano passati mesi da quando aveva messo piede a Tokyo per la prima volta, lontano da casa e da quelle quattro mura che conosceva perfettamente, e almeno un po’ si era abituato a quel frenetico e tanto diverso stile di vita. La sua routine non era cambiata, come il suo modo di porsi e comportarsi. Non poteva permetterselo, era quello che gli era sempre stato imposto.
    Comunque sia, grazie alla sua curiosità di comprendere meglio il mondo che lo circondava, quell’ambiente così estraneo e quasi alieno, e dare senso a tutte quelle cose che per lui erano incomprensibili, aveva comunque imparato varie nozioni nuove. Che gli piacessero o meno, o capisse poco. Almeno, gli aveva dato una nuova prospettiva in modo da cercare di vedere le cose dagli occhi degli altri. Anche se per lui potevano anche non avere il minimo senso.
    La sua giornata era iniziata presto come al solito e prima di fare colazione si era premurato di fare esercizio, per poi procedere a preparare il pasto per sé e Xuan, che si stava invece preparando per andare in Accademia. Ormai da un po’ di tempo aveva preso a non indossare i suoi hanfu a lavoro, lasciandoli invece per situazioni mondane come l’uscire a passeggiare. Non poche volte lo avevano fermato pensando fosse un cosplayer. Aveva poi dovuto farsi spiegare cosa “cosplay” fosse. Ogni giorno si imparano cose nuove!
    Gli faceva comunque strano indossare quegli abiti dal taglio occidentale quasi quotidianamente: una camicia bianca ben abbottonata con pantaloni e giacca scura. Aveva abbandonato la cravatta ormai da tempo, almeno per le normali giornate di lavoro. Davanti lo specchio si fece pettinare i lunghi capelli per poi legarli parzialmente con un nastro blu.
    Ora era ufficialmente pronto per quella nuova giornata e il momento di raggiungere la sede centrale era arrivato. Normalmente con incontrava quasi mai i suoi cugini per strada, considerando che era anche sempre tra i primi a svegliarsi. Solitamente li incontrava direttamente in ufficio o durante le varie pause. La sua giornata era dunque partita come tante altre, niente d'inusuale o fuori posto. Fino a quando, poche ore dopo, non era stato richiamato dal suo Caposquadra che lo portò dunque nel suo ufficio dove si erano riunite anche altre persone.
    A quanto pare c’era una missione fresca fresca per loro: quella mattina era stata segnalata la scomparsa di una ragazza dalla propria abitazione e dai segni di colluttazione era stato identificato dalla polizia il coinvolgimento di un ghoul. L’evento non era stato segnalato nell’immediato, stato inizialmente identificato come un litigio tra amanti ma dopo aver notato porte aperte e altri punti d’interesse inusuali e allarmanti, alcuni vicini avevano infine chiamato la polizia. Da un primo sopralluogo degli Assistenti della circoscrizione, dai rimasugli di kagune, il caso era stato anche ricollegato ad un’altra sparizione di proprio qualche giorno prima ma questa volta in un vicolo nei pressi di un conbini. Il fatto fosse tutto avvenuto a Setagaya sorprese Hui, ce ne voleva di coraggio per fare qualcosa del genere in una circoscrizione protetta direttamente dalla CCG, dove la loro presenza era più marcata. Doveva esserci qualcosa sotto. Quello, o il ghoul era un idiota. Ma considerando non fosse stato già preso, beh, doveva stare a significare qualcosa. Che creature orribili, si ripromise di nuovo che non se lo sarebbe fatto sfuggire e lo avrebbe portato alla giustizia personalmente, vivo o meno. Ne andava del suo onore di cacciatore.
    Dunque, per una prima investigazione erano stati selezionati lui stesso dalla squadra Delta, Kujo Hayato dalla Phi e l’ora assistente Mochizuki Seiya dalla Sigma. Quest’’ultimo fece ad Hui pena, così tanto potenziale sprecato per colpa di un incidente causato da quelle inumane creature. Mentalmente elogiò la sua voglia di continuare a lottare per la causa della CCG. Peccato che quello non fosse un pensiero che Seiya condividesse, in fondo aveva i suoi scopi personali da portare avanti e quella missione era solo parte della sua riabilitazione.
    Erano stati poi passati loro poi i vari report che avrebbero potuto analizzare anche alla Sede di Setagaya non appena arrivati. Dopo aver preso gli ultimi accordi tra loro si erano dunque divisi per prepararsi prima di raggiungere la circoscrizione. Con quinque e altri materiale dietro si avviarono dunque in macchina in direzione della loro meta.
    Il tragitto fu breve ed Hui aveva utilizzato quel lasso di tempo per dare una letta migliore ad alcuni dei fascicoli prima di riporli nei loro contenitori. L’investigazione non era il suo forte e forse era proprio stato quello il motivo per cui avevano deciso di mandare lui insieme al suo collega Hayato. Forse avrebbe imparato qualcosa di nuovo. Hui era sempre stato quello che preferiva essere in prima linea, a togliere di mezzo quelle bestie.
    Una vota aver parcheggiato la macchina, Hui si rivolse dunque proprio ad Hayato nel mentre Seiya organizzava i vari materiali da portare con loro per il momento mentre gli altri Assistenti rimasti nell'area andavano loro incontro «Secondo Grado Kujo, come vogliamo procedere? Investighiamo prima l’appartamento o interroghiamo i vicini?» chiese dunque inquisitorio, aspettando la sua opinione prima di procedere.
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    Si, anche se è in wip, ho voluto usare Seiya come assistente NPC. Volevo testarlo un attimo in azione lol anche perché comunque deve iniziare a valutare alcuni investigatori


    Edited by alyë - 23/9/2021, 15:03
     
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    Il ticchettare delle unghie sul sedile di pelle denotava solo una cosa: nervosismo.
    Hayato era nervoso da giorni, dal 31 ottobre a essere precisi, dopo essere stato informato del caso di sparizione a Setagaya. Era stato chiamato immediatamente sul posto del suo Caposquadra, come se il suo intervento fosse cruciale. Invece non si era ritrovato altro che prove indiziarie, nulla di davvero rilevante Un caso come tanti, che però aveva accesso in lui quella paura remota, che solo in momenti come quelli tornava a galla: perdere la sua famiglia.
    E se quel timore si era acquietato con il passare dei giorni, ora era tornato più dirompente che mai: caso di scomparsa a Setagaya, la vittima era un’altra ragazza.
    Il meeting d’informazione sulla missione non durò molto, ma il ragazzo ebbe modo di sapere con chi avrebbe dovuto lavorare: Onishi Hikaru, investigatore di secondo grado e membro della famiglia fondatrice della CCG, e Mochizuki Seiya, ex investigatore e ora assistente, bono come le cose bone. Per lo meno avevano fornito (involontariamente) a Hayato un modo per distrarsi.
    Ora tutti e tre se ne stavano in macchina, ben più interessati ai loro fascicoli che a fare conversazione. Con gli occhi chiari rivolti alle pagine cariche di appunti, Hayato non riusciva a stare fermo: la gamba destra fremeva leggermente e le dita tamburellavano su ogni superficie possibile. Non gli piaceva lavorare in gruppo, non gli piaceva avere a che fare con ragazzo che odorava di yen e fiori di pesco e non gli piacevano i pochi dettagli del caso. Un pensiero costante era rivolto a Saki e Chiharu.
    Arrivati a destinazione, Hayato diede il materiale a Seiya e mise le mani in tasca, cercando chissà che cosa. Fu Hikaru a spezzare il silenzio e l’investigatore non potò fare altro che rispondere, distaccato. Strano per un tipo come lui.
    «Setacciamo da cima a fondo l’appartamento. Una volta ricostruita la dinamica dell’aggressione, decideremo il da farsi.»
    Farsi strada in un condominio pieno di assistenti e non così distante dall’appartamento dello sua famiglia gli metteva in corpo un’agitazione non da poco. Hayato si passò una mano sugli occhi, scacciando via il principio di emicrania. Doveva fare qualcosa per rilassarsi.
    «Ehi, senti» si rivolse a Hikaru con tono più rilassato, mentre si dirigevano verso l’appartamento incriminato «come preferisci che ti chiami? Hikaru o Hui?»
    Formale com’era, il ragazzo del fiocco blu avrebbe risposto “Secondo Grado Onishi è sufficiente” o qualcosa di simile. E questo era sinonimo di divertimento per una persona per niente seriosa come Hayato.

    «Parlato.»
    "Pensato."

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    A differenza di Hayato, in quel momento Hui era la tranquillità fatta persona. La situazione non aveva niente che lo impensierisse veramente e la cosa che più gli premeva era trovare l’aggressore, quella bestia dagli occhi scarlatti. E se ancora fosse viva, perché no, salvare anche la vittima. O vittime.
    «D’accordo» fu il suo commento alla risposta che l’altro Investigatore aveva dato alla sua domanda.
    Bisogna riconoscere che, tuttavia, tutto sommato la supposizione che aveva fatto mentalmente Hayato, rispetto al modo in cui Hui avrebbe risposto alla domanda che gli aveva fatto, era bene o male corretta. Infondo, Hui era solito seguire i protocolli alla lettera.
    «In ambito professionale vorrei essere chiamato con l’appellativo corretto, Secondo Grado Onishi è più che sufficiente» fu infatti la risposta iniziale di Hui con un pacato sorriso, amabile come sempre, come se non se la fosse minimamente presa per il tono troppo colloquiale dell’altro «Tuttavia, non siamo così famigliari l’uno con l’altro, chiamarsi per nome mi pare poco garbato» e Hui non era mai scortese «È uguale, usa pure quello che trovi più comodo» aggiunse infine dopo una breve pausa, in risposta alla domanda che Hayato gli aveva effettivamente posto.
    Difatti, tutti i colleghi giapponesi lo chiamavano semplicemente Hikaru e perfino quelli internazionali avevano preso a chiamarlo con la lettura giapponese del suo nome, con qualche eccezione, trovando la pronuncia più semplice. Per cui, aveva trovato quella domanda come strana, nessuno si era mai veramente posto il problema.
    Nel mentre, Seiya stava osservando lo scambio di battute dallo specchio retrovisore, divertito dalla situazione nonostante al di fuori non stesse esternando altro che serietà. Ciononostante, non poté che pensare “Non sta osando troppo? Non si sa mai cosa aspettarsi da questi Onishi”. Certo, faceva anche lui parte di una famiglia importante, ma gli Onishi? Erano tutt’altra cosa, la loro reputazione li precedeva. E Seiya preferiva di gran lunga evitare nuovi mal di testa. Se possibile, certo, ma lui non si sarebbe di certo lamentato di un possibile spettacolo.
    Hui, ignaro dei pensieri degli altri due, una volta uscito dalla macchina aveva preso a camminare in direzione detta tettoia, in modo da sfuggire alla pioggia. Salutò dunque con un cenno della testa gli assistenti che si trovavano lì, per poi aspettare gli altri due. Si fece passare la custodia della sua quinque da Seiya, che nel mentre le aveva recuperate dal portabagagli, per poi passare la tracolla sulla schiena. Annuendo agli altri due, si fece guidare alla scena del crimine dove un altro Assistente stava facendo da guardia all’ingresso.
    La prima cosa che notò, già riportato nel report che avevano letto poco prima, era la porta dell’appartamento, che si trovava al secondo piano, non sembrava forzata o danneggiata. Per cui Hui suppose che l’aggressore si era fatto aprire più che essere entrato con la forza. Si fece poi passare da Seiya un paio di guanti e coperture per le scarpe, e una volta dentro la storia era un po’ diversa: alcuni mobili erano stati gettati per terra con chiari segni di colluttazione oltre che evidenti segni su muri e pavimento e, famigliare con essi, li identificò come segni lasciati da una kagune. Non potevano essere altro.
    «Assistente Mochizuki, sono stati già analizzate le tracce?» domandò quindi, una mano al mento. Secondo il giudizio di Hui stesso, in base al tipo di segni lasciati, la possibilità che la kagune del ghoul potesse essere rinkaku o bikaku era abbastanza alta.
    La risposta non tardò ad arrivare «Si, Secondo Grado Onishi, il ghoul implicato ha una kagune di tipo rinkaku» fu dunque la pronta risposta di Seiya con il suo leggero accento del Kansai, che nel mentre si era fatto passare un nuovo fascicolo dagli assistenti della sede succursale di Setagaya, le ultime analisi dall’investigazione preliminare di qualche ora prima. Più tardi si sarebbe fatto passare anche la versione digitale così da poter lavorare al suo di report.
    Un’altra cosa che Hui notò e lo incuriosì, era la mancanza di evidenti tracce di sangue.
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    Avrebbe potuto fargli il verso.
    Distinto, cordiale e pacato, Hikaru rispose come pronosticato dal suo collega, il quale se la rideva sotto i baffi. Hayato simulò un colpo di tosse per nascondere una risata sbuffata, per poi indossare la sua solita faccia di bronzo.
    «Certe formalità mi fanno sentire vecchio, non posso farci niente. Chiedo scusa, non era mia intenzione essere sgradevole.»
    Il sorriso affilato sulle sue labbra diceva tutt’altro, ma il lieve inchino con la testa avrebbe dovuto mascherare il suo divertimento. Si chiese se l’assistente stesse godendo del piccolo siparietto nato davanti ai suoi occhi, o se anche lui fosse troppo ingenuo per accorgersi di certe sfumature.
    Il trio venne accolto dalla ticchettio incessante della pioggia e dal saluto cordiale degli assistenti sul posto. Hayato si costrinse a ricambiare i cenni di tutti quando la sua unica preoccupazione era arrivare il prima possibile all’appartamento incriminato. Il condominio era terribilmente normale, per niente diverso da quello in cui viveva la sua famiglia. Ecco un altro motivo per la sua agitazione. L’investigatore strinse la presa manico della valigetta, come se avesse potuto dargli chissà quale forza.
    Non appena mise piede (accuratamente “imbustato” per non compromettere le prove) nell’appartamento, Hayato lasciò al suo collega il piacere di esaminare le tracce dell’evidente scontro consumatosi lì dentro, preferendo concentrarsi sulla vittima. Il soggiorno in pessime condizioni non avrebbe potuto dire granchè, ma il resto della casa sì.
    Hayato si aggirava per le stanze, sotto gli occhi vigili (e confusi) degli assistenti, alla ricerca di notizie sulle vittima: era una ragazza sulla ventina, piuttosto carina, con genitori anziani e con un presunto fidanzato a giudicare dalle foto sparse per casa. Viveva da sola, forse trasferitasi da poco, ed era appassionata di letteratura, in particolare straniera. Probabilmente era una studentessa. Una ragazza normale, all’apparenza.
    Dopo il suo giretto di perlustrazione, Hayato si rivolse all’assistente bono.
    «Mochizuki, cosa sappiamo della vittima?»
    Tendenzialmente la vittima di certi casi veniva dimenticata, non era importante ai fini della cattura di un ghoul, ma non per Hayato. Soprattutto se sulla scena del crimine mancava qualcosa di fondamentale.
    «L’hai notato anche tu?»
    L’investigatore affiancò Hikaru, intento ad analizzare le tracce lasciate dalla colluttazione.
    «Neanche una goccia di sangue. Il nostro amico ghoul deve essere stato estremamente attento a non ferire la ragazza.»
    Di aggressioni in casa ne aveva a bizzeffe, ma solitamente le camere in cui avveniva il fattaccio venivano tinteggiate di fresco con il sangue delle vittime. Un ghoul tanto scrupoloso non era normale, ed ecco cosa rendeva interessante quel caso. Hayato si convinse di aver fatto bene ad accettarlo, e non solo per le sue sorelle.

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    Nonostante Hui non fosse un ragazzo innocente ormai da tempo immemorabile, anche se sotto certi versi non lo era mai stato fin dal principio, in altri contesti lo era ancora pienamente. A volte non riusciva a cogliere pienamente alcune sfumature nelle parole o nei gesti degli altri. Questo fatto era perlopiù legato alla sua poca esperienza nell’interagire con altre persone al di fuori di determinate circostanze o contesti famigliari. Certo, la sensazione che qualcosa non quadrava anche se non sapeva bene cosa gli rimaneva sempre. Innocente, certo, ma non ingenuo. Analizzare i modi altrui era ormai seconda natura per lui, per cui, riconoscendo una determinata sottigliezza, optò per non reagire. Come sempre, d’altronde. L’altro era un suo collega, non un suo nemico.
    Hui sorrise bonariamente ad Hayato, apparentemente genuino nel sentimento «Non ti preoccupare, non te ne faccio colpa» fu quello che gli disse nonostante non lo pensasse veramente. La rappresentazione dell’innocenza.
    Dopodiché riportò l’attenzione al luogo che lo ricordava, riprendendo il suo sopralluogo. Il caso aveva per lui una certa aria di famigliarità, come se avesse già indagato un caso simile in passato quando ancora era un Terzo Grado. Era stato un pensiero, un’intuizione che non scartò, notandone il possibile potenziale.
    Non appena si sentì chiamare, Mochizuki Seiya non perse tempo a riferire le informazioni che aveva letto poco prima e ormai memorizzato, il fascicolo sottomano per ogni emergenza. Per abitudine si era anche lui messo ad esaminare l’ambiente dell’appartamento che lo circondava. Dopotutto era quello in cui era bravo, analizzare, e il ruolo di supporto che si era sempre prefissato di mantenere. Insomma, Seiya Lucien Mochizuki-De Villiers si era sempre considerato, un po’ come i suoi fratelli, già tra i migliori e allora perché non sfruttare la loro bravura per illuminare la via degli altri? Specialmente lui, che non aveva mai veramente voluto fare l?investigatore. Beh, non era nemmeno l’unico tra i fratelli Mochizuki che aveva “leggermente” cambiato strada.
    «Yoneda Mari, 23 anni, recentemente diplomatasi, ha iniziato di recente un internship in un agenzia d’informazione. Oggi doveva essere il suo giorno libero» fu ciò che gli disse, passandogli poi il foglio in questione nel caso volesse controllare personalmente le informazioni riportate.
    Nel mentre, Hui era stato affiancato da Hayato a cui lanciò uno guardo prima di esporre le sue fresche deduzioni al collega «Mi ricorda alcuni casi di rapimento a cui ho assistito in patria» fu quello che disse inizialmente, portandosi una mano al mento, cercando di trovare le parole giuste per spiegare quello che stava pensando e quello che ricordava dalle sue esperienze passate «Se la vittima viene ferita, come prodotto perde valore per essere rivenduta. Suppongo poi Yoneda-san sia in perfetta salute» continuò, con tono clinico e distacco «Il traffico di umani, vivi o meno, è abbastanza comune in determinate aree e ci possono essere diversi motivi tra cui lo smercio di carne o anche legate a casi di sperimentazione o allevamento. Dubito sia un caso di caccia o vendetta personale, considerando la clinicità e meticolosità del ghoul in questione. Deve avere parecchio controllo» a quelle ultime parole, per qualche istante passò un velo di eccitazione negli occhi Hui al presupposto di potersi scontrare con un ghoul simile. Poi, in fondo, non c’era niente che indicasse ciò, l’atto di vendetta premeditata, era stato il suo pensiero.
    «Se fosse così, dovremmo anche controllare se in altre zone ci sono stati casi simili. Anche se non sempre avvengono al chiuso, adescare le vittime per strada è anche un altro modus operandi comune» intervenni poi un pensoso Seiya, una volta che Hui ebbe finito di parlare. Sia mai lo interrompesse, non voleva finire di certo nell’ipotetico libretto nero dell’Onishi. Sai che rottura poi interagirsi.
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    Il bono Mochizuki -anche detto “Mochibono”- non perse tempo e lesse il fascicolo sulla vittima, dicendo a Hayato cose che lui già supponeva. La conferma ai suoi sospetti gli fece venire un brivido lungo la schiena: quella ragazza aveva la stessa età di Saki. Hayao strinse la presa sul manico della valigetta. Appena finito lì, sarebbe corso a casa e in un impeto di amore fraterno avrebbe portato a cena fuori le sue due splendide sorelle. L’idea che potessero sparire si faceva sentire sempre di più.
    Ascoltò con molta attenzione la disamina di Hikaru. Le competenze e l’esperienza di quel ragazzo, un po’ più giovane di Hayato, erano disarmanti. Lavorare con persone così era un piacere, soprattutto se il caso era quello giusto. Hayato si fingeva spesso poco competente per irritare i suoi colleghi ed essere lasciato in disparte, cosa che giovava tanto alla sua morale ma ben poco al suo rendimento. Poter tirare fuori in toto le proprie capacità.
    «Organizzato, meticoloso e discreto. Se davvero si tratta di rapimento per una tratta, non mi stupirebbe che ci fosse dietro più di un ghoul.»
    Che i ghoul fossero organizzati in clan o associazioni lo sapevano anche i bambini. Nessuno, neanche l’uomo più forte al mondo, avrebbe potuto farcela da solo contro il mondo. I ghoul sono una minoranza e sanno di dover essere uniti per sopravvivere. Hayato pensava fosse una mossa intelligente, per quanto poco furba per mostrarsi alla società. Un gruppo coeso e organizzato fa più paura di individui soli e spauriti, e l’ultima cosa di cui avevano bisogno i ghoul era la paura degli uomini.
    Il Mochibono accese una lampadina nella testa di Hayato.
    «C’è stato un caso simile.»
    L’investigatore lasciò il fianco di Hui, dirigendosi a grandi passi verso gli assistenti. Sperava che uno di questi avesse ciò che cercava.
    «Mochizuki, sai nulla sulla scomparsa avvenuta in una delle strade proprio in questo quartiere la sera di Halloween? Ho fatto il sopralluogo, ma ricordo solo che la vittima era una ragazza giovane. C’erano segni di kagune molto simili a questi.»
    Sperava che Seiya o qualche altro assistente avesse per miracolo portato quel fascicolo. Mettere a confronto i due casi e notarne le somiglianze sarebbe stato un primo vero passo avanti. Questo avrebbe confermato la pista delle tratte di esseri umani.

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    Hui aveva detto la sua e secondo lui tanto bastava. Investigare una scena o anche analizzare al meglio le varie prove, non era il suo forte per quanto riguardava quel genere di casi, ma suo nonno e suo padre avevano sempre insistito tutto quello facesse comunque parte della sua educazione per diventare un perfetto cacciatore ed erede della famiglia. E con lui quelle nozioni erano state impartite ancora più duramente, fino allo sfinimento. Non doveva essere un peso morto per la sua squadra e, rimanere attento a quello che lo circondava, era una cosa che non doveva dare per scontata. Il fatto che i suoi colleghi fossero sulla sua stessa lunghezza d’onda, il più delle volte non lo erano dopotutto.
    «Non è inusuale che più di ghoul venga coinvolto, nonostante il numero rimanga esiguo, rende l’operazione più semplice da eseguire se ognuno ha un proprio ruolo, come mandare qualcuno in avanscoperta» aggiunse poi, dopo essersi guardando un’altra volta intorno. Per catturare un normale cittadino un singolo ghoul il più delle volte bastava, con altri pronti nei d’intorni ad intervenire fosse successo qualcosa. Comunque sia, non pensava avrebbero trovato altre informazioni utili in giro per l’appartamento, a breve conveniva loro iniziare a guardare intorno al condominio e vedere in prima persona cosa i vicini avessero da dire.
    La scena era infatti ancora fresca, qualcosa doveva pur esserci che li avrebbe guidati, qualcosa che gli avrebbe dato una spinta per portare avanti quel caso. Senza molte prove era difficile che il caso si sarebbe risolto in fretta.
    Tuttavia, non lo fece presente immediatamente, in special modo dopo aver notato che Hayato avesse altro da dire, coinvolgendo Seiya e gli altri assistenti. Hui li stette dunque ad ascoltare in silenzio, avvicinandosi quel tanto che bastava, aggiustandosi nel mentre la tracolla della custodia della sua quinque meglio in spalla.
    Sperava arrivasse il momento di tirarla fuori.
    Alle parole di Hayato, Seiya si portò una mano al mento con aria pensosa, per poi andare a scuotere la testa «Non è un caso che era rientrato nelle mie competenze, e non sono pochi i casi simili» disse quindi Seiya, voltandosi poi verso gli assistenti nel mentre continuava a parlare «Se nessuno qui presente ha una copia del caso in questione, possiamo comunque richiederlo alla sede di Setagaya» fini, tirando fuori il suo cellulare una volta che alcuni degli Assistenti l’ presenti sul momento con loro ebbero scosso la testa. Beh, Seiya non poteva biasimarli, nonostante si considerasse un genio, nemmeno lui si ricordava minuziosamente ogni singolo caso che era passato tra le sue mani. In special modo quelli che ovviamente non aveva ancora mai letto.
    «Hai qualcosa in mente, Secondo Grado Kujo?» chiese dunque Hui, inclinando leggermente la testa di lato, inquisitorio. Curioso di sapere cosa era appena balenato in mente al collega.
    «Se vari casi dell’ultimo periodo hanno parametri simili per quanto riguarda la categoria di vittime, potrebbero effettivamente essere collegati l’uno con l’altro e non essere una semplice coincidenza. Potrebbe esserci una richiesta per un particolare tipo di persona» ipotizzò poi Hui dopo una breve pausa, non volendo stare troppo in silenzio. Dichiarare anche delle ovvietà poteva essere utile per fare un resoconto della situazione, anche per oleare meglio gli ingranaggi delle loro menti «Due casi simili nella stessa zona in un arco di tempo breve è tuttavia un po’ inusuale, essendo rischioso per lo stesso ghoul. Potrebbe essere per il semplice fatto che non avevano altri target altrove al momento, oppure sono due gruppi diversi. Che possono comunque collaborare tra loro».
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    Edited by alyë - 7/3/2022, 19:49
     
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    Purtroppo Mochibono non aveva le informazioni che Hayato cercava, non subito per lo meno. Un sospiro gli sfuggì dalle labbra, segno di chiara frustrazione. L’investigatore voleva la certezza che quei due casi potessero essere collegati, questo avrebbe allertato la CCG e il quartiere sarebbe stato più protetto. Aveva bisogno di quel rapporto il prima possibile.
    Il ragazzo si passò una mano tra i ciuffi violacei, portandoli all’indietro, mentre Hui sembrò centrare in pieno il punto: un ghoul, da solo, non avrebbe mai corso simili rischi. O era uno sfrontato o erano più di uno
    «Stiamo parlando di due giovani sui vent’anni, entrambe residenti di questo quartiere ed entrambe rapite da un ghoul senza aver lasciato la minima traccia di sangue. Non può essere un caso.»
    L’immagine delle sue sorelle gli martellava la mente, ma non era quello il momento di lasciarsi andare ai sentimentalismi «Se ci trovassimo davanti a un gruppo suddiviso in cellula, potremmo notare delle piccole differenze nei due casi. Il modus operandi è lo stesso, ma sono mani e pensieri diversi. Mochizuki, facci avere il rapporto di quel caso al più presto.»
    Quando Hayato si mostrava serio e professionale faceva quasi paura, forse perché era un’eventualità tanto rara. La sua mente si stava impelagando in ragionamenti complessi e in valutazioni ardite, sapeva che avevano troppi pochi elementi per creare un vero quadro della situazione.
    «Ah, e cerca anche se ci sono stati casi simili sempre qui a Setagaya, non possiamo lasciarci sfuggire niente, non se è una cosa grossa come penso io.»
    Una cellula di questo tipo, così organizzata e fornita, sarebbe potuta essere un pericolo per l’intera città. Hayato voleva scoprire se le sue intuizioni fossero giuste o meno, sperando più nella seconda ipotesi. In cuor suo, sperava fosse solo un ghoul feticista e affamato, più facile da catturare.
    L’investigatore si rivolse al suo collega, sfoderando un bel sorriso. Non c’erano motivi per farlo, ma senza sorriso Hayato si sentiva decisamente meno forte, come se quella fosse stata la sua corazza «Il Secondo Grado Onishi e io andremo a investigare i vicini. Per te va bene?»
    Hayato non sapeva quanto fosse utile interrogare qualcuno che aveva scambiato un rapimento per un litigio fra amanti, ma non potevano lasciarsi sfuggire nessun indizio, anche il più piccolo e, all’apparenza, insignificante.

    «Parlato.»
    "Pensato."

    "LEAVE ME ALONE! GO AWAY! I DIDN'T ATTACK THEM FOR YOUR SAKE!

    Investigatore
    Rinkaku
    Secondo grado

     
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    Hui osservò Hayato muoversi, chiaramente pensieroso ma allo stesso tempo quasi frustrato dalla situazione e dalle loro stesse deduzioni. Tale stato d’animo era abbastanza evidente anche lui, nonostante non fosse particolarmente bravo ad indentificare o riconoscere determinati atteggiamenti altrui. Tuttavia, normalmente, prestava effettivamente più attenzione nei riguardi delle persone che sospettava. Non si sarebbe mai perdonato se gli fosse sfuggito un ghoul da sotto il naso solo perché non era stato sufficientemente attento. Che creature deplorevoli erano, i ghoul.
    Annuì quindi alle parole dell’altro che vedeva essere ora più serio rispetto a quando si erano parlati per la prima volta quella mattina, portandosi una mano al mento «Se i due casi sono veramente collegati, potrebbero esserci effettivamente degli indizi separati che, se messi insieme, ci potrebbero portare alla nostra meta». In fondo, dopotutto, poteva star sfuggendo loro qualcosa d’importante, qualcosa che forse non avevano ancora notato. Ormai era chiaro ad entrambi fosse un caso premeditato, pianificato in anticipo. Troppo pulito per essere un semplice rapimento.
    «Certamente» disse quindi Seiya in risposta alla richiesta di Hayato «Mi metto subito al lavoro, vi faccio sapere il prima possibile. Con permesso» aggiunse poi, mettendosi in disparte con uno degli assistenti e il loro tablet, prendendo subito a chiamare la sede succursale più vicina e mandare un altro assistente subito lì. Dovevano muoversi in fretta, ogni minuto era prezioso.
    Hui annuì nella sua direzione quando lo chiamò senza però ricambiare il suo sorriso, non trovandone motivo. Tolti i copri scarpe, uscì quindi dell’appartamento in sua compagnia facendo poi vagare lo sguardo per l’area e poi soffermarsi su delle figure poco lontano. Tanto vale iniziare da lì, pensò andando incontro a uno degli altri assistenti che stava sorvegliando il corridoio e uno dei vicini di casa che aveva chiamato la polizia notando alcuni elementi inusuali. La persona in questione era un uomo sulla quarantina, dall’aria stanca. Secondo il fascicolo che avevano letto, era stato lui a chiamare la polizia dopo essere tornato da una notte di straordinari a lavoro, notando la porta dell’appartamento spalancato e inusuali tracce per il pavimento.
    «Buona sera, siamo della CCG. Vorremmo farle qualche domanda. Ci può fare nuovamente un resoconto degli eventi dalla sua prospettiva?» chiese Hui con cortesia e schiettezza, dopo aver mostrato il suo tesserino identificativo.
    INVESTIGATORE
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    Secondo Grado
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