Safe and sound

[CONCLUSA] Hayato Kujo & Hikaru "Shiori" Serizawa | Shinagawa hospital | 13/05/2020 h 21:30

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    7,266
    Power-up
    +438
    Location
    Outer space.

    Status
    Ghost

    [ continua da qui ]


    Hikaru "Shiori" Serizawa
    studentessa / barmaid
    19 anni

    XTZHrnh
    Le era risultato abbastanza complesso fare mente locale e ricordare le direttive alquanto bizzarre di Hayato -- adesso conosceva il suo nome, tanto di guadagnato.
    Non si aspettava che le richieste del suo salvatore sarebbero state così fuori dalle righe, ma avrebbe dovuto immaginarlo, visto quanto tutto quello che aveva potuto vedere in quegli istanti faceva presagire il ragazzo fosse a dir poco... strano. Non sapeva, sinceramente, come altro descriverlo.
    Dopo che Hayato venne portato via dall'ambulanza, gli agenti che erano accorsi in loro soccorso le fecero qualche domanda. Le bugie avevano le gambe corte e lo sapeva, ma preferì mentire per salvarsi la pelle: ammise di conoscere personalmente il ghoul, di essere amici, ma comunicò loro di non avere la benché minima idea di quale fosse la reale natura dell'amico. Aveva rischiato ogni giorno e avrebbe continuato a farlo, ma questo non significava necessariamente che sarebbe finita in mezzo ai casini. Forse era un pensiero crudele, ma era andata così anche con suo padre, aveva dovuto nascondere di sapere qualcosa nel momento in cui amici e conoscenti cominciarono a fare domande, ed era cresciuta nella convinzione che nascondere la verità, in questi casi, andava bene. Confidava che il suo amico reggesse il gioco e la proteggesse, lo conosceva abbastanza da sapere che non l'avrebbe mai messa in posizioni scomode.
    Così, dopo aver avuto il consenso della CCG di tornare a casa... chiamò sua madre.
    Il telefono squillò più e più volte, fino a che dall'altra parte della cornetta non la salutò la voce gentile di sua madre che, ancora a lavoro, aveva deciso di rispondere nella maniera più professionale possibile.
    « Salve, lavanderia Ichinose, come posso aiutarla? »
    « Mamma, sono io, Hikaru » commentò subito, lasciando spazio soltanto ad un sorpreso « tesoro, ciao! Che succede? » che precedette l'effettiva comunicazione di Shiori.
    « Ho... ho delle cose da fare, tornerò a casa più tardi. Non preparare la cena per me, mi fermo a comprare qualcosa fuori. »
    Si era ormai già avviata per la strada principale di Shinagawa, cercando in effettivo dei konbini dove poter comprare le cose che le erano state segnalate. Se le avrebbe ricordate, perché ricordare informazioni dettate nella fretta, mentre il proprio stato d'animo non era esattamente al top, risultava alquanto difficile. Ma ce l'avrebbe fatta.
    « Oh, okay allora! Mi raccomando fermati a mangiare qualcosa di sostanzioso, niente ramen istantaneo » cercò di prodigarsi Chiyo dall'altra parte della cornetta, che ricevette un distante « sì, certo » in tutta risposta. La chiamata terminò dopo pochi secondi, giusto il tempo di salutarsi a vicenda.
    "Melonpan, pocky alla fragola... i kit-kat! A cos'erano i kit-kat?"
    Ecco, appunto. Stava cercando di fare mente locale, soffermandosi sulle parole mormorate dal ragazzo, nella speranza che il suo cervello riuscisse a rielaborare come voleva. "Al matcha, probabilmente-- e il bubble tea al limone con... palline al lampone?"
    Probabilmente si stava dimenticando qualcosa e sinceramente dubitava di ricordare tutto quanto, ma-- insomma, sperava non si sarebbe arrabbiato.
    "Che richiesta assurda... mah."
    La sua opinione di quel pazzo sconsiderato non era molto cambiata, ad essere del tutto onesti, ma gli doveva molto per essersi buttato da solo in quella missione suicida. Il fatto che ne fosse uscito vivo gli faceva onore e Shiori, a dire il vero, ne era estremamente contenta. Insomma, non capitava tutti i giorni di vivere esperienze del genere e se capitava, per molti la fuga da un ghoul sarebbe potuta essere l'ultima cosa che avrebbero potuto fare da vivi.
    Erano ormai le nove e mezza di sera quando finalmente raggiunse l'ospedale, sacchettino in nylon bianco alla mano nel quale aveva raccolto tutto ciò che Hayato le aveva richiesto. Il timore che non la facessero entrare era molto, ma al massimo avrebbe detto al personale addetto di permetterle di consegnare la busta, il tempo di un saluto ed un sentito ringraziamento e sarebbe uscita dalla stanza, tornandosene a casa.
    Il suo stomaco era fin troppo in subbuglio per tutta la situazione, per questo non era comunque riuscita a fare sosta da qualche parte per mettere sotto i denti qualcosa... che sua madre la perdonasse, ma non sarebbe sicuramente riuscita a mangiare senza avvertire lo stomaco chiudersi in una spiacevole morsa. Meglio pensare a chi stava molto peggio di lei, a se stessa avrebbe pensato una volta levatasi tutte le preoccupazioni che aveva per la testa.
    Fu abbastanza fortunata da avere il concesso dei medici: quando chiese di Kujo Hayato-san, non erano molto propensi a lasciarla passare, ma una volta spiegata loro la situazione, le venne concesso di visitare il paziente soltanto per un po', dopotutto non era nemmeno un parente.
    Dopo aver ringraziato a dovere gli infermieri presenti, seguì le loro direttive circa la posizione del paziente, muovendosi tra ascensori e corridoi nel massimo silenzio, per evitare di disturbare chi, magari, stava già dormendo. Dopodiché riuscì a raggiungere il reparto, spiegando ad infermieri del posto quello che le era stato detto dagli altri infermieri: una volta avuto il via libera, raggiunse la stanza numero dodici, bussando lievemente alla porta ed attendendo soltanto una risposta affermativa per poter entrare.
    ---------------------------------------------
    « Parlato. »
    "Pensato."

    I don't hide anymore even if the night dark comes again, because I trust myself.

    umana

     
    Top
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    1,777
    Power-up
    +192

    Status
    Dead
    Hayato Kujo
    Investigatore CCG
    25 anni

    8hwG6Bm
    Tre microfratture alla colonna vertebrale, due costole incrinate e svariati punti su tutto il corpo. Beh, se l’era cavata con poco.
    Hayato riprese perfettamente conoscenza solo dopo tutti gli accertamenti e dopo essere stato ricucito come una bambola di pezza. Aperti gli occhi, era stato accecato dalla luce al neon. Si era abituato alla nera oscurità delle sue palpebre, l’illuminazione fu un vero schiaffo in pieno volto e di sleppe ne aveva prese fin troppe quel giorno.
    Al suo capezzale sua madre e Chiharu, entrambe chine e in lacrime sulle lenzuola. Pregavano gli dei di ridar loro Hayato, promettendo di offrire ciotole di riso e incenso ogni giorno da lì all’eternità. Un legame contrattuale infinito era appena crollato sulle spalle dei Kujo, Hayato avrebbe pagato la cena anche agli dei. Considerò di voler lasciare il lavoro e vivere come un vagabondo pur di non mantenere anche i suoi creatore… e riconsiderò il tutto pensando ai genitori e alle sorelle morte di fame. E la cena per gli dei sia.
    «M-mamma...»
    Voce morente, mano tremante. Hayato non perdeva tempo di fare il cretino neanche sul letto d’ospedale.
    «Hayato! Hayato stai bene!?»
    La povera donna strinse le mani del figlio con accorata disperazione. La sorella scoppiò a piangere fragorosamente, le sue parole si perdevano tra i singhiozzi e i gridolini strozzati.
    «Mamma… avvicinati… non sento che mi resti molto tempo...»
    «No, non dire così! Hayato, tesoro mio!»
    L’orecchio della donna sfiorò le labbra filiali appena dischiuse e un fiato uscì da quest’ultime.
    «M-mamma… asante sana koko banana.»

    Tre microfratture alla colonna vertebrale, due costole incrinate, svariati punti su tutto il corpo e un bernoccolo sulla testa. Se lo era meritato.

    Dopo la visita della famiglia, Hayato era rimasto solo. Aveva cenato con il pessimo rancio dell’ospedale e ora se ne stava a controllare il cellulare preso dalla noia.
    Non aveva ricevuto alcuna notizia sul ghoul che aveva fatto arrestare, nessuno dei suoi colleghi aveva avuto la buona creanza di venirlo a trovare. Se lo aspettava in realtà: stava abbastanza antipatico al corpo della CCG, o almeno a quei poveri malcapitati che dovevano avere a che fare con lui. E poi era tardi, chi sarebbe venuto a trovarlo fuori orario?
    Qualcuno bussò alla porta, facendolo ricredere totalmente.
    «Avanti!»
    Il ragazzo si sollevò appena, sentendo dolore in punti diversi del corpo. Evidentemente anche solo muoversi non era nei piani delle sue membra.
    Dalla porta apparve la figura longilinea della civile salvata solo poche ore prima, la persona che Hayato NON si aspettava di vedere in quel momento. Era carica con pacchi e pacchetti… ma allora lo aveva preso sul serio!
    «Oh, ciao! Non ti aspettavo così presto.»
    Spoiler: non se lo aspettava affatto.

    «Parlato.»
    "Pensato."

    "LEAVE ME ALONE! GO AWAY! I DIDN'T ATTACK THEM FOR YOUR SAKE!

    Investigatore
    Rinkaku
    Secondo grado

     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    7,266
    Power-up
    +438
    Location
    Outer space.

    Status
    Ghost
    Hikaru "Shiori" Serizawa
    studentessa / barmaid
    19 anni

    XTZHrnh
    Non attese troppo prima che la risposta arrivasse: sentì un tranquillo « avanti! » darle il via libera all'interno della stanza. Passò qualche secondo tra l'effettivo invito del ragazzo e il suo ingresso nella stanza, dove trovò un Hayato alquanto malconcio ad atten-- no, non sembrava realmente attenderla, la sua espressione diceva tutt'altro. Anzi, quello che seguì dopo fu la prova che, a dire il vero, non si aspettava proprio che arrivasse. Sulle prime non disse nulla, lasciando solo che la porta dietro di sé si chiudesse da sola, avanzando qualche passo all'interno della camera d'ospedale, fermandosi giusto davanti al letto, con le dovute distanze. Non voleva essere troppo invadente.
    « Già... ma mi sembrava giusto portarle quello che aveva chiesto. »
    Quel che aveva chiesto e che riteneva alquanto bizzarro da richiedere, in una situazione come quella.
    Si sentiva abbastanza a disagio in quel contesto: non sapeva che cosa dire, non sapeva come comunicare, non aveva la benché minima idea di come si approcciasse uno sconosciuto, su un letto di ospedale, piuttosto malmesso probabilmente a causa propria, che le aveva salvato la pelle ma non era riuscito propriamente a salvare la propria. Sentiva un senso di oppressione addosso, più guardava quel ragazzo così sdraiato sul letto, più la sua mente pensava a quanto tutto quello non sarebbe accaduto se lei avesse gestito meglio la questione.
    « Potrò stare qui per poco, perciò... » cominciò, poggiando il sacchetto di nylon alla fine del letto, per poi chinare umilmente il capo in segno di scuse. « Mi dispiace. »
    La sua intenzione iniziale era quella di ringraziarlo e invece adesso aveva abbassato il capo e gli aveva chiesto scusa. Il senso di colpa era, evidentemente, più forte della sua gratitudine. Il peso che sentiva gravarle addosso era sempre più leggero, ed era come se le stesse pian piano scivolando via. Non era ancora abbastanza e probabilmente non sarebbe mai stato abbastanza, ciononostante avrebbe dovuto scusarsi a dovere per sentirsi meno colpevole. Non accadeva tutti i giorni, dopotutto, che qualcuno finisse su un letto d'ospedale a causa propria.
    « E' colpa mia se è successo tutto questo, perciò le chiedo scusa. Sono sinceramente dispiaciuta. »
    Sdebitarsi in quel modo per l'enorme aiuto che le aveva dato non sarebbe mai bastato, mentre scusarsi in quella maniera non avrebbe cambiato molto le cose: aiutava solo a sentirsi meno colpevole, ma non guariva istantaneamente le ferite subite da Hayato. Sentiva come se, in ogni caso, non sarebbe mai stato abbastanza, che niente di quello che avrebbe potuto fare sarebbe stato abbastanza.
    Mantenne lo sguardo impassibile mentre rialzava il capo, cercando di mostrarsi il più tranquilla sul momento. Se internamente vi era una guerra di emozioni in corso, tra dispiacere, colpevolezza e gratitudine che si scontravano come se ne dipendessero le sorti dell'intera umanità, esternamente sembrava che nulla la stesse turbando.
    « Nonostante questo la ringrazio, non fosse stato per lei non so cosa sarebbe potuto accadere. »
    ---------------------------------------------
    « Parlato di Hayato. »
    « Parlato. »
    "Pensato."

    I don't hide anymore even if the night dark comes again, because I trust myself.

    umana

     
    Top
    .
  4.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    1,777
    Power-up
    +192

    Status
    Dead
    Hayato Kujo
    Investigatore CCG
    25 anni

    8hwG6Bm
    Osservò l’incedere calmo della ragazza. I passi di lei si infrangevano sul bianco pavimento della camera, incrinando il silenzio che li circondava al suo passaggio. Hayato ebbe finalmente modo di potersi concentrare sulla sua ospite, solo poche ore prima aveva dovuto ignorarla per salvar loro la pellaccia e adesso poteva rifarsi gli occhi. Tratti non troppo delicati, forse stranieri per un volto specchio della serietà. Quell’espressione seria faceva a cazzotti con il sorriso fin troppo bonario sul volto del giapponese, che guardava incuriosito le movenze della ragazza e ciò che portava con sè. Strabuzzò gli occhi quando notò che dal sacchetto da lei portato ci fossero dentro tutte le leccornie per le sue sorelle, perse durante lo scontro improvvisato.
    «Li hai comprati sul serio...»
    Hayato era il ritratto dello stupore. Si tirò appena su per avvicinarsi meglio ma una fitta lo rimise in riga, costringendolo a poggiare nuovamente la schiena al cuscino.
    «Ma vedi che io scherzav-»
    La voce limpida e seria della sconosciuta lo interruppe bruscamente, come se le parole le sgorgassero dritte dalla gola senza alcun freno. Hayato avrebbe voluto ribattere ma capì che non fosse il caso. La ragazza di fronte a lui gli stava parlando a cuore aperto, mostrandosi vulnerabile e mortificata per l’accaduto. L’agente non capì subito il perché di un senso di colpa tanto forte, in fondo era stato un semplice incidente… giusto?
    Hayato si mise comodo mentre ascoltava le infinite scuse della ragazza in turchese. Strinse le braccia al petto, mantenendo un lieve sorriso sulle labbra. Non era affatto arrabbiato con lei, il suo lavoro le metteva decisamente più a dura prova.
    Quando Shiori smise di parlare, Hayato venne colto da un lampo di genio. Un fugace sospetto solleticò la sua curiosità da investigatore, più per deformazione professionale che per altro. L’ultima frase della civile gli aveva servito su di un piatto d’argento l’occasione di confermare o confutare i suoi dubbi.
    «Invece secondo me lo sai cosa sarebbe potuto accadere, signorina. »
    Il ragazzo intrecciò le dita tra di loro, assumendo un’aria serafica che non gli apparteneva. Non voleva lanciarsi subito nelle sue conclusione da Sherlock Holmes dei poveri però, temeva di risultare troppo aggressivo e la ragazza dimostrava di essere già abbastanza mortificata. Le fece cenno con una mano di prendere posto sul bordo del letto.
    «Puoi sederti, se vuoi, signorina...»
    Effettivamente lei adesso sapeva pure il suo gruppo sanguigno ma lui non aveva idea neanche di come si chiamasse. Hayato era pessimo con le presentazioni.

    «Parlato.»
    "Pensato."

    "LEAVE ME ALONE! GO AWAY! I DIDN'T ATTACK THEM FOR YOUR SAKE!

    Investigatore
    Rinkaku
    Secondo grado

     
    Top
    .
  5.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    7,266
    Power-up
    +438
    Location
    Outer space.

    Status
    Ghost
    Hikaru "Shiori" Serizawa
    studentessa / barmaid
    19 anni

    XTZHrnh
    Un po' si sentiva più leggera, doveva ammetterlo. Un po', in fin dei conti, non era stato così male chinare il capo a far fluire quel mare di parole, forse sconnesse tra loro, che sperava fossero anche solo un millesimo sufficienti a farsi perdonare per tutto quel gran casino. La verità era che le faceva male dover portarsi un peso del genere addosso. Non era così gentile ed altruista, dopotutto: chiaramente le dispiaceva, altrimenti non sarebbe lì, però... però ammetteva a se stessa che avere un peso in meno addosso, seppur misero in confronto a quanto avrebbe voluto scaricare via, era una sensazione piacevole.
    Hikaru pensava che dopo quelle scuse sarebbe tutto finito e che, di conseguenza, se ne sarebbe potuta andare. In realtà, Hayato sembrava voler conversare ancora. Catturò la sua attenzione con delle parole che le fecero istantaneamente rizzare persino i capelli: parlava come se avesse idea di ciò che aveva fatto, del peso che si portava addosso— ma il suo chiamarla continuamente “signorina” le fece rendere conto di non essersi presentata. Non era così maleducata, dopotutto.
    « Serizawa Hikaru. »
    Il tono quanto più fermo riusciva a mantenerlo, ma non disse nient'altro. Solo il proprio nome, preceduto ovviamente da un cognome. Il suo presentarsi, comunque, non era sufficiente dall'esentarla da una conversazione spinosa: aveva ben compreso che l'altro aveva qualcosa da dirle, qualcosa che a lei suonava come un'imminente ramanzina. L'espressione colpevole e il voler necessariamente evitare il contatto visivo, parlavano per lei più di quanto avrebbero potuto fare le parole. Era a disagio, non riusciva a nasconderlo. Ma non perché Hayato fosse inopportuno, piuttosto perché il senso di colpa che sentiva gravarle sulle spalle le sortiva quell'orribile effetto. Decise di “accontentare” il ragazzo, superando così la parete finale della branda sulla quale sdraiava, muovendo qualche passo verso la sinistra del letto, corrispondente alla destra di Hayato. Ma non si sedette: sapeva che a momenti l'avrebbero potuta cacciare fuori, aveva i minuti contati, per cui sedersi o rimanere in piedi non avrebbe cambiato il fatto che il tempo che le rimaneva era poco.
    « Ad essere onesta non so cosa intende dire, Hayato-san. »
    Fingere di essere appena caduta dal pero non avrebbe sortito il migliore degli effetti, soprattutto per lei: se Hayato era consapevole di tutto, perché probabilmente aveva un grande intuito, allora si stava mettendo alle strette da sola. L'avrebbe denunciata alla CCG, vero? Perché aveva capito che lei era amica di quel ghoul, che sapeva della sua identità e che aveva aiutato un ghoul a farla franca diverse volte.
    Aveva abbassato lo sguardo, come se si stesse preparando a ricevere una sonora strigliata. Era troppo tardi per lei, che vita triste avrebbe vissuto d'ora in avanti... se solo si rendesse conto che il suo castello di pensieri era del tutto inutile e che era completamente fuori strada, adesso sarebbe decisamente più tranquilla.
    ---------------------------------------------
    « Parlato. »
    "Pensato."

    I don't hide anymore even if the night dark comes again, because I trust myself.

    umana

     
    Top
    .
  6.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    1,777
    Power-up
    +192

    Status
    Dead
    Hayato Kujo
    Investigatore CCG
    25 anni

    8hwG6Bm
    Gli sembrò di avere davanti un cucciolo spaurito.
    Se Shiori si era dimostrata tanto coraggiosa e risoluta durante la fuga da un ghoul impazzito ma adesso, davanti a ciò che restava di un effemminato ragazzo appena conosciuto, aveva assunto un atteggiamento tanto sottomesso significava che aveva ben più paura di lui che del mostro affamato. L’idea di spaventare qualcuno così tanto avrebbe pompato l’ego virile del giovane agente, al quale però bastò darsi un’occhiata per tornare con i piedi per terra. Quella ragazza temeva per se stessa e per le conseguenze alle sue azioni sconsiderate.
    Hayato restò a guardarla mentre lei, in preda alla paura, bofonchiò prima il suo nome e poi qualche parola per tirarsi fuori dalle “accuse” appena mosse. Quell’atteggiamento non era altro che un’ulteriore prova per avvalorare la tesi dell’agente. Avrebbe bastato insistere solo un altro po’ e Shiori avrebbe vuotato il sacco.
    «Ah sì?»
    Lo sguardo si fece affilato, il tono di voce inquisitorio.
    «Mi sembra ovvio cosa sarebbe successo… saresti stata mangiata! »
    La tensione creatasi fino a quel momento svanì. Hayato sorrideva bambinescamente, battè addirittura le mani per sottolineare la frase infelice ma leggera.
    «L’importante però è che tu stia bene, Hikaru-san.»
    Lo suo tono di voce assunse una sfumatura apprensiva e fraterna. Sentiva di aver adempiuto egregiamente al suo lavoro di agente, ovvero proteggere e salvaguardare gli innocenti. Per il ghoul, purtroppo, non c’era più niente da fare.
    «Senti...»
    Con grosse difficoltà e sentendo la schiena implorare pietà, Hayato si allungò fino ad afferrare il sacchetto poggiato ai piedi del letto. Scavò un po’ all’interno prima che il suo viso si illuminasse. Aveva trovato il suo bottino.
    «Ti va un poki? Il minimo che possa offrirti per il disturbo.»
    Anche con la schiena devastata e una sospettata di favoreggiamento davanti agli occhi, l’agente Kujo era sempre il solito scemo.


    «Parlato.»
    "Pensato."

    "LEAVE ME ALONE! GO AWAY! I DIDN'T ATTACK THEM FOR YOUR SAKE!

    Investigatore
    Rinkaku
    Secondo grado



    Edited by Mayuyu - 6/1/2021, 15:16
     
    Top
    .
  7.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    7,266
    Power-up
    +438
    Location
    Outer space.

    Status
    Ghost
    Hikaru "Shiori" Serizawa
    studentessa / barmaid
    19 anni

    XTZHrnh
    Avrebbe voluto sotterrarsi o darsi alla fuga dall'inizio, ma quando lo sguardo di Hayato si assottigliò, riducendo gli occhi a due fessure, donando al suo sguardo un'espressione molto più inquisitrice, la voglia di Shiori di scappare via da quella stanza e fingere che non fosse successo nulla schizzò ad un livello altissimo. Peccato che lei stessa sapeva fin troppo bene quanto poco sarebbe stato utile tutto ciò: da una parte sapeva che non sarebbe riuscita a fingere il nulla, piuttosto si sarebbe fustigata da sola su quanto aveva fatto, ma dall'altro lato avrebbe fatto insospettire maggiormente l'altro, con enormi probabilità. Si sentiva in gabbia: non era uno stinco di santo, lo sapeva già, ma si sarebbe volentieri evitata una situazione spinosa e scomoda come quella. Beh, tanto valeva stare al gioco altrui: avrebbe detto solo quello che non avrebbe potuto nascondere, se avesse fatto qualsiasi domanda avrebbe volentieri risposto, celando informazioni importanti che avrebbero potuto metterla in una situazione ancor peggiore rispetto all'attuale. Ce l'avrebbe fatta, dopotutto non era scema. Il problema era appurare che l'altro non avesse un intelletto particolarmente sviluppato per stanare il suo piano non esattamente perfetto.
    Quando però Hayato "vuotò il sacco" al suo posto, lasciando che la sua espressione seriosa sfumasse in un sorriso bambinesco, Shiori non aveva la benché minima idea di come avrebbe potuto reagire. Rimase di sasso per un momento, incapace di fiatare. Quel ragazzo era su un letto d'ospedale a causa sua, aveva quasi incontrato la morte sempre a causa sua, eppure riusciva a ridere e scherzare come se nulla fosse. Le opzioni plausibili potevano essere solo due: o Hayato era un incosciente incapace di valutare il pericolo e prendeva tutto come un gioco, oppure era abituato a quel genere di situazioni. Ora come ora l'idea che garbava maggiormente a Shiori era senz'altro la prima: se fosse stata la seconda opzione era, con grandi probabilità, qualcuno che lavorava a stretto contatto con i ghoul, e se così fosse stato sarebbe dovuta scappare a gambe levate. Decise di rilassarsi e si lasciò andare ad una risata un po' sommessa subito dopo l'altro, preferendo non annebbiarsi la mente con pensieri più pericolosi della realtà, accantonando per un po' il terzo grado che si stava facendo da sola.
    « Sarebbe stato meglio se fosse stato bene anche lei » decise di fiatare dopo un momento di silenzio autoimposto durato fin troppo, sfumando le precedenti risate in un sorriso un po' più tranquillo e decisamente meno tirato di quello che aveva sfoggiato poco prima, « l'importante è che non sia accaduto l'irrimediabile. »
    Già. Si sentiva già abbastanza in colpa per la fine che aveva fatto il suo amico ghoul, non avrebbe sopportato l'idea di essere anche responsabile dello spegnersi di una vita umana. Non era abbastanza forte da sostenere un fardello simile. Temprata, certo, ma non abbastanza per quel genere di risvolto negativo.
    Rimase alquanto sorpresa all'offerta di Hayato. Certo, non le aveva steso un tappeto rosso offrendole una cena in un ristorante (che comunque non si sarebbe mai meritata), ma il fatto che lui volesse offrire a lei qualcosa per il disturbo, quando se non l'avesse incontrata probabilmente si sarebbe risparmiato un giro in ospedale... diciamo che non era la cosa più normale di questo mondo. Scrollò le spalle, decidendo che era meglio accettare, in quanto non aveva voglia di "bisticciare" per una manciata di pocky, annuendo.
    « Va bene » mormorò, spostandosi al lato destro del letto, senza avvicinarsi troppo per evitare di risultare inopportuna. « Spero non sia solito mangiare queste cose tutti i giorni, non è proprio il massimo per la salute. »
    Ah beh, ci mancava la "ramanzina" ad uno sconosciuto per i suoi gusti in fatto di cibo. C'era da capirla, però: aveva comprato quelle leccornie perché gliele aveva chieste, ma il dubbio su quale fosse la dieta (alquanto discutibile) di Hayato per aver chiesto un favore simile era normale ci fosse.
    ---------------------------------------------
    « Parlato. »
    "Pensato."

    I don't hide anymore even if the night dark comes again, because I trust myself.

    umana

     
    Top
    .
  8.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    1,777
    Power-up
    +192

    Status
    Dead
    Hayato Kujo
    Investigatore CCG
    25 anni

    8hwG6Bm
    Chissà cosa stava frullando nel cervello di Shiori in quei brevi attimi di teso silenzio.
    Hayato non voleva metterla a disagio, la ragazza aveva dimostrato di essere mortificata per l’accaduto tanto da fargli visita nonostante l’ora tarda, ma godette di quegli istanti per studiare meglio gli atteggiamenti di lei. Era evidente che quello non fosse stato un banale incidente e con il suo nervosismo (per quanto celato) e i suoi silenzi Shiori stava dando tutti gli hint di cui l’agente aveva bisogno. Avrebbe voluto indagare più a fondo per semplice curiosità, ma lasciò perdere.
    Vedere la ragazza rilassarsi e ridere delle sue stupidaggini alleggerì il cuore dell’agente, sicuro di aver fatto meno danni del previsto. Il suo pessimo senso dell’umorismo veniva fuori quando lo desiderava, anche nei peggiori frangenti - come poco prima con la madre. Hayato era dell’idea che perdere un buon amico fosse meglio di perdere una buona battuta, ma sicuramente non era un pensiero popolare. Ora però una risata era il meglio che lui potesse offrirle per farle dimenticare l’accaduto… nonostante Shiori fosse davanti alla prova vivente di ciò che fosse appena successo.
    «Mph, ho la pellaccia dura io.»
    Si passò una mano fra i capelli sottili in maniera esageratamente vanitosa, a fare lo splendido si sentiva ridicolo persino lui. Ovviamente avrebbe voluto fare una battuta sulla crema idratante ma non voleva dimostrare di essere metrosexual a minuto due di conoscenza. Per una volta aveva fatto la figura del vero maschio alpha, non avrebbe rovinato tutto… non subito, almeno.
    Con il sorriso che si allargò sul volto, l’agente aprì la scatoletta dei biscotti, dopo averne presi un paio, li porse alla sua ospite (?). La ragazza si preoccupò subito per la dieta dell’agente, rivelando ancora una volta il lato apprensivo del suo carattere. Aveva lì davanti una piccola benefattrice, ne era sicuro.
    «In effetti sì, se non mangio zuccheri ogni ora e mezza mi cadono tutti i capelli e poi svengo. Mi è capitato durante un appuntamento, un disastro.»
    Il solito cretino.
    Dopo il primo morso al poki, dato con estrema serietà, Hayato cercò di capire se Shori gli stesse credendo o se pensasse che fosse un idiota. Okay, probabilmente la seconda. Lo scemo rise.
    «Scherzo scherzo! Sono per le mie sorelle, quando ci siamo incontrati ero andato a fare la spesa per loro. Ora mi devono un gran bel favore, e direi anche a te.»
    Chiharu aveva già versato lacrime amare al suo capezzale, mentre Saki non si era presentata. Conoscendola era rimasta fuori dalla camera d’ospedale, in ansia per le condizioni dell’amato fratello ma senza il coraggio di farsi vedere tanto fragile. Ah, certo che Hayato amava (e idealizzava) le sue sorelline.

    «Parlato.»
    "Pensato."

    "LEAVE ME ALONE! GO AWAY! I DIDN'T ATTACK THEM FOR YOUR SAKE!

    Investigatore
    Rinkaku
    Secondo grado

     
    Top
    .
  9.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    7,266
    Power-up
    +438
    Location
    Outer space.

    Status
    Ghost
    Hikaru "Shiori" Serizawa
    studentessa / barmaid
    19 anni

    XTZHrnh
    Ufficiale: quel ragazzo era sinceramente molto più fuori di testa di quanto avesse pensato inizialmente. Non che in realtà fosse tanto difficile da credere, visto quanto era stato imprudente lungo tutta la fuga dal ghoul... però Hayato aveva tutta l'aria di essere quel classico personaggio uscito da un manga, tutto "fisico" e niente cervello. Certo, aveva la "pellaccia dura" come diceva lui, ma le sembrava che il fisico allenato ad affrontare situazioni simili lo avesse ottenuto sacrificando il proprio buonsenso. Sospirò, preferendo non rispondere a quelle parole dal sapore di vanto, e piuttosto decise di prendere posto sulla sedia sistemata sotto un piccolo tavolino presente nella stanza. Una volta sistemata la sedia accanto al letto, prese posto ed attese in silenzio che Hayato aprisse la scatola di pocky rigorosamente rosa, afferrando il bastoncino poco dopo che le venne porto, mormorando un flebile « grazie » nel mentre. Se lo rigirò tra le mani, osservando la glassa rosa che ricopriva gran parte del biscotto, prima di mordicchiarlo, lasciando che il delicato sapore di fragola pervadesse il suo palato. Fortunatamente quel biscottino lo aveva già divorato quando Hayato decise di fare il simpatico e raccontare un'ulteriore fesseria. Shiori era una ragazza fin troppo seria, ma quella sua serietà era talvolta il motivo per cui non riusciva a distinguere ironia e sarcasmo dalla realtà. Infatti le ci volle un po' prima di comprendere che il suo "tragico racconto" circa il dover assumere una data quantità di zuccheri altrimenti, in soldoni, il suo povero fisico non avrebbe retto l'astinenza da zuccheri. E nemmeno i suoi capelli. Dovevano essere dei capelli bizzarri per necessitare di zuccheri per rimanere incollati alla sua test-- perché lo stava prendendo seriamente? Era così lampante stesse scherzando! E infatti...
    « Avrei temuto maggiormente per la sua salute se fosse stato realmente così. »
    Ciononostante non le dispiaceva averlo incontrato. Hayato si stava dimostrando molto provvisto di ciò che a lei mancava: sarcasmo e umorismo, una perfetta combo che poteva dipingerlo come un cretino patentato. Ed era quello che pensava realmente, che fosse un autentico cretino. Però aveva bisogno di ridere ogni tanto, e per quanto quella situazione aveva reso il tutto alquanto infelice, non era poi così malaccio: Hayato era "sano" e salvo ed era abbastanza in forma da avere la battuta pronta per ogni cosa.
    « Però dubito che le sue sorelle mi debbano un favore » commentò poco dopo, sporgendosi per prendere dalla scatola altri due pocky, ritornando poco dopo al suo posto, « sono pur sempre la persona che ha contribuito alla sua ospedalizzazione, Hayato-san. »
    Quale persona perfettamente in grado di intendere e volere avrebbe pensato di dovere un favore alla persona che aveva mandato in ospedale, in circostanze alquanto pericolose, il proprio fratello? Dovevano essere dei folli-- e a giudicare dal tipo di persona che sembrava essere Hayato, c'era la remota possibilità che anche le sue sorelle fossero delle folli.
    « A pensarci bene dovrei scusarmi anche con loro... »
    Quello doveva essere un commento personale, frutto di un'attenta riflessione, che sarebbe dovuto rimanere soltanto un pensiero. Purtroppo per lei, i suoi sensi di colpa non le avevano fatto rendere conto di averlo pronunciato a voce.
    ---------------------------------------------
    « Parlato. »
    "Pensato."

    I don't hide anymore even if the night dark comes again, because I trust myself.

    umana

     
    Top
    .
  10.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    1,777
    Power-up
    +192

    Status
    Dead
    Hayato Kujo
    Investigatore CCG
    25 anni

    8hwG6Bm
    Hayato era uno scemo provvisto di patente apposita ma Hikaru… era seria. Serissima.
    Se il ragazzo era convinto fosse solo una giovane ben educata, cambiò idea quando la vide intenta a osservare il poki. Se lo rigirò tra le mani come se lo stesse analizzando, granello di zucchero dopo granello di zucchero. Hayato arrivò a domandarsi se la ragazza avesse mai visto un poki in tutta la sua vita e se sapesse come si usasse. Per fortuna Hikaru lo mangiò e tolse i dubbi all’agente.
    Era comunque ovvio che quella ragazza fosse l’incarnazione della serietà: composta, vestita di tutto punto e con un sorriso appena accennato sul volto che puzza di cortesia. Si mise persino ad ascoltarlo mentre Hayato cianciava delle sue solite sciocchezze! Ma come faceva a prenderlo sul serio? O lui era davvero convincente o Hikaru era cresciuta tra i seriosauri!

    Incredibile ma vero, la seconda opzione era più probabile della prima. E meno male che le aveva detto che scherzava, altrimenti quella ragazza avrebbe chiamato i medici per fargli fare ulteriori accertamenti!
    Il sapore stucchevole dei poki addolcivano quella situazione imbarazzante dal retrogusto amaro, accentuatosi per le parole cariche di senso di colpa della ragazza.
    Hayato sospirò. Riusciva a mettersi nei panni della ragazza e capiva le sue preoccupazioni, ma evidentemente le rassicurazioni fornitele non erano abbastanza per tranquillizzarla. Il ragazzo addentò l’ennesimo poki per buttare giù il boccone amaro.
    «Hikaru-san… per favore, non darti altre colpe. La tua unica colpa è stata quella di trovarti in compagnia di un individuo potenzialmente pericoloso. Non mi hai chiesto aiuto, non mi hai chiesto nulla. Sono io a essermi esposto.»
    Hayato sorrideva mentre parlava, andando in netto contrasto con le sue parole ben più dure. Voleva davvero tranquillizzare la ragazza, non si sarebbe dato pace finchè quel senso di colpa non fosse sparito.
    «Ho fatto la mia scelta, che forse è stata un po’ stupida.»
    Su guardò un attimo.
    «Molto stupida. Ma la responsabilità è mia. Così come tu hai scelto di mettere fondo al tuo portafogli e riempire lo stomaco di quei lupi famicili delle mie sorelle. E loro hanno chiesto di essere sfamate, ecco perché ti devono un favore.»
    Era un ragionamento un po’ contorto ma Hayato sapeva benissimo cosa stesse dicendo e sperava che anche la sua ospite lo avrebbe capito.

    «Parlato.»
    "Pensato."

    "LEAVE ME ALONE! GO AWAY! I DIDN'T ATTACK THEM FOR YOUR SAKE!

    Investigatore
    Rinkaku
    Secondo grado

     
    Top
    .
  11.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar


    ■■■■■■

    Group
    Players
    Posts
    7,266
    Power-up
    +438
    Location
    Outer space.

    Status
    Ghost
    Hikaru "Shiori" Serizawa
    studentessa / barmaid
    19 anni

    XTZHrnh
    Forse doveva dargliene atto. Forse, appunto, perché Shiori non se ne stava poi così tanto convincendo. Avrebbe potuto pensare a qualunque ragione che le permettesse di scagionarsi da quelle rigide accuse che si addossava da sola, ciononostante la freddezza con la quale valutava la situazione e l'autocriticità che non vacillava un solo istante, dipingendola come unica reale colpevole di quella che sarebbe stata a tutti gli effetti una tragedia, non esitavano a rimanere ferme lì dove erano situate, nella mente forse un po' contorta di lei, non dandole neanche un secondo di pace per respirare. Era un costante autoflagellarsi, neanche di fronte alle parole di Hayato riusciva pienamente a convincersi di essere innocente. Dopotutto Shiori era una persona molto giudizievole, forse troppo, che criticava ogni cosa reputasse sbagliata, fosse questa un'azione altrui o una propria. E in quel momento, se fosse stata in grado di aiutare il suo amico, a quest'ora il ghoul non sarebbe andato incontro a quell'immeritata fine, e Hayato non si troverebbe su quel letto d'ospedale. Già. Aveva inconsapevolmente coinvolto "un innocente". Tra virgolette, sì, perché non era del tutto convinta Hayato fosse un civile. Il sangue freddo con cui aveva affrontato la situazione non le faceva pensare fosse soltanto un civile sprovveduto con uno spiccato senso di eroismo sconsiderato.
    Rivolse un amaro sorriso ad Hayato, che in tutto quel tempo non aveva fatto altro che parlarle per rassicurarla e cercare di dissipare dalla sua mente ogni dubbio, incertezza o pensiero infelice venisse formulato dal suo cervello sempre al lavoro. Dopodiché tiro un sospiro, sciogliendo quel nodo che attanagliava le sue spalle rigide. La tensione non se n'era mai andata, aveva solo permesso che si affievolisse un po', per concedersi una leggera e subdola tregua, che sarebbe scomparsa nell'istante in cui l'argomento sarebbe tornato a galla. Constatare che in realtà la situazione non si era mai particolarmente evoluta, dando loro la giusta pace di cui avevano bisogno, era un'amara verità che difficilmente avrebbe accettato. Si sentiva davvero troppo colpevole.
    « La ringrazio, Hayato-san. »
    Stava cercando di convincersi che Hayato, dopotutto, avesse ragione. Stava provando a fare uno sforzo enorme, probabilmente uno dei più grandi che avesse mai dovuto fare. Sforzarsi di lasciare da parte la sua immensa criticità per dar credito alle parole di uno sconosciuto qualunque, perché in fin dei conti il ragionamento che aveva fatto, per quanto assurdo e complicato, non sembrava essere privo di fondamento. Anzi, Shiori si rendeva perfettamente conto che non faceva una piega. Si colpevolizzava su informazioni che sapeva lei, ma che Hayato non poteva considerare, anche questo era vero, ma come era vero che lei non aveva fatto abbastanza per aiutare il suo amico, Hayato non aveva esitato un solo istante ad immischiarsi nei loro affari, perché reputava che lei fosse in una situazione spiacevole. Era stato Hayato, spinto forse da un forte senso di giustizia, che aveva contribuito al realizzarsi di quello scenario. Erano entrambi artefici di quel che era accaduto. Un altro sospiro fuoriuscì dalle labbra di Hikaru, permettendole poco dopo di abbandonarsi allo schienale della sedia, sciogliendo completamente la tensione sulle proprie spalle, portando il volto verso il soffitto piastrellato della stanza d'ospedale, osservando la fioca luce delle lampade quadrate che riempivano alcuni dei quadranti del soffitto. Socchiuse gli occhi, lasciando che le labbra si curvassero in un ennesimo sorriso appena accennato, questa volta molto più sincero dei precedenti.
    « Non posso controbattere ad una singola parola che ha pronunciato, purtroppo. »
    Nonostante i toni seri di quella frase, donati da una scelta lessicale fin troppo formale, la voce di Shiori non era più incrinata da quel tono sommesso, intriso del suo senso di colpevolezza che aveva precedentemente. Era più tranquilla, assurdamente. E lo si poteva evincere dalla piega calma che il suo tono aveva raggiunto. « Le prometto che cercherò di essere meno rigida » continuò, riportando lo sguardo in direzione del ragazzo, sporgendosi nuovamente per afferrare un altro paio di pocky, « però lei deve promettermi che sarà meno sconsiderato e che non rischierà la sua vita in questo modo un'altra volta. » disse, agitando per qualche istante i pocky in direzione del ragazzo, che poco dopo consumò.
    Nonostante quella frase volesse essere un rimprovero, Hikaru si lasciò sfuggire una limpida risata, durata qualche secondo. Incredibile ma vero, le parole di Hayato avevano, in qualche modo, funzionato realmente. Ora si sentiva ancora più debitrice nei suoi confronti.
    ---------------------------------------------
    « Parlato. »
    "Pensato."

    I don't hide anymore even if the night dark comes again, because I trust myself.

    umana

     
    Top
    .
  12.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member
    ■■■■■

    Group
    Inactive
    Posts
    1,777
    Power-up
    +192

    Status
    Dead
    Hayato Kujo
    Investigatore CCG
    25 anni

    8hwG6Bm
    Le parole di Hayato compirono il miracolo.
    Sotto lo sguardo attento e dolce dell’uomo, Hikaru parve arrendersi alla sua dialettica. Anche se la sua rigidità avrebbe lottato per farla restare di quella opinione, la ragazza dovette riconoscere i suoi torti e lasciar andare via quel peso dal suo petto. I suoi sospiri, profondi e colpevoli, furono la concretizzazione del mollare le sue ansie.
    Hayato sorrise, lieto di aver spronato quella piccola riflessione. Anche se il suo aspetto effeminato ed estroso e il suo fare scherzoso gli davano un’aria del tutto diversa, l’agente della CCG aveva maturato un senso critico e una sensibilità non indifferente. Tutto ciò che aveva passato lo aveva reso l’uomo che era oggi, seppure era un lato di sè che preferiva tirare fuori solo in occasioni speciale. E quella, per lui, era un’occasione davvero unica.
    Vederla rilassarsi e parlare quasi con spensieratezza fu il passo avanti che Hayato cercava. Ora avrebbe potuto lasciarla andare a casa e si sarebbe sentito in pace con se stesso. Altrimenti l’avrebbe tenuta lì tutta la notte fin quando non sarebbe stata tranquilla. E pensare che il dottore gli aveva detto di riposare.
    Rise alla dolcissima minaccia perpetrata da Shiori e, per dimostrare la sua arrendevolezza, alzò le mani (per quanto potesse).
    «E va bene, lo prometto.»
    Era una palese bugia, avrebbe dovuto incrociare le dita. Hayato era consapevole che il suo lavoro fosse di per sè rischioso, purtroppo non avrebbe mai potuto mantenere quella promessa. Ma se Shiori non l’avesse saputo non ne avrebbe sofferto.

    «Parlato.»
    "Pensato."

    "LEAVE ME ALONE! GO AWAY! I DIDN'T ATTACK THEM FOR YOUR SAKE!

    Investigatore
    Rinkaku
    Secondo grado

     
    Top
    .
11 replies since 18/10/2020, 15:30   262 views
  Share  
.