捌き Sabaki

Kiriyama Hayato & Evelyn Tiffany Applegarth - 24/12/2020 @family restaurant (dalle 20:00, neve)

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  1. yumæchu`
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    ... non era stato il migliore degli incontri, quello. Evelyn era stata abituata a parlare con gli altri, non era neanche introversa a dire il vero, ma essere figlia d'arte l'aveva portata, purtroppo o per fortuna, ad essere abituata a dover affrontare conversazioni che quasi parevano unilaterali. Ed aveva anche imparato a non reagire di fronte a parole un po' più grosse e taglienti, soltanto perché non doveva dimostrare di essere debole e malleabile. Non aveva voglia di essere rigirata tra le dita di qualcuno con una grande passione per l'arte della manipolazione, e in quel mondo fatto di sfarzi e barlumi accecanti, la via della manipolazione era grande e probabilmente la più abusata.
    Perciò le parole forse troppo brusche o acide di Hayato non la toccarono, o almeno non apparentemente. Si era ripromessa di andare a quella serata da sola proprio perché voleva evitare i soliti gala pieni di attori, modelli o gente importante a cui erano soliti trascinarla i nonni, mentre partecipare ad un Secret Santa era decisamente più emozionante e carino. E perché andarci da sola, se il karma l'aveva guidata in una conversazione con uno shogista fin troppo introverso che non aveva alcuna voglia di conversare con lei e staccare la mente dalle strategie di shogi? Perché si era ripromessa che, dopo quasi dieci anni di vita in Giappone e zero amicizie o contatti che non fossero in ambito universitario o lavorativo, qualcosa doveva pur fare. Le sarebbe piaciuto invitare anche Ryoga, ma fare affidamento solo ed esclusivamente su di lui non era giusto.
    «Le chiedo scusa allora, non era mia intenzione disturbarla.»
    Una persona con un briciolo di buonsenso si sarebbe alzata da quel tavolo e congedata, unicamente per smetterla di essere un disturbo per l'altra persona. Ed Evelyn poteva vantarsi di avere molto buonsenso... che, per quella singola occasione, decise di non sfruttare. Forse masochismo, tanto ci era abituata.
    La verità era che sarebbe stato interessante capirci qualcosa, di shogi. E parlare con qualcuno che si era appena annunciato come uno shogista professionista sembrava un'ottima occasione per capirci finalmente qualcosa di quelle partite che ogni tanto seguiva, tra suo nonno e qualche altro sfidante occasionale. Perché suo nonno era un uomo di fin troppe poche parole, e non le aveva mai spiegato nulla.
    A quel punto cominciò a pensare che dovesse proprio essere una caratteristica degli shogisti, essere freddi, distaccati, burberi e di poche parole. E proprio perché abituata al carattere imperturbabile di suo nonno, Evelyn non si stava facendo alcun problema con Hayato, il quale sembrava continuare a darle ottimi motivi per alzarsi da quel tavolo e salutarlo definitivamente.
    Ma Evelyn non si diede per vinta, ed infatti rimase lì seduta, composta come la signorina ben educata qual era, rivolgendo uno sguardo del tutto rilassato al suo interlocutore, come se non fosse per nulla condizionata dall'atteggiamento altrui. Anzi, era tutt'altro.
    «Forse adesso lo vede come un dispetto» commentò in tono pacato e gentile, rivolgendogli un sorriso altrettanto gentile, «ma si vede che tengono a lei, o non l'avrebbero trascinata a prendersi una pausa. Sa, a volte è proprio quello che ci vuole: concentrarsi unicamente su una cosa, senza dare spazio al riposo, può portare al fallimento. Una buona strategia per affrontare sfide di questo genere è conciliare studio e riposo.»
    Forse era lei la prima insolente tra i due. Hayato, dopotutto, non si era impicciato dei suoi affari, anche se i suoi modi erano probabilmente sgarbati. E difatti, a quella domanda, piuttosto che rimanerci male, Evelyn gli sorrise ancor di più.
    «Ahah, mi perdoni, in effetti non è una cosa che sono solita fare.»
    Sembrava aver una gran bella faccia tosta. Ma decise di optare per la verità.
    «In realtà volevo solo trovare qualcuno con cui parlare così, senza impegno. E lei mi sembrava in difficoltà, perciò ho pensato di avvicinarmi.»

    «Parlato.»
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