[QUEST] 🎄 メリークリスマス – that’s Merry Christmas in Japanese! ❄️

[ROLE EVENTO 05] 12/12/2021 dalle 10:00 circa, soleggiato @Wonder Land Shopping Center

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  1. Yukari
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    Nadeshiko Yagami
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    Rivolto a: nessuno. | Luogo: ingresso sud.

    The cold never bothered me anyway era il mantra di Nadeshiko nei mesi invernali. Lo era sempre stato, anche quando abitava sulle montagne in cui il freddo puzzava e la nebbia rendeva i tacchi più una prova di coraggio che di equilibrio, e lo era a maggior ragione adesso, in una Tokyo che non tardava ad accendere le pompe di calore appena ve n’era la necessità.
    Niente le avrebbe impedito di essere carina quel giorno, non poteva certo sfigurare davanti alle sue amiche! Non che dalla giornata all'acquapark avesse frequentato con impressionante regolarità Hana e Shinobu, ma Nadeshiko era una persona semplice: amava circondarsi di persone e definiva amici un po’ tutti.
    Abitando a Tokyo da appena un anno, durante il 2020 non aveva avuto abbastanza soldi e tempo per approfittare dei super saldi folli; perciò non se li sarebbe persi di certo una seconda volta! Non si trattava solo di acquistare qualche regalo di Natale, ma soprattutto di passare un po’ di tempo piacevole prima dell’inevitabile rientro a casa per il Capodanno.
    Inutile girarci attorno: ogni volta che le toccava rivedere suo fratello temeva di rimanerci secca. Era ormai la peggiore e più raggelante delle sue paure, motivo per cui aveva seriamente pensato di inventarsi qualcosa per non tornare ad Hakone. Ma con che cuore poteva lasciare i suoi genitori da soli con lui? E se fosse accaduto loro qualcosa? E se Eiji avesse a sua volta deciso di rimanere a Tokyo per passare il Capodanno da solo con lei? Ecco perché aveva davvero bisogno di distrarsi almeno durante il giorno, perché dall’inizio di dicembre dormire era diventato più difficile di camminare sui tacchi in mezzo alla nebbia di Hakone.
    Con una decisa pressione dell’indice sul tasto laterale dello smartphone, Nadeshiko alzò il volume di riproduzione della sua playlist con la OST di Genshin Impact. Inutile dire che era stato il suo cavallo di battaglia durante le live del 2021. Aveva persino in programma il cosplay di Eula.
    Calzò le scarpe, dei sandali con tacco in vernice con plateau, e si diede un’ultima controllata allo specchio: il suo cipiglio da generale tedesco le restituì uno sguardo inquisitore, assicurandosi che il trucco fosse impeccabile, la camicetta bianca stirata a dovere e il fiocchetto all’altezza del colletto ben stretto. Si soffermò più a lungo sulla gonna a pieghe: corta qualche centimetro sopra il ginocchio, stretta in vita, color avorio di una gradazione pastello molto tenue; l’amava, si adattava benissimo al colore dei suoi capelli e alle lenti a contatto verdi.
    Fece una giravolta, più che contenta, e prima di uscire di casa indossò un cappottino bianco e dei paraorecchi dello stesso colore. Non faceva abbastanza freddo per i paraorecchi, non per i suoi gusti di montanara almeno, ma Nadeshiko li amava troppo per non sfruttarli ad ogni occasione. Una volta al chiuso li avrebbe semplicemente riposti nella borsa a bauletto.
    Era pronta.

    [...]

    «Prima volta ai super saldi folli del Wonder Land! Sono pronta a combattere come nei film americani per una camicetta! Pew, pew!»
    Un occhiolino concluse la storia che pochi secondi più tardi comparve sul suo profilo Instagram. Nadeshiko, ferma davanti all’inconfondibile edificio del Wonder Land, aspettava di fianco a un albero di Natale fatto di LED le sue amiche. L’appuntamento era alle dieci in punto davanti all’entrata sud e lei non faceva altro che guardarsi intorno, pronta a saltellare allegramente sui suoi tacchi addosso a Shinobu e Hana appena avesse riconosciuto tra la folla le testoline bionde.
    ---------------------------------------------------------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."
    HUMAN
    I'm not perfect, but I'm always myself


    Kazuya Shinkai Cheshire Cat
    xDTeaSf
    Rivolto a: nessuno. | Luogo: ingresso sud.

    «Dove stai andando, tesoro?»
    Le piccole spalle di Kazuya si drizzarono come se avesse preso la scossa. Le mani lasciarono andare a lacci della scarpa destra e si strinsero sul cuore, il cui ritmo serrato la diceva lunga su quanto poco bene prendesse i jumpscare.
    Lo avevano beccato, infine; nonostante lo sforzo di svegliarsi presto e prepararsi per uscire nel massimo silenzio, quasi scivolando lungo le scale come un ladro in casa propria, Anna era riuscita a beccarlo e seguirlo senza farsi notare. Lei sì che avrebbe potuto platinare Metal Gear Solid senza commettere neanche un’uccisione non prevista dalla trama.
    «… buongiorno anche a te, mamma.»
    Il sorriso tirato di Kazuya incontrò lo sguardo indagatore e per nulla collaborativo di Anna. Il suo bambino di soli diciannove anni stava uscendo di casa di prima mattina senza aver avvisato, non c’era niente che potesse fermarla dal placcarlo se non la verità. Kazuya lo sapeva molto bene, non era la prima volta che accadeva. Prima o poi avrebbe imparato a non credere di poterla fare sotto il naso a due genitori ghoul.
    «Dunque dov’è che staresti andando alle otto di domenica mattina?»
    Le mani strette a pugno sui fianchi si fecero più rigide, chiaro segno che Anna fosse a un passo dall’intimargli di togliersi le scarpe e filare in cucina finché non le avesse spiegato per filo e per segno cosa stesse andando a fare. Nel panico, il ragazzino dardeggiò con gli occhi chiari sulla rampa di scale per sincerarsi che nessuno al piano superiore fosse accorso per origliare la conversazione, dopodiché spostò sulle proprie labbra l’indice, pregando la madre di abbassare la voce.
    «Vado a comprare il regalo di Natale di Rurucchan!» assieme ai vostri e a quelli per i miei pseudo-amici aggiunse mentalmente, rilassandosi nel vedere l’espressione della madre addolcirsi all’istante.
    «Oh… è così.»
    Pericolo almeno apparentemente scampato; dubitava che Anna non avesse colto il sotteso, ma l’importante era che lo lasciasse andare. La donna si scoccò uno sguardo alle spalle e, soddisfatta per non dire contenta, con fare improvvisamente complice gli fece segno di attendere prima di dirigersi verso il salotto. Rimasto solo, nel successivo minuto Kazuya finì di allacciarsi le scarpe e indossò il giubbotto, giusto in tempo per vedere sua madre sbucare con una carta di credito stretta tra indice e pollice. Gliela infilò nella tasca del giubbotto, per poi tirargli sulla testa il cappuccio e sorridergli con entusiasmo.
    «Tieni, tesoro, conosci il pin. Mi raccomando, copriti bene e prenditi un bel caffè caldo appena possibile.»
    «Ah… d’accordo.» Kazuya non si sarebbe mai abituato a quegli sbalzi d’umore.
    Sebbene non gli andasse di usare i soldi della madre per comprare un regalo, accettò il dono con un sorriso e la speranza di non perdere altro tempo. Promise di tornare il prima possibile e, appena svincolato dalla presa di Anna, si catapultò fuori.

    [...]

    La giornata era piuttosto fresca. Nel suo personale dialogo della natura e di un islandese, Kazuya vissuto abbastanza tempo a Reykjavík da trovare il freddo di Tokyo mai troppo invadente. Un giubbotto imbottito era più che abbastanza per sopravvivere a qualsiasi periodo dell’anno; quel che Kazuya Shinkai reputava invece essenziale erano gli auricolari, che mentre entrava a testa bassa nel Wonder Land tempestavano i suoi timpani con la OST di Devil May Cry.
    Una piacevole onda di calore spazzò via il freddo dicembrino. Abbassato il cappuccio e tolte le cuffie, Kazuya pensò che nelle due ore precedenti si era, in effetti, dimenticato il suggerimento della madre: poteva essere un buon momento per un caffè, dopodiché si sarebbe lanciato nella ricerca dei regali.
    Ora doveva solo trovare un fast food… e ricordare com’era fatto il Wonder Land, magari. Si era scordato a casa il senso dell’orientamento.
    ---------------------------------------------------------------------
    «Parlato.»
    "Pensato."
    GHOUL
    Everything has changed enough to make me almost cry


    Isaac R. Peregrine
    xDTeaSf
    Rivolto a: nessuno. | Luogo: piano terra.

    «Dove stai andando, caro?»
    Quella domanda sapeva di già detto. E anche le spalle di Isaac sobbalzarono, in un movimento quasi impercettibile sotto il pesante cappotto. Una reazione alquanto inevitabile quando l’allegoria perfetta per rappresentare i tuoi nervi è la proverbiale corda di violino sul punto di spezzarsi.
    Sebbene si trovasse diversi metri dietro di lui, appoggiata mollemente alla porta della cucina e con tutta l’aria di chi darebbe qualsiasi cosa in cambio di un caffè, Miyo dovette accorgersi dell’effetto che la sua improvvisata aveva sortito.
    «Scusa, non volevo spaventarti…» aggiunse subito con voce più morbida Miyo, venendo subito rassicurata da un sorriso di Isaac.
    «Tranquilla, esiste solo una cosa in grado di spaventarmi…» il cambio di tono fu repentino: basso, lento, in una maldestra imitazione della tipica voce dei protagonisti Chad delle commedie romantiche che andavano tanto di moda. «… la tua bellezza sconvolgente, bambola
    C’era dell’imbarazzo nel silenzio che seguì; anzi, sarebbe più corretto dire che c’era del silenzio nell’imbarazzo che seguì. Fortunatamente, Miyo Shinozaki era l’unica persona sul pianeta Terra capace di ridere alle uscite infelici di Isaac e, a riprova di ciò, scoppiò infine a ridere. Crisi scampata, elaborò l’inglese con un sospiro di sollievo.
    Uscire senza avvisare alle nove di domenica mattina era, ovviamente, qualcosa per cui una fidanzata avrebbe avuto tutto il diritto di arrabbiarsi. Ma Isaac era sempre stato così, un emerito incapace quando si trattava di fare regali: non sapeva raccapezzarsi, agiva d’istinto e in nove casi su dieci si faceva beccare ancor prima di aver avuto il tempo di compiere o incartare l’acquisto. Anche stavolta aveva elaborato il piano meno efficiente di sempre, credendo di farla franca col pretesto più credibile che aveva individuato.
    Incrociò le braccia al petto, sfoderando il sorriso sfacciato di chi pensa di avere la vittoria in tasca. «Comunque scusami se ti ho svegliata. Sto andando a fare la spesa, ho pensato che fosse meglio anticipare lo tsunami di impiegati nel loro giorno libero.»
    «Oh…» Miyo scoccò uno sguardo in direzione della cucina, dopodiché ricambiò la sfacciataggine dell’espressione del fidanzato tirandosi su una spallina del pigiama. «Allora ti interesserà sapere che la lista della spesa è ancora sul tavolo.»
    C’era del silenzio nell’imbarazzo che seguì, al termine del quale Isaac, con ancora un sorriso idiota stampato in faccia, si picchietto l’indice sinistro sulla tempia. «Perché l’ho memorizzata. Tutto testa, io! Ma per tranquillizzarti me la porterò dietro…»
    Sconfitto da uno stupido foglietto di carta.

    [...]

    Un uomo distrutto dalla vita si aggirava per il Wonder Land con un foglietto di carta a quadretti in mano, ripassando mentalmente la planimetria del centro commerciale tanto grande da potercisi perdere con facilità. Esattamente come doveva essere successo alla ragazzina che aveva superato all’ingresso sud, che, dopo essersi scoperta il capo, era rimasta a fissare il vuoto con occhi fatti di pigmenti azzurri e sgomento.
    Naturalmente avrebbe davvero fatto la spesa, ma l’avrebbe lasciata come ultima cosa. Di perdere novanta minuti della sua vita alle casse non ne aveva voglia. Avrebbe potuto spendere quel tempo in attività più costruttive, ad esempio lavorando. Nel suo giorno libero, sì: il cervello di Isaac era abbastanza fritto da non prendersi mai una vera pausa dal lavoro.
    Ora che era sul posto non gli restava che mettere in atto il suo keikaku e realizzare un sogno che aveva sin da bambino: ricevere tra la decina e la ventina di regali di Natale, naturalmente traslato sull’amata Miyo.
    Aveva già stilato l’elenco dei diciotto regali con cui sarebbe uscito dal Wonder Land, adesso doveva solo ricordare la locazione di tutti i negozi.
    Heh.
    Tutto testa, lui.
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    «Parlato.»
    "Pensato."
    HUMAN
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